Monitor für die allgemeine und berufliche Bildung 2020

Relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione per il 2020

Italia

1. Indicatori chiave

Figura 1 – Panoramica degli indicatori chiave
Italia UE-27
2009 2019 2009 2019
Parametri di riferimento della strategia ET 2020
Giovani che abbandonano precocemente gli studi e la formazione (18-24 anni) 19.1% 13.5% 14.0% 10.2%
Giovani che conseguono un diploma d'istruzione terziaria (30-34 anni) 19.0% 27.6% 31.1% 40.3%
Educazione della prima infanzia
(dai 4 anni fino all'età di inizio dell'obbligo scolastico)
99.8% 94.9%18 90.3% 94.8%18
Percentuale di quindicenni con risultati insufficienti in: lettura 21.0% 23.3%18 19.3% 22.5%18
matematica 25.0% 23.8%18 22.2% 22.9%18
scienze 20.6% 25.9%18 17.8% 22.3%18
Tasso di occupazione dei neodiplomati in relazione al livello di istruzione raggiunto (età compresa tra 20 e 34 anni con conclusione degli studi da 1 a tre anni prima dell’anno di riferimento) ISCED 3-8 (totale) 60.6% 58.7% 78.0% 80.9%
Partecipazione degli adulti all'apprendimento permanente (25-64 anni) ISCED 0-8 (totale) 6.0% 8.1% 7.9% 10.8%b
Mobilità ai fini dell'apprendimento Diplomati in Italia che hanno ottenuto un titolo (ISCED 5-8) all'estero : 4.8%18 : 4.3%18
Laureati (ISCED 5-8) che hanno ottenuto crediti all'estero : 8.9%18 : 9.1%18
Altri indicatori contestuali
Investimenti nell'istruzione Spesa pubblica per l'istruzione in percentuale del PIL 4.5% 4.0% 18 5.1% 4.6%18
Spesa per gli istituti pubblici e privati per studente in € PPS (Purchasing Power Standard) ISCED 1-2 €6 14112 €6 62217 €6 072d, 12 €6 240d, 16
ISCED 3-4 :12 €7 57917 :12 €7 757d, 16
ISCED 5-8 €7 771d, 12 €8 51417 €9 679d, 12 €9 977d, 16
Giovani che abbandonano precocemente gli studi e la formazione (18-24 anni) Nati in Italia 16.6% 11.3% 12.6% 8.9%
Nati all'estero 42.1% 32.3% 29.3% 22.2%
Giovani che conseguono un diploma d'istruzione terziaria(30-34 anni) Nati in Italia 20.0% 31.2% 32.0% 41.3%
Nati all'estero 12.9% 13.9% 25.1% 35.3%
Tasso di occupazione dei neodiplomati in relazione al livello di istruzione raggiunto (età compresa tra 20 e 34 anni con conclusione degli studi da 1 a tre anni prima dell’anno di riferimento) ISCED 3-4 55.9% 52.9% 72.2% 75.9%
ISCED 5-8 66.1% 64.9% 83.7% 85.0%

Fonti: Eurostat; OCSE (PISA). Le cifre relative alla mobilità ai fini dell'apprendimento sono calcolate dalla DG EAC in base ai dati UOE del 2018. Ulteriori informazioni sono disponibili nell'allegato I e nel volume 1 (ec.europa.eu/education/monitor). Note: la media UE per il 2018 relativa ai risultati del PISA in lettura non comprende la Spagna (ES); b= discontinuità delle serie storiche; d = le definizioni differiscono, : = non disponibile, 12 = 2012, 16 = 2016, 17 = 2017, 18 = 2018.

Figura 2 - Posizione in relazione ai paesi con i risultati migliori e ai paesi con i risultati peggiori

Fonte: DG EAC, in base a dati Eurostat (IFL 2019, UOE 2018) e OCSE (PISA 2018).

2. Fatti salienti

  • Il tasso di abbandono scolastico è in calo, ma è ancora al di sopra della media UE, in particolare tra chi è nato all'estero, mentre il tasso di istruzione terziaria resta basso.
  • Durante la crisi COVID-19 la maggior parte delle scuole è riuscita ad introdurre la didattica a distanza con brevissimo preavviso, ma servono ulteriori sforzi per includere gli studenti vulnerabili e migliorare la qualità.
  • La recente riforma dell'istruzione e della formazione professionale (IFP) dovrebbe migliorarne la rilevanza per il mercato del lavoro, soprattutto a livello locale.
  • La transizione dall'istruzione al mondo del lavoro è difficile e determina un crescente esodo di giovani altamente qualificati.

3. Focus sull'istruzione digitale

L'attuale quadro di riferimento dell'Italia per l'istruzione digitale è il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), adottato nell'ambito della riforma scolastica del 2015. Prima della sua adozione nel 2016, l'azione del governo si era limitata a finanziare attività specifiche1 con il sostegno dei Fondi strutturali europei, per una spesa totale di 494 milioni di EUR. L'obiettivo dichiarato del PNSD è quello di trasformare l'istruzione italiana attraverso l'innovazione e l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) per l'insegnamento, l'apprendimento e la gestione scolastica. Il piano mira a coordinare l'azione di una serie di attori (scuole, comuni, fondazioni private, governi regionali) e diverse fonti di finanziamento, compresi i fondi strutturali. Le 35 azioni che contiene coprono tutti gli aspetti della digitalizzazione delle scuole, dalle infrastrutture e attrezzature informatiche alla riprogettazione delle classi e al rafforzamento delle competenze digitali di insegnanti e alunni. È il ministero dell'Istruzione a monitorare l'attuazione del piano, ma finora i dati non sono stati resi pubblici.

Le scuole italiane sono dotate di strumenti digitali in linea con gli altri paesi dell'UE, ma sono in ritardo per quanto riguarda il livello e la velocità di connessione. Sebbene praticamente tutte dispongano di un collegamento Internet (95,4 %, MIUR), solo il 26,9 % ha una connessione ad alta velocità, ben al di sotto della media UE (47 %). Il 43 % dei dirigenti scolastici segnala un accesso insufficiente a Internet (OCSE, TALIS 2019) (UE-22 23,8 %). La fiducia degli studenti nelle proprie competenze digitali è paragonabile alla media UE, così come la percentuale di studenti che utilizzano settimanalmente il computer a scuola. Per contro, la percentuale di docenti che si sentono ben preparati o molto preparati a utilizzare le TIC per l'insegnamento è inferiore alla media UE-22 (il 35,6 % contro il 37,5 %) (OCSE, TALIS 2019). La crisi COVID-19 ha indotto il governo a incrementare gli investimenti nella digitalizzazione delle scuole (cfr. sezione 5).

Il limitato progresso dell'innovazione digitale nell'insegnamento è in parte legato all’età media avanzata e alle scarse competenze digitali del corpo docente. Nel 2018 il 68 % dei docenti ha riferito di aver partecipato, nel corso di quell'anno, a corsi di formazione continua sulle TIC per l'insegnamento, un netto aumento rispetto al 2013 (15 punti percentuali), e solo il 16,6 %, riteneva di averne forte necessità, un valore al di sotto della media UE-22 del 18 % (OCSE, 2019). Tuttavia, sebbene la percentuale di docenti che spesso o sempre consentono agli studenti di utilizzare le TIC per progetti e lavori in classe sia aumentata dal 30 % del 2013 al 46,6 % del 2018, solo il 35 % ha riferito di essersene servito per l'insegnamento nella maggior parte o nella totalità delle lezioni nel 2018, rispetto al 72 % in Finlandia e al 49 % in Portogallo. Inoltre i docenti tendono a utilizzare le TIC principalmente per consultare fonti di informazione (33 %) e contenuti legati ai libri di testo (34 %), in linea con un modello di insegnamento frontale, mentre solo una minoranza usa risorse didattiche interattive, programmi pratici o giochi didattici (figura 3). La scarsa familiarità con le tecnologie digitali più innovative per l'insegnamento potrebbe riflettere la composizione per età del personale docente2 e la necessità di rafforzare la formazione continua sulle TIC per gli insegnanti più anziani.

Figura 3 - Docenti che hanno riferito di aver utilizzato strumenti TIC di apprendimento digitale nella maggior parte delle lezioni, in quasi tutte o in tutte le lezioni, 2018

Fonte: IEA International Computer and Information Literacy Study 2018 International Report.

Il passaggio alla didattica a distanza dovuto alla COVID-19 ha evidenziato la necessità di garantire parità di accesso a tutti i discenti, in particolare a quelli provenienti da contesti svantaggiati e già a rischio di esclusione. Da un'indagine condotta a livello nazionale dal ministero dell'Istruzione è emerso che praticamente tutte le scuole sono riuscite a realizzare attività di didattica digitale, e che solo il 2,6 % degli studenti non aveva accesso ad alcuna forma di apprendimento a distanza. Tuttavia, secondo l'Istituto nazionale di statistica, nel 2019 oltre il 12 % dei bambini tra i sei e i 17 anni viveva in famiglie senza PC o tablet (e al sud la cifra saliva fino a quasi un quinto) e solo il 6 % in famiglie con almeno un PC per persona. Quattro bambini su 10 vivevano inoltre in condizioni di sovraffollamento (Istat 2020). Il Consiglio dell'Unione europea ha adottato, nell'ambito del semestre europeo 2020, una raccomandazione specifica per paese destinata all'Italia per "rafforzare l'apprendimento a distanza e il miglioramento delle competenze, comprese quelle digitali" (Consiglio dell'Unione europea, 2020).

Tra marzo e giugno 2020 il governo ha stanziato 201,7 milioni di EUR a sostegno dell'apprendimento a distanza. Le misure comprendono l'acquisto di dispositivi digitali per le scuole, al fine di consentire agli studenti di partecipare all'apprendimento a distanza.

Riquadro 1: Integrare i libri di testo tradizionali con contenuti didattici digitali autoprodotti

"Avanguardie Educative" è una rete di scuole italiane creata nel 2014 su iniziativa di INDIRE, l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa, allo scopo di ripensare il modello scolastico italiano, ancora fortemente basato su lezioni e attività in classe e vincolato dalla rigida organizzazione del programma. Nel corso degli anni la rete è cresciuta, passando dalle 22 scuole fondatrici alle 100 attuali.

Tra le idee innovative promosse da Avanguardie Educative figura "Integrazione CDD/libri di testo" (dove CDD significa "contenuti didattici digitali): l'idea consiste nell'andare oltre il tradizionale libro di testo stampato, associato a un'istruzione incentrata sulla lezione, coinvolgendo gli studenti nella creazione del contenuto dei propri libri. Le Linee guida CDD sostengono che il libro di testo dovrebbe essere una "traccia di lavoro" che guida l'attività della classe, integrata da contenuti collegati al contesto specifico della scuola. L'obiettivo è quello di superare la logica dello studio inteso come mero apprendimento mnemonico; la creazione di contenuti digitali presuppone la cooperazione dell'intera classe, un uso critico di risorse e strumenti diversi nell'analisi di vari linguaggi e lo sviluppo di competenze sociali.

Per gli studenti, progettare e realizzare le "pagine" di un libro di testo comporta l'esercizio di una serie di abilità tra cui il recupero delle informazioni, la comprensione e l'interpretazione dei dati raccolti, la formulazione di ipotesi e concetti e la loro formalizzazione e rappresentazione in una forma adeguata alla comunicazione; significa inoltre sperimentare nuove forme di scrittura, usando gli strumenti offerti dal supporto digitale, e riflettere su di esse.

Per i docenti, la redazione di testi in classe può essere un modo per produrre contenuti adatti alle diverse esigenze di apprendimento, motivare gli studenti coinvolgendoli attivamente e collegare contenuti al territorio che li circonda.

La produzione di contenuti digitali (o libri di testo) rappresenta un'opportunità per riadeguare il programma scolastico alle necessità specifiche di un particolare contesto, nonché alle esigenze e alle caratteristiche della scuola e dello studente. Consente inoltre di affrontare argomenti marginali del programma, come la storia locale e i temi che non sono trattati nei libri di testo tradizionali, e permette agli studenti di esprimere le proprie idee sulla loro realtà e di ristabilire una relazione più autentica con il proprio mondo.

http://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/cdd

4. Investire nell'istruzione e nella formazione

Nonostante un leggero aumento nel 2018, la spesa per l'istruzione in Italia rimane tra le più basse nell'UE. Nel 2018 la spesa pubblica per l'istruzione è aumentata dell'1 % in termini reali rispetto all'anno precedente, ma resta ben al di sotto della media UE, sia in percentuale del PIL (il 4 % contro il 4,6 %) sia in percentuale della spesa pubblica totale, che all'8,2 %, è la più bassa dell'UE (9,9 %). Mentre la quota di PIL assegnata all'educazione pre-primaria, primaria e secondaria è sostanzialmente in linea con gli standard europei, la spesa per l'istruzione terziaria è la più bassa dell'UE, sia in percentuale del PIL (lo 0,3 % contro lo 0,8 %) sia in percentuale della spesa pubblica per l'istruzione (il 7,7 % contro il 16,4 %). È opportuno notare che, mentre la spesa pubblica per l'istruzione è diminuita complessivamente del 7 % nel periodo 2010-2018, nello stesso periodo la spesa per l'istruzione superiore è stata ridotta del 19 %.

La percentuale maggiore della spesa per l’istruzione è destinata agli stipendi dei docenti. Nel 2018 oltre tre quarti del bilancio destinato all'istruzione (76 %) sono stati spesi per la retribuzione dei dipendenti (contro una media UE del 65 %), mentre la spesa relativa ai consumi intermedi e agli investimenti lordi si è attestata ben al di sotto della media UE (rispettivamente 10 % e 3 %; UE 13 % e 7 %).

Sono stati messi a disposizione finanziamenti supplementari per attenuare l'impatto della crisi COVID-19. Per rispondere alla crisi COVID-19, il governo ha stanziato quasi 3 miliardi di EUR per alleviare l'impatto economico su studenti, famiglie, scuole e università. I fondi sono equamente ripartiti tra il settore scolastico e quello dell'istruzione superiore (rispettivamente 1,45 e 1,5 miliardi di EUR) e saranno utilizzati per diverse esigenze, tra cui la preparazione alla riapertura delle scuole, il sostegno finanziario agli studenti, l'organizzazione di concorsi generali per l'assunzione di docenti e i lavori di costruzione e manutenzione delle scuole. Le procedure amministrative per la costruzione e la manutenzione delle scuole sono state semplificate per consentire alle amministrazioni locali (proprietarie degli edifici) di intervenire più rapidamente.

5. Modernizzare l'educazione della prima infanzia e l'istruzione scolastica

Quasi tutti i bambini dai quattro ai sei anni partecipano all'educazione della prima infanzia, ma il tasso di iscrizione dei bambini più piccoli è basso. Nel 2018 il 95 % dei bambini tra i quattro e i sei anni era iscritto alla scuola dell'infanzia, in linea con la media UE del 96,4 %, ma soltanto il 25,7 % dei bambini di età inferiore ai tre anni era iscritto a servizi educativi per l’infanzia, rispetto al 34,7 % nell'Unione europea, con notevoli disparità tra regioni (Commissione europea 2019c). La legge di bilancio 2020 ha rafforzato il sostegno finanziario alle famiglie con bambini di età compresa tra zero e tre anni iscritti alla scuola dell'infanzia e l'attuazione del "sistema integrato di educazione e di istruzione da 0 a 6anni" introdotto dalla riforma scolastica del 2015 dovrebbe migliorare la copertura e ridurre le disparità geografiche. La normativa in materia di emergenza COVID-19 ha assegnato a quest'ultimo altri 15 milioni di EUR, oltre a 165 milioni di EUR per risarcire le scuole dell'infanzia che hanno perso contributi scolastici.

Il tasso di abbandono scolastico è nuovamente in calo, ma resta tra i più alti dell'UE, soprattutto al sud e tra i giovani nati all'estero. La percentuale di giovani nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente l'istruzione e la formazione è stata del 13,5 % nel 2019, con un calo rispetto al 14,5 % dell'anno precedente che conferma la tendenza al ribasso dell'ultimo decennio (figura 4). Pur essendo al di sotto dell'obiettivo nazionale del 16 %, il tasso di abbandono scolastico resta ben al di sopra della media UE del 10,2 % e si situa a notevole distanza dal parametro di riferimento UE 2020 del 10 %. Tra le regioni i tassi variano in modo considerevole, dal 9,6 % nel nord-est al 16,7 % nel sud. I ragazzi hanno più probabilità delle ragazze di abbandonare la scuola prima del tempo (il 15,4 % contro l'11,3 %). Attestandosi al 32,5 %, il tasso di abbandono scolastico per i giovani tra 18 e 24 anni nati all'estero è quasi il triplo rispetto a quello di chi è nato in Italia (11,3 %) ed è notevolmente superiore alla media UE del 22,2 %.

Figura 4 - Giovani che abbandonano precocemente gli studi e la formazione (18-24 anni), 2009-2019

Fonte: Eurostat, Indagine sulle forze di lavoro: edat_lfse_14.

L'istruzione scolastica in Italia produce risultati eterogenei in termini di competenze di base, con differenze significative tra regioni e tipologie di scuole. Rispetto al 2015, nel 2018 i risultati degli studenti italiani di 15 anni nel Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA) dell'OCSE sono rimasti sostanzialmente stabili per quanto riguarda la matematica e la lettura, ma sono peggiorati nelle scienze, in linea con le tendenze internazionali. La percentuale di chi ottiene scarsi risultati nella lettura e in matematica è simile alla media UE, ma è più elevata nelle scienze3. Si riscontra una notevole variazione geografica: gli studenti nel nord del paese ottengono punteggi ben al di sopra della media UE in lettura, mentre gli studenti del sud e delle isole hanno risultati sensibilmente inferiori alla media. In un sistema caratterizzato dalla selezione precoce del percorso scolastico (early tracking), i risultati variano anche a seconda del tipo di scuola: gli studenti del liceo ottengono un punteggio molto più alto (521 punti) rispetto a chi frequenta istituti tecnici e professionali (rispettivamente 458 e 395 punti). Le differenze tra regioni e scuole si riflettono anche nella distribuzione degli studenti con i risultati migliori e con risultati scarsi (PISA 2018).

Non si conosce ancora l’impatto della chiusura delle scuole sull’apprendimento. Poiché il ciclo di prove nazionali INVALSI del 2020 è stato annullato, in assenza di altre indagini le prime indicazioni saranno disponibili solo dopo il prossimo ciclo di prove, attualmente previsto per maggio 2021.

Il contesto socioeconomico degli studenti influisce in misura relativamente limitata sui risultati dell'apprendimento, ma influenza le aspettative. Si è rilevato che al contesto socioeconomico si deve una differenza di 75 punti per quanto riguarda la lettura, ben al di sotto della media UE, pari a 97. Riguardo alle aspettative di carriera, tuttavia, solo il 59,5 % degli studenti svantaggiati con un alto rendimento scolastico si aspettava di completare l'istruzione terziaria, contro l'88 % di quelli avvantaggiati, il che potrebbe contribuire al basso tasso di istruzione terziaria in Italia (cfr. anche la sezione 7).

Gli stereotipi di genere sono diffusi e possono incidere sulle scelte di carriera. Le ragazze ottengono risultati migliori in lettura rispetto ai ragazzi (di 25 punti, in linea con la media UE), ma in matematica sono superate di 16 punti, il divario più marcato nell'Unione europea. Il divario di genere medio nelle scienze è trascurabile, ma sale a 11 punti a favore dei ragazzi tra gli studenti con i risultati migliori. Tra coloro che conseguono i risultati migliori in scienze o matematica, all'età di 30 anni sono i ragazzi ad avere il doppio delle probabilità di lavorare in campo scientifico o ingegneristico rispetto alle ragazze, mentre vale il contrario per le professioni sanitarie.

L'integrazione degli studenti stranieri continua ad essere problematica. Rispetto agli studenti nati in Italia, quelli stranieri4 corrono maggiori rischi di ripetenza (il 27,3 % contro il 14,3 %) e di abbandono degli studi (il 2,92 % contro lo 0,45 %)5. Inoltre, a parità di capacità6, gli studenti stranieri tendono a iscriversi in misura molto maggiore di quelli italiani a istituti professionali (IFP), che offrono scarse prospettive di proseguire gli studi a livello terziario. a differenza di licei e istituti tecnici7. Questo potrebbe avere effetti a lungo termine sulle competenze e sull'evoluzione professionale dei bambini provenienti da un contesto migratorio, riducendo la mobilità sociale e creando disparità di opportunità (Cardana et al., 2019).

Il governo sta adottando misure per colmare i divari geografici nell’acquisizione di competenze. A gennaio il ministero dell'Istruzione ha presentato un piano d'intervento per ridurre i divari territoriali in istruzione. Il piano prevede l'individuazione di scuole "in difficoltà" in cinque regioni meridionali8 e la creazione in ciascuna di esse di una task force composta da rappresentanti del ministero, amministratori locali e istituti di ricerca ministeriali (INDIRE, INVALSI) incaricata di analizzare i dati esistenti e di proporre interventi riguardanti le competenze chiave, l'apprendimento, la varianza dei risultati e il valore aggiunto della scuola. Pur rappresentando un passo nella buona direzione, saranno necessari ulteriori sforzi per affrontare alcuni dei fattori alla base delle differenze di qualità dell'istruzione, come l'eccessiva rotazione dei docenti, che tende a privare le scuole svantaggiate degli insegnanti migliori (Commissione europea 2019c), la mancanza di strumenti di gestione efficaci basati sul monitoraggio della qualità e sulla valutazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici, nonché la motivazione degli studenti in un contesto di scarsa redditività economica dell'istruzione.

Riquadro 2: Potenziare l'offerta educativa delle scuole per combattere l'abbandono scolastico in Campania

"Scuola Viva" è un progetto avviato dalla Regione Campania nell'anno scolastico 2016/2017 e finanziato mediante risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE). Il progetto mira a strutturare e potenziare l'offerta didattica delle scuole e le relative reti nonché a promuovere l'innovazione sociale e l'inclusività per combattere l'abbandono scolastico, anche ampliando, diversificando e arricchendo le esperienze culturali all'interno dei percorsi formativi. L'attività è strutturata sotto forma di moduli tematici, a scelta di ciascun istituto scolastico, della durata di almeno 30 ore ciascuno: ad esempio, laboratori didattici e tecnici/professionali per lo sviluppo di competenze di base; laboratori artistici, teatrali e musicali, attività ricreative, percorsi di consulenza psicologica o iniziative per il coinvolgimento diretto di famiglie e imprese. A oggi sono state finanziate circa 450 scuole ogni anno. Sono stati coinvolti circa 420 000 studenti di diverse tipologie di scuole, con una media di 26 alunni iscritti per laboratorio. I laboratori didattici attivati ogni anno ammontavano a 4 000, per un totale di oltre 150 000 ore di attività per la popolazione scolastica e il territorio della regione nel suo complesso.

Progetto "Scuola Viva" - PO FSE Campania 2014-2020

Durata del progetto: 2016-2021

Bilancio (costo totale): 25 milioni di EUR all'anno (totale assegnato: 100 milioni di EUR)

Sito web: www.scuolavivacampania.it

App: Scuola Viva Campania

6. Modernizzare l'istruzione e la formazione professionale

Il contenuto didattico dell'IFP è stato ridefinito dalla Conferenza Stato-Regioni. Il risultante accordo ha aggiornato la classificazione nazionale (repertorio) dei profili professionali (Repertorio nazionale di figure professionali) e dovrebbe migliorare la pertinenza dell'offerta di IFP per il mercato del lavoro, soprattutto a livello locale.

Il governo ha rivisto i percorsi di alternanza scuola-lavoro rinominandoli "percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento"9. L'obiettivo è quello di facilitare l'acquisizione di abilità per lo sviluppo personale e professionale, consentendo ai discenti di mettere in pratica le competenze acquisite a scuola e di sviluppare competenze trasversali attraverso compiti reali in contesti operativi. Fondi supplementari sono stati poi stanziati per la creazione di nuovi istituti tecnici superiori.

Durante la crisi COVID-19 molti erogatori regionali di IFP sono passati a una modalità di didattica a distanza e hanno fortemente sviluppato le competenze digitali di docenti, formatori e allievi. Per sostituire la formazione pratica che non poteva essere svolta nei laboratori e nelle imprese sono stati introdotte attività di progetto online e simulazioni.

Il decreto-legge "Rilancio" del 19 maggio 2020, convertito nella legge 17 luglio 2020, n. 77, ha istituito il "Fondo nuove competenze", che combina la necessità di ridurre le conseguenze sull'occupazione dell'emergenza COVID-19 con la formazione dei lavoratori. In termini di finanziamento, ai 230 milioni di EUR inizialmente stanziati mediante il PO SPAO, si sono aggiunti 500 milioni di EUR del decreto-legge "Agosto." Ciò consentirà alle imprese di ricevere una compensazione per la riduzione dell'orario di lavoro, a condizione che il lavoratore partecipi ad attività di formazione professionale continua.

7. Modernizzare l'istruzione superiore

Il tasso di istruzione terziaria in Italia è leggermente diminuito nel 2019 ed è uno dei più bassi dell'UE. Nel 2019 la percentuale di persone di età compresa tra i 30 e i 34 anni con un livello di istruzione terziaria si attesta al 27,6 %, una cifra superiore all'obiettivo nazionale di Europa 2020, pari al 26 %-27 %, ma ben al di sotto della media UE (40,3 %). Tra le persone nate all'estero si registra un tasso di istruzione terziaria particolarmente basso, del 13,9 % (la media UE è del 35,3 %). I laureati in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM) rappresentano il 24 % di tutti i laureati, una percentuale solo di poco inferiore alla media UE del 25,4 %. Con 19 punti percentuali, il divario di genere nelle discipline STEM è notevolmente inferiore alla media UE, pari a 25 punti percentuali. La proporzione di donne tra i Laureati STEM è infatti superiore alla media UE in tutte le discipline, in particolare ingegneria, dove le donne rappresentano il 32 % dei laureati totali (UE 28 %).

La pandemia di COVID-19 potrebbe determinare una riduzione delle iscrizioni all'istruzione terziaria. Secondo alcune stime, la riduzione dei bilanci familiari e una minore propensione agli spostamenti, dati i motivi sanitari, potrebbero tradursi in 35 000 iscrizioni universitarie in meno nell'anno accademico 2020/2021, con un calo dell'11 % rispetto all'anno precedente e una perdita di 46 milioni di EUR di tasse d'iscrizione (Osservatorio Talents Venture 2020). Il ministero dell'Università e della ricerca ha quindi deciso di stanziare 290 milioni di EUR per incrementare il sostegno finanziario degli studenti, estendere il sistema di esenzione dalle tasse no tax area) agli studenti di famiglie con un reddito fino a 20 000 EUR (attualmente 13 000 EUR) e aumentare il numero dei potenziali beneficiari dagli attuali 300 000 a 500 000. Al Fondo integrativo statale per la concessione delle borse di studio sono stati aggiunti 40 milioni di EUR, che saranno erogati con un'attenzione particolare al fenomeno degli “idonei non aventi diritto.”

Un diploma di istruzione terziaria costituisce un vantaggio sul mercato del lavoro, ma la transizione verso l'occupazione rimane difficoltosa. Il tasso di occupazione dei neolaureati10 ha registrato una ripresa costante negli ultimi 5 anni, toccando il 64,9 % nel 2019, ovvero 8 punti percentuali in più del 2014. Tuttavia, pur essendo considerevolmente superiore a quello dei diplomati11, il tasso di occupazione dei laureati resta comunque ben al di sotto della media UE dell'85 %. Tra le cause delle scarse prospettive occupazionali dei laureati figura la bassa domanda da parte di un settore produttivo caratterizzato da piccole e medie imprese.

Un numero crescente di laureati lascia il paese. Dei 157 000 italiani trasferitisi all'estero nel 2018, 27 000 erano in possesso di un diploma di istruzione terziaria, il 6 % in più rispetto all'anno precedente. Lo stesso anno 13 000 laureati italiani sono rimpatriati dall'estero, determinando una perdita netta di 14 000 persone altamente qualificate nel 2018 e di 101 000 negli ultimi 10 anni (Istat 2019). Questi dati sembrano indicare che il sistema di incentivi fiscali introdotto nel 2017 per incoraggiare il ritorno di professionisti altamente qualificati non riesce a fermare il deflusso di persone altamente qualificate.

Il governo ha stanziato finanziamenti supplementari per l'assunzione di personale accademico nelle università statali. Sono stati destinati 96,5 milioni di EUR l'anno per assumere 1 600 ricercatori universitari di tipo B a partire dal 2021 e 15 milioni di EUR per promuovere 1 000 ricercatori di tipo B a un posto di ruolo come professore di seconda fascia a partire dal 2022. I fondi saranno ripartiti tra le università in base alle dimensioni e, in misura minore, alla qualità della ricerca. Dopo diversi rinvii, il governo ha avviato il quarto ciclo di valutazione dei risultati della ricerca delle università e degli istituti pubblici di ricerca (la "Valutazione della qualità dei prodotti della ricerca", VQR), i cui risultati influenzano quasi un terzo dell'assegnazione dei finanziamenti pubblici alla ricerca. La valutazione copre il periodo 2015-2019 e il suo completamento richiederà almeno un anno: perciò fino al 2021 i finanziamenti alle università e ai centri di ricerca saranno ancora assegnati in base ai risultati della valutazione per il periodo 2011-2014.

La legge di bilancio per il 2020 prevede l'istituzione di un’ agenzia pubblica per la promozione e il finanziamento di attività di ricerca strategiche. La nuova agenzia (ANR - Agenzia nazionale per la ricerca) potrebbe contribuire ad aumentare l'efficacia della spesa pubblica in ricerca e sviluppo, ma non rappresenta un aumento degli investimenti complessivi nella ricerca, pari all'1,4 % del PIL nel 2018 (la media UE è del 2,2%)12. Il precedente ministro dell'Istruzione aveva fissato il bilancio dell'agenzia a 25 milioni di EUR per il 2020, a 200 milioni di EUR per il 2021 e a 300 milioni di EUR per il 2022. Quasi la metà del bilancio è stata tuttavia successivamente dirottata per finanziare l'assunzione di nuovo personale accademico. Con il decreto ministeriale n. 81 del 13 maggio 2020, , il ministro dell'Università e della ricerca ha stanziato 60 milioni di EUR quale cofinanziamento alle università per il potenziamento delle infrastrutture tecnologiche, dell'istruzione digitale e dei servizi destinati agli studenti.

8. Promuovere l'apprendimento degli adulti

Per il 2020 è stato annunciato un piano strategico nazionale per le competenze degli adulti, allo scopo di far fronte all'elevato tasso di persone scarsamente qualificate in Italia. Il piano mira a migliorare il coordinamento tra i diversi attori e processi coinvolti nell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, per definire congiuntamente strategie nazionali di formazione per il periodo 2020-2022 che assicurino l'integrazione e il rientro nel mercato del lavoro. L'Italia si posiziona al 25º posto fra i 28 Stati membri dell'UE secondo l'Indice di digitalizzazione dell'economia e della società della Commissione europea 2020. Il livello delle competenze digitali varia notevolmente a seconda dell'attività economica svolta. Sono più diffuse nel settore dei servizi, seguito dalla pubblica amministrazione, mentre il livello più basso si riscontra nel settore industriale e in quello primario, il che potrebbe ostacolare l'innovazione e l'inclusione nella società e nel mercato del lavoro.

Il Repertorio nazionale delle qualificazioni regionali è stato aggiornato a seguito di un accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni13. Il quadro, che include le qualificazioni rilasciate dall'istruzione generale, dall'istruzione superiore e dall'IFP, promuove pratiche di validazione, permeabilità e orientamento.

L'Italia ha adottato la sua prima strategia nazionale per le competenze digitali rivolta alla popolazione nel suo complesso. Nel 2019 il 41,5 % degli italiani possedeva almeno le competenze digitali di base (una percentuale inferiore alla media UE del 58,3 %) e soltanto il 22 % possedeva competenze digitali più avanzate, ossia superiori al livello base (contro una media UE del 33,3 %). La nuova strategia, adottata a luglio 2020 nel quadro dell'iniziativa Repubblica Digitale13, riguarda l'istruzione, la forza lavoro attiva, le competenze specialistiche in materia di TIC e le competenze digitali per la cittadinanza attiva e la partecipazione democratica sotto il coordinamento dei ministeri competenti. La disponibilità di corsi di formazione a distanza costituisce uno sviluppo positivo, rappresentato dalle cinque aule AGORÀ (lezioni online) autorizzate dagli uffici scolastici regionali della Liguria, della Puglia e della Sicilia. Il ministero italiano dell'Istruzione sostiene la sperimentazione presso i Centri provinciali per l'istruzione degli adulti con lo strumento di autovalutazione PIAAC sviluppato dall'OCSE.

9. Riferimenti

Agcom (2019), "Educare Digitale. Lo stato di sviluppo della scuola digitale. Un sistema complesso ed integrato di risorse digitali abilitanti". https://www.agcom.it/documents/10179/14037496/Studio-Ricerca+28-02-2019/af1e36a5-e866-4027-ab30-5670803a60c2?version=1.0.

Almalaurea (2020), XXII Indagine Profilo dei Laureati 2019. https://www.almalaurea.it/sites/almalaurea.it/files/docs/universita/profilo/profilo2020/rapportoalmalaurea2020_sintesi_profilo.pdf.

Carlana M et al. (2017). "Goals and Gaps: Educational Careers of Immigrant Children", documenti di lavoro 111, "Carlo F. Dondena" Centre for Research on Social Dynamics<.em> (DONDENA), Università Commerciale Luigi Bocconi.

Ceccaroni, R. (2018). Zero/sei. Il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni: obiettivi, monitoraggio e valutazione. Documento di valutazione n. 9. Ufficio Valutazione Impatto. Senato della Repubblica.

Cedefop; National Institute for the Analysis of Public Policies (2019). Vocational education and training in Europe: Italy [Da Cedefop; ReferNet. Banca dati "Vocational education and training in Europe"]. https://www.cedefop.europa.eu/en/tools/vet-in-europe/systems/italy.

Cedefop ReferNet (2020), Italy: 2020 update of VET policy developments in the deliverables agreed in the 2015 Riga conclusions. Non pubblicato.

Consiglio dell'Unione europea (2020), Raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2020 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2020 dell'Italia.

Commissione europea (2019), Seconda indagine sugli istituti scolastici: le TIC nell'istruzione, Relazione per l'Italia. https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/2nd-survey-schools-ict-education.

Commissione europea (2020a), Indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI), Profilo paese 2020 relativo all'Italia. https://ec.europa.eu/newsroom/dae/document.cfm?doc_id=66918.

Commissione europea (2020b), Relazione per paese relativa all'Italia 2020..
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?qid=1584543810241&uri=CELEX%3A52020SC0511.

Fraillon J, Ainley J, Schulz W, Friedman T (2018), Preparing for Life in a Digital World, IEA International Computer and Information Literacy Study 2018 International Report. https://doi.org/10.1007/978-3-030-38781-5

INAPP News (2020) – Sesta conferenza internazionale PIACC, gennaio 2020.

Istat (2019), Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente - Anno 2018 https://www.istat.it/it/files/2019/12/REPORT_migrazioni_2018.pdf.

Istat (2020), Identità e percorsi di integrazione delle seconde generazioni in Italia. https://www.istat.it/it/files//2020/04/Identit%C3%A0-e-percorsi.pdf.

MIUR (2019), Focus: La dispersione scolastica nell'anno scolastico 2016/2017 e nel passaggio all'anno scolastico 2017/2018. https://miur.gov.it/documents/20182/2155736/La+dispersione+scolastica+nell’a.s.2016-17+e+nel+passaggio+all’a.s.2017-18.pdf.

OCSE (2019), TALIS 2018 Results (Volume I): Teachers and School Leaders as Lifelong Learners, TALIS, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/1d0bc92a-en

Osservatorio Talents Venture (2020), Gli impatti del COVID-19 sulle immatricolazioni all'università;. https://www.talentsventure.com/wp-content/uploads/2020/04/OTV4-Gli-impatti-del-COVID-19-sulle-immatricolazioni-all%E2%80%99universit%C3%A0-2020_2021.pdf.

Allegato I: Fonti degli indicatori chiave

Indicatore Codice dati online Eurostat
Giovani che abbandonano precocemente gli studi e la formazione edat_lfse_14 + edat_lfse_02
Giovani che conseguono un diploma d'istruzione terziaria edat_lfse_03 + edat_lfs_9912
Educazione della prima infanzia educ_uoe_enra10
Risultati insufficienti in lettura, matematica, scienze OCSE (PISA)
Tasso di occupazione dei neodiplomati edat_lfse_24
Partecipazione degli adulti all'apprendimento trng_lfse_03
Spesa pubblica per l'istruzione in percentuale del PIL gov_10a_exp
Spesa per gli istituti pubblici e privati per studente educ_uoe_fini04
Mobilità ai fini dell'apprendimento:
- diplomati che hanno ottenuto un titolo all'estero
- laureati che hanno ottenuto crediti all'estero
Calcolo della DG EAC sulla base di dati Eurostat/UIS/OCSE

Allegato II: Struttura del sistema di istruzione

Fonte: Commissione europea/EACEA/Eurydice, 2020. Struttura dei sistemi di istruzione europei 2019/2020: Diagrammi schematici. Eurydice Facts and Figures. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali dell'Unione europea.

Vi ringraziamo per eventuali commenti e domande riguardanti la presente relazione, da inviare mediante posta elettronica a:

Grazia ROMANI

Grazia.ROMANI@ec.europa.eu
oppure
EAC-UNITE-A2@ec.europa.eu

Note

1 Ad esempio: l'introduzione generalizzata di lavagne interattive, il rafforzamento della connettività Wi-Fi in scuole selezionate, la promozione di centri di formazione sulle TIC per i docenti.

2 Nel 2017 il 58,6 % dei docenti aveva più di 50 anni e il 18 % più di 60 (Commissione europea 2019b).

3 Il 23,3 % in lettura (UE-27 22,5 %), il 23,8 % in matematica (UE-27 22,9 %) e il 25,9 % in scienze (UE-27 22,3 %).

4 La definizione comprende i bambini nati in Italia da genitori stranieri.

5 Anni scolastici 2015/2017 e 2017/2018 (Fonte: MIUR, Istat)

6 Misurata mediante le prove standardizzate INVALSI, somministrate il terzo anno di scuola secondaria di primo grado.

7 Il 76,5 % dei laureati nel 2019 aveva conseguito un diploma di liceo e solo il 2 % un diploma IFP (Almalaurea, 2020).

8 Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna e Puglia.

9 Legge di bilancio 2019.

10 Persone di età compresa tra i 20 e i 34 anni che hanno concluso gli studi da uno a tre anni prima dell'anno di riferimento.

11 Nel 2019 i neodiplomati IFP e di scuole secondarie di secondo grado italiani presentavano tassi di occupazione del 56,6 % e del 38,3 %, i più bassi dell'Unione europea (con medie UE del 79,1 % e del 62,8 %) (Eurostat).

12 Eurostat: t2020_20.