Relazione per paese

Italia

1. Indicatori chiave

Figura 1: panoramica degli indicatori chiave
Italia UE
2011 2021 2011 2021
Traguardi a livello di UE Traguardo 2030
Partecipazione all'educazione della prima infanzia (dai 3 anni all'età di inizio dell'istruzione primaria obbligatoria) ≥ 96% 97.3%13 94.6%20 91.8%13 93.0%20
Discenti all'ottavo anno della scuola dell'obbligo con scarsi risultati in termini di competenze digitali < 15% : : : :
Quindicenni con scarsi risultati in: Lettura < 15% 21.0%09 23.3%18 19.7%09 22.5%18
Matematica < 15% 24.9%09 23.8%18 22.7%09 22.9%18
Scienze < 15% 20.6%09 25.9%18 18.2%09 22.3%18
Abbandono precoce dell'istruzione e della formazione (18-24 anni) < 9% 17.8% 12.7%b 13.2% 9.7%b
Esposizione dei diplomati dell'IFP all'apprendimento basato sul lavoro ≥ 60% (2025) : 31.8% : 60.7%
Completamento dell'istruzione terziaria (25-34 anni) ≥ 45% 21.1% 28.3%b 33.0% 41.2%
Partecipazione degli adulti all'apprendimento (25-64 anni) ≥ 47% (2025) : : : :
Altri indicatori contestuali
Indicatore di equità (punti percentuali) : 18.418 : 19.30%18
Abbandono precoce dell'istruzione e della formazione (18-24 anni) Nati nel paese 15.3 10.7%b 11.9% 8.5%b
Nati nell'UE 30.5% 21.5%bu 25.3% 21.4%b
Nati al di fuori dell'UE 43.4% 34.7%b 31.4% 21.6%b
Completamento dell'istruzione secondaria superiore (20-24 anni, ISCED 3-8) 77.3% 83.5%b 79.6% 84.6%b
Completamento dell'istruzione terziaria (25-34 anni) Nati nel paese 22.9% 31.5b 34.3% 42.1%b
Nati nell'UE 11.5% 13.2%b 28.8% 40.7%b
Nati al di fuori dell'UE 11.5% 12.6%b 23.4% 34.7%b
Investimenti nell'istruzione Spesa pubblica per l'istruzione in percentuale del PIL 4.1% 4.3%20 4.9% 5.0%20
Spesa pubblica per l'istruzione come percentuale della spesa pubblica totale 8.3% 7.520 10.0% 9.4%20

Fonti: Eurostat (UOE, IFL, COFOG); OCSE (PISA). Ulteriori informazioni sono disponibili nell'allegato I e nel pacchetto di strumenti per il monitoraggio. Note: la media UE del 2018 relativa alla capacità di lettura nell'ambito del PISA non comprende la Spagna (ES); l'indicatore utilizzato per l'educazione della prima infanzia si riferisce ai programmi di educazione e cura della prima infanzia che, secondo la classificazione internazionale standard dell'istruzione (ISCED), rientrano nell'ambito "istruzione" e costituiscono pertanto il primo livello di istruzione nei sistemi di istruzione e formazione – livello ISCED 0; l'indicatore di equità mostra il divario nella percentuale di quindicenni con scarsi risultati in lettura, matematica e scienze (combinati) tra il quartile inferiore e il quartile superiore in funzione dello status socioeconomico; b = discontinuità delle serie storiche, = non disponibile, 09 = 2009, 13 = 2013, 18 = 2018, 20 = 2020.

Figura 2: posizione in relazione ai risultati migliori e a quelli peggiori

2. Approfondimento sull'abbandono scolastico

Nonostante i costanti miglioramenti, l'abbandono scolastico rimane una sfida significativa per il sistema di istruzione italiano. Il tasso di abbandono scolastico è in calo, tuttavia resta tra i più alti dell'UE, in particolare al sud e tra i giovani nati all'estero. La percentuale di giovani nella fascia di età compresa tra 18 e 24 anni che abbandonano precocemente l'istruzione e la formazione è stata del 12,7 % nel 2021, con un calo rispetto al 13,1 % dell'anno precedente che conferma la tendenza al ribasso osservata nell'ultimo decennio. Pur essendo al di sotto dell'obiettivo nazionale del 16 %, il tasso di abbandono precoce dell'istruzione e della formazione resta ben al di sopra della media UE del 9,7 % e si situa a notevole distanza dal nuovo traguardo a livello di UE del 9 %.

L'abbandono scolastico varia notevolmente da una regione all'altra. Il tasso spazia dal 9,6 % del nord-est al 15,3 % del sud, con un picco del 21,2 % in Sicilia. I ragazzi hanno più probabilità delle ragazze di abbandonare precocemente la scuola (14,8 % contro 10,5 %), con un divario di genere superiore alla media (4,3 punti percentuali rispetto ai 3,5 punti percentuali della media UE). Attestandosi a più del 30 %, il tasso di abbandono scolastico dei giovani tra 18 e 24 anni nati all'estero è il triplo rispetto a quello di chi è nato in Italia (10,7 %) ed è notevolmente superiore alla media UE del 21,2 %.

Una delle principali questioni nel dibattito sull'abbandono scolastico è la vera portata del fenomeno. L'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione (INVALSI) ha introdotto il concetto di "dispersione implicita", che indica la percentuale di studenti che al termine dell'istruzione secondaria di secondo grado non hanno conseguito i corrispondenti obiettivi di apprendimento e si confrontano quindi con le stesse prospettive occupazionali e sociali limitate di chi abbandona prematuramente la scuola1. Dall'ultimo ciclo di somministrazione delle prove INVALSI2 è emerso che nel 2022 tale percentuale è leggermente diminuita rispetto al 2021 (dal 9,8 % al 9,7 %) in tutto il paese, facendo registrare i miglioramenti più consistenti in alcune regioni meridionali3.

Il governo sta investendo nella riduzione e nella prevenzione dell'abbandono scolastico nel quadro del piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR). Il PNRR assegna 1,5 miliardi di EUR a progetti volti a ridurre gli squilibri geografici nei risultati dell'apprendimento4. A livello nazionale, il primo esborso di 500 milioni di EUR nell'ambito di questo meccanismo è stato autorizzato dal ministro dell'Istruzione nel giugno 2022. I fondi saranno utilizzati per finanziare progetti che coinvolgono studenti di età compresa tra 12 e 18 anni in 3 198 scuole selezionate sulla base di indicatori del tasso di abbandono scolastico e del contesto socioeconomico. Un gruppo di lavoro di esperti nominato dal ministero ha definito indicazioni generali e orientamenti per le scuole coinvolte. I progetti comprendono la personalizzazione dei percorsi di apprendimento nelle scuole con scarsi risultati, sostegno mirato per i dirigenti scolastici, tutoraggio e formazione per almeno il 50 % degli insegnanti e l'aumento delle ore di insegnamento scolastico attraverso la realizzazione di progetti mirati.

Parallelamente, il governo sta riformando il sistema di orientamento e guida nella transizione dalla scuola secondaria di primo grado alla scuola secondaria di secondo grado. Se attuato correttamente, un sistema di orientamento più efficace potrebbe contribuire a ridurre l'abbandono scolastico e a migliorare i risultati dell'apprendimento. I dati indicano che gli studenti che scelgono di non seguire i consigli orientativi offerti al termine della scuola secondaria di primo grado hanno quasi il doppio delle probabilità di essere bocciati al primo anno di scuola secondaria di secondo grado rispetto a quelli che seguono i consigli orientativi (Fondazione Agnelli, 2021).

I finanziamenti nell'ambito del piano per la ripresa e la resilienza sono utilizzati anche per costruire scuole innovative, concepite per servire l'intera comunità. Un comitato ad hoc composto da architetti ed esperti in materia di istruzione ha fornito orientamenti per la progettazione di edifici scolastici ecosostenibili e innovativi per quanto riguarda l'utilizzo e la distribuzione degli spazi di apprendimento. Le nuove scuole dovrebbero essere concepite e utilizzate come poli culturali per le comunità locali, in modo da contribuire a rafforzare la coesione sociale nelle zone svantaggiate. In tutto il paese saranno costruite 213 nuove scuole, di cui oltre il 40 % al sud.

Riquadro 1: patti educativi di comunità

In Italia i "patti educativi di comunità" sono stati introdotti nel piano scuola 2020/2021. Si tratta di accordi tra scuole, autorità locali, enti pubblici e privati e il terzo settore, volti a coinvolgere la comunità nel progetto e a responsabilizzarla creando un forte legame con il territorio. Dopo essere stati inizialmente attuati in larga misura per sostenere la riapertura sicura delle scuole dopo la pandemia (ad esempio mettendo a disposizione spazi supplementari quali parchi, biblioteche, teatri e musei per attività curricolari ed extracurricolari), i patti si stanno dimostrando determinanti nella lotta contro la povertà educativa e nella riduzione dell'abbandono scolastico. I patti rafforzano il ruolo della scuola come laboratorio e polo di apprendimento sociale e comunitario fortemente radicato nel territorio e ampliano l'offerta formativa e le opportunità di apprendimento. I patti incoraggiano la partecipazione attiva dei giovani e delle loro famiglie, promuovendo percorsi di cittadinanza attiva e solidarietà, e sostengono inoltre l'apertura delle scuole durante tutta la giornata per offrire un luogo di incontro aperto a tutti. I dati parziali raccolti nel 2021 dall'Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa (INDIRE) del ministero dell'Istruzione in 12 regioni elencavano 459 patti educativi di comunità finanziati dal ministero dell'Istruzione e 71 patti educativi/di collaborazione tra piccole scuole e la comunità.

3. Educazione e cura della prima infanzia

Quasi tutti i bambini dai tre ai sei anni partecipano all'educazione della prima infanzia, ma il tasso di iscrizione dei bambini più piccoli è basso. Nel 2020 il 94,6 % dei bambini di età compresa tra tre e sei anni era iscritto a programmi di educazione della prima infanzia, un dato che supera la media UE del 93 % e non è troppo distante dal traguardo a livello di UE del 96 % entro il 2030. Il tasso di iscrizione dei bambini di età inferiore a tre anni è leggermente aumentato, passando dal 25,5 % nell'anno educativo 2018/2019 al 26,9 % nell'anno 2019/2020 (Istat, 2021). Ciò è dovuto a un aumento dell'offerta, nonché a una riduzione del numero di bambini di età inferiore a tre anni a seguito del calo dei tassi di natalità. L'aumento più significativo dei posti si è registrato al sud e nelle isole (rispettivamente pari al 4,9 % e al 9,1 %, rispetto a un aumento dell'1,5 % a livello nazionale) (Istat, 2021). L'aumento al sud è il risultato delle misure statali adottate nel corso degli anni a sostegno del riequilibrio dei divari territoriali5. Permangono tuttavia ampi divari nell'offerta di servizi di assistenza all'infanzia, sia tra il nord e il sud che tra le grandi città e i comuni più piccoli (figura 3).

Figura 3: posti di educazione e cura della prima infanzia ogni 100 bambini di età compresa tra zero e due anni (anno educativo 2019/2020)

La condizione lavorativa delle donne svolge un ruolo determinante per l'accesso ai servizi di assistenza all'infanzia. Il 32,4 % delle famiglie in cui la madre lavora si avvale di servizi di assistenza all'infanzia, rispetto al 15,1 % delle famiglie in cui lavora solo il padre. Le famiglie in cui lavora un solo genitore possono avere difficoltà ad accedere ai servizi privati di assistenza all'infanzia, a causa delle rette relativamente elevate, come pure ai servizi pubblici di assistenza all'infanzia, poiché i criteri di accesso applicati dai comuni tendono a dare la priorità alle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano.

Il governo sta adottando misure per ampliare l'offerta di servizi di educazione e cura della prima infanzia nel quadro del PNRR. Sinora sono stati finanziati 2 190 progetti (1 857 per strutture di assistenza all'infanzia e poli integrati per l'infanzia per i bambini di età compresa tra zero e sei anni e 333 per scuole dell'infanzia per i bambini da tre a sei anni), con un investimento di 3 miliardi di EUR. Oltre il 55 % del finanziamento totale è stato assegnato alle regioni meridionali. La costruzione di nuove strutture e la ristrutturazione di quelle esistenti rappresentano un presupposto per ampliare l'utilizzo dei servizi di assistenza all'infanzia. Tuttavia il basso tasso di frequenza è dovuto anche a fattori quali le rette elevate, il contesto socioeconomico (i genitori con un livello di istruzione universitaria hanno maggiori probabilità di iscrivere i propri figli a servizi di assistenza all'infanzia) e i contesti generali di povertà educativa. Tutti i suddetti fattori dovranno essere affrontati se il paese intende compiere progressi su questo fronte e raggiungere entro il 2026 il traguardo del 33 % stabilito dal governo.

La pandemia di COVID-19 ha avuto ripercussioni sui servizi di assistenza all'infanzia. Secondo un'indagine realizzata dall'Istat e dall'Università Ca' Foscari di Venezia, il 29 % delle strutture pubbliche e il 45 % delle strutture private dichiarano un calo delle iscrizioni (con conseguente contrazione delle entrate provenienti dalle rette). Tali strutture hanno inoltre dovuto far fronte a costi straordinari (88 % dei rispondenti) e a un aumento dei costi di gestione (85 %), nella maggior parte dei casi "consistenti" o "molto consistenti". I servizi hanno adottato diverse misure per consentire una riapertura sicura nell'anno educativo 2020/2021, tra cui la rimodulazione degli spazi disponibili (93% dei rispondenti), la formazione degli educatori (92 %), orari scaglionati di ingresso e uscita (79 %), l'attivazione di nuovi canali di contatto con le famiglie (72 %), l'acquisto di nuovi materiali educativi (58 %) e l'assunzione di nuovo personale (51 %). Alcune strutture hanno modificato gli orari di apertura (27 %), il 18 % ha potuto acquisire spazi aggiuntivi e meno del 10 % ha ridotto il numero di sezioni, il personale o i servizi (ad esempio la mensa). Malgrado le preoccupazioni dei genitori e del personale in materia di salute, la domanda è rimasta relativamente elevata. Oltre l'80 % dei posti disponibili è stato occupato sia nel settembre 2020 che nell'aprile 2021.

4. Istruzione scolastica

L'istruzione scolastica in Italia produce risultati contrastanti in termini di competenze di base, con differenze significative tra regioni e tipologie di scuole. Rispetto al 2015, i risultati conseguiti dai quindicenni in Italia nell'ambito del Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA) dell'OCSE nel 2018 sono rimasti sostanzialmente stabili per quanto riguarda la matematica e la lettura, ma sono peggiorati nelle scienze, in linea con le tendenze internazionali. La percentuale di chi ottiene scarsi risultati nella lettura e in matematica è simile alla media UE, ma è più elevata nelle scienze. Si riscontrano notevoli variazioni dal punto di vista geografico: gli studenti nel nord del paese ottengono punteggi ben al di sopra della media UE in lettura, mentre quelli degli studenti del sud e delle isole sono sensibilmente inferiori rispetto alla media. In un sistema caratterizzato da un monitoraggio precoce, i risultati variano anche a seconda del tipo di scuola: gli studenti del liceo ottengono un punteggio molto più alto (521 punti) rispetto a chi frequenta istituti tecnici e professionali (rispettivamente 458 e 395 punti). Le differenze tra regioni e scuole si riflettono anche nella distribuzione degli studenti con i risultati migliori e con risultati scarsi (PISA 2018).

L'Italia sembra aver frenato il calo dei risultati dell'apprendimento causato dalla chiusura delle scuole dovuta alla pandemia di COVID-19, ma non vi sono ancora chiari segnali di miglioramento. Dopo la perdita di apprendimento registrata nel 2021, i risultati del ciclo di prove nazionali standardizzate6 tenutosi nel 2022 sono rimasti sostanzialmente stabili per l'italiano e la matematica e sono migliorati per l'inglese. I risultati hanno confermato notevoli disparità geografiche, che tendono ad aumentare con il livello scolastico. In media, le differenze tra i risultati delle scuole su tutto il territorio italiano sono in certa misura diminuite, ma tra le scuole e le classi nelle regioni meridionali si registrano differenze più marcate nei risultati per quanto riguarda l'italiano, l'inglese e in particolare la matematica. Ciò indica che l'istruzione primaria al sud non è in grado di garantire pari opportunità a tutti gli alunni, con evidenti ripercussioni negative sui successivi livelli di istruzione. Più in generale, la forte influenza del contesto familiare sui risultati dell'apprendimento in tutto il paese indica che l'istruzione scolastica non si adatta in misura sufficiente alle diverse esigenze di apprendimento e non è in grado di compensare gli svantaggi socioeconomici.

Il governo ha istituito un fondo per compensare le perdite di apprendimento causate dalla pandemia. Le scuole statali possono richiedere finanziamenti per organizzare attività culturali e sportive gratuite, campi estivi e misure di sostegno all'apprendimento, allo scopo di compensare le ore di insegnamento perse negli ultimi due anni. Il bilancio ammonta a 2 milioni di EUR per il 2022 (667 000 EUR) e il 2023 (1 333 000 EUR).

Il governo ha adottato una serie di nuove misure e riforme del sistema di istruzione. La programmazione informatica e la didattica digitale sono state inserite nei programmi di formazione degli insegnanti come settori prioritari a partire dall'anno scolastico 2022/2023. Una nuova normativa introduce la programmazione informatica (come materia a sé stante e come componente integrata in altre materie) e specifica l'ulteriore sviluppo delle competenze digitali nell'istruzione primaria e secondaria. Il piano "Scuola 4.0: scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori" stanzia oltre 2,1 milioni di EUR provenienti dal dispositivo per la ripresa e la resilienza per trasformare 100 000 aule didattiche in ambienti di apprendimento innovativi e creare laboratori per le professioni digitali del futuro in tutte le scuole secondarie di secondo grado. Il piano opera in sinergia con uno stanziamento di 900 milioni di EUR proveniente dai fondi strutturali dell'UE, che attualmente viene utilizzato per il cablaggio degli edifici scolastici e la digitalizzazione delle scuole. Il ministero dell'Istruzione ha inoltre selezionato 3 500 progetti per migliorare l'istruzione in materia di sostenibilità e biodiversità, per i quali ha stanziato 155 milioni di EUR provenienti dai finanziamenti europei ricevuti nell'ambito di REACT-EU. 2 885 scuole primarie riceveranno una sovvenzione di 25 000 EUR ciascuna per la creazione di orti e giardini botanici, mentre 645 scuole secondarie riceveranno 133 000 EUR per la realizzazione di laboratori sulla transizione verde.

L'Italia sta riformando la formazione iniziale e l'assunzione degli insegnanti al fine di migliorare la qualità dell'istruzione. La nuova normativa introduce una formazione iniziale specifica per gli aspiranti insegnanti della scuola secondaria7. Oltre alla laurea magistrale, gli aspiranti insegnanti dovranno acquisire 60 ECTS nel campo dell'insegnamento (equivalenti in pratica a un anno di formazione, compresi tirocini) e superare un esame di abilitazione che prevede una prova scritta e una prova orale, compresa una lezione simulata. Gli insegnanti abilitati dovranno comunque superare un concorso nazionale che si terrà con frequenza annuale e, in caso di esito positivo, essere assunti per un anno di prova. Infine, a seguito di una prova finale e di una valutazione conclusiva, il contratto di lavoro diventa a tempo indeterminato. Una volta che sarà stato pienamente attuato, il nuovo sistema potrebbe migliorare la qualità dell'insegnamento. Nel breve periodo tuttavia la scelta di applicare requisiti meno stringenti per la partecipazione al concorso pubblico per l'assunzione di insegnanti a tempo determinato potrebbe ritardare l'efficacia della riforma.

La riforma introduce alcuni aumenti salariali legati ai risultati per gli insegnanti. Nel 2022 il governo ha deciso di introdurre un bonus una tantum (compreso tra il 10 % e il 20 % dello stipendio di base) da concedere a un numero limitato di insegnanti che completano con esito positivo un corso di formazione triennale a partire dall'anno scolastico 2023/2024. L'entità del bonus e il numero dei potenziali beneficiari saranno stabiliti annualmente, in base ai fondi disponibili. Un'ulteriore normativa8 introduce un aumento permanente della retribuzione per un numero prestabilito di docenti (massimo 8 000 all'anno per gli anni scolastici 2032/2033, 2033/2034, 2034/2035 e 2035/2036) che hanno completato con successo tre corsi di formazione triennali consecutivi. Ciò comporterà l'erogazione di un assegno di 5 650 EUR all'anno a integrazione della retribuzione. I dettagli del nuovo sistema verranno definiti in sede di contrattazione collettiva.

A seguito dell'invasione russa dell'Ucraina, nelle scuole italiane si sono iscritti oltre 27 000 bambini ucraini, l'ampia maggioranza dei quali nella scuola primaria e dell'infanzia. Alla fine dell'anno scolastico 2021/2022, nelle scuole italiane erano iscritti 27 506 alunni ucraini. La maggior parte9 aveva un'età compresa tra tre e 13 anni, in quanto gli studenti più grandi hanno generalmente preferito seguire le lezioni online offerte dal ministero dell'Istruzione ucraino. A marzo il ministero dell'Istruzione italiano ha pubblicato orientamenti e raccomandazioni per le scuole su come integrare al meglio gli studenti ucraini e ha reso disponibile materiale didattico su un sito web. Ha inoltre messo a disposizione 1 milione di EUR per consentire alle scuole di fornire materiale didattico bilingue, servizi di mediazione linguistica e culturale e sostegno psicologico. Il programma operativo nazionale italiano "Per la scuola" stanzia altri 50 milioni di EUR di finanziamenti nazionali e a titolo dell'FSE per questo tipo di iniziativa. L'Italia garantisce a tutti i minori stranieri il completamento della scuola dell'obbligo e il diritto all'istruzione alle stesse condizioni dei cittadini italiani, a prescindere dallo status di immigrazione. Attualmente gli alunni non italiani rappresentano circa il 10 % della popolazione studentesca.

Riquadro 2: progetto FSE "Apprendimento e socialità"

L'obiettivo del progetto FSE "Apprendimento e socialità" è quello di ampliare e sostenere l'offerta formativa estiva per gli anni scolastici 2020/2021 e 2021/2022. Nel 2021 sono stati organizzati quasi 5 500 progetti nelle scuole durante il periodo estivo, a integrazione del piano scolastico nazionale del governo. I progetti combinavano attività volte a migliorare le competenze di base e a ridurre il divario digitale con iniziative che promuovono l'interazione sociale e la vita di gruppo degli studenti. L'iniziativa è stata ripetuta nel 2022.

Dotazione di bilancio: 300 milioni di EUR.

5. Istruzione e formazione professionale e apprendimento degli adulti

L'Italia sta attuando una serie di riforme del sistema di istruzione professionale con il sostegno dei fondi dell'UE. Il piano nazionale "Nuove competenze", adottato nel dicembre 2021, prevede norme comuni per la formazione professionale, per quanto riguarda tra l'altro la formazione personalizzata, l'accessibilità, il riconoscimento delle competenze e i meccanismi per soddisfare le esigenze del mercato del lavoro. Affronta inoltre l'aspetto della previsione del fabbisogno di competenze e incrementa l'uso e la diffusione dei risultati, anche attraverso un ruolo attivo per le imprese. La strategia d'azione generale dell'Italia nell'ambito della politica di coesione prevede interventi volti a migliorare l'allineamento tra il sistema di istruzione e formazione e le esigenze del mercato del lavoro attraverso la riforma del sistema, la formazione di insegnanti e formatori e l'offerta di programmi di formazione duale, apprendistati e tirocini.

Il governo ha adottato misure per promuovere l'apprendimento degli adulti. Il programma nazionale "Garanzia di occupabilità dei lavoratori" (GOL), adottato nel novembre 2021, fornisce una serie di strumenti e misure per aiutare le persone a (re)integrarsi nel luogo di lavoro. Il programma, finanziato dal dispositivo per la ripresa e la resilienza, finanzierà la formazione di almeno 800 000 persone (300 000 delle quali riceveranno una formazione in materia di competenze digitali) nell'arco di cinque anni (2021-2025). L'Italia ha adottato nel 2021 un piano strategico nazionale per lo sviluppo delle competenze della popolazione adulta, con l'obiettivo di creare un'infrastruttura di coordinamento rafforzata tra le varie politiche e misure nazionali nel settore. Il piano ha stabilito nuovi ambiti di intervento per il primo triennio di attuazione (2021-2023) e prevede tre direttrici di intervento strategico volte ad aumentare le possibilità di colmare le carenze di competenze della maggior parte della popolazione adulta: intercettare e orientare gli individui; qualificare e riqualificare il capitale umano; intermediare e sincronizzare domanda e offerta di competenze. L'Italia ha fissato per il 2030 l'obiettivo di far sì che il 60 % degli adulti partecipi ogni anno a misure di apprendimento, il che rappresenterebbe un notevole aumento rispetto al tasso del 33,9 % registrato nel 2016.

6. Istruzione superiore

La percentuale di giovani adulti con un diploma di istruzione terziaria rimane al di sotto della media UE sia tra i giovani nati in Italia che tra quelli nati all'estero. Nel 2021 il 28,3 % delle persone di età compresa tra 25 e 34 anni era in possesso di un diploma di istruzione terziaria, un dato ben inferiore sia alla media UE del 41,2 % sia al traguardo a livello di UE del 45 % entro il 2030. Le donne hanno maggiori probabilità di avere un diploma di istruzione terziaria rispetto agli uomini (34,4 % contro 22,3 %), in linea con il resto dell'UE, ma con un divario di genere leggermente più ampio (12,1 punti percentuali contro 11,1 punti percentuali). Il tasso di completamento dell'istruzione terziaria è particolarmente basso tra la popolazione straniera, sia che si tratti di persone nate nell'UE (13,2 %) o al di fuori dell'UE (12,6 %), il che riflette una notevole difficoltà nell'attrarre persone altamente qualificate.

La percentuale di laureati nelle discipline STEM rimane relativamente bassa. Nell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI) 2022, rispetto ai 27 Stati membri dell'UE l'Italia si colloca al 25º posto per quanto riguarda il capitale umano. Nel 2020 il 22,7 % di tutti i laureati aveva una un titolo nelle discipline STEM, un dato inferiore a quello registrato nel 2019 (24,5 %) e al di sotto della media UE (24,9 %). La percentuale di laureati in tecnologie dell'informazione e della comunicazione è particolarmente bassa, attestandosi ad appena l'1,4 %, rispetto a una media UE del 3,9 %, e meno di un quinto sono donne. Le donne rappresentano oltre la metà dei laureati (58,4 %), ma solo l'8,8 % ha una laurea in discipline STEM, una percentuale inferiore a quella del 2015, ma leggermente superiore alla media UE dell'8,1 % (figura 4). Un aspetto positivo è che la percentuale di donne tra i laureati in discipline STEM è notevolmente superiore alla media UE (38,9 %, rispetto al 32,4 % dell'UE)10).

Anche se un diploma di istruzione terziaria costituisce un vantaggio sul mercato del lavoro, la transizione verso l'occupazione è ancora difficoltosa. Il tasso di occupazione di chi ha ottenuto da poco un diploma di istruzione terziaria è aumentato costantemente negli ultimi anni, raggiungendo il 67,5 % nel 2021. Pur essendo considerevolmente superiore ai tassi di occupazione dei diplomati dei percorsi di istruzione e formazione professionale e delle scuole secondarie di secondo grado11, tale percentuale resta comunque ben al di sotto della media UE dell'84,5 %. Alle scarse prospettive occupazionali dei laureati contribuisce la bassa domanda da parte di un settore produttivo caratterizzato da piccole e medie imprese.

Figura 4: donne laureate in discipline STEM in proporzione al totale dei diplomati dell'istruzione terziaria nel 2015 e nel 2020 (%)

L'Italia sta compiendo progressi nello sviluppo del settore dell'istruzione terziaria non universitaria. Nel luglio 2022 il governo ha adottato una riforma del sistema degli istituti tecnici superiori (ITS), rendendoli parte integrante del sistema di istruzione professionale terziaria. Oltre ai tradizionali corsi di studio biennali (livello 5 dell'EQF), i nuovi istituti tecnologici superiori (ITS Academy) offriranno corsi triennali che porteranno al conseguimento di un diploma di livello 6 dell'EQF, equivalente a una laurea di primo livello. L'obiettivo è raddoppiare il numero degli studenti degli ITS (attualmente meno di 20 000) e dei relativi diplomati (attualmente circa 5 000) entro il 2026 (Commissione europea, 2021). Ciò potrebbe contribuire ad aumentare i tassi di completamento dell'istruzione terziaria e i tassi di occupazione dei diplomati e dei laureati, viste le migliori prospettive occupazionali offerte dai diplomi rilasciati dagli ITS12.

Si prevede che le recenti riforme aumenteranno la flessibilità e renderanno i programmi di istruzione terziaria più innovativi. Nel 2021 il governo ha adottato una riforma delle classi di laurea che promuove la creazione di percorsi interdisciplinari e lo sviluppo di profili professionali innovativi. Ha inoltre adottato una riforma dei programmi di dottorato che favorisce il coinvolgimento delle imprese nei programmi di ricerca universitari e nella ricerca applicata attraverso i dottorati industriali.

L'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) ha completato il terzo esercizio di valutazione della qualità della ricerca (VQR). La graduatoria risultante fungerà da base per assegnare un terzo del bilancio alle università e ai centri di ricerca statali. Sulla base della VQR, il ministero dell'Università e della ricerca ha avviato il secondo ciclo dell'iniziativa "Dipartimenti di eccellenza" per il periodo 2023-2027. I dipartimenti selezionati riceveranno in media 1,5 milioni di EUR nei prossimi cinque anni. I fondi possono essere utilizzati per assumere nuovo personale, acquistare attrezzature migliori e avviare nuovi programmi.

L'introduzione di finanziamenti basati sui risultati ha avuto un impatto positivo sull'attività di ricerca italiana, soprattutto in termini di riconoscimento internazionale (Bratti et al., 2021). La politica è stata tuttavia criticata in quanto contribuisce ad accentuare le disparità di finanziamento tra le regioni, dato il numero limitato di università meridionali con dipartimenti di eccellenza. Le classifiche, per quanto riguarda sia la qualità (AVA) che la ricerca (VQR), influenzano le scelte degli studenti, soprattutto a livello dei corsi di laurea magistrale (Biancardi et al., 2019; Bratti e Verzillo, 2019), determinando un aumento dei flussi di studenti diretti dal sud al nord del paese. Gli studenti fuori sede tendono a conseguire risultati più elevati e provengono generalmente da contesti più favoriti, il che si traduce in un calo delle entrate provenienti dalle tasse universitarie per alcune università meridionali frequentate da una percentuale più elevata di studenti provenienti da famiglie a basso reddito13. È probabile che il declino demografico aggravi la situazione a causa della riduzione del numero complessivo di studenti.

Il governo sta effettuando investimenti su vasta scala in progetti di ricerca nell'ambito del piano per la ripresa e la resilienza. I piani comprendono la creazione di cinque nuovi centri nazionali di ricerca su temi di primo piano (simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni; agritech; sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA; mobilità sostenibile; biodiversità), e progetti di ricerca sul tema "Sistemi ecologici per l'innovazione locale", concepiti per finanziare fino a 12 sistemi con 100 milioni di EUR ciascuno. I centri devono soddisfare molteplici requisiti in termini di quote (il 40 % del personale deve essere composto da donne, il 40 % delle risorse deve essere assegnato a università meridionali, ogni progetto deve comprendere almeno 250 nuovi ricercatori post-dottorato). Delle 15 proposte presentate, sei provengono da università meridionali. Sono inoltre previste altre 7 500 borse di dottorato, di cui i due terzi sono riservati a partenariati con imprese private al fine di incoraggiare l'assunzione di giovani lavoratori qualificati che hanno completato da poco la loro formazione. Altre 1 000 dovrebbero sviluppare progetti in partenariato con le pubbliche amministrazioni per introdurre progetti innovativi. Ciò potrebbe contribuire ad arrestare la fuga di cervelli registrata dall'Italia negli ultimi anni (Commissione europea, 2020). Tuttavia un aumento così consistente dei posti di dottorato (attualmente ne vengono banditi circa 10 000 all'anno) comporta il rischio che la qualità media dei candidati diminuisca, a meno che l'Italia non inizi a selezionare una quota maggiore di candidati stranieri.

7. Riferimenti

  • AlmaLaurea (2022). XXIV Indagine sul Profilo dei laureati 2021 – Rapporto 2022. Bologna.

  • Battistin E, Meroni E C (2016). Should we increase instruction time in low achieving schools? Evidence from Southern Italy. Economics of Education Review, 55 (December 2016), pp. 39-56. https://doi.org/10.1016/j.econedurev.2016.08.003

  • Biancardi D, Bratti M (2019). ‘The effect of introducing a Research Evaluation Exercise on student enrolment: Evidence from Italy,’ Economics of Education Review, vol. 69(C), pages 73-93.

  • Bratti M, Verzillo S (2019). ‘The ‘gravity’ of quality: research quality and the attractiveness of universities in Italy,’ Regional Studies, vol. 53(10), pages 1385-1396, October

  • Bratti M, Tindaro C, Lippo E, Nappi C A, Turri M (2021). ‘The effect of research evaluation exercises on research output: fifteen years of evidence from Italy,’ Politica economica, Società editrice il Mulino, issue 1, pages 13-42.

  • European Commission (2020). Education and training monitor, Volume 2, Italy.

  • European Commission (2021). Education and training monitor, Volume 2, Italy.

  • Fondazione Agnelli (2021). Rapporto scuola media 2021. https://scuolamedia.fondazioneagnelli.it/

  • Istat (2021) Nidi e servizi integrativi per la prima infanzia | anno educativo 2019/2020. https://www.istat.it/it/files/2021/11/REPORT_ASILI-NIDO-2019-2020.pdf

  • Kautz, T., et al. (2014), ‘Fostering and Measuring Skills: Improving Cognitive and Non-cognitive Skills to Promote Lifetime Success’, OECD Education Working Papers, No 110, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/5jxsr7vr78f7-en

Allegato I: fonti degli indicatori chiave

Indicatore Fonte
Partecipazione all'educazione della prima infanzia Eurostat (UOE), , educ_uoe_enra21
Discenti all'ottavo anno della scuola dell'obbligo con scarsi risultati in termini di competenze digitali IEA, ICILS
Quindicenni con scarsi risultati in lettura, matematica e scienze OECD (PISA)
Abbandono precoce dell'istruzione e della formazione Dati principali: Eurostat (IFL), edat_lfse_14 Dati per paese di nascita: Eurostat (IFL), edat_lfse_02
Esposizione dei diplomati dell'IFP all'apprendimento basato sul lavoro Eurostat (LFS), edat_lfs_9919
Completamento dell'istruzione terziaria Dati principali: Eurostat (IFL), edat_lfse_03 Dati per paese di nascita: Eurostat (IFL), edat_lfse_9912
Partecipazione degli adulti all'apprendimento I dati relativi a questo traguardo a livello di UE non sono disponibili. La raccolta dei dati inizia nel 2022. Fonte: IFL UE.
Indicatore di equità Calcoli della Commissione europea (Centro comune di ricerca) basati sui dati PISA 2018 dell'OCSE
Completamento dell'istruzione secondaria superiore Eurostat (LFS), edat_lfse_03
Spesa pubblica per l'istruzione in percentuale del PIL Eurostat (COFOG), gov_10a_exp
Spesa pubblica per l'istruzione come percentuale della spesa pubblica totale Eurostat (COFOG), gov_10a_exp

Allegato II: struttura del sistema di istruzione

Struttura del sistema di istruzione Struttura del sistema di istruzione
Fonte: Commissione europea/EACEA/Eurydice, 2022. Struttura dei sistemi di istruzione europei 2022/2023: Diagrammi schematici. Fatti e cifre di Eurydice. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea. Note: nel 2022 la legge n. 99 ha riformato gli istituti tecnici superiori (ITS), che hanno assunto la denominazione di "istituti tecnologici superiori (ITS Academy)". Oltre a corsi biennali di livello ISCED 5, tali istituti offrono ora programmi triennali di livello ISCED 6.

Si prega di inviare eventuali osservazioni o domande al seguente indirizzo e-mail:

EAC-UNITE-A2@ec.europa.eu 

Note

  • 1. Nel 2021 oltre un quinto degli italiani di età compresa tra 15 e 24 anni (21,9 %) non aveva un lavoro né seguiva un percorso scolastico o formativo, un dato ben al di sopra della media UE del 12,3 % (Eurostat).

  • 2. Le prove nazionali INVALSI misurano le competenze di italiano, matematica e inglese degli studenti al secondo, quinto, ottavo, decimo e tredicesimo anno della scuola dell'obbligo. Nel 2022 hanno partecipato alle prove oltre 2,4 milioni di studenti.

  • 3. Puglia (-4,3 punti percentuali) e Calabria (-3,8 punti percentuali).

  • 4. Fonte: ItaliaDomani, piano nazionale di ripresa e resilienza, https://italiadomani.gov.it/it/Interventi/investimenti/intervento-straordinario-finalizzato-alla-riduzione-dei-divari-territoriali-nei-cicli-I-e-II-della-scuola-secondaria-di-secondo-grado.html

  • 5. I servizi educativi per la prima infanzia sono tra i settori prioritari di intervento dei PAC (piani d'azione per la coesione) avviati nel 2012 dal ministero per lo Sviluppo e la coesione, d'intesa con la Commissione europea. Il successivo piano d'azione nazionale per il sistema integrato di educazione e istruzione da zero a sei anni (decreto legislativo 65/2017) ha stanziato ulteriori risorse a sostegno dei servizi per la prima infanzia, destinate soprattutto alle regioni meridionali.

  • 6. Le prove standardizzate sono somministrate annualmente dall'INVALSI. Gli studenti al secondo, quinto, ottavo, decimo e tredicesimo anno della scuola dell'obbligo sono sottoposti a prove di italiano, matematica e inglese (ad eccezione degli studenti al secondo e al decimo anno, che partecipano solo a prove di italiano e matematica).

  • 7. Per gli insegnanti della scuola dell'infanzia e della scuola primaria esiste già una laurea specifica in Scienze della formazione primaria.

  • 8. Legge 21 settembre 2022, n. 142.

  • 9. Ripartizione per livello di istruzione: scuola dell'infanzia: 6 148, scuola primaria: 12 713, scuola secondaria di primo grado: 6 086, scuola secondaria di secondo grado: 2 500.

  • 10. Nei corsi di laurea di primo livello, le donne rappresentano l'ampia maggioranza degli studenti nei settori dell'istruzione e della formazione (93,1 %), linguistico (85,1 %), psicologico (81,5 %), medico-sanitario (75,6 %) e dell'arte e del design (71,8 %). Al contrario, sono sottorappresentate in settori quali le TIC (13,7 %) e l'ingegneria industriale e dell'informazione (26,6 %). Nei corsi di laurea magistrale si riscontra una distribuzione analoga: vi è una forte prevalenza femminile nei settori dell'istruzione e della formazione (92,7 %), linguistico (85,8 %), psicologico (81,9 %) e dell'arte e del design (74,4 %); la presenza di donne rimane invece limitata nel settore delle TIC (18,5 %).

  • 11. Istruzione e formazione professionale: 53,9 %, scuole secondarie di secondo grado: 33,8 %.

  • 12. Secondo i risultati di un recente monitoraggio nazionale effettuato dall'INDIRE (2022), l'80 % dei diplomati presso gli ITS trova lavoro entro un anno dal conseguimento del diploma e il 91 % di essi svolge attività lavorative coerenti con la propria formazione.

  • 13. Le tasse universitarie si basano sul reddito.

Dettagli della pubblicazione

  • Numero di catalogoNC-AN-22-007-IT-Q
  • ISBN978-92-76-55896-5
  • ISSN2466-9997
  • DOI10.2766/630556

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