L'Unione Europea nel 2015
L'UE nel 2015
Volete sapere cosa ha realizzato l'UE nel 2015? Quali progressi ha compiuto rispetto alle sue priorità? Le misure adottate per promuovere l'occupazione, la crescita e gli investimenti? Il ruolo svolto nella conclusione dell'accordo sul clima di Parigi? Come ha gestito la crisi dei rifugiati? E come è riuscita a creare vantaggi per i cittadini dell'Unione? Potete trovare le risposte a tutte queste domande, e altro ancora, consultando "L'UE nel 2015".
Premessa
Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, tiene il suo discorso sullo stato dell’Unione per il 2015 al Parlamento europeo, Strasburgo, 9 settembre 2015.
All’inizio del mio mandato, nel novembre 2014, avevo promesso un nuovo inizio per l’Europa e avevo annunciato che la Commissione si sarebbe concentrata su dieci priorità politiche: le grandi sfide cui devono far fronte la nostra economia e la nostra società. Il 2015, infatti, primo anno del nostro mandato, è stato un anno in cui il mondo ha osservato attentamente l’UE e il modo in cui essa ha affrontato una serie di crisi.
In gennaio e in novembre Parigi è stata vittima di terrificanti attacchi terroristici. Insieme agli Stati membri abbiamo dovuto ridurre il rischio che attentati così brutali diventassero un fenomeno ricorrente. L’agenda europea sulla sicurezza, che era stata adottata in aprile, stabilisce le modalità con cui l’UE contribuisce a una strategia più efficace e coordinata di lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata e la criminalità informatica. Nell’ambito del programma, in dicembre la Commissione europea ha presentato una serie di misure per intensificare la lotta al terrorismo e al traffico illegale di armi da fuoco e di esplosivi. Gli Stati membri hanno inoltre raggiunto un accordo sulla proposta della Commissione relativa a un sistema di codice di prenotazione (passenger name record) dell’UE. Ciò consentirà di assicurare che i vettori aerei forniscano agli Stati membri i dati relativi ai passeggeri in arrivo o in partenza dall’UE, un elemento importante della politica di sicurezza dell’UE.
Parallelamente, nel 2015 il nostro continente è stato testimone del più ampio flusso migratorio dalla seconda guerra mondiale, poiché centinaia di migliaia di profughi provenienti da zone di conflitto hanno iniziato ad arrivare in Europa. Oltre un milione di persone hanno affrontato un viaggio lungo e pericoloso, la maggior parte in fuga dalla guerra e dal terrorismo in Afghanistan, Eritrea, Libia e Siria.
Quest’anno la Commissione ha presentato una politica globale in materia di migrazione e ha adottato provvedimenti immediati per gestire la crisi. Abbiamo triplicato la nostra presenza nel Mar Mediterraneo, contribuendo a salvare vite umane. Abbiamo contrastato le reti criminali di passatori e trafficanti. Sotto la leadership della Commissione, gli Stati membri hanno stabilito di comune accordo norme sul trasferimento e sul reinsediamento di centinaia di migliaia di persone in evidente necessità di protezione internazionale. Negli Stati membri più colpiti, le agenzie dell’UE continuano ad aiutare le autorità nazionali, spesso oberate, a identificare ed esaminare i migranti in entrata e a raccogliere le loro impronte digitali, ad accelerare il trattamento dei richiedenti asilo e a coordinare il rimpatrio di quanti non soddisfano le condizioni per ricevere protezione. L’UE ha inoltre mobilitato miliardi di euro per aiutare i rifugiati che avevano già raggiunto le nostre coste e quelle dei paesi vicini, mentre sono stati raddoppiati gli sforzi per combattere i trafficanti e smantellare i gruppi coinvolti nella tratta di esseri umani. A Bruxelles, in ottobre, 11 paesi hanno concordato un programma in 17 punti volto a rendere graduali, controllati e ordinati i flussi migratori sulla rotta dei Balcani occidentali, mentre in novembre, a La Valletta, è stato avviato un Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa, per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare che costringe le persone a fuggire verso altri paesi: povertà, guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani e catastrofi naturali.
È evidente che la crisi dei rifugiati non si risolverà da sola. La crisi ha puntato i riflettori sulle esigenze immediate e ha anche messo in evidenza molti limiti della politica migratoria dell’Unione e degli strumenti a sua disposizione. Ciononostante, dobbiamo proseguire i nostri sforzi per affrontare la crisi e lo faremo. Noi europei dovremmo ricordare bene che l’Europa è un continente in cui quasi ciascuno in passato è stato un rifugiato. La nostra storia comune è caratterizzata da milioni di europei in fuga da persecuzioni religiose o politiche, dalla guerra, dalla dittatura e dall’oppressione.
All’inizio di quest’anno abbiamo vissuto un periodo difficile, durante il quale è stata messa in discussione la permanenza della Grecia all’interno della zona euro. Dopo mesi di trattative e molti momenti difficili, in agosto è stato infine convenuto un nuovo programma di sostegno alla stabilità della Grecia. Non ho mai dubitato del fatto che avremmo trovato una soluzione: adottare l’euro è una decisione irrevocabile e tutti i membri agiscono di concerto per farla funzionare. L’impatto della crisi greca continua a farsi sentire nella zona euro e in tutta l’economia e la società europee; vorrei tuttavia che ogni governo greco, passato, presente e futuro, rispetti il programma che abbiamo concordato.
La crisi finirà quando in Europa tornerà la piena occupazione. Attualmente nell’Unione europea i disoccupati sono più di 23 milioni, una cifra inaccettabile. Vi è una chiara esigenza di investire in Europa nelle fonti di occupazione e crescita, in particolare nel nostro mercato unico, e di completare la nostra unione economica e monetaria al fine di creare le condizioni per una ripresa duratura. Abbiamo agito su entrambi i fronti.
Ad esempio, il piano di investimenti da 315 miliardi di euro è ora attivo e funzionante e dovrebbe consentire di creare oltre 2 milioni di posti di lavoro. I primi progetti sono già stati avviati e molti altri seguiranno. Al tempo stesso stiamo ottimizzando il nostro mercato unico per creare più opportunità per i cittadini e le imprese nei 28 Stati membri. Grazie a progetti come il mercato unico digitale, l’unione dei mercati dei capitali e l’unione dell’energia, stiamo riducendo gli ostacoli alle attività transfrontaliere, stimolando nel contempo l’innovazione, collegando i talenti presenti e offrendo una più ampia scelta di prodotti e di servizi.
In giugno ho presentato, insieme ai presidenti delle altre principali istituzioni dell’UE, una relazione sul completamento dell’unione economica e monetaria. I cinque presidenti coinvolti hanno concordato una tabella di marcia che dovrebbe consentirci di stabilizzare la zona euro entro l’inizio del 2017 per passare poi, sulla base di una rinnovata convergenza delle nostre economie, dalla resistenza alla crisi a nuove prospettive di crescita. È stata una decisione politica audace per guardare al futuro, oltre la crisi greca.
Nel mese di dicembre l’Unione europea e i suoi Stati membri hanno contribuito in maniera determinante all’intermediazione dell’accordo storico di Parigi, in cui 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale giuridicamente vincolante sul clima mondiale. L’accordo definisce un piano d’azione globale volto a evitare cambiamenti climatici pericolosi limitando il riscaldamento globale al di sotto di 2 °C e guiderà il mondo nel passaggio all’energia pulita: un successo per l’Unione europea. Per molto tempo l’Europa è stata il leader mondiale degli interventi a favore del clima: l’accordo di Parigi riflette ora le nostre ambizioni a livello mondiale.
Molto resta ancora da dire e maggiori dettagli sono forniti nella relazione, ma elencando le principali sfide che abbiamo dovuto affrontare negli ultimi 12 mesi sono giunto a una conclusione inevitabile: per riuscire a far fronte alla crisi dei rifugiati, alla crisi economica o alle sfide di politica estera vi è un unico modo, la solidarietà. Possiamo avere successo solo in quanto Unione. Insieme siamo più forti rispetto alle sfide che dobbiamo affrontare. È ora di avere un po’ più di fiducia nella capacità dell’Europa di fornire soluzioni collettive a problemi sentiti in modo grave e indipendente da ogni Stato membro.
Al termine di un anno difficile, durante il quale la natura stessa dell’Unione europea è stata messa in discussione, è importante che noi europei ricordiamo che l’Europa rappresenta un luogo di stabilità per i popoli del Medio Oriente, dell’Africa e di altre parti del mondo. Questo è un aspetto di cui andare fieri.
Jean-Claude Juncker
Capitolo 1
Il rilancio dell’occupazione, della crescita e degli investimenti
«La mia prima priorità come presidente della Commissione sarà rafforzare la competitività in Europa e incoraggiare gli investimenti finalizzati alla creazione di nuovi posti di lavoro».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
Una delle principali priorità nel 2015 era far ripartire la crescita dell’UE e aumentare il numero di posti di lavoro e l’importo degli investimenti senza creare nuovo debito. La Commissione ha presentato proposte di riforme strutturali e ha promosso la gestione responsabile delle finanze. Al fine di ripristinare i livelli di investimento nell’economia dell’UE, la Commissione ha avviato il piano di investimenti per l’Europa, comprendente nuovi strumenti finanziari, in cooperazione con la Banca europea per gli investimenti. Il piano è stato approvato in tempi record dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea ed è stato creato un nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici. Il Fondo comprende un importo iniziale di 21 miliardi di euro di risorse dell’UE e dovrebbe comportare investimenti 15 volte maggiori grazie a un effetto moltiplicatore, provocando in tal modo investimenti di oltre 315 miliardi di euro.
I fondi strutturali e di investimento europei, con un bilancio di 454 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, hanno investito nei settori prioritari dell’UE nel corso dell’anno. Gli investimenti nelle risorse umane sono proseguiti nell’ambito dei programmi operativi a titolo del Fondo sociale europeo, per un valore di 86,4 miliardi di euro, e l’UE ha inoltre anticipato un miliardo di euro per accelerare l’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile, che aiuta i giovani a trovare un posto di lavoro.
Si sono svolti intensi negoziati a livello dell’UE riguardo all’attuale situazione economica e finanziaria della Grecia. In luglio la Commissione ha avviato un piano di occupazione e crescita a favore della Grecia, che mobilita fino a 35 miliardi di euro di sostegno fino al 2020. Successivamente, nel mese di agosto, i negoziati sono stati conclusi con successo e un terzo programma di aggiustamento economico per la Grecia è stato firmato dalla Commissione, che agisce a nome del meccanismo europeo di stabilità. L’accordo ha consentito alla Grecia di allontanarsi dall’orlo dell’insolvenza e di salvaguardare il suo futuro nella zona euro e ha creato i presupposti per mobilitare fino a 86 miliardi di euro in assistenza finanziaria fino al 2018, collegati ai progressi compiuti dalla Grecia nell’attuare le riforme concordate.
Il piano di investimenti per l’Europa
L’approccio integrato in materia di politica economica si fonda su tre pilastri principali: rilancio degli investimenti, accelerazione delle riforme strutturali e perseguimento di una politica di bilancio responsabile. Questi tre fattori devono agire insieme affinché l’UE possa riprendere la strada per la crescita. Nel 2015 l’UE ha compiuto progressi su tutti e tre i fronti.
Il piano di investimento è incentrato su tre filoni sinergici.
- Mobilitare almeno 315 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nei prossimi tre anni, massimizzare l’impatto delle risorse pubbliche e sbloccare gli investimenti privati. Il principale strumento per raggiungere tale obiettivo è il Fondo europeo per gli investimenti strategici.
- Garantire che gli investimenti aggiuntivi raggiungano l’economia reale. I principali strumenti per conseguire questo obiettivo sono il polo europeo di consulenza sugli investimenti e il portale dei progetti di investimento europei.
- Migliorare il contesto per gli investimenti a livello dell’UE e dei singoli Stati membri. Si sta lavorando per affrontare gli ostacoli a livello di UE e di mercato unico e le difficoltà di investimento di tipo normativo e non normativo a livello nazionale.
Nel novembre 2014 la Commissione ha annunciato la creazione di un nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici. Nei primi mesi del 2015 il Parlamento ha lavorato intensamente per analizzare le proposte della Commissione e proporre miglioramenti. In un trialogo svoltosi alla fine di maggio il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo di compromesso sulla proposta di regolamento. I negoziati del trialogo si sono conclusi a tempo di record, il che ha consentito al Fondo di iniziare già a concedere prestiti per progetti in giugno.
Il Fondo europeo per gli investimenti strategici offre garanzie a sostegno dei progetti finanziati con il gruppo Banca europea per gli investimenti. I suoi interventi si concentrano su due ambiti principali: infrastruttura e innovazione (gestiti dalla Banca europea per gli investimenti) e piccole e medie imprese (gestiti dalla Banca europea per gli investimenti e dal Fondo europeo per gli investimenti). I prestiti possono essere elargiti anche alle regioni. Il Fondo è accompagnato dal polo europeo di consulenza sugli investimenti e dal portale dei progetti di investimento europei. Il polo sostiene lo sviluppo e il finanziamento di progetti di investimento, offre un punto di contatto unico per consulenza e orientamento e fornisce una piattaforma per lo scambio di conoscenze. Le sue attività di sostegno dei promotori di progetti sono iniziate in settembre. Il portale è un portale web sicuro accessibile al pubblico, sul quale i progetti con base nell’UE possono farsi conoscere da potenziali investitori. Sarà avviato nel 2016.
Nel corso dell’anno il vicepresidente della Commissione Jyrki Katainen ha avviato una campagna itinerante a livello di UE per promuovere il piano di investimenti per l’Europa, illustrando le nuove opportunità che si presentano a tutte le parti interessate (governi, investitori, imprese e autorità regionali, sindacati e comunità).
I 28 Stati membri hanno tutti approvato il Fondo europeo per gli investimenti strategici. Nel 2015 nove Stati membri si sono impegnati a contribuire al Fondo con più di 40 miliardi di euro e anche la Cina ha manifestato la sua intenzione di contribuire.
Gli investimenti sostenuti dal Fondo sono destinati allo sviluppo delle infrastrutture (banda larga, reti energetiche e trasporti), all’istruzione, alla ricerca e all’innovazione, alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica, all’ambiente e all’efficienza delle risorse, all’infrastruttura sociale e ai servizi sanitari nonché al sostegno delle piccole imprese.
Nell’ambito del terzo pilastro del piano di investimenti la Commissione ha iniziato ad affrontare vari ostacoli agli investimenti a livello dell’UE e del mercato unico, operando su diversi fronti: nell’ambito dei lavori in corso relativi all’unione dei mercati dei capitali (ad esempio, le modifiche della direttiva solvibilità II), della strategia per il mercato unico (ad esempio, appalti pubblici), del mercato unico del digitale, dell’unione dell’energia, del programma «Legiferare meglio» e di altre iniziative politiche. Affrontare le difficoltà di investimento di tipo normativo e non normativo sarà anche una delle priorità del semestre europeo 2016. Nel contesto del semestre europeo la Commissione ha avviato un dialogo con gli Stati membri per identificare i problemi e gli interventi prioritari per risolverli. Per conseguire gli ambiziosi obiettivi del terzo pilastro, proporre agli Stati membri riforme concrete e seguirne l’attuazione, tutti i servizi della Commissione (compreso il servizio di assistenza per le riforme strutturali) lavoreranno in stretta collaborazione con gli Stati membri.
A gennaio 2016 il Fondo aveva già erogato finanziamenti per 2,8 miliardi di euro a favore di 21 progetti della categoria infrastruttura e innovazione, che si prevede diano luogo a circa 13,3 miliardi di euro di investimenti totali. Nel settore delle piccole e medie imprese il Fondo ha già erogato finanziamenti per 1,5 miliardi di euro a favore di 66 progetti, che si prevede diano luogo a circa 21 miliardi di euro di investimenti totali.
Politica economica e di bilancio
Oltre agli investimenti, le economie dell’UE necessitano di una sana gestione delle finanze pubbliche e riforme strutturali che le riportino nella giusta direzione.
Il coordinamento delle politiche economiche dell’UE è organizzato ogni anno in un ciclo denominato semestre europeo. Il semestre in corso è iniziato con l’analisi annuale della crescita per il 2015, pubblicata alla fine del 2014, in cui la Commissione ha definito le priorità politiche per l’UE e i suoi Stati membri. Nel semestre sono state seguite tre tematiche interconnesse: rilancio degli investimenti, accelerazione delle riforme strutturali e perseguimento di una politica di bilancio responsabile. Nel 2015, grazie ai miglioramenti apportati al ciclo della politica economica del semestre europeo, sono stati semplificati gli output della Commissione e ridotti gli obblighi di rendicontazione per gli Stati membri. I miglioramenti hanno anche reso il processo più aperto e multilaterale. Il concetto di flessibilità nel rispetto delle regole del patto di stabilità e di crescita è stato precisato per rafforzare il legame positivo tra riforme strutturali, investimenti e responsabilità di bilancio. In maggio la Commissione ha proposto raccomandazioni specifiche per paese per ogni Stato membro, nonché per l’intera zona euro, approvate dal Consiglio europeo di giugno. In luglio il Consiglio ha adottato la serie definitiva di raccomandazioni specifiche per paese.
In febbraio, nel quadro del semestre europeo, la Commissione ha pubblicato esami approfonditi per valutare gli squilibri macroeconomici e gli squilibri eccessivi in 16 Stati membri. In taluni Stati membri permangono rischi elevati. La Commissione ha pertanto rinnovato il suo invito ad affrontare gli ostacoli alla crescita rafforzando le riforme strutturali e gli investimenti nell’ammodernamento e nello sviluppo delle infrastrutture. Queste misure dovrebbero essere affiancate da un’adeguata combinazione di politiche nella zona euro per favorire un clima di fiducia, contribuire al riequilibrio e porre basi più solide per la ripresa.
Sostenere gli Stati membri
Nel 2015, insieme alla Banca centrale europea e al Fondo monetario internazionale, la Commissione ha continuato a fornire sostegno agli Stati membri che avevano recentemente concluso programmi di assistenza finanziaria (Irlanda, Spagna e Portogallo) e ha effettuato valutazioni della sorveglianza post-programma per tutti e tre i paesi. Questi Stati membri sono oggi di nuovo in crescita e stanno consolidando le loro economie. Inoltre la Commissione ha proseguito il programma di sostegno per Cipro per risolvere le difficoltà finanziarie, di bilancio e strutturali che insidiano l’economia, consentendo a Cipro di riprendere un percorso di crescita sostenibile.
La situazione economica e finanziaria della Grecia ha richiamato l’attenzione mondiale per molti mesi nel 2015. L’UE ha organizzato una serie di riunioni di emergenza durante il periodo estivo, quando la Grecia era sull’orlo del default e rischiava di non poter restare nella zona euro.
In agosto è stato infine raggiunto un accordo che consente alla Commissione, che agisce a nome del meccanismo europeo di stabilità, di avviare un terzo programma di aggiustamento economico per la Grecia. Con l’approvazione dell’Eurogruppo e del consiglio dei governatori del meccanismo europeo di stabilità, il programma ha contribuito a stabilizzare la situazione economica e finanziaria in Grecia. Nella valutazione d’impatto sociale la Commissione ha concluso che, se attuato interamente e tempestivamente, il programma aiuterà lo Stato membro a ritornare in una situazione di stabilità e crescita in modo finanziariamente e socialmente sostenibile. L’accordo ha spianato la strada per la mobilitazione di fondi fino a 86 miliardi di euro per l’assistenza finanziaria alla Grecia fino al 2018. In luglio la Commissione ha avviato un piano di occupazione e crescita a favore della Grecia, che mobilita fino a 35 miliardi di euro di sostegno aggiuntivo fino al 2020.
La Commissione ha inoltre proposto misure volte ad assicurare che i finanziamenti della politica di coesione possano essere usati in modo efficace per investimenti e che raggiungano rapidamente i beneficiari. Ciò ha comportato l’immediato stanziamento di ulteriori fondi per la Grecia, circa 500 milioni di euro, e un risparmio per il bilancio greco di circa 2 miliardi di euro. Un importo supplementare di un miliardo di euro di prefinanziamenti per i programmi 2014-2020 può essere utilizzato per l’avvio di nuovi progetti e consentirà di alleggerire la pressione sui bilanci pubblici della Grecia.
Investire nelle persone
Per mantenere il suo vantaggio competitivo in un’economia globale, l’UE ha bisogno di manodopera altamente qualificata e adattabile. Ciò richiede continui investimenti in materia di istruzione e formazione, che a lungo termine alimenteranno la crescita e l’innovazione, promuoveranno l’occupazione e contribuiranno a prevenire l’esclusione sociale.
Le riforme volte a migliorare l’istruzione e la formazione hanno occupato un posto di primo piano nel programma del semestre europeo e sono state considerate priorità assoluta in 13 Stati membri.
Il Fondo sociale europeo è il principale strumento dell’UE per l’investimento nelle persone. Entro la fine del 2015 la Commissione aveva adottato tutti i programmi operativi, per un valore complessivo di 86,4 miliardi di euro. La Commissione ha aumentato considerevolmente il tasso di prefinanziamento per i finanziamenti erogati dall’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile, che fornisce circa un miliardo di euro alle autorità nazionali e regionali. Questo permetterà di offrire sostegno a circa 650 000 giovani disoccupati che non frequentano corsi di istruzione o di formazione. Nel periodo 2014-2020 almeno 10 milioni di disoccupati dovrebbero avere maggiori possibilità di trovare un impiego e 395 000 piccole e medie imprese dovrebbero ricevere finanziamenti per investire nelle risorse umane. Oltre il 25 % dei fondi disponibili sarà destinato alla promozione dell’inclusione sociale e alla lotta contro la povertà e la discriminazione.
Erasmus+ è il programma dell’UE per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. Nel 2015 ha consentito a circa 520 000 giovani di studiare, seguire una formazione, fare volontariato o partecipare a scambi di giovani all’estero. Il programma ha anche consentito a circa 165 000 dipendenti di istituti di istruzione e organizzazioni giovanili di migliorare le loro competenze attraverso l’insegnamento e la formazione all’estero.
Visti i livelli elevati della disoccupazione di lunga durata, che colpisce circa 12 milioni di cittadini dell’UE in età lavorativa, nel 2015 la Commissione ha proposto orientamenti strategici. Ciò contribuirà a migliorare la situazione in termini di occupazione e a garantire che chiunque sia in cerca di lavoro benefici di un accordo di reinserimento lavorativo prima di raggiungere i 18 mesi di disoccupazione. La raccomandazione della Commissione è stata adottata dal Consiglio in dicembre.
Politica regionale a sostegno dell’occupazione, della crescita e degli investimenti
La politica regionale riguarda le regioni e le città dell’UE. Sostiene la creazione di posti di lavoro, la competitività delle imprese, la crescita economica, lo sviluppo sostenibile e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Per raggiungere questi obiettivi e affrontare le diverse esigenze di sviluppo, in tutte le regioni dell’UE sono stati stanziati 351,8 miliardi di euro, quasi un terzo del bilancio totale dell’UE, per la politica di coesione per il periodo 2014-2020. La politica regionale resta la fonte principale di finanziamenti dell’UE a favore di regioni, località e imprese.
La politica regionale e la strategia Europa 2020
La politica regionale integra le politiche dell’UE, ad esempio quelle riguardanti l’istruzione, l’occupazione, l’energia, l’ambiente, il mercato unico, la ricerca e l’innovazione. In particolare, la politica regionale fornisce il quadro degli investimenti necessari per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020. Secondo le previsioni saranno destinati più di 120 miliardi di euro a investimenti nelle reti dei trasporti, dell’energia e dell’infrastruttura ambientale. Ciò comporterà benefici per le piccole e medie imprese, grazie al miglioramento dei collegamenti di trasporto e all’integrazione della sostenibilità ambientale nell’economia in generale.
Nel quadro del piano di investimenti per l’Europa, le dotazioni dei fondi strutturali e di investimento europei per il periodo 2014-2020 saranno raddoppiate rispetto a quelle per il periodo 2007-2013. Esse raggiungeranno 23 miliardi di euro utilizzando strumenti finanziari quali prestiti, capitale proprio e garanzie anziché le tradizionali sovvenzioni. Ciò consentirà di migliorare l’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese. I fondi saranno utilizzati per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, nonché per gli investimenti nell’efficienza energetica e nelle energie rinnovabili.
Dopo un intenso periodo di negoziazione con gli Stati membri, nel 2015 sono stati adottati quasi tutti i programmi per il periodo 2014-2020. L’attuazione è iniziata per la maggior parte di essi. I programmi del periodo 2007-2013 hanno continuato a essere attuati durante tutto l’anno. In generale gli Stati membri hanno ricevuto dotazioni finanziarie per un importo di 50,7 miliardi di euro nel corso dell’anno.
Ricerca e innovazione
La ricerca e l’innovazione contribuiscono ad affrontare sfide quali i cambiamenti climatici, l’energia e la salute pubblica. Per questo motivo Orizzonte 2020, il più grande programma di ricerca e innovazione dell’UE, sta investendo 77 miliardi di euro in tale settore. Il programma consentirà inoltre di attirare ulteriori investimenti pubblici e privati. I primi risultati, pubblicati a luglio, hanno dimostrato che Orizzonte 2020 procede nella giusta direzione.
In ottobre è stato adottato un nuovo programma di lavoro nell’ambito di Orizzonte 2020, che prevede investimenti in ricerca e innovazione per quasi 16 miliardi di euro nei prossimi due anni.
Con questi finanziamenti di livello mai raggiunto finora a favore della ricerca e dell’innovazione, Orizzonte 2020 affronta tre sfide: portare le innovazioni sul mercato (innovazione aperta), rendere la ricerca più partecipativa (scienza aperta) e aprire la scienza al mondo.
Il Fondo europeo per gli investimenti strategici ha già iniziato a potenziare Orizzonte 2020, in particolare per quanto riguarda il sostegno per le piccole e medie imprese innovative. Il Fondo ha inoltre contribuito a soddisfare la domanda di sostegno a titolo straordinario tramite InnovFin (EU Finance for Innovators, finanziamento dell’UE per l’innovazione), un’iniziativa comune avviata dalla Commissione e dalla Banca europea per gli investimenti nel quadro di Orizzonte 2020.
Nel settore spaziale, l’obiettivo dell’UE è di promuovere il mercato interno delle applicazioni basate sulla tecnologia spaziale e sostenere lo sviluppo dell’industria dell’UE. I satelliti Galileo sono stati lanciati con successo nei mesi di marzo, settembre e dicembre. Galileo è il programma dell’UE volto a sviluppare un sistema globale di navigazione satellitare, che può essere utilizzato per prodotti quali navigatori per auto e telefoni cellulari. Un secondo satellite Copernicus è stato lanciato in giugno; esso contribuirà ad affrontare i disastri ambientali, a migliorare l’uso dei terreni per attività agricole e silvicole e a reagire alle situazioni di emergenza.
Collegare l’Europa
Il meccanismo per collegare l’Europa è un programma di finanziamento pluriennale istituito per finanziare miglioramenti nelle reti energetiche, digitali e di trasporto dell’UE; il suo bilancio complessivo ammonta ad oltre 30 miliardi di euro per i tre settori, per il periodo 2014-2020.
In luglio la Commissione ha adottato un elenco di 276 progetti per i quali sono stati stanziati 13,1 miliardi di euro di finanziamenti dell’UE e che comportano un ulteriore cofinanziamento pubblico e privato di 28,8 miliardi di euro. Il nuovo invito a presentare proposte, per un totale di 7,6 miliardi di euro, è stato annunciato a novembre. Il termine di presentazione delle candidature per gli Stati membri è fissato a febbraio 2016.
Investire per un futuro più verde
«L’ambiente in Europa: stato e prospettive nel 2015, relazione di sintesi», pubblicata dall’Agenzia europea dell’ambiente in marzo, ha dimostrato che proteggere l’ambiente è un investimento economico solido. Tra il 2000 e il 2011 nell’UE le industrie verdi sono cresciute di oltre il 50 % e i posti di lavoro nel settore dei beni e servizi ambientali sono passati da 2,9 a 4,3 milioni tra il 2000 e il 2012. Essi hanno addirittura continuato a crescere durante gli anni della recessione.
Nel mese di febbraio la Commissione e la Banca europea per gli investimenti hanno avviato un nuovo strumento di finanziamento del capitale naturale destinato a mobilizzare denaro pubblico al fine di generare nuovi investimenti privati a favore della natura e dell’adattamento ai cambiamenti climatici.
A dicembre la Commissione ha proposto un ampio pacchetto sull’economia circolare. Il pacchetto è destinato a incoraggiare le imprese e i consumatori dell’UE a passare a un modello economico più circolare, in cui le risorse sono utilizzate in modo più sostenibile. Le azioni proposte «chiuderanno il circuito» del ciclo di vita dei prodotti attraverso una maggiore attenzione alla progettazione ecocompatibile, una migliore informazione dei consumatori, un aumento del riciclaggio e del riutilizzo. La transizione sarà sostenuta finanziariamente da finanziamenti del Fondo europeo per gli investimenti strategici, 650 milioni di euro da Orizzonte 2020 e 5,5 miliardi di euro dai fondi strutturali per la gestione dei rifiuti e gli investimenti nell’economia circolare a livello nazionale.
Liberare il potenziale di crescita dell’agricoltura e degli oceani
L’agricoltura, la silvicoltura, la pesca e l’acquacoltura, unitamente alle bioindustrie, sono parte integrante dell’economia e della società dell’UE. Questi settori producono e trasformano risorse biologiche per soddisfare la domanda dei consumatori e di un’ampia gamma di industrie di prodotti alimentari, mangimi, bioenergia e bioprodotti. Essi migliorano l’autosufficienza dell’UE e creano posti di lavoro e opportunità commerciali essenziali per le zone rurali, costiere e marine.
La politica agricola comune dell’UE sostiene gli investimenti, la conoscenza e l’accesso ai finanziamenti per il settore agroalimentare, le tecnologie agricole e le infrastrutture. Durante il periodo 2014-2020, 118 programmi di sviluppo rurale contribuiranno con circa 80 miliardi di euro ad ammodernare e sviluppare il settore agroalimentare. Quasi 43 miliardi di euro del suddetto importo saranno costituiti da capitale privato. I programmi di sviluppo rurale sono inoltre destinati a sostenere lo sviluppo commerciale di 66 000 piccole e medie imprese rurali in settori diversi dall’agricoltura. Saranno finanziati 3,7 milioni di posti di formazione per gli agricoltori e altri imprenditori rurali e saranno forniti finanziamenti per l’avviamento a più di 160 000 giovani agricoltori. Grazie a investimenti nelle infrastrutture migliorerà l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, compresa la banda larga, per quasi 18 milioni di persone nelle zone rurali. Allo stesso tempo, i pagamenti diretti e gli strumenti di mercato garantiranno stabilità ai redditi delle aziende agricole. Questo è importante per il settore alimentare dell’UE, il suo principale datore di lavoro, che offre 47 milioni di posti di lavoro e produce il 7 % del prodotto interno lordo dell’UE.
In Italia, a Milano, si è svolta l’esposizione universale, Expo 2015, il cui tema era «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Tra il 1º maggio e il 31 ottobre oltre 21 milioni di persone hanno visitato l’Expo. Il padiglione dell’UE ha avuto molto successo presso i visitatori.
Un bilancio UE incentrato sui risultati
In un momento di crescente pressione sulle finanze è più importante che mai ottenere il massimo da ogni euro versato dai contribuenti. In settembre la Commissione ha avviato l’iniziativa «Un bilancio dell’UE incentrato sui risultati» per garantire che le risorse dell’UE siano utilizzate al meglio a vantaggio dei cittadini e che tutti i progetti finanziati dall’UE forniscano benefici chiari a costi vantaggiosi.
L’obiettivo è investire il bilancio dell’UE secondo le priorità politiche della Commissione, come ad esempio stimolare la crescita, l’occupazione e la competitività e rispondere rapidamente ed efficacemente alle situazioni di emergenza. Sul sito web della Commissione sono disponibili una banca dati e una mappa dei diversi progetti di successo finanziati attraverso il bilancio dell’UE.
Capitolo 2
Un mercato unico digitale connesso
«Dobbiamo sfruttare in maniera decisamente migliore le notevoli opportunità offerte dalle tecnologie digitali, che non conoscono confini. Per realizzare questo obiettivo dovremo avere il coraggio di superare i compartimenti stagni delle regolamentazioni nazionali nel settore delle telecomunicazioni, nella legislazione sui diritti d’autore e sulla protezione dei dati, nella gestione delle onde radio e nell’applicazione del diritto della concorrenza».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
Nel 2015 la Commissione ha cominciato ad attuare la sua strategia di collegamento del mercato unico digitale. La strategia mira a rimuovere le barriere online a causa delle quali i cittadini dell’UE sono costretti a rinunciare a beni e servizi. Un altro effetto delle barriere è che le imprese e le start-up su Internet non riescono a beneficiare appieno delle opportunità di crescita online.
In maggio la Commissione ha compiuto i primi passi nell’attuazione della strategia, che mira a trasformare l’UE da 28 mercati nazionali a un mercato unico digitale, a creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro e a contribuire all’economia dell’UE con 415 miliardi di euro l’anno.
Nel mese di dicembre le istituzioni dell’UE hanno finalmente raggiunto un accordo storico che elimina le tariffe di roaming della telefonia mobile, nel giugno 2017, a condizione che taluni atti giuridici vengano adottati. A partire da tale data i cittadini saranno in grado di viaggiare in tutta l’UE senza dover pagare spese straordinarie per l’uso del telefono cellulare, dello smartphone o del tablet. È stato altresì convenuto di garantire un Internet aperto per tutti. Le prime proposte legislative della strategia per il mercato unico digitale sono state presentate a dicembre. Tra di esse figurano nuove norme che concedono a chi risiede nell’UE il diritto di usufruire di trasmissioni sportive, film, musica, e-book e giochi per i quali ha pagato nel suo Stato membro di residenza quando viaggia nell’UE. La Commissione ha inoltre proposto nuove norme sui contratti transfrontalieri per tutelare meglio i consumatori che acquistano online in tutta l’UE e aiutare le aziende a espandere le loro attività di vendita online.
È stato raggiunto un accordo politico su un nuovo regime UE di protezione dei dati e nuove norme per garantire un livello comune elevato di sicurezza delle reti e dell’informazione in tutta l’UE.
Strategia per il mercato unico digitale
La strategia per il mercato unico digitale poggerà su tre pilastri:
- migliore accesso dei consumatori e delle imprese ai contenuti e ai servizi digitali in tutta l’UE;
- creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché possano prosperare le reti digitali e i servizi innovativi;
- massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale.
Migliore accesso a beni e servizi
Agevolare il commercio elettronico
Molti cittadini che desiderano acquistare prodotti online a livello transfrontaliero incontrano problemi connessi a differenze di prezzo o all’indisponibilità di prodotti. La Commissione è impegnata nell’aggiornamento delle norme UE che disciplinano il commercio transfrontaliero online. Il suo scopo è di agevolare gli acquisti e le vendite in un contesto transfrontaliero, fornendo ai consumatori una gamma più ampia di diritti e offerte e aiutando le imprese a vendere più facilmente ad altri Stati membri. Nel 2015 la Commissione ha avviato la stesura di norme per tutelare meglio i consumatori che acquistano online da siti esteri. Saranno affrontati anche i potenziali ostacoli creati dalle società al commercio online transfrontaliero di beni e servizi. La Commissione dedicherà particolare attenzione ai settori in cui il commercio elettronico è più diffuso, ad esempio apparecchi elettronici, capi di abbigliamento e calzature e contenuto digitale. Il processo è iniziato con l’avvio di un’indagine antitrust sulla concorrenza nel settore del commercio elettronico nel mese di maggio.
Nel corso dell’anno la Commissione ha continuato a sostenere i diritti dei consumatori nel mercato digitale. A dicembre ha definito norme armonizzate riguardanti taluni aspetti dei contratti per la fornitura di contenuto digitale (ad esempio, musica in streaming) e taluni aspetti dei contratti di vendita online e di altri tipi di vendita a distanza di merci (ad esempio, l’acquisto di abbigliamento online). Le due proposte contribuiranno a superare la frammentazione giuridica nel settore del diritto contrattuale dei consumatori e i conseguenti costi elevati per le imprese, in particolare le piccole e medie imprese. Esse contribuiranno altresì a migliorare la fiducia dei consumatori che acquistano da un altro Stato membro. I consumatori potranno beneficiare di un livello più elevato di protezione e di una scelta più ampia di prodotti a prezzi più competitivi. Le imprese saranno in grado di fornire contenuti digitali e vendere beni a consumatori in tutta l’UE sulla base sulla base del medesimo corpus di norme contrattuali.
Semplificare le norme in materia di IVA per il commercio elettronico transfrontaliero
Nella situazione attuale la vendita transfrontaliera nell’UE può comportare, per ciascuna società, oltre 5 000 euro di costi di adempimento relativi all’imposta sul valore aggiunto per ogni Stato membro supplementare e per ogni anno. La Commissione intende creare condizioni di parità per le imprese dell’UE e garantire che il gettito dell’imposta sul valore aggiunto vada allo Stato membro in cui è stabilito il consumatore. Nel corso del mese di settembre la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica per contribuire a individuare i modi per semplificare i pagamenti per le operazioni transfrontaliere di commercio elettronico all’interno dell’UE.
Migliorare i servizi di consegna dei pacchi transfrontalieri
I costi di consegna dei pacchi non sono un problema che riguarda solo i consumatori che acquistano online. Anche le società che vendono i loro prodotti online affermano che i costi di consegna sono un problema. La Commissione promuove servizi di consegna transfrontalieri di qualità elevata e a prezzi abbordabili grazie alla strategia per il mercato unico digitale, che consente alle imprese di offrire i loro prodotti ai consumatori in un modo vantaggioso per tutti i soggetti coinvolti nell’operazione. Per sapere esattamente quali siano le esigenze e le richieste di cittadini e imprese, la Commissione ha avviato una consultazione su questo tema nel mese di maggio.
Affrontare i blocchi geografici
Molti cittadini che acquistano online hanno subito blocchi geografici, la prassi commerciale secondo cui i venditori online negano l’accesso a un sito web ai consumatori in base alla loro ubicazione o li rinviano a un sito locale con prezzi diversi. Ad esempio, un cliente di un autonoleggio in uno Stato membro può finire per pagare di più un noleggio identico rispetto a clienti provenienti da un altro Stato membro. In settembre la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica per capire le esigenze dei consumatori ed essere in grado di formulare progetti di proposte legislative volte a porre fine a tale prassi, se non giustificata.
Modernizzare il diritto d’autore
Oggi i residenti europei che si spostano all’interno dell’UE possono essere esclusi dai servizi online che forniscono trasmissioni sportive, film, musica, e-book e giochi per i quali hanno pagato nel loro Stato membro di residenza. Ad esempio, se un abbonato a un popolare fornitore online di film e serie televisive dei Paesi Bassi si sposta in Germania, può vedere solo i film che la società offre ai consumatori tedeschi. Se si reca in Polonia, non potrà guardare film provenienti da tale fornitore, dato che attualmente non opera in Polonia. In dicembre la Commissione ha proposto nuove norme intese a consentire a chi risiede nell’UE di viaggiare con il contenuto digitale che ha acquistato o sottoscritto a casa. La portabilità transfrontaliera, un nuovo diritto UE per i consumatori, dovrebbe diventare realtà nel 2017. Si tratta della prima parte del piano della Commissione volto a modernizzare le norme UE in materia di diritti d’autore affinché tengano conto delle nuove tecnologie, del comportamento dei consumatori e delle condizioni di mercato. La Commissione ha inoltre presentato un piano d’azione che illustra le proposte legislative e le iniziative politiche che seguiranno nel primo semestre del 2016. La Commissione desidera accertarsi che i residenti europei possano accedere a un’ampia offerta legale di contenuti, garantendo nel contempo che gli autori e gli altri titolari di diritti siano tutelati meglio e retribuiti equamente.
Revisione della direttiva sulla trasmissione via satellite e via cavo
Le emittenti televisive terrestri sono state da tempo superate da fornitori via cavo e via satellite, molti dei quali dispongono di più contenuti da offrire ai consumatori. Ma i cittadini stanno ottenendo il massimo da tali fornitori? Gli ostacoli connessi a normative superate in materia di diritti d’autore continuano a impedire ai cittadini di accedere a contenuti digitali nuovi e creativi? Nel tentativo di definire dove e come i fornitori di TV via satellite e via cavo debbano risolvere i problemi connessi ai diritti d’autore e quindi fornire una maggiore gamma di contenuti in tutta l’UE, la Commissione ha avviato un riesame formale delle norme UE. In una consultazione riguardante la direttiva sulla trasmissione via satellite e via cavo, lanciata in agosto, era stato chiesto se le norme fossero aggiornate e quale sarebbe l’impatto di estenderne l’applicazione ai contenuti televisivi e radiofonici forniti tramite Internet. L’obiettivo è migliorare l’accesso transfrontaliero ai servizi di radiodiffusione e ai relativi servizi online in tutta l’UE. L’eliminazione degli ostacoli nel mercato unico digitale consentirà di premiare gli autori e la creatività e rafforzare il settore della radiodiffusione nell’UE, fornendo nel contempo ai consumatori l’accesso a una maggiore varietà di contenuti attraverso le frontiere.
Creare condizioni favorevoli
Rafforzare la fiducia nei servizi online
I consumatori, pur affidandosi in misura sempre maggiore ai canali digitali, continuano a non sentirsi sicuri per quanto riguarda le modalità di trattamento dei loro dati personali. Questo aspetto è ritenuto problematico per il 72 % degli utenti di Internet nell’UE. Al fine di affrontare le preoccupazioni dei cittadini dell’UE e agire per fornire più sicurezza e più fiducia online, il Parlamento e il Consiglio hanno approvato nuove norme UE sulla protezione dei dati, che erano state originariamente proposte dalla Commissione nel 2012. Le norme, concordate alla fine del 2015, comprendono:
- un insieme unico di norme sulla protezione dei dati, valide in tutta l’UE, che consentiranno alle imprese di risparmiare circa 2,3 miliardi di euro l’anno;
- ulteriori e più ampi diritti, come il diritto all’oblio;
- norme UE sul territorio dell’UE: le imprese con sede all’esterno dell’Unione europea dovranno applicare le regole UE quando offrono servizi nell’UE;
- più poteri alle autorità nazionali indipendenti di protezione dei dati, che saranno in grado di infliggere sanzioni efficaci alle imprese che violano le norme UE sulla protezione dei dati;
- uno sportello unico per le imprese e i cittadini: le imprese dovranno trattare con un’unica autorità di controllo, e non con 28.
Il Parlamento e il Consiglio hanno inoltre concordato nuove norme per garantire un livello comune elevato di sicurezza delle reti e dell’informazione in tutta l’UE. Si tratta di un elemento importante della strategia dell’UE per la cibersicurezza: tutti gli Stati membri saranno tenuti a adottare una strategia nazionale in materia di cibersicurezza. Obblighi specifici si applicheranno ai fornitori di servizi essenziali in settori quali energia, trasporti, servizi bancari e assistenza sanitaria, e alle società che offrono i servizi digitali come i motori di ricerca, il cloud computing e i mercati online, che saranno tenuti a adottare le opportune misure di sicurezza e segnalare alle autorità nazionali gli incidenti informatici che hanno un impatto di rilievo.
Nell’ambito della strategia per il mercato unico digitale la Commissione sta inoltre lavorando in partenariato con l’industria su tecnologie e soluzioni per la sicurezza delle reti online.
Fine del roaming nel 2017
In ottobre il Parlamento e il Consiglio hanno convenuto di porre fine alle tariffe di roaming nell’UE e hanno approvato norme che tutelano il diritto di ogni cittadino dell’Unione di accedere ai contenuti su Internet senza discriminazioni.
È previsto di porre fine alle tariffe di roaming nel giugno 2017, a condizione che siano adottati taluni atti giuridici, consentendo agli utenti di telefoni cellulari, smartphone e tablet, quando viaggiano nell’UE, di pagare lo stesso prezzo che pagano a casa, senza oneri aggiuntivi. Nel frattempo il sovrapprezzo massimo che gli utenti pagheranno sarà limitato, a decorrere dal 30 aprile 2016, a 0,05 euro al minuto per le chiamate effettuate, 0,02 euro per ogni SMS inviato e 0,05 euro per megabyte di dati. Dal 2007 l’UE ha già ottenuto riduzioni delle tariffe di roaming di oltre l’80 % per chiamate, SMS e dati.
Le norme concordate in ottobre sanciranno il principio della neutralità della rete nel diritto dell’UE. Gli utenti saranno liberi di accedere ai contenuti di loro scelta, non saranno più ingiustamente bloccati o rallentati e la prioritizzazione a pagamento non sarà consentita. Le nuove norme entreranno in vigore in tutti gli Stati membri il 30 aprile 2016.
Un quadro delle telecomunicazioni e dei media per il 21º secolo
Il settore audiovisivo sta cambiando grazie a nuove tecnologie, nuovi modelli commerciali, servizi a richiesta e nuovi modi di guardare contenuti, come sullo smartphone. In luglio la Commissione ha avviato una consultazione pubblica sulle modalità per rendere il panorama dei media audiovisivi dell’UE adatto allo scopo nell’era digitale. Sulla base dei risultati della consultazione la Commissione esaminerà, nel 2016, la direttiva sui servizi di media audiovisivi per stabilire se debba essere adeguata e aggiornata.
Il feedback delle altre due consultazioni pubbliche svoltesi nel 2015 aiuterà inoltre la Commissione ad aggiornare il corpus di norme UE in materia di telecomunicazioni e a individuare le velocità e la qualità delle connessioni Internet che, secondo gli intervistati, saranno necessarie dopo il 2020. La strategia della Commissione per il mercato unico digitale mira a migliorare la connettività digitale nell’UE, in particolare nelle zone rurali. Solo il 18 % delle zone rurali è coperto da reti a banda larga in fibra ottica ad alta velocità, rispetto al 62 % delle zone urbane. Nel periodo 2014-2020 la Commissione investirà 2 miliardi di euro dai programmi per lo sviluppo rurale per migliorare i servizi relativi alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per quasi 18 milioni di persone delle zone rurali. In questo ambito generale il Fondo europeo di sviluppo regionale investirà 13,3 miliardi di euro per migliorare l’accesso alle tecnologie digitali e le reti in tutta l’UE. Inoltre, il meccanismo per collegare l’Europa ha destinato 150 milioni di euro alle infrastrutture a banda larga, grazie ai quali la Commissione e la Banca europea per gli investimenti possono finanziare prestiti, obbligazioni di progetto e garanzie per il finanziamento di progetti nel settore delle telecomunicazioni. Nel complesso, per la banda larga il meccanismo per collegare l’Europa dovrebbe mobilitare circa un miliardo di euro di investimenti.
Piattaforme online
Le piattaforme online (motori di ricerca, social media, siti web di condivisione di conoscenza e video, app store ecc.) sono una componente importante di un’economia digitale fiorente. Esse forniscono vantaggi sia ai consumatori sia ai fornitori, consentendo ai partecipanti al mercato di sfruttare i vantaggi della digitalizzazione e del commercio elettronico. Le piattaforme online hanno cambiato le modalità di diffusione dei contenuti culturali. I risultati di una consultazione avviata in settembre confluiranno in una valutazione del ruolo delle piattaforme e degli intermediari, anche in relazione ai contenuti illegali su Internet.
Massimizzare il potenziale di crescita
Sfruttare i vantaggi dei servizi online e migliorare le competenze digitali
La strategia per il mercato unico digitale della Commissione è a favore di una società digitale inclusiva in cui i cittadini abbiano adeguate competenze per cogliere le opportunità offerte da Internet e incrementare le loro possibilità di ottenere un posto di lavoro. Nel 2015 sono state avviate quattro nuove coalizioni nazionali per le competenze digitali e l’occupazione in Belgio, a Cipro, nei Paesi Bassi e nel Regno Unito. Vi sono ora 13 partenariati nazionali ispirati dalla Grande coalizione UE per l’occupazione nel settore digitale, avviata nel 2013 per risolvere il deficit di competenze digitali nell’UE.
L’amministrazione elettronica (e-government) utilizza strumenti e sistemi digitali per fornire servizi pubblici migliori ai cittadini e alle imprese. Essa consente ai cittadini, alle imprese e alle organizzazioni di interagire con il governo più facilmente e più rapidamente e a costi inferiori. Se fosse introdotta in tutta l’UE, i risparmi annuali potrebbero superare i 50 miliardi di euro. In dicembre il Parlamento e il Consiglio hanno approvato i piani della Commissione per il programma ISA2. ISA2 metterà a disposizione 131 milioni di euro per sviluppare soluzioni digitali interoperabili, in modo da assicurare la piena interazione elettronica transfrontaliera o intersettoriale tra pubbliche amministrazioni dell’UE.
Le tecnologie digitali riguardano tutti i settori della nostra vita quotidiana. Tutti i nuovi autoveicoli saranno dotati della tecnologia eCall a partire dall’aprile 2018, grazie alla normativa adottata dal Parlamento e dal Consiglio in aprile. In caso di incidente grave eCall compone automaticamente il 112, il numero unico europeo per le chiamate d’emergenza. Tale sistema comunica l’ubicazione esatta del veicolo, il momento dell’incidente e la direzione di marcia (estremamente importante sulle autostrade) ai servizi di pronto intervento, anche se il conducente è in stato di incoscienza o comunque impossibilitato a effettuare una chiamata telefonica. Secondo le stime della Commissione, una volta che il sistema sarà pienamente attuato, eCall potrebbe salvare ogni anno centinaia di vite e aiutare i feriti più rapidamente.
Sviluppare norme
Le norme sono strumenti importanti per far funzionare insieme sistemi diversi. Esse possono stimolare l’innovazione e rafforzare la competitività dell’industria dell’UE. In settembre la Commissione ha chiesto pareri sulle priorità in materia di norme in settori quali il cloud computing, la sanità elettronica, la sicurezza informatica, i trasporti intelligenti, le città intelligenti e le comunicazioni 5G. 5G è la prossima generazione di reti di comunicazione. Sarà non solo più rapida, ma costituirà anche la spina dorsale del nostro futuro digitale e la base di un mercato UE per l’Internet degli oggetti da mille miliardi di euro. L’Internet degli oggetti è un termine utilizzato per descrivere nuove funzionalità e applicazioni che vanno dalle automobili connesse alle case intelligenti. Entro il 2020 il traffico Internet mobile sarà oltre 30 volte più intenso di quello del 2010. La tecnologia 5G sarà la più idonea a far fronte a questa nuova realtà. Nel 2015 l’UE ha firmato accordi storici con la Cina e il Giappone per una collaborazione nella corsa mondiale verso lo sviluppo di reti 5G.
Valorizzare al massimo l’economia dei dati e il cloud computing
Enormi quantità di dati sono create da persone o generate meccanicamente. I megadati (big data) possono fungere da catalizzatore per la crescita, l’innovazione e la digitalizzazione. Prima di adottare misure in questo settore, nel mese di settembre la Commissione ha avviato una consultazione pubblica per ottenere contributi su iniziative volte a promuovere la libera circolazione dei dati nell’UE e affrontare le restrizioni dell’accesso ai dati e della loro ubicazione. La consultazione riguarda anche il modo migliore per facilitare la certificazione dei servizi cloud, il cambio del fornitore di servizi cloud e la creazione di un «cloud per la ricerca». Queste tecnologie saranno al centro dell’industria UE del futuro. Le stesse istituzioni dell’UE si sono impegnate ad utilizzare il cloud computing. Nel corso del mese di dicembre la Commissione ha selezionato diverse società che forniranno una serie di servizi informatici basati su cloud per tutte le istituzioni dell’UE nel 2016.
Capitolo 3
Un’unione dell’energia resiliente con politiche lungimiranti in materia di cambiamenti climatici
«Gli attuali eventi geopolitici ci hanno ricordato che l’Europa dipende eccessivamente dalle importazioni di combustibile e di gas. Per questo motivo è mia intenzione riformare e riorganizzare la politica energetica europea per creare una nuova unione europea dell’energia».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
L’UE ha iniziato il 2015 con l’impegno di fornire energia sicura e a prezzi accessibili ai suoi cittadini e alle imprese, ma anche di lottare contro le cause dei cambiamenti climatici. In febbraio ha avviato l’unione dell’energia per aiutare i consumatori a risparmiare energia e denaro, aiutare l’ambiente e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento. In luglio è stata presentata una serie di proposte correlate riguardanti la revisione del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE, la semplificazione delle etichette che indicano l’efficienza energetica e maggiori vantaggi per i consumatori. La Commissione ha inoltre avviato una consultazione pubblica riguardo al nuovo assetto del mercato dell’energia elettrica.
Nel mese di febbraio la Commissione ha presentato una comunicazione sulle modalità di conseguimento dell’obiettivo del 10 % di interconnessione elettrica entro il 2020 in tutti gli Stati membri. Entro la fine del 2015 erano già stati svelati numerosi progetti di interconnessione per il collegamento delle repubbliche baltiche a nord, della penisola iberica a sud e di Malta con il resto dell’UE.
In settembre la Commissione ha adottato il nuovo piano strategico per le tecnologie energetiche, con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie a basse emissioni di carbonio.
In novembre la Commissione ha pubblicato la relazione sullo stato dell’unione dell’energia, che ha messo in luce i progressi compiuti dall’adozione del quadro strategico per l’unione dell’energia. La sua attuazione richiederà tuttavia ulteriori sforzi e il 2016 sarà un anno cruciale per la realizzazione dell’unione dell’energia.
Inoltre, l’UE ha svolto un ruolo centrale nel mediare il primo accordo universale sul clima giuridicamente vincolante, adottato da 195 paesi in dicembre a Parigi. L’accordo definisce un piano d’azione globale per consentire al mondo di evitare pericolosi cambiamenti climatici limitando il riscaldamento del pianeta ben al di sotto dei 2 °C. Ha inoltre inviato un segnale chiaro agli investitori, alle imprese e ai responsabili politici sul fatto che la transizione globale verso l’energia pulita è irreversibile e che nell’ambito delle risorse deve essere attuata una graduale riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili inquinanti.
Unione dell’energia: energia sicura, sostenibile, competitiva e accessibile per ogni residente UE
Nel mese di febbraio la Commissione ha adottato la strategia dell’unione dell’energia, fondata sulla strategia europea di sicurezza energetica e sul quadro 2030 per il clima e l’energia. Nell’ottobre 2014 i capi di Stato o di governo dell’UE avevano concordato obiettivi di riduzione delle emissioni nazionali di gas a effetto serra di almeno il 40 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, un obiettivo vincolante di almeno il 27 % di energia da fonti rinnovabili a livello dell’UE e un obiettivo di efficienza energetica relativo a un miglioramento di almeno il 27 % rispetto alle proiezioni. L’obiettivo di efficienza energetica sarà riesaminato entro il 2020, tenendo presente un livello nell’Unione pari al 30 %. Data la fondamentale importanza di un mercato interno dell’energia funzionante e connesso, i leader UE hanno anche concordato un obiettivo minimo del 10 % per le interconnessioni elettriche tra gli Stati membri entro il 2020. Successivamente tale obiettivo sarà portato al 15 % entro il 2030.
L’obiettivo fondamentale dell’unione dell’energia è quello di fornire ai consumatori e alle imprese dell’UE un’energia sicura, sostenibile e competitiva. Ai consumatori dovrebbero essere offerti prezzi accessibili e una più ampia concorrenza e possibilità di scelta, al fine di risparmiare energia e denaro.
L’unione dell’energia mira inoltre ad affrontare i cambiamenti climatici attraverso la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e rispettose del clima. In febbraio la Commissione ha pubblicato una comunicazione che illustra le prospettive per un accordo globale in materia di clima a Parigi nel mese di dicembre.
L’UE importa il 53 % dell’energia che consuma e alcuni dei suoi Stati membri dipendono da un unico fornitore per le importazioni di gas. La diversificazione delle fonti energetiche e dei fornitori rappresenta uno strumento essenziale per migliorare la sicurezza energetica dell’UE e per mantenere la sua competitività. Al fine di conseguire la diversificazione necessaria, l’UE sta esaminando le possibilità di approvvigionamento di combustibili da altre parti del mondo, sta esplorando nuove tecnologie, sta sviluppando ulteriormente le risorse interne (compresa la biomassa, come illustrato nella strategia forestale dell’UE) e sta migliorando le infrastrutture di accesso a nuove fonti di approvvigionamento.
Persistenti ostacoli a una effettiva integrazione del mercato, politiche nazionali non coordinate e l’assenza di una posizione comune nei confronti dei paesi terzi hanno impedito i progressi nella realizzazione dell’unione dell’energia.
La strategia dell’unione dell’energia si fonda quindi su cinque dimensioni:
- sicurezza energetica, solidarietà e fiducia;
- piena integrazione del mercato europeo dell’energia;
- efficienza energetica per il contenimento della domanda;
- decarbonizzazione dell’economia;
- ricerca, innovazione e competitività.
Il successo dell’unione dell’energia in tutti gli Stati membri potrà essere raggiunto grazie a una serie di iniziative a livello nazionale e dell’UE negli anni a venire.
La politica di coesione dell’UE contribuisce ad attuare concretamente gli obiettivi dell’unione dell’energia. Oltre 110 miliardi di euro sono stati messi a disposizione attraverso i fondi strutturali e di investimento europei. L’importo è stato in parte destinato al finanziamento dell’economia a basse emissioni di carbonio in tutta l’UE, compresi gli investimenti nelle energie sostenibili e nel trasporto urbano multimodale. È inoltre disponibile un notevole sostegno per investimenti connessi al trasporto efficiente sotto il profilo energetico e a basse emissioni di carbonio, nonché un certo sostegno a favore di infrastrutture energetiche intelligenti su più vasta scala.
A seguito dell’adozione della strategia dell’unione dell’energia, nel 2015 il vicepresidente della Commissione Maroš Šefčovič ha iniziato a visitare tutti gli Stati membri per diffondere e promuovere le idee dell’unione dell’energia presso il pubblico e le parti interessate. Durante le visite ha avuto la possibilità di discutere con i governi, i parlamenti nazionali, il settore dell’energia e altre industrie, nonché con le parti sociali, i consumatori e gli studenti.
La prima relazione sullo stato dell’unione dell’energia, che la Commissione ha pubblicato a novembre, ha esaminato i progressi realizzati nel corso degli ultimi nove mesi, ha individuato i principali settori d’intervento per il 2016 e ha presentato conclusioni politiche a livello regionale, dei singoli Stati membri e dell’UE. La relazione ha dimostrato che, oltre alla decarbonizzazione (anche attraverso fonti energetiche rinnovabili) e alla sicurezza energetica, la strategia dell’unione dell’energia sta fornendo risultati in materia di efficienza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca, innovazione e competitività. Essa ha altresì riconosciuto che resta ancora molto da fare per raggiungere pienamente gli obiettivi dell’unione dell’energia.
Uno strumento chiave per l’attuazione dell’unione dell’energia è un meccanismo di governance affidabile e trasparente. La relazione fornisce inoltre orientamenti agli Stati membri per lo sviluppo di piani nazionali integrati per l’energia e il clima per il periodo dal 2021 al 2030.
Trasformare il sistema energetico dell’UE
In luglio la Commissione ha presentato iniziative volte a realizzare un «new deal» per i consumatori di energia, ridefinire il mercato dell’energia elettrica dell’UE, rivedere il sistema UE di scambio delle quote di emissione e aggiornare l’etichettatura che indica l’efficienza energetica.
Più autonomia e responsabilità ai consumatori di energia
Le proposte della Commissione sono fondate su una strategia basata su tre pilastri:
- aiutare i consumatori a risparmiare denaro e svolgere un ruolo attivo nel mercato attraverso una migliore informazione e un’ampia scelta di azioni;
- aumentare la fiducia e la protezione dei consumatori, in termini di diritti energetici ma anche di gestione e protezione dei dati, tutela della vita privata e sicurezza;
- facilitare il ruolo attivo dei consumatori avvalendosi appieno delle tecnologie intelligenti e interoperabili.
Nuovo assetto del mercato dell’elettricità
Per raggiungere gli obiettivi della strategia dell’unione dell’energia è necessaria una radicale trasformazione del sistema elettrico dell’UE. La comunicazione della Commissione sul nuovo assetto del mercato dell’energia elettrica dell’UE ha lanciato una consultazione pubblica su come dovrebbe configurarsi il nuovo assetto del mercato dell’energia elettrica. I risultati della consultazione saranno utilizzati per rafforzare la sicurezza energetica, rispondere alle attese dei consumatori e ottenere effettivi vantaggi dalle nuove tecnologie. Essi dovranno inoltre contribuire a individuare le modalità per agevolare gli investimenti, in particolare nel settore delle fonti energetiche rinnovabili.
Un sistema UE di scambio di quote di emissione adeguato per il futuro
In luglio la Commissione ha proposto una revisione del sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE per il periodo successivo al 2020 al fine di garantire che il sistema possa svolgere un ruolo di primo piano nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nel prossimo decennio. La proposta è stata la prima tappa legislativa verso l’attuazione dell’impegno dell’UE di ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 40 % entro il 2030 a livello nazionale e ha inviato un incisivo segnale alla comunità internazionale prima del vertice di Parigi sul clima.
La proposta comprende tre elementi chiave: maggiore rapidità nei tagli delle emissioni dopo il 2020; norme più mirate per l’assegnazione gratuita di quote di emissione all’industria per salvaguardare la competitività internazionale; aumento dei finanziamenti per l’innovazione a basse emissioni di carbonio e modernizzazione del settore energetico.
Revisione delle etichette di efficienza energetica per una maggiore chiarezza
A partire dalla sua introduzione, 20 anni fa, l’etichettatura energetica UE ha incoraggiato lo sviluppo di prodotti sempre più efficienti sotto il profilo energetico, diventando tuttavia troppo complessa. Nel 2015 la Commissione ha proposto un ritorno all’originaria classificazione da A a G, più semplice e ben compresa dai consumatori.
Il piano strategico per le tecnologie energetiche
In settembre la Commissione ha adottato il nuovo piano strategico per le tecnologie energetiche, con un bilancio di previsione di 71,5 miliardi di euro. Il piano mira a migliorare le nuove tecnologie e quelle a basse emissioni di carbonio nonché a ridurre i costi coordinando la ricerca e contribuendo a finanziare progetti.
Costituendo la dimensione tecnologica della politica climatica ed energetica dell’UE, il nuovo piano propone dieci azioni mirate di ricerca e innovazione che contribuiranno ad accelerare la trasformazione del sistema energetico, creando al contempo crescita e occupazione. Sarà creata una struttura di governance più efficiente e più semplice per intensificare il coordinamento tra i governi nazionali, l’industria e gli istituti di ricerca. Per sostenere le innovazioni e introdurre nuove tecnologie sul mercato sarà agevolato un maggiore accesso al capitale di rischio.
Un mercato dell’energia interconnesso
In febbraio, nel quadro della strategia dell’unione dell’energia, la Commissione ha presentato una comunicazione sulle modalità per conseguire l’obiettivo del 10 % di interconnessione elettrica in tutti gli Stati membri entro il 2020. Ciò significa che ogni Stato membro dovrà disporre di cavi elettrici che consentano di trasportare oltre confine verso gli Stati membri limitrofi almeno il 10 % dell’energia elettrica prodotta dalle proprie centrali. Ventidue Stati membri sono già sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo, ma in determinate regioni servono ulteriori interconnessioni.
Nel mese di marzo il presidente della Commissione ha raggiunto i primi ministri di Spagna e Portogallo e il presidente della Francia per la firma della dichiarazione di Madrid. La dichiarazione apre la strada a un migliore collegamento della penisola iberica con il resto del mercato UE dell’energia. Un nuovo gruppo regionale di alto livello per l’Europa sud-occidentale garantirà una sorveglianza regolare dell’avanzamento dei lavori nell’ambito dei più importanti progetti infrastrutturali individuati nella dichiarazione di Madrid, nonché un adeguato sostegno per agevolare la costruzione.
In aprile i primi ministri di Malta e Italia hanno inaugurato ufficialmente l’interconnettore elettrico che collega i due Stati membri e grazie al quale Malta è ora collegata alla rete energetica europea.
In luglio gli Stati membri hanno convenuto di investire in 20 importanti progetti di infrastrutture energetiche transeuropee nell’ambito del meccanismo per collegare l’Europa. Il meccanismo dispone di un bilancio di 5,35 miliardi di euro per sostenere le infrastrutture energetiche per il periodo 2014-2020. Un secondo invito a presentare proposte è stato pubblicato in giugno, con una dotazione indicativa di 550 milioni di euro.
In ottobre è stato firmato un accordo di sovvenzione per costruire un interconnettore per il gas tra la Polonia e la Lituania che consenta di porre fine all’isolamento della regione del Mar Baltico.
Nel corso del mese di novembre la Commissione ha adottato un elenco di 195 progetti chiave di infrastrutture energetiche, noti come progetti di interesse comune, che contribuiranno a realizzare gli obiettivi energetici e climatici dell’UE. I progetti beneficiano di procedure di autorizzazione accelerate e di migliori condizioni normative e possono essere ammessi a fruire del sostegno finanziario del meccanismo per collegare l’Europa.
A dicembre sono state inaugurate ufficialmente due nuove interconnessioni elettriche che collegano la Lituania alla Polonia e alla Svezia. Il LitPol Link collega Alytus in Lituania con Ełk in Polonia, mentre il NordBalt collega Nybro in Svezia con Klaipeda in Lituania. Per la prima volta i mercati dell’elettricità delle repubbliche baltiche saranno collegati alle reti elettriche svedese e polacca, consentendo alle repubbliche baltiche e alla Polonia di raggiungere l’obiettivo di interconnessione del 10 %.
Il cambiamento climatico e l’accordo di Parigi
In dicembre 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale giuridicamente vincolante per contrastare i cambiamenti climatici. L’accordo, firmato grazie agli sforzi dell’UE, impegna tutti i paesi a adottare misure per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e mantenere l’aumento della temperatura mondiale «ben al di sotto» dei 2 °C rispetto ai livelli del periodo preindustriale, in modo da evitare gli effetti più pericolosi dei cambiamenti climatici.
L’adozione di un nuovo accordo globale sul clima per accelerare la transizione verso un’economia globale a basse emissioni di carbonio segna il culmine di anni di sforzi, da parte della comunità internazionale, per giungere a un accordo universale multilaterale sui cambiamenti climatici.
Dopo la limitata partecipazione al protocollo di Kyoto e il mancato raggiungimento di un accordo a Copenaghen nel 2009, l’UE ha costituito un’ampia coalizione di paesi sviluppati e in via di sviluppo a favore di ambizioni elevate. La coalizione ha plasmato il risultato positivo della conferenza di Parigi.
Gli impegni a ridurre le emissioni assunti dai paesi, noti come contributi previsti stabiliti a livello nazionale, sono stati un importante sviluppo decisivo. Il flusso di impegni è iniziato lentamente a marzo, quando l’UE è stata la prima grande economia a presentare il proprio contributo. L’UE si è impegnata a raggiungere un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni in tutti i settori economici di almeno il 40 % entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Entro la fine della conferenza di Parigi quasi tutti i paesi del mondo avevano presentato piani completi per ridurre le loro emissioni, molti per la prima volta. Si è trattato di una dimostrazione di volontà politica senza precedenti, che segna il passaggio evidente dall’azione di pochi all’azione di tutti.
I seguenti elementi chiave sono stati concordati dai governi a Parigi.
- Mantenere l’aumento della temperatura media globale «ben al di sotto» dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e proseguire gli sforzi volti a limitare l’aumento a 1,5 °C come obiettivi a lungo termine.
- Adoperarsi affinché le emissioni globali di gas a effetto serra raggiungano i massimi livelli «non appena possibile», per operare immediatamente, dopo rapide riduzioni in conformità delle migliori conoscenze scientifiche disponibili, per raggiungere un equilibrio tra fonti e pozzi di assorbimento di gas a effetto serra nella seconda metà di questo secolo.
- Riunirsi ogni cinque anni per fissare obiettivi di riduzione delle emissioni più ambiziosi, come richiesto dalla scienza.
- Informarsi reciprocamente e informare il pubblico in merito ai risultati raggiunti nel conseguimento degli obiettivi, al fine di garantire la trasparenza e il controllo.
- I paesi sviluppati continueranno il loro obiettivo collettivo attuale di mobilitare 100 miliardi di dollari USA l’anno entro il 2020 per sostenere l’azione per il clima nei paesi in via di sviluppo fino al 2025, quando sarà fissato un nuovo obiettivo collettivo.
L’impegno dell’UE a rafforzare l’assistenza in materia di clima per i paesi in via di sviluppo
Nel 2014 l’UE e i suoi Stati membri hanno stanziato 14,5 miliardi di euro in finanziamenti per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e a adattarsi alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Si tratta di un aumento significativo, che dimostra la determinazione dell’UE a contribuire equamente all’obiettivo di 100 miliardi di dollari USA fissato nel 2009 per i flussi finanziari annui dai paesi sviluppati verso i paesi in via di sviluppo entro il 2020. Nel periodo 2014-2020 almeno il 20 % del bilancio dell’UE sarà speso per progetti relativi all’azione per il clima. Una media di 2 miliardi di euro l’anno di sovvenzioni pubbliche sosterrà le attività nei paesi in via di sviluppo tra il 2014 e il 2020.
I cittadini dell’UE sostengono un’azione collettiva globale sui cambiamenti climatici
Il sondaggio speciale Eurobarometro sui cambiamenti climatici, pubblicato soltanto pochi giorni prima dell’inizio del vertice sul clima di Parigi, ha evidenziato che i cambiamenti climatici restano una delle principali preoccupazioni per il pubblico nell’UE e che il 91 % li considera un problema grave. Più di nove persone su dieci nell’Unione europea (93 %) ritengono che la lotta ai cambiamenti climatici sarà efficace solo se tutti i paesi del mondo agiscono insieme.
Capitolo 4
Un mercato interno più profondo e più equo con una base industriale più solida
«In quest’era di sempre maggiore globalizzazione il mercato interno è la migliore carta a disposizione dell’Europa. Voglio quindi che la prossima Commissione costruisca sulla forza del nostro mercato unico sfruttandone appieno le potenzialità in tutte le sue dimensioni».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
Nel 2015 la Commissione ha presentato piani per rafforzare il mercato unico dell’UE e per sfruttare appieno le sue potenzialità. Il mercato unico offre già un accesso agevolato a un gran numero di prodotti e servizi, a prezzi inferiori, maggiori opportunità commerciali e norme più elevate di sicurezza e di protezione dell’ambiente.
La Commissione sta sviluppando ulteriormente il mercato unico affinché le imprese e il settore industriale dell’UE possano prosperare nell’economia globale e in ottobre ha lanciato la strategia per il mercato unico per contribuire a creare nuove opportunità per i consumatori e le imprese.
In autunno la Commissione ha lanciato l’unione dei mercati dei capitali, unitamente a un piano d’azione di 33 misure. In tal modo le piccole imprese potranno accedere più facilmente ai mercati dei capitali e trovare i finanziamenti di cui hanno bisogno. Tale accesso ai fondi è una parte essenziale della stabilità finanziaria dell’UE.
L’UE necessita inoltre di un quadro per la tassazione equa ed efficiente degli utili societari, che contribuirebbe a ripartire l’onere fiscale in modo equo e a promuovere la crescita sostenibile e gli investimenti. Esso permetterebbe inoltre di diversificare le fonti di finanziamento e rafforzare la competitività economica. In marzo la Commissione ha proposto un pacchetto di misure volte a rendere più trasparente l’imposizione societaria, seguito in giugno da un piano d’azione teso a raggiungere un approccio globale per garantire un’imposizione societaria equa ed efficiente. Nel corso dell’anno la Commissione ha avviato indagini conformemente alle norme sugli aiuti di Stato per stabilire se alcuni Stati membri avessero concesso vantaggi fiscali a determinate imprese.
La strategia per il mercato unico
Il mercato unico consente a merci, servizi, capitali e persone di circolare più liberamente, offre opportunità per professionisti e imprese nonché una maggiore scelta e prezzi più bassi per i consumatori. Grazie al mercato unico possiamo viaggiare, vivere, lavorare e studiare ovunque desideriamo. Queste opportunità non si concretizzano sempre, tuttavia, perché le regole del mercato unico non sono note, non vengono attuate o semplicemente sono compromesse da ostacoli ingiustificati. In ottobre la Commissione ha adottato la strategia per il mercato unico, che propone una serie di azioni volte a consentire uno sviluppo equilibrato dell’economia collaborativa, ad assistere le piccole e medie imprese e le start-up nella fase di crescita, a realizzare concretamente il mercato senza frontiere per i servizi, ad affrontare le restrizioni nel settore della vendita al dettaglio e a impedire le discriminazioni nei confronti dei consumatori e degli imprenditori. La strategia consentirà inoltre di aggiornare il sistema di norme dell’UE, incrementare la trasparenza, l’efficienza e la rendicontabilità degli appalti pubblici e consolidare il quadro della proprietà intellettuale dell’UE, al fine di realizzare vantaggi concreti per la vita quotidiana dei cittadini.
La strategia si concentra sui mercati dei servizi e dei prodotti. Essa integra gli sforzi della Commissione volti a promuovere gli investimenti, migliorare la competitività e l’accesso ai finanziamenti, garantire il corretto funzionamento del mercato interno dell’energia e sfruttare le opportunità offerte dal mercato unico digitale.
Integrazione del mercato unico
La relazione del 2015 sull’integrazione del mercato unico e sulla competitività, pubblicata dalla Commissione in ottobre, presenta un’analisi approfondita dello stato dell’integrazione economica e della competitività nell’UE. Anche se l’UE ha registrato chiari segni di ripresa economica nel corso dell’anno, servono riforme mirate per ripristinare una crescita economica sostenibile. La relazione illustra gli ostacoli strutturali, comportamentali e normativi che continuano a impedire il funzionamento globale del mercato unico. Migliorando l’attuazione e il rispetto delle norme vigenti si possono già ottenere notevoli risultati, in particolare nei mercati dei servizi.
Unione dei mercati dei capitali
Nel 2015 la Commissione ha proposto un’unione dei mercati dei capitali al fine di migliorare la capacità dei mercati finanziari di servire l’economia reale. Questa iniziativa mira a ridurre la frammentazione dei mercati finanziari, diversificare le fonti di finanziamento, rafforzare i flussi di capitale transfrontalieri e migliorare l’accesso ai finanziamenti per le imprese, in particolare le piccole e medie imprese.
L’unione dei mercati dei capitali mira a far sì che il denaro investito possa rafforzare l’economia dell’UE e recare vantaggi ai consumatori dell’UE. A febbraio è stato pubblicato il libro verde della Commissione sulla creazione dell’unione dei mercati dei capitali, seguito in settembre da un piano d’azione sull’unione dei mercati dei capitali, che mira a realizzare progressi nei tre principali settori strategici. Il primo settore riguarda il miglioramento dell’accesso ai finanziamenti per le imprese in tutta l’UE e, in particolare, per le start-up, le piccole e medie imprese e i progetti di infrastruttura. Il secondo persegue il miglioramento e la diversificazione delle fonti di finanziamento provenienti da investitori nell’UE e nel resto del mondo. Il terzo consiste nel migliorare il funzionamento dei mercati affinché i collegamenti tra gli investitori e chi necessita di finanziamenti siano più efficienti ed efficaci, sia all’interno degli Stati membri sia a livello transfrontaliero.
La Commissione ha inoltre presentato proposte sulla cartolarizzazione che consentirebbero alle banche di liberare capitale per concedere nuovi prestiti e nuove norme sul trattamento di progetti infrastrutturali per promuovere gli investimenti, ha avviato consultazioni sul capitale di rischio, le obbligazioni garantite e i servizi finanziari al dettaglio e ha pubblicato un invito a presentare contributi sull’impatto cumulativo della normativa finanziaria. A novembre la Commissione ha presentato una proposta di aggiornamento del regime del prospetto, che mira ad agevolare la crescita delle imprese grazie alla raccolta di capitale in tutta l’UE, garantendo nel contempo un’effettiva tutela degli investitori. In dicembre è stato concordato un orientamento generale del Consiglio in merito alle proposte sulla cartolarizzazione.
Rendere gli appalti pubblici più trasparenti e competitivi
Con una spesa pubblica per beni, lavori e servizi che rappresenta circa il 18 % del prodotto interno lordo dell’UE, gli appalti pubblici sono fondamentali per la ripresa economica dell’UE. Appalti pubblici trasparenti e competitivi in tutto il mercato unico creano opportunità commerciali per le imprese dell’UE e contribuiscono alla creazione di posti di lavoro.
In settembre la Commissione ha trasmesso alle autorità nazionali, regionali e locali linee guida sulle norme UE applicabili in materia di appalti. Tali norme sono concepite per consentire alle autorità di reagire rapidamente in tempi di crisi e soddisfare le esigenze più immediate di alloggi, forniture e assistenza in caso di necessità.
La Commissione ha continuato a sostenere e promuovere la transizione verso gli appalti elettronici e la fatturazione elettronica negli Stati membri, anche attraverso il sostegno diretto sotto forma di sovvenzioni a titolo del meccanismo per collegare l’Europa e dei fondi strutturali e di investimento europei per lo sviluppo di sistemi informatici e il miglioramento dell’interoperabilità in tutta l’UE.
Facilitare la mobilità dei lavoratori
Nonostante il fatto che oltre 8 milioni di cittadini dell’UE lavorino in uno Stato membro diverso dal loro, trovare un lavoro all’estero e ottenere il riconoscimento delle qualifiche professionali non è sempre facile. Nel 2015 la Commissione si è adoperata per migliorare il mercato del lavoro dell’UE e agevolare i professionisti che desiderano lavorare in uno Stato membro dell’UE diverso dal loro Stato d’origine.
L’abbinamento efficace e rapido delle competenze con i posti vacanti è una priorità che aiuterà i cittadini e le imprese di tutta l’UE a sfruttare al massimo il potenziale economico e la mobilità nazionale e transfrontaliera del lavoro. Il portale EURES consente ai lavoratori di accedere facilmente a una banca di dati di offerte di lavoro dei servizi pubblici per l’impiego di tutti gli Stati membri e abbinarle alle loro domande di lavoro online. Nel corso dell’anno il Parlamento e il Consiglio hanno approvato la proposta della Commissione relativa al rafforzamento della cooperazione in questo settore.
Grazie alla nuova tessera professionale europea, per chi esercita la professione di infermiere, farmacista, fisioterapista e agente immobiliare sarà più semplice operare in Stati membri diversi da quello di residenza. Nel 2016 i professionisti saranno in grado di utilizzare la tessera come prova del superamento del controllo amministrativo e del riconoscimento delle loro qualifiche professionali da parte dello Stato membro ospitante. Allo stesso tempo la Commissione intende introdurre un meccanismo di allerta per proteggere le persone da professionisti privi di qualifiche. Per raggiungere questo obiettivo, in giugno la Commissione ha adottato un regolamento di esecuzione e ha lavorato con tutti gli Stati membri affinché la tessera fosse pronta per l’uso nel gennaio 2016.
L’atto europeo sull’accessibilità, proposto dalla Commissione in dicembre, mira a migliorare il mercato unico dei principali prodotti e servizi accessibili e a contribuire alla partecipazione socioeconomica delle persone con disabilità. Le prescrizioni in materia di accessibilità a livello dell’UE costituirebbero un vantaggio sia per i circa 80 milioni di cittadini dell’UE con disabilità sia per le società che intendono operare attraverso le frontiere, e condurrebbero a una scelta più ampia di prodotti e servizi accessibili a prezzi più competitivi.
Tutela della proprietà intellettuale
Nello sviluppo di economie basate sulla conoscenza, la tutela della proprietà intellettuale è importante non solo per la promozione dell’innovazione e della creatività, ma anche per l’espansione dell’occupazione e della competitività. L’UE ha compiuto progressi in tre settori importanti nel 2015: il brevetto unitario, la riforma dei marchi commerciali e la protezione dei segreti commerciali.
Il brevetto unitario sarà particolarmente importante per le start-up e le piccole e medie imprese innovative dell’UE che desiderano operare al di là delle frontiere. Esso entrerà in vigore non appena sarà stato ratificato dal numero richiesto di Stati membri. L’obiettivo del brevetto unitario consiste in una tutela brevettuale semplice e accessibile in tutta l’UE. Esso introdurrà una procedura unica per la registrazione dei brevetti per tutti gli Stati membri partecipanti e ridurrà il costo della tutela brevettuale nell’UE rispetto al Giappone, agli Stati Uniti e ad altri paesi.
La registrazione del marchio è essenziale per costruire e difendere una marca. Nel corso dell’anno il Parlamento e il Consiglio hanno adottato il pacchetto di riforme in materia di marchi della Commissione, volto a rendere i sistemi di registrazione dei marchi in tutta l’UE più accessibili e più efficienti per le imprese. La riforma mira inoltre a migliorare le condizioni per le imprese innovative e offrire una protezione più efficace dei marchi dalle contraffazioni. Il pacchetto comprende un regolamento che entra in vigore nel marzo 2016 e una direttiva che si applica a decorrere dal gennaio 2016.
Le imprese dell’UE sono sempre più esposte all’appropriazione illecita dei segreti commerciali. Nel novembre 2013 la Commissione ha proposto una serie di norme comuni per facilitare l’accesso all’azione civile in tutta l’UE in caso di appropriazione illecita di segreti commerciali. Il Parlamento, il Consiglio e la Commissione hanno raggiunto un accordo preliminare sulla proposta nel dicembre 2015. Quando la proposta diventerà legge, l’UE sarà un luogo ancora migliore per innovare e svolgere attività economiche. Le nuove norme saranno importanti per promuovere la concorrenza, migliorare le condizioni per le imprese che investono nella ricerca e nell’innovazione e incoraggiare la condivisione di conoscenze in tutta l’UE.
Una concorrenza più leale
L’applicazione delle norme in materia di concorrenza è uno degli elementi principali del funzionamento del mercato unico. Garantire una concorrenza leale è benefico per i cittadini e per le imprese, in quanto impedisce a queste ultime di abusare della loro posizione dominante, le dissuade dal concludere accordi di cartello, o sulla fissazione dei prezzi, e applica sanzioni nei loro confronti qualora lo facciano. Contribuisce inoltre a prevenire gli eventuali effetti anticoncorrenziali di fusioni societarie e garantisce che gli aiuti pubblici concessi alle imprese non determinino una distorsione indebita della concorrenza sul mercato.
I cartelli proteggono gli appartenenti dalla concorrenza, consentendo loro di applicare prezzi più elevati ed eliminano la pressione sulle imprese partecipanti a migliorare prodotti o individuare metodi più efficienti per produrli. Di conseguenza, i clienti pagano prezzi più elevati per prodotti di qualità inferiore e una scelta più ristretta, con possibili effetti negativi per la concorrenzialità dell’intera economia.
La competitività e l’innovazione erano state rafforzate nel 2015 attraverso il rigoroso controllo degli aiuti di Stato, in particolare per evitare che fosse concesso denaro pubblico a imprese in difficoltà, creando al tempo stesso condizioni di parità che agevolano lo sviluppo di un numero maggiore di imprese innovative. Nel corso dell’anno sono stati recuperati in totale 6,1 milioni di euro di aiuti di Stato illegali.
L’applicazione delle norme sugli aiuti di Stato ha inoltre diretto l’attenzione sulle priorità del mercato unico, in particolare dei settori dell’energia, del digitale e finanziario.
Strategia in materia di trasporto aereo
La Commissione si è adoperata per migliorare la competitività del settore dell’aviazione dell’UE, mantenendo nel contempo elevati standard di sicurezza e ambientali e promuovendo l’innovazione. La Commissione ha raccomandato in particolare di negoziare nuovi accordi internazionali al fine di offrire ai cittadini più rotte a prezzi migliori e creare opportunità commerciali per le imprese dell’UE. La strategia dell’UE in materia di trasporto aereo, annunciata dalla Commissione in dicembre, identifica l’innovazione e le tecnologie digitali necessarie per gestire lo spazio aereo in modo più efficace e sviluppare tutte le potenzialità di mercato dei droni.
Fiscalità
L’UE deve poter disporre di un quadro per la tassazione equa ed efficiente degli utili delle società in modo da distribuire l’onere fiscale equamente, promuovere la crescita sostenibile e gli investimenti, diversificare le fonti di finanziamento dell’economia e rafforzare la competitività economica. L’imposizione societaria è un elemento fondamentale di un sistema fiscale efficiente ed equo.
Trasparenza e lotta contro l’evasione fiscale
In febbraio il Parlamento ha istituito una commissione speciale sulle decisioni anticipate in materia fiscale (tax ruling) e altre misure analoghe per natura o effetto, la cui relazione è stata adottata dal Parlamento in seduta plenaria il 25 novembre. A dicembre il Parlamento ha deciso di prorogare di sei mesi il mandato della commissione per affrontare le questioni irrisolte identificate nella sua relazione.
In marzo la Commissione ha proposto un pacchetto di misure volte a rendere più trasparente l’imposizione societaria nell’UE. In giugno ha presentato un piano d’azione teso a raggiungere un approccio più completo per garantire un’imposizione societaria equa ed efficiente.
Mentre spetta agli Stati membri stabilire il livello delle imposte sulle società nel loro territorio, la Commissione ha avviato indagini conformemente alle norme sugli aiuti di Stato per stabilire se alcuni Stati membri abbiano concesso vantaggi fiscali a determinate imprese.
Nel corso del mese di ottobre la Commissione ha concluso che il Lussemburgo e i Paesi Bassi hanno concesso, rispettivamente, vantaggi fiscali selettivi illegali a Fiat e Starbucks e ha ordinato ai due Stati membri di recuperare l’imposta non riscossa. Gli importi da recuperare presso ciascuna impresa ammontavano, secondo le stime, a 20-30 milioni di euro.
La Commissione ha anche avviato indagini in materia di aiuti di Stato sugli accordi fiscali riguardanti Apple in Irlanda e Amazon e McDonald’s a Lussemburgo. Essa ha inoltre svolto un’indagine sul sistema belga di ruling fiscale applicato agli utili in eccesso e ha esteso l’indagine approfondita del regime di imposizione societaria di Gibilterra al fine di completare i suoi lavori e verificare se la prassi di «tax ruling» di Gibilterra costituisca una violazione delle norme UE in materia di aiuti di Stato.
A dicembre, nel quadro di un pacchetto di misure proposto dalla Commissione, il Consiglio ha adottato una direttiva volta a migliorare la trasparenza degli accordi fiscali conclusi dagli Stati membri. La direttiva prevede che gli Stati membri procedano allo scambio automatico di informazioni sulle decisioni anticipate in materia fiscale transfrontaliere, nonché sugli accordi preventivi sulla determinazione dei prezzi di trasferimento. Gli Stati membri potranno richiedere ulteriori informazioni qualora necessario.
Capitolo 5
Un’unione economica e monetaria più profonda e più equa
«Nel prossimo quinquennio voglio proseguire la riforma dell’unione economica e monetaria per salvaguardare la stabilità della nostra moneta unica e aumentare, tra gli Stati membri che la condividono, la convergenza delle politiche economiche, di bilancio e del mercato del lavoro».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
Il 1º gennaio 2015 la zona euro ha accolto positivamente la Lituania come 19º partecipante.
Nel corso dell’anno l’UE ha continuato a considerare prioritario il completamento dell’unione economica e monetaria, al fine di creare una vita migliore e più equa per tutti i cittadini e di prepararsi alle future sfide globali. La futura prosperità dell’UE dipende dalla capacità dell’euro di sfruttare tutto il suo potenziale nella creazione di posti di lavoro, di crescita, equità sociale e stabilità finanziaria. L’euro è tuttavia un progetto politico, che richiede supervisione politica e responsabilità democratica. Il Parlamento ha svolto un ruolo di primo piano nel garantire tale responsabilità nel 2015.
L’UE ha portato avanti la costruzione della solida architettura necessaria per la zona euro, la seconda economia più grande al mondo. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, le divergenze nella zona euro restano significative e la recente crisi ha ulteriormente sottolineato le lacune esistenti, con 18 milioni di disoccupati nella zona euro e molte persone esposte al rischio di esclusione sociale.
La relazione dei cinque presidenti sul completamento dell’unione economica e monetaria è stata pubblicata nel mese di giugno ed è il risultato di una riflessione congiunta dei presidenti della Commissione europea, del Consiglio europeo, dell’Eurogruppo, della Banca centrale europea e del Parlamento europeo. A breve termine la relazione propone di utilizzare gli strumenti esistenti e i trattati in vigore per rafforzare la competitività e la convergenza strutturale, per conseguire politiche fiscali responsabili a livello nazionale e della zona euro e per completare l’unione finanziaria. Nel lungo termine il processo di convergenza deve essere più vincolante, ad esempio mediante parametri concordati per la convergenza e una tesoreria della zona euro. In ottobre la Commissione ha adottato un primo pacchetto di misure per avviare l’attuazione del piano.
Sviluppo dell’unione economica e monetaria
Con la sua adozione da parte della Lituania nel gennaio 2015, l’euro è attualmente condiviso da 19 Stati membri e oltre 330 milioni di cittadini. L’euro ha fornito ai paesi partecipanti stabilità dei prezzi e protezione contro la volatilità esterna. È la seconda valuta del mondo per importanza e rappresenta quasi un quarto delle riserve valutarie mondiali. Quasi 60 paesi e territori di tutto il mondo, direttamente o indirettamente, ancorano la loro valuta all’euro.
In seguito all’insorgere della crisi economica e finanziaria, l’UE ha adottato misure senza precedenti per migliorare il quadro della governance economica dell’unione economica e monetaria. Ha rafforzato il patto di stabilità e di crescita e ha adottato nuovi meccanismi per prevenire gli squilibri economici e coordinare meglio le politiche economiche. Tali misure di emergenza devono essere tuttavia consolidate e completate per massimizzare la resilienza dell’unione economica e monetaria a qualsiasi crisi futura.
Nella zona euro si registrano attualmente divergenze significative: in alcuni Stati membri la disoccupazione è ai minimi storici, mentre in altri è a livelli record. In alcuni Stati membri la politica di bilancio può essere utilizzata in senso anticiclico, mentre in altri ci vorranno anni di consolidamento per recuperare il margine di bilancio. L’UE si adopera per correggere tale vulnerabilità.
Come sottolineato dal presidente della Commissione Juncker nel discorso al Parlamento europeo in dicembre, l’euro è un progetto politico che presuppone responsabilità politica. Il presidente ha sottolineato che il Parlamento europeo non è solo il Parlamento dell’unione europea, ma anche il parlamento dell’euro. Nel corso del 2015 il Parlamento ha partecipato attivamente al rafforzamento dell’unione economica e monetaria. Il presidente del Parlamento Martin Schulz ha svolto un ruolo chiave nella preparazione della relazione dei cinque presidenti. Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ha discusso con il Parlamento durante la preparazione dell’analisi annuale della crescita. Nel 2015 il presidente Juncker è comparso più volte dinanzi al Parlamento per discutere i progressi compiuti nel realizzare le priorità essenziali in questo settore.
La relazione dei cinque presidenti
In giugno i cinque presidenti avevano presentato la relazione sulle modalità per approfondire l’unione economica e monetaria a partire dal luglio 2015 e per completarla entro e non oltre il 2025. I cinque presidenti sono: il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Essi hanno presentato le misure da attuare in tre fasi.
Nella fase 1 le istituzioni dell’UE e gli Stati membri della zona euro, sulla base degli strumenti esistenti, utilizzano al meglio i trattati in vigore. Ciò significa rilanciare la competitività e la convergenza strutturale, completare l’unione finanziaria, realizzare e mantenere politiche fiscali responsabili a livello nazionale e della zona euro e accrescere la responsabilità democratica.
Nella fase 2 saranno concordate misure di più ampia portata per completare l’architettura economica e istituzionale dell’unione economica e monetaria. Durante questa fase il processo di convergenza sarà reso più vincolante applicando una serie di parametri di riferimento concordati che potrebbero avere una natura giuridica. Per essere ammesso a partecipare a un meccanismo di assorbimento degli shock nel corso di questa seconda fase, ciascuno Stato membro della zona euro sarebbe tenuto a compiere progressi significativi verso il rispetto di tali parametri e a continuare a aderirvi non appena fossero stati raggiunti.
Alla fine della fase 2, e una volta che tutte le misure saranno entrate interamente in vigore, l’unione economica e monetaria fornirebbe stabilità e prosperità a tutti i cittadini della zona euro.
La relazione ha riconosciuto l’importanza di garantire a ogni cittadino l’accesso a un’istruzione adeguata e a un sistema di protezione sociale efficace, che comprenda una protezione sociale di base. Pur non essendovi un unico modello da seguire, le sfide sono spesso simili in tutti gli Stati membri, ad esempio la partecipazione di più persone di tutte le età al mercato del lavoro, trovare il giusto equilibrio tra contratti di lavoro flessibili e sicuri, alleggerire il carico fiscale sul lavoro, fornire sostegno personalizzato ai disoccupati affinché possano rientrare nel mercato del lavoro e migliorare l’istruzione e l’apprendimento permanente. Per garantire il successo a lungo termine dell’unione economica e monetaria è necessaria una più profonda integrazione dei mercati del lavoro nazionali. Dovrà essere agevolata la mobilità geografica e professionale, anche attraverso un migliore riconoscimento delle qualifiche, un accesso più semplice a posti di lavoro del settore pubblico per i cittadini di altri Stati membri e un migliore coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale.
La relazione ha raccomandato inoltre di istituire un sistema UE di autorità indipendenti per la competitività che contribuiscano al coordinamento delle politiche economiche e della competitività. Mentre la governance della zona euro è ben consolidata per il coordinamento e la sorveglianza delle politiche di bilancio, essa deve essere migliorata nel settore più ampio della competitività. Il semestre europeo e la procedura per gli squilibri macroeconomici sono primi passi verso la correzione di tale carenza. Tutti gli Stati membri devono, tuttavia, migliorare la propria competitività nel quadro dello stesso slancio. Ciascuno Stato membro della zona euro dovrebbe creare un organismo nazionale incaricato del monitoraggio dei risultati e delle politiche in materia di competitività, che contribuirebbe a prevenire divergenze economiche e rafforzerebbe la titolarità delle riforme necessarie a livello nazionale. Le autorità per la competitività dovrebbero essere indipendenti e incaricate di valutare se l’andamento delle retribuzioni sia in linea con quello della produttività. Esse dovrebbero confrontare gli sviluppi in altri Stati membri della zona euro e nei principali partner commerciali con economie comparabili e potrebbero inoltre essere incaricate di valutare i progressi compiuti nell’ambito delle riforme volte a migliorare la competitività in generale.
In ottobre la Commissione ha adottato un primo pacchetto di misure per avviare l’attuazione delle raccomandazioni della relazione. Esso ha comportato un nuovo approccio al semestre europeo, che comprende un dialogo democratico rafforzato e ulteriori miglioramenti della governance economica. Il pacchetto ha proposto l’introduzione di comitati nazionali per la competitività e di un comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche. È stato anche proposto di unificare maggiormente la rappresentanza della zona euro in seno alle istituzioni finanziarie internazionali, in particolare il Fondo monetario internazionale. Nel pacchetto sono indicate le misure necessarie per completare l’unione bancaria, fra le quali figurano un sistema europeo di garanzia dei depositi e misure intese a ridurre ulteriormente il rischio nel sistema bancario.
Il Centro europeo di strategia politica fornisce consulenza strategica professionale e mirata al presidente della Commissione e al collegio dei commissari. Nel corso del 2015 il Centro ha pubblicato una serie di note strategiche. Tre di esse presentano proposte per attuare la relazione dei cinque presidenti.
Unione bancaria
Sono stati compiuti progressi significativi nell’attuazione dell’unione bancaria, uno dei settori chiave necessari all’UE per approfondire l’unione economica e monetaria. La Banca centrale europea ha assunto il ruolo di autorità di vigilanza delle banche per l’unione bancaria. Il meccanismo di vigilanza unico, con sede presso la Banca, ha svolto il suo primo anno di lavoro a tempo pieno nel 2015. Attraverso un processo di revisione e valutazione prudenziale, le 123 banche soggette a vigilanza centralizzata hanno tutte ricevuto consulenza in merito al loro capitale e alle loro strutture di governance. Sono state inoltre armonizzate diverse prassi e politiche in materia di vigilanza.
In novembre la Commissione ha proposto un sistema europeo di garanzia dei depositi per i depositi bancari e ha stabilito ulteriori misure per ridurre i rischi rimanenti nel settore bancario. Tali misure erano state illustrate nella relazione dei cinque presidenti. L’unione bancaria era stata istituita per rafforzare la fiducia nelle banche partecipanti. Il sistema europeo di garanzia dei depositi rafforzerà l’unione bancaria, incrementerà la protezione dei depositanti della banca, rafforzerà la stabilità finanziaria e ridurrà ulteriormente il legame tra banche e rispettivi soggetti sovrani. La proposta relativa al sistema si basa su sistemi nazionali di garanzia dei depositi e il sistema sarebbe accessibile solo a condizione che le norme concordate siano state attuate.
Il sistema dovrebbe essere sviluppato gradualmente, in tre fasi. La prima fase consiste nella riassicurazione dei sistemi nazionali di garanzia dei depositi. Dopo tre anni si passa a un sistema di coassicurazione, nel quale il contributo del sistema europeo di garanzia dei depositi aumenta progressivamente con il passare del tempo. La fase finale comprende un intero sistema europeo di garanzia dei depositi ed è prevista per il 2024.
I singoli depositanti continuerebbero a godere dello stesso livello di protezione (100 000 euro). Il sistema europeo di garanzia dei depositi sarebbe obbligatorio per gli Stati membri della zona euro le cui banche sono soggette al meccanismo di vigilanza unico e sarebbe aperto anche ad altri Stati membri che desiderano aderire all’unione bancaria.
In dicembre l’accordo intergovernativo sul meccanismo di risoluzione unico è stato ratificato da un numero sufficiente di Stati membri. Di conseguenza, il Comitato di risoluzione unico è diventato pienamente operativo nel gennaio 2016. Il Comitato è stato istituito nel 2015 per trattare le banche in difficoltà nella zona euro. L’accordo prevedeva anche che il Fondo di risoluzione unico cominciasse a essere alimentato a partire dai fondi nazionali di risoluzione della zona euro.
Regolamentazione prudenziale dei mercati e degli istituti finanziari
La Commissione ha continuato a monitorare e analizzare gli sviluppi del settore finanziario negli Stati membri, nell’Unione e in tutto il mondo, in modo da individuare potenziali fonti di rischi sistemici e raccomandare azioni di mitigazione.
Negli ultimi anni sono stati compiuti notevoli sforzi per rafforzare gli istituti finanziari nell’UE. Sono stati istituiti nuovi quadri di regolamentazione e di vigilanza. Le istituzioni finanziarie stesse hanno fatto molto per aumentare la loro resilienza al fine di conformarsi alle nuove norme regolamentari e soddisfare le aspettative del mercato.
Mercati finanziari
Le norme che disciplinano la negoziazione di strumenti finanziari sono state rafforzate, unitamente alle sanzioni contro gli abusi di mercato. È stata migliorata la tutela degli investitori in fondi di investimento collettivo e degli acquirenti di prodotti assicurativi. I mercati di finanziamento tramite titoli sono stati resi più trasparenti e sono stati compiuti progressi verso il rispetto degli obblighi del G20 in materia di compensazione dei derivati.
Controllare gli aiuti di Stato e garantire condizioni eque di concorrenza
Il controllo degli aiuti di Stato svolge un ruolo importante nel garantire parità di condizioni all’interno dell’unione bancaria. Dall’inizio della crisi 112 banche nell’UE, che rappresentano il 30 % circa del sistema bancario dell’UE in base alle attività, hanno ricevuto aiuti di Stato. Gli Stati membri hanno sostenuto le banche iniettando 671 miliardi di euro di capitale (5 % del prodotto interno lordo dell’UE) e fornendo 1 288 miliardi di euro, ossia il 10 % del prodotto interno lordo, in garanzie e altri strumenti di sostegno alla liquidità. La maggior parte delle banche che hanno ricevuto aiuti nel corso della crisi hanno recuperato dopo aver attuato una parte considerevole dei loro piani di ristrutturazione. L’aiuto era stato concesso per garantire i risparmi dei cittadini, evitare i fallimenti e prevenire il successivo crollo del sistema bancario in tutto il continente.
La Commissione è stata particolarmente vigile sul mercato dei servizi finanziari, nei settori dei derivati finanziari e dei servizi di pagamento. Nel mese di febbraio la Commissione ha inflitto un’ammenda di 14,96 milioni di euro al broker ICAP operante nel Regno Unito, per aver favorito diversi cartelli nel settore dei derivati su tassi di interesse dello yen.
Mercati che funzionano per i consumatori
Oltre il 40 % dei pagamenti non in contanti sono effettuati mediante carte di pagamento. Le commissioni interbancarie multilaterali applicate all’utilizzo di carte possono tradursi in prezzi più elevati per i consumatori. In giugno è entrato in vigore il regolamento sulle commissioni interbancarie multilaterali, che definisce massimali per le commissioni applicabili ai pagamenti tramite carta e rende più facile per gli esercenti l’utilizzo di banche di altri Stati membri che offrono prezzi più bassi.
Nel 2015 il Parlamento e il Consiglio hanno inoltre portato a termine i negoziati sulla revisione della direttiva sui servizi di pagamento, che aprirà nuove opportunità commerciali per gli attori non bancari, come le società che avviano pagamenti online. In materia di assicurazioni, grazie a un accordo politico per la direttiva sulla distribuzione assicurativa, è stata ottenuta maggiore efficacia, sicurezza e trasparenza per i consumatori.
Dimensione sociale dell’unione economica e monetaria
Dialogo sociale
Una delle principali modifiche apportate al semestre europeo 2015 è stata quella di rafforzare il ruolo delle parti sociali nella definizione e nell’attuazione delle politiche e delle riforme. Per raggiungere tale obiettivo è stata tra l’altro necessaria una maggiore attenzione al rafforzamento delle capacità. Il nuovo approccio è stato lanciato nel mese di marzo, nel corso di una conferenza ad alto livello a cui hanno partecipato i leader delle organizzazioni delle parti sociali a livello di UE e nazionale, unitamente al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, al vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, alla commissaria Marianne Thyssen e al ministro del welfare della Lettonia Uldis Augulis. La Commissione sta attualmente discutendo l’analisi tratta dalle sue relazioni per paese direttamente con le organizzazioni delle parti sociali, che sono ora maggiormente coinvolte anche nell’elaborazione delle politiche e della legislazione. Esse sono state consultate sulle principali iniziative quali il piano di investimento e l’unione dell’energia.
Reddito minimo
La relazione dei cinque presidenti riconosce l’importanza di garantire a ogni cittadino l’accesso a un’istruzione adeguata e a un sistema di protezione sociale efficace, che comprenda una protezione sociale di base.
Tali questioni sono monitorate nel quadro del semestre europeo. La Commissione collabora con gli Stati membri per promuovere adeguati regimi di reddito minimo attraverso le sue raccomandazioni specifiche per paese. Nel corso dell’anno la Commissione ha anche lavorato su due progetti pilota intesi a contribuire allo sviluppo di regimi di reddito minimo negli Stati membri. La rete europea di reddito minimo (European minimum income network) è un progetto di due anni che mira a raggiungere un consenso sulle misure necessarie per conseguire regimi di reddito minimo. La rete europea dei bilanci di riferimento è un’iniziativa del Parlamento per elaborare una metodologia comune e bilanci di riferimento per le regioni in cui si trovano le capitali degli Stati membri.
Fondo di aiuti europei agli indigenti
Nel corso del 2015 la Commissione ha adottato gli ultimi programmi operativi nazionali per il Fondo di aiuti europei agli indigenti. Il Fondo è costituito da 3,8 miliardi di euro di finanziamenti UE, con quasi 0,7 miliardi di euro di cofinanziamento nazionale, per assistere le popolazioni più bisognose nell’UE dal 2014 al 2020. Il Fondo sostiene gli Stati membri nello sforzo di aiutare nell’UE le persone più vulnerabili, che sono state più duramente colpite dalla crisi economica e sociale. Il Fondo contribuisce ad alleviare le forme più gravi di deprivazione materiale e apporta un contributo significativo alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale attraverso la fornitura di prodotti alimentari, assistenza materiale e attività di inclusione sociale per gli indigenti.
Capitolo 6
Un accordo realistico ed equilibrato di libero scambio con gli Stati Uniti
«Sotto la mia presidenza la Commissione negozierà con gli Stati Uniti d’America un accordo commerciale realistico e equilibrato, in uno spirito di reciproco beneficio e di trasparenza. […] Da presidente della Commissione sarò tuttavia anche inequivocabile nell’indisponibilità a immolare sull’altare del libero scambio le norme europee in materia di sicurezza, salute, protezione sociale e protezione dei dati oppure la nostra diversità culturale».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
Anche nel 2015 una delle principali sfide per l’UE è stata rappresentata dai negoziati con gli Stati Uniti sul partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti. Nel corso dell’anno si sono svolti quattro cicli di negoziati e sono stati registrati progressi in un ampio numero di settori. È inequivocabile la posizione della Commissione, secondo cui qualsiasi accordo deve garantire la salvaguardia degli elevati livelli di protezione attuali. Il rapporto economico tra UE e USA è il più grande del mondo. Gli accordi commerciali UE attualmente in vigore e studi indipendenti indicano che un nuovo accordo di libero scambio con gli Stati Uniti contribuirebbe a generare crescita, a ridurre i prezzi e a fornire ai consumatori una scelta più ampia di beni e servizi.
Per rispondere alle preoccupazioni della società civile, la Commissione ha garantito un’inedita apertura e trasparenza dei negoziati. Nel corso dell’anno ha coinvolto le parti interessate, pubblicato i testi negoziali e fornito informazioni dettagliate in merito ai negoziati.
Nel 2015 l’UE ha continuato ad attuare attivamente la sua politica commerciale. Si è adoperata per preservare il sistema commerciale globale e ha svolto un ruolo attivo in seno all’Organizzazione mondiale del commercio. In autunno la Commissione ha pubblicato la sua nuova strategia per il commercio e gli investimenti.
L’apertura dei mercati con i principali paesi partner si è confermata elemento centrale della politica commerciale dell’UE. L’Unione europea ha continuato a negoziare accordi di libero scambio con vari paesi, tra cui Giappone e Vietnam. Nel 2015 è stato concluso l’accordo con il Vietnam. L’UE ha partecipato inoltre a negoziati plurilaterali sotto l’egida dell’Organizzazione mondiale del commercio per un accordo sugli scambi di servizi e un accordo sui beni ambientali.
Il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti quale volano per la crescita e l’occupazione
L’Unione europea è una delle economie più aperte del mondo. L’apertura degli scambi rafforza l’economia europea, crea posti di lavoro, garantisce maggiore scelta e maggiore potere d’acquisto ai consumatori e aiuta le imprese a competere sui mercati esteri. Nel 2015 le esportazioni verso paesi terzi hanno sostenuto oltre 31 milioni di posti di lavoro nell’UE. È ovvio che il commercio debba essere un elemento fondamentale della strategia dell’UE per la crescita e l’occupazione. Circa 5 milioni di posti di lavoro negli Stati membri sono sostenuti dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, che costituiscono il principale mercato di esportazione dell’UE. Il rafforzamento dei legami economici con gli Stati Uniti è quindi di fondamentale importanza per l’UE. Il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti non sarà però un accordo concluso a ogni costo. L’UE tutelerà l’indipendenza delle autorità di regolamentazione, il principio di precauzione e il diritto dei governi di legiferare per proteggere la popolazione e l’ambiente.
Aspetti negoziati dall’UE
Nel corso dei negoziati sul partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti l’UE ha continuato a perseguire come obiettivi:
- la riduzione delle tariffe doganali in tutti i settori;
- l’eliminazione degli ostacoli non tariffari agli scambi;
- l’elaborazione di norme che rendano più agevole e più equo importare, esportare e investire.
Un migliore accesso al mercato statunitense
Nel corso dell’anno l’UE ha continuato a negoziare la soppressione dei dazi doganali e di altri ostacoli agli scambi come pure nuove e più agevoli opportunità di scambi commerciali e di investimento in nuovi settori, strumenti, questi, per garantire un migliore accesso delle imprese dell’UE al mercato statunitense. Queste regole si applicherebbero a tutte le imprese dell’UE, indipendentemente dalle dimensioni e da ciò che vendono.
Grazie al partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, le imprese dell’UE potrebbero incrementare le esportazioni verso gli Stati Uniti e importare, in quantitativi maggiori, i beni o servizi di cui hanno bisogno per realizzare i loro prodotti finali. Benché i servizi rappresentino oltre il 70 % dell’economia, le imprese dell’UE continuano a incontrare ostacoli quando tentano di vendere i loro servizi sul mercato statunitense. Gli Stati Uniti assorbono il 13 % delle esportazioni agricole dell’UE, soprattutto per quanto riguarda i prodotti a forte valore aggiunto. L’UE auspica che il partenariato consenta un ulteriore incremento di queste esportazioni. L’Unione europea intende inoltre far sì che le imprese dell’UE possano partecipare a gare d’appalto pubbliche negli USA in condizioni di parità con le imprese statunitensi.
Cooperazione normativa: riduzione degli oneri burocratici e dei costi, ma senza scorciatoie
L’Unione europea ha cercato di percorrere nuove strade verso il raggiungimento di un accordo commerciale proponendo una collaborazione più stretta di quella attuale tra le autorità di regolamentazione dell’UE e quelle degli Stati Uniti. Le imprese dell’UE che intendono esportare negli Stati Uniti devono rispettare la legislazione statunitense e conformarsi alle norme (intese come standard) di quel paese. Spesso leggi e norme, pur garantendo lo stesso livello di sicurezza o qualità, differiscono per quanto riguarda dettagli tecnici (ad esempio, colore dei cavi, spine e prese di corrente utilizzati nell’UE e negli USA). A volte i controlli relativi a requisiti tecnici sono un’inutile ripetizione di quelli già effettuati sull’altra sponda dell’Atlantico. Ciò può essere costoso, soprattutto per le imprese più piccole e per i consumatori. La collaborazione nel campo della regolamentazione potrebbe ridurre tali costi e al tempo stesso salvaguardare gli elevati livelli di protezione delle persone e dell’ambiente previsti dall’UE.
Nel quadro del partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, la cooperazione normativa potrebbe apportare vantaggi in molti ambiti: un esempio in tal senso è la collaborazione in materia di omologazione, sorveglianza e richiamo dei dispositivi medici, compresi pacemaker, tomografi e apparecchi a raggi X. L’UE auspica una collaborazione più stretta tra le autorità di regolamentazione dell’UE e degli USA i cui sforzi possano garantire la sicurezza e l’efficacia dei medicinali a disposizione dei consumatori. Le autorità dell’UE e degli USA effettuano periodicamente ispezioni nei luoghi di fabbricazione per garantire la sicurezza e la qualità dei prodotti farmaceutici. Il riconoscimento reciproco delle ispezioni ridurrebbe l’onere che grava sui produttori e permetterebbe un uso più efficiente delle risorse dell’UE destinate alle ispezioni.
L’UE ha proseguito i negoziati per promuovere le esportazioni alimentari, restando fedele alle norme rigorose dell’UE e nel rispetto delle proprie scelte su questioni quali gli organismi geneticamente modificati, i trattamenti antimicrobici e l’uso di ormoni nella produzione zootecnica.
L’UE ha infine proseguito i negoziati con gli Stati Uniti su come promuovere la cooperazione internazionale sui temi della regolamentazione.
Regole commerciali in grado di agevolare le esportazioni, le importazioni e gli investimenti
L’UE ha continuato a impegnarsi per introdurre nuove regole commerciali o sviluppare ulteriormente quelle esistenti in modo che tutte le imprese dell’UE possano trarre pienamente vantaggio dal partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti.
Nel quadro del partenariato l’UE si prefigge i seguenti obiettivi:
- garantire che le imprese più piccole possano fruire appieno dei vantaggi dell’accordo;
- promuovere una concorrenza libera e leale, anche con norme che impediscano alle imprese di accordarsi per la fissazione dei prezzi o di abusare della propria posizione di mercato;
- aiutare le imprese a risparmiare tempo e denaro nell’espletamento delle pratiche doganali;
- garantire l’accesso delle imprese alle risorse energetiche e alle materie prime sostenibili di cui hanno bisogno;
- proteggere la proprietà intellettuale delle imprese dell’UE;
- porre lo sviluppo sostenibile al centro dell’accordo.
L’UE vuole che le imprese investano con fiducia, consapevoli di poter contare su una tutela in caso di problemi. Dalla consultazione pubblica sul meccanismo di risoluzione delle controversie investitore-Stato è emersa una diffusa mancanza di fiducia nell’equità e nell’imparzialità del meccanismo proposto. Sulla base degli importanti contributi del Parlamento europeo, degli Stati membri, dei parlamenti nazionali e delle parti interessate, nel mese di settembre la Commissione ha proposto un nuovo sistema giudiziario per la protezione degli investimenti inteso a sostituire il meccanismo di risoluzione delle controversie investitore-Stato in tutti i negoziati dell’UE, in corso e futuri, in materia di investimento, compresi quelli sul partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti. Il sistema giudiziario per la protezione degli investimenti, basato sugli stessi elementi fondamentali propri dei tribunali nazionali e internazionali, sancisce il diritto dei governi di legiferare e garantisce la trasparenza e l’assunzione di responsabilità (accountability).
Modalità negoziali
La Commissione ha negoziato il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti in base a un mandato approvato all’unanimità dai governi di tutti gli Stati membri e avallato dal Parlamento europeo. I negoziati sono iniziati nel giugno del 2013. Nel 2015 si sono svolti quattro cicli di negoziati tra la Commissione e gli Stati Uniti: due si sono tenuti a Bruxelles a febbraio e a luglio, uno a New York ad aprile e uno a Miami a ottobre. I negoziati proseguiranno nel 2016. I negoziatori hanno compiuto progressi in un vasto numero di settori. Pur perseguendo un accordo in tempi rapidi, l’UE ha sempre chiaramente affermato che un buon accordo è più importante della semplice conclusione dei negoziati nel più breve tempo possibile.
Sul suo sito Internet dedicato al partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, la Commissione ha pubblicato le sue proposte iniziali dei testi giuridici oltre a documenti sulla posizione dell’UE che ne delineano e illustrano l’approccio seguito in tutti i settori oggetto del negoziato. La Commissione ha pubblicato anche centinaia di documenti sul partenariato che spiegano gli obiettivi e il possibile contenuto dell’accordo. Queste iniziative sono proseguite parallelamente ai negoziati, che sono quindi divenuti i negoziati più trasparenti finora condotti per un accordo commerciale dell’UE.
Come di consueto quando sono in corso negoziati per un accordo commerciale, la Commissione ha utilizzato le riunioni settimanali del comitato per la politica commerciale del Consiglio per aggiornare i governi degli Stati membri sui progressi dei negoziati. La Commissione ha tenuto informato in merito agli sviluppi dei negoziati anche il Parlamento, in particolare la commissione per il commercio internazionale. La commissaria per il commercio Cecilia Malmström e i negoziatori dell’UE si sono periodicamente presentati dinanzi al Parlamento e alle sue commissioni. Conformemente alle pratiche concordate, gli Stati membri e i membri del Parlamento europeo hanno avuto accesso ai documenti negoziali.
Ciò ha consentito un controllo democratico dell’intero iter negoziale. In tal modo i governi dei 28 Stati membri e i membri del Parlamento europeo eletti a suffragio universale diretto hanno potuto essere pienamente informati dello stato di avanzamento dei negoziati e anche in merito alle posizioni negoziali dell’UE. Il Parlamento ha seguito da vicino i colloqui: 14 commissioni parlamentari hanno adottato relazioni sui negoziati. A luglio il Parlamento ha approvato una risoluzione che ribadisce il sostegno ai negoziati in corso e formula una serie di raccomandazioni alla Commissione.
I negoziati riguardanti il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti hanno suscitato forte interesse nell’opinione pubblica e nei mass media. La Commissione ha accolto con favore le discussioni relative all’accordo proposto. È stata particolarmente attiva nel pubblicizzare i colloqui e nello spiegare i risultati che l’UE perseguiva nel processo negoziale. Ha anche dato una risposta alle preoccupazioni circa il presunto impatto negativo del partenariato. La Commissione ha compiuto notevoli sforzi per garantire alle parti interessate la possibilità di comunicare direttamente con i negoziatori. Nei limiti delle risorse disponibili ha, ad esempio, consentito alla propria squadra negoziale e ad altri funzionari di accettare gli inviti a partecipare a riunioni e dibattiti pubblici organizzati in tutta l’UE da parlamentari, da autorità nazionali, regionali e locali e da gruppi di interesse.
In occasione di ogni ciclo di negoziati, i negoziatori dell’UE e degli USA hanno convocato riunioni congiunte di centinaia di esponenti di parti interessate, che hanno potuto partecipare a uno scambio di vedute con i negoziatori e presentare le loro posizioni. Al termine delle tornate negoziali svoltesi negli Stati Uniti nei mesi di aprile e di ottobre, la Commissione ha organizzato a Bruxelles a maggio e dicembre, nel quadro del tradizionale dialogo strutturato con la società civile, riunioni cui hanno partecipato oltre 100 rappresentanti di numerose organizzazioni. Nel mese di maggio la Commissione ha organizzato un incontro nell’ambito del dialogo con la società civile anche sul tema «Il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti e la salute», cui hanno partecipato 133 rappresentanti di numerose organizzazioni. Nel corso dei negoziati la Commissione si è avvalsa di un gruppo consultivo, composto da 16 persone e da essa istituito proprio con il compito di fornire un ulteriore contributo qualificato ai negoziatori dell’UE. Il gruppo è costituito da uomini e donne che rappresentano gli interessi di gruppi che si occupano di ambiente, salute, consumatori, lavoratori e di attività economiche.
Il testo definitivo, una volta concordato, entrerà in vigore solo se approvato dal Parlamento e dal Consiglio.
Commercio mondiale in generale
L’UE è il principale esportatore e importatore di beni e servizi a livello mondiale. Le piccole e medie imprese svolgono un ruolo importante, considerato che oltre 600 000 di esse rappresentano un terzo del totale delle esportazioni dell’UE, che garantiscono un’occupazione a 31 milioni di persone residenti nell’UE, 6 milioni delle quali sono alle dipendenze di piccole e medie imprese. Nel complesso, un posto di lavoro su sette nell’UE dipende dalle esportazioni.
La politica commerciale dell’UE mira a garantire un sistema commerciale internazionale aperto, fondato su regole, e ad aprire nuovi mercati per le esportazioni. Un sistema commerciale aperto contribuisce allo stesso tempo ad assicurare l’accesso delle imprese dell’UE alle materie prime, ai componenti e ai servizi di cui hanno bisogno. Si tratta di un aspetto di vitale importanza nel mondo contemporaneo caratterizzato da catene globali del valore, in cui la maggior parte dei prodotti finiti è il risultato del valore aggiunto in vari paesi.
In autunno la Commissione ha pubblicato la sua nuova strategia per il commercio e gli investimenti. L’UE ha proseguito il suo impegno attivo in molte iniziative commerciali plurilaterali o multilaterali in corso. Ha ribadito il suo impegno a far avanzare i negoziati a livello di Organizzazione mondiale del commercio anche nella conferenza ministeriale di Nairobi a dicembre. Nel 2015 l’UE ha concluso un accordo commerciale del valore di un miliardo di euro con la Cina, gli Stati Uniti e la maggior parte dei membri dell’Organizzazione mondiale del commercio per eliminare i dazi doganali su 201 prodotti ad alta tecnologia. L’UE ha continuato a svolgere un ruolo di primo piano nei negoziati commerciali plurilaterali in corso per un accordo sugli scambi di servizi tra 23 membri dell’Organizzazione mondiale del commercio. Nel mese di luglio l’UE, insieme ad altri 13 membri dell’Organizzazione mondiale del commercio, ha avviato negoziati per eliminare gli ostacoli agli scambi e agli investimenti per quanto riguarda i prodotti, i servizi e le tecnologie ecologici.
A livello bilaterale, l’UE ha raggiunto ad agosto un accordo politico con il Vietnam relativo a un accordo di libero scambio. Sono proseguiti positivamente i negoziati per un accordo di libero scambio con il Giappone e per un accordo di investimento con la Cina. A maggio l’UE e il Messico hanno deciso di procedere all’avvio di negoziati per aggiornare l’accordo di libero scambio del 2000. A dicembre l’UE ha avviato i negoziati per un accordo di libero scambio con le Filippine. L’UE, la Russia e l’Ucraina hanno proseguito la ricerca di soluzioni in grado di rispondere alle preoccupazioni espresse dalla Russia circa l’attuazione dell’accordo di associazione/accordo di libero scambio globale e approfondito UE-Ucraina. Hanno individuato una serie di possibili soluzioni pratiche e hanno concordato di proseguire i colloqui.
Capitolo 7
Uno spazio di giustizia e di diritti fondamentali basato sulla reciproca fiducia
«Intendo esercitare le prerogative della Commissione per difendere, nella nostra sfera di competenza, [i nostri] valori condivisi, lo stato di diritto e i diritti fondamentali, pur sempre nel rispetto delle diverse tradizioni costituzionali e culturali dei 28 Stati membri».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
Nel corso del 2015 l’UE ha proseguito lo sviluppo delle politiche in materia di giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza, basate sui valori cardine dell’Unione europea, ossia la democrazia, la libertà, la tolleranza e lo stato di diritto. I cittadini dell’UE devono avere piena fiducia nel fatto che, ovunque si trovino nell’Unione europea, la loro libertà e la loro sicurezza sono adeguatamente protette.
In aprile la Commissione ha presentato un’agenda europea sulla sicurezza centrata su settori in cui l’UE può effettivamente fare la differenza, come ad esempio un migliore scambio di informazioni e il rafforzamento della cooperazione giudiziaria e di polizia.
Dopo gli attentanti terroristici avvenuti a Parigi in gennaio e in novembre gli Stati membri hanno deciso di cooperare per sconfiggere il terrorismo. Hanno adottato misure volte a contrastare la radicalizzazione, tagliare il finanziamento del terrorismo e rafforzare la cooperazione tra gli organismi dell’Unione europea Europol (l’agenzia di contrasto) ed Eurojust (l’unità di cooperazione giudiziaria).
Nel settore della giustizia la Commissione ha rispettato il proprio impegno e ha portato a termine la riforma della protezione dei dati nell’UE, garantendo una migliore protezione dei dati personali dei cittadini (cfr. capitolo 2). La Commissione ha inoltre compiuto progressi verso l’istituzione della Procura europea, la cui competenza sarà individuare e perseguire nell’UE le frodi che ledono gli interessi finanziari dell’Unione.
La Commissione ha ultimato i negoziati relativi all’accordo quadro UE-USA sulla protezione dei dati, che permette di tutelare i dati personali trasferiti tra l’Unione europea e gli Stati Uniti per prevenire, individuare, indagare e perseguire i reati, compreso il terrorismo. L’accordo consentirà inoltre ai cittadini dell’UE di beneficiare della possibilità di ricorso giudiziario negli Stati Uniti in base al diritto statunitense.
Agenda europea sulla sicurezza
Da dicembre 2014 la cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale rientra nel normale ordinamento giuridico dell’UE. Ad aprile 2015 la Commissione ha proposto un’agenda europea sulla sicurezza per il periodo 2015-2020. L’agenda, che sosterrà la cooperazione tra gli Stati membri volta a rispondere alle minacce alla sicurezza e a intensificare gli sforzi comuni nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e alla criminalità informatica, indicherà le misure tese a garantire la sicurezza e a contrastare efficacemente le minacce più pressanti.
Una delle principali priorità dell’agenda è creare un centro di eccellenza per raccogliere e diffondere competenze nell’ambito della lotta alla radicalizzazione, un compito che si baserà sul lavoro svolto dalla rete per la sensibilizzazione in materia di radicalizzazione. Il centro punterà al rafforzamento dello scambio di esperienze tra gli operatori impegnati nella prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo violento a livello locale.
L’agenda prevede inoltre l’aggiornamento della decisione quadro sulla lotta contro il terrorismo nel 2016, allo scopo di affrontare in modo più efficace il fenomeno dei combattenti stranieri e intensificare la cooperazione con i paesi terzi su questo problema.
Conformemente all’agenda europea sulla sicurezza e in risposta agli attentati di Parigi di novembre, la Commissione ha adottato in dicembre una proposta di direttiva sulla lotta contro il terrorismo.
Prevenire il riciclaggio dei proventi di attività criminose e tagliare il finanziamento di organizzazioni terroristiche sono le colonne portanti dell’agenda europea sulla sicurezza. La Commissione ha proposto di estendere la cooperazione tra le autorità nell’UE per bloccare le fonti di finanziamento della criminalità. Il pacchetto antiriciclaggio, adottato a maggio, si concentra su una maggiore efficacia e una maggiore trasparenza per colmare le lacune ed evitare che criminalità e terroristi usino illecitamente il sistema finanziario.
Un’altra priorità dell’agenda europea sulla sicurezza è contrastare la propaganda terroristica su Internet. La Commissione ha intensificato il dialogo con il settore della tecnologia informatica in merito ai discorsi di incitamento all’odio e all’istigazione alla violenza via Internet.
L’agenda considera inoltre prioritaria l’individuazione di modalità per superare gli ostacoli alle indagini penali online e il rafforzamento degli strumenti esistenti per combattere la criminalità informatica.
L’agenda propone infine di rafforzare le capacità di Europol attraverso la creazione di un centro europeo antiterrorismo, per intensificare il sostegno alle autorità nazionali di contrasto nelle azioni antiterrorismo contro i combattenti stranieri, il finanziamento del terrorismo, i contenuti estremisti violenti online e il traffico illecito di armi.
Giustizia penale
Istituire la Procura europea
Ogni anno più di 500 milioni di euro vengono persi a causa di frodi. L’obiettivo della Procura europea è individuare e perseguire nei tribunali degli Stati membri i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione.
Nel 2015, in sede di Consiglio «Giustizia e affari interni», gli Stati membri hanno assicurato il loro sostegno alle disposizioni che disciplinano la struttura della Procura europea, alle procedure di selezione e designazione, alle misure che ne disciplinano le indagini e alla sua sfera di competenza.
Riforma di Eurojust
Parallelamente alla proposta di istituire la Procura europea, la Commissione ha proposto una riforma di Eurojust. Tale proposta mira a migliorare ulteriormente il funzionamento generale dell’agenzia e a garantire che essa continui a promuovere la cooperazione tra le autorità giudiziarie nazionali nella lotta contro le forme gravi di criminalità.
Rafforzare la risposta della giustizia penale alla radicalizzazione
In ottobre la Commissione ha ospitato una conferenza ministeriale intitolata «Criminal Justice Response to Radicalisation» (Risposta della giustizia penale alla radicalizzazione). La Commissione provvederà a stanziare finanziamenti per l’attuazione delle conclusioni del Consiglio che approvano i risultati della conferenza, concentrandosi su azioni quali la creazione di programmi di deradicalizzazione e lo sviluppo di strumenti di valutazione del rischio.
Maggiori garanzie per i cittadini nei procedimenti penali
Nel 2013 la Commissione ha presentato un pacchetto di proposte volto a rafforzare ulteriormente le garanzie procedurali per i cittadini nei procedimenti penali, per garantire il diritto a un equo processo per tutti i cittadini dell’Unione europea.
Tali proposte mirano a garantire il diritto alla presunzione di innocenza e il diritto di presenziare al processo, prevedono garanzie speciali per i minori sottoposti a un procedimento penale e garantiscono il patrocinio a indagati o imputati, in particolare le persone soggette a mandato d’arresto europeo.
Il Parlamento, il Consiglio e la Commissione nel 2015 hanno avviato i negoziati sulle tre proposte. A novembre è stato raggiunto un accordo per quanto riguarda la presunzione di innocenza.
Una migliore protezione dei diritti delle vittime
La direttiva sui diritti delle vittime, entrata in vigore a novembre, stabilisce il diritto all’informazione, al sostegno, alla protezione e alla partecipazione al procedimento penale e garantisce che le vittime siano trattate in maniera rispettosa e non discriminatoria. Le nuove disposizioni contribuiranno a cambiare atteggiamento nei confronti delle vittime e le collocheranno al centro del procedimento penale.
Sistemi giudiziari e diritti fondamentali
La protezione dei dati nell’UE
Nel 2015 il Parlamento e il Consiglio hanno intensificato i lavori sulla riforma della legislazione in materia di protezione dei dati. Le discussioni hanno riguardato il regolamento generale sulla protezione dei dati e la direttiva sulla protezione dei dati trattati dalla polizia e dalle autorità giudiziarie. L’accordo sull’intero pacchetto di riforme è stato raggiunto nel mese di dicembre.
In settembre la Commissione ha portato a termine i negoziati sul cosiddetto accordo quadro con gli Stati Uniti sulla protezione dei dati personali trasferiti nell’ambito della cooperazione di polizia e giudiziaria, compresi i motivi legati al terrorismo. L’accordo quadro diverrà applicabile solo se gli Stati Uniti adotteranno il Judicial Redress Bill (legge sul ricorso in sede giudiziaria), dopo di che l’UE potrà procedere alla firma.
In seguito alla sentenza della Corte di giustizia che dichiara invalida la decisione della Commissione sull’adeguatezza della protezione offerta dai principi di approdo sicuro degli Stati Uniti, per sostituire tale decisione del 2000 sono proseguiti i negoziati relativi a un nuovo quadro di protezione dei dati personali trasferiti tra imprese. Il regime di approdo sicuro è un quadro giuridico specifico istituito per semplificare il trasferimento di dati personali tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. In ottobre la Corte di giustizia ha dichiarato che il regime di approdo sicuro viola il diritto fondamentale al rispetto della vita privata e ha annullato la decisione della Commissione. La Commissione ha immediatamente fornito orientamenti sulle possibilità di trasferimento transatlantico dei dati dopo la sentenza e si è impegnata a proseguire il suo lavoro verso un quadro giuridico rinnovato e sicuro per il trasferimento di dati personali tra le due sponde dell’Atlantico.
Il meccanismo di cooperazione e di verifica per la Romania e la Bulgaria
Nel gennaio 2015 la Commissione ha riferito sui progressi compiuti da Romania e Bulgaria nell’ambito della riforma giudiziaria e della lotta alla corruzione e, per la Bulgaria, nell’ambito della lotta alla criminalità organizzata.
In tali relazioni, pubblicate in gennaio, la Commissione ha concluso che, nonostante i progressi compiuti nel 2014, alcuni problemi permangono. Il Parlamento e il Consiglio, che hanno discusso le relazioni, hanno deciso il mantenimento del meccanismo fino a quando saranno raggiunti i risultati attesi.
Giustizia per la crescita
Quadro di valutazione UE della giustizia
Il miglioramento della qualità, dell’indipendenza e dell’efficienza degli ordinamenti giudiziari degli Stati membri è una condizione preliminare per un ambiente favorevole alle imprese. Rendere più efficienti gli ordinamenti giudiziari nazionali costituisce pertanto un elemento essenziale delle riforme strutturali previste nel semestre europeo. Dal quadro di valutazione UE della giustizia per il 2015, unitamente alle valutazioni specifiche per paese, emerge che alcuni Stati membri si trovano tuttora di fronte a problemi particolari in questo settore.
Insolvenza
Le imprese e i cittadini che decidono di avviare attività commerciali in altri Stati membri sono sempre più numerosi e un’eventuale dichiarazione d’insolvenza a loro carico può incidere sul corretto funzionamento del mercato interno.
A maggio l’UE ha adottato una normativa riveduta sulle situazioni d’insolvenza transfrontaliere che chiarisce le norme relative ai casi di insolvenza di gruppi di imprese e alle procedure di pre-insolvenza.
Controversie di modesta entità europee
La proposta per la revisione del procedimento europeo per controversie di modesta entità è stata adottata in dicembre in prima lettura. Tale revisione consentirà ai consumatori e alle imprese dell’UE, in particolare alle piccole e medie imprese, di recuperare crediti transfrontalieri fino a 5 000 euro. Il maggiore utilizzo dei mezzi di comunicazione elettronici consentirà di semplificare il procedimento e renderlo più rapido e meno costoso. La modifica entrerà in vigore a metà del 2017.
Diritti degli azionisti
La revisione della direttiva sui diritti degli azionisti è attualmente in fase di negoziazione tra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione. Essa affronta le carenze del governo societario delle società quotate con riferimento ai loro consigli di amministrazione, agli azionisti, agli intermediari e ai consulenti in materia di voto; standardizza la costituzione di società unipersonali e facilita l’operatività a livello UE delle piccole e medie imprese.
Società con un unico socio
La proposta di normativa sulle società a responsabilità limitata con un unico socio mira a uniformare la costituzione di società con un unico socio. La proposta è attualmente all’esame del Parlamento e del Consiglio.
Interconnessione dei registri delle imprese
A giugno è stato adottato un quadro per attuare le specifiche tecniche e le procedure relative al sistema di interconnessione dei registri delle imprese. L’interconnessione sarà attuata entro giugno 2017 e, attraverso il portale europeo della giustizia, sarà possibile accedere alle informazioni relative alle imprese registrate in tutta l’UE, facilitando alle imprese e ai cittadini il recupero di tali informazioni.
La libera circolazione delle persone
La libera circolazione delle persone è un diritto fondamentale garantito dall’UE ai suoi cittadini e ai loro familiari. Permette a tutti i cittadini dell’UE di viaggiare, lavorare e vivere in qualsiasi Stato membro, senza particolari formalità.
Nel 2014 oltre 14 milioni di cittadini dell’UE vivevano in uno Stato membro diverso dal proprio. Sebbene vi sia spesso la necessità di provare il proprio stato civile, ottenere documenti ufficiali riconosciuti in un altro Stato membro rimane problematico.
In ottobre il Parlamento e il Consiglio hanno concordato di semplificare la circolazione di documenti pubblici tra gli Stati membri. L’adozione formale del regolamento è prevista per la prima metà del 2016.
La tutela dei diritti fondamentali e dei diritti dei consumatori
Rispetto e promozione dei diritti fondamentali
In maggio la Commissione ha adottato la relazione annuale 2014 sulla Carta dei diritti fondamentali. La relazione sulla Carta era accompagnata da un documento che illustrava il modo in cui a livello nazionale e dell’UE era stata data attuazione alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea nel 2014.
In ottobre la Commissione ha ospitato il primo convegno annuale sui diritti fondamentali, sul tema «Tolerance and Respect: Preventing and Combating Anti-Semitic and Anti-Muslim Hatred in Europe» (Tolleranza e rispetto: prevenire e lottare contro l’incitamento all’odio antisemita e ai danni dei musulmani in Europa). Nelle conclusioni sono esposte azioni come la prevenzione e la lotta contro l’incitamento all’odio antisemita e ai danni dei musulmani nell’ambito dell’istruzione e il contrasto di reati di odio e incitazione all’odio. In dicembre la Commissione ha nominato due coordinatori: uno responsabile della lotta all’antisemitismo e l’altro responsabile della lotta all’odio ai danni dei musulmani.
Far rispettare i diritti dei consumatori
Grazie a un’azione congiunta tra alcune autorità nazionali responsabili dell’applicazione della legge, facilitata dalla Commissione nel mese di luglio, cinque grandi compagnie di autonoleggio si sono impegnate a cambiare il loro rapporto con i consumatori. Le polizze assicurative saranno più comprensibili, sarà favorita la trasparenza dei prezzi mentre il procedimento per il risarcimento dei danni sarà più equo.
Risolvere le controversie derivanti da operazioni effettuate online: metodi sempre più rapidi e meno costosi
Nel corso dell’anno la Commissione ha elaborato e sperimentato la piattaforma di risoluzione delle controversie derivanti da operazioni effettuate online a livello dell’UE. Dall’inizio del 2016 in poi, questa piattaforma contribuirà a risolvere le controversie derivanti da contratti di acquisto online di beni e servizi conclusi tra consumatori e operatori commerciali dell’Unione in modo molto più rapido e meno costoso di quanto avvenga ricorrendo alle vie legali.
Una maggiore protezione dei viaggiatori
La nuova direttiva relativa ai pacchetti turistici è stata adottata nel 2015 ed entrerà in vigore nel 2018. Le nuove norme saranno estese oltre le tradizionali vacanze «tutto compreso» per proteggere anche i 120 milioni di consumatori che prenotano altre forme di servizi turistici combinati in Internet, ad esempio una combinazione personalizzata di servizi turistici come il volo aereo più l’alloggio in albergo o il noleggio dell’auto.
Diritti dei passeggeri
A marzo la Commissione ha pubblicato una relazione secondo la quale solo cinque Stati membri applicano integralmente il regolamento relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario. In luglio ha adottato orientamenti interpretativi per chiare le norme sui diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario e ha chiesto un’applicazione più rigorosa dei diritti dei passeggeri del trasporto aereo.
Protezione consolare
Nel mese di aprile il Consiglio ha adottato la direttiva sulla tutela consolare. La direttiva precisa quando e come i cittadini UE in difficoltà in un paese al di fuori dell’UE hanno il diritto di ricevere assistenza dalle ambasciate e dai consolati di altri Stati membri dell’UE. Nel 2015 molti cittadini dell’UE hanno beneficiato della tutela consolare di uno Stato membro diverso dal loro, ad esempio durante situazioni di crisi in Nepal e nello Yemen. È stata inoltre fornita assistenza a cittadini UE in casi di perdita o furto dei documenti.
Uguaglianza di genere
Nel 2015 sono stati compiuti passi avanti nell’iter della proposta di direttiva volta a migliorare l’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società. La direttiva, quando sarà adottata, consentirà di smantellare le barriere invisibili garantendo procedure di selezione eque e trasparenti e di aumentare la quota dei generi sottorappresentati nei consigli di amministrazione.
La relazione annuale sulla parità tra donne e uomini del 2014 ha illustrato come, malgrado i progressi compiuti, le disparità tra uomini e donne restino presenti.
All’inizio del 2015 la Commissione ha pubblicato orientamenti politici e un invito all’azione rivolto agli Stati membri e alle istituzioni dell’UE affinché sia ridotto l’attuale divario pensionistico tra generi, che ammonta al 39 %.
Capitolo 8
Verso una nuova politica della migrazione
«I recenti drammatici eventi verificatisi nel Mediterraneo evidenziano l’esigenza per l’Europa di gestire meglio la migrazione in ogni suo aspetto, prima di tutto per motivi umanitari. Sono convinto che dobbiamo collaborare strettamente, in uno spirito di solidarietà».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
Nel 2015 il mondo è stato sconvolto dal dramma di migliaia di rifugiati che hanno messo a rischio la loro vita per entrare nell’UE. L’Europa ha assistito nel corso di tutto l’anno a una delle maggiori migrazioni di massa dalla seconda guerra mondiale. L’UE ha intensificato i propri sforzi per salvare vite umane, lottare contro la tratta degli esseri umani e cooperare con i paesi di origine e di transito e ha avviato varie iniziative per rimuovere le cause profonde che costringono le persone a fuggire e migrare: povertà, guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani e catastrofi naturali.
In maggio la Commissione ha presentato l’agenda europea sulla migrazione, definendo un approccio globale alla gestione della migrazione. L’agenda mira a ridurre gli incentivi alla migrazione irregolare, a salvare vite umane e a rendere sicure le frontiere esterne dell’UE; prevede lo sviluppo di una forte politica comune di asilo e di una nuova politica di migrazione legale.
In settembre la Commissione ha mobilitato 1,8 miliardi di euro supplementari per affrontare la migrazione e la crisi dei rifugiati, portando il bilancio complessivo dell’UE per porre rimedio a tale crisi a 9,3 miliardi di euro per il periodo 2015-2016. Gli Stati membri hanno convenuto di ricollocare 160 000 persone bisognose di protezione internazionale dagli Stati membri più coinvolti ad altri e si sono impegnati a reinsediare 22 000 rifugiati provenienti da campi al di fuori dell’UE. L’UE ha contribuito a salvare oltre 252 000 vite umane triplicando il finanziamento destinato alle risorse di pattugliamento marittimo sulle rotte migratorie del Mediterraneo centrale e orientale. Ha inoltre raddoppiato il proprio impegno nella lotta ai traffico di migranti e nello smantellamento dei gruppi responsabili della tratta di esseri umani. L’UE ha mobilitato circa 4 miliardi di euro per aiutare i rifugiati siriani sia in Siria sia nei paesi vicini. In ottobre il presidente della Commissione Juncker ha convocato un vertice sui flussi di rifugiati lungo la rotta dei Balcani occidentali.
Agenda europea sulla migrazione
In maggio la Commissione ha presentato la nuova agenda europea sulla migrazione, che delinea le misure immediate da adottare per rispondere alla situazione di crisi nel Mediterraneo e un approccio globale a lungo termine per la gestione della migrazione. L’agenda si è basata su un piano d’azione sulla migrazione articolato in dieci punti che era stato adottato in aprile. Nell’arco di un mese le prime proposte dell’agenda sono state approvate.
La Commissione ha proposto di ricorrere al meccanismo per affrontare una situazione di emergenza di cui all’articolo 78, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, al fine di istituire un meccanismo di ricollocazione di emergenza per assistere l’Italia e la Grecia. Nel quadro della politica comune sull’asilo, l’articolo 78, paragrafo 3, fornisce la base giuridica specifica per far fronte alle situazioni di emergenza. In virtù di tale articolo il Consiglio, su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri che debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi nel loro territorio. Le misure temporanee previste dall’articolo 78, paragrafo 3, sono di natura eccezionale e possono essere attivate esclusivamente quando si raggiunga una determinata soglia di urgenza e gravità. In base al meccanismo proposto le persone bisognose di protezione internazionale possono essere ricollocate in altri Stati membri.
La Commissione ha adottato inoltre una raccomandazione che invita gli Stati membri a reinsediare 20 000 persone provenienti da paesi terzi che sono in evidente bisogno di protezione internazionale, secondo le indicazioni dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. Gli Stati membri hanno accolto l’invito in luglio e si sono impegnati a reinsediare più di 22 500 persone in evidente bisogno di protezione internazionale nel periodo 2015-2017.
La Commissione ha proposto un piano d’azione dell’UE contro il traffico di migranti per il periodo 2015-2020. Il piano propone una serie di azioni per prevenire e contrastare il traffico di migranti lungo tutta la rotta migratoria. Tra tali azioni figurano la compilazione di un elenco di imbarcazioni sospette e il rafforzamento della cooperazione e dello scambio di informazioni con le istituzioni finanziarie. Il piano propone inoltre di instaurare una stretta cooperazione con i fornitori di servizi Internet e i social media per garantire che i contenuti Internet usati dai trafficanti per pubblicizzare le loro attività siano rapidamente individuati e rimossi.
Affinché il sistema europeo comune di asilo funzioni efficacemente, è necessario rilevare sistematicamente le impronte digitali dei migranti in arrivo alle frontiere esterne dell’UE. La Commissione ha pubblicato a tal fine una serie di orientamenti per gli Stati membri, in cui sono delineate le migliori pratiche per il rilevamento delle impronte digitali. Esistono inoltre squadre di sostegno alla gestione della migrazione inviate in loco dall’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, da Frontex (l’agenzia per le frontiere dell’UE) e da Europol (l’ufficio di polizia dell’UE) per identificare, registrare e rilevare le impronte digitali dei migranti in arrivo nei cosiddetti punti di crisi. Si garantisce in tal modo che le operazioni siano condotte nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e delle norme del diritto internazionale dei rifugiati. Alla fine del 2015 erano stati individuati sei punti di crisi in Italia e cinque in Grecia; di questi, due sono diventati operativi in Italia (Lampedusa e Trapani) e uno in Grecia (Lesbo/Moria).
Le operazioni presso il punto di crisi rientrano nel quadro di un’equilibrata gestione degli afflussi di migranti e sono strettamente legate al processo di ricollocazione (distribuzione dei richiedenti asilo in altri Stati membri) nonché al processo di rimpatrio dei migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale (ritorno al paese di origine).
Tra le risposte immediate inserite nell’agenda sulla migrazione figurava una dotazione finanziaria triplicata per potenziare le capacità e le risorse delle operazioni congiunte Triton e Poseidon di Frontex per il 2015 e il 2016. Alla fine di dicembre l’operazione congiunta Poseidon è stata trasformata in intervento rapido alle frontiere. Nel 2015 un finanziamento supplementare di 27,4 milioni di euro è stato assegnato a Frontex e nel 2016 la Commissione fornirà una dotazione supplementare di 129,9 milioni di euro.
I nuovi piani operativi per il rafforzamento delle operazioni congiunte hanno perseguito il duplice obiettivo di assistere gli Stati membri nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare, garantendo al contempo un controllo efficace delle frontiere esterne dell’UE. La zona operativa di Triton è stata ampliata e le sue risorse sono state aumentate, il che ha permesso di soccorrere in mare un numero molto più elevato di migranti. Nel 2015 sono stati soccorsi oltre 252 000 migranti grazie alle operazioni congiunte Triton e Poseidon.
In marzo è stata inoltre avviata la nuova squadra operativa congiunta MARE per operazioni basate sull’intelligence. Tale squadra contrasta la migrazione irregolare nel Mediterraneo colpendo i gruppi della criminalità organizzata che trasportano migranti nell’UE via mare.
Alla luce della gravità della situazione, in settembre la Commissione ha definito una serie di azioni prioritarie da realizzare entro i successivi sei mesi per attuare l’agenda europea sulla migrazione. Tre settimane dopo la Commissione ha presentato una relazione sui progressi compiuti nell’attuazione delle azioni prioritarie.
Altre proposte della Commissione in base all’evoluzione della crisi dei rifugiati
In settembre il Consiglio europeo ha adottato una seconda serie di proposte. Il pacchetto comprendeva una nuova attivazione del meccanismo per affrontare una situazione di emergenza a beneficio di Grecia, Italia e Ungheria. È stato proposto che altri 120 000 richiedenti asilo in evidente bisogno di protezione internazionale fossero trasferiti dalla Grecia, dall’Italia e dall’Ungheria secondo una chiave di distribuzione obbligatoria. Nel corso del 2015 il Consiglio europeo ha accettato di ricollocare nei prossimi due anni un totale di 160 000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale. La Commissione e le agenzie dell’UE, in collaborazione con gli Stati membri, organizzeranno il coordinamento necessario per attuare concretamente il meccanismo. L’UE stanzierà a titolo del proprio bilancio finanziamenti ad hoc per 780 milioni di euro a sostegno del meccanismo.
La Commissione ha inoltre proposto la creazione di un meccanismo di ricollocazione di crisi strutturale. Si tratta di un meccanismo di solidarietà temporaneo che la Commissione potrebbe attivare secondo necessità per aiutare gli Stati membri il cui sistema di asilo sia posto sotto estrema pressione in seguito a un afflusso massiccio e sproporzionato di cittadini di paesi terzi.
La Commissione ha inoltre proposto un regolamento volto a istituire un elenco comune dell’UE di paesi di origine sicuri. Tale elenco permetterà un più rapido esame delle domande di asilo presentate da candidati provenienti da paesi considerati sicuri e un più rapido rimpatrio qualora le valutazioni confermino che il diritto d’asilo non sussiste. Sulla base dei criteri di Copenaghen, la Commissione ha proposto di inserire l’Albania, la Bosnia-Erzegovina, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, il Kosovo (tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244/1999 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo), il Montenegro, la Serbia e la Turchia nell’elenco dell’UE di paesi di origine sicuri. In futuro altri paesi potranno essere aggiunti o tolti dall’elenco previa valutazione approfondita della Commissione.
La Commissione ha proposto un piano d’azione dell’UE sul rimpatrio al fine di aumentare a breve e medio termine il tasso di rimpatrio dei migranti irregolari. Lo scopo è la piena applicazione della direttiva rimpatri dell’UE. Le proposte saranno applicate dalla Commissione, dagli Stati membri e dalle agenzie dell’UE competenti. In collaborazione con il servizio europeo per l’azione esterna la Commissione intende intensificare anche gli sforzi per garantire che i paesi di origine rispettino gli impegni assunti e riammettano i propri cittadini conformemente agli accordi di riammissione in vigore. Il piano d’azione è stato approvato dal Consiglio in ottobre.
In ottobre è stato concordato con la Turchia un piano d’azione comune, attivato al vertice di novembre UE-Turchia. Il piano d’azione rientra in un ampio programma di cooperazione basato su responsabilità condivisa, impegni reciproci e risultati. La Commissione ha proposto uno strumento per la Turchia a favore dei rifugiati per coordinare un contributo totale dell’UE di 3 miliardi di euro destinato a dare sostegno ai siriani sotto protezione temporanea e alle comunità di accoglienza in Turchia. In dicembre la Commissione ha proposto un regime di ammissione umanitaria volontaria con la Turchia a favore delle persone sfollate a causa del conflitto in Siria.
In ottobre il presidente della Commissione Juncker ha convocato un vertice sui flussi di rifugiati lungo la rotta dei Balcani occidentali. All’incontro hanno partecipato capi di Stato o di governo di 11 Stati membri ed è stato adottato un piano d’azione. Immediatamente dopo il vertice tutti i partecipanti hanno designato punti di contatto ad alto livello per coordinare le azioni di follow-up tramite videoconferenze settimanali organizzate dalla Commissione. È stato istituito uno strumento comune per fornire informazioni quotidiane sui flussi migratori, mentre gli Stati membri situati sulla rotta migratoria hanno migliorato il loro coordinamento. In dicembre la Commissione ha pubblicato una relazione sullo stato di avanzamento delle misure adottate per far fronte alla crisi di rifugiati e migratori lungo la rotta dei Balcani occidentali.
Rimuovere le cause profonde della migrazione
Nel corso dell’estate 2015 l’UE ha stabilito un dialogo senza precedenti con i paesi di transito e di origine dei migranti. La migrazione è divenuta un elemento specifico dell’attuale politica di sicurezza e di difesa comune nell’ambito di missioni già in corso in paesi come il Mali e il Niger, dove l’accento è stato maggiormente posto sulla gestione delle frontiere. È iniziato un nuovo dialogo con i paesi del Sahel centrato su aspetti quali il controllo delle frontiere, la lotta contro le reti criminali internazionali e lo sviluppo.
La Commissione ha stanziato 1,8 miliardi di euro per istituire un Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa allo scopo di contribuire ad affrontare le cause profonde della migrazione in tutto il continente. Il Fondo raccoglie denaro da diversi strumenti finanziari nel quadro del bilancio dell’UE e conta anche sui contributi degli Stati membri. L’UE ha mobilitato circa 4 miliardi di euro per aiutare i rifugiati siriani sia in Siria sia nei paesi vicini. Allo stesso tempo la Commissione ha sostenuto gli sforzi diplomatici guidati dalle Nazioni Unite per progredire verso una transizione politica in Siria e porre fine al conflitto in questo paese. Lo stesso vale per la Libia, dove l’UE ha collaborato con le Nazioni Unite per promuovere la formazione di un governo di intesa nazionale.
Migrazione legale
I canali legali dell’immigrazione così come procedure eque, trasparenti e semplici per i migranti regolari contribuiscono alla prevenzione della migrazione irregolare e del traffico di migranti. L’agenda europea sulla migrazione è volta al miglioramento della gestione dell’immigrazione legale a livello dell’UE affinché le carenze di manodopera e di competenze siano affrontate in modo più efficace, in particolare in settori quali le scienze, la tecnologia e l’ingegneria. L’agenda mira inoltre a rendere l’UE più attraente per i migranti altamente qualificati.
In maggio la Commissione ha avviato una consultazione pubblica con il fine di rivedere l’attuale sistema «Carta blu UE», che è attualmente sottoutilizzato. Il sistema agevola l’assunzione di cittadini di paesi terzi altamente qualificati attraverso una procedura rapida e armonizzata per il rilascio di un permesso speciale di soggiorno e di lavoro. I risultati della consultazione confluiranno nella revisione della «Carta blu UE» che avverrà nel 2016 quale parte di un pacchetto complessivo sulla migrazione legale.
L’UE ha avviato un dialogo con il settore privato, i sindacati e altre parti sociali per comprendere meglio le mutevoli esigenze dell’economia e dei mercati del lavoro europei. Il dialogo prevede anche lo scambio di migliori pratiche sia per attirare competenze dall’estero sia per migliorare lo sviluppo e l’utilizzo delle competenze di quanti sono già presenti sul territorio dell’UE.
Frontiere e visti
Nel 2015 sono state condotte le prime valutazioni dell’attuazione dell’acquis di Schengen in conformità del nuovo meccanismo di valutazione e monitoraggio. In giugno la Commissione ha adottato una proposta per un nuovo visto adesivo il cui modello uniforme e le cui prescrizioni tecniche contribuiranno a contrastare le frodi, che negli ultimi anni hanno registrato un aumento. Il nuovo modello uniforme sostituirà l’attuale modello usato dagli Stati membri sin dal 1995 al momento di rilasciare il cosiddetto visto Schengen (visto per soggiorni di breve periodo).
A novembre 2015 è stata completata l’introduzione mondiale del sistema di informazione visti. La banca dati del sistema contiene ora tutti i dati relativi alle domande di cittadini di paesi terzi che necessitano di un visto per entrare nello spazio Schengen, compresi i dati biometrici (impronte digitali e immagine del volto in formato digitale). Il sistema impedisce gli attraversamenti irregolari delle frontiere e la falsificazione dei visti Schengen, e consente di trattare più rapidamente le domande di visto grazie all’uso di dati biometrici.
Nel corso del 2015 l’UE ha firmato accordi di esenzione dal visto con 12 paesi terzi (Colombia, Dominica, Emirati arabi uniti, Grenada, Palau, Saint Vincent e Grenadine, Samoa, Santa Lucia, Timor Leste, Tonga, Trinidad e Tobago e Vanuatu). Tali accordi sono attualmente applicati in via provvisoria, in attesa della loro ratifica. I cittadini di questi 12 paesi possono pertanto già viaggiare senza un visto per l’UE e i cittadini dell’UE non hanno bisogno di un visto per visitare questi paesi.
In luglio la Commissione ha avviato una consultazione pubblica sul pacchetto «frontiere intelligenti». L’obiettivo del pacchetto di proposte legislative è, da un lato, facilitare l’attraversamento delle frontiere ai viaggiatori che entrano legalmente nello spazio Schengen per un soggiorno di breve durata e, dall’altro, aumentare la possibilità di individuare coloro che si trattengono oltre la durata del soggiorno autorizzata e i migranti irregolari e di dare esecuzione alle decisioni di rimpatrio. Il pacchetto garantirà anche una migliore identificazione dei cittadini di paesi terzi e consentirà di individuare le persone che utilizzano diverse identità.
In ottobre il Consiglio europeo ha definito nuovi orientamenti, in particolare per quanto riguarda i lavori per l’istituzione progressiva di un sistema integrato di gestione delle frontiere esterne. In dicembre la Commissione ha adottato il «pacchetto frontiere», contenente, tra l’altro, una proposta che istituisce la guardia costiera e di frontiera europea, rafforzando così il mandato di Frontex al fine di assicurare una gestione rigorosa e condivisa delle frontiere esterne. Verrà istituita una nuova agenzia europea per la guardia costiera e di frontiera a partire da Frontex e dalle autorità degli Stati membri preposte al controllo di frontiera, con il compito di esercitare la gestione quotidiana delle frontiere esterne. Il pacchetto comprende anche una proposta di regolamento relativa a un documento di viaggio per il rimpatrio dei cittadini di paesi terzi soggiornanti illegalmente, il manuale Eurosur e l’ottava relazione semestrale sul funzionamento dello spazio Schengen. Per aumentare la sicurezza nello spazio Schengen, il pacchetto comprende inoltre una modifica del codice frontiere Schengen che autorizza i controlli sistematici alle frontiere esterne di tutti i viaggiatori, compresi i cittadini dell’Unione europea e i loro familiari.
Lotta contro i trafficanti in mare: operazione Eunavfor Med
In giugno è stata lanciata l’operazione Eunavfor Med per smantellare il modello operativo dei trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo e contribuire a prevenire altre perdite di vite umane in mare. Nel corso della prima fase dell’operazione si sono raccolte informazioni sulle strategie, le rotte e le risorse dei trafficanti. La fase due, denominata operazione Sophia, il cui mandato prevede l’intercettazione e il sequestro delle imbarcazioni sospette in alto mare, è iniziata in ottobre. Ventidue Stati membri hanno contribuito con mezzi, personale e risorse all’operazione.
Capitolo 9
Un ruolo più incisivo a livello mondiale
«L’Europa deve essere più forte in termini di politica estera. La crisi ucraina e la situazione preoccupante in Medio Oriente dimostrano quanto sia importante che l’Europa sia unita nei confronti del resto del mondo».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
Nel luglio 2015, dopo anni di sforzi diplomatici guidati dall’UE, è stato raggiunto uno storico accordo internazionale sul programma nucleare dell’Iran. L’UE, di concerto con Cina, Francia, Germania, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, ha mediato l’accordo. L’Iran si è impegnato a non cercare, sviluppare o acquisire armi nucleari in nessun caso.
Nel corso dell’anno l’UE ha continuato a svolgere un ruolo di primo piano nell’ambito degli sforzi internazionali volti a risolvere le crisi in Iraq, Libia, Siria e Ucraina. Ha lavorato instancabilmente con i suoi partner internazionali per contrastare le attività dell’ISIL/Da’esh.
A causa delle suddette crisi, in particolare della guerra in Siria, sempre più persone sono state costrette ad abbandonare le loro case. L’UE ha continuato a fornire aiuti umanitari agli sfollati a causa dei conflitti, ad affrontare le cause profonde delle crisi e ad assistere chi cerca di fuggire dalle zone di guerra.
Nel corso dell’anno la direzione generale per gli Aiuti umanitari e la protezione civile (ECHO) della Commissione ha fornito prodotti alimentari, alloggio, protezione, assistenza sanitaria e acqua potabile a oltre 120 milioni di persone vittime di catastrofi naturali o di conflitti in oltre 80 paesi. L’UE ha inoltre continuato a impegnarsi per la promozione del rispetto dei diritti umani in tutto il mondo e a promuovere il diritto internazionale attraverso dialoghi dedicati in modo specifico ai diritti umani, la difesa dei diritti umani nelle sedi multilaterali e lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani.
Il 2015 è stato anche l’Anno europeo per lo sviluppo. Con il sostegno politico dell’UE e dei suoi Stati membri, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile, che definiscono un quadro globale per conseguire uno sviluppo sostenibile e giungere all’eliminazione della povertà. Nel 2015 l’UE si è confermata il principale donatore mondiale in termini di assistenza allo sviluppo.
La politica europea di vicinato
Attraverso la politica europea di vicinato l’UE collabora con i suoi vicini meridionali e orientali per una più stretta associazione politica e integrazione economica.
Vicinato orientale
In maggio il vertice del partenariato orientale di Riga ha fornito un ulteriore impulso alle relazioni tra l’UE e i sei partner orientali. L’UE ha firmato con la Georgia, la Moldova e l’Ucraina accordi di associazione che comprendono disposizioni per l’istituzione di accordi di libero scambio globali e approfonditi.
Per sostenere il processo di riforma l’UE sta attuando una serie di misure, fra le quali un pacchetto di sostegno, annunciato nel marzo 2014, del valore di 11 miliardi di euro; di questi, oltre 6 miliardi di euro risultavano già mobilitati a metà del 2015. Nell’ambito di un più ampio processo di pace in Ucraina, l’UE ha anche proseguito l’impegno in colloqui sulle forniture di gas e sugli aspetti pratici dell’attuazione degli accordi di libero scambio globali e approfonditi e ha inoltre continuato a sollecitare l’attuazione degli accordi di Minsk e l’applicazione di sanzioni nei confronti della Russia.
Vicinato meridionale
I negoziati per un accordo di libero scambio globale e approfondito con la Tunisia sono stati avviati in ottobre, con una tornata negoziale tenutasi già prima della fine dell’anno. Nel 2015 i progressi dei negoziati per un accordo di libero scambio globale e approfondito con il Marocco sono stati limitati. È inoltre proseguito il processo di preparazione dell’avvio di negoziati per un accordo di libero scambio globale e approfondito con la Giordania.
Il vertice di La Valletta sulla migrazione nel mese di novembre ha riunito i leader dell’UE e dei principali paesi africani chiamati a discutere le sfide poste dalle migrazioni. L’esito del vertice ha consentito di istituire il Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa per promuovere lo sviluppo in Africa in cambio di un aiuto dei paesi africani in relazione all’attuale crisi migratoria. Il Fondo ha impegnato 1,8 miliardi di euro di aiuti, a fianco di altri aiuti allo sviluppo che ammontano a 20 miliardi di euro l’anno.
Libia
L’UE ha sostenuto i colloqui tra le varie fazioni in lotta in Libia, promossi dalle Nazioni Unite. Oltre al costante sostegno politico all’inviato del segretario generale delle Nazioni Unite Martin Kobler, l’UE ha organizzato riunioni di dialogo e ha fornito un sostegno finanziario (4 milioni di euro) per tenere vivi i negoziati.
I negoziati per l’allargamento e i Balcani occidentali
L’UE ha continuato ad assistere i paesi dei Balcani occidentali che hanno una prospettiva di adesione all’Unione europea nell’attuazione delle riforme necessarie per soddisfare i criteri di adesione, con l’obiettivo di promuovere la stabilità, la sicurezza e la prosperità in Europa.
L’UE ha svolto un ruolo fondamentale nella storica normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia, e l’alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza/vicepresidente della Commissione Federica Mogherini ha guidato vari cicli di colloqui tra Belgrado e Pristina.
L’UE ha inoltre svolto un ruolo importante nella stabilizzazione e nella riforma politica della ex Repubblica jugoslava di Macedonia e nel raggiungimento dell’accordo tra i principali partiti politici al fine di superare la situazione di stallo politico del paese.
Turchia
I presidenti Schulz, Tusk e Juncker hanno incontrato il presidente turco Erdoğan nell’ottobre 2015 per discutere delle relazioni UE-Turchia, in particolare della gestione dei flussi di rifugiati e migranti. Il presidente Schulz si è recato in Turchia in aprile, mentre il presidente Tusk ha visitato il paese in settembre e, insieme al presidente Juncker, nuovamente in novembre, per partecipare al vertice del G20 ad Antalya. L’UE e la Turchia hanno avviato un dialogo politico sulla politica estera e di sicurezza, compresa la lotta al terrorismo. La Turchia fa parte della coalizione globale contro l’ISIL/Da’esh e ha continuato a fornire aiuti umanitari ai rifugiati siriani e iracheni.
Alla fine di novembre si è svolto a Bruxelles un vertice UE-Turchia, durante il quale è stato attivato il piano d’azione comune sulla migrazione. L’UE e la Turchia hanno ribadito il loro impegno a promuovere le relazioni reciproche nel clima di solidarietà che le ha caratterizzate finora, a rafforzare la cooperazione, rilanciare il processo di adesione, adottare un’azione orientata ai risultati e tenere dialoghi ad alto livello strutturati con una maggiore frequenza.
Nel corso del mese di dicembre sono stati avviati i negoziati di adesione relativi alla politica economica e monetaria.
Partenariati strategici
Stati Uniti
Nel 2015 la cooperazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti è stata incentrata sul rafforzamento delle relazioni bilaterali attraverso i negoziati per il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti e quelli in materia di protezione dei dati e della vita privata (cfr. capitolo 6). È proseguita una stretta cooperazione per affrontare sfide globali come i cambiamenti climatici, la sicurezza energetica, la non proliferazione nucleare e il nesso tra sicurezza e sviluppo.
Cina
Il 2015 ha segnato il 40º anniversario delle relazioni UE-Cina. A giugno l’UE ha ospitato il 17º vertice UE-Cina. Entrambe le parti hanno convenuto di rafforzare la cooperazione in materia di politica estera, sicurezza e questioni globali. I leader partecipanti al vertice hanno adottato una dichiarazione comune che elenca come prioritarie diverse iniziative per l’attuazione del programma strategico di cooperazione UE-Cina per il 2020 oltre a una specifica dichiarazione congiunta sui cambiamenti climatici. La Cina si è impegnata ad accelerare gli investimenti nell’UE a sostegno del piano di investimenti per l’Europa. I negoziati per un accordo UE-Cina in materia di investimenti sono proseguiti e l’UE ha colto l’opportunità per esprimere preoccupazioni in materia di diritti umani: entrambe le parti hanno convenuto sull’importanza di proseguire il dialogo al riguardo.
Russia
Durante il 2015 le relazioni dell’UE con la Russia hanno continuato a essere dominate dalle interferenze russe in Ucraina, compresa l’annessione illegale della Crimea e la destabilizzazione diretta del paese. Nel corso dell’anno l’UE ha prorogato le misure restrittive istituite nel 2014 (divieto di visto a persone ed entità, sanzioni economiche e misure collegate all’annessione della Crimea). Allo stesso tempo l’UE e la Russia hanno mantenuto aperti i canali di comunicazione su questioni globali e crisi internazionali, in particolare per quanto riguarda l’Iran. L’UE ha partecipato a colloqui trilaterali con la Russia e l’Ucraina per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas, riuscendo in settembre a mediare un accordo sul pacchetto invernale di forniture di gas all’Ucraina. L’UE ha seguito con preoccupazione gli sviluppi interni in Russia, caratterizzati da un deterioramento della situazione dei diritti umani e dall’imposizione di ulteriori restrizioni alla società civile.
Medio Oriente
Iran
In luglio l’alta rappresentante/vicepresidente della Commissione Federica Mogherini e i ministri degli affari esteri dei paesi dell’E3/EU+3 (UE, Francia, Germania e Regno Unito insieme a Cina, Russia e Stati Uniti) e dell’Iran hanno raggiunto un accordo su una soluzione a lungo termine della questione nucleare iraniana. Il piano d’azione congiunto globale garantisce la natura esclusivamente pacifica del programma nucleare iraniano e comporta la revoca completa di tutte le sanzioni relative al nucleare. Questo sviluppo positivo apre la porta a un costante miglioramento delle relazioni con l’Iran, a condizione che il piano d’azione sia pienamente attuato.
Iraq e Siria
L’azione dell’UE in Iraq si fonda sulla strategia regionale relativa alla Siria e all’Iraq e alla minaccia rappresentata dall’ISIL/Da’esh, adottata dal Consiglio nel mese di marzo. L’UE facilita proattivamente gli sforzi della coalizione globale contro l’ISIL, in particolare nei settori dell’antiterrorismo, della stabilizzazione e dell’assistenza umanitaria. Sostiene inoltre le riforme del governo dell’Iraq intese a promuovere l’inclusione e la riconciliazione nazionale. L’UE svolge un ruolo guida nello sforzo internazionale coordinato dalle Nazioni Unite per favorire una soluzione politica del conflitto in Siria, che ha costretto circa 12 milioni di persone ad abbandonare le loro case. L’UE ha stanziato 4 miliardi di euro per assistere i siriani e le comunità che li accolgono, in particolare in Giordania, Libano e Turchia. È previsto un sostanziale aumento delle risorse grazie al nuovo Fondo fiduciario regionale dell’UE in risposta alla crisi siriana (il «fondo Madad»).
Il partenariato UE-Africa
Nel marzo 2015 l’UE ha rafforzato l’azione nella regione del Sahel, nel Corno d’Africa e nel Golfo di Guinea, con l’adozione da parte del Consiglio del piano d’azione per il Golfo di Guinea per il periodo 2015-2020. Il piano d’azione definisce il sostegno dell’UE agli sforzi della regione e dei suoi Stati costieri volti ad affrontare le numerose sfide poste dalla sicurezza marittima e dalla criminalità organizzata.
Sin dalle primissime fasi della devastante epidemia di Ebola segnalata nell’Africa occidentale nel marzo 2014, l’UE ha messo a disposizione un sostegno fornendo circa 2 miliardi di euro per contenere l’epidemia e promuovere una ripresa rapida nei paesi colpiti. Da sola, la Commissione ha impegnato 870 milioni di euro, di cui 70 milioni di euro per assistenza umanitaria urgente.
L’UE ha effettuato sei missioni di osservazione elettorale in paesi africani nel corso del 2015, ha concluso una serie di accordi di partenariato economico con le regioni africane ed è stata particolarmente attiva nel disinnescare le crisi politiche in Burundi, Guinea-Bissau, Mali e Sud Sudan.
I diritti umani nel mondo
In un contesto di instabilità, conflitti di lunga durata e crisi migratoria, il 2015 è stato un anno di sfide senza precedenti per i diritti umani, con violazioni gravi e diffuse e crescenti vessazioni e attacchi nei confronti di attivisti e organizzazioni non governative. L’UE ha continuato a sostenere, difendere e promuovere i diritti umani e a fornire sostegno finanziario alle organizzazioni della società civile e ai difensori dei diritti umani in tutto il mondo. Dialoghi e consultazioni in materia di diritti umani si sono svolti con quasi 40 paesi partner e con molti più partner a livello locale. L’azione esterna dell’UE in questo settore si fonda sul quadro strategico dell’UE in materia di diritti umani e di democrazia, adottato nel giugno 2012, e sul nuovo piano d’azione adottato dal Consiglio nel luglio 2015, che delinea le priorità e la strategia per il periodo 2015-2019.
Anno europeo per lo sviluppo
Il 2015 è stato l’Anno europeo per lo sviluppo, con lo slogan «Il nostro mondo, la nostra dignità, il nostro futuro». Il suo obiettivo principale era informare e sensibilizzare i cittadini UE, soprattutto i giovani, in merito ai risultati ottenuti dall’UE e dai suoi Stati membri in materia di aiuti allo sviluppo. Nel 2015 l’Unione europea si è confermata il principale donatore mondiale di assistenza allo sviluppo. Nel corso dell’anno è diventato pienamente operativo l’11º Fondo europeo di sviluppo, che ha una dotazione di 30,5 miliardi di euro.
Nel 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile che guideranno gli sforzi compiuti a livello mondiale per conseguire uno sviluppo sostenibile entro il 2030. L’UE è stata una convinta sostenitrice dei 17 obiettivi e si adopererà per garantire che siano attuati all’interno dell’Unione e non solo.
Risposta alle crisi umanitarie e alle situazioni di emergenza
La tendenza mondiale all’aumento di catastrofi naturali e provocate dall’uomo è proseguita nel corso dell’anno. La direzione generale per gli Aiuti umanitari e la protezione civile (ECHO) della Commissione ha fornito aiuti di emergenza per oltre 1,5 miliardi di euro sotto forma di prodotti alimentari, alloggio, protezione, assistenza sanitaria e acqua potabile a oltre 120 milioni di persone in più di 80 paesi.
Nel 2015 la Commissione ha stanziato 361 milioni di euro per aiuti umanitari a favore di bambini, donne e uomini vittime del disastro umanitario in Siria e nei paesi limitrofi, ossia Giordania, Libano e Turchia. Collettivamente l’UE ha stanziato oltre 5 miliardi di euro per aiutare i siriani e le comunità che li accolgono nei paesi vicini, sin dall’inizio del conflitto. È previsto un ulteriore aumento delle risorse attraverso il nuovo Fondo fiduciario regionale dell’UE in risposta alla crisi siriana.
La Commissione ha notevolmente intensificato il sostegno umanitario in Iraq, portandolo a un totale di 104,65 milioni di euro, in risposta a una crisi che ha reso oltre 10 milioni di persone bisognose di assistenza di primo soccorso.
Per assistere le popolazioni colpite da trasferimenti forzati, insicurezza alimentare e malnutrizione acuta a causa del conflitto in corso in Yemen, la Commissione ha stanziato 52 milioni di euro per aiuti umanitari.
Nel corso del 2015 l’UE ha continuato a sostenere l’Ucraina fornendo aiuti per 242 milioni di euro.
Alla fine del 2015 erano oltre 1,5 milioni i bambini che vivevano in zone di conflitto e di emergenza ad aver beneficiato di progetti umanitari che forniscono accesso all’istruzione e sostegno psicosociale nell’ambito dell’iniziativa dell’UE «Bambini della pace».
Nel 2015 il meccanismo di protezione civile dell’UE è stato attivato per 25 emergenze in paesi colpiti da catastrofi in tutto il mondo.
Sicurezza e difesa
In giugno il Consiglio europeo ha invitato l’alta rappresentante/vicepresidente della Commissione Federica Mogherini a predisporre, in stretta cooperazione con gli Stati membri, una strategia globale dell’UE in materia di politica estera e di sicurezza da presentare al Consiglio europeo entro giugno 2016. L’obiettivo della nuova strategia sarà fornire una visione ampia del ruolo mondiale dell’UE, privilegiando le azioni dell’UE che possono aggiungere il massimo valore alle capacità nazionali.
La lotta contro il terrorismo ha continuato a occupare un posto centrale nei lavori dell’UE nel corso dell’anno. Sono stati nominati esperti di lotta al terrorismo e sicurezza in sette delegazioni dell’UE e si sono svolti dialoghi politici e sulla lotta al terrorismo con una serie di paesi e istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite e l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico. L’UE ha continuato a rafforzare il suo approccio globale alle crisi e ai conflitti esterni e ha sostenuto attivamente misure di prevenzione dei conflitti in oltre 30 paesi, anche attraverso la mediazione e il lavoro di analisi.
Capitolo 10
Un’Unione di cambiamento democratico
«La nomina e l’elezione del presidente della Commissione alla luce dei risultati delle elezioni del Parlamento europeo sono sicuramente importanti, ma rappresentano solo un primo passo per rendere più democratica l’Unione europea nel suo complesso. La Commissione da me guidata si impegnerà a dare nuova vita allo speciale partenariato con il Parlamento europeo […]. Mi impegno inoltre a migliorare la trasparenza nei contatti con i portatori di interessi e i lobbisti. […] Intendo inoltre procedere al riesame della legislazione applicabile all’autorizzazione degli organismi geneticamente modificati».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
Nel 2015 il Parlamento europeo ha recato un contributo significativo a dibattiti inerenti a vari temi, dalla situazione economica in Grecia alla crisi dei rifugiati. A ottobre ha intrattenuto colloqui con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande: per la prima volta in oltre 30 anni i leader dei due Stati membri più grandi dell’UE si sono rivolti congiuntamente al Parlamento europeo. Nel mese di ottobre il Parlamento ha inoltre assegnato il premio Sacharov per la libertà di pensiero al blogger e attivista saudita per i diritti umani Raif Badawi.
Nel 2015 la Lettonia e il Lussemburgo hanno detenuto la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Le priorità all’ordine del giorno hanno riguardato i principali sviluppi dell’anno, quali le tensioni in Ucraina, il terrorismo, la crisi dei rifugiati e la situazione in Grecia.
Il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato delle regioni hanno concentrato le proprie attività sul programma di lavoro della Commissione per il 2015. Georges Dassis è stato eletto nuovo presidente del Comitato economico e sociale europeo, mentre Markku Markkula è stato scelto quale nuovo presidente del Comitato delle regioni.
I parlamenti nazionali hanno continuato a esprimere le loro opinioni sulle tematiche dell’UE attraverso il dialogo politico con la Commissione europea e il meccanismo di controllo della sussidiarietà. Il meccanismo consente ai parlamenti nazionali degli Stati membri di formulare pareri se ritengono che un progetto di atto legislativo dell’UE non rispetti il principio di sussidiarietà. I membri della Commissione si sono recati più volte in visita presso i parlamenti nazionali per illustrare priorità essenziali e iniziative politiche sostanziali.
Nel corso del 2015 la Commissione ha organizzato 53 dialoghi con i cittadini in tutta l’UE, che hanno consentito agli europei di essere interlocutori attivi nel processo decisionale dell’Unione.
Il Parlamento europeo al centro della vita politica dell’UE
Nel 2015 il Parlamento europeo ha discusso e fornito indicazioni in merito a diverse questioni politiche. Nel corso dell’anno si sono rivolti al Parlamento molti visitatori di prestigio, tra cui Laimdota Straujuma, primo ministro della Lettonia, Sua Maestà il re Abdullah II di Giordania, Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, Tsakhiagiin Elbegdorj, presidente della Mongolia, Alexis Tsipras, primo ministro della Grecia, Xavier Bettel, primo ministro del Lussemburgo, Sua Maestà il re Felipe VI di Spagna, François Hollande, presidente della Repubblica francese, Angela Merkel, cancelliera della Repubblica federale di Germania, Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana, e i leader delle istituzioni UE.
Nuovi presidenti per i due organi consultivi dell’UE
Legiferare meglio
A maggio la Commissione ha adottato misure positive per rafforzare l’apertura e la trasparenza del processo decisionale dell’UE, migliorare la qualità della nuova legislazione e promuovere un riesame costante della legislazione vigente dell’UE adottando l’agenda «Legiferare meglio».
Questo pacchetto di riforme ha introdotto numerose nuove misure, comprese nuove consultazioni e possibilità di feedback, che amplieranno e rafforzeranno le opportunità di consultazione pubblica e coinvolgimento delle parti interessate. A luglio la Commissione ha varato un meccanismo che consente alle parti interessate di fornire un feedback sulle tabelle di marcia, sulle valutazioni d’impatto iniziali e sulle proposte adottate, aprendo ulteriormente il processo di elaborazione delle politiche al controllo e al contributo dei cittadini. Si tratta del primo passo verso la realizzazione di un portale dedicato al miglioramento della regolamentazione, inteso a offrire un accesso facilmente fruibile al processo legislativo dell’UE.
A luglio è stato inoltre istituito un nuovo comitato per il controllo normativo, che svolge una funzione centrale di controllo e supporto della qualità per le valutazioni d’impatto della Commissione e le sue attività di valutazione. Oltre al presidente, il comitato si compone di sei membri che lavorano a tempo pieno, tre dei quali sono selezionati all’esterno delle istituzioni UE.
A dicembre la Commissione ha approvato un nuovo accordo interistituzionale «Legiferare meglio» con il Parlamento e il Consiglio per migliorare la qualità e i risultati della legislazione europea. Esso apporterà cambiamenti nell’intero ciclo politico, a partire dalle fasi di consultazione e valutazione d’impatto fino a quelle di adozione, attuazione e valutazione della legislazione dell’UE. Il testo è stato negoziato con il Parlamento e il Consiglio e deve essere approvato da tutte e tre le istituzioni prima di entrare in vigore.
Piattaforma REFIT
REFIT è il programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione della Commissione. Composto da esperti di alto livello degli Stati membri e da rappresentanti delle imprese e della società civile, mira a raccogliere suggerimenti sulle modalità per ridurre gli oneri normativi in un dialogo aperto con le parti interessate e gli Stati membri.
Dal 2012 sono state adottate circa 200 iniziative REFIT, che hanno incluso valutazioni, nuove iniziative di semplificazione, ritiri e abrogazioni. I progressi compiuti nell’attuazione delle iniziative REFIT sono stati esaminati nel quadro di valutazione annuale pubblicato a maggio. Nel frattempo si continua a lavorare per semplificare la legislazione dell’UE e ridurre i costi della regolamentazione mantenendo i benefici delle politiche.
Controllo dell’applicazione del diritto dell’UE
A luglio la Commissione ha adottato la 32ª relazione annuale sul controllo dell’applicazione del diritto dell’UE, che ha analizzato i risultati ottenuti dagli Stati membri nella tempestiva e corretta attuazione del diritto dell’UE nel 2014.
La Commissione avvia una procedura di infrazione quando uno Stato membro non pone rimedio a una presunta violazione del diritto dell’Unione o non ha notificato le misure di recepimento di una direttiva nel proprio ordinamento nazionale entro i termini stabiliti. I cittadini e le parti interessate possono segnalare direttamente violazioni presunte del diritto dell’UE mediante un modulo di denuncia online accessibile tramite il portale «I tuoi diritti nell’UE». Nel 2014 la maggior parte delle denunce presentate riguardava l’occupazione, il mercato interno e la giustizia.
Nel complesso, il numero di procedure formali di infrazione è diminuito negli ultimi cinque anni. Analogamente all’anno precedente, i settori politici con il maggior numero di casi di infrazione aperti sono stati ambiente, trasporti e mercato interno e servizi. Il calo registrato riflette l’efficacia del dialogo strutturato con gli Stati membri tramite il meccanismo EU Pilot, che precede un eventuale avvio della procedura formale di infrazione.
Trasparenza e responsabilità
Lanciati una nuova iniziativa per la trasparenza e il registro per la trasparenza 2.0
La trasparenza è importante per la legittimità pubblica del processo decisionale dell’UE e per guadagnare la fiducia dei cittadini.
A gennaio è stata lanciata una nuova versione del registro per la trasparenza, gestito congiuntamente dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea. Strumento fondamentale per l’attuazione della politica della Commissione in materia di trasparenza, esso permette di far luce su coloro che mirano a influenzare la definizione delle politiche nelle istituzioni UE, e ne registra gli interessi, i clienti o i membri, l’appartenenza a strutture dell’UE e le risorse umane e finanziarie investite. Tutte le organizzazioni iscritte nel registro aderiscono al suo codice di condotta, che funge da bussola morale per i loro rapporti con le istituzioni UE.
Controllo del bilancio dell’UE
Dopo una raccomandazione positiva del Consiglio, ad aprile il Parlamento ha concesso l’approvazione definitiva, nota come «discarico», all’esecuzione del bilancio dell’UE da parte della Commissione nel 2013. Il discarico è uno degli strumenti utilizzati dal Parlamento e dal Consiglio per controllare la gestione delle risorse finanziarie dell’UE. La concessione del discarico comporta la chiusura formale dei conti dell’istituzione per un determinato esercizio.
Al momento di decidere se concedere, rinviare o rifiutare il discarico il Parlamento tiene in considerazione la relazione annuale della Corte dei conti europea. A novembre la Corte ha presentato la sua relazione annuale sull’esecuzione del bilancio dell’UE nel 2014. Il revisore esterno della Commissione ha certificato la buona salute dei conti dell’UE per l’ottavo anno consecutivo e ha altresì confermato che né le entrate né le spese amministrative presentavano errori rilevanti. Secondo le stime della Corte, il tasso di errore nei pagamenti è inoltre complessivamente diminuito (fino al 4,4 %) per il secondo anno consecutivo.
A questo proposito è importante rammentare che, sebbene la Commissione svolga un’importante funzione di controllo per circa l’80 % del bilancio annuale dell’UE, segnatamente nei settori dell’agricoltura e della politica di coesione, sono gli Stati membri i principali responsabili della gestione quotidiana dei fondi UE. Qualora vengano individuati errori amministrativi, la Commissione e le autorità nazionali degli Stati membri adottano provvedimenti per recuperare gli importi in questione. Tra il 2009 e il 2014 l’importo medio annuale delle rettifiche finanziarie e dei recuperi è stato di 3,2 miliardi di euro, pari al 2,4 % dei pagamenti effettuati a titolo del bilancio dell’UE. Questa capacità correttiva testimonia della natura pluriennale della maggior parte dei programmi e dell’impegno di tutte le autorità pubbliche a tutelare il denaro dei contribuenti.
Accesso ai documenti
Il diritto di accesso del pubblico ai documenti è uno strumento importante in materia di trasparenza. La relazione annuale sull’accesso ai documenti, adottata ad agosto e relativa all’anno 2014, descrive come la Commissione ha attuato le norme e le leggi in vigore in questo settore.
La relazione annuale illustra chiaramente l’importanza del diritto di accesso ai documenti nell’ambito della politica globale della Commissione in materia di trasparenza. Nel 2014 la Commissione ha ricevuto 6 227 domande di accesso a documenti. Nell’88 % dei casi i documenti richiesti sono stati interamente o parzialmente divulgati già nella fase iniziale. In seguito alle risposte iniziali dei servizi, i richiedenti hanno potuto chiedere alla Commissione di rivedere la sua posizione presentando una domanda di conferma. Nel 2014 le domande di conferma ricevute dalla Commissione hanno registrato un aumento significativo (pari al 27 %) per il settimo anno consecutivo, toccando quota 300. Nel 43 % dei casi nella fase di conferma è stato concesso un ulteriore e più ampio accesso ai documenti, che ha portato al 90 % la percentuale di risposte favorevoli alla divulgazione integrale o parziale.
Il volume delle domande di accesso e l’alta percentuale di documenti comunicati mostrano che il diritto di accesso ai documenti è attivamente utilizzato dai cittadini europei: tale diritto ha permesso la pubblicazione di un gran numero di documenti, in aggiunta all’ampia documentazione disponibile sul sito Internet della Commissione.
Il diritto dei cittadini a una buona amministrazione
Nel 2015 la mediatrice europea Emily O’Reilly ha continuato ad attuare la sua strategia «Verso il 2019», che si prefigge di aumentare la pertinenza, l’impatto e la visibilità delle attività del Mediatore. Tra i casi esaminati dalla mediatrice figurano indagini di propria iniziativa sulla composizione dei gruppi di esperti della Commissione e sulla trasparenza dei trialoghi, nonché sulla trasparenza dei negoziati in vista di un partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti.
Revisione del processo decisionale per l’autorizzazione degli organismi geneticamente
modificati negli Stati membri
Ad aprile la Commissione ha onorato uno degli impegni assunti nei suoi orientamenti politici completando la revisione del processo decisionale per l’autorizzazione degli organismi geneticamente modificati. È stata presentata una nuova proposta legislativa che conferirebbe agli Stati membri la facoltà di limitare o proibire l’uso di organismi geneticamente modificati autorizzati a livello dell’UE negli alimenti o nei mangimi nel loro territorio per ragioni interne diverse dai rischi per la salute o per l’ambiente. L’autorizzazione su base scientifica di un organismo geneticamente modificato continuerà a essere valutata a livello dell’UE.
Conformemente alla procedura legislativa ordinaria, la proposta è stata sottoposta al vaglio del Parlamento e del Consiglio, che hanno recentemente adottato una direttiva che concede diritti analoghi agli Stati membri relativamente alla coltivazione di organismi geneticamente modificati. Il Parlamento ha respinto la proposta a ottobre. Le discussioni nell’ambito della prima lettura sono proseguite in seno al Consiglio.
Diritto d’iniziativa dei cittadini europei
Il diritto d’iniziativa dei cittadini europei consente a un milione di cittadini europei di almeno sette Stati membri di invitare la Commissione a presentare una proposta legislativa. A oggi sono tre le iniziative dei cittadini presentate («Right2Water», «Uno di noi» e «Stop vivisection») che hanno raggiunto le soglie e i requisiti minimi richiesti e hanno ottenuto una reazione da parte della Commissione.
A marzo la Commissione ha pubblicato una relazione sull’applicazione dell’iniziativa dei cittadini, che analizza l’applicazione di questo nuovo strumento dalla sua entrata in vigore nell’aprile 2012. Secondo la relazione, la creazione di sistemi di raccolta online delle firme è stata fonte di difficoltà per gli organizzatori, in particolare dato il tempo limitato a disposizione per la raccolta. La Commissione ha dunque continuato a offrire gratuitamente servizi temporanei di hosting per gli organizzatori e ha di recente commissionato uno studio sulle opzioni disponibili per l’elaborazione di una soluzione sostenibile per i sistemi di raccolta online delle firme. La relazione ha inoltre identificato altri problemi riscontrati dagli organizzatori, relativi in particolare alle disparità tra le condizioni e i dati personali richiesti dagli Stati membri durante il processo di raccolta. La Commissione ha invitato gli Stati membri a uniformare e semplificare tali requisiti.
Dialoghi con i cittadini
A gennaio 2015 la Commissione ha avviato una nuova serie di dialoghi con i cittadini, che consentono agli europei di farsi sentire dai responsabili delle decisioni dell’UE, dimostrando che la loro partecipazione in qualità di interlocutori attivi è un elemento essenziale del processo decisionale democratico dell’UE. Nel corso dell’anno la Commissione ha ascoltato migliaia di cittadini nel corso di 53 eventi in tutta l’UE, ai quali hanno partecipato il presidente, i vicepresidenti e i commissari. Hanno preso parte ai dialoghi anche il presidente e numerosi deputati del Parlamento europeo, nonché vari esponenti politici nazionali.
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L’UE nel 2015 — Relazione generale sull’attività dell’Unione europea
Commissione europea
Direzione generale della Comunicazione
Informazioni per i cittadini
1049 Bruxelles/Brussel
BELGIQUE/BELGIË
L’UE nel 2015 — Relazione generale sull’attività dell’Unione europea è stata adottata dalla Commissione europea il 1º febbraio 2016 con il numero di riferimento COM(2016) 38.
Identificatori
Relazione generale sull’attività dell’Unione europea
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ISBN 978-92-79-49853-4 |
ISSN 1608-7305 |
doi:10.2775/0318 |
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ISBN 978-92-79-49818-3 |
ISSN 1977-3463 |
doi:10.2775/7169 |
EPUB |
ISBN 978-92-79-49769-8 |
ISSN 1977-3463 |
doi:10.2775/800006 |
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ISBN 978-92-79-54805-5 |
ISSN 1977-3463 |
doi:10.2775/668085 |
Risultati principali
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ISBN 978-92-79-49728-5 |
ISSN 2443-9150 |
doi:10.2775/17350 |
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ISBN 978-92-79-49745-2 |
ISSN 2443-938X |
doi:10.2775/743947 |
EPUB |
ISBN 978-92-79-49695-0 |
ISSN 2443-938X |
doi:10.2775/497196 |
HTML |
ISBN 978-92-79-54819-2 |
ISSN 2443-938X |
doi:10.2775/81595 |
Ufficio delle pubblicazioni
L-2985
Lussemburgo
Sulla copertina
- L’alta rappresentante/vicepresidente della Commissione e il ministro degli esteri iraniano discutono il programma nucleare dell’Iran (© Unione europea).
- Il commissario responsabile per la concorrenza annuncia indagini antitrust riguardanti Google (© Unione europea).
- Soldati ungheresi costruiscono una recinzione alla frontiera con la Croazia (© Associated Press).
- Il presidente della Commissione all’apertura della conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi (© Unione europea).
- Il commissario per i servizi finanziari presiede la cerimonia di apertura della Borsa di Londra (© Unione europea).
- Manifestanti davanti alla sede del Parlamento greco nella notte del referendum (© Associated Press).
- I leader di UE, Francia, Germania e Grecia discutono le finanze pubbliche della Grecia (© Unione europea).
- Il presidente della Commissione e i leader di Spagna, Francia e Portogallo annunciano il miglioramento dei collegamenti tra la penisola iberica e il resto del mercato UE dell’energia (© Unione europea).
- I leader di UE, Estonia, Lituania, Lettonia e Polonia presentano l’interconnettore di gas tra la Polonia e la Lituania (© Unione europea).
- Operazione Triton di ricerca e soccorso nel Mar Mediterraneo (© Frontex).
- Il primo ministro del Regno Unito illustra le sue proposte di rinegoziazione delle relazioni tra l’UE e il Regno Unito (© Associated Press).
- Il Consiglio europeo si riunisce a Bruxelles (© Unione europea).
- I produttori di latte europei protestano a Bruxelles (© Associated Press).
- I leader di UE, Grecia, Francia e Belgio discutono al Vertice sull’euro (© Unione europea).
- I presidenti del Parlamento e della Commissione in occasione della riunione dei leader sulla rotta dei Balcani occidentali (© Unione europea).
- Arrivo di profughi in Grecia (© Unione europea).
- I leader mondiali al vertice del G7 (© Unione europea).
- Il presidente dell’Eurogruppo si rivolge alla stampa (© Unione europea).
- I servizi di pronto intervento evacuano i feriti dopo le sparatorie nella sala concerti Bataclan a Parigi (© Associated Press).
- Il presidente del Consiglio si rivolge alla stampa (© Unione europea).
- Firma dell’accordo sul Fondo europeo per gli investimenti strategici (© Unione europea).
- Minuto di silenzio a Place de la République, Parigi, dopo gli attacchi terroristici del mese di novembre (© AFP).
- Manifestanti dimostrano contro il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (© Associated Press).
- I leader dell’UE e dell’Ucraina al 17º vertice UE-Ucraina (© Unione europea).
© Unione europea, 2016
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