Relazione per paese

Italia

Pacchetto di strumenti per il monitoraggio - Italia

Istantanea

L'Italia compie progressi costanti verso la media UE per quanto riguarda la maggior parte degli indicatori relativi all'istruzione. Una notevole riduzione dell'abbandono scolastico precoce nell'ultimo decennio ha avvicinato il tasso di abbandono alla media UE e anche all'obiettivo dell'UE per il 2030. In media le competenze di base sono in linea con la media UE in lettura, scienze e matematica, le competenze digitali sono in rapido miglioramento e gli studenti italiani dimostrano solide competenze civiche. Uno dei principali ostacoli all'equità nell'istruzione è rappresentato da un profondo divario geografico nell'acquisizione di competenze. In linea con il piano per la ripresa e la resilienza (PRR), l'Italia attua una serie di misure per migliorare le competenze di base e ridurre le disparità educative, in particolare nelle regioni meridionali, dove una percentuale significativa di studenti è al di sotto delle soglie minime di competenza. Il tasso di istruzione terziaria sta migliorando, ma rimane tra i più bassi dell'UE e il tasso di occupazione dei diplomati dell'istruzione terziaria, pur essendo in crescita, è ancora notevolmente inferiore alla media dell'UE (Consiglio dell'UE, 2025). Negli ultimi anni l'Italia ha prestato una crescente attenzione all'istruzione STEM e il governo stanzia risorse significative nell'ambito del PRR per per renderle più accessibili. Un numero crescente di diplomati dell'istruzione terziaria lascia il paese alla ricerca di migliori prospettive occupazionali e di carriera, aggravando le prospettive demografiche negative dell'Italia.

1. Istruzione STEM

Negli ultimi anni l'Italia ha prestato una crescente attenzione all'istruzione STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e il governo stanzia risorse significative per renderle più accessibili con i fondi dell'UE. Nell'ambito del piano nazionale per la ripresa e la resilienza, 2,1 miliardi di EUR sono investiti nella fornitura di dispositivi digitali o nella creazione di laboratori digitali in 100 000 classi delle scuole primarie e secondarie. Inoltre il Programma nazionale Scuola e competenze 2021-2027 (FSE+/FESR) investe 150 milioni di EUR in laboratori professionali nelle scuole secondarie delle regioni meridionali. Nel 2023 sono state pubblicate nuove linee guida volte a rafforzare l'istruzione STEM a tutti i livelli scolastici. Tali orientamenti incoraggiano le scuole ad abbandonare i metodi di insegnamento prevalentemente orientati alla teoria adottando metodi maggiormente basati sull'esperienza e più vicini all'approccio sperimentale delle discipline STEM. Le linee guida prevedono un approccio interdisciplinare, volto a superare la struttura tradizionale del curriculum italiano, che tende a trattare le discipline STEM come materie distinte. A tal fine, il ministero dell'Istruzione e del merito (MIM) ha varato una piattaforma digitale per la condivisione di pratiche didattiche efficaci che contiene un catalogo di formazione di oltre 120 000 corsi, una rete di 28 centri di formazione e 50 poli STE(A)M incentrati sul miglioramento dell'istruzione STE(A)M attraverso strumenti digitali. Finora hanno partecipato oltre 800 000 educatori, dirigenti scolastici e personale di sostegno e il numero è destinato a crescere.

Programma il Futuro

Programma il Futuro è un'iniziativa avviata nel 2014 dal Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica (CINI) e dal ministero dell'Istruzione e del merito. Fornisce alle scuole una serie di strumenti semplici, efficaci e facilmente accessibili per formare gli studenti nei concetti di base delle scienze informatiche. L'Italia è stata uno dei primi paesi al mondo a sperimentare l'introduzione strutturale di concetti di base dell'informatica nelle scuole attraverso la programmazione con strumenti di facile utilizzo che non richiedono competenze informatiche avanzate. Nei primi nove anni di attuazione dell'iniziativa, gli studenti hanno completato oltre 1,5 miliardi di ore di attività, con la partecipazione di 3 milioni di studenti, 42 000 insegnanti e 7 400 scuole solo nel 2022/23. Riconosciuto come iniziativa di eccellenza europea per l'istruzione digitale dagli European Digital Skills Awards del 2016, il progetto fa parte dell'iniziativa Repubblica Digitale volta a ridurre il divario digitale e a promuovere l'alfabetizzazione tecnologica.

La partecipazione alle STEM nell'ambito dell'istruzione e formazione professionale (IFP) è relativamente elevata. In Italia nel 2023 il 44,4 % degli studenti IFP di medio livello era iscritto a discipline STEM. Tale percentuale supera la media UE pari al 36,3 % ed è prossima all'obiettivo dell'UE per il 2030 del 45 %. Tuttavia solo il 19,1 % di questi discenti era costituito da donne, il che, pur superando la media UE del 15,4 %, è ancora al di sotto dell'obiettivo dell'UE per il 2030 del 25 %. L'Italia sta allineando la formazione professionale alle esigenze del mercato del lavoro nei settori tecnologici. Il piano nuove competenze – transizioni finanziato dal PRR (marzo 2024) mira a ridurre gli squilibri tra domanda e offerta di competenze collegando meglio la formazione IFP alle esigenze del mercato del lavoro. Esso sostiene l'apprendimento basato sul lavoro e le microcredenziali e coinvolge il settore privato nella progettazione e nell'erogazione della formazione. La riforma degli istituti tecnici e professionali adottata nell'ambito del PRR si concentra sull'adeguamento dell'istruzione tecnica e professionale all'industria 4.0 e sul sostegno all'innovazione digitale, anche rafforzando i legami tra l'istruzione tecnica secondaria e terziaria con le accademie ITS.

La percentuale di studenti dell'istruzione terziaria iscritti alle discipline STEM è inferiore alla media UE, in particolare per quanto riguarda le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC). La percentuale di studenti dell'istruzione terziaria iscritti alle discipline STEM è stabile, attestandosi al 25 % nel 2023 (25,4 % nel 2017), al di sotto della media UE del 26,9 % e dell'obiettivo dell'UE per il 2030 del 32 %. Con una percentuale complessiva del 36,9 %, l'iscrizione delle donne alle discipline STEM è leggermente più vicina all'obiettivo proposto dell'UE del 40 %. Con l'8,8 %, la percentuale di studenti STEM iscritti nel settore delle TIC è la più bassa dell'UE (media del 20,3 %). Le donne rappresentano appena il 15,7 % delle iscrizioni nel settore delle TIC (20,3 % nell'UE). Tra coloro che hanno conseguito un diploma di istruzione terziaria nel 2023, solo il 22,4 % ha ottenuto una qualifica STEM, rispetto al 25,2 % dell'UE. La percentuale di donne laureate nei settori STEM (41 %) è superiore alla media UE (33,5 %). Nel complesso, la quota di laureati in discipline STEM per 1 000 abitanti di età compresa tra i 20 e i 29 anni era di 18,5 su 1 000 rispetto alla media UE di 23 su 1 000. L'Italia registra carenza di manodopera in settori quali l'edilizia, l'industria manifatturiera e le TIC, con un'elevata domanda di professionisti e tecnici STEM (Camussi et al., 2024).

Gli stereotipi di genere pervasivi incidono sulle scelte educative e professionali e possono scoraggiare le ragazze dallo studio di materie STEM, limitando ulteriormente il bacino di talenti disponibili. L'Italia si distingue per un ampio e crescente divario di genere nella matematica, a favore dei ragazzi, a tutti i livelli di istruzione. Questo divario non può essere spiegato unicamente in termini di capacità ed è probabile che derivi da una combinazione di fattori contestuali e istituzionali. Nel complesso le ragazze sono meno propense dei ragazzi a iscriversi a percorsi ad alta intensità di matematica, come gli istituti universitari scientifici o gli istituti tecnologici superiori, che portano maggiormente a seguire le discipline STEM nell'ambito dell'istruzione superiore (Evagorou et al., 2024). Anche tra coloro che conseguono i risultati migliori in scienze o matematica, i ragazzi sono due volte più propensi ad aspettarsi di lavorare in campo scientifico o ingegneristico all'età di 30 anni rispetto alle ragazze, mentre vale il contrario per le professioni sanitarie. Questo indica che il divario di genere in Italia nelle scienze esatte inizia ben prima dell'istruzione superiore ed è radicato nelle scelte di genere effettuate prima della fine della scuola secondaria inferiore (grado 8). Poiché la scuola secondaria superiore determina in modo significativo i futuri percorsi accademici e professionali (cfr. sezione 5), le politiche volte a colmare il divario di genere e a suscitare l'interesse delle ragazze nei confronti della scienza e della tecnologia dovrebbero riguardare i primi stadi di istruzione (Granato, 2023).

2. Educazione e cura della prima infanzia

La partecipazione all'educazione e cura della prima infanzia (ECEC) continua a crescere, ma non è ancora tornata ai livelli pre-pandemia. Nel 2023 il 93,5 % dei bambini di età compresa tra i tre anni e l'età di inizio dell'istruzione primaria obbligatoria era iscritto all'educazione e cura della prima infanzia, in linea con la media UE pari al 94,8 %. La partecipazione all'ECEC è aumentata di 2,5 punti percentuali dal 2021, ma rimane al di sotto dei livelli del 2019.

La percentualedi bambini di età inferiore ai tre anni inseriti in strutture formali di assistenza all'infanzia è in costante crescita. Nel 2024 la percentuale di bambini nella fascia di età 0-2 anni iscritti a strutture formali di assistenza all'infanzia ha raggiunto il 39,4 %, in aumento di 4,9 punti percentuali rispetto al 2023. Il tasso è in linea con la media UE del 39,2 % e si avvicina all'obiettivo nazionale di Barcellona del 41,7 % entro il 2030. Tale rapida ascesa è parzialmente riconducibile alla combinazione di politiche governative a sostegno delle famiglie e bassi tassi di natalità, che hanno determinato la riduzione del divario tra la domanda e l'offerta di strutture di assistenza all'infanzia. È dovuta anche in parte ai cambiamenti nella composizione interna della domanda, in quanto è dimostrato che le donne provenienti da un contesto migratorio hanno maggiori probabilità di utilizzare i servizi di assistenza diurna per i loro figli rispetto alle donne autoctone (Mussino e Ortensi, 2023). Nell'ambito del PRR si prevede che saranno disponibili oltre 150 000 posti per l'educazione e la cura della prima infanzia grazie a un investimento del valore di 3,2 miliardi di EUR. Nell'ambito del piano strutturale di bilancio a medio termine, l'Italia ha fissato l'obiettivo ambizioso di garantire la copertura dei costi di esercizio per i nuovi posti finanziati nell'ambito del PRR, rendendo nel contempo le tariffe più accessibili.

L'accesso all'ECEC dipende fortemente dal luogo di residenza. Vi sono grandi disparità nell'offerta di assistenza all'infanzia tra il nord e il sud e tra i grandi comuni urbani e i piccoli comuni periferici. Secondo i dati nazionali, i livelli di copertura (offerta di assistenza all'infanzia ogni 100 bambini residenti) variano da oltre il 40 % in Umbria, Emilia Romagna e Valle d'Aosta a meno del 12 % in Campania e Calabria. Tali differenze riflettono sia il divario socioeconomico tra nord e sud sia le differenze strutturali tra queste zone (Argentin et al., 2017) in termini, ad esempio, di partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

La partecipazione all'assistenza formale all'infanzia varia notevolmente a seconda del contesto socioeconomico. I tassi di partecipazione dei bambini di età compresa tra 0 e 2 anni aumentano con il reddito familiare e il livello di istruzione e la situazione occupazionale dei genitori (ISTAT, 2023). All'estremità inferiore dello spettro socioeconomico, solo il 18 % dei bambini a rischio di povertà o di esclusione sociale (AROPE) è iscritto all'assistenza formale all'infanzia, rispetto al 46 % dei bambini del gruppo non AROPE. Ciò riduce la capacità dell'ECEC di compensare gli svantaggi.

Esistono forti disparità nelle risorse pubbliche destinate all'assistenza all'infanzia, sia a livello locale che centrale. La spesa complessiva dei comuni per i servizi educativi per la prima infanzia a favore di un bambino di età inferiore ai tre anni in media varia da 1 520 EUR nell'Italia centrale a 282 EUR al sud. I residenti nelle zone più svantaggiate, che hanno una maggiore concentrazione di famiglie in situazioni di povertà, beneficiano pertanto di minori risorse pubbliche da parte delle amministrazioni locali. Il governo sta affrontando gli squilibri regionali nella partecipazione e nella fornitura di servizi. Secondo stime recenti, basate sullo stato di avanzamento dei lavori osservato, tutte le regioni (tranne Campania e Sicilia) dovrebbero raggiungere l'obiettivo di copertura del 33 % entro il 2026 (UPB, 2025).

3. Istruzione scolastica e competenze di base

L'abbandono scolastico precoce continua a diminuire, ma permangono ampi divari tra le regioni, i gruppi di popolazione e i generi. Nel 2024 la percentuale di giovani, di età compresa tra i 18 e i 24 anni, che hanno abbandonato l'istruzione e la formazione (ELET) è scesa al 9,8 % (UE: 9,3 %), rispetto al 15 % del 2014. Ciò mette l'Italia sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo ELET dell'UE inferiore al 9 % entro il 2030. Tuttavia un'analisi dei dati per area mostra tassi ELET superiori al 10 % nel sud (11,3 %) e nelle isole (15 %), mentre le restanti macrozone hanno già raggiunto e superato l'obiettivo dell'UE. Anche il tasso per le persone nate all'estero è diminuito rispetto al 2023, passando dal 25,5 % al 21,3 %, avvicinandosi alla media UE (19,5 %). Tuttavia rimane molto superiore a quello delle persone nate in Italia (8,7 %), in particolare per coloro nati al di fuori dell'UE (23,4 % rispetto alla media UE del 20 %). In termini di divario di genere, un miglioramento nel tasso di abbandono scolastico precoce per le donne (0,5 punti percentuali) ha ampliato un divario già ampio a loro favore (5,1 punti percentuali rispetto alla media UE di 3,2 punti percentuali).

Figura 1: giovani che hanno abbandonato precocemente l'istruzione e la formazione (fascia di età 18-24 anni) 2015-2024

Fonte: Eurostat, LSE, edat_lfse_16.

Con una netta tendenza al ribasso dell'abbandono scolastico precoce, l'attenzione si sta spostando sempre più verso il miglioramento delle competenze di base, in particolare al sud. Il Consiglio dell'Unione europea ha adottato una raccomandazione specifica per l'Italia nell'ambito del semestre europeo 2025 al fine di "migliorare i risultati nell'istruzione, con particolare attenzione agli studenti svantaggiati, anche rafforzando le competenze di base" (Consiglio dell'UE, 2025). Il profondo divario geografico dell'Italia nell'acquisizione di competenze è uno dei principali ostacoli all'equità nell'istruzione. In linea con il PRR, il MIM ha lanciato Agenda Sud, un'iniziativa volta a migliorare le competenze di base e a ridurre le disparità educative nelle regioni meridionali, dove una percentuale significativa di studenti scende al di sotto delle soglie minime di competenza. Agenda Sud mira inoltre a combattere l'abbandono scolastico precoce a partire dall'istruzione primaria, promuovendo le pari opportunità in tutto il paese. Attuato negli anni scolastici 2024/25 e 2025/26 e parzialmente finanziato dalle risorse del PRR, il piano si concentra sull'alfabetizzazione (distinguendo tra italiano per madrelingua e non madrelingua), sulle competenze matematiche e sulle competenze in lingua inglese. Il limite per le candidature alla partecipazione al secondo anno da parte delle scuole primarie era febbraio 2025. Anche le scuole secondarie, già finanziate nel primo anno, hanno potuto presentare una nuova candidatura. Hanno partecipato circa 2 000 scuole, di cui 245 individuate come "critiche" dall'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi) sulla base dei dati sulle prestazioni degli studenti. Tali scuole potevano beneficiare di un sostegno supplementare, ad esempio personale docente supplementare, orari scolastici prolungati ed esperti esterni. Attualmente non esiste un quadro di valutazione formale per valutare l'efficacia dell'iniziativa. L'unico monitoraggio disponibile si riferisce alle statistiche descrittive del primo anno di candidature da parte delle scuole primarie, compresi i tassi di partecipazione, la distribuzione geografica e le competenze mirate.

Gli studenti italiani dimostrano forti competenze civiche. Nello studio IEA ICCS del 2022, i discenti italiani all'ottavo anno della scuola dell'obbligo hanno ottenuto un punteggio superiore alla media UE (523 punti rispetto a 511), con i risultati delle ragazze nettamente superiori a quelli dei ragazzi. In particolare, l'83 % degli studenti italiani ha convenuto che la democrazia rimane la migliore forma di governo, rispetto alla media internazionale del 74 %. Hanno inoltre espresso atteggiamenti più positivi nei confronti della parità di genere e della parità di diritti per tutti i gruppi (INVALSI, 2023). Studenti e insegnanti hanno mostrato opinioni strettamente allineate sulle priorità civiche.

Le competenze digitali degli alunni stanno migliorando rapidamente. Nell'International Computer and Information Literacy Study (ICILS) del 2023, i risultati dei discenti italiani all'ottavo anno della scuola dell'obbligo sono migliorati di 30 punti rispetto al 2018 (Caponera e Di Chiacchio, 2024), l'aumento più elevato tra i paesi partecipanti (INVALSI, 2023). La percentuale di studenti con risultati insufficienti è diminuita di 17 punti percentuali, ma rimane al di sopra della media UE (46 % rispetto al 43 % dell'UE) e dell'obiettivo di meno del 15 % a livello dell'UE per il 2030.

Il governo ha introdotto un meccanismo di valutazione dei dirigenti scolastici. A partire dall'anno scolastico 2024/2025, i dirigenti scolastici saranno sottoposti a valutazioni periodiche per valutare le loro competenze professionali. Il risultato sarà collegato a una compensazione basata sui risultati. L'introduzione del nuovo sistema conclude un processo iniziato quasi dieci anni fa nell'ambito della riforma scolastica del 2015. I ritardi nella sua attuazione riflettono la necessità di sviluppare un sistema di valutazione ampiamente condiviso tra tutte le parti interessate. Il suo completamento indica un rinnovato impegno a favore della responsabilità professionale e può influenzare una più ampia adozione delle pratiche di valutazione tra gli insegnanti.

4. Istruzione e formazione professionale

Negli ultimi anni sono state attuate importanti misure, ma ulteriori sforzi potrebbero rendere l'IFP più attraente e allineare ulteriormente i programmi alle esigenze del mercato del lavoro. La percentuale di alunni che seguono un'istruzione di livello medio e frequentano programmi a orientamento professionale (51,3 % nel 2023) è diminuita costantemente nell'ultimo decennio (-7,8 punti percentuali rispetto al 2013). In Italia pochi neodiplomati dell'IFP hanno sperimentato un apprendimento basato sul lavoro (24,7 % nel 2024, rispetto a una media UE del 65,2 %). Il tasso di occupazione dei neodiplomati dell'IFP è aumentato in linea con le tendenze generali dell'occupazione, ma, attestandosi al 63,7 % nel 2024, è tra i più bassi dell'UE (media dell'80,0 %). Il Decreto Lavoro 2023 promuove l'allineamento alle esigenze del mercato del lavoro introducendo percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento che consentono ai giovani di acquisire le competenze più richieste. Migliora inoltre la trasparenza e l'accesso alla certificazione, convalidando le competenze non formali e informali e promuovendo la crescita professionale e l'occupabilità. Attraverso il PRR l'Italia ha riformato il sistema IFP nel 2022, con l'obiettivo di aumentare il coinvolgimento del settore privato nell'istruzione e formazione professionale. Il decreto legge 9 settembre 2025, n. 127 illustra la volontà del governo italiano di valorizzare l'apprendimento basato sul lavoro, ora denominato "Formazione Scuola-Lavoro", rafforzando il legame tra la scuola e il mondo del lavoro.

L'Italia sta rafforzando il proprio sistema IFP attraverso riforme e strumenti digitali. Nel 2024 l'Italia ha compiuto progressi nell'attuazione del quadro nazionale delle qualifiche (NQF), aggiornato nel 2022 per migliorare la trasparenza e il coordinamento tra i sistemi di apprendimento permanente (Cedefop e ReferNet, 2025). L'Italia ha inoltre iniziato a sviluppare una piattaforma digitale nell'ambito del progetto ToNQFit Erasmus per sostenere le procedure di riferimento e creare un registro delle qualifiche collegato a Europass. Un nuovo decreto ha chiarito le responsabilità nel sistema nazionale di certificazione e promosso la convalida delle competenze acquisite al di fuori dell'istruzione formale. Parallelamente è stata lanciata la piattaforma SIISL, che offre servizi su misura per la ricerca di lavoro, la formazione e lo sviluppo delle competenze.

5. Istruzione terziaria

Sebbene la percentuale di diplomati dell'istruzione terziaria sia aumentata costantemente nell'ultimo decennio, l'Italia rimane in ritardo rispetto al resto dell'UE. Nel 2024 il 31,6 % delle persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni possedeva un diploma di istruzione terziaria, in aumento rispetto al 24,2 % del 2014. Nonostante questo significativo miglioramento, l'Italia presenta ancora uno dei tassi più bassi di istruzione terziaria e il divario con l'UE rimane ampio (figura 2). La percentuale di donne in possesso di un diploma di istruzione terziaria è superiore a quella degli uomini (38,5 % contro 25 %). Il tasso di istruzione terziaria è particolarmente basso tra le persone nate all'estero, siano esse nate nell'UE (16,4 %) o al di fuori di essa (14,1 %). Ciò riflette le continue difficoltà nell'includerle nel sistema di istruzione e nell'attrarre dall'estero persone altamente qualificate.

Figura 2: tasso di istruzione terziaria, Italia e UE (%) 2015 - 2024

Fonte: Eurostat, LSE, edat_lfse_03.

Il sistema italiano di tracciamento secondario superiore influenza fortemente le transizioni post-secondarie. Oltre il 70 % degli studenti delle scuole secondarie generali (licei) si iscrive all'istruzione superiore, rispetto a meno del 15 % di coloro che frequentano percorsi professionali. Le disuguaglianze nell'iscrizione e nel completamento dell'istruzione superiore sono evidenti, con un divario di iscrizione del 77 % tra gli studenti provenienti da famiglie con istruzione universitaria e quelli i cui genitori hanno al massimo un'istruzione secondaria (Fondazione Unicredit, 2025). I tassi di abbandono durante l'istruzione terziaria aumentano ulteriormente il divario. Le ricerche indicano che tale disparità è dovuta solo in parte a vincoli finanziari ed è più profondamente radicata nella mancanza di capitale culturale nelle famiglie più svantaggiate dal punto di vista socioeconomico. Di conseguenza, le attuali politiche incentrate sull'aumento delle borse di studio potrebbero non essere sufficienti per migliorare l'accesso e il completamento dell'istruzione superiore.

Si prevede di riformare le procedure di accesso, valutazione e assunzione del personale universitario di insegnamento e ricerca. La proposta si discosta dall'attuale sistema di abilitazione scientifica nazionale, criticato per il fatto di funzionare come un diritto di stabilità de facto e di generare aspettative irrealistiche tra i candidati. Il nuovo modello introduce una piattaforma informatica centralizzata gestita dal ministero dell'Università e della ricerca (MUR), che consente ai candidati di autocertificare l'idoneità sulla base della produttività scientifica. L'assunzione di personale sarà delegata alle università. La riforma mira ad affrontare un numero eccessivo di persone qualificate, inefficienze nelle assunzioni strategiche e procedure di valutazione duplicate. Mira inoltre a promuovere la mobilità accademica e a ridurre l'insularità istituzionale.

L'accesso ai titoli di studio in medicina è in fase di liberalizzazione. A partire dall'anno accademico 2025/26, l'ammissione al primo anno dei corsi universitari in medicina, odontoiatria e scienze veterinarie non è più subordinata al superamento di un test nazionale di ammissione e il numero di posti non è più fissato in anticipo. La selezione effettiva è rinviata al secondo semestre, in cui un numero limitato di studenti sarà ammesso sulla base dei risultati accademici ottenuti nel primo semestre. L'ammissione si baserà sul fabbisogno di personale del sistema sanitario nazionale. La riforma mira a sostituire una prova di selezione con una formazione universitaria interna della durata di un semestre in chimica, fisica e biologia, seguita da un processo di selezione. Questo approccio mira a garantire non solo l'apertura, ma anche le pari opportunità per gli studenti che aspirano a conseguire un diploma di laurea in medicina.

Le scarse prospettive occupazionali portano un numero crescente di laureati a trasferirsi all'estero. Il tasso di occupazione dei neodiplomati dell'istruzione terziaria (da uno a tre anni) ha continuato a crescere nel 2024, ma rimane tra i più bassi dell'UE, attestandosi al 77,8 % (UE 86,7 %). Secondo i dati nazionali, tra il 2014 e il 2023 più di un milione di italiani si sono trasferiti all'estero, di cui 367 000 di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Di questi, quasi 146 000 (39,7 %) possedevano titoli di studio terziari. Nello stesso periodo, invece, solo 113 000 giovani sono tornati in Italia, di cui poco più di 49 000 diplomati dell'istruzione terziaria, con una conseguente perdita netta di 97 000 giovani adulti altamente qualificati. Solo nel 2023, 21 000 diplomati dell'istruzione terziaria di età compresa tra i 25 e i 34 anni si sono trasferiti all'estero, il 21,2 % in più rispetto all'anno precedente. La percentuale di diplomati dell'istruzione terziaria tra i giovani espatriati è passata da circa un terzo nel 2014 a poco più del 50 % nel 2023, a dimostrazione di un cambiamento strutturale in atto. Tali sviluppi si verificano in concomitanza con il declino demografico italiano, il più grave in Europa, con una riduzione della popolazione in età lavorativa (15-64 anni) di quasi 6 milioni entro il 2050.

6. Competenze e apprendimento degli adulti

La partecipazione all'apprendimento degli adulti è diminuita. Allo stesso tempo il divario tra il tasso di partecipazione degli adulti scarsamente qualificati e quello degli adulti altamente qualificati si è ampliato: 10,3 % contro il 60,2 %. L'Italia, insieme a Malta, è il paese europeo con la maggiore disparità tra adulti scarsamente qualificati e altamente qualificati. Il Consiglio dell'Unione europea ha adottato una raccomandazione specifica per paese affinché l'Italia continui "a promuovere l'IFP post-secondaria e la formazione sul lavoro nei comparti ad alta domanda per soddisfare il fabbisogno di competenze a breve termine, rafforzando nel contempo l'apprendimento degli adulti tramite l'espansione dell'apprendimento sul lavoro nei comparti ad alta crescita" (Consiglio dell'UE, 2025).

Le recenti risposte politiche proseguono le principali iniziative introdotte durante la pandemia. Proseguono gli sforzi per conseguire gli obiettivi di politica attiva del mercato del lavoro attuati attraverso la riforma che ha introdotto la garanzia di occupabilità per i lavoratori, che dovrebbe formare 800 000 lavoratori, e l'indennità di formazione e sostegno all'occupazione. Il Fondo nuove competenze è stato rifinanziato per la terza volta, coprendo parte delle retribuzioni, dei contributi previdenziali e delle spese di formazione dei lavoratori in formazione. Le riforme sono attuate principalmente nel quadro del PRR. L'ultima riforma è il nuovo piano nuove competenze – transizioni, adottato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che promuove l'analisi e le previsioni del mercato del lavoro, con particolare attenzione alle competenze verdi e digitali.

L'Italia dovrebbe avere almeno 6 milioni di nuovi discenti adulti entro il 2030 per conformarsi agli obiettivi dell'UE. Per raggiungere questo obiettivo, le strategie pubbliche devono passare dal finanziamento di alcune opportunità di apprendimento alla promozione degli investimenti nell'apprendimento da parte delle imprese e dei cittadini. Tale obiettivo potrebbe essere conseguito introducendo misure che aumentino la qualità e l'efficacia delle opportunità di apprendimento degli adulti, rafforzino gli incentivi fiscali e potenzino il sostegno al diritto individuale all'apprendimento.

Riferimenti

Dettagli della pubblicazione

  • Numero di catalogoNC-01-25-134-IT-Q
  • ISBN978-92-68-29403-1
  • ISSN2466-9997
  • DOI10.2766/6241913

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