Tutti i cittadini dell’Unione europea hanno il diritto di essere trattati in modo equo.

Il 76 % degli europei intervistati nel 2019 ha convenuto che le persone gay, lesbiche o bisessuali dovrebbero avere gli stessi diritti delle persone eterosessuali, rispetto al 71 % del 2015. Le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI) possono tuttavia essere discriminate in molti ambiti della vita, ad esempio quando cercano lavoro o richiedono prestazioni di sicurezza sociale, a scuola o quando hanno bisogno di assistenza sanitaria. Possono inoltre essere bersaglio di discorsi di incitamento all’odio e vittime di violenza, e non sentirsi al sicuro sul luogo di lavoro, a scuola o nei luoghi pubblici.

Dal 1999 l’Unione europea (UE) ha il potere di agire nei casi di discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Da allora ha adottato disposizioni legislative e misure per rafforzare la tutela giuridica e sociale delle persone LGBTI.

Tramite questo opuscolo potrete scoprire quali sono le azioni dell’UE a favore delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali.

ec.europa.eu/lgbti #EU4LGBTI

COSA STA FACENDO L’UE

L’UE si adopera per combattere l’omofobia e la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere e delle caratteristiche sessuali, e mira a garantire che i diritti delle persone LGBTI siano tutelati in tutta l’UE.

Nell’ambito degli sforzi volti a combattere la discriminazione, nel 2015 la Commissione europea ha presentato un elenco di azioni riguardanti, ad esempio, l’istruzione, l’occupazione, la salute, la libera circolazione, l’asilo e i reati generati dall’odio.

Per realizzare un cambiamento in tale ambito, l’Unione europea lavora a stretto contatto con i paesi dell’UE, responsabili della promozione e dell’applicazione dei diritti delle persone LGBTI, come il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali e le norme riguardanti il riconoscimento giuridico del genere.

Quasi la metà delle persone LGBTI intervistate in tutta Europa (il 47%) ha subito discriminazioni o molestie. Fonte: Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali - EU LGBT survey, 2013

Quasi la metà delle persone LGBTI intervistate in tutta Europa ha subito discriminazioni o molestie.

Fonte: Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali – EU LGBT survey, 2013.

TUTELA CONTRO LA DISCRIMINAZIONE SUL LAVORO

Dal 2003 nell’UE è illegale discriminare le persone sul luogo di lavoro sulla base del loro orientamento sessuale. La normativa impone a tutti i paesi dell’UE di tutelare giuridicamente i cittadini contro forme di discriminazione in relazione a una candidatura per un posto di lavoro, una promozione professionale o attività di formazione, oppure in materia di condizioni di lavoro, retribuzione e licenziamento.

La stessa tutela viene garantita anche contro le discriminazioni e le molestie nell’ambito dell’occupazione e della sicurezza sociale derivanti da un cambiamento di sesso (cioè quando una persona decide di cambiare sesso perché ritiene che il suo genere alla nascita non corrisponda alla sua identità di genere).

COLLABORAZIONE CON LE IMPRESE

Per promuovere realmente la parità di trattamento delle persone LGBTI è tuttavia necessario prevedere, oltre all’applicazione della normativa, anche l’adozione di altre misure. Nel 2010 l’UE ha istituito una piattaforma delle Carte della diversità per incoraggiare le imprese, gli enti pubblici e le organizzazioni senza scopo di lucro a intensificare il loro impegno a favore della promozione della diversità. Le organizzazioni partecipanti si sono impegnate a promuovere la diversità e le pari opportunità sul luogo di lavoro, anche per le persone LGBTI.

MAGGIORE SICUREZZA

L’odio contro le persone LGBTI è spesso diffuso online e attraverso i social media. Per contrastare le forme di incitamento all’odio online, nel 2016 la Commissione europea ha convenuto con Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft un codice di condotta, a norma del quale si richiede loro di esaminare entro 24 ore la maggior parte delle segnalazioni riguardanti forme illegali di incitamento all’odio e, se necessario, di rimuovere tali contenuti. Instagram, Snapchat, Dailymotion e jeuxvideo.com hanno firmato il codice di condotta nel 2018 e nel 2019.

Le vittime di reato meritano di essere riconosciute e di essere trattate in maniera rispettosa e adeguata alle necessità di ciascuna vittima. La direttiva sui diritti delle vittime stabilisce una serie di diritti vincolanti per le vittime e obblighi precisi per i paesi dell’UE.

A livello dell’Unione europea, un gruppo di esperti dei governi, delle organizzazioni internazionali e della società civile si sta adoperando per combattere l’intolleranza e la discriminazione, anche nei confronti delle persone LGBTI. Il gruppo sta contribuendo all’elaborazione di politiche volte a prevenire e combattere i reati generati dall’odio e le forme di incitamento all’odio. Ad esempio, ha pubblicato orientamenti per garantire giustizia, protezione e sostegno alle vittime di reati di odio e ha anche fornito orientamenti e formazione alla polizia e ai tribunali.

L’UE vuole garantire che le persone LGBTI possano accedere all’assistenza sanitaria come le altre persone. Sono state elaborate guide per la formazione degli operatori sanitari riguardanti in modo specifico le persone LGBTI. I paesi dell’UE collaborano inoltre in materia di prevenzione, analisi e trattamento dell’HIV, delle infezioni sessualmente trasmissibili, della tubercolosi e dell’epatite che colpiscono i gruppi vulnerabili, tra cui le persone LGBTI, con l’obiettivo di effettuare una diagnosi precoce delle malattie e di favorire l’accesso universale a un’assistenza di migliore qualità.

In tutti i paesi dell’UE esistono linee telefoniche nazionali di emergenza per le vittime di aggressioni, molestie o abusi.

OLTRE LE FRONTIERE

Tutti i cittadini dell’UE hanno il diritto di circolare liberamente all’interno dell’UE. Tale diritto ha lo scopo di agevolare la possibilità di vivere, studiare o lavorare in qualsiasi altro paese dell’UE. Tuttavia, in realtà, le persone LGBTI possono incontrare difficoltà quando si trasferiscono all’estero. Ad esempio, le coppie omosessuali possono avere difficoltà a far riconoscere la loro relazione o i figli in un altro paese dell’UE.

La normativa UE estende il diritto alla libera circolazione, a determinate condizioni, ai familiari dei cittadini dell’UE, come il coniuge e i figli, anche se non sono essi stessi cittadini dell’UE. La Corte di giustizia dell’Unione europea ha dichiarato chiaramente che i coniugi dello stesso sesso hanno il diritto di risiedere in un altro paese dell’UE una volta che il loro partner vi si è stabilito legalmente, anche se il paese ospitante non ha istituito matrimoni tra persone dello stesso sesso.

In generale, sono i paesi dell’UE a decidere le proprie leggi sul matrimonio, compreso il matrimonio tra persone dello stesso sesso e altre relazioni legalmente riconosciute come le unioni civili. La definizione precisa di matrimonio e di unione civile può quindi variare da un paese all’altro.

L’UE ha adottato una legislazione neutra rispetto al genere riguardante le questioni familiari che si applica a tutti i cittadini, compresi i cittadini LGBTI. Le norme UE facilitano la risoluzione delle controversie transfrontaliere in materia di divorzio, diritti dei genitori, obbligazioni alimentari, eredità e regimi patrimoniali delle coppie. Tali norme consentono alle coppie e alle famiglie di capire quali siano i tribunali degli Stati membri competenti in materia e il diritto nazionale applicabile, e facilitano il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in un altro Stato membro.

TUTELA E RAFFORZAMENTO DEI DIRITTI PERSONALI

In quanto cittadino dell’UE ogni persona LGBTI può godere dei propri diritti.

Se si ritiene che i propri diritti siano stati violati, è possibile sporgere denuncia e cercare di ottenere un rimedio giuridico nel quadro del proprio ordinamento giuridico nazionale. I tribunali nazionali collaborano con la Corte di giustizia dell’Unione europea per chiarire le modalità di applicazione del diritto dell’UE. Per ulteriori informazioni sulle modalità di applicazione del principio di non discriminazione e della parità di trattamento nel proprio paese, contattare il membro nazionale competente della rete europea degli organismi per la parità. Poiché non tutti gli organismi per la parità si occupano di orientamento sessuale, è necessario consultare il sito Internet per avere una panoramica delle questioni da loro affrontate. Queste organizzazioni, così come le organizzazioni non governative e i sindacati, potranno aiutarvi se ritenete di essere stati discriminati, ad esempio sul lavoro o quando vi candidate per un posto di lavoro.

Il 69 % degli europei ritiene che il matrimonio tra persone dello stesso sesso dovrebbe essere consentito in tutta Europa.

Fonte: Eurobarometro speciale 493 – Discriminazione nell’Unione europea, maggio 2019.

Il 69% degli europei ritiene che il matrimonio tra persone dello stesso sesso dovrebbe essere consentito in tutta Europa. Fonte: Eurobarometro speciale 493 - Discriminazione nell'UE, maggio 2019 Il matrimonio tra persone dello stesso sesso o l'uguaglianza matrimoniale esiste nei seguenti 14 Stati membri dell'UE: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito. Le unioni registrate tra persone dello stesso sesso sono possibili in 8 Stati membri dell'UE: Croazia, Cipro, Cechia, Estonia, Grecia, Ungheria, Italia e Slovenia. Non vi è alcun riconoscimento giuridico per le coppie omosessuali nei seguenti 6 Stati membri dell'UE: Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia. È possibile accedere a maggiori informazioni sugli atteggiamenti nei confronti della comunità LGBTI del proprio Stato membro tramite il seguente link: https://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/index.cfm/Survey/getSurveyDetail/instruments/SPECIAL/surveyKy/2251%0D

È possibile accedere a ulteriori informazioni sugli atteggiamenti nei confronti della comunità LGBTI del proprio Stato membro tramite il seguente link

MONITORAGGIO DEI PROGRESSI

Ogni anno la Commissione europea pubblica una relazione per monitorare i progressi compiuti in merito all’elenco delle azioni volte a promuovere la parità per le persone LGBTI nell’UE.

La Commissione europea verifica inoltre l’attuazione del diritto dell’UE e riferisce in merito alle azioni che i paesi dell’UE hanno intrapreso per promuovere l’uguaglianza LGBTI.

In ultima istanza, la Commissione europea potrebbe, se necessario, prendere provvedimenti contro un paese dell’UE che non rispetti il diritto dell’UE ed eventualmente adire la Corte di giustizia dell’UE. Nel 2008 la Commissione europea ha proposto di estendere la tutela contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale agli ambiti della protezione sociale (tra cui la sicurezza sociale e l’assistenza sanitaria), dell’istruzione e dell’accesso a beni e servizi, che comprende, ad esempio, gli alloggi.

Finora questa proposta non ha tuttavia ottenuto il necessario accordo da parte di tutti gli Stati membri. Ciononostante, alcuni di essi hanno già legiferato per fornire una protezione che va al di là di quanto richiesto dall’attuale diritto dell’UE.

PROMOZIONE DELL’UGUAGLIANZA E SOSTEGNO ALLA SOCIETÀ CIVILE

Le organizzazioni della società civile contribuiscono a promuovere cambiamenti positivi ed è per questo motivo che la Commissione europea sostiene le organizzazioni LGBTI europee quali ILGA-Europe, parte integrante dell’associazione internazionale di gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali, Transgender Europe e IGLYO. La Commissione europea sostiene inoltre finanziariamente le organizzazioni LGBTI a livello nazionale attraverso il programma «Diritti, uguaglianza e cittadinanza» e il programma Erasmus+. Tali finanziamenti permettono alle organizzazioni di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà e la discriminazione cui le persone LGBT devono far fronte. Ad esempio, il programma Erasmus+ ha sostenuto i progetti «P.R.I.D.E.» e «Labels Down», finalizzati ad abbattere gli stereotipi sulla comunità LGBTI.

Vuoi saperne di più sui tuoi diritti a livello UE?

La direttiva quadro sull’uguaglianza in materia di occupazione impone a tutti i paesi dell’UE di tutelare giuridicamente i cittadini contro forme di discriminazione e molestie sulla base dell’orientamento sessuale, che potrebbero ostacolare eventuali candidature per un posto di lavoro, una promozione professionale, attività di formazione, oppure in materia di condizioni di lavoro, retribuzione e licenziamento.

La direttiva sulla parità di genere (rifusione) tutela le persone transgender contro le discriminazioni nella vita professionale derivanti da un cambiamento di sesso.

La direttiva sulla parità di genere in materia di sicurezza sociale tutela le persone transgender contro le discriminazioni riguardo alla sicurezza sociale derivanti da un cambiamento di sesso.

La direttiva sui diritti delle vittime stabilisce una serie di diritti vincolanti per le vittime e obblighi precisi per i paesi dell’UE di garantirne l’applicazione.

La direttiva sulla libera circolazione nell’UE estende il diritto alla libera circolazione, a determinate condizioni, ai familiari dei cittadini dell’UE, come il coniuge e i figli, anche se non sono essi stessi cittadini dell’UE.

CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA

L’articolo 21 della Carta vieta «qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale».

Il presente articolo si applica solo alle situazioni in cui si applica il diritto dell’UE.

ORGOGLIO E UNIONE NELLA LOTTA

Qualcuno potrebbe non essere consapevole delle sfide che le persone LGBTI si trovano a dover affrontare. L’UE ha finanziato una serie di testimonianze video per dar voce alle persone LGBTI in tutta Europa e a coloro che le sostengono in tale lotta, con l’intento di sensibilizzare i cittadini. Ogni video si concentra su un aspetto specifico dell’identità e mostra come il sostegno e la solidarietà con la comunità LGBTI possono davvero migliorare la vita delle persone.

Le istituzioni dell’UE sostengono e partecipano alla Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, all’EuroPride e ad altri eventi Pride.

Locandina raffigurante varie coppie di persone LGBTI creata per la Giornata internazionale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia (17 maggio 2019).

Gli europei sono orgogliosi della loro diversità e sempre più persone esprimono pubblicamente la loro sessualità o identità di genere. Gli europei hanno votato a favore di leader apertamente gay, tra cui il primo ministro lussemburghese, Xavier Bettel (a sinistra) e il Taoiseach (primo ministro irlandese) Leo Varadkar (a destra).

La sede centrale della Commissione europea a Bruxelles illuminata con i colori della bandiera arcobaleno in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, 17 maggio 2019.

Due leader europei dichiaratamente omosessuali mentre discutono: il primo ministro lussemburghese Xavier Bettel e il primo ministro irlandese (Taoiseach) Leo Varadkar.

Photo: © gouvernement.lu

AZIONE DELL’UE NEL MONDO

In oltre 70 paesi al di fuori dell’UE, gli atti omosessuali continuano ad essere puniti come reato e in alcuni paesi gli omosessuali sono addirittura perseguibili con la pena di morte. In altri paesi, le persone LGBTI non vengono abbastanza tutelate contro la discriminazione e le eventuali violazioni dei diritti umani.

L’UE incoraggia gli altri paesi a garantire che l’orientamento sessuale, l’identità di genere o le caratteristiche sessuali non siano motivo di violenza o di sanzioni penali.

Ad esempio, nell’aprile 2019, l’UE ha condannato le leggi che in Brunei puniscono le relazioni omosessuali con la morte per lapidazione, con la detenzione o la fustigazione.

«Nessuno dovrebbe essere punito per aver amato qualcuno. Ciò non deve mai essere considerato reato».

Federica Mogherini, alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione, in occasione del dibattito sul Brunei del 18 aprile 2019 al Parlamento europeo.

L’UE è anche uno dei principali donatori a livello mondiale per progetti volti a combattere la discriminazione nei confronti delle persone LGBTI, principalmente tramite lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani. Dal 2016 l’UE ha sostenuto 16 progetti realizzati da organizzazioni della società civile in Asia, Africa, America latina ed Europa orientale, per un totale di 5,2 milioni di euro. Nel 2018 l’UE ha istituito un nuovo fondo di 10 milioni di euro per sostenere gli attivisti e le organizzazioni LGBTI in zone in cui le persone LGBTI sono maggiormente a rischio di discriminazione.

I paesi che desiderano aderire all’Unione europea devono proteggere chi subisce discriminazioni e violenze. La tutela e la promozione dei diritti delle persone LGBTI rimangono una priorità per l’UE nei «paesi candidati», anche nel contesto dei negoziati di adesione all’UE. Sono inoltre previsti finanziamenti per le reti che promuovono i diritti nei Balcani occidentali e in Turchia. L’UE discute inoltre con i governi dei paesi confinanti (i paesi «del vicinato») a proposito dei diritti delle persone LGBTI e monitora la situazione sul campo. Fornisce altresì sostegno finanziario alle organizzazioni che operano nella regione «del vicinato».

ec.europa.eu/lgbti #EU4LGBTI

L’edizione precedente della presente pubblicazione è disponibile in 24 lingue:

PDF PRINT
  • Commissione europea
  • Direzione generale della Comunicazione
  • Informazioni per i cittadini
  • 1049 Bruxelles/Brussel
  • BELGIQUE/BELGIË