Monitor für die allgemeine und berufliche Bildung 2021

Relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione per il 2021

ITALIA

1. Indicatori chiave

Figura 1 - Panoramica degli indicatori chiave
Italia EU-27
2010 2020 2010 2020
Traguardi a livello di UE Traguardo 2030
Partecipazione all'educazione della prima infanzia
(dai 3 anni all'età di inizio dell'instruzione primaria obbligatoria
≥ 96% 97,3%13 93,6%19,e 91,8%13,d 92,8%19
Discenti all'otavo anno della scuolla dell'obbligo con scarsi risultati in termini di competenze digitali < 15% : : : :
Quindicenni con scarsi risultati in: Lettura < 15% 21,0%09, b 23,3%18,b 19,7%09, b 22,5%18,b
Matematica < 15% 25,0%09 23,8%18 22,7%09 22,9%18
Scienze < 15% 20,6%09 25,9%18 17,8%09 22,3%18
Abbandono precoce dell'istruzione e della formazione (18-24 anni) < 9% 18,6% 13,1% 13,8% 9,9%
Esposizione dei diplomati dell'IFP all'apprendimento basato sul lavoro ≥ 60% : : : :
Completamento dell'istruzione terziaria (25-34 anni) ≥ 45% (2025) 20,8% 28,9% 32,2% 40,5%
Partecipazione degli adulti all'apprendimento (25-64 anni) ≥ 47% (2025) : : : :
Altri indicatori contestuali
Investimenti nell'istruzione Spesa publica per l'istruzione in percentuale del PIL 4,3% 3,9% 5,0% 4,7%19
Spesa per gli istituti pubblici e privati per ETP/studente in € PPS (Purchasing Power Standard) ISCED 1-2 €6 14112 €7 02318 €6 07212,d €6 35917,d
ISCED 3-4 :12 €7 78618 €7 36613,d €7 76217,d
ISCED 5-8 €7 77112 €8 50118 €9 67912,d €9 99517,d
Abbandono precoce dell'istruzione e della formazione (18-24 anni) Nati nel paese 16,3% 11,0% 12,4% 8,7%
Nati nell'UE 31,6%u 22,1%u 26,9% 19,8%
Nati al di fuori dell'UE 44,4% 35,2%u 32,4% 23,2%
Completamento dell'istruzione secondaria superiore (20-24 anni, ISCED 3-8) 76,5% 83,3% 79,1% 84,3%
Completamento dell'instruzione terziaria (25-34 anni) Nati nel paese 22,5% 32,2% 33,4% 41,3%
Nati nell'UE 12,2% 12,3% 29,3% 40,4%
Nati al di fuori dell'UE 11,4% 14,0% 23,1% 34,4%

Fonti: Eurostat (UOE, IFL, COFOG); OCSE (PISA). Ulteriori informazioni sono disponibili nell'allegato I e nel volume 1 ec.europa.eu/education/monitor). Note: la media UE per il 2018 relativa alla capacità di lettura nell'ambito del PISA non comprende la Spagna (ES); l'indicatore utilizzato per l'educazione della prima infanzia si riferisce ai programmi di educazione e cura della prima infanzia che, secondo la classificazione internazionale standard dell'istruzione (ISCED), rientrano nell'ambito "istruzione" e costituiscono pertanto il primo livello di istruzione nei sistemi di istruzione e formazione – livello ISCED 0; ETP = equivalente a tempo pieno; b= discontinuità delle serie storiche; d = le definizioni differiscono, : = non disponibile, 09 = 2009, 12 = 2012, 13 = 2013, 17 = 2017, 18 = 2018, 19 = 2019.

Figura 2 - Posizione in relazione ai paesi con i risultati migliori e ai paesi con i risultati peggiori

Fonte: DG Istruzione, gioventù, sport e cultura, in base a dati Eurostat (IFL 2020, UOE 2019) e OCSE (PISA 2018).

2. Punti salienti

  • Riforme e investimenti sostanziali nell'ambito del piano nazionale per la ripresa e la resilienza potrebbero contribuire a realizzare miglioramenti quantitativi e qualitativi a tutti i livelli dell'istruzione.
  • La pandemia di COVID-19 ha spostato l'attenzione dal benessere fisico a quello psicologico.
  • L'abbandono scolastico è diminuito costantemente negli ultimi 10 anni ma il divario rispetto alla media UE si sta rivelando difficile da colmare.
  • Il governo sta ampliando l'offerta di istruzione professionale terziaria e semplificando l'accesso per i laureati a una serie di professioni.

3. Attenzione al benessere nell'ambito dell'istruzione e della formazione

In media, gli alunni italiani segnalano un'esposizione relativamente elevata al bullismo, indicatore associato a un minore senso di benessere e a risultati scolastici inferiori. Secondo il Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA) 2018, il 23,7 % dei quindicenni italiani ha riferito di essere vittima di bullismo almeno qualche volta al mese, rispetto a una media UE del 22 %. I ragazzi, gli studenti svantaggiati e gli studenti con scarsi risultati tendono a essere più spesso vittime di bullismo rispetto alle ragazze, agli studenti avvantaggiati e agli studenti con risultati elevati, con la differenza maggiore tra gli studenti con risultati scarsi e quelli con risultati elevati: il 37,9 % e il 14,3 % rispetto alle medie UE rispettivamente del 31,8 % e del 15,9 %. In Italia l'esposizione al bullismo sembra avere un impatto negativo superiore alla media sulla capacità di lettura1. Un elemento più positivo è il fatto che la percentuale di studenti che non sviluppano un senso di appartenenza alla scuola è al 33,7 %, leggermente inferiore rispetto alla media UE del 34,8 %, un indicatore correlato positivamente all'acquisizione delle competenze.

L'esposizione al bullismo online è aumentata durante il confinamento. Secondo l'indagine Kids' Digital Lives in Covid-19 Times (La vita digitale dei bambini ai tempi della COVID-19 - KiDiCoTi), il 50 % degli italiani di età compresa tra i 10 e i 18 anni è stato più esposto rispetto al passato ad almeno una forma di bullismo online durante il confinamento, una delle percentuali più elevate tra i paesi esaminati (Figura 3).

Figura 3 - Percentuale di studenti vittime di bullismo online durante il confinamento (rispetto al periodo precedente al confinamento)

Fonte: calcoli del consorzio KiDiCoTi.

Non esiste una definizione di benessere nell'istruzione, esplicita o implicita, né alcuna politica nazionale associata. Finora il concetto di benessere degli studenti è stato generalmente legato a stili di vita sani. Nel 2019 un'iniziativa del ministero dell'Istruzione (MIUR) e del ministero della Salute ha consentito alle scuole di introdurre azioni volte a promuovere il benessere degli alunni, incentrate su un'alimentazione sana e sull'attività fisica. Altre discussioni sul benessere nel settore dell'istruzione si sono concentrate in larga misura sulle condizioni di lavoro del personale (per lo più non docente) 2.

Dall'inizio della pandemia l'attenzione si è spostata verso il benessere psicologico. "Manifesto della scuola che non si ferma", pubblicato a marzo 2020 dalle scuole del Movimento di Avanguardie educative, collega il benessere allo sviluppo cognitivo, alla creatività e all'interazione sociale. A ottobre 2020 il ministero dell'Istruzione e l'ordine degli psicologi hanno aggiornato l'accordo esistente sulla promozione di stili di vita sani nelle scuole per includervi il benessere psicologico. L'accento è stato posto sul rafforzamento della comunicazione e della cooperazione tra scuole e famiglie e sulla fornitura di supporto psicologico in ambito scolastico agli alunni, agli insegnanti, agli educatori, al personale scolastico e alle famiglie per aiutare tutti a far fronte al senso di stress, ansia, paura e isolamento legato alla pandemia.

La chiusura delle scuole e l'apprendimento a distanza hanno inciso negativamente sul benessere degli alunni. Secondo un'indagine condotta per Save the Children Italia, la didattica a distanza è stata un'esperienza negativa per il 38 % degli alunni della scuola secondaria di secondo grado. Le lamentele principali riguardavano la difficoltà di concentrazione e i problemi tecnici causati dalla scarsa connessione Internet degli insegnanti o degli studenti stessi. Il 18 % dei rispondenti poteva accedere soltanto a un computer o a un tablet condiviso e l'8 % doveva condividere la stanza con altre persone. Il 35 % ritiene che la propria istruzione abbia risentito di questa situazione e uno studente su quattro ha riportato un debito formativo in diverse discipline. Inoltre i rispondenti hanno dichiarato di sentirsi stanchi (31 %), insicuri (17 %), preoccupati (17 %), ansiosi (15 %), nervosi (14 %) e disorientati (14 %). Più di uno su cinque ha scelto di non parlare dei propri sentimenti con nessuno (IPSOS/STC 2021). Il governo ha stanziato oltre 500 milioni di EUR per l'apertura delle scuole durante le vacanze estive, al fine di ridurre i danni causati dalla chiusura3. Le scuole, così come gli studenti delle scuole aderenti, potevano scegliere di partecipare all'iniziativa su base volontaria. In totale sono stati realizzati 32 558 progetti, tutti incentrati sul recupero delle competenze di base e sull'interazione sociale attraverso la pratica di attività sportive, artistiche e ricreative, per un totale di oltre 1,6 milioni di ore scolastiche recuperate.

Gli insegnanti hanno segnalato un aumento del carico di lavoro e una riduzione del benessere causati dalla chiusura delle scuole. Da un'analisi qualitativa precoce delle scuole italiane (M. Ranieri in Carretero et al. 2021) è emerso che gli insegnanti e i dirigenti scolastici sono stati sovraccaricati di molteplici responsabilità urgenti, hanno dovuto adattarsi rapidamente alla didattica a distanza e hanno incontrato difficoltà nel valutare gli studenti. Inoltre, secondo l'istituto nazionale di statistica4, tra aprile e giugno 2020 l'8 % degli alunni5 e alcuni insegnanti non sono stati coinvolti in alcuna attività di apprendimento a distanza, e a risentirne di più sono stati gli alunni con disabilità (23 %). Una percentuale significativa di insegnanti ha segnalato bassi livelli di benessere psicologico durante la pandemia, nonché un aumento del carico di lavoro dovuto all'apprendimento a distanza e un'interazione di qualità inferiore con studenti e genitori (Matteucci et al., 2020; Lucisano 2020).

4. Investire nell'istruzione e nella formazione

Gli investimenti dell'Italia nell'istruzione sono tra i più bassi dell'UE. Nel 2019 la spesa dell'Italia per l'istruzione è rimasta ben al di sotto della media UE, sia in percentuale del PIL (il 3,9 % contro il 4,7 % dell'UE) sia in percentuale della spesa pubblica totale (l'8 % contro il 10 % dell'UE). La spesa pubblica per l'istruzione terziaria (8 % della spesa totale) è la metà della media UE (16 %) e rimane la più bassa dell'UE, mentre la quota di spesa destinata all'istruzione pre-primaria e primaria (36 %) e secondaria (47 %) è superiore alla media UE, pari al 33 % e al 39 %.

Gran parte della spesa nel settore è destinata agli stipendi del personale. Nel 2019 oltre tre quarti del bilancio destinato all'istruzione (76 %) sono stati spesi per la retribuzione dei dipendenti6(contro una media UE del 64%), mentre la spesa relativa ai consumi intermedi e agli investimenti lordi (rispettivamente 10 % e 3 %) è rimasta ben al di sotto della media UE del 14 % e del 7 %.

La legge di bilancio 2021 stanzia risorse supplementari per sostenere le scuole e le università durante la pandemia. L'investimento supplementare di 3,7 miliardi di EUR è destinato principalmente alla ristrutturazione degli edifici scolastici e all'assunzione di nuovi insegnanti.

Il piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) dell'Italia prevede notevoli investimenti nello sviluppo del capitale umano. Il PNRR stanzia quasi 20 miliardi di EUR per rafforzare il sistema di istruzione a tutti i livelli, dall'educazione e cura della prima infanzia all'istruzione superiore. Se adeguatamente attuato, il piano potrebbe contribuire a migliorare i risultati dell'apprendimento e a ridurre le disparità tra regioni (cfr. riquadro 1).

Riquadro 1: piano nazionale per la ripresa e la resilienza

Il piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) dell'Italia è articolato attorno a sei aree di intervento ("missioni"), per un investimento totale di 191,5 miliardi di EUR (68,9 miliardi di EUR in sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi di EUR in prestiti).

La missione 4 "Istruzione e Ricerca" ha un valore di quasi 31 miliardi di EUR, di cui più di 19 miliardi di EUR (circa il 10 % del PNRR totale) saranno investiti in misure volte a potenziare l'offerta di istruzione e formazione e a migliorarne la qualità a tutti i livelli, dall'educazione e cura della prima infanzia all'istruzione superiore. Altre misure destinate alla forza lavoro, nello specifico per la riqualificazione e il miglioramento delle competenze, sono previste in altre parti del PNRR.

A tal fine, il piano prevede interventi nei seguenti settori:

  • rafforzamento e miglioramento dell'offerta di istruzione;
  • miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti;
  • ampliamento delle competenze e potenziamento delle infrastrutture scolastiche;
  • riforma e potenziamento del sistema di dottorato.

Se attuato in modo rapido ed efficace, il piano sarà potenzialmente in grado di produrre cambiamenti strutturali duraturi con un impatto a lungo termine sull'economia e sulla società italiana. Le riforme e gli investimenti pianificati nei settori dell'istruzione, dello sviluppo delle competenze e della ricerca potrebbero contribuire a rafforzare le capacità di capitale umano e di ricerca a lungo termine.

Il PNRR italiano è potenzialmente in grado di aumentare il PIL reale tra l'1,5 % e il 2,5 % entro il 2026. Le riforme e gli investimenti nell'istruzione dovrebbero portare a una crescita dello 0,5 % entro il 2026.

5.Modernizzare l'educazione della prima infanzia e l'istruzione scolastica

La partecipazione all'educazione e cura della prima infanzia per i bambini di età compresa tra i tre e i sei anni è diminuita negli ultimi anni ma rimane al di sopra della media UE. Nel 2019 la partecipazione ai programmi di educazione e cura della prima infanzia era del 93,6 % per i bambini di età compresa tra i tre e i sei anni, al di sopra della media UE (93,1 %) ma al di sotto del nuovo traguardo a livello UE del 96 % da raggiungere entro il 2030. Va osservato che la partecipazione a tali programmi in Italia è diminuita di 1,5 punti percentuali tra il 2014 e il 2019, mentre la media UE è aumentata di 1,9 punti percentuali nello stesso periodo. Attestandosi al 26,3 %, la partecipazione dei bambini di età inferiore ai tre anni a servizi di assistenza formale all'infanzia è rimasta ben al di sotto della media UE del 35,3 % e dell'obiettivo di Barcellona del 33 %, e non è migliorata in modo significativo negli ultimi 10 anni (25 % nel 2009).

Il governo sta adottando misure per ampliare l'offerta nel campo dell'educazione e cura della prima infanzia, con il sostegno del dispositivo per la ripresa e la resilienza. Il PNRR italiano prevede la creazione entro il 2025 di altri 264 480 posti nei servizi di educazione e cura della prima infanzia per bambini di età compresa tra zero e sei anni, operazione sostenuta da un investimento di 4,6 miliardi di EUR, il più grande investimento singolo previsto dal piano. Dei nuovi posti, 152 0007dovrebbero riguardare la fascia di età da zero a tre anni che necessita di maggiori progressi.

Nonostante i continui miglioramenti registrati negli ultimi 10 anni, la percentuale di giovani che abbandonano precocemente l'istruzione e la formazione rimane ben al di sopra della media UE. Nel 2020 il tasso di abbandono precoce tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni era del 13,1 %, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto all'anno precedente8, ma ancora ben al di sopra sia della media UE del 10,1 % sia del nuovo traguardo a livello UE del 9 % o meno da raggiungere entro il 2030. Nonostante un significativo miglioramento negli ultimi 10 anni (5,5 punti percentuali), il divario rispetto alla media UE si sta rivelando difficile da colmare (da 4,8 punti percentuali nel 2010 a 3,2 punti percentuali nel 2020). Nell'ambito della strategia di riduzione dell'abbandono scolastico precoce, il governo prevede di aumentare il tempo trascorso a scuola. 1,26 miliardi di EUR provenienti dal dispositivo per la ripresa e la resilienza saranno investiti nella costruzione di mense scolastiche e infrastrutture sportive9

Sebbene sia troppo presto per quantificare l'impatto della chiusura delle scuole sull'abbandono scolastico, i primi segnali non sono incoraggianti. A gennaio una relazione di Save the Children Italia ha rilevato che il 28 % dei giovani di età compresa tra i 14 e i 18 anni aveva almeno un compagno di classe che non seguiva più le lezioni online. Un'indagine presso i dirigenti scolastici ha confermato che molti studenti hanno abbandonato la didattica a distanza (con una stima del 5 % a livello nazionale e del doppio nel sud) e ha stimato che tra il 2 % e il 5 % degli insegnanti non era ancora stato coinvolto nell'insegnamento a distanza. Inoltre più della metà dei rispondenti ritiene che l'insegnamento a distanza non sia accessibile per gli studenti con bisogni educativi speciali (CENSIS 2020).

Quasi un quinto degli italiani di età compresa tra i 15 e i 24 anni non studia, non lavora e non frequenta corsi di formazione, ben al di sopra della media UE. Dopo il calo costante registrato negli ultimi anni, la percentuale di giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione (NEET) è aumentata durante l'attuale crisi, passando dal 18,1 % del 2019 al 19 % del 2020 (media UE: 11,1 %). Desta particolare preoccupazione la fascia di età compresa tra i 25 e i 29 anni, dove la percentuale di NEET nel 2020 era del 31,5 %, notevolmente superiore alla media UE del 18,6 %10. La pandemia di COVID-19 ha inoltre aumentato la durata media del passaggio dalla scuola al mondo del lavoro per le persone di età compresa tra i 20 e i 24 anni: da 8,63 a 11,15 anni per trovare un lavoro a tempo indeterminato e da 3,72 a 4,16 anni per un lavoro temporaneo. Le regioni meridionali, le donne e i cittadini stranieri sono stati colpiti in modo sproporzionato (Fiaschi e Tealdi 2021).

La chiusura prolungata delle scuole11ha inciso pesantemente sui risultati dell'apprendimento, soprattutto nel livello secondario. Il ciclo 2021 delle prove nazionali standardizzate INVALSI, il primo dall'inizio della pandemia12, mostra una perdita di apprendimento generalizzata rispetto al 2019, con l'unica eccezione degli studenti al quinto anno delle scuole elementari, i cui risultati sono rimasti sostanzialmente stabili13. Nelle scuole secondarie di primo e secondo grado (ottavo e tredicesimo anno di scuola) i risultati sono peggiorati notevolmente. Il calo medio delle prestazioni degli studenti del tredicesimo anno di scuola è stato di 10 punti percentuali in italiano e in matematica14. Inoltre la percentuale di studenti del tredicesimo anno di studi che hanno completato la scuola secondaria di secondo grado con competenze inferiori a quelle che si dovrebbero conseguire dopo dieci anni di scuola (dispersione implicita) è passata dal 7,5 % del 2019 al 9,5 % del 2021, con picchi compresi tra il 15 % e il 22,4 % nelle regioni meridionali.

Si è ampliato il divario tra i risultati raggiunti dagli studenti a seconda delle regioni e dei gruppi socioeconomici. La perdita di apprendimento tra gli studenti svantaggiati è stata quasi il doppio rispetto ai coetanei più avvantaggiati. In molte regioni, oltre la metà degli studenti non raggiunge il livello minimo di competenze in italiano15 e matematica16. Il PNRR italiano prevede investimenti per 1,5 milioni di EUR volti a ridurre le disparità territoriali nel livello delle competenze di base (italiano, matematica e inglese) degli alunni delle scuole secondarie, in particolare nel sud.

L'Italia riferisce sia una carenza di insegnanti che un eccesso di offerta17, il che è indice di inefficienza dei meccanismi di selezione e assunzione. Le strozzature nei processi di assunzione si traducono in un invecchiamento del corpo docenti, con una percentuale particolarmente bassa di insegnanti di età inferiore ai 35 anni e un'elevata percentuale di insegnanti con contratti temporanei a breve termine (Commissione europea/EACEA/Eurydice 2021)18. A luglio 2021 il ministero dell'Economia e delle Finanze ha autorizzato l'assunzione di oltre 112 000 insegnanti di ruolo al fine di arginare il ricorso a contratti a tempo determinato nell'anno scolastico 2021/2022. Il governo intende adattare i meccanismi di selezione e assunzione degli insegnanti riprogettando le procedure di concorso (per tutti i laureati con un diploma di istruzione terziaria quinquennale e 24 crediti in materie legate alla pedagogia, alla psicologia o all'antropologia) e rafforzando la formazione iniziale di un anno sul posto di lavoro. Prevede inoltre di potenziare lo sviluppo professionale continuo degli insegnanti, con particolare attenzione all'istruzione digitale, sfruttando l'esperienza acquisita durante la pandemia.

6. Modernizzare l'istruzione e formazione professionale oltre all'apprendimento degli adulti

Nel 2020 si è posto l'accento sul miglioramento del sistema di apprendistato. Varie riunioni del comitato tecnico nazionale, un gruppo di lavoro ad hoc che riunisce tutti i portatori di interessi19, si sono concentrate sugli apprendistati di 1° livello20 al fine di semplificarne l'attuazione. A gennaio 2021 il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, di concerto con il ministero dell'Istruzione e con il ministero dell'Università e della Ricerca, ha emanato un decreto contenente disposizioni per l'adozione delle linee guida per l'interoperatività degli enti pubblici titolari del sistema nazionale di certificazione delle competenze21. Queste disposizioni sono state elaborate insieme alle regioni e alle province autonome, a seguito di un accordo tra le autorità competenti raggiunto nel 2020. Il decreto fornisce un quadro di riferimento comune per il sistema nazionale di certificazione delle competenze in materia di standard minimi di servizio, livelli essenziali delle prestazioni, criteri per l'attuazione e il regolare aggiornamento del repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali, progressiva interoperatività delle banche dati centrali e territoriali per il fascicolo elettronico del lavoratore.

Il governo prevede di modernizzare e migliorare l'offerta di istruzione e formazione professionale (IFP). Il PNRR italiano prevede di rivedere i programmi di studio degli istituti tecnici e professionali (ISCED 3) al fine di adeguarli alle esigenze del mercato del lavoro e alle innovazioni introdotte dalla strategia Industria 4.0. La riforma potrebbe contribuire a ridurre la carenza di competenze e a migliorare le prospettive occupazionali dei diplomati dell'IFP22. 600 milioni di EUR provenienti dal dispositivo per la ripresa e la resilienza saranno investiti nel rafforzamento del sistema duale affinché rispecchi meglio le esigenze del mercato del lavoro.

Nel 2020 è stato annunciato un piano strategico nazionale per le competenze degli adulti, allo scopo di far fronte all'elevato tasso di persone scarsamente qualificate in Italia. Il piano mira a migliorare il coordinamento tra i diversi attori e processi coinvolti nell'apprendimento permanente, per definire congiuntamente strategie nazionali di formazione per il periodo 2020-2022 che assicurino l'integrazione e il rientro nel mercato del lavoro. Il repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali è stato aggiornato a seguito di un accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni. Il quadro, che include le qualificazioni rilasciate dall'istruzione generale, dall'istruzione superiore e dall'IFP, promuove pratiche di validazione, permeabilità e orientamento.

Il livello delle competenze digitali varia notevolmente a seconda del settore economico. Sono più diffuse nel settore dei servizi, seguito dalla pubblica amministrazione, mentre il livello più basso si riscontra nel settore industriale e in quello primario, il che potrebbe ostacolare l'innovazione e l'inclusione nella società e nel mercato del lavoro. Nel 2020 il governo ha varato la prima strategia nazionale italiana per le competenze digitali, rivolta alla popolazione in generale (Commissione europea 2020).

Nel 2020 è stato introdotto un "Fondo nuove competenze" (FNC). Il FNC combina la necessità di mitigare l'impatto della COVID-19 sull'occupazione con la necessità di formare i lavoratori, prevedendo di finanziare le ore non lavorate (ad esempio a causa di difficoltà dell'impresa) a condizione che siano utilizzate dai lavoratori per frequentare corsi di formazione.

Riquadro 2: sostegno del FSE allo sviluppo dell'apprendimento permanente in Friuli Venezia Giulia

Denominazione del progetto: "Servizi per lo sviluppo della rete della formazione e dell'orientamento permanente nell'ambito dell'apprendimento permanente".

Anni di intervento: 2018-2020, prorogato fino al 31 dicembre 2021.

Il programma 75/17 è stato ideato nell'ambito del sistema regionale di apprendimento permanente con l'obiettivo di sviluppare le competenze trasversali delle persone, aumentarne l'occupabilità e favorirne la percezione di autoefficacia. La finalità del progetto consiste nel creare una rete di servizi per l'apprendimento permanente nella regione, al fine di poter affrontare le sfide di una società basata sulla conoscenza. Fornisce i seguenti servizi integrati:

1. corsi di formazione per migliorare le competenze tecniche e professionali;

2. sostegno alla certificazione delle competenze;

3. laboratori per lo sviluppo delle competenze trasversali che contribuiscono ad aumentare l'occupabilità delle persone;

4. servizi di orientamento per sviluppare piani d'azione per lo sviluppo professionale, attraverso servizi di orientamento regionali.

Nell'ambito della proroga al 2021, sono stati organizzati diversi laboratori specifici per combattere l'analfabetismo funzionale e sviluppare competenze digitali e civiche di base. Finora sono stati organizzati 256 laboratori, con un totale di 2 775 partecipanti, e 59 seminari di quattro ore di cui hanno usufruito 1 059 beneficiari.

Bilancio totale: 800 000 EUR, di cui 426 288 EUR sono già stati destinati all'organizzazione di laboratori e seminari.

http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/istruzione-ricerca/studiare/FOGLIA17/

7. Modernizzare l'istruzione superiore

Nonostante il miglioramento dei tassi di completamento e della durata media degli studi23, il tasso di istruzione terziaria in Italia continua a essere notevolmente inferiore a quello del resto dell'UE. Nel 2020 la percentuale di persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni con un diploma di istruzione terziaria era la seconda più bassa dell'UE (28,9 %), ben al di sotto della media UE del 40,5 % e del nuovo traguardo a livello UE che prevede di raggiungere almeno il 45 % entro il 2030. Il tasso di istruzione terziaria è particolarmente basso tra la popolazione nata all'estero, e si attesta al 13,6 % rispetto alla media UE del 36 %. Le donne hanno maggiori probabilità di conseguire una qualifica terziaria rispetto agli uomini (il 35 % contro il 22,9 %) con un divario di genere superiore alla media (12,1 punti percentuali contro 10,8 punti percentuali dell'UE). Nel 2019 i laureati in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM) rappresentavano il 24,5 % di tutti i laureati, contro una media UE del 26 %. Le donne costituivano il 38,9 % del totale dei laureati in discipline STEM, ben al di sopra della media UE del 32,3 %24. Un aspetto più positivo è il fatto che i timori circa un possibile calo delle iscrizioni all'istruzione terziaria a causa della pandemia non si sono concretizzati. Le richieste di iscrizione e di borse di studio sono aumentate rispettivamente del 7 % e del 6 % nell'anno accademico 2020/2021. Questa potrebbe essere una conseguenza dell'estensione del sistema di esenzione dalle tasse introdotto nel 2020 (Commissione europea 2020) e dei minori costi25 associati all'apprendimento a distanza.

I tassi di occupazione dei diplomati dell'istruzione terziaria sembrano aver resistito all'impatto della pandemia, ma restano al di sotto della media UE. Il tasso di occupazione dei neodiplomati dell'istruzione terziaria si è attestato al 64,1 % nel 2020, in calo rispetto al 64,9 % del 2019, ma continua a registrare una tendenza al rialzo dal 2013, quando è sceso al 57 % a seguito della crisi finanziaria. Una nota meno positiva è data dal fatto che l'Italia presenta uno dei tassi di occupazione dei diplomati dell'istruzione terziaria più bassi dell'UE e rimane significativamente al di sotto della media UE dell'83,7 % nel 2020 (in calo rispetto all'85 % nel 2019).

Gli studenti svantaggiati e IFP sono sempre più sottorappresentati nell'istruzione superiore. Il contesto familiare esercita un'influenza crescente sul conseguimento di un diploma di istruzione terziaria: il 30,7 % di chi ha ottenuto un diploma nel 2020 aveva almeno un genitore con un titolo di istruzione terziaria, rispetto al 26,5 % del 2010, e il 22,4 % proveniva da un contesto socioeconomico privilegiato (AlmaLaurea 2021). La percentuale di studenti con diploma di liceo era del 75,4 % nel 2020 (rispetto al 68,9 % nel 2010), mentre quelli con un diploma di istituto tecnico o professionale rappresentavano poco più del 20 % del totale. La recente introduzione26 delle lauree professionalizzanti potrebbe contribuire ad aumentare il tasso di istruzione terziaria della popolazione in generale e dei diplomati dell'IFP in particolare.

Figura 4 – Tasso di istruzione terziaria per i giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni, 2010-2020

Fonte: IFL, edat_lfse_03

Le università hanno fatto rapidamente ricorso all'insegnamento online durante il confinamento, tornando a modalità miste durante le fasi di diminuzione dei contagi.Secondo un'indagine condotta nel 2020 su 3 400 docenti universitari, il 91 % dei rispondenti non aveva mai avuto un'esperienza di insegnamento a distanza. Tuttavia, il 75 % si è dichiarato "soddisfatto" o "pienamente soddisfatto" dell'esperienza. Ciò di cui hanno maggiormente risentito è stata la mancanza di contatto quotidiano con gli studenti e la possibilità di testare adeguatamente le loro conoscenze.

Il governo sta adottando misure per ampliare l'offerta di istruzione terziaria professionale e per semplificare l'accesso dei laureati a determinate professioni. Nel 2021 è stata adottata una riforma degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), che rafforza il ruolo delle imprese all'interno delle fondazioni ITS e semplifica l'assunzione di insegnanti provenienti dal mondo delle imprese. L'obiettivo è raddoppiare entro il 2026 il numero di studenti ITS (attualmente pari a 18 750) e di diplomati (attualmente 5 250)27. La riforma è sostenuta da un finanziamento di 48 milioni di EUR per il 2021 e di 68 milioni di EUR dal 2022, oltre a 1,5 miliardi di EUR provenienti dal dispositivo per la ripresa e la resilienza. Parallelamente, un progetto di legge adottato a giugno 202128semplifica l'accesso a una serie di professioni per i laureati nelle discipline pertinenti, abolendo l'obbligo di un ulteriore esame di Stato.

Il sostegno finanziario agli studenti è in aumento. Nel 2019 le risorse investite nel sostegno agli studenti ammontavano a 743 milioni di EUR, di cui quasi tre quarti (72,5 %) era costituito da borse di studio, mentre il resto era suddiviso tra alloggi (13,3 %) e contributi per le spese di trasporto (4,6 %). Solo lo 0,04 % è stato assegnato a prestiti destinati agli studenti. Il numero di borse di studio è notevolmente aumentato negli ultimi cinque anni (+58 % tra il 2015 e il 2019) ed è ora prossimo a soddisfare le esigenze reali, con una copertura del 97,6 % degli studenti idonei nel 2019/2020 (rispetto al 93,7 % nel 2015/2016) (MUR 2021). Non vi sono prove di una riduzione della frequenza a causa dell'aggravarsi dei vincoli finanziari per gli studenti provenienti da contesti svantaggiati. Il PNRR italiano prevede un investimento di 500 milioni di EUR per aumentare sia il numero delle borse di studio sia il loro valore (passando dagli attuali 3 000 EUR a circa 4 000 EUR). Inoltre 960 milioni di EUR sono destinati a portare l'offerta di alloggi per studenti dagli attuali 64 000 posti a 120 000 posti entro il 2026.

8. Riferimenti

AlmaLaurea (2021), XXIII Indagine — Profilo dei laureati 2020 — Rapporto 2021. Bologna. https://www.almalaurea.it/universita/profilo/profilo2020

Carretero Gomez, S., Napierala, J., Bessios, A., Mägi, E., Pugacewicz, A., Ranieri, M., Triquet, K., Lombaerts, K., Robledo Bottcher, N., Montanari, M. e Gonzalez Vazquez, I. (2021), Cosa abbiamo imparato dalle pratiche scolastiche durante il confinamento dovuto alla COVID-19?, Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea. https://ec.europa.eu/jrc/en/news/remote-learning-lessons-covid-19-and-way-forward

CENSIS (2020), Italia sotto sforzo, Diario della transizione 2020. https://images.agi.it/pdf/agi/agi/2020/06/09/093133436-fa073eb1-d556-446f-87d6-2eecb90b0d76.pdf

Commissione europea (2020), Relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione per il 2020, Italia. https://op.europa.eu/webpub/eac/education-and-training-monitor-2020/countries/italy_it.html.

Commissione europea/EACEA/Eurydice (2021), Insegnanti in Europa: carriere, sviluppo e benessere. Rapporto di Eurydice. Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea.

Fiaschi, D., Tealdi, C. (2021), Young People between Education and the Labour Market during the COVID-19 Pandemic in Italy. http://ftp.iza.org/dp14479.pdf

IPSOS/STC (2021), I giovani ai tempi del coronavirus - Report Finale. https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/i-giovani-ai-tempi-del-coronavirus.pdf

Lucisano, P. (2020), Fare ricerca con gli insegnanti. I primi risultati dell'indagine nazionale SIRD "Per un confronto sulle modalità di didattica a distanza adottate nelle scuole italiane nel periodo di emergenza COVID-19". https://www.sird.it/wp-content/uploads/2020/10/551-Articolo-1282-1-10-20201027.pdf

Matteucci, M. C., Soncini, A., Floris, F. (2020), Autoefficacia e benessere psicologico e lavorativo degli insegnanti in tempo di COVID-19, in: Giornate di Studio AIP "Emergenza COVID-19. Ricadute evolutive ed educative", 2020, pagg. 46–47.

MIUR (2020), Focus "Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2020/2021", settembre 2020. https://www.miur.gov.it/-/focus-principali-dati-della-scuola-avvio-anno-scolastico-2020-2021-

MUR (2021), Il Diritto allo Studio Universitario nell'anno accademico 2019-2020. Aprile 2021. https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Focus+-+Il+Diritto+allo+Studio+Universitario+nell'anno+accademico+2019-2020.pdf/8a924aee-867f-3770-e2e2-3a3cfdb3f868?version=1.0&t=1618326514813

OCSE (2019), PISA 2018 Results (Volume III): What School Life Means for Students' Lives, PISA, OECD Publishing, Parigi, https://doi.org/10.1787/acd78851-en.

Ramella, F. e Rosta, M. (2020), UNIVERSI-DaD. Gli accademici italiani e la didattica a distanza durante l'emergenza Covid-19. WORKING PAPERS CLB-CPS. http://unires.unibo.it/wp-content/uploads/2020/08/WORKING-PAPER-CLB-CPS-1_20-def2.pdf

Allegato I: Fonti degli indicatori chiave

Indicatore Codice dati online Eurostat
Partecipazione all'educazione della prima infanzia educ_uoe_enra21
Discenti all'ottavo anno della scuola dell'obbligo con scarsi risultati in termini di competenze digitali IEA, ICILS.
Quindicenni con scarsi risultati in lettura, matematica e scienze OECD (PISA)
Abbandono precoce dell'istruzione e della formazione Dati principali: edat_lfse_14.
Dati per paese di nascita: edat_lfse_02.
Esposizione dei diplomati dell'IFP all'apprendimento basato sul lavoro I dati relativi al traguardo a livello UE non sono disponibili. La raccolta dei dati inizia nel 2021. Fonte: IFL UE.
Completamento dell'istruzione terziaria Dati principali: edat_lfse_03.
Dati per paese di nascita: edat_lfse_9912.
Partecipazione degli adulti all'apprendimento I dati relativi al traguardo a livello UE non sono disponibili. La raccolta dei dati inizia nel 2022. Fonte: IFL UE.
Spesa pubblica per l'istruzione in percentuale del PIL gov_10a_exp
Spesa per gli istituti pubblici e privati per studente educ_uoe_fini04
Completamento dell'istruzione secondaria superiore edat_lfse_03

Allegato II: Struttura del sistema di istruzione

Fonte: Commissione europea/EACEA/Eurydice, 2021. Struttura dei sistemi di istruzione europei 2021/2022: Diagrammi schematici. Fatti e cifre di Eurydice. Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea

Eventuali osservazioni e domande sulla presente relazione possono essere inviate al seguente indirizzo:

EAC-UNITE-A2@ec.europa.eu

Notes

1 La variazione nella capacità di lettura per gli studenti italiani è stimata a -18 punti per incremento unitario dell'indice di esposizione al bullismo, contro una media UE di -11,6 punti. Fonte: OCSE, PISA 2018 Results (Volume III).

2 https://www.miur.gov.it/web/guest/benessere-organizzativo.

3 "La scuola d'estate – Un ponte verso il nuovo anno scolastico".

4 Istat, Rapporto annuale 2021 – La situazione del Paese.

5 Il 12 % degli alunni nella scuola primaria, il 5 % nella scuola secondaria di primo grado e il 6 % nella secondaria di secondo grado (Istat).

6 Insegnanti e personale tecnico e amministrativo.

7 Dati forniti dal ministero dell'Istruzione.

8 La diminuzione sembra essere dovuta a un calo del tasso di abbandono precoce degli studi e della formazione nel sud (-1,2 punti percentuali) e nelle isole (-3,5 punti percentuali), che rimane sostanzialmente superiore a quello del resto del paese.

9Ben il 17,1 % delle scuole elementari del primo ciclo di istruzione non dispone di palestre o di impianti sportivi, percentuale che sale al 23,4 % nel sud. Questo dato passa al 38,4 % se si tiene conto anche delle scuole secondarie (Anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica).

10 Fonte: Eurostat, codice dati online edat_lfse_20.

11 CIn Italia le scuole sono state chiuse in media per 38 settimane, più a lungo in alcune regioni meridionali. Fonte: Unesco ( https://en.unesco.org/covid19/educationresponse#durationschoolclosures).

12 I test INVALSI sono stati annullati nel 2020.

13 Mentre, nei migliori dei casi, alla riapertura gli studenti delle scuole secondarie hanno potuto frequentare secondo turni di rotazione, le scuole primarie sono riuscite a mantenere l'insegnamento in presenza, con un ricorso limitato alla didattica online.

14 A livello nazionale, la percentuale di studenti con scarsi risultati è del 44 % in italiano (+9 punti percentuali rispetto al 2019), del 51 % in matematica (+9 punti percentuali), del 51 % nella comprensione scritta in inglese (+3 punti percentuali) e del 63 % nella comprensione orale in inglese (+2 punti percentuali).

15 Campania 64 %, Calabria 64 %, Puglia 59 %, Sicilia 57 %, Sardegna 53 %.

16 Campania 73 %, Calabria e Sicilia 70 %, Puglia 69 %, Sardegna 63 %, Abruzzo 61 %, Basilicata 59 %, Lazio 56 %, Umbria 52 %, Marche 51 %.

17 A seconda della materia e della zona geografica.

18 Nel 2018 il 25,3 % degli insegnanti aveva un contratto di un anno (Eurydice in base a PISA 2018).

19 Regioni e amministrazioni pubbliche, ispettorati del lavoro, parti economiche e sociali, Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche, Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro.

20 Gli apprendistati che fanno parte dell'istruzione obbligatoria.

21 Decreto 5 gennaio 2021 - Disposizioni per l'adozione delle linee guida per l'interoperatività degli enti pubblici titolari del sistema nazionale di certificazione delle competenze (21A00166) (GU Serie Generale n.13 del 18-01-2021).

22 Nel 2020 il tasso di occupazione dei neodiplomati dell'IFP era del 53,3 %, ben al di sotto della media UE del 76,1 % (Eurostat).

23 L'età media alla laurea nel 2020 era di 25,8 anni, in calo rispetto ai 26,9 del 2010. Il 54,4 % dei laureati ha completato gli studi entro i termini previsti (rispetto al 39 % del 2010). Fonte: AlmaLaurea (2021).

24 Eurostat, codice dati online: [educ_uoe_grad02].

25 Ad esempio, spese di viaggio e soggiorno.

26 Nel 2018.

27 In media, l'80 % dei diplomati ITS trova un lavoro coerente con la propria formazione entro un anno dal conseguimento del diploma, con picchi superiori al 90 %.

28 DDL n. 2751 - Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti.