Premessa

Ritratto di Ursula von der Leyen che cammina verso la fotocamera.

Ursula von der Leyen

presidente della Commissione europea

Spero che il 2021 sia ricordato come l’anno in cui l’Europa ha iniziato a guardare oltre la pandemia, verso un futuro migliore. L’anno in cui l’Unione ha ottenuto vaccini per tutti i suoi cittadini. L’anno d’avvio della ripresa economica. L’anno in cui grazie a NextGenerationEU, il nostro piano per la ripresa, l’Europa ha iniziato a diventare un continente più verde e più digitale. Nel 2021 abbiamo compiuto progressi significativi, e questo è stato possibile solo perché l’Europa ha scelto di agire unita.

La vaccinazione ha segnato una tappa fondamentale. Grazie al lavoro svolto all’inizio della crisi, non solo abbiamo fatto in modo di disporre di dosi di vaccino sufficienti per tutti gli Stati membri, ma abbiamo anche esportato o condiviso oltre 1,7 miliardi di dosi in paesi di tutto il mondo. Alla fine del 2021 l’UE era il principale donatore al mondo di vaccini contro la COVID-19. Continueremo a condividere ed esportare i nostri vaccini, perché sappiamo che la COVID-19 sarà sconfitta solo se la combatteremo ovunque.

Il certificato COVID digitale che abbiamo introdotto in tempo per l’estate ha consentito alla popolazione di viaggiare in tutta l’UE ed è stato accettato da oltre 60 paesi e territori. Ha aiutato il settore del turismo, nonché le imprese e le attività culturali che ne dipendono, ad affrontare gli effetti della pandemia.

Nel 2021 abbiamo inoltre gettato le basi per evitare che pandemie future ci colgano nuovamente impreparati. A Roma, in occasione del vertice mondiale sulla salute che ho copresieduto a maggio, i leader mondiali hanno concordato principi comuni per superare la COVID-19, per prepararsi a pandemie future e per prevenirle. Stiamo già facendo tesoro degli insegnamenti tratti dalla pandemia. Grazie alla nostra nuova Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) disporremo delle cure e delle attrezzature mediche necessarie quando si presenteranno minacce per la salute.

Affrontando la pandemia e le sue conseguenze non abbiamo mai perso di vista gli obiettivi che avevamo fissato all’inizio del nostro mandato: abbiamo continuato a lavorare per rendere l’Europa più verde, più digitale nonché un luogo di uguaglianza e opportunità per tutti. NextGenerationEU ha posto questi obiettivi al centro della ripresa economica. I primi miliardi di euro sono già stati versati ai nostri Stati membri, che hanno presentato ambiziosi programmi di riforma per trasformare le loro economie. NextGenerationEU sta investendo non solo nella ripresa dell’Europa, ma anche nella sua prosperità a lungo termine, dalla digitalizzazione delle nostre economie alla garanzia che i cittadini europei dispongano delle competenze necessarie per i posti di lavoro del futuro, fino alla messa in atto delle misure necessarie per conseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.

La nuova legge sul clima, che trasforma i nostri obiettivi in obblighi giuridici, ci consentirà di raggiungere il traguardo. Nel 2021 abbiamo definito ciò che intendiamo intraprendere in questo decennio decisivo per il nostro pianeta. Tuttavia, l’Europa non può risolvere da sola la crisi climatica. Alla COP26 di Glasgow sono stati raggiunti progressi, ma il lavoro per tutti i paesi è lungi dall’essere terminato. Dobbiamo fare il possibile per evitare pericolosi cambiamenti climatici: lo dobbiamo ai nostri figli e ai nostri nipoti.

Ecco perché abbiamo posto i giovani al centro di tutto ciò che facciamo, da NextGenerationEU al Green Deal europeo. Per questo motivo, nel mio discorso sullo stato dell’Unione, ho proposto di proclamare il 2022 Anno europeo della gioventù, con attività e iniziative a sostegno di questa generazione coraggiosa che ha sacrificato molto durante la pandemia.

Non possiamo restituire loro il tempo perso, ma possiamo fare in modo che contribuiscano a plasmare un futuro migliore per l’UE. I giovani costituiscono già una parte importante della Conferenza sul futuro dell’Europa, avviata a maggio: si tratta del nostro più grande esercizio di democrazia partecipativa mai realizzato. Persone di tutte le età e di ogni angolo della nostra Unione partecipano a questo importante dibattito.

Prima di concludere, non posso dimenticare che, nei primi giorni del 2022, l’Europa ha perso un uomo buono e un grande europeo: il mio amico David Sassoli, presidente del Parlamento europeo. David voleva che l’Europa si adoperasse per ottenere sempre di più: più democrazia, più diritti, più solidarietà, più responsabilità, più dignità per tutti i cittadini europei. La memoria di David Sassoli ci guiderà nell’anno a venire e la nostra Unione farà sempre tesoro della sua eredità.

Viva l’Europa!

Ursula von der Leyen

Un operatore sanitario che indossa dispositivi di protezione individuale completi disinfetta il braccio sinistro di una donna munita di mascherina attraverso il finestrino della sua auto mentre lei con la mano destra mostra il pollice verso l’alto.
Vaccinazione contro la COVID-19 presso un centro in modalità «drive-through» a Milano, Italia, 23 marzo 2021.

La risposta dell’UE alla COVID-19

Introduzione

Nel 2021, dopo uno degli anni più difficili della sua storia, l’Unione europea ha iniziato a guardare al futuro avviando la ripresa dalla pandemia di COVID-19.

L’UE ha raddoppiato gli sforzi per incrementare la produzione di vaccini e sostenere gli Stati membri e i paesi partner nel tentativo di accelerare le vaccinazioni. L’azione intrapresa all’inizio del 2020 grazie alla strategia dell’UE sui vaccini, che prevede investimenti per numerosi e diversi vaccini, ha conseguito risultati positivi. Nel 2021 la disponibilità di vaccini è stata infatti ampia, malgrado un rallentamento nella fase iniziale dovuto a problemi di produzione e fornitura di uno dei vaccini.

Grazie alle campagne di vaccinazione su vasta scala negli Stati membri, il 31 agosto 2021 l’UE ha raggiunto una tappa fondamentale: la vaccinazione di almeno il 70 % della popolazione adulta. Alla fine dell’anno tale percentuale era salita al 79,8 %. Con la recrudescenza della pandemia in Europa e nel mondo verso la fine dell’anno, arginare la diffusione del virus è rimasta una priorità fondamentale. La Commissione ha presentato un approccio comune e coordinato dell’UE per affrontare tale sfida in tutti gli Stati membri, molti dei quali hanno reintrodotto restrizioni, proseguendo gli sforzi per incrementare la copertura vaccinale e iniziando la somministrazione dei richiami.

Durante l’anno la Commissione ha collaborato con gli Stati membri per migliorare le loro capacità di test e tracciamento e realizzare il sequenziamento completo del genoma, al fine di ottenere informazioni che si sono rivelate fondamentali con la diffusione della variante Omicron. La Commissione ha inoltre continuato ad investire nella ricerca e nell’innovazione per ottenere nuovi e migliori vaccini e trattamenti contro la COVID-19. Il certificato COVID digitale dell’UE, introdotto a luglio, ha consentito ai cittadini di viaggiare in sicurezza in Europa e nel resto del mondo. Alla fine del 2021 i certificati rilasciati erano un miliardo.

Nel frattempo l’UE si è mobilitata per approvare un piano europeo di ripresa senza precedenti. Il bilancio a lungo termine dell’UE (1 211 miliardi di euro), insieme a NextGenerationEU, lo strumento temporaneo concepito per stimolare la ripresa (800 milioni di euro), costituisce il più grande pacchetto di incentivi mai finanziato dall’UE, per un importo complessivo di oltre 2 000 miliardi di euro. In risposta, gli Stati membri hanno elaborato piani nazionali per la ripresa e la resilienza che illustrano gli investimenti e le riforme con i quali intendono affrontare l’impatto della pandemia e accelerare le transizioni verde e digitale. Il dispositivo per la ripresa e la resilienza, al centro di NextGenerationEU, metterà a disposizione 723,8 miliardi di euro di sovvenzioni e prestiti per sostenere le riforme e gli investimenti degli Stati membri. Entro la fine dell’anno la Commissione aveva valutato positivamente 22 piani nazionali, pari ad oltre 445 miliardi di euro di finanziamenti, che sono stati approvati dal Consiglio dell’Unione europea. La Commissione ha erogato 54,3 miliardi di euro di prefinanziamenti a titolo del dispositivo per la ripresa e la resilienza a 20 Stati membri e ha effettuato un primo pagamento di 10 miliardi di euro a favore della Spagna. La rapidità della ripresa può variare all’interno dell’UE, ma entro l’inizio del 2023 le economie di tutti gli Stati membri dovrebbero ritornare alla situazione pre-crisi.

Basandosi sui primi insegnamenti tratti dalla pandemia, le prime proposte dell’Unione europea della salute hanno riguardato specificamente la preparazione alle crisi. Una volta adottate, tali proposte forniranno all’UE gli strumenti per prevenire e affrontare meglio le pandemie future e altre minacce sanitarie transfrontaliere e per migliorare la resilienza dei sistemi sanitari. In settembre, con l’istituzione della nuova Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) è stato compiuto un grande passo avanti verso la protezione della salute dei cittadini nell’UE ed il completamento dell’Unione europea della salute (cfr. il capitolo 4 per ulteriori informazioni).

L’UE si è inoltre adoperata per rafforzare la cooperazione internazionale contro la pandemia, anche nell’ambito del vertice mondiale sulla salute del G20+ svoltosi in maggio a Roma, in Italia, e grazie all’iniziativa Acceleratore per l’accesso agli strumenti COVID-19 (ACT-A), che intende accelerare lo sviluppo e la produzione di test, cure e vaccini contro la COVID-19 e l’accesso equo a tali risorse. Al vertice mondiale sulla salute è stata adottata la dichiarazione di Roma, che stabilisce principi comuni per superare la pandemia di COVID-19, prevenire pandemie future e prepararsi ad affrontarle. La Commissione, gli Stati membri e le istituzioni finanziarie, in particolare la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, agendo nel quadro di Team Europa, hanno incrementato i finanziamenti e intensificato l’azione a favore di altri continenti. Le dosi di vaccino condivise da Team Europa con i paesi partner fino al 4 gennaio 2022 erano 380 milioni, di cui 255,4 milioni già consegnate, prevalentemente tramite COVAX (il pilastro vaccinale di ACT-A). L’obiettivo generale consiste nel condividere 700 milioni di dosi entro la metà del 2022.

Rafforzare la risposta alla crisi

Nel 2021 l’Unione europea ha proseguito e intensificato gli sforzi per affrontare l’impatto della crisi, con oltre 2 326 misure di sostegno adottate complessivamente dall’inizio della pandemia.

L’attivazione senza precedenti della clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e di crescita, che consente agli Stati membri di derogare temporaneamente alle rigorose norme di bilancio, ha continuato ad applicarsi nel 2021 permettendo loro di fornire un ampio sostegno di bilancio. Durante l’anno la Commissione ha continuato ad avvalersi pienamente della flessibilità prevista dalle norme in materia di aiuti di Stato quale parte della sua risposta politica a sostegno di un’economia gravemente colpita dagli effetti della pandemia. Tra l’inizio della pandemia e la fine del 2021 ha adottato più di 730 decisioni, approvando circa 900 misure nazionali notificate dagli Stati membri, per un importo totale di finanziamenti pari a 3 170 miliardi di euro. Nel corso del 2021 il focus si è gradualmente spostato dalla necessità urgente di tenere a galla le imprese in difficoltà a quella di agevolare una ripresa veloce, robusta e duratura. La sesta modifica del quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato, adottata nel novembre 2021, rispecchia tale spostamento, consentendo un’eliminazione graduale e coordinata a livello di UE del sostegno e prevedendo allo stesso tempo misure per accelerare la ripresa. Grazie a queste norme più flessibili e al loro continuo perfezionamento nella fase di transizione dalla crisi verso la ripresa, la Commissione ha aiutato gli Stati membri a contenere l’impatto della recessione economica causata dalla pandemia, a mantenere un corretto funzionamento e la competitività del mercato unico e ad aprire la strada alla ripresa.

Sostegno e assistenza di emergenza

Gli Stati membri hanno potuto contare sul bilancio dell’UE, grazie al quale non hanno dovuto affrontare da soli le numerose conseguenze della pandemia sul piano sanitario. Nel 2021, attraverso lo strumento per il sostegno di emergenza, finanziato dal bilancio dell’UE, è stata realizzata un’ampia gamma di iniziative in ambito sanitario, tra cui gli accordi preliminari di acquisto con i produttori di vaccini, che ne hanno garantito l’approvvigionamento.

In gennaio la Commissione ha annunciato i 24 progetti selezionati per creare nuovi programmi, o ampliare programmi esistenti, per la raccolta di plasma da donatori guariti dalla COVID-19. Nel 2021 l’UE ha inoltre messo a disposizione dal proprio bilancio altri 65 milioni di euro per l’acquisto di dispositivi di protezione individuali e medicinali, la formazione di professionisti sanitari in terapia intensiva e la somministrazione di test a persone in zone di difficile accesso. Ha mobilitato anche ulteriori 100 milioni di euro per l’acquisto diretto di oltre 20 milioni di test antigenici rapidi, consegnati a 25 Stati membri a partire da febbraio.

Un paziente collegato ai macchinari in ospedale guarda verso la fotocamera.
L’impiego del plasma nella terapia contro la COVID-19 si è dimostrato promettente. Nella foto, un uomo guarito dalla COVID-19 dona plasma da impiegare nella cura dei pazienti affetti dalla malattia. Nell’ambito dello strumento per il sostegno di emergenza sono stati concessi 36 milioni di euro a 24 progetti relativi al plasma in 14 Stati membri e nel Regno Unito.

Complessivamente, dall’inizio della pandemia il meccanismo di protezione civile dell’Unione europea ha contribuito alla consegna di oltre 30 milioni di dosi di vaccino e di oltre 200 milioni di attrezzature mediche agli Stati membri dell’UE e ad altri paesi. Nel 2021 l’UE ha inoltre inviato squadre mediche di emergenza in Romania e in Slovacchia, come pure al di fuori dell’UE in Guinea, Papua Nuova Guinea e Tunisia. Collaborando assiduamente con gli Stati membri, l’UE ha continuato ad ampliare la scorta strategica rescEU di attrezzature mediche e ha finanziato l’acquisto di altri dispositivi di protezione individuale, unità di terapia intensiva e concentratori di ossigeno. Grazie a rescEU, l’Unione è riuscita a colmare la carenza di 6 milioni di dispositivi medici di emergenza in relazione alla COVID-19 in Lettonia e Romania e, nei Balcani occidentali, in Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia. Sono stati consegnati oltre 3,4 milioni di mascherine, 2,5 milioni di paia di guanti, 150 000 camici e altri dispositivi di protezione individuale, quali schermi facciali, occhiali e protezioni dei piedi. Nel corso dell’anno il ponte aereo umanitario ha continuato a fornire sostegno, ad esempio forniture mediche essenziali, ad alcune tra le comunità più vulnerabili a livello mondiale.

Circa 305 robot per la disinfezione sono stati consegnati ad ospedali nei vari Stati membri. Per l’acquisto dei robot, che sono in grado di disinfettare una stanza standard dei pazienti in soli 15 minuti utilizzando luce ultravioletta, erano stati messi a disposizione fino a 12 milioni di euro.

L’UE ha messo a disposizione degli Stati membri 43 milioni di euro per la produzione dei certificati COVID digitali dell’UE ed altri 7 milioni di euro per la revoca dei certificati falsi. Sono stati mobilitati 2,5 milioni di euro per sviluppare l’applicazione EU dPLF (European Digital Passenger Locator Form), che agevola il tracciamento dei contatti dei viaggiatori esposti ad una malattia infettiva durante il viaggio. Nel 2020 e 2021 sono stati inoltre messi a disposizione complessivamente 220 milioni di euro per finanziare il trasporto di attrezzature per la vaccinazione contro la COVID-19 e terapie e per sostenere il trasferimento di pazienti e l’invio di squadre mediche.

Test e tracciamento COVID-19

In gennaio la Commissione ha definito gli elementi fondamentali di strategie di test complete su cui possono improntarsi gli approcci nazionali, regionali o locali in materia di test, come la portata, i gruppi prioritari, le capacità e le risorse di test, e indicazioni relative alle situazioni in cui può essere opportuno utilizzare test antigenici rapidi. La Commissione ha invitato gli Stati membri ad intensificare l’attività di sequenziamento del genoma e ha fornito 110 milioni di euro di sostegno attraverso il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Per ritardare la diffusione di nuove varianti che destano preoccupazione, il Centro ha raccomandato agli Stati membri di predisporre le capacità necessarie per il sequenziamento di un numero totale di campioni che consenta di rilevare una variante che desta preoccupazione ad un livello di prevalenza dell’1 %.

In marzo la Commissione ha adottato una raccomandazione sul tracciamento COVID-19 tramite il monitoraggio delle acque reflue, chiedendo agli Stati membri di predisporre sistemi di sorveglianza delle acque reflue e di garantire che i dati pertinenti siano immediatamente messi a disposizione delle autorità sanitarie competenti.

Sostenere l’occupazione e proteggere i mezzi di sussistenza

L’infografica illustra la distribuzione dei fondi Sure, con l’importo totale e gli importi specifici per ciascuno Stato membro.

L’importo totale dei finanziamenti Sure è pari a 94,3 miliardi di euro, di cui 8,2 miliardi per il Belgio, 511 milioni per la Bulgaria, 2 miliardi per la Cechia, 230 milioni per l’Estonia, 2,5 miliardi per l’Irlanda, 5,3 miliardi per la Grecia, 21,3 miliardi per la Spagna, un miliardo per la Croazia, 27,4 miliardi per l’Italia, 603 milioni per Cipro, 305 milioni per la Lettonia, 957 milioni per la Lituania, 504 milioni per l’Ungheria, 420 milioni per Malta, 11,2 miliardi per la Polonia, 5,9 miliardi per il Portogallo, 4,1 miliardi per la Romania, 1,1 miliardi per la Slovenia e 630 milioni per la Slovacchia. Gli importi sono arrotondati.

L’iniziativa SURE (strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza), avviata nel 2020 per proteggere i posti di lavoro e sostenere le famiglie colpite dalla pandemia, è stata un elemento importante della risposta dell’UE alla crisi COVID-19. Nel quadro di tale iniziativa la Commissione, tra ottobre 2020 e maggio 2021, ha contratto prestiti per 89,64 miliardi di euro, che sono stati riversati a 19 Stati membri sotto forma di prestiti. Altri 4,62 miliardi di euro di sostegno già approvato dovrebbero essere raccolti ed erogati nel 2022. Altri Stati membri possono presentare richiesta di sostegno a titolo di SURE, che può ancora fornire circa 6 miliardi di euro di assistenza finanziaria.

Hanno beneficiato di SURE tra 1,5 e 2,5 milioni di imprese, che hanno così potuto evitare di licenziare i loro lavoratori.

Si stima che gli Stati membri abbiano risparmiato oltre 8 miliardi di euro in pagamenti di interessi avvalendosi di SURE anziché emettendo debito sovrano.

In una relazione sull’impatto dello strumento pubblicata dalla Commissione in settembre è confermato il suo successo nell’attenuare gli effetti della crisi attraverso l’assistenza finanziaria per regimi di riduzione dell’orario lavorativo e misure per i lavoratori autonomi. Nel 2020 SURE ha sostenuto 31 milioni di persone, 22,5 milioni di lavoratori subordinati e 8,5 milioni di lavoratori autonomi, che rappresentano circa un quarto del numero totale di persone occupate nei 19 Stati membri beneficiari.

L’UE si impegna ad aiutare gli Stati membri a mantenere e creare posti di lavoro per una ripresa equa, inclusiva e resiliente dalla crisi COVID-19. Nel mese di marzo, la raccomandazione della Commissione relativa a un sostegno attivo ed efficace all’occupazione ha fornito agli Stati membri orientamenti su politiche attive del mercato del lavoro, al fine di affrontare le sfide poste dalla pandemia, colmare le carenze di competenze, che rallentano la crescita economica durante la ripresa, e aiutare le persone a orientarsi con successo nelle transizioni verde e digitale. L’obiettivo consiste nel passare gradualmente dalle misure di emergenza adottate per mantenere i posti di lavoro durante la pandemia a nuove misure per una ripresa che sia fonte di occupazione.

In agosto la Commissione si è attivata per sostenere gli agricoltori colpiti dalla pandemia e dalle condizioni meteorologiche avverse, consentendo loro di ricevere anticipi più elevati nel quadro della politica agricola comune. La Commissione ha inoltre sostenuto il settore agroalimentare con una maggiore flessibilità e misure di mercato specifiche per i settori vitivinicolo e ortofrutticolo.

Per garantire una ripresa in sicurezza delle attività nei settori culturali e creativi, nel giugno 2021 la Commissione ha pubblicato orientamenti dell’UE relativi ad un approccio coordinato in linea con le condizioni specifiche a livello nazionale, regionale e locale. A novembre ha pubblicato una guida online ai finanziamenti dell’UE per la cultura riguardante circa 20 programmi europei esistenti ai quali gli Stati membri e il settore possono accedere per chiedere finanziamenti.

Strategia dell’UE sui vaccini

Primo piano di fiale su un nastro trasportatore pronte per essere riempite.
Una linea di produzione presso la sede della società farmaceutica Reig Jofre a Sant Joan Despí, Spagna, 26 marzo 2021.
Primo piano di una mano con guanti medici che estrae una singola fiala da una confezione di vaccini.
Un assistente medico apre una scatola di vaccini contro la COVID-19 di BioNTech/Pfizer in un centro di vaccinazione temporaneo al terminal 5 dell’aeroporto di Berlino Brandeburgo, Germania, 25 marzo 2021.

L’Unione europea è riuscita a costituire, insieme agli Stati membri, un portafoglio ampio e diversificato di miliardi di dosi di vaccini sicuri ed efficaci contro la COVID-19, provenienti da numerosi produttori. Entro la fine del 2021, cinque degli otto contratti relativi ai vaccini avevano consentito di ottenere vaccini sicuri ed efficaci, mentre altri due potrebbero farlo in futuro ed uno è stato oggetto di rinuncia. Grazie alla strategia dell’UE sui vaccini sono state consegnate agli Stati membri quasi un miliardo di dosi, e un numero equivalente è stato esportato in altre parti del mondo.

Il lavoro di base compiuto all’inizio della pandemia ha portato alla consegna di centinaia di milioni di dosi di vaccini contro la COVID-19 a seguito dell’approvazione e dell’autorizzazione del primo vaccino, sviluppato da BioNTech/Pfizer, alla fine del 2020.

Nel 2021 la Commissione ha rilasciato altre quattro autorizzazioni all’immissione in commercio condizionate per i vaccini sviluppati da Moderna, AstraZeneca, Janssen Pharmaceutica NV e Novavax, a seguito della valutazione positiva dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) in merito alla loro sicurezza ed efficacia. Numerosi altri vaccini si trovano in fasi diverse di valutazione da parte dell’Agenzia. Dopo il ritiro del vaccino di CureVac dal processo di revisione ciclica dell’EMA l’11 ottobre, l’UE ha rinunciato al contratto con CureVac, che non fa più parte del portafoglio di vaccini dell’UE.

La valutazione scientifica da parte dell’EMA dei vaccini prodotti da Valneva e Sanofi era ancora in corso alla fine del 2021. Qualora l’EMA dovesse esprimere un parere scientifico positivo in merito a un vaccino e la Commissione rilasci un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata, anche tale vaccino sarebbe disponibile agli Stati membri.

Dalla metà del 2020 la Commissione si è quindi assicurata il diritto di acquistare fino a 4,2 miliardi di dosi di vaccino tramite accordi preliminari di acquisto e accordi di acquisto. Come contropartita, la Commissione ha finanziato una parte dei costi iniziali ricorrendo allo strumento per il sostegno di emergenza. Il finanziamento, preceduto da un invito aperto agli sviluppatori di vaccini, è stato considerato un acconto sui vaccini acquistati dagli Stati membri nel quadro degli accordi preliminari di acquisto. Il portafoglio è costituito da vaccini promettenti selezionati dalla Commissione e per lo sviluppo dei quali i produttori hanno ricevuto un finanziamento anticipato, in quanto la Commissione intende acquistare dosi del vaccino non appena quest’ultimo avrà ottenuto l’approvazione dell’EMA.

Il grafico presenta il numero di dosi di vaccino che l’UE deve acquistare, per ogni tipo di vaccino.

In totale l’UE acquisterà fino a 2,4 miliardi di dosi di Bio N Tech Pfizer, con l’opzione di acquistarne altri 900 milioni, fino a 460 milioni di dosi di Moderna, fino a 400 milioni di dosi di Astra Zeneca, fino a 400 milioni di dosi di Johnson e Johnson che richiede una sola dose, fino a 200 milioni di dosi di Novavax, con l’opzione di acquistarne altri 100 milioni, fino a 300 milioni di dosi di Sanofi GSK e fino a 60 milioni di dosi di Valneva.

Nel primo trimestre dell’anno erano previsti livelli di produzione e consegna relativamente bassi, ma la situazione si è ulteriormente aggravata quando una delle società non ha effettuato le consegne secondo quanto stipulato nel contratto. In febbraio la Commissione ha istituito una task force al fine di contribuire ad incrementare la capacità di produzione di vaccini nell’UE, agendo come sportello unico per i produttori che necessitavano di sostegno, e di identificare e affrontare i problemi relativi alle capacità di produzione e alle catene di approvvigionamento. La Commissione ha inoltre supportato gli Stati membri nella somministrazione dei vaccini preparandoli ad una vaccinazione su vasta scala, dall’infrastruttura della catena del freddo, che garantisce una conservazione dei vaccini alla corretta temperatura, alla definizione dei gruppi prioritari per la vaccinazione e l’attività di comunicazione.

Situazione della vaccinazione anti COVID-19 all’inizio del 2022

981 milioni

di dosi consegnate

79,8 %

della popolazione adulta dell’UE completamente vaccinato

Fonte: dati forniti dai produttori di vaccini e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.

Come previsto, le consegne verso l’UE sono notevolmente aumentate a partire da aprile 2021. Fino a metà luglio le dosi di vaccini prodotte nell’UE erano oltre un miliardo, di cui 500 milioni sono state consegnate agli Stati membri, un quantitativo sufficiente a conseguire l’obiettivo di vaccinare il 70 % degli adulti entro la fine di settembre. L’obiettivo è stato raggiunto il 31 agosto 2021.

In seguito ad una recrudescenza del virus nell’autunno 2021 e a causa della circolazione della variante Omicron alla fine dell’anno, gli Stati membri hanno raddoppiato gli sforzi per limitarne la trasmissione, ad esempio introducendo nuovamente misure di distanziamento sociale e restrizioni ai viaggi internazionali e tramite i programmi di vaccinazione nazionali. La Commissione europea ha collaborato con gli Stati membri e con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie per definire un approccio coordinato a tali questioni. Ha inoltre collaborato con gli Stati membri per incrementare la copertura vaccinale e affrontare l’esitazione vaccinale, l’informazione non corretta e la disinformazione.

Il tasso di vaccinazione ha continuato ad aumentare nel corso del 2021, anche grazie alle raccomandazioni dell’EMA riguardanti la somministrazione di alcuni vaccini agli adolescenti e ai bambini di età superiore a cinque anni. Alla fine dell’anno tutti gli Stati membri avevano iniziato ad offrire dosi supplementari ai gruppi vulnerabili sotto il profilo medico e dosi di richiamo all’intera popolazione.

Sviluppo di terapie anti COVID-19

Per superare la pandemia i vaccini non saranno sufficienti. Anche con l’aumento dei tassi di vaccinazione, nel 2021 le misure quali l’uso delle mascherine e il distanziamento sociale sono spesso rimaste necessarie. Per evitare o ridurre i ricoveri, accelerare la guarigione e salvare vite servono terapie anti COVID-19. In maggio la Commissione ha proposto una strategia dell’UE sugli strumenti terapeutici contro la COVID-19, che intende sostenere lo sviluppo e la disponibilità di terapie indispensabili, anche per il trattamento della sindrome post-COVID (long COVID). Essa completa la strategia dell’UE sui vaccini e si basa sia sulla strategia farmaceutica per l’Europa, sia sulla cooperazione della Commissione con l’EMA per sostenere la ricerca, lo sviluppo, la produzione e la diffusione delle terapie.

In ottobre la Commissione ha istituito un portafoglio dei dieci strumenti terapeutici più promettenti contro la COVID-19. L’elenco si basa sullo screening di 82 strumenti terapeutici candidati in una fase avanzata di sviluppo clinico effettuato da un gruppo di esperti scientifici indipendenti. Si tratta di strumenti terapeutici di varie categorie di prodotto, destinati a diversi stadi e diverse gravità della malattia, che raggiungeranno i pazienti in tutta l’UE il più rapidamente possibile, a condizione che l’EMA ne confermi la sicurezza e l’efficacia.

Alla fine del 2021 gli strumenti terapeutici autorizzati dalla Commissione per l’impiego nell’UE erano cinque tra quelli dell’elenco, successivamente alla loro valutazione da parte dell’EMA. Gli anticorpi monoclonali Ronapreve, Xevudy e Regkirona sono stati autorizzati per pazienti nelle fasi precoci della malattia, mentre altri due medicinali già sul mercato, gli immunomodulatori RoActerma e Kineret, sono stati autorizzati per i pazienti affetti da COVID-19 ricoverati.

La Commissione sta sostenendo gli Stati membri nell’accesso agli strumenti terapeutici e ha concluso due contratti di aggiudicazione congiunta per l’acquisto di anticorpi monoclonali. Sono in corso negoziazioni anche per alcuni altri prodotti attualmente oggetto di valutazione da parte dell’EMA.

La Commissione ha investito 119 milioni di euro nel quadro di Orizzonte 2020 per sostenere 45 progetti di ricerca e innovazione sugli strumenti terapeutici e le opzioni terapeutiche contro la COVID-19, anche tramite il Consiglio europeo per l’innovazione e l’iniziativa in materia di medicinali innovativi. La Commissione sta attualmente sostenendo tre sperimentazioni cliniche, REMAP-CAP, Discovery e EU-SolidAct, che hanno conseguito risultati significativi su cure in fase di sviluppo.

Affrontare le nuove varianti

Nuove varianti, alcune delle quali più trasmissibili rispetto ad altre, hanno reso la pandemia più complessa e più difficile. HERA ha riunito ricercatori, imprese di biotecnologia, produttori e autorità pubbliche nell’UE e a livello mondiale a fini di preparazione alle nuove varianti. La prima generazione di vaccini approvata nell’UE ha dimostrato la sua ampia efficacia contro le varianti iniziali, ma le varianti future possono risultare più resistenti ai vaccini. Ciò richiede una sorveglianza e un monitoraggio costanti delle mutazioni del virus. HERA offre uno scudo contro tali future varianti potenziali, unitamente ad incentivi per sviluppare vaccini nuovi e adattati, accelerare il processo di approvazione di tali vaccini e garantire l’incremento delle capacità di produzione.

In giugno la Commissione ha adottato una decisione relativa all’istituzione di un gruppo di esperti sulle varianti del SARS-CoV-2, composto dai più importanti scienziati nel settore della COVID-19. Il gruppo ha svolto un ruolo essenziale nella revisione dei dati sulle varianti emergenti e sottolineando la necessità di vaccini adattati sulla base dei dati scientifici disponibili. Il gruppo di esperti è stato mobilitato rapidamente all’inizio della crisi Omicron e ha cercato soluzioni per condividere il possibile accesso a campioni del virus, organizzare le capacità scientifiche e condividere ampiamente i risultati, con il sostegno finanziario dell’HERA.

Nel 2021 la Commissione ha aumentato i finanziamenti a favore della ricerca sulle varianti mettendo ulteriori 30 milioni di euro a disposizione di numerosi progetti nell’ambito di Orizzonte 2020 e ha lanciato Vaccelerate, una rete di sperimentazione sui vaccini a livello dell’Unione. La rete costituisce l’elemento portante dell’accelerazione delle fasi due e tre della sperimentazione sui vaccini contro la COVID-19 nell’Unione e collega tutti i soggetti coinvolti nello sviluppo dei vaccini, mettendo a disposizione una piattaforma paneuropea per la progettazione e lo svolgimento delle sperimentazioni cliniche.

Nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Orizzonte Europa sono stati mobilitati 120 milioni di euro per 11 nuovi progetti di ricerca. La maggior parte dell’importo è destinata a sostenere la sperimentazione clinica di nuove terapie e nuovi vaccini, insieme allo sviluppo di coorti e reti COVID-19 su vasta scala, anche oltre le frontiere dell’UE. Altri progetti rafforzeranno e amplieranno l’accesso all’infrastruttura di ricerca, tra cui la piattaforma di dati sulla COVID-19.

Riaprire l’Europa in sicurezza

L’infografica presenta le caratteristiche e i principali vantaggi del certificato Covid digitale dell’UE.

Cos’è il certificato Covid digitale dell’UE? Il certificato Covid digitale dell’UE è la prova, in formato digitale, che una persona è stata vaccinata contro la Covid-19, o ha ricevuto un risultato negativo al test, o è guarita dalla Covid-19. Può essere in formato digitale e/o cartaceo, è corredato di un codice QR, è gratuito ed è scritto nella lingua nazionale e in inglese. È sicuro ed è valido in tutti gli Stati membri dell’UE.

In maggio, con il miglioramento della situazione sanitaria e l’aumento del ritmo delle vaccinazioni in tutta l’Europa, la Commissione ha proposto agli Stati membri di revocare gradualmente le restrizioni di viaggio. In giugno il Parlamento ed il Consiglio hanno approvato una proposta della Commissione relativa a un regolamento che istituisce il certificato COVID digitale dell’UE al fine di agevolare i viaggi in sicurezza all’interno dell’UE. Sempre in giugno, il Consiglio ha adottato una raccomandazione aggiornata sulle restrizioni alla libera circolazione. Tutti gli Stati membri, unitamente a Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera, hanno attuato il certificato nel 2021. Avvalendosi del sistema del certificato COVID digitale dell’UE, il Consiglio ha aggiornato le sue raccomandazioni sulle restrizioni di viaggio. Le raccomandazioni prevedevano anche di agire per limitare il rischio di ingresso nell’UE di nuove varianti: è stato istituito un meccanismo di «freno di emergenza» per consentire agli Stati membri di agire rapidamente introducendo limitazioni temporanee per i viaggiatori provenienti dai paesi interessati.

Ursula von der Leyen, con indosso la mascherina, si fa scannerizzare il telefono da un agente, anch’egli munito di mascherina.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, presenta il suo certificato COVID digitale dell’UE affinché sia verificato prima della riunione inaugurale della presidenza slovena del Consiglio dell’Unione europea, Lubiana, Slovenia, 1º luglio 2021.

Il certificato COVID digitale dell’UE è stato un grande successo. Grazie alla sua rapida adozione da parte del Parlamento e del Consiglio, è diventato operativo in soli tre mesi, in tempo per l’inizio delle vacanze estive a luglio. L’UE ha istituito un quadro comune per il rilascio, la verifica e l’accettazione dei certificati. Molti Stati membri hanno adottato leggi nazionali per disciplinare un ulteriore uso dei certificati a livello interno. Il sistema ha contribuito a tenere aperti negozi, servizi e imprese e ha consentito ai cittadini di partecipare a manifestazioni culturali, sportive e ad attività ricreative. Ha aiutato il settore turistico rendendo più semplice la verifica, da parte delle autorità e delle compagnie aeree, della documentazione presentata dai viaggiatori e assicurando a questi ultimi che la loro documentazione sarebbe stata accettata durante i viaggi nell’UE.

Alla fine dell’anno i certificati rilasciati dagli Stati membri dell’UE e dai paesi dello Spazio economico europeo erano oltre un miliardo. Il certificato COVID digitale dell’UE è un successo anche a livello mondiale: alla fine del 2021, 33 paesi (e territori) non appartenenti all’UE avevano aderito al sistema del certificato COVID digitale dell’UE in base a decisioni relative all’equivalenza UE. Il sito Re-open EU costituisce, insieme alla sua applicazione, una piattaforma di informazioni sulle misure sanitarie e relative ai viaggi negli Stati membri, in Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

NextGenerationEU: il piano di ripresa dell’UE in azione

Nel 2021 è stato avviato NextGenerationEU, lo storico piano di ripresa dell’UE che ha erogato fondi alle economie dell’UE a partire dall’estate, segnando l’inizio della ripresa dopo la pandemia. NextGenerationEU non solo contribuirà a riparare il danno provocato dalla pandemia, ma consentirà anche agli Stati membri di investire nel futuro e nella resilienza a lungo termine dell’UE, con particolare attenzione ad una più rapida attuazione delle transizioni verde e digitale. Il piano offre una possibilità unica di riemergere più forti dalla pandemia, di trasformare le economie dell’UE e di creare opportunità e posti di lavoro.

L’infografica presenta le principali caratteristiche del pacchetto di Next Generation EU e gli importi assegnati.

Next generation EU: caratteristiche principali Il pacchetto di Next Generation EU ammonta complessivamente a 806,9 miliardi di euro. Il dispositivo per la ripresa e la resilienza è costituito in totale da 723,8 miliardi di euro, di cui 338 miliardi di sovvenzioni e 385,8 miliardi di prestiti. I suoi obiettivi sono: premere sull’acceleratore delle tecnologie pulite e delle energie rinnovabili grazie ai finanziamenti, rinnovare migliorando l’efficienza energetica degli edifici, ricaricare e rifornire supportando i trasporti sostenibili e le stazioni di ricarica, connettere diffondendo servizi a banda larga rapidi, modernizzare grazie alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, espandere il cloud di dati e i processori sostenibili e riqualificare e aggiornare le competenze finanziando l’istruzione e la formazione a sostegno delle competenze digitali. Il contributo di Next Generation EU ad altri programmi ammonta a 83,1 miliardi di euro, di cui 50,6 miliardi di euro per React EU, 10,9 miliardi di euro per il Fondo per una transizione giusta, 8,1 miliardi di euro per lo sviluppo rurale, 6,1 miliardi di euro per Invest EU, 5,4 miliardi di euro per Orizzonte Europa e 2 miliardi di euro per Resc EU. Tutti gli importi sono a prezzi correnti.

L’infografica presenta una ripartizione della composizione e dei contributi di Next Generation EU e del bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo dal 2021 al 2027.
NextGenerationEU fa parte del più grande pacchetto finanziario della storia dell'UE. Insieme al bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027, mette a disposizione oltre 2 000 miliardi di euro (a prezzi correnti) per contribuire a costruire un’Europa più verde, più digitale e più resiliente.

Il bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo dal 2021 al 2027 e i pacchetti di Next Generation EU ammontano complessivamente a 2018 miliardi di euro (a prezzi correnti), di cui 806,9 miliardi di euro per Next Generation EU e 1210,9 miliardi di euro per il bilancio a lungo termine dell’UE. Per la coesione, la resilienza e i valori il bilancio a lungo termine stanzia 426,7 miliardi di euro, più 776,5 miliardi di euro provenienti da Next Generation EU. Per le risorse naturali e l’ambiente il bilancio a lungo termine stanzia 401 miliardi di euro, più 18,9 miliardi di euro provenienti da Next Generation EU. Per la migrazione e la gestione delle frontiere il bilancio a lungo termine stanzia 25,7 miliardi di euro. Per la sicurezza e la difesa il bilancio a lungo termine stanzia 14,9 miliardi di euro. Per il vicinato e il resto del mondo il bilancio a lungo termine stanzia 110,6 miliardi di euro. Per la pubblica amministrazione europea il bilancio a lungo termine stanzia 82,5 miliardi di euro. Per il mercato unico, l’innovazione e l’agenda digitale il bilancio a lungo termine stanzia 149,5 miliardi di euro, più 11,5 miliardi di euro provenienti da Next Generation EU.

L’elemento centrale di NextGenerationEU è il dispositivo per la ripresa e la resilienza. Lanciato nel febbraio 2021, offre fino a 723,8 miliardi di euro (a prezzi correnti) di sovvenzioni e prestiti per sostenere le riforme e gli investimenti negli Stati membri. Il dispositivo è uno strumento basato sui risultati e l’erogazione dei fondi è subordinata al conseguimento soddisfacente dei traguardi e degli obiettivi concordati. Per poterne beneficiare, gli Stati membri devono presentare alla Commissione europea piani nazionali che illustrano le riforme e gli investimenti che intendono effettuare fino alla fine del 2026 e che dovranno essere approvati dal Consiglio.

Il grafico presenta gli obiettivi di spesa degli Stati membri relativi alle misure per il clima e la transizione digitale nell’ambito dei piani nazionali per la ripresa e le percentuali conseguite.
Gli Stati membri hanno destinato quasi il 40 % della spesa prevista alle misure per il clima e oltre il 26 % alla transizione digitale nell'ambito dei 22 piani per la ripresa e la resilienza approvati finora. Queste percentuali superano gli obiettivi concordati del 37 % per la spesa per il clima e del 20 % per la spesa per il digitale.

Nei loro piani gli Stati membri hanno destinato quasi il 39,9% della spesa alle misure per il clima e il 26,4% alla transizione digitale. Queste percentuali superano gli obiettivi concordati del 37% per la spesa per il clima e del 20% per la spesa per il digitale.

Tutti i piani devono rispettare obiettivi climatici e digitali vincolanti, tra cui quello relativo ad almeno il 37 % della spesa da riservare ad investimenti e riforme a favore del clima e almeno il 20 % alla transizione digitale. In pratica tutti gli Stati membri si impegnano ad andare oltre tali obiettivi, poiché quasi il 40 % della spesa sarà riservato ad investimenti e riforme a favore del clima, mentre il 26,4 % sarà speso per sostenere la transizione digitale. Questo aiuterà l’UE a raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 e la instraderà verso la transizione digitale, creando nel contempo occupazione e stimolando la crescita inclusiva.

Nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza, alla fine del 2021 i piani nazionali per la ripresa e la resilienza valutati positivamente dalla Commissione erano 22, per un valore complessivo di oltre 445 miliardi di euro (dei 723,8 miliardi di euro disponibili). Tali piani sono stati successivamente approvati dal Consiglio. I piani nazionali sono stati valutati in base a 11 criteri, tra cui la loro capacità di affrontare le sfide individuate nelle raccomandazioni specifiche per paese formulate nel contesto del semestre europeo. Per l’elaborazione e l’attuazione delle necessarie riforme che promuovano la crescita e l’inclusione, gli Stati membri possono contare sul sostegno della Commissione attraverso lo strumento di sostegno tecnico. Il sostegno è fornito in un’ampia gamma di settori quali la transizione verde, l’assistenza sanitaria, le finanze pubbliche, la digitalizzazione nell’ambito dell’istruzione e dei servizi pubblici, il contesto delle imprese e il settore finanziario.

Ursula von der Leyen parla dal podio davanti a un manifesto di Next Generation EU.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, presenta la valutazione da parte della Commissione del piano nazionale per la ripresa e la resilienza del Portogallo nel quadro di NextGenerationEU, Lisbona, Portogallo, 16 giugno 2021.

Finora la Commissione ha erogato 54,3 miliardi di euro a 20 Stati membri nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza, sia come prefinanziamenti, sia in risposta a prime richieste di pagamento degli Stati membri. A dicembre, dopo la valutazione e la conferma da parte della Commissione dell’avvenuto conseguimento dei pertinenti traguardi e obiettivi, la Spagna ha ricevuto 10 miliardi di euro.

I pagamenti fanno seguito all’ottima performance della Commissione sui mercati dei capitali. Per finanziare NextGenerationEU la Commissione, a nome dell’UE, prenderà in prestito sui mercati finanziari fino a circa 800 miliardi di euro entro la fine del 2026. Grazie al rating del credito elevato dell’UE, la Commissione può assumere prestiti a tassi più favorevoli rispetto a molti dei suoi Stati membri, a vantaggio di tali Stati membri e del bilancio dell’UE. La Commissione cercherà di raccogliere il 30 % dei fondi attraverso l’emissione di obbligazioni verdi NextGenerationEU e userà i proventi per finanziare politiche verdi.

Johannes Hahn parla dal podio.
Johannes Hahn, commissario europeo per il Bilancio e l’amministrazione, partecipa alla cerimonia della campana in occasione della quotazione della prima obbligazione verde NextGenerationEU alla Borsa di Lussemburgo, 19 ottobre 2021.

Ad aprile 2021 la Commissione aveva annunciato che, per reperire i fondi necessari, avrebbe fatto ricorso ad una strategia di finanziamento diversificata. Dopo l’approvazione da parte di tutti gli Stati membri dell’UE della decisione sulle risorse proprie, lo strumento giuridico che consente l’assunzione di prestiti, la Commissione ha effettuato la prima emissione nel giugno 2021. Alla fine dell’anno i fondi raccolti tramite obbligazioni dell’UE ammontavano complessivamente a 71 miliardi di euro ed altri fondi sono stati raccolti tramite buoni dell’UE a breve termine. Tale importo comprende la prima obbligazione verde NextGenerationEU per 12 miliardi di euro, la più grande emissione di obbligazioni verdi mai realizzata a livello mondiale. È stata emessa dopo l’adozione di un quadro all’avanguardia per le emissioni di obbligazioni verdi nell’ambito di NextGenerationEU nel settembre 2021, che garantisce a chi investe in tali obbligazioni che i fondi mobilitati saranno assegnati a progetti «verdi».

Tutti i prestiti assunti nell’ambito di NextGenerationEU saranno rimborsati entro il 2058. Per contribuire al rimborso dei fondi raccolti, nonché agli obiettivi strategici a lungo termine dell’UE in materia di entrate del bilancio, la Commissione ha proposto di introdurre nuove fonti di entrate per il bilancio dell’UE. Nel gennaio 2021 è stato introdotto un contributo sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati, che contribuirà agli obiettivi del Green Deal europeo. A dicembre la Commissione ha proposto di istituire tre nuove risorse proprie per il bilancio dell’UE, basate:

  • sulle entrate derivanti dal sistema di scambio di quote di emissione;
  • sulle risorse generate dal proposto meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere; e
  • sulla quota degli utili residui delle imprese multinazionali riassegnata agli Stati membri in conformità della prossima direttiva sull’attuazione dell’accordo globale sulla ridistribuzione dei diritti di imposizione.

Tali entrate contribuiranno anche al finanziamento del Fondo sociale per il clima, progettato per fare in modo che la transizione verso un’economia decarbonizzata funzioni per tutti. La Commissione proporrà ulteriori nuove risorse proprie entro la fine del 2023.

REACT-EU

7,7 miliardi di euro

per aiutare gli ospedali ad approvvigionarsi di dispositivi medici, dispositivi di protezione individuale, ventilatori e materiali diagnostici.

11,5 miliardi di euro

per sostenere le imprese in tutti i settori dell’economia, compresi quelli più duramente colpiti quali la cultura, il turismo e la ristorazione.

4,1 miliardi di euro

per fornire sostegno diretto alle persone, tra cui i lavoratori, attuando e sostenendo programmi di mantenimento dell’occupazione.

Esempi di finanziamenti di REACT-EU.

Nell’ambito di NextGenerationEU, REACT-EU (assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa) prosegue e amplia le misure di risposta alla crisi e di superamento degli effetti della crisi attuate attraverso l’iniziativa di investimento in risposta al coronavirus e l’iniziativa di investimento in risposta al coronavirus Plus e funge da ponte verso il piano di ripresa a lungo termine. REACT-EU contribuirà in tal modo a una ripresa economica verde, digitale e resiliente.

Tale finanziamento, che ammonta a 50,6 miliardi di euro, è completamente nuovo. Si tratta di fondi aggiuntivi ancora disponibili nell’ambito dei programmi 2014-2020, da aggiungere ai fondi di coesione assegnati per il periodo 2021-2027. Essi saranno messi a disposizione del Fondo europeo di sviluppo regionale, del Fondo sociale europeo e del Fondo di aiuti europei agli indigenti.

Anche le zone rurali dell’UE hanno beneficiato del sostegno dello strumento per la ripresa NextGenerationEU, grazie ad un importo di 8 miliardi di euro distribuito tramite i programmi per lo sviluppo rurale nell’ambito della politica agricola comune. Questi fondi hanno consentito agli Stati membri di sostenere le transizioni verde e digitale nelle zone rurali.

La politica di coesione dell'UE in prima linea per la ripresa

Fondo europeo di sviluppo regionale

In Portogallo il Fondo ha sostenuto l’acquisto di vaccini per oltre la metà della popolazione e in Slovenia ha finanziato l’installazione di nuovi sistemi informatici nel settore sanitario. In Cechia finanzia l’acquisto di nuove attrezzature mediche che aiutano le regioni a diventare più resilienti a future crisi sanitarie e in Svezia sostiene le piccole imprese nella gestione della transizione digitale.

Fondo sociale europeo

Attraverso azioni di formazione, tutoraggio e orientamento professionale negli Stati membri si è cercato di offrire alle persone maggiori opportunità di mantenere i loro posti di lavoro o di trovarne di nuovi. In Italia le imprese hanno ricevuto incentivi all’assunzione per sostenere l’occupazione delle donne e dei giovani. Il Fondo ha inoltre sostenuto servizi di consulenza finanziaria e alloggi per i senzatetto.

Fondo di aiuti europei agli indigenti

In Austria e Romania i bambini bisognosi hanno ricevuto forniture scolastiche. In Estonia, Francia, Lussemburgo e altri Stati membri sono stati forniti alle persone indigenti aiuti alimentari, come pasti caldi, e assistenza materiale di base, come prodotti per l’igiene.

Lottare contro la disinformazione concernente la COVID-19

Nel 2021 l’UE ha continuato a lottare contro la cattiva informazione e la disinformazione sulla COVID-19 proveniente sia dall’UE che dall’esterno. È stato necessario monitorare le informazioni provenienti da un’ampia gamma di fonti e confutare le narrative complottiste, anche riguardanti gli effetti dei vaccini o che compromettevano la fiducia nella vaccinazione. Tutte le attività si sono svolte in stretta collaborazione con l’EMA, gli Stati membri e i partner internazionali quali il G7 e la NATO. I risultati sono stati pubblicati regolarmente dal servizio europeo per l’azione esterna e dalla Commissione.

Di fronte alla crescente disinformazione in merito alla pandemia nell’UE, la Commissione ha pubblicato orientamenti volti a rafforzare il codice di buone pratiche sulla disinformazione affinché diventi uno strumento più efficace di lotta alle informazioni false o fuorvianti e a promuovere una maggiore partecipazione. A luglio la Commissione e gli attuali firmatari del codice hanno lanciato un appello affinché più società e organizzazioni vi aderiscano al fine di rafforzare ulteriormente la posizione dell’UE nei confronti di tale fenomeno dannoso. Ventisei firmatari potenziali hanno quindi deciso di partecipare al processo di redazione di un codice di buone pratiche rafforzato, atteso per la primavera del 2022.

L’azione esterna ha riguardato la sensibilizzazione in merito ai vantaggi della vaccinazione, anche attraverso campagne sui social media quali #VaccToNormal, che presenta storie personali di persone vaccinate da tutto il mondo. Si è puntato molto su iniziative di diplomazia pubblica nei paesi confinanti con l’UE, in particolare nei Balcani occidentali, e nel mondo per garantire l’accesso ad informazioni da fonte autorevole. L’UE ha inoltre sostenuto media e giornalisti indipendenti all’interno e al di fuori degli Stati membri. La Commissione ha anche finanziato progetti di ricerca sull’accuratezza delle informazioni sui social media e su altri canali e sulla disinformazione in merito al coronavirus.

In ottobre la Commissione ha istituito un gruppo di esperti sulla lotta alla disinformazione e per la promozione dell’alfabetizzazione digitale attraverso l’istruzione e la formazione. Il gruppo è incaricato di fornire assistenza nell’elaborazione di linee guida destinate ad insegnanti ed educatori. Questo contribuirà a rafforzare l’obiettivo del piano d’azione per l’istruzione digitale della Commissione, che intende garantire che ogni allievo in ogni scuola dell’UE riceva la migliore istruzione digitale possibile.

Azione a livello mondiale

Vaccini

Un’infermiera con indosso dispositivi di protezione individuale guarda verso l’obiettivo della fotocamera tenendo in mano una siringa sterile. Diritti d’autore Quantik, 2021.
Un’infermiera della Costa d’Avorio prepara un’iniezione di vaccino contro la COVID-19 all’avvio della campagna di vaccinazione del paese, Abidjan, Costa d’Avorio, 1º marzo 2021. © Quantik, 2021

Dall’inizio della pandemia l’UE è stata in prima linea nella solidarietà mondiale. Ha continuato a rispettare l’impegno di garantire che, ovunque nel mondo, siano consegnati vaccini sicuri, dispositivi di protezione individuale, ventilatori ed altre attrezzature, anche tramite il meccanismo di protezione civile dell’Unione. Entro la fine del 2021 l’UE aveva esportato o condiviso oltre 1,7 miliardi di dosi di vaccino in 165 paesi, ovvero due terzi del numero totale di dosi prodotte nell’UE. In questo modo l’UE, fin dal primo giorno di produzione dei vaccini, è stata il più grande esportatore mondiale di vaccini.

Nel febbraio 2021 COVAX, lo strumento per l’accesso globale ai vaccini contro la COVID-19, ha iniziato a consegnare vaccini contro la COVID-19 in tutto il mondo, al fine di garantire ad ogni paese un accesso equo a tali vaccini. Team Europa, che riunisce le istituzioni dell’UE, gli Stati membri e le istituzioni finanziarie dell’UE, è il principale contributore, che ha mobilitato oltre 3 miliardi di euro per consentire a COVAX di acquistare 1,4 miliardi di dosi entro la fine del 2021, di cui oltre 981 milioni sono state consegnate a 144 paesi e territori.

Per integrare l’acquisto diretto di dosi da parte di COVAX, la Commissione europea ha istituito un meccanismo UE di condivisione dei vaccini per aiutare gli Stati membri a condividere i loro vaccini con paesi terzi, sia direttamente sia tramite COVAX. L’UE fornisce assistenza ai suoi partner nelle loro strategie di vaccinazione e nella distribuzione delle forniture e li aiuta ad incrementare la produzione locale di vaccini. Gli Stati membri si erano impegnati a condividere oltre 200 milioni di dosi entro la fine del 2021, un obiettivo ampiamente superato con la condivisione di 380 milioni di dosi con paesi terzi, 255,4 milioni delle quali erano state consegnate entro la fine dell’anno (l’87 % tramite COVAX). Al vertice mondiale sulla salute del G20+ i partner industriali si sono inoltre impegnati a mettere 1,5 miliardi di dosi a disposizione di paesi a basso reddito, senza ricavarne profitti, e di paesi a reddito medio, a prezzi bassi, entro la fine del 2021. Con il suo aiuto umanitario l’UE ha inoltre soddisfatto necessità urgenti connesse alla COVID-19 dei paesi più vulnerabili, grazie all’istituzione della riserva umanitaria COVAX.

Inoltre, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato a novembre che l’UE avrebbe condiviso in totale 700 milioni di dosi di vaccino con i paesi più vulnerabili entro la metà del 2022, 200 milioni delle quali pagate dal bilancio dell’UE.

Questi sforzi sono integrati dall’iniziativa di Team Europa a sostegno della produzione locale e dell’accesso a vaccini, farmaci e tecnologie sanitarie in Africa. L’iniziativa è finanziata con un miliardo di euro a carico del bilancio dell’UE e delle istituzioni europee per il finanziamento dello sviluppo e sostenuta dalla collaborazione tra il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e i Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie.

L’infografica presenta alcuni degli obiettivi dell’iniziativa Team Europa per il sostegno vaccinale in Africa.
Sostegno di Team Europa alla produzione locale e all’accesso ai vaccini, ai farmaci e alle tecnologie sanitarie in Africa.

Una nuova iniziativa Team Europa prevede di mobilitare un miliardo di euro per contribuire a incrementare l’approvvigionamento di vaccini contribuendo alla creazione di poli produttivi regionali e concentrandosi sui paesi con il maggior potenziale. Consoliderà la domanda aiutando i paesi africani a coordinare le loro esigenze. Sarà infine facilitato l’accesso ai vaccini e ai farmaci rafforzando un contesto favorevole. Tra i possibili esempi di tali paesi figurano l’Egitto, l’Etiopia, il Ghana, il Kenya, il Marocco, la Nigeria, il Ruanda, il Senegal e il Sudafrica.

Vertice mondiale sulla salute

La presidente von der Leyen e il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi hanno presieduto congiuntamente il vertice mondiale sulla salute del G20+ svoltosi in maggio a Roma, durante il quale i leader hanno sostenuto il ruolo guida e di coordinamento dell’Organizzazione mondiale della sanità nella risposta alla COVID-19 e la più ampia agenda globale sulla salute. I leader hanno firmato la dichiarazione di Roma sulla preparazione alle pandemie future e sulla loro prevenzione.

I 16 principi della dichiarazione ribadiscono l’impegno dei leader nei confronti della solidarietà, dell’equità e della cooperazione multilaterale a livello mondiale; di una governance efficace; di un approccio che pone le persone al centro; del basarsi sulla scienza e sulle politiche fondate su dati oggettivi e del creare fiducia; della promozione di un finanziamento costante per la salute mondiale. La dichiarazione respinge i divieti di esportazione e si impegna a mantenere aperte e operative le catene di approvvigionamento a livello mondiale per diversificare la capacità globale di produzione di vaccini.

Ai principi della dichiarazione di Roma si orientano i lavori in corso al G7 e al G20, tra cui la recente creazione di una task force congiunta Finanza-Salute del G20 al fine di garantire un adeguato finanziamento della prevenzione, della preparazione e della risposta. L’UE ha guidato gli sforzi grazie ai quali, alla sessione speciale di novembre e dicembre dell’Assemblea mondiale della sanità, è stata adottata la decisione di istituire un organo intergovernativo di negoziazione per rafforzare la prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie.

A settembre l’UE e gli Stati Uniti si sono impegnati congiuntamente in relazione alla condivisione, alla disponibilità e alla fornitura di vaccini (e strumenti terapeutici), al finanziamento sostenibile e alla produzione di vaccini a livello regionale nella loro agenda per contrastare la pandemia mondiale.

Mitigare gli effetti della pandemia

L’approccio di Team Europa ha aiutato oltre 130 paesi partner nel mondo grazie a un sostegno finanziario flessibile. Dall’inizio della pandemia fino alla fine del 2021, Team Europa ha mobilitato oltre 46 miliardi di euro per contribuire a soddisfare le esigenze umanitarie, a migliorare i sistemi sanitari, idrici e igienico-sanitari e a mitigare le conseguenze socioeconomiche della pandemia.

Nel 2021 l’UE ha intensificato le sue attività per avviare la ripresa mondiale. La Commissione si è adoperata per riunire gli attori internazionali, costruendo nuove coalizioni e nuove iniziative di cooperazione per combattere la COVID-19, e avviare una ripresa globale sostenibile. In febbraio la presidente von der Leyen ha partecipato alla campagna di Global Citizen «Un piano di ripresa per il mondo». La campagna, della durata di un anno, era imperniata su cinque priorità: contribuire a porre fine alla COVID-19; arginare la crisi alimentare; riprendere l’insegnamento ovunque; proteggere il pianeta; promuovere l’equità per tutti.

Tra l’inizio della pandemia e luglio 2021 l’UE ha fornito oltre 4,35 miliardi di euro ai Balcani occidentali e alla Turchia e oltre 3,41 miliardi di euro alle regioni del vicinato europeo per affrontare immediate necessità sanitarie e ridurre l’impatto socioeconomico della crisi. I suddetti importi hanno consentito il finanziamento di programmi e sovvenzioni per garantire la disponibilità e la distribuzione di vaccini contro la COVID-19 autorizzati dall’UE e il sostegno per accelerare le campagne di vaccinazione. Entro la fine di dicembre, grazie allo strumento COVAX erano state fornite oltre 77 milioni di dosi di vaccino ai Balcani occidentali e alle regioni del vicinato orientale e meridionale e quasi 32 milioni di dosi erano state condivise dagli Stati membri con i paesi partner (direttamente o tramite COVAX) con il sostegno dell’UE.

Un bambino allunga le mani verso la fotocamera tenendo un fiore pronto per essere piantato.

Creare un’Europa più verde e a impatto climatico zero

Realizzare il Green Deal europeo

Nel 2021 l’UE ha continuato a contrastare i cambiamenti climatici mediante l’attuazione di politiche ambiziose all’interno dei propri confini e una stretta cooperazione con partner internazionali. A febbraio la Commissione europea ha adottato una nuova strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici, che definisce come l’Unione europea può adattarsi e diventare resiliente agli inevitabili cambiamenti climatici entro il 2050. A giugno il Parlamento europeo e gli Stati membri hanno adottato la prima legge sul clima, che sancisce per l’intera economia gli obiettivi di riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 % entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Successivamente, a luglio e a dicembre, la Commissione ha presentato una serie di proposte per preparare l’UE a realizzare le sue ambizioni in materia di clima, rivedendo le politiche esistenti e proponendo nuove misure. Le proposte legislative per realizzare il Green Deal europeo abbracciano un’ampia gamma di settori strategici, tra cui il clima, l’energia, i trasporti e la fiscalità, e stabiliscono in che modo l’UE raggiungerà il suo obiettivo per il 2030, che è ora giuridicamente vincolante. Le proposte sono state comunicate alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici quale contributo dell’UE al conseguimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi.

Obiettivi climatici dell’UE per il 2030
Le proposte legislative presentate dalla Commissione forniranno gli strumenti necessari per la trasformazione profonda e giusta dell’economia dell’UE prevista dal Green Deal europeo.

Agli obiettivi climatici dell’UE per il 2030 partecipano: il Fondo sociale per il clima; lo scambio di quote di emissioni per i trasporti stradali e l’edilizia; il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere; il sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’UE per la produzione di energia, l’industria, i trasporti marittimi e aerei; il regolamento sull’uso del suolo, il cambiamento di uso del suolo e la silvicoltura; la direttiva sulla tassazione dell’energia; la strategia forestale dell’UE; la direttiva sull’efficienza energetica; il regolamento sulla condivisione degli sforzi; la direttiva sulle energie rinnovabili; il regolamento sull’infrastruttura per i combustibili alternativi; le norme in materia di emissioni di CO2 per auto e furgoni; l’iniziativa Fuel EU Maritime sui combustibili marittimi; e l’iniziativa Refuel EU Aviation sul rifornimento di carburante nel settore dell’aviazione dell’UE.

I benefici dell’azione per il clima sono evidenti: prevenzione o attenuazione dell’emergenza climatica; un pianeta più sano da consegnare alle generazioni future; un’aria più pulita; città più fresche e più verdi; cittadini più sani; una riduzione del consumo energetico e delle bollette; una maggiore indipendenza energetica; nuove tecnologie e opportunità industriali; e più spazio per la natura. Non da ultimo la transizione verde creerà nuovi tipi di posti di lavoro. Accompagnata da politiche adeguate, potrebbe creare circa un milione di posti di lavoro nell’UE entro il 2030 e due milioni entro il 2050, oltre a rafforzare la competitività globale dell’UE, rispetto a molti altri paesi che cercano soluzioni per il clima.

Sebbene i benefici delle politiche climatiche dell’UE superino chiaramente i costi della transizione nel medio e lungo periodo, nel breve periodo rischiano di accrescere la pressione sulle famiglie vulnerabili, sulle microimprese e sugli utenti dei trasporti. Le politiche sono pertanto concepite per ripartire equamente i costi della lotta e dell’adattamento ai cambiamenti climatici, al fine di garantire una transizione equa per tutti. Questo è uno dei motivi per cui un Fondo sociale per il clima accompagna la proposta della Commissione relativa al nuovo sistema per lo scambio di quote di emissioni per i settori del trasporto stradale e dell’edilizia. Gli impatti sociali potenzialmente significativi sono ulteriormente approfonditi nella proposta di raccomandazione relativa alla garanzia di una transizione equa verso la neutralità climatica (cfr. sotto).

Revisione del sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’UE

Il sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’UE è il principale mercato del carbonio a livello mondiale e fissa un limite massimo, o tetto, alla quantità totale di determinati gas a effetto serra che possono essere emessi dai settori interessati. Il tetto è ridotto gradualmente in modo che le emissioni totali diminuiscano. Le imprese cui si applica il sistema acquistano quote di emissioni all’asta o le ricevono mediante assegnazione gratuita e possono anche scambiarle tra di loro in funzione delle necessità. Ogni anno ciascuna impresa deve restituire un numero di quote sufficiente a coprire pienamente le proprie emissioni, se non vuole subire pesanti sanzioni.

Dal varo del sistema nel 2005, le emissioni di gas a effetto serra sono state ridotte di circa il 43 % nei settori interessati (produzione di energia, industria ad alta intensità energetica e trasporto aereo all’interno dello Spazio economico europeo). Questi settori rappresentano insieme il 41 % delle emissioni totali dell’UE. Nel luglio 2021, nell’ambito del pacchetto legislativo per realizzare il Green Deal europeo, la Commissione ha proposto un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni dei settori del sistema di scambio di quote di emissioni del 61 % entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005. Per conseguire l’obiettivo, la proposta della Commissione prevede una riduzione una tantum delle quote di emissioni totali e un aumento del tasso di riduzione al 4,2 % annuo, rispetto al 2,2 % fissato dal sistema attuale.

Il grafico presenta le riduzioni delle emissioni nel sistema attuale di scambio di quote di emissione e nei settori interessati dalla condivisione degli sforzi rispetto al 2005.

Nei settori interessati dalla condivisione degli sforzi, che comprendono il trasporto stradale, gli alloggi e l’agricoltura, la variazione rispetto al 2005 è stata pari a meno 16% nel 2020 e l’obiettivo per il 2030 è pari a meno 40%. Nell’attuale sistema di scambio di quote di emissione, che comprende il settore dell’energia, le industrie ad alta intensità energetica, i voli all’interno dello Spazio economico europeo e, dopo il 2022, il trasporto marittimo, la variazione rispetto al 2005 è stata pari a meno 43% nel 2020 e l’obiettivo per il 2030 è pari a meno 61%. Oltre a rientrare nell’ambito di applicazione del regolamento sulla condivisione degli sforzi, le emissioni prodotte dai trasporti su strada e dagli edifici saranno oggetto di un nuovo sistema di scambio di quote di emissione specificamente proposto dalla Commissione. I massimali previsti da questo nuovo sistema saranno ridotti annualmente per ottenere nel 2030 una diminuzione delle emissioni pari al 43% rispetto al 2005.

La Commissione ha inoltre proposto un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere. Compatibile con le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio, il meccanismo garantirà che l’ambiziosa azione per il clima in Europa non provochi una «rilocalizzazione delle emissioni di carbonio», per cui le imprese trasferiscono la produzione in paesi con norme meno rigorose in materia di emissioni. La sua introduzione graduale, parallelamente all’eliminazione progressiva delle quote gratuite nell’ambito dell’attuale sistema per lo scambio di quote di emissioni, garantirà che alcuni prodotti ad alta intensità di carbonio importati nell’UE — come cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti ed elettricità — costino quanto gli stessi prodotti fabbricati nell’UE.

La Commissione ha presentato una proposta per rafforzare la riserva stabilizzatrice del mercato che migliora la resilienza del sistema ai grandi shock mediante l’accantonamento di una serie di quote di emissioni che possono essere utilizzate per adeguare l’offerta di quote all’asta. Per quanto riguarda il settore del trasporto aereo la Commissione ha proposto di eliminare gradualmente l’assegnazione gratuita di quote alle compagnie aeree che effettuano voli nello Spazio economico europeo, passando alla messa all’asta di tutte le quote per il settore. La Commissione propone inoltre di applicare il regime globale di compensazione e riduzione delle emissioni di carbonio per il trasporto aereo internazionale ai voli da e per lo Spazio economico europeo.

Per consentire all’UE di raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030, i settori che attualmente non rientrano nel sistema per lo scambio di quote di emissioni devono intensificare gli sforzi di decarbonizzazione. A tal fine la Commissione ha proposto di estendere lo scambio di quote di emissioni al trasporto marittimo e di introdurre un sistema distinto per lo scambio di quote di emissioni per i settori del trasporto stradale e dell’edilizia.

A luglio la Commissione ha inoltre proposto di aumentare i finanziamenti per l’innovazione climatica rafforzando notevolmente il Fondo per la modernizzazione e il Fondo per l’innovazione. Finanziati dalle quote messe all’asta nell’ambito del sistema per lo scambio di quote di emissioni, i fondi si occupano rispettivamente di sostenere gli Stati membri a reddito più basso nella transizione verso la neutralità climatica e di finanziare le tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio necessarie per alimentare la transizione verde.

Una transizione equa verso la neutralità climatica

Al centro del Green Deal europeo vi è l’impegno a realizzare la transizione verso un’economia climaticamente neutra in modo equo, senza lasciare indietro nessuno.

A luglio è stata proposta l’istituzione di un nuovo Fondo sociale per il clima per aiutare gli Stati membri a sostenere la transizione verso la neutralità climatica per i cittadini vulnerabili, che dipendono maggiormente dai combustibili fossili. La Commissione propone di finanziare il fondo attraverso il bilancio dell’UE con un importo equivalente, in linea di principio, al 25 % delle entrate previste dal nuovo sistema per lo scambio di quote di emissioni per i settori del trasporto stradale e dell’edilizia, mobilitando 72,2 miliardi di euro per il periodo 2025-2032. Il finanziamento servirà ad aiutare gli Stati membri a sostenere le famiglie e le microimprese vulnerabili, a investire nell’efficienza energetica e nella ristrutturazione degli edifici e contribuirà a finanziare una mobilità a basse e a zero emissioni. In attesa dell’impatto di tali investimenti sulla riduzione dei costi e delle emissioni, il fondo sarà anche in grado di finanziare un sostegno diretto temporaneo al reddito per le famiglie vulnerabili.

A dicembre la Commissione ha pubblicato orientamenti strategici per incoraggiare gli Stati membri ad agire per una transizione equa e inclusiva verso la neutralità climatica. La proposta di raccomandazione del Consiglio affronta i pertinenti aspetti occupazionali e sociali della transizione, prestando particolare attenzione a rispondere alle esigenze delle persone e delle famiglie che dipendono fortemente dai combustibili fossili e che potrebbero essere maggiormente colpite dalla transizione verde. Invita inoltre gli Stati membri a fare un uso ottimale dei finanziamenti pubblici e privati e a collaborare strettamente con le parti sociali. La proposta comprende misure e orientamenti per:

  • sostenere un’occupazione di qualità e per agevolare le transizioni professionali;
  • promuovere la parità di accesso a un’istruzione e a una formazione di qualità;
  • garantire sistemi fiscali e previdenziali e sistemi di protezione sociale equi e
  • favorire l’accesso a prezzi abbordabili a servizi essenziali;
  • coordinare l’azione politica e seguire un approccio economico globale; e
  • fare un uso ottimale dei finanziamenti pubblici e privati.

Revisione della legislazione per i settori non coperti dal sistema per lo scambio di quote di emissioni

Per i settori non coperti dal sistema per lo scambio di quote di emissioni, il regolamento dell’UE sulla condivisione degli sforzi fissa, per l’UE e i suoi Stati membri, obiettivi vincolanti per la riduzione delle emissioni annuali di gas a effetto serra entro il 2030. Lo sforzo di riduzione delle emissioni è ripartito tra gli Stati membri in base alla loro ricchezza relativa, misurata in prodotto interno lordo pro capite, e tenendo conto dell’efficienza in termini di costi.

A luglio la Commissione ha presentato una proposta per aumentare l’attuale obiettivo dell’UE, passando da una riduzione delle emissioni del 29 %, rispetto ai livelli del 2005, a una riduzione del 40 %. Gli obiettivi nazionali proposti per la riduzione delle emissioni vanno dal 10 % al 50 %, sempre rispetto al 2005.

Il grafico presenta gli obiettivi nazionali proposti per la riduzione delle emissioni rispetto ai livelli del 2005.

Obiettivi riveduti di riduzione delle emissioni nell’ambito del regolamento sulla condivisione degli sforzi.

Fonte: allegato del documento COM(2021) 555 — Riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra degli Stati membri a norma dell’articolo 4, paragrafo 1, del 14 luglio 2021.

Gli obiettivi proposti sono i seguenti: Bulgaria meno 10%; Romania meno 12,7%; Croazia meno 16,7%; Lettonia meno 17%; Polonia meno 17,7%; Ungheria meno 18,7%; Malta meno 19 %; Lituania meno 21%; Grecia meno 22,7%; Slovacchia meno 22,7%; Estonia meno 24%; Cechia meno 26%; Slovenia meno 27%; Portogallo meno 28,7%; Cipro meno 32%; Spagna meno 37,7%, UE-27 meno 40%; Irlanda meno 42%; Italia meno 43,7%; Belgio meno 47%; Francia meno 47,5%; Austria meno 48%; Paesi Bassi meno 48%; Danimarca meno 50%; Germania meno 50%; Lussemburgo meno 50%; Finlandia meno 50%; Svezia meno 50%.

Le foreste e i terreni agricoli occupano complessivamente oltre tre quarti del territorio dell’UE. Foreste ben gestite e resilienti sono fondamentali per conseguire la neutralità climatica, perché eliminano anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera. A luglio la Commissione ha presentato una proposta per aumentare l’assorbimento del carbonio portandolo a 310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente entro il 2030 e conseguire la neutralità climatica nel settore combinato dell’uso del suolo, della silvicoltura e dell’agricoltura a livello dell’UE entro il 2035.

A dicembre la Commissione ha adottato una comunicazione sui cicli del carbonio sostenibili che stabilisce come l’UE può incrementare l’assorbimento del carbonio dell’atmosfera riducendo la propria dipendenza dal carbonio fossile, potenziando il sequestro del carbonio nei suoli agricoli per stoccarne di più nella natura e promuovendo soluzioni industriali per rimuovere e riciclare il carbonio in modo sostenibile e verificabile.

Strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici

L’UE sta facendo tutto il possibile per attenuare i cambiamenti climatici, sia a livello europeo che internazionale, tuttavia deve anche prepararsi ad affrontarne le ineluttabili conseguenze. Da ondate di calore mortali e inondazioni devastanti fino alla degradazione delle foreste e all’erosione delle coste a causa dell’innalzamento del livello del mare: i cambiamenti climatici stanno già facendo sentire i loro effetti.

Per questo motivo, a febbraio, la Commissione ha adottato una nuova strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici, che esemplifica quanto resiliente potrà essere l’UE ai cambiamenti climatici entro il 2050. Essa si prefigge di rendere l’adattamento più intelligente, più rapido e più sistemico e di intensificare l’azione internazionale. La strategia mira a spostare l’attenzione dalla pianificazione all’attuazione mediante lo sviluppo e la diffusione di soluzioni su vasta scala.

Ad esempio, Climate-ADAPT, la piattaforma europea per le conoscenze sull’adattamento, sarà resa più accessibile a tutti e dispone già ora di un osservatorio dedicato per contribuire a monitorare e prevenire le minacce per la salute legate ai cambiamenti climatici. Un altro esempio è l’avvio di una missione di Orizzonte Europa sull’adattamento ai cambiamenti climatici. Questa iniziativa faro fornirà alle regioni dell’UE le ultime tecnologie di adattamento, soluzioni basate sulla natura e le migliori prassi perché queste possano diventare resilienti ai cambiamenti climatici.

Rendere i nostri edifici più sostenibili

A seguito della strategia per l’ondata di ristrutturazioni del 2020, l’ambizione della Commissione di raddoppiare il tasso di ristrutturazione degli edifici in tutta l’UE ha dato origine a una serie di nuove iniziative. In particolare, la proposta di revisione di dicembre della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia mira a garantire che l’UE sia sulla buona strada per decarbonizzare il proprio parco immobiliare. La revisione garantisce che il consumo energetico degli edifici nell’UE diminuisca, migliorandone l’efficienza energetica attraverso ristrutturazioni profonde. La proposta stabilisce norme minime di prestazione energetica e prevede che il 15 % del parco immobiliare di ciascuno Stato membro passi dalla classe G almeno alla classe F entro il 2030. Nell’ambito della revisione la Commissione ha proposto inoltre che tutti i nuovi edifici debbano essere a emissioni zero a partire dal 2030 e i nuovi edifici pubblici a partire dal 2027.

La proposta della Commissione per una nuova direttiva sull’efficienza energetica prevede un obiettivo più ambizioso di risparmio energetico entro il 2030 in tutti i settori dell’economia, anche attraverso la ristrutturazione degli edifici pubblici. La proposta di direttiva sulle energie rinnovabili fissa inoltre al 49 % il nuovo parametro di riferimento per l’utilizzo di energia rinnovabile negli edifici entro il 2030 e prevede aumenti annuali della quantità di energia rinnovabile utilizzata per il riscaldamento e il raffreddamento. Il nuovo sistema per lo scambio delle quote di emissioni proposto per gli edifici comprende i combustibili per riscaldamento. Il Fondo sociale per il clima, finanziato dal nuovo sistema, fornirà sostegno finanziario per la ristrutturazione alle famiglie e alle microimprese vulnerabili.

Infine, visto il potenziale della ristrutturazione come trampolino di lancio per la ripresa economica, il dispositivo dell’UE per la ripresa e la resilienza pone un accento particolare sul settore dell’edilizia e molti Stati membri hanno inserito gli investimenti in ristrutturazioni e in efficienza energetica nei loro piani di rilancio nazionali.

Nuovo Bauhaus europeo

Lanciato nel 2020, il nuovo Bauhaus europeo mira ad accelerare la trasformazione della nostra società e dei nostri settori economici, come l’edilizia e il lifestyle, fornendo ai cittadini l’accesso a beni e servizi circolari, economicamente abbordabili e a minore intensità di carbonio. In tal modo contribuisce a tradurre il Green Deal europeo in un cambiamento tangibile sul campo che migliora la vita quotidiana, negli edifici e negli spazi pubblici, come pure nei settori della moda e dell’arredamento. Il nuovo Bauhaus europeo apporta una dimensione culturale al Green Deal, coinvolgendo gruppi come architetti, designer e artisti per sfruttare i loro contributi alla trasformazione.

L’ispirazione dei progetti locali provenienti da tutta Europa e dal resto del mondo ha contribuito a plasmare il concetto di iniziativa della Commissione per il nuovo Bauhaus europeo, pubblicato nel settembre 2021. La fase di co-progettazione del progetto, che si è svolta da gennaio a luglio, ha raccolto oltre 2 000 contributi. I programmi dell’UE — compresi Orizzonte Europa, LIFE, il programma per il mercato unico ed Europa digitale —forniranno circa 85 milioni di euro ai progetti del nuovo Bauhaus europeo nel periodo 2021-2022. L’iniziativa sarà inoltre integrata in molti altri programmi dell’UE, come Erasmus+ e il Corpo europeo di solidarietà. La Commissione istituirà inoltre un nuovo laboratorio per il Bauhaus europeo per la co-creazione, la produzione di prototipi e la sperimentazione di nuovi strumenti, soluzioni e raccomandazioni strategiche insieme alla comunità.

Da un giardino selvatico «flottante» nel cuore di Barcellona a una casa a «rifiuti zero» in Slovenia, i vincitori della prima edizione dei premi del nuovo Bauhaus europeo hanno dimostrato che la sostenibilità può anche essere bella e inclusiva. I 20 vincitori sono stati annunciati a settembre.

Energia per un’economia climaticamente neutra

Basandosi sulle varie strategie delineate nel 2020, in particolare per quanto riguarda l’integrazione del sistema energetico, le energie rinnovabili offshore, l’idrogeno e le emissioni di metano, nel 2021 la Commissione ha adottato una serie di misure per trasformare queste idee in normativa dell’UE. A luglio e dicembre ha presentato proposte per riscrivere le norme in materia di politica energetica dell’UE e accelerare la transizione verso l’energia pulita.

La Commissione ha proposto che le energie rinnovabili raggiungano una quota del 40 % del mix energetico dell’UE entro il 2030. Si tratta del doppio del dato del 2020 e di un aumento notevole rispetto al precedente obiettivo del 32 %. I dati Eurostat hanno confermato che l’UE ha raggiunto gli obiettivi per il 2020 senza difficoltà.

La proposta di luglio di revisione della direttiva sulle energie rinnovabili comprende misure destinate a settori (come i trasporti e l’edilizia) in cui i progressi sono stati più lenti del previsto. Analogamente la proposta di revisione della direttiva sull’efficienza energetica si prefigge di ridurre collettivamente il consumo di energia di un ulteriore 9 % rispetto all’impegno già assunto dagli Stati membri nei loro piani nazionali per l’energia e il clima per il periodo 2021-2030 e intende quasi raddoppiare l’obbligo annuale di efficienza energetica.

Kadri Simson e altri scendono le scale all’interno di una grande fabbrica.
Kadri Simson (al centro), commissaria europea per l’Energia, visita una nuova centrale idroelettrica a Brežice, Slovenia, 20 settembre 2021.

A dicembre sono seguiti altri elementi del pacchetto di misure per realizzare il Green Deal europeo con proposte per decarbonizzare il settore del gas e creare un mercato dell’idrogeno. Le proposte per il mercato del gas dell’UE facilitano la transizione dai combustibili fossili ai gas rinnovabili e a basse emissioni di carbonio. Si concentrano inoltre sulla creazione di un mercato dell’idrogeno funzionante nel medio periodo, promuovendo nel contempo anche altre tecnologie basate sul gas pulito.

In quanto forza trainante dell’impegno globale per la riduzione delle emissioni di metano, sottoscritto dall’UE e da 110 paesi in occasione della conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP26) tenutasi a Glasgow, nel Regno Unito, l’UE ha anche contribuito a istituire un osservatorio internazionale delle emissioni di metano per misurare le emissioni e monitorare i progressi. A dicembre è stata presentata la prima proposta legislativa per affrontare il problema delle emissioni di metano nell’UE.

L’infografica presenta le principali differenze tra le vecchie e le nuove etichette energetiche.
Confronto tra le vecchie e le nuove etichette energetiche di un frigorifero senza congelatore.

Nuove etichette energetiche: come riconoscere un prodotto riscalato. Le nuove etichette contengono un codice QR che dà accesso a maggiori informazioni sul modello. Inoltre, le classi di efficienza energetica sono state riscalate. Ad esempio, un frigorifero di classe C con la nuova etichetta sarebbe stato classificato nella classe A +++ secondo l’etichetta precedente. È stato inoltre perfezionato il metodo di calcolo del consumo annuo di energia. Ad esempio, lo stesso frigorifero ha un consumo dichiarato di 66 kilowattora all’anno secondo la nuova etichetta, ma di 62 secondo la precedente. Infine il volume del frigorifero è espresso in litri e sulla nuova etichetta il livello di rumore è misurato in decibel utilizzando una scala di quattro classi.

Nel 2021 è stato effettuato inoltre il riscalaggio delle etichette energetiche dell’UE per alcuni prodotti per uso domestico (dalle lavatrici alle lampadine). Ciò dimostra che l’etichetta contribuisce a stimolare l’innovazione nel campo dell’efficienza energetica, in quanto i produttori desiderano essere nella classe più alta disponibile sul mercato e i consumatori sono influenzati dalle etichette al momento dell’acquisto dei prodotti.

A luglio il pacchetto del Green Deal europeo comprendeva anche una proposta di revisione della direttiva dell’UE sulla tassazione dei prodotti energetici. L’obiettivo è di garantire che la tassazione dei prodotti energetici rispecchi meglio il loro impatto sull’ambiente e di sostenere gli obiettivi dell’UE in materia di cambiamenti climatici. La revisione eliminerà gli attuali svantaggi per i prodotti e le tecnologie basati sull’energia pulita e introdurrà livelli più elevati di tassazione per i combustibili più inquinanti. Ciò contribuirà a stabilire i giusti segnali di prezzo per i prodotti energetici, rafforzando così l’innovazione verde e gli investimenti nell’energia sostenibile e pulita.

Come risposta immediata al fenomeno globale dei prezzi eccezionalmente elevati dell’energia, a ottobre la Commissione ha pubblicato una comunicazione contenente un pacchetto di misure con le iniziative a breve, medio e lungo termine che gli Stati membri e l’UE possono intraprendere per alleviare la situazione delle famiglie e delle imprese. A gennaio 2022 la maggior parte degli Stati membri aveva introdotto misure previste nel pacchetto per attenuare l’impatto dell’impennata dei prezzi. A dicembre la Commissione ha dato seguito alla comunicazione con proposte legislative per migliorare l’uso dello stoccaggio. Ha poi definito un quadro che consente l’acquisto congiunto di riserve di gas e stabilito disposizioni per rafforzare la solidarietà tra gli Stati membri.

Mobilità sostenibile e intelligente

Nell’ambito del pacchetto legislativo di luglio per realizzare il Green Deal europeo la Commissione ha proposto nuove norme per incentivare e aumentare l’uso di combustibili puliti nei settori del trasporto aereo e marittimo (ReFuelEU Aviation e FuelEU Maritime). Ciò contribuirà non solo a ridurre le emissioni di questi due settori ma anche a promuovere l’innovazione e l’attività economica nell’UE attraverso il necessario adeguamento tecnologico e lo sviluppo di combustibili alternativi.

Per conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione dei trasporti, la base industriale dell’UE deve sviluppare nuove capacità di approvvigionamento, di produzione e di stoccaggio e reti di distribuzione in tempi molto brevi. Per integrare le proposte legislative presentate nel 2021, la Commissione ha inoltre varato l’alleanza per la catena del valore dei carburanti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, che mira a migliorare l’offerta e l’accessibilità economica dei combustibili liquidi e gassosi rinnovabili e a basse emissioni di carbonio nei trasporti, concentrandosi sui settori del trasporto aereo e marittimo.

Nel 2021 l’Anno europeo delle ferrovie ha messo in evidenza il ruolo fondamentale che le ferrovie svolgono nella nostra società, collegando i cittadini e le imprese in tutta l’UE in uno dei modi più sostenibili e sicuri a disposizione. L’Anno europeo delle ferrovie ha inoltre messo in luce le sfide poste da un maggior numero di persone che viaggiano in treno, di imprese che trasportano le loro merci su rotaia e di persone che lavorano nel settore ferroviario.

Uno dei momenti più importanti dell’anno è stato il viaggio attraverso il continente compiuto dal Connecting Europe Express, che ha messo in evidenza il potere e il potenziale del settore ferroviario europeo. Il viaggio è stato un’opportunità per confermare che occorre fare di più perché il trasporto ferroviario possa svolgere il suo ruolo legittimo nella transizione verde. In dicembre la Commissione ha adottato un piano d’azione per promuovere il trasporto ferroviario di passeggeri a lunga percorrenza e transfrontaliero e sta elaborando nuove norme sui corridoi ferroviari per il trasporto merci (cfr. anche «Domande e risposte: strategia per una mobilità sostenibile e intelligente»). Ciò contribuirà a rendere più competitivo il trasporto ferroviario transfrontaliero di merci migliorando la gestione della capacità dell’infrastruttura ferroviaria e massimizzando l’utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria esistente, integrando gli sforzi che il settore ferroviario sta compiendo per migliorare la velocità, la puntualità e l’affidabilità del trasporto ferroviario di merci.

Adina Vălean applaude davanti a un treno contrassegnato con il logo di Connecting Europe Express.
Adina Vălean, commissaria europea per i Trasporti, con il Connecting Europe Express, Bucarest, Romania, 17 settembre 2021.

A dicembre la Commissione ha presentato proposte per la revisione degli orientamenti per la rete transeuropea dei trasporti, per la revisione della direttiva sui sistemi di trasporto intelligenti e per un nuovo quadro dell’UE per la mobilità urbana.

La rete transeuropea dei trasporti costituisce una rete europea di ferrovie, vie navigabili interne, rotte di trasporto marittimo a corto raggio e strade. Collega le città, i porti, gli aeroporti e i terminal principali. È fondamentale per il funzionamento del mercato interno in quanto garantisce un efficiente trasporto di merci e passeggeri. Grazie alle misure proposte la rete sarà più verde, più efficiente e più resiliente.

La mobilità intelligente rende i trasporti più sicuri e sostenibili. La revisione della direttiva sui sistemi di trasporto intelligenti affronterà l’emergere di nuove opzioni di mobilità su strada, di applicazioni per la mobilità e di una mobilità connessa e automatizzata. Stimolerà la diffusione più rapida di nuovi servizi intelligenti, proponendo che alcuni dati fondamentali su strade, spostamenti e traffico — come i limiti di velocità, i piani sul traffico o i lavori stradali — siano messi a disposizione in formato digitale.

La nuova proposta relativa al quadro per la mobilità urbana risponde ad alcune delle sfide poste dalla mobilità che derivano dall’intensa attività nelle città — tra cui la congestione, le emissioni e il rumore — a vantaggio degli utenti dei trasporti e di tutti coloro che li circondano.

Veicoli più puliti e più sicuri

Le autovetture e i furgoni sono responsabili congiuntamente di circa il 15 % delle emissioni totali di CO2 nell’UE. Pertanto la cooperazione di questi settori è fondamentale per conseguire gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’UE. Occorrono norme più ambiziose in materia di emissioni di CO2 per autovetture e furgoni nuovi per contribuire ad accrescere il numero di veicoli a basse e a zero emissioni sulle strade europee. A luglio, nell’ambito del pacchetto per realizzare il Green Deal europeo, la Commissione ha proposto di introdurre obiettivi più ambiziosi per le emissioni di CO2 per le autovetture e i furgoni nuovi a partire dal 2030:

  • una riduzione del 55 % delle emissioni delle autovetture entro il 2030;
  • una riduzione del 50 % delle emissioni dei furgoni entro il 2030;
  • zero emissioni prodotte dalle autovetture nuove entro il 2035.
Ursula von der Leyen e Kaja Kallas sedute vicine guardano verso la fotocamera.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea (a sinistra), e Kaja Kallas, prima ministra dell’Estonia, in un autobus a guida autonoma, Tallinn, Estonia, 5 ottobre 2021.

Per sostenere l’ecologizzazione del parco trasporti europeo, la Commissione ha proposto un regolamento su un’infrastruttura per i combustibili alternativi per garantire che in ogni Stato membro sia presente una capacità pubblica di ricarica e rifornimento sufficiente a soddisfare la domanda di un parco crescente di automobili e autocarri a emissioni zero. Il regolamento garantirebbe inoltre che tutto il territorio europeo sia coperto da infrastrutture di ricarica a intervalli fissi lungo i principali corridoi di trasporto, in modo che i conducenti possano facilmente ricaricare o rifornire i loro veicoli elettrici o a celle a idrogeno in tutta l’UE. In base alle norme proposte gli aeromobili, le navi e le chiatte avranno accesso alla fornitura di energia elettrica nei principali porti e aeroporti.

Azione a livello mondiale

La cartina illustra la differenza di temperatura tra il 2021 e la media del periodo dal 1991 al 2020.
Temperatura dell’aria a un’altezza di 2 metri per il 2021, rispetto alla media del periodo 1991-2020.

I maggiori aumenti di temperatura (superiori a 3 gradi) sono stati registrati nell’America settentrionale, nell’Asia orientale, nel Medio Oriente, nel Nord Africa e nelle regioni dell’Antartico più vicine all’America del Sud.

La conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP26) si è svolta a Glasgow dal 1º al 13 novembre. All’inizio della conferenza l’UE ha fissato tre obiettivi:

  • in primo luogo, riuscire a ottenere impegni per ridurre le emissioni nel corso di questo decennio affinché l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C rimanga raggiungibile;
  • in secondo luogo, raggiungere l’obiettivo di fornire 100 miliardi di dollari USA all’anno di finanziamenti per il clima ai paesi in via di sviluppo e vulnerabili;
  • in terzo luogo, raggiungere un accordo sul codice dell’accordo di Parigi.

Sono stati compiuti progressi per ciascuno degli obiettivi.

Con l’accordo di Parigi 195 paesi si sono dati l’obiettivo di mantenere l’aumento medio della temperatura globale ben al di sotto di 2 °C e il più vicino possibile a 1,5 °C. Prima della COP26 il pianeta si stava avvicinando pericolosamente a un aumento della temperatura globale di 2,7 °C. Sulla base dei nuovi annunci fatti nel corso della conferenza, gli esperti stimano che, secondo i probabili scenari, il riscaldamento a livello mondiale oscillerebbe tra 1,8 °C e 2,4 °C. Nelle conclusioni della conferenza le parti hanno convenuto di rivedere, se necessario, i loro impegni entro la fine del 2022 per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C entro la fine del secolo, mantenendo così le più alte ambizioni dell’accordo di Parigi.

Frans Timmermans interviene a una tavola rotonda rivolgendosi a un gruppo di giovani attivisti che indossano la mascherina.
Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, responsabile per il Green Deal europeo, informa i rappresentanti dei giovani sui negoziati della COP26 nel padiglione dei delegati della Commissione, Glasgow, Regno Unito, 8 novembre 2021.

Al fine di tenere fede a queste promesse, i partecipanti alla COP26 hanno inoltre convenuto per la prima volta di accelerare gli sforzi verso l’eliminazione graduale dell’energia da carbone non soggetto ad abbattimento del carbonio e dei sussidi inefficienti per i combustibili fossili, e hanno riconosciuto la necessità di un sostegno per gestire una transizione giusta.

Alla COP26 i partecipanti hanno inoltre completato i negoziati tecnici sul codice dell’accordo di Parigi, che stabilisce l’obbligo per tutte le parti di monitorare i progressi compiuti rispetto ai loro obiettivi di riduzione delle emissioni. Il codice stabilisce inoltre come funzioneranno i mercati internazionali del carbonio per sostenere un’ulteriore cooperazione globale in materia di riduzione delle emissioni.

Per quanto riguarda i finanziamenti per il clima i paesi sviluppati hanno convenuto di raddoppiare la quota collettiva di sostegno per aiutare altri paesi ad adattarsi alle conseguenze dei cambiamenti climatici entro l’obiettivo annuale di 100 miliardi di dollari USA per il periodo 2021-2025 e di raggiungere l’obiettivo esistente di fornire loro quanto prima 100 miliardi di dollari USA all’anno. Le parti si sono inoltre impegnate a favore di un processo per concordare finanziamenti a lungo termine per il clima oltre il 2025. La conferenza ha inoltre deciso di instaurare un dialogo tra le parti, i portatori di interessi e le organizzazioni pertinenti al fine di sostenere gli sforzi per prevenire, ridurre al minimo e affrontare i danni associati ai cambiamenti climatici.

In occasione della COP26 l’UE ha preso inoltre parte ai seguenti annunci:

  • l’impegno globale per la riduzione delle emissioni di metano, su iniziativa dell’UE e degli Stati Uniti. Oltre 100 paesi, che rappresentano il 70 % dell’economia mondiale e quasi la metà delle emissioni antropogeniche di metano, si sono ora impegnati a conseguire l’obiettivo di ridurre congiuntamente le emissioni globali di metano di almeno il 30 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020;
  • l’UE si è impegnata a stanziare un miliardo di euro in cinque anni per sostenere l’impegno globale per il finanziamento delle foreste. L’UE aiuterà i paesi partner a proteggere, ripristinare e gestire in modo sostenibile le foreste in tutto il mondo. Oltre 100 leader mondiali, che rappresentano circa l’85 % delle foreste mondiali, hanno promesso di fermare e invertire la deforestazione entro il 2030;
  • l’UE, insieme a Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, ha avviato un partenariato per una transizione energetica giusta con il Sud Africa per accelerare la decarbonizzazione dell’economia sudafricana, con particolare attenzione al sistema elettrico. Con un impegno iniziale di 8,5 miliardi di dollari USA (circa 7,4 miliardi di euro) per la prima fase di finanziamento, il partenariato aiuterà il Sud Africa a conseguire gli ambiziosi obiettivi di emissioni stabiliti nell’aggiornamento del suo contributo determinato a livello nazionale;
  • l’UE ha annunciato una donazione di 100 milioni di euro al Fondo di adattamento delle Nazioni Unite, il che la rende il maggiore contributore con un totale record di 351,6 milioni di dollari USA;
  • un partenariato fra Commissione, Banca europea per gli investimenti e Breakthrough Energy Catalyst (il partenariato UE-Catalyst) mobiliterà tra il 2022 e il 2026 fino a 820 milioni di euro (un miliardo di dollari USA) per accelerare la diffusione e commercializzare rapidamente tecnologie innovative che concorrano alla realizzazione delle ambizioni del Green Deal europeo e al conseguimento degli obiettivi climatici dell’UE per il 2030. Ci si attende che ogni euro di denaro pubblico mobiliti tre euro di fondi privati. Gli investimenti si dirigeranno verso progetti basati nell’UE che presentano grandi potenzialità in quattro settori: idrogeno pulito, carburanti sostenibili per il trasporto aereo, captazione diretta dall’aria, stoccaggio di energia di lunga durata.

C’è ancora molto da fare per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. L’UE cercherà ora di attuare quanto prima le promesse della conferenza di Glasgow e continuerà a collaborare con i suoi partner internazionali per realizzare gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità

Il 26 gennaio 2021, partecipando virtualmente all’Agenda di Davos — un evento online che ha riunito leader di imprese, governi, organizzazioni internazionali, società civile e mondo accademico — la presidente von der Leyen ha dichiarato che il vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità a Kunming, in Cina, «dovrà essere come la COP21 per il clima. Perché abbiamo bisogno di un accordo come quello di Parigi per la biodiversità». L’UE guida gli sforzi e collabora con partner che condividono i suoi stessi principi per giungere, in occasione della 15ª riunione della conferenza delle parti della convenzione sulla diversità biologica (COP15) a Kunming a un accordo su un ambizioso quadro globale post-2020 in materia di biodiversità per fermare e invertire la perdita di piante, animali ed ecosistemi del pianeta. La prima parte del vertice si è svolta nell’ottobre 2021 e ha mostrato in generale un forte impegno in tutto il mondo, rispecchiando la crescente consapevolezza della necessità di una risposta urgente alla crisi ecologica. La dichiarazione di Kunming deve tradursi in un accordo concreto che dovrà essere adottato nella primavera del 2022, durante la seconda fase della conferenza.

Alleanza verde UE-Giappone

A giugno l’UE e il Giappone hanno annunciato l’intenzione di creare un’alleanza verde per accelerare la transizione delle loro economie verso la neutralità climatica, la circolarità e l’efficienza nell’impiego delle risorse. Il Giappone e l’UE condividono l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Si tratta della prima alleanza verde per l’UE; la cooperazione più intensa con il Giappone aiuterà l’UE a creare una coalizione globale per l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra.

Produzione e consumo sostenibili

Il nuovo piano d’azione per l’economia circolare, adottato nel 2020, è un pilastro fondamentale del Green Deal europeo. Riguarda l’intero ciclo di vita dei prodotti: progettazione, fabbricazione, consumo, riparazione, riutilizzo, riciclaggio e reinserimento delle risorse nell’economia, per cambiare il nostro modo di produrre e consumare.

La Commissione ha adottato misure volte ad assicurare che l’UE non riversi i propri problemi di rifiuti su paesi terzi. La proposta di novembre di una revisione approfondita delle norme dell’UE in materia di spedizioni di rifiuti andrà a vantaggio dell’economia circolare in vari modi, sia all’interno che all’esterno dell’UE.

  • In primo luogo la proposta migliorerà il funzionamento del mercato interno dell’UE per i rifiuti destinati al riciclaggio e al riutilizzo al fine di promuovere il mercato dei materiali secondari e l’economia circolare (spedizioni all’interno dell’UE).
  • In secondo luogo ridurrà le esportazioni di rifiuti e garantirà che i rifiuti siano spediti al di fuori dell’UE solo se gestiti in modo ecoresponsabile nei paesi di destinazione.
  • In terzo luogo la proposta affronterà le spedizioni illegali migliorando il sistema di controllo dell’applicazione e le sanzioni e aumentando la trasparenza nella catena di approvvigionamento dei rifiuti.

La Commissione ha proposto valori limite per la presenza di inquinanti organici persistenti nei rifiuti al fine di eliminarne o ridurne al minimo le emissioni. Questa misura garantirà cicli di materiali puliti e sosterrà la fiducia nei mercati delle materie prime secondarie e dei prodotti in cui sono impiegate. Grazie ad essa, inoltre, otterremo il massimo livello di protezione della salute umana e dell’ambiente.

Sistemi alimentari sostenibili

La Commissione, insieme a 65 portatori di interessi del settore, ha presentato a luglio il codice di condotta per pratiche commerciali e di marketing responsabili nella filiera alimentare dell’UE, un risultato della strategia «Dal produttore al consumatore». Il codice persegue due obiettivi: far sì che le associazioni dell’UE orientino i loro soci verso obiettivi, traguardi e azioni specifici, finalizzati a realizzare la transizione verso la sostenibilità; e far sì che le aziende all’avanguardia assumano impegni ambiziosi in settori quali il benessere animale, la riduzione del contenuto di zucchero e sale e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.

L’UE ha dato un importante contributo al primo vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, convocato a settembre da António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Tra i risultati figurano una scheda d’azione, percorsi di trasformazione dei sistemi alimentari e oltre 30 gruppi di azione. La Commissione contribuisce ai percorsi e si impegnerà attivamente in diversi gruppi. Ogni due anni sarà organizzata una riunione mondiale per esaminare i progressi compiuti.

Agricoltura, pesca e zone rurali

Il 2 dicembre 2021 è stata adottata la nuova politica agricola comune (PAC) per il periodo 2023-2027. Il diritto derivato che illustra in dettaglio l’attuazione della nuova PAC sarà adottato all’inizio del 2022. La nuova PAC sarà più verde, più equa e più flessibile, e si concentrerà maggiormente sull’innovazione, garantendo nel contempo la sicurezza alimentare per chi vive nell’UE. Sarà essenziale conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo, della strategia «Dal produttore al consumatore» e di quella sulla biodiversità. Alla fine del 2021 la maggior parte degli Stati membri aveva presentato i propri piani strategici per l’attuazione della nuova PAC a livello nazionale. La Commissione valuterà i piani tenendo conto del modo in cui essi contribuiscono agli obiettivi per il 2030 stabiliti nelle due strategie. Dopo l’approvazione della Commissione i piani si applicheranno a partire dal 2023.

Dubravka Šuica sul podio davanti a un manifesto che illustra la visione a lungo termine dell’UE per le zone rurali.
Dubravka Šuica, vicepresidente della Commissione europea responsabile per la Democrazia e la demografia, interviene alla presentazione della visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE, Bruxelles, Belgio, 30 giugno 2021.

Le zone rurali coprono l’83 % del territorio dell’UE e ospitano il 30 % della popolazione. La visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE, presentata a giugno, esamina le sfide socioeconomiche associate al conseguimento di zone rurali più forti, connesse, resilienti e prospere entro il 2040. Queste zone sono fondamentali per gli obiettivi di sostenibilità dell’UE, in quanto garantiscono la sicurezza alimentare e materie prime sostenibili, migliorano la qualità dell’acqua e la biodiversità e fungono da pozzi di assorbimento del carbonio. La visione mira a rivitalizzare le zone rurali e a ripensare lo sviluppo in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo, le politiche settoriali dell’UE, il pacchetto per la ripresa NextGenerationEU, l’agenda territoriale 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, contrastando nel contempo le tendenze demografiche negative.

In collaborazione con le autorità locali, regionali e nazionali, la visione sosterrà, tra l’altro, la specializzazione intelligente, la protezione dell’ambiente, il miglioramento della competitività delle piccole e medie imprese, la digitalizzazione e l’inclusione sociale.

A dicembre la Commissione ha adottato una comunicazione sui cicli del carbonio sostenibili, nella quale si presentano le modalità di assorbimento del carbonio dall’atmosfera. Per controbilanciare l’impatto delle sue emissioni di CO2, l’UE dovrà ridurre drasticamente la propria dipendenza dal carbonio fossile, potenziare il sequestro del carbonio per stoccarne di più nella natura e promuovere soluzioni industriali per assorbire e riciclare il carbonio in modo sostenibile e verificabile. La comunicazione presenta iniziative a breve e medio termine sul sequestro del carbonio per ricompensare in modo più adeguato i gestori di terreni per tale pratica e la protezione della biodiversità. Entro la fine del 2022 la Commissione proporrà un nuovo quadro normativo dell’UE per la certificazione degli assorbimenti di carbonio.

La cartina presenta le percentuali di terreni agricoli dell’UE destinati all’agricoltura biologica e l’obiettivo del Green Deal europeo.

L’8,5 % di tutti i terreni agricoli dell’UE è destinato all’agricoltura biologica. Con il Green Deal europeo l’UE mira a raggiungere il 25% entro il 2030. Le percentuali per i singoli Stati membri sono: Belgio 6,9%, Bulgaria 2,3%, Cechia 15,2%, Danimarca 10,9%, Germania 7,7%, Estonia 22,3%, Irlanda 1,6%, Grecia 10,3%, Spagna 9,7%, Francia 7,7%, Croazia 6,9%, Italia 15,2%, Cipro 5%, Lettonia 14,8%, Lituania 8,1%, Lussemburgo 4,4%, Ungheria 5,6%, Malta 0,5%, Paesi Bassi 3,7%, Austria 25,3%, Polonia 3,5%, Portogallo 8,2%, Romania 2,9%, Slovenia 10,3%, Slovacchia 10,3%, Finlandia 13,5%, Svezia 20,4%.

A marzo la Commissione ha adottato un piano d’azione per lo sviluppo della produzione biologica nell’UE, che mira a contribuire all’obiettivo del Green Deal europeo di destinare il 25 % dei terreni agricoli all’agricoltura biologica entro il 2030, insieme a un aumento considerevole dell’acquacoltura biologica. A tal fine stimolerà la domanda dei consumatori, amplierà la produzione e l’offerta di prodotti biologici e aumenterà la sostenibilità del settore.

Janusz Wojciechowski sul podio davanti a un manifesto della giornata europea della produzione biologica.
Janusz Wojciechowski, commissario europeo per l’Agricoltura, partecipa alla Giornata europea della produzione biologica, Bruxelles, Belgio, 23 settembre 2021.

Gli Stati membri sono invitati a fissare obiettivi e a sostenere misure per la produzione biologica nell’ambito della nuova PAC e dei piani d’azione nazionali. La Commissione incoraggia inoltre gli Stati membri a inserire l’aumento della produzione dell’acquacoltura biologica nei piani strategici nazionali per l’acquacoltura, la cui revisione da parte degli Stati membri è attualmente in corso. L’innovazione, la ricerca e lo scambio di buone pratiche riceveranno un notevole impulso in tutta l’UE per favorire un’ulteriore espansione sostenibile del settore biologico. Sarà disponibile anche un sostegno all’acquacoltura biologica nell’ambito del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura 2021-2027.

La crisi della COVID-19 ha dimostrato la resilienza del settore agroalimentare dell’UE. L’azione dell’UE ha garantito che le linee di approvvigionamento alimentare continuassero a funzionare, evitando che la crisi sanitaria si aggravasse a causa di carenze alimentari. Consapevole del crescente impatto dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sulla produzione alimentare, uniti ai rischi connessi alla salute pubblica, alle minacce informatiche o ai cambiamenti geopolitici che mettono in pericolo il funzionamento della filiera alimentare, a novembre la Commissione ha adottato un piano di emergenza per garantire l’approvvigionamento alimentare e la sicurezza di tale approvvigionamento in tempi di crisi, come previsto dalla strategia «Dal produttore al consumatore». Questo piano si basa sulla cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti nella catena alimentare per garantire la preparazione in tempi di crisi.

Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura

Il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura, istituito nel 2021, sostiene l’attuazione della politica comune della pesca dell’UE, della politica marittima e dell’agenda della governance internazionale degli oceani. Il Fondo promuove l’uso e la gestione sostenibili delle risorse marine e lo sviluppo di un’economia blu resiliente. In qualità di attore globale degli oceani e importante produttore di prodotti ittici, l’UE mira a proteggere e utilizzare in modo sostenibile gli oceani e le loro risorse, garantendo la disponibilità dell’approvvigionamento alimentare, la competitività dell’economia marittima e il sostentamento delle comunità costiere. Il Fondo contribuisce inoltre a conseguire l’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 14 delle Nazioni Unite («Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile») e gli obiettivi del Green Deal europeo.

Il sostegno del Fondo è destinato in particolare a progetti innovativi che facilitino la transizione verso una pesca sostenibile e a basse emissioni di carbonio; la protezione della biodiversità marina; l’approvvigionamento di prodotti ittici sani e di elevata qualità; la vitalità sociale ed economica delle comunità costiere; il miglioramento delle competenze e delle condizioni di lavoro nella pesca e nell’acquacoltura; e la cooperazione internazionale per una gestione sana, sicura e sostenibile degli oceani. Il bilancio totale per il periodo 2021-2027 ammonta a 6,1 miliardi di euro.

L’economia blu

L’economia blu dell’UE, che comprende tutte le industrie e i settori connessi agli oceani, ai mari e alle coste, è fondamentale per il Green Deal europeo e per il piano per la ripresa dell’Europa. Il nuovo approccio dell’UE per un’economia blu sostenibile è un fattore indispensabile per il conseguimento dei suoi obiettivi ambientali e climatici: promuove lo sviluppo delle energie rinnovabili offshore, la decarbonizzazione del trasporto marittimo e l’ecologizzazione dei porti; introduce orientamenti per un’acquacoltura sostenibile; e rinnova le norme per la progettazione degli attrezzi da pesca, il riciclaggio delle navi e lo smantellamento delle piattaforme offshore.

L’infografica presenta dati relativi alle aree marine protette e alle energie rinnovabili offshore.
La decarbonizzazione dei trasporti marittimi e della pesca ridurrà le emissioni di gas a effetto serra, l’inquinamento atmosferico e idrico e il rumore subacqueo. L’energia degli oceani è illimitata e può essere sfruttata senza produrre emissioni di gas a effetto serra. Per questo motivo le energie rinnovabili offshore sono una pietra angolare della transizione verso l’energia pulita dell’UE.

Entro il 2030 il 30% dei mari dell’UE sarà zona protetta. Attualmente gli impianti di produzione di energia offshore hanno la capacità di generare 12 gigawatt di energia rinnovabile. L’obiettivo per il 2050 è aumentare tale capacità fino a 300 gigawatt.

Inoltre, lo sviluppo di nuove infrastrutture verdi nelle zone costiere contribuirà a preservare la biodiversità e i paesaggi, a beneficio anche del turismo e dell’economia costiera. Il nuovo approccio garantisce la coerenza tra i vari settori dell’economia blu, ne facilita la coesistenza e punta alle sinergie nello spazio marittimo. Sottolinea inoltre la necessità di investire nella ricerca, nelle competenze e nell’innovazione.

Virginijus Sinkevičius in abbigliamento da pesca su una barca con un pescatore che solleva un pesce catturato.
Virginijus Sinkevičius, commissario europeo per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, in visita presso l’associazione per la pesca delle isole Åland, Mariehamn, Finlandia, 30 agosto 2021.

Cooperazione internazionale

L’Unione europea ha l’ambizione e la competenza per assumere un ruolo guida a livello mondiale nella transizione verso un’economia circolare. Ha collaborato con il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente e con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale per avviare l’Alleanza globale sull’economia circolare e l’efficienza delle risorse il 21 febbraio. L’alleanza mira a sostenere una transizione globale equa verso un’economia circolare efficiente sotto il profilo delle risorse e climaticamente neutra, utilizzare le risorse in modo più equo e ottenere un consumo e una produzione sostenibili. Si fonda sugli sforzi internazionali e pone l’UE in prima linea nella transizione verde.

Metodologia dell’impronta ambientale

Il miglioramento della prestazione ambientale dei prodotti e delle organizzazioni è un elemento essenziale della transizione verso un’economia circolare ed è necessario per conseguire altri obiettivi del Green Deal europeo. A dicembre la Commissione ha adottato una raccomandazione sull’uso dei metodi comuni dell’impronta per misurare e comunicare le prestazioni ambientali dei prodotti e delle organizzazioni, che aiuterà molte persone e organizzazioni coinvolte nel processo decisionale in materia ambientale.

Proteggere l’ambiente e la biodiversità

La prospettiva dell’inquinamento zero per il 2050

L’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo è ridotto a livelli non più nocivi per la salute e gli ecosistemi naturali; in tal modo si realizza un ambiente privo di sostanze tossiche.

Perché abbiamo bisogno di un piano d’azione «inquinamento zero»?

  • Ogni anno nell’UE 1 decesso su 8 è causato dall’inquinamento.
  • L’inquinamento può provocare cancro, cardiopatia coronarica, broncopneumopatia cronica ostruttiva, disturbi mentali e neurologici, diabete e altro ancora.
  • I gruppi maggiormente vulnerabili sono i più colpiti, il che porta a ulteriori disuguaglianze.
  • L’inquinamento è una delle cinque principali cause della perdita di biodiversità.
  • L’inquinamento minaccia la sopravvivenza di oltre 1 milione degli 8 milioni stimati di specie vegetali e animali del pianeta.
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Piano d’azione «inquinamento zero» — Obiettivi per il 2030

  • Aria: ridurre di oltre il 55 % le morti premature causate dall’inquinamento atmosferico.
  • Acqua: ridurre del 50 % i rifiuti e le plastiche inquinanti in mare e del 30 % le microplastiche rilasciate nell’ambiente.
  • Suolo: ridurre del 50 % le perdite di nutrienti e l’uso di pesticidi chimici.
  • Biodiversità: ridurre del 25 % il numero di ecosistemi dell’UE in cui l’inquinamento atmosferico minaccia la biodiversità.
  • Rumore: ridurre del 30 % la percentuale di persone che soffrono di disturbi cronici dovuti al rumore dei trasporti.
  • Rifiuti: ridurre in modo significativo la produzione totale di rifiuti e del 50 % i rifiuti urbani residui.

A maggio la Commissione ha adottato il piano d’azione «inquinamento zero» per azzerare l’inquinamento entro il 2050. Ciò significa che l’inquinamento sarà ridotto a livelli non dannosi per la salute o per gli ecosistemi naturali. Il piano d’azione riunisce tutte le politiche pertinenti dell’UE per affrontare e prevenire l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, l’inquinamento marino e acustico e quello causato dai prodotti di consumo. Il 16 dicembre insieme al Comitato europeo delle regioni la Commissione ha varato la piattaforma dei portatori di interessi per l’inquinamento zero per riunire persone appartenenti a comunità e settori di competenza diversi al fine di affrontare queste sfide interconnesse.

Nel corso del 2021 la Commissione ha attuato molte delle 80 misure annunciate nella strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili del 2020. Ha istituito una tavola rotonda ad alto livello per conseguire gli obiettivi della strategia attraverso il dialogo con i portatori di interessi coinvolti. Per garantire che le sostanze chimiche più nocive non siano più utilizzate nei prodotti di consumo, esclusi i casi in cui sono essenziali per la società, la Commissione sta rivedendo la normativa e definendo i criteri per l’«uso essenziale» delle sostanze chimiche. Attraverso Orizzonte Europa, LIFE, il dispositivo per la ripresa e la resilienza, i fondi di coesione e InvestEU sono state create opportunità di finanziamento per la ricerca sull’impatto delle sostanze chimiche sulla salute e per la transizione verde verso sostanze chimiche sicure e sostenibili.

Secondo l’ultima relazione dell’Agenzia europea dell’ambiente sulla qualità dell’aria in Europa del 2021, pubblicata a dicembre, malgrado i miglioramenti, per le persone in Europa l’inquinamento atmosferico è ancora fonte di grande preoccupazione per la salute. Analogamente, la relazione «Seconde prospettive in materia di aria pulita» ha evidenziato che la piena attuazione di misure in materia di aria pulita e clima potrebbe ridurre del 55 % le morti premature dovute all’inquinamento atmosferico nel 2030 rispetto ai livelli del 2005. La relazione sottolinea inoltre che si potrebbe fare di più, dal momento che esistono tante altre misure per ridurre l’inquinamento atmosferico i cui benefici sarebbero superiori ai costi per la società.

IL PROBLEMA DELLA PLASTICA IN NUMERI

L’80-85 % dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge dell’UE è di plastica.

Il 50 % dei rifiuti marini dell’UE è costituito da articoli di plastica monouso.

Nel 27 % dei casi si tratta di attrezzi da pesca contenenti plastica.

La plastica causa ogni anno danni per 13 miliardi di euro agli ecosistemi marini mondiali.

Secondo le stime, ogni anno il turismo e le comunità costiere dell’UE perdono 630 milioni di euro a causa dell’inquinamento da plastica.

Si stima che i costi connessi alla plastica per il settore della pesca ammontino a 300 milioni di euro l’anno.

Impatto atteso

Ridurre di oltre il 50 % la dispersione nell’ambiente dei 10 principali articoli di plastica monouso.

Prevenire le emissioni di CO2 per 3,4 milioni di tonnellate l’anno.

Prevenire danni ambientali per un valore di 22 miliardi di euro entro il 2030.

Consentire ai consumatori un risparmio di 6,5 miliardi di euro l’anno grazie a una minore spesa per prodotti usa e getta.

No a...

Articoli di plastica monouso, da vietare entro il 2021:

posate

piatti

cannucce

agitatori per bevande

bicchieri e contenitori per alimenti e bevande (compresi i coperchi) in polistirene

bastoncini cotonati e bacchette per palloncini

tutti i prodotti in plastica oxo-degradabile (ampiamente utilizzata per le buste della spesa).

Sì a...

  • 2021 Etichettatura chiara di bicchieri, salviette umidificate, assorbenti igienici, tamponi e applicatori, e prodotti del tabacco con filtri, che ne evidenzi il contenuto di plastica, i metodi di smaltimento adeguati e i rischi ambientali.
  • 2024 Tappi e coperchi attaccati a contenitori per bevande e bottiglie con una capacità fino a 3 litri.
  • 2025 Bottiglie di plastica costituite per almeno il 25 % da plastica riciclata.

    Raccolta separata del 77 % delle bottiglie di plastica con una capacità fino a 3 litri.

  • 2026 Gli Stati membri dell’UE devono conseguire un’ambiziosa e duratura riduzione del consumo, rispetto al 2022, di bicchieri di plastica monouso (compresi i coperchi) e di contenitori per alimenti.
  • 2029 Raccolta separata del 90 % delle bottiglie di plastica con una capacità fino a 3 litri.
  • 2030 Bottiglie di plastica costituite per almeno il 30 % da plastica riciclata.

I rifiuti di plastica si accumulano nei mari, negli oceani e sulle spiagge, nell’UE e nel mondo. L’UE sta adottando misure contro l’inquinamento da plastica. Le norme dell’UE sui prodotti di plastica monouso mirano a prevenire e ridurre l’impatto ambientale di determinati prodotti di plastica vietando nel mercato dell’UE piatti, posate, cannucce, aste per palloncini e bastoncini cotonati di plastica monouso, insieme a tazze, contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso e tutti i prodotti in plastica oxo-degradabile. Per ridurre l’inquinamento e i rifiuti di plastica, l’UE promuove il riciclaggio. L’Alleanza per la plastica circolare riunisce 300 portatori di interessi coinvolti e si è impegnata a garantire che almeno 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata confluiscano in nuovi prodotti nell’UE entro il 2025.

Tutelare l’ambiente attraverso il diritto penale

A dicembre la Commissione ha adottato una proposta per rafforzare la tutela dell’ambiente attraverso il diritto penale, adempiendo a un impegno fondamentale del Green Deal europeo. La proposta intende rendere più efficace la tutela dell’ambiente obbligando gli Stati membri ad adottare misure di diritto penale. A tal fine definisce nuovi reati ambientali, fissa un livello minimo di sanzioni e rafforza l’efficacia della cooperazione in materia di applicazione della legge. La proposta obbliga inoltre gli Stati membri a fornire sostegno ed assistenza alle persone che denunciano reati ambientali e che cooperano con le autorità preposte all’applicazione della legge. Essa contribuirà a proteggere la natura e le risorse naturali nonché la salute pubblica e il benessere.

Iniziativa internazionale sulla barriera corallina

Nel febbraio 2021 l’UE ha aderito all’iniziativa internazionale sulla barriera corallina, che aiuterà l’UE a difendere i principi dell’agenda della governance internazionale degli oceani e sostenere nel contempo l’azione per il clima e rafforzare il proprio impegno a tutela della biodiversità. Nell’ambito delle attività dell’iniziativa l’UE promuove il suo obiettivo di proteggere gli ecosistemi marini vulnerabili in collaborazione con altre organizzazioni e paesi che condividono gli stessi principi, Tali attività comprendono l’adozione di buone pratiche nella gestione sostenibile delle barriere coralline e degli ecosistemi associati, lo sviluppo di capacità e la sensibilizzazione.

Foreste

Le foreste mondiali sono danneggiate e distrutte a un ritmo allarmante. Circa l’80 % della deforestazione mondiale è dovuta all’espansione agricola e l’UE è anche un consumatore di materie prime connesse alla deforestazione mondiale, come la soia, l’olio di palma, il legno, il cacao e il caffè. Con una proposta legislativa adottata a novembre per vietare l’accesso nel mercato dell’UE delle materie prime derivanti dalla deforestazione, la Commissione intende ridurre al minimo il contributo dell’UE alla deforestazione e al degrado forestale a livello internazionale e promuovere il consumo di prodotti provenienti da catene di approvvigionamento a deforestazione zero.

Il consumo di carne bovina, olio di palma, soia, legno, cacao e caffè nell’UE favorisce la deforestazione e il degrado forestale in tutto il mondo. L’UE intende fermare questo processo non consentendo più l’immissione in commercio di merci e prodotti connessi alla deforestazione.

© Avigator Fortuner/Shutterstock.com

I cittadini hanno sostenuto l’azione dell’UE per contrastare la deforestazione e il degrado forestale con 1,2 milioni di risposte a una consultazione pubblica.

La deforestazione e il degrado forestale sono fattori importanti del riscaldamento globale e della perdita di biodiversità. Il 23 % delle emissioni di gas a effetto serra proviene dall’agricoltura, dalla silvicoltura e da altri usi del suolo.

Il nuovo regolamento sulla deforestazione:

garantirà ai cittadini dell’UE che i prodotti elencati da loro acquistati, utilizzati e consumati non contribuiscono alla deforestazione e al degrado forestale a livello mondiale;

ridurrà le emissioni di carbonio nell’atmosfera, dovute al consumo e alla produzione dell’UE delle merci pertinenti, di almeno 32 milioni di tonnellate l’anno, conseguendo così un risparmio annuo di almeno 3,2 miliardi euro e rafforzando il contributo delle foreste alla lotta ai cambiamenti climatici;

farà fronte alla deforestazione e al degrado forestale illegali, come pure alla deforestazione dovuta all’espansione agricola per la produzione di merci.

La nuova strategia dell’UE per le foreste per il 2030, adottata a luglio, contribuirà a conseguire gli obiettivi dell’UE in materia di biodiversità e clima. Riconosce il ruolo centrale e multifunzionale delle foreste e il contributo dei silvicoltori e della catena del valore di questo settore nel dar vita, entro il 2050, a un’economia sostenibile e climaticamente neutra e nel preservare il dinamismo e la prosperità delle aree rurali. La strategia definisce una visione e iniziative concrete volte a migliorare la quantità e la qualità delle foreste dell’UE e a investire nella ricerca e nell’innovazione quali motori del cambiamento e comprende l’impegno di piantare tre miliardi di nuovi alberi entro il 2030.

Avere foreste sane e ricche di biodiversità è fondamentale anche per ridurre il rischio di incendi boschivi, che hanno nuovamente devastato diverse regioni d’Europa durante l’estate. Gli sforzi di prevenzione, preparazione e risposta nell’ambito del meccanismo unionale di protezione civile per contrastare gli incendi boschivi sono parte integrante dell’azione dell’UE a tutela delle persone e della natura. La Commissione ha continuato a rafforzare le capacità aeree antincendio per supplire alle carenze nazionali nella risposta agli incendi. Nel marzo 2021 la Commissione ha inoltre pubblicato nuovi orientamenti sulla prevenzione terrestre degli incendi boschivi e la creazione di risposte efficaci.

Strategia per il suolo

Il suolo ospita un quarto di tutta la biodiversità del pianeta ed entro il 2050 dovrà nutrire una popolazione mondiale di quasi 10 miliardi di persone. Tuttavia, qui nell’UE continua a degradarsi. A novembre la Commissione ha adottato una strategia dell’UE per il suolo per il 2030 insieme a una missione nel settore della salute del suolo e dell’alimentazione finanziata da Orizzonte Europa per ripristinare il nostro suolo e conseguire gli obiettivi dell’UE in materia di clima e biodiversità, riconoscendo nel contempo il ruolo chiave degli agricoltori e dei silvicoltori.

La salute del suolo è fondamentale per raggiungere la neutralità climatica, realizzare un’economia circolare e pulita, invertire la perdita di biodiversità, fornire alimenti sani, salvaguardare la salute umana e arrestare la desertificazione e il degrado del terreno.

La nuova strategia dell’UE per il suolo:

stabilisce un quadro e misure concrete per la protezione, il ripristino e l’uso sostenibile del suolo, in sinergia con altre politiche del Green Deal europeo;

delinea una prospettiva per ottenere suoli sani entro il 2050 e conseguire gli obiettivi correlati, con un’azione concreta entro il 2030;

annuncia una nuova normativa sulla salute del suolo, che sarà proposta entro il 2023, per garantire condizioni di parità e un elevato livello di protezione dell’ambiente e della salute, a integrazione dell’imminente normativa dell’UE sul ripristino dell’ambiente naturale.

Acqua pulita

La maggior parte della popolazione dell’UE beneficia già di un ottimo accesso ad acqua potabile sicura grazie, in parte, a oltre 30 anni di normativa dell’UE in materia. A gennaio è entrata in vigore la direttiva riveduta sull’acqua potabile. Sulla scorta della prima iniziativa dei cittadini europei ad aver avuto successo, «Right2Water», la direttiva comprende misure per migliorare e mantenere l’accesso di tutti a un’acqua potabile sicura nell’UE, in particolare per i gruppi vulnerabili ed emarginati. Inoltre tratta gli ultimi sviluppi scientifici e i contaminanti che destano nuove preoccupazioni, in linea con l’obiettivo «inquinamento zero» dell’UE.

La strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici evidenzia l’importanza di misure quali soluzioni basate sulla natura, la riduzione del nostro consumo di acqua e un approvvigionamento stabile di acqua pulita. In questo contesto a dicembre la Commissione ha pubblicato una relazione che valuta i programmi di misure aggiornati a norma della direttiva quadro sulle acque e le valutazioni preliminari nazionali del rischio di alluvioni aggiornate a norma della direttiva sulle alluvioni.

Commercio di avorio

Nonostante un divieto internazionale di commercio di avorio nell’ambito della convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, il bracconaggio di elefanti e il traffico di avorio hanno raggiunto recentemente livelli record. A dicembre la Commissione ha adottato misure supplementari volte a vietare efficacemente la maggior parte delle forme di commercio di avorio nell’UE. Anche se l’UE non è considerata una regione che desta preoccupazione per il commercio illegale di avorio, la revisione delle norme dell’UE esistenti ribadisce e mantiene l’impegno dell’UE di adottare ulteriori azioni contro il bracconaggio di elefanti e il traffico di avorio a livello mondiale. Inoltre, fa seguito all’impegno assunto nella strategia dell’UE sulla biodiversità di rendere ancora più rigorose le norme sul commercio di avorio nell’UE. La revisione del documento di orientamento della Commissione sul regime dell’UE che disciplina gli scambi di avorio sospende gli scambi di avorio grezzo nel mercato dell’UE. Nel contempo, le modifiche di un regolamento vigente della Commissione garantiscono che gli scambi restanti relativi a oggetti contenenti avorio antico siano sempre soggetti ad autorizzazione preventiva.

Schermata di un giardino urbano digitale salvata durante l’esperienza al parco degli impollinatori.
A marzo la Commissione ha inaugurato il Pollinator Park (parco degli impollinatori), un’esperienza di realtà virtuale distopica intesa a sensibilizzare in merito all’allarmante declino degli impollinatori e a mobilitare un’azione per porvi rimedio.

Ottavo programma di azione per l’ambiente

L’ottavo programma di azione per l’ambiente è incentrato sul sostegno all’attuazione del Green Deal europeo a tutti i livelli di governance e sul monitoraggio dei progressi compiuti. Il programma si basa sulla visione a lungo termine per il 2050 di vivere bene entro i limiti del pianeta e definisce sei obiettivi prioritari per il periodo fino al 2030: mitigazione dei cambiamenti climatici, adattamento ai cambiamenti climatici, economia circolare, inquinamento zero, biodiversità e lotta contro le principali pressioni ambientali e climatiche.

Il programma esorta a una buona governance, alla finanza sostenibile, all’integrazione delle questioni ambientali in tutti i settori politici, a una serie di misure che consentano di eliminare gradualmente le sovvenzioni dannose per l’ambiente, e allo sviluppo della conoscenza e dell’innovazione a sostegno della transizione verso un’economia che promuova il benessere. Il programma proposto è stato approvato dagli Stati membri a dicembre in un accordo politico provvisorio.

Il contributo della ricerca e dell’innovazione alla realizzazione del Green Deal europeo

Più del 35 % della dotazione di 95,5 miliardi di euro del programma Orizzonte Europa per il periodo 2021-2027 sarà investito nella ricerca e nell’innovazione per far fronte ai cambiamenti climatici e contribuire agli obiettivi del Green Deal europeo. A giugno la Commissione ha proposto una serie di nuovi partenariati europei nei settori del clima, dell’energia e dei trasporti. Questi partenariati mobiliteranno oltre 22 miliardi di euro in contributi finanziari e in natura privati e promuoveranno lo sviluppo e la fornitura di nuove tecnologie, materiali e prodotti con minori emissioni di gas a effetto serra e nel complesso migliori prestazioni ambientali.

A settembre la Commissione ha varato cinque nuove missioni dell’UE, un nuovo modo di collaborare per affrontare le grandi sfide in materia di salute, clima e ambiente. Una novità di Orizzonte Europa e un concetto originale nella politica dell’UE, che riunisce diversi servizi della Commissione sotto l’autorità di nove membri del Collegio dei commissari, le missioni sosterranno la ricerca per realizzare le principali priorità della Commissione e trovare risposte ad alcune delle principali sfide che ci troviamo ad affrontare oggi. Le missioni comprendono progetti di ricerca e innovazione, misure politiche e iniziative legislative volte a fornire soluzioni alle principali sfide globali entro il 2030. La Commissione mette a disposizione quasi due miliardi di euro del programma Orizzonte Europa tra il 2021 e il 2023 per avviare le cinque missioni, con ulteriori finanziamenti attesi da altri programmi. Delle cinque missioni avviate nel settembre 2021, quattro mirano a realizzare gli obiettivi del Green Deal europeo:

A settembre e ottobre la Commissione ha approvato un miliardo di euro di finanziamenti per 73 progetti di ricerca e innovazione a sostegno del Green Deal europeo. Oltre a investire nelle tecnologie fondamentali in una vasta gamma di settori, dalle fonti energetiche e la biomassa alle tecnologie e alle infrastrutture dei trasporti, l’invito a presentare progetti prevedeva anche due aree antropocentriche: rafforzare le conoscenze e rendere i cittadini autonomi e responsabili.

Finanza sostenibile

Ad aprile la Commissione ha adottato un pacchetto di iniziative per contribuire a migliorare il flusso di finanziamenti verso attività sostenibili in tutta l’UE. L’atto delegato relativo agli aspetti climatici della tassonomia dell’UE stabilisce i criteri di vaglio tecnico per le attività economiche che contribuiscono in modo sostanziale agli obiettivi climatici nell’ambito del regolamento sulla tassonomia senza arrecare un danno significativo ad altri obiettivi ambientali dell’UE. La proposta di direttiva per quanto riguarda la comunicazione societaria sulla sostenibilità mira a migliorare la qualità delle informazioni sulla sostenibilità comunicate dalle imprese. Renderà più coerenti le loro relazioni sulla sostenibilità, in modo che le imprese finanziarie, gli investitori e il pubblico abbiano accesso a informazioni comparabili e affidabili sui rischi e sugli impatti delle imprese in termini di sostenibilità. Sono stati adottati sei atti delegati di modifica relativi ai doveri fiduciari e alla consulenza in materia di investimenti e assicurazioni per garantire che le imprese finanziarie includano informazioni sulla sostenibilità nelle loro procedure e nella consulenza sugli investimenti offerta ai clienti.

Mairead McGuinness in una foresta in abbigliamento per attività all’aria aperta.
Mairead McGuinness, commissaria europea per i Servizi finanziari, la stabilità finanziaria e l’Unione dei mercati dei capitali, in visita in una foresta in Finlandia, 11 novembre 2021. Durante la sua visita in Finlandia la commissaria ha inoltre incontrato Sanna Marin, prima ministra finlandese, Annika Saarikko, ministra finlandese delle Finanze, e Jari Leppä, ministro finlandese dell’Agricoltura e delle foreste, per discutere del sistema di classificazione della finanza sostenibile dell’UE, con particolare attenzione ai temi relativi all’energia e alle foreste.

La strategia per la finanza sostenibile adottata nel luglio 2021 mira a sostenere il finanziamento della transizione verso un’economia sostenibile con azioni in quattro settori: facilitare il finanziamento della transizione; sostenere un quadro della finanza sostenibile più inclusivo; rafforzare i lavori sulla resilienza e l’impatto del settore finanziario; e adattarlo a una rinnovata ambizione globale.

Finanziare la transizione verso la sostenibilità

Questa strategia definisce gli strumenti e le politiche che consentano agli operatori economici di finanziare i loro piani di transizione e di conseguire obiettivi climatici e ambientali più ampi, a prescindere dal loro punto di partenza.

Inclusività

Questa strategia risponde alle esigenze dei singoli e delle piccole e medie imprese di avere un maggiore accesso a finanziamenti sostenibili e offre loro opportunità in tal senso.

Resilienza e contributo del settore finanziario

Questa strategia illustra in che modo il settore finanziario può contribuire al conseguimento degli obiettivi del Green Deal, diventando al contempo più resiliente e combattendo il greenwashing.

Ambizione globale

Questa strategia definisce come promuovere la cooperazione internazionale per un’ambiziosa agenda globale in materia di finanza sostenibile.

A luglio la Commissione ha proposto un regolamento su una norma europea per le obbligazioni verdi (European Green Bond Standard). La proposta mira a creare una norma volontaria di alta qualità che sarà a disposizione di tutti gli emittenti di obbligazioni e li aiuterà ad attirare investimenti sostenibili.

In settori quali la produzione e la distribuzione di energia, l’edilizia efficiente sotto il profilo delle risorse e le infrastrutture di trasporto a basse emissioni di carbonio, le obbligazioni verdi sono già usate per raccogliere finanziamenti. Vi è grande interesse per le obbligazioni verdi da parte degli investitori ed esiste il potenziale per espandere il mercato. La norma europea per le obbligazioni verdi stabilirà uno standard di riferimento sull’uso che le imprese e le autorità pubbliche possono fare di questi strumenti per raccogliere fondi sui mercati dei capitali allo scopo di finanziare investimenti ambiziosi, nel rispetto di requisiti stringenti di sostenibilità e proteggendo gli investitori dall’ecologismo di facciata. In particolare gli emittenti di obbligazioni verdi disporranno di uno strumento solido per dimostrare che stanno finanziando progetti ecocompatibili in linea con la tassonomia dell’UE. Inoltre, per gli investitori che comprano le obbligazioni sarà più facile capire che i loro investimenti sono sostenibili, riducendo così il rischio di un ecologismo di facciata.

Primo piano di un microchip.

Un’Europa pronta per l’era digitale

La pandemia di COVID-19 ha cambiato il ruolo e la percezione della digitalizzazione nella nostra società e nella nostra economia, accelerandone il ritmo. Le tecnologie digitali, che sono state fondamentali per il mantenimento della vita sociale ed economica e per garantire la continuità dell’istruzione durante la crisi, saranno il fattore di differenziazione principale in una transizione efficace verso una società e un’economia post-pandemiche sostenibili.

L’Unione europea dispone della visione e delle risorse necessarie per il successo della transizione digitale. Il livello dei finanziamenti disponibili nell’ambito del piano per la ripresa NextGenerationEU renderà possibile una cooperazione di portata e intensità senza precedenti tra gli Stati membri, necessaria per conseguire la trasformazione digitale entro il 2030.

Decennio digitale europeo

L’UE sta cogliendo questa opportunità per fare dei prossimi dieci anni il decennio digitale europeo, con l’obiettivo di diventare un modello di riferimento mondiale per l’economia digitale, definire e promuovere norme digitali e perseguire politiche per il digitale che conferiscano ai cittadini e alle imprese maggiore autonomia e responsabilità.

Tali politiche sono orientate a fornire sostegno alle piccole imprese nell’adozione delle tecnologie; far sì che la tecnologia sia al servizio delle persone dotandole di competenze digitali di base e avanzate; e garantire a tutti l’accesso a internet e ai servizi pubblici online. Allo stesso tempo l’UE continuerà anche a perseguire l’eccellenza in tecnologie avanzate quali il calcolo quantistico, il cloud computing e l’intelligenza artificiale (IA), che possono far fronte a molte delle sfide che si pongono oggi alla nostra società.

Per realizzare le ambizioni dell’UE sarà necessario affrontare le problematiche evidenziate dalla pandemia, dalle lacune in termini di connettività e competenze digitali al divario tra le imprese digitalmente mature e quelle che devono ancora adottare soluzioni digitali. La digitalizzazione offre molte nuove opportunità di lavoro: nel 2020, ad esempio, nell’UE sono rimasti vacanti oltre 500 000 posti di esperti di cibersicurezza e di dati.

La bussola per il digitale dell’Europa traduce le ambizioni digitali dell’UE per il 2030 in azioni e risultati, concentrandosi sui seguenti aspetti:

  • una popolazione esperta dal punto di vista digitale e professionisti altamente qualificati nel settore digitale;
  • infrastrutture digitali sicure e affidabili;
  • un’alta percentuale di imprese digitalizzate;
  • servizi pubblici modernizzati rispondenti alle esigenze della società.
L’infografica presenta dati sulle competenze digitali, l’infrastruttura digitale, la trasformazione digitale delle imprese e la digitalizzazione dei servizi pubblici.

Per quanto riguarda le competenze digitali, attualmente il 56% degli adulti possiede competenze digitali di base e l’obiettivo corrisponde all’80%. Sono impiegati 8,4 milioni di specialisti delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e l’obiettivo corrisponde a 20 milioni. Per quanto riguarda l’infrastruttura digitale, attualmente il 59% delle famiglie è coperto da una rete gigabit e l’obiettivo corrisponde al 100%. Il 5G copre il 14% delle zone abitate e l’obiettivo corrisponde al 100%. Per quanto riguarda la trasformazione digitale delle imprese, attualmente il 42% delle imprese utilizza servizi di cloud computing e l’obiettivo corrisponde al 75%. Il 14% delle imprese utilizza i megadati e l’obiettivo corrisponde al 75%. Il 25% delle imprese utilizza l’intelligenza artificiale e l’obiettivo corrisponde al 75%. Il 55% delle piccole e medie imprese ha attualmente almeno un livello base di intensità digitale e l’obiettivo supera il 90%. Nell’UE esistono infine attualmente 112 start-up unicorno e l’obiettivo è raddoppiare tale numero. Per quanto riguarda la digitalizzazione dei servizi pubblici, l’accesso online ai servizi pubblici principali (ad esempio quelli relativi alla carriera, allo studio, alla famiglia, alle operazioni commerciali regolari o alla circolazione tra uno Stato membro e un altro) è disponibile per il 75% dei cittadini e l’84% delle imprese, mentre l’obiettivo corrisponde al 100% per entrambi. L’UE mira inoltre a far sì che il 100% delle persone possa accedere alle proprie cartelle cliniche elettroniche e l’80% utilizzi l’identificazione digitale.

La Commissione europea sta mettendo a punto una proposta da presentare nel 2022 relativa a una dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio dell’Unione europea e della Commissione sui principi digitali per garantire che lo spazio digitale tenga conto dei valori e dei diritti dell’UE. In questo modo tutti potranno beneficiare di opportunità digitali quali l’accesso universale a internet, algoritmi che rispettino le persone e un ambiente online sicuro e affidabile. Secondo l’indagine speciale Eurobarometro condotta tra settembre e ottobre 2021, la stragrande maggioranza dei cittadini dell’UE ritiene che internet e gli strumenti digitali svolgeranno un ruolo importante in futuro. Un’ampia maggioranza ritiene inoltre utile che l’UE definisca e promuova i principi e i diritti europei per garantire il conseguimento della trasformazione digitale. In precedenza la Commissione ha condotto anche una consultazione pubblica aperta sui principi digitali, che ha mostrato un ampio sostegno all’iniziativa.

In settembre la Commissione ha proposto un piano per realizzare la trasformazione digitale dell’UE entro il 2030. Il percorso per il decennio digitale mira a istituire un solido quadro di governance che consenta agli Stati membri di collaborare al conseguimento degli obiettivi concordati, pur prendendo atto dei diversi punti di partenza. Tale quadro comprende un sistema di monitoraggio per misurare i progressi compiuti verso ciascuno degli obiettivi per il 2030 e tabelle di marcia pluriennali per ciascuno Stato membro, in cui gli Stati membri delineeranno le politiche e le misure adottate o previste. I progetti multinazionali permetteranno di mettere in comune risorse dell’UE, nazionali e private in settori critici per compiere progressi che nessuno Stato membro potrebbe realizzare da solo.

I progetti multinazionali agevoleranno gli investimenti in diversi settori, fra cui quelli di seguito elencati.

Infrastrutture e servizi comuni di dati

Blockchain

Processori a bassa potenza

Diffusione paneuropea dei corridoi 5G

Calcolo ad alte prestazioni

Infrastruttura quantistica sicura e rete di centri di cibersicurezza

Pubblica amministrazione digitale

Poli di innovazione digitale

Par­te­na­ria­ti di alta tec­no­lo­gia per le com­pe­ten­ze digitali

La dimensione internazionale della bussola per il digitale è sviluppata attraverso una serie di partenariati digitali. Il Consiglio per il commercio e la tecnologia è stato inaugurato in occasione del vertice UE-USA del giugno 2021. Da allora dieci gruppi di lavoro hanno iniziato a individuare risultati possibili nel breve, medio e lungo periodo. È inoltre in fase di discussione un partenariato digitale con il Giappone e l’UE sta lavorando all’istituzione di un partenariato digitale con l’Africa e di un’alleanza digitale con l’America latina e i Caraibi.

Margrethe Vestager gesticola mentre parla con un’altra persona.
Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione europea responsabile di Un’Europa pronta per l’era digitale e commissaria per la Concorrenza, al terzo vertice sulle attività a favore delle imprese a livello transatlantico della Camera di commercio americana, Washington DC, Stati Uniti, 9 dicembre 2021.

Istruzione digitale

In agosto la Commissione ha pubblicato una proposta di raccomandazione del Consiglio sull’apprendimento integrato per sostenere un’istruzione primaria e secondaria di alta qualità e inclusiva. La raccomandazione è stata adottata dal Consiglio in soli quattro mesi.

L’apprendimento integrato può contribuire a rendere l’istruzione più inclusiva, in particolare grazie alla sua flessibilità. Con tale termine si intendono una scuola, un educatore o uno studente che adottano più di un approccio al processo di apprendimento. Può trattarsi di una combinazione di ambienti scolastici in presenza e di altri ambienti fisici (come imprese, centri di formazione o apprendimento a distanza) o di una combinazione di diversi strumenti di apprendimento digitali e non digitali. L’apprendimento integrato può ad esempio offrire un migliore accesso all’istruzione nelle zone rurali e remote, oppure per le persone che appartengono a comunità nomadi o che sono ricoverate in ospedale. Lo sviluppo di un approccio di apprendimento integrato nell’istruzione primaria e secondaria sarà incluso nelle relazioni periodiche sullo stato di avanzamento dello spazio europeo dell’istruzione e del piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027.

Programma Europa digitale

Con una dotazione di 7,5 miliardi di euro nei prossimi sette anni, il nuovo programma Europa digitale è il primo programma di finanziamento dell’UE volto a portare la tecnologia digitale alle imprese, ai cittadini e alle pubbliche amministrazioni. I primi programmi di lavoro, del valore di 1,98 miliardi di euro, si concentrano sugli investimenti nei settori dell’IA, del cloud e degli spazi di dati, dell’infrastruttura di comunicazione quantistica, delle competenze digitali avanzate, della cibersicurezza e dell’utilizzo più ampio delle tecnologie digitali nell’economia e nella società. I primi inviti per il programma Europa digitale sono stati pubblicati alla fine di novembre e ne seguiranno altri nel 2022.

Legge sui servizi digitali e legge sui mercati digitali

La legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali, proposte dalla Commissione nel dicembre 2020, mirano a creare uno spazio digitale più sicuro e aperto per tutti gli utenti, in cui i loro diritti fondamentali siano tutelati e dove abbiano accesso a servizi digitali di qualità a prezzi inferiori. L’accordo su queste proposte è previsto per il 2022.

Cibersicurezza, protezione dei dati e sicurezza online

Con il crescente spostamento della vita sociale ed economica online, gli attacchi informatici stanno diventando un fenomeno ricorrente e sono sempre più dannosi. Nel 2021 sono stati sferrati attacchi ransomware a livello mondiale per destabilizzare i sistemi sanitari, le pubbliche amministrazioni, gli impianti di produzione di energia e altre infrastrutture critiche. L’UE non è immune da questo tipo di attacchi.

Una buona protezione dagli attacchi informatici richiede un’azione unificata che vada oltre i confini nazionali. Pertanto, nell’ambito della strategia dell’UE per la cibersicurezza, nel 2021 la Commissione ha avviato l’istituzione dell’unità congiunta per il ciberspazio, una nuova piattaforma che mira a rafforzare la cooperazione tra le istituzioni e le agenzie dell’UE e le autorità nazionali degli Stati membri. La nuova unità si avvarrà inoltre delle competenze dell’industria della cibersicurezza, così da aiutare l’intera Unione europea a contrastare le minacce informatiche. Sono in corso i lavori per rendere operativa l’unità congiunta per il ciberspazio.

In seguito all’adozione e all’entrata in vigore del regolamento che istituisce il Centro europeo di competenza per la cibersicurezza nell’ambito industriale, tecnologico e della ricerca e la rete dei centri nazionali di coordinamento, la Commissione ha iniziato a lavorare con le autorità rumene all’allestimento del Centro a Bucarest. Il Centro contribuirà a rafforzare le capacità dell’UE in materia di cibersicurezza, a promuovere l’eccellenza nella ricerca e a migliorare la competitività dell’industria europea della cibersicurezza.

Obiettivi dell’unità congiunta per il ciberspazio

Garantire una risposta coordinata dell’UE alle minacce, agli incidenti e alle crisi su vasta scala riguardanti la cibersicurezza.

Migliorare la conoscenza situazionale dei portatori di interessi nel settore della cibersicurezza e la comunicazione al grande pubblico.

Garantire una preparazione congiunta.

Protezione dei dati

Affinché le persone possano avere fiducia in tecnologie nuove e innovative è indispensabile garantire la protezione dei dati e della vita privata. In tal senso la protezione dei dati e della vita privata è parte integrante della soluzione a molti problemi nonché un fattore chiave per la duplice transizione verde e digitale.

La leadership dell’UE in materia di protezione dei dati dimostra che le sue norme in questo ambito possono fungere da standard di riferimento per la regolamentazione dell’economia digitale. In particolare, quando i paesi terzi garantiscono un livello di protezione dei dati equivalente a quello dell’UE, quest’ultima può avvalersi del suo strumento più completo per i trasferimenti di dati, noto come accertamento di adeguatezza, in base al quale i dati possono circolare liberamente e in modo sicuro tra l’UE e il paese in questione, facilitando gli scambi e migliorando l’efficacia della cooperazione regolamentare e in materia di applicazione della legge a vantaggio dei cittadini e delle imprese.

In seguito alla creazione del più grande spazio al mondo di circolazione libera e sicura dei dati con il Giappone nel 2019, l’UE ha continuato a collaborare con i partner internazionali per la convergenza delle norme in materia di protezione dei dati al fine di agevolare i trasferimenti di dati, garantendo nel contempo un elevato livello di protezione dei dati personali trasferiti all’estero.

Nel 2021 l’UE ha adottato due decisioni di adeguatezza per il Regno Unito, una delle quali tratta, per la prima volta, gli scambi di dati tra le autorità di contrasto penale. Ha inoltre concluso positivamente i colloqui con la Corea del Sud, che hanno portato all’adozione di una decisione di adeguatezza per i trasferimenti negli ambiti della cooperazione commerciale e regolamentare. Nel corso del 2021 si sono inoltre svolti negoziati tra l’UE e gli Stati Uniti su un possibile nuovo accordo che potrebbe sostituire il regime dello scudo per la privacy, in seguito all’invalidamento di quest’ultimo da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea.

Nel 2021 la Commissione ha inoltre adottato nuove clausole contrattuali tipo per il trattamento dei dati personali. Tali clausole aiutano le organizzazioni a rispettare le norme in materia di protezione dei dati sia quando esternalizzano operazioni di trattamento a responsabili del trattamento all’interno dell’UE/dello Spazio economico europeo sia quando trasferiscono dati all’estero.

La Commissione ha adottato anche misure volte a garantire che gli Stati membri rispettino i loro obblighi ai sensi delle norme dell’UE in materia di protezione dei dati. In febbraio la Corte di giustizia ha stabilito che la Spagna non aveva recepito tempestivamente la direttiva sulla protezione dei dati nel settore dell’applicazione della legge. La Corte ha inflitto sanzioni pecuniarie alla Spagna. A seguito della sentenza, la Spagna ha adottato le misure necessarie per porre fine all’inadempimento.

Identità digitale europea

Molte persone utilizzano già portafogli digitali sui loro smartphone per avere a disposizione le carte d’imbarco quando viaggiano o per conservare le carte bancarie virtuali, e il 63 % dei cittadini dell’UE desidera disporre di un’identità digitale unica sicura per tutti i servizi online. In base alle nuove norme proposte dalla Commissione in giugno, un portafoglio europeo di identità digitale sarà disponibile per qualsiasi cittadino, residente o impresa dell’UE che intenda utilizzarlo. Si tratta di portafogli digitali personali che permettono alle persone di conservare e utilizzare dati per tutti i tipi di servizi, dalla presentazione della dichiarazione dei redditi al noleggio di un’automobile.

Margrethe Vestager sorride in piedi sul podio.
Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione europea responsabile di Un’Europa pronta per l’era digitale e commissaria per la Concorrenza, alla conferenza stampa su un’identità digitale europea, Bruxelles, Belgio, 3 giugno 2021.

I cittadini potranno dimostrare in sicurezza la propria identità e condividere documenti elettronici dai portafogli europei di identità digitale sul loro smartphone. Potranno accedere ai servizi online con la loro identificazione digitale nazionale, che sarà riconosciuta in tutta l’UE. L’identità digitale europea contribuirà al conseguimento di alcuni degli obiettivi della bussola per il digitale. Ad esempio, entro il 2030 tutti i servizi pubblici principali dovrebbero essere disponibili online, tutti i cittadini dovrebbero avere accesso alle cartelle cliniche elettroniche e l’80 % dei cittadini dovrebbe utilizzare l’identificazione digitale.

Connettività avanzata

La Commissione ha adottato il primo programma di lavoro per la parte digitale del meccanismo per collegare l’Europa (MCE — settore digitale), che definisce gli obiettivi delle misure sostenute dall’UE necessarie per il miglioramento dell’infrastruttura dell’UE per la connettività digitale nell’arco di tre anni. Queste misure riceveranno finanziamenti per oltre un miliardo di euro dal 2021 al 2023. Promuovendo gli investimenti pubblici e privati, l’MCE — settore digitale contribuirà a realizzare l’infrastruttura Gigabit e 5G, a dotare di reti 5G i principali assi di trasporto e le comunità dell’UE, a interconnettere tecnologie avanzate come il cloud e i servizi quantistici e, infine, a creare piattaforme digitali operative per la conservazione, la condivisione e il trattamento dei dati nei settori dell’energia e dei trasporti.

L’impresa comune «Reti e servizi intelligenti», che lavora al 6G, è stata istituita nel 2021 e ha adottato il suo primo programma di lavoro con finanziamenti pubblici stanziati per circa 240 milioni di euro. La missione dell’impresa comune è di sviluppare la capacità dell’UE per i sistemi 6G.

Migliori condizioni per i consumatori

A seguito della raccomandazione pubblicata nel 2020 in cui si chiedeva un aumento degli investimenti nella banda larga, in marzo gli Stati membri hanno concordato un pacchetto di strumenti comuni dell’UE contenente le migliori pratiche, volto a ridurre i costi di installazione di reti ad altissima capacità e a garantire un accesso allo spettro radio 5G tempestivo, efficiente e favorevole agli investimenti.

L’abolizione delle tariffe di roaming nel 2017 ha permesso alle persone di utilizzare il cellulare senza costi aggiuntivi quando viaggiano nell’UE. Per far sì che possano continuare a usufruire del roaming gratuito, in febbraio la Commissione ha proposto di prorogare di altri dieci anni le norme vigenti, in scadenza nel 2022. In dicembre il Parlamento e il Consiglio hanno adottato il regolamento, che entrerà in vigore il 1º luglio 2022. Le nuove norme garantiranno servizi di roaming ancora migliori per i viaggiatori. I nuovi vantaggi comprendono una velocità di connessione dati mobile all’estero pari a quella del proprio paese, un accesso efficiente ai servizi di emergenza all’estero e una maggiore trasparenza sui costi delle chiamate effettuate all’estero ai numeri verdi e ai servizi di assistenza clienti.

Proteggere i consumatori in rete

Le vendite online sono aumentate costantemente negli ultimi 20 anni e, nel 2020, circa il 71 % dei consumatori ha acquistato in internet, spesso per procurarsi nuovi prodotti tecnologici. In giugno la Commissione europea ha proposto la revisione di due normative dell’UE per rafforzare i diritti dei consumatori alla luce di tale evoluzione.

Se adottato, il nuovo regolamento sulla sicurezza generale dei prodotti affronterebbe i rischi connessi a questi nuovi prodotti tecnologici, quali eventuali rischi legati alla connettività o alla cibersicurezza, così come i possibili rischi connessi agli acquisti online, ad esempio mediante l’introduzione di obblighi relativi alla sicurezza dei prodotti per i mercati online. Il nuovo regolamento assicurerebbe il rispetto di tali obblighi da parte dei mercati in modo che ai consumatori non siano offerti né forniti prodotti pericolosi. La proposta mira più in generale a garantire che tutti i prodotti che raggiungono i consumatori dell’UE, siano essi acquistati online o da un negozio locale, siano sicuri, indipendentemente dal fatto che provengano dall’UE o da paesi terzi. Qualora prodotti pericolosi arrivassero ai consumatori, le nuove norme farebbero in modo di garantirne la rapida rimozione dai mercati dell’UE.

La proposta di revisione della direttiva sul credito al consumo mira a garantire che i consumatori ricevano le informazioni giuste al momento giusto, adeguate ai dispositivi digitali, cosicché comprendano esattamente quale impegno stanno assumendo con la loro firma. La direttiva, se adottata, riguarderebbe nuovi prodotti di credito rischiosi e nuovi operatori del mercato e migliorerebbe le norme per la valutazione della capacità di un consumatore di rimborsare il prestito, anche quando tali valutazioni sono effettuate adoperando sistemi decisionali automatizzati. La direttiva riveduta richiederebbe agli Stati membri di promuovere l’educazione finanziaria e di assicurare che ai consumatori sia fornita consulenza sul debito.

In dicembre la Commissione ha pubblicato orientamenti sull’interpretazione e sull’applicazione di tre direttive dell’UE in materia di tutela dei consumatori: la direttiva relativa alle pratiche commerciali sleali, la direttiva sui diritti dei consumatori e la direttiva sull’indicazione dei prezzi. Tali orientamenti aiuteranno gli Stati membri, i consumatori, i professionisti, i giudici, gli operatori del diritto e altri portatori di interessi a comprendere meglio sia come applicare alle nuove pratiche il diritto dell’UE esistente in materia di tutela dei consumatori, in particolare per quanto riguarda le transizioni verde e digitale, sia le recenti modifiche apportate a tali direttive dalla direttiva sulla modernizzazione.

Mettere fine ai rifiuti elettronici e ai disagi per i consumatori

CONSUMATORI

2,4 miliardi di euro

spesi ogni anno dai consumatori per caricabatteria separati.

38 % dei consumatori

si lamentano di problemi causati da caricabatteria incompatibili.

AMBIENTE

11 000 tonnellate

di rifiuti elettronici l’anno a causa di caricabatteria smaltiti e non utilizzati.

Solo 2 su 3 caricabatteria in possesso dei consumatori

sono effettivamente utilizzati.

Dopo anni di collaborazione con l’industria elettronica per promuovere un approccio volontario, che ha già contribuito a ridurre il numero di tipi diversi di caricabatterie per telefoni cellulari da 30 a tre, in settembre la Commissione ha proposto una normativa per un caricabatterie standardizzato per tutti i dispositivi elettronici. Le porte di ricarica USB-C diventeranno il nuovo formato standard per tutti gli smartphone, i tablet, le fotocamere, le cuffie, gli altoparlanti portatili e le console portatili per videogiochi. La Commissione ha inoltre proposto di separare la vendita dei caricabatteria da quella dei dispositivi elettronici. Una soluzione di ricarica unica aumenterà la comodità per le persone e ridurrà i rifiuti elettronici, fornendo così un importante contributo alla transizione verde e a quella digitale.

CONSUMATORI

Consentire ai consumatori di risparmiare

250 milioni di euro

l’anno per l’acquisto di caricabatteria superflui.

AMBIENTE

Ridurre i rifiuti elettronici di quasi

1 000 tonnellate

l’anno.

Competenze per l’era digitale

In maggio la Commissione, insieme a diversi partner negli Stati membri, ha inaugurato la Digital Skills and Jobs Platform, uno sportello unico per informazioni, iniziative e risorse di alta qualità sulle competenze digitali. In un momento in cui il 44 % delle persone nell’UE non dispone di competenze digitali di base, la nuova piattaforma contribuirà a colmare le lacune di competenze e a rafforzare la coalizione per le competenze e le occupazioni digitali e le sue 25 coalizioni nazionali. In novembre la Commissione ha pubblicato uno strumento di autovalutazione gratuito per le competenze digitali in 29 lingue.

Il digitale per l’industria

Per rafforzare la posizione dell’UE nello sviluppo della prossima generazione di microchip, in luglio la Commissione ha lanciato l’alleanza industriale per i processori e le tecnologie dei semiconduttori. L’alleanza mira a stabilire la capacità di progettazione e di fabbricazione necessaria per produrre la prossima generazione di processori e componenti elettronici. Individuerà e affronterà le attuali strozzature, esigenze e dipendenze in tutto il settore. Essa si basa sull’ambizione della Commissione di rafforzare la sovranità tecnologica dell’UE aumentando dal 10 % al 20 % la sua quota di produzione globale di semiconduttori entro il 2030. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato una legge europea sui semiconduttori per creare un ecosistema europeo dei chip che sia all’avanguardia, inclusa la produzione. La proposta è stata adottata all’inizio del 2022.

Trasformazione digitale

Intelligenza artificiale

L’IA, comprese le più recenti tecniche di apprendimento automatico, è utilizzata per creare innovazioni in un’ampia gamma di settori, con il conseguente miglioramento dei servizi, dell’assistenza medica e dei beni di consumo. Le persone nell’UE devono tuttavia poter confidare nel fatto che i sistemi di IA siano utilizzati in modo sicuro e conforme al diritto. Sebbene tali sistemi possano essere utilizzati per risolvere molte sfide che si pongono oggi alla società, alcuni creano rischi che occorre affrontare per evitare esiti indesiderati. Spesso, ad esempio, non è possibile stabilire perché o in che modo un sistema di IA abbia generato un determinato risultato, come una decisione automatizzata o una previsione. Può quindi risultare difficile valutare se qualcuno sia stato ingiustamente svantaggiato, ad esempio nel contesto di una decisione di assunzione o nell’attribuzione delle prestazioni di sicurezza sociale.

Per affrontare queste e altre sfide, in aprile la Commissione ha pubblicato la proposta relativa al primo quadro giuridico sull’IA al mondo, accompagnata da un piano coordinato con gli Stati membri aggiornato. Le due iniziative sono volte a trasformare l’Unione europea nel polo mondiale per un’IA eccellente e affidabile. Le nuove norme sui prodotti macchina integreranno l’approccio dell’UE adattando le norme in materia di sicurezza per far crescere la fiducia degli utilizzatori in una nuova e versatile generazione di prodotti. Il nuovo regolamento sulla sicurezza generale dei prodotti, se adottato, integrerebbe tali norme fornendo una rete di sicurezza.

Il nuovo regolamento sull’IA contribuirà a garantire la sicurezza e i diritti fondamentali di persone e imprese, rafforzando nel contempo l’adozione delle tecnologie nonché gli investimenti e l’innovazione nel settore in tutta l’UE. La proposta definisce un approccio basato sul rischio, raccomandando requisiti più rigorosi per i sistemi di IA più rischiosi.

Il piano coordinato delinea i cambiamenti strategici e gli investimenti necessari negli Stati membri per rafforzare la posizione di primo piano dell’UE nello sviluppo di un’IA antropocentrica, sostenibile, sicura, inclusiva e affidabile. Il piano propone azioni comuni di collaborazione per garantire che tutti gli sforzi siano in linea con la strategia sull’IA e con il Green Deal europeo, tenendo conto nel contempo delle nuove sfide poste dalla pandemia di COVID-19.

Una sala operatoria.
Il progetto Conscious Distributed Adaptive Control ha contribuito allo sviluppo e alla convalida clinica di tecnologie innovative utilizzate per la riabilitazione di oltre 3 000 pazienti colpiti da ictus in tutta Europa.
Un raccolto in un campo.
Il Centro di eccellenza per le tecnologie avanzate nel campo dell’agricoltura sostenibile e della sicurezza alimentare sta sviluppando tecnologie basate su sensori intelligenti e big data che potrebbero aiutare gli agricoltori a produrre più cibo in modo sostenibile per la società, i redditi agricoli e l’ambiente.
Una donna guarda il suo smartphone.
WeVerify fornisce sistemi di verifica quali plugin che possono aiutare i verificatori di fatti, i giornalisti, gli attivisti per i diritti umani e i cittadini a confutare e sottoporre a una verifica dei fatti video e immagini online.

L’UE ha già finanziato una serie di progetti di IA che offrono soluzioni in molti settori della società, tra cui l’agricoltura, l’assistenza sanitaria e la lotta alla disinformazione.

Alleanza europea per i dati industriali, l’edge e il cloud

I dati sono una risorsa importante nell’economia industriale e vengono conservati in misura sempre maggiore nel cloud. Le imprese possono accedere alle risorse informatiche ospitate da terzi su internet anziché costruire la propria infrastruttura informatica. Questo insieme di risorse è più comunemente noto come cloud computing. Nel 2021 il 42 % delle imprese dell’UE ha utilizzato il cloud computing (rispetto al 36 % nel 2020 e al 19 % nel 2016). Si prevede che entro il 2025 l’80 % di tutti i dati sarà trattato in dispositivi intelligenti più vicini all’utente (edge computing) anziché in grandi centri dati come avviene oggi.

Per questi motivi, la nuova alleanza europea per i dati industriali, l’edge e il cloud mira a rafforzare la posizione dell’industria dell’UE nell’ambito delle tecnologie cloud ed edge, riunendo inoltre imprese, Stati membri ed esperti del settore. L’alleanza contribuirà a sbloccare il potenziale del cloud e dell’edge computing e a sostenere lo sviluppo di tecnologie emergenti, quali l’intelligenza artificiale, l’internet delle cose e il 5G. Realizzerà questo risultato fornendo nel contempo infrastrutture cloud sostenibili e garantendo che le persone nell’UE abbiano un maggiore controllo sui loro dati.

L’infografica illustra come cambierà l’elaborazione dei dati.

Nel 2018 l’80% dell’elaborazione e dell’analisi dei dati ha avuto luogo nei centri dati e nelle strutture informatiche centralizzate e il 20% attraverso oggetti intelligenti connessi. Nel 2025 il 20% dell’elaborazione e dell’analisi dei dati avrà luogo nei centri dati e nelle strutture informatiche centralizzate e l’80% attraverso oggetti intelligenti connessi.

Supercomputer

Con la produzione costante di quantità sempre maggiori di dati, la natura del calcolo sta cambiando. Attualmente i supercomputer possono eseguire milioni di miliardi — e presto miliardi di miliardi — di operazioni al secondo e aiutano a risolvere problemi complessi, che vanno dall’analisi e la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici al rafforzamento delle conoscenze in vari settori scientifici, fino allo sviluppo di terapie per la COVID-19.

Affinché l’UE possa diventare un leader mondiale nel supercalcolo, nel 2018 è stata creata l’impresa comune per il calcolo ad alte prestazioni europeo allo scopo di mettere in comune le risorse europee e nazionali per acquisire e implementare supercomputer e tecnologie di fascia alta. L’iniziativa riunisce l’UE, i 27 Stati membri, altri tre paesi e due membri del settore privato: la piattaforma tecnologica europea per il calcolo ad alte prestazioni e DAIRO/Big Data Value Association.

Nel luglio 2021 l’UE ha adottato un nuovo regolamento che apre la strada allo sviluppo in Europa della prossima generazione di supercomputer. Ciò stimolerà inoltre la capacità dell’impresa comune di attingere fondi da Orizzonte Europa, dal programma Europa digitale e dall’MCE — settore digitale per investire ulteriormente nel supercalcolo e nel calcolo quantistico e per sostenere l’ambiziosa agenda dell’UE per la ricerca e l’innovazione. Insieme agli investimenti dei paesi partecipanti e dei membri del settore privato, tale contributo ammonterà a circa 7 miliardi di euro.

L’UE ha acquisito sette supercomputer di livello mondiale: Discoverer in Bulgaria, MeluXina in Lussemburgo e Vega in Slovenia sono diventati pienamente operativi nel 2021, mentre nel 2022 seguirà l’inaugurazione di Karolina in Cechia, Leonardo in Italia, Deucalion in Portogallo e LUMI in Finlandia.

Primo piano di un supercomputer con il logo Vega. Diritti d’autore archivio IZUM, 2021
Vega, il primo supercomputer di livello mondiale dell’UE, inaugurato a Maribor (Slovenia) nell’aprile 2021, può eseguire 6,9 milioni di miliardi di calcoli al secondo. © Archivio IZUM, 2021

Finanza digitale

Nel 2021 la Commissione ha compiuto progressi con i colegislatori sui fascicoli relativi al regolamento sui mercati delle cripto-attività e all’atto sulla resilienza operativa digitale, che aveva proposto nel settembre 2020 nell’ambito del pacchetto sulla finanza digitale. Inoltre in dicembre gli Stati membri hanno approvato l’accordo raggiunto con il Parlamento su un regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia di registro distribuito (DLT). Le cripto-attività costituiscono una delle principali applicazioni della DLT al settore finanziario. Il regime pilota definisce le condizioni per ottenere l’autorizzazione a gestire un’infrastruttura di mercato DLT, stabilisce gli strumenti finanziari DLT che possono essere negoziati e precisa la cooperazione tra i gestori delle infrastrutture di mercato DLT e le autorità. Consentirà alle autorità di regolamentazione e ai partecipanti al mercato dell’UE di acquisire esperienza nell’uso della tecnologia di registro distribuito (ossia la tecnologia utilizzata per la negoziazione e il regolamento di strumenti finanziari «tokenizzati»), garantendo nel contempo che possano affrontare i rischi per la tutela degli investitori, l’integrità del mercato e la stabilità finanziaria.

Connettività internazionale

Il cavo transatlantico EllaLink, che collega Sines in Portogallo con Fortaleza in Brasile, rappresenta il primo collegamento diretto di dati ad alta capacità tra l’Europa e l’America latina. L’UE ha contribuito alla creazione di un’autostrada digitale di 34 000 km per sostenere lo scambio dei dati nel campo della ricerca e dell’istruzione, dimezzando inoltre lo scarto temporale. Questa importante pietra miliare contribuirà a incrementare le collaborazioni tra i due continenti nei prossimi 25 anni. Nel complesso l’iniziativa Building the Europe Link with Latin America, compresa la condivisione di dati di calcolo ad alte prestazioni e di osservazione della Terra, raggiungerà 65 milioni di utenti in oltre 12 000 istituti di istruzione e di ricerca in Europa, in America latina e nei Caraibi.

Una giovane famiglia con un bambino piccolo annusa dei fiori in un parco.

Proteggere le persone e le libertà

Un’Unione europea più sana

La pandemia di COVID-19 ha collocato la salute pubblica al primo posto dell’agenda dell’UE. Da quando la presidente Ursula von der Leyen ha annunciato, nel settembre 2020, l’intenzione di costruire un’Unione europea della salute più solida, la Commissione europea ne ha posto le basi, traendo insegnamenti dalla pandemia.

Preparazione e risposta alle crisi sanitarie

Il primo pilastro dell’Unione della salute è costituito dalla preparazione e dalla risposta alle crisi. La legislazione dell’UE sulle minacce per la salute a carattere transfrontaliero è in corso di revisione per tenere conto degli insegnamenti tratti dalla COVID-19. L’Agenzia europea per i medicinali e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che sono stati in prima linea nella lotta contro la COVID-19, sono in procinto di ricevere un mandato più forte per far fronte alle future emergenze sanitarie. Secondo quanto previsto, queste agenzie sanitarie fondamentali dell’UE forniranno maggiori orientamenti scientifici e un più intenso coordinamento durante le emergenze. Il rischio di carenze di medicinali sarà ridotto grazie a un migliore monitoraggio e a una maggiore preparazione. Se le proposte della Commissione saranno approvate, e qualora le circostanze lo richiedano, sarà possibile dichiarare un’emergenza sanitaria a livello dell’Unione europea e consentire l’introduzione di determinate misure per una risposta più incisiva.

Benché la pandemia di COVID-19 non sia ancora superata, l’UE deve essere preparata ad affrontare future minacce per la salute a carattere transfrontaliero. In giugno la Commissione ha presentato una comunicazione sui primi insegnamenti tratti dalla pandemia, come base per migliorare l’azione a livello nazionale e dell’UE. Ciò contribuirà a migliorare la previsione dei rischi per la salute pubblica e la pianificazione di emergenza, consentendo risposte comuni più veloci ed efficaci a tutti i livelli. La comunicazione è incentrata sulla preparazione e sulla risposta sanitaria e, per quanto i riguarda i settori in cui l’UE deve intervenire, si basa sui primi dieci insegnamenti tratti dalla crisi sanitaria.

Un video che illustra com’è cambiata la preparazione dell’UE alle emergenze sanitarie dall’inizio della pandemia di COVID 19.
VIDEO L’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie.

Nell’ambito della sua risposta, la Commissione ha istituito l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA). Quale elemento centrale dell’Unione europea della salute, l’HERA è chiamata a operare in due diverse modalità: una di preparazione e una di emergenza. Nel complesso, l’Autorità migliorerà lo sviluppo, la produzione, l’acquisto e la distribuzione di contromisure mediche (ad esempio vaccini, antibiotici, attrezzature mediche, test diagnostici o dispositivi di protezione individuale) all’interno dell’UE.

Il pacchetto che istituisce l’HERA è stato adottato il 16 settembre. L’Autorità ha iniziato la sua attività il 1º ottobre, basandosi sulle fondamenta poste dall’HERA Incubator, che è entrato in funzione nel febbraio 2021 per preparare l’UE alla crescente minaccia delle varianti del coronavirus. L’HERA è operativa dal 1º gennaio 2022, con una dotazione indicativa totale di 6 miliardi di euro per il periodo 2022-2027.

L’HERA, in modalità di preparazione, si adopererà per valutare le minacce e raccogliere informazioni, promuovere la ricerca e lo sviluppo, affrontare le sfide del mercato, garantire l’approvvigionamento di contromisure mediche e rafforzare le conoscenze e le competenze.

Le misure di emergenza dell’HERA comprendono il monitoraggio, l’acquisto e la produzione di contromisure mediche di rilevanza per le crisi, l’attivazione degli strumenti FAB dell’UE (una rete di impianti produttivi per la fabbricazione di vaccini e medicinali costantemente pronti a entrare in servizio) e dei piani di ricerca e innovazione di emergenza, l’istituzione di un inventario degli impianti di produzione delle contromisure mediche di rilevanza per le crisi e l’agevolazione dei finanziamenti di emergenza.

L’Autorità avrà il compito di svolgere varie attività a livello internazionale, tra cui collaborare con partner globali per affrontare le strozzature della catena di approvvigionamento internazionale, espandere la produzione mondiale, rafforzare la sorveglianza globale, nonché agevolare la cooperazione con i portatori di interessi a livello mondiale, e il sostegno nei loro confronti, per garantire la disponibilità e l’accessibilità di contromisure mediche per gli Stati membri dell’UE e i paesi terzi. Tra i compiti rientrano anche il potenziamento delle competenze per sviluppare capacità locali di produzione e distribuzione e il sostegno all’accesso alle contromisure mediche finanziate o acquistate dall’UE.

L’HERA collabora con gli Stati membri, il Parlamento europeo, le agenzie dell’UE e i portatori di interessi, quali ricercatori, aziende biotecnologiche, fabbricanti e autorità di regolamentazione, per rilevare e caratterizzare rapidamente nuove varianti, adattare i vaccini ove necessario e potenziare le capacità di produzione delle contromisure mediche. Ad esempio, ha istituito e mobilitato il gruppo di esperti sulle varianti del SARS-CoV-2 per fornire consulenza sulla necessità di sviluppare nuovi vaccini, o di adeguare quelli esistenti, e sull’esigenza di elaborare ulteriori misure di sanità pubblica a livello dell’UE a causa delle nuove varianti emergenti. L’Autorità intrattiene inoltre stretti contatti con gli Stati membri e i produttori di vaccini che hanno iniziato ad analizzare la variante Omicron e a testare l’efficacia dei loro vaccini contro tale variante. L’HERA è inoltre in contatto con i paesi terzi per valutare i settori di cooperazione e di scambio.

Piano europeo di lotta contro il cancro

Il secondo pilastro dell’Unione della salute affronta la seconda principale causa di mortalità nell’UE. Nel 2020 sono stati 2,7 milioni i casi di cancro diagnosticati nell’UE, il che ha comportato un notevole onere fisico e mentale a carico dei pazienti, dei sopravvissuti e dei loro cari. Il cancro costituisce inoltre un onere considerevole per i sistemi sanitari e sociali e compromette la crescita e la competitività dell’economia nonché la salute della forza lavoro. Tuttavia, il 40 % dei tumori si può prevenire; questo significa che questi casi di cancro sono connessi allo stile di vita (dieta, attività fisica, consumo di tabacco e di alcol ecc.) o all’inquinamento ambientale, oppure potrebbero essere evitati con i vaccini disponibili.

Il piano europeo di lotta contro il cancro, adottato nel febbraio 2021, mira ad affrontare la malattia in ogni sua fase mediante un approccio integrato, multipartecipativo e che integri l’aspetto sanitario in tutte le politiche. Si articola in dieci iniziative faro finalizzate ad apportare miglioramenti in tema di prevenzione, diagnosi precoce, diagnosi e terapie, qualità della vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti, garantendo nel contempo che i pazienti abbiano pari accesso a un’assistenza sanitaria di elevata qualità.

Stella Kyriakides, che indossa una spilla per la sensibilizzazione sul cancro al seno, guarda oltre la fotocamera.
Stella Kyriakides, commissaria europea per la Salute e la sicurezza alimentare, durante una visita all’Istituto di ricerca di oncologia pediatrica St. Anna (St. Anna Kinderkrebsforschung), Vienna, Austria, 1º ottobre 2021.

La missione dell’UE sul cancro di Orizzonte Europa — una delle cinque nuove missioni UE annunciate nel settembre 2021 — si affiancherà al piano di lotta contro il cancro per migliorare la vita di oltre tre milioni di persone entro il 2030 grazie a una maggiore prevenzione, a cure più efficaci e a una migliore qualità di vita. Nel complesso, il programma EU4Health e altri strumenti dell’UE forniranno un sostegno pari a circa 4 miliardi di euro agli Stati membri e ai portatori di interessi, contribuendo ai loro sforzi per rafforzare i sistemi sanitari e renderli maggiormente capaci di affrontare la prevenzione e la cura oncologica.

L’infografica illustra alcune azioni principali del piano europeo di lotta contro il cancro.

Le azioni principali riguardano la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e la qualità della vita. Esse mirano a ridurre l’inquinamento ambientale e il consumo nocivo di alcol e tabacco, a promuovere stili di vita più sani, a garantire l’accesso allo screening dei tumori al seno, del collo dell’utero e del colon-retto per il 90% della popolazione ammissibile dell’UE entro il 2025, a vaccinare almeno il 90% delle ragazze nell’UE contro il papillomavirus umano e ad aumentare in modo significativo la vaccinazione dei ragazzi entro il 2030, nonché a garantire l’accesso ai centri oncologici integrati nazionali al 90% dei pazienti ammissibili entro il 2030. Ciò è stato possibile grazie a 4 miliardi di euro di finanziamenti. Nell’UE i sopravvissuti al cancro sono oltre 12 milioni, grazie ai progressi compiuti in materia di diagnosi precoce, terapie efficaci e cure di sostegno.

Strategia farmaceutica per l’Europa

Il terzo pilastro è rappresentato dalla strategia farmaceutica per l’Europa, adottata nel 2020. Si tratta di una revisione completa dei sistemi dell’UE relativi ai medicinali. La strategia affronterà le sfide di lunga data che incidono sul sistema farmaceutico dell’UE, promuoverà l’innovazione (anche per le esigenze mediche insoddisfatte) e salvaguarderà la disponibilità di medicinali, non solo in situazioni di crisi ma anche in tempi normali. Le sue azioni faro comprendono una revisione della legislazione farmaceutica dell’UE e il dialogo strutturato sulla sicurezza dell’approvvigionamento di medicinali. Quest’ultimo processo, avviato nel febbraio 2021, mira a individuare le misure politiche che rafforzerebbero la resilienza delle catene di approvvigionamento farmaceutico e garantirebbero le forniture di medicinali.

La Commissione investe più che mai in queste urgenti priorità sanitarie. Il nuovo programma EU4Health, avviato nel mese di marzo, rappresenta l’ambiziosa risposta dell’UE alla pandemia di COVID-19. Va oltre la risposta alle crisi ed è volto a migliorare e promuovere la salute nell’UE, rafforzare i sistemi sanitari nazionali e migliorare l’accesso a medicinali, dispositivi medici e prodotti di rilevanza per le crisi.

Con il programma EU4Health («UE per la salute») l’UE investirà 5,3 miliardi di euro, a prezzi correnti, in iniziative in cui l’azione a livello dell’UE apporta valore aggiunto, integrando le politiche degli Stati membri e perseguendo uno o più obiettivi del programma.

Migliorare e promuovere la salute nell’UE.

Proteggere le persone nell’UE da gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero.

Migliorare i medicinali, i dispositivi medici e i prodotti di rilevanza per le crisi.

Rafforzare i sistemi sanitari.

Rafforzare la nostra democrazia

Negli ultimi anni il dibattito democratico e le modalità secondo cui le persone accedono alle informazioni si sono trasformati, spostandosi sempre più online. Nel contempo è più elevato che mai il numero di cittadini dell’UE che esercitano il loro diritto democratico di voto e di eleggibilità alle elezioni del Parlamento europeo e alle elezioni comunali dello Stato membro in cui risiedono. Inoltre la pubblicità politica ha assunto una crescente importanza in relazione alle campagne elettorali che si svolgono nell’UE. Per riflettere questo contesto in evoluzione, e per rafforzare la democrazia e l’integrità delle elezioni, nel mese di novembre la Commissione ha presentato nuove proposte sulla pubblicità di natura politica, sui diritti elettorali dei cittadini dell’UE che hanno esercitato il loro diritto alla libera circolazione e sul finanziamento dei partiti europei.

Le proposte si basano sull’esperienza acquisita nel corso delle elezioni europee del 2019 e realizzano le priorità annunciate nel piano d’azione per la democrazia europea e nella Relazione 2020 sulla cittadinanza dell’UE. Per garantire che le elezioni del Parlamento europeo del 2024 si svolgano secondo i più elevati standard democratici, si mira a far sì che le nuove norme entrino in vigore e che gli Stati membri le attuino pienamente entro la primavera del 2023.

Pubblicità di natura politica

La comunicazione digitale e internet offrono ai politici svariate opportunità di raggiungere i cittadini e consentono a questi ultimi di partecipare al dibattito democratico. Tuttavia, l’esperienza acquisita in occasione di alcune recenti elezioni dimostra che la digitalizzazione e la pubblicità online possono talvolta essere utilizzate a fini di manipolazione e disinformazione (cfr. anche il capitolo 1 sulle azioni finalizzate a contrastare la disinformazione).

A novembre la Commissione ha proposto una normativa per garantire maggiore trasparenza nella pubblicità di natura politica. I requisiti di trasparenza armonizzati comprenderanno la comunicazione di informazioni pertinenti per consentire ai cittadini, alle autorità competenti e ad altri portatori di interessi coinvolti di individuare chiaramente un messaggio pubblicitario di natura politica e di accertarne sia l’origine sia la fonte di finanziamento. Le tecniche di individuazione del target e di amplificazione saranno consentite solo se soddisfano accurati requisiti di trasparenza. In tal modo i cittadini avranno la possibilità di determinare se e in che modo siano destinatari di messaggi pubblicitari di natura politica e di decidere se accettarli o no.

La proposta integrerà le norme stabilite nella proposta della Commissione relativa a una legge sui servizi digitali, con l’obiettivo di disporre di norme specifiche in vista delle elezioni del Parlamento europeo che si svolgeranno nel maggio 2024.

Libertà dei media

908 giornalisti e operatori dei media sono stati oggetto di aggressioni in 23 Stati membri nel 2020.

175 giornalisti e operatori dei media sono rimasti vittima di aggressioni o incidenti nel corso di proteste avvenute nell’UE nel 2020.

Il 73 % delle giornaliste ha subito violenze online nel 2020.

23 giornalisti sono stati uccisi nell’UE dal 1992, la maggior parte dei quali negli ultimi sei anni.

La libertà dei media è fondamentale per una democrazia funzionante. Attuando il piano d’azione per la democrazia europea, l’UE si sta adoperando per preservare la libertà dei media e contrastare le minacce cui è esposta. In settembre la Commissione ha formulato una raccomandazione sulla sicurezza dei giornalisti, che fornisce orientamenti agli Stati membri su come migliorare la sicurezza fisica e online dei giornalisti e dei professionisti dei media, con una particolare attenzione alle nuove minacce online, segnatamente nei confronti delle giornaliste o di coloro che riferiscono su minoranze o le rappresentano.

Un ulteriore passo consiste nel proteggere i giornalisti e i difensori dei diritti da azioni legali abusive volte a dissuaderli dall’occuparsi di questioni di interesse pubblico. Nel mese di ottobre la Commissione ha avviato una consultazione pubblica per individuare le problematiche in questo settore e chiedere pareri sugli interventi necessari. Una proposta della Commissione per un’iniziativa dell’UE a tale riguardo è prevista nel 2022. L’UE finanzia inoltre progetti relativi alla libertà e al pluralismo dei media. Uno di tali progetti è l’Euromedia Ownership Monitor, varato nel settembre 2021 per mettere a disposizione una banca dati per paese di informazioni relative alla proprietà dei media, valutare i quadri giuridici pertinenti e individuare eventuali rischi riguardanti la trasparenza sulla proprietà dei media.

La Commissione ha inoltre posto in essere le misure delineate nel piano d’azione per i media e l’audiovisivo. Per citare un esempio, nel corso dell’estate la Commissione ha lanciato un invito a costituire partenariati per il giornalismo europeo nell’ambito del programma Europa creativa. La Commissione ha inoltre preparato le prossime tappe con l’annuncio della presidente von der Leyen, nel suo discorso sullo stato dell’Unione 2021, relativo all’adozione nel 2022 della legge per la libertà dei media.

Parallelamente, la Commissione ha continuato a monitorare la situazione della libertà e del pluralismo dei media in tutti gli Stati membri nell’ambito della sua relazione annuale sullo Stato di diritto

Salvaguardare lo Stato di diritto

Nel mese di luglio la Commissione ha pubblicato la seconda relazione annuale sullo Stato di diritto nell’UE, con capitoli distinti per ciascuno Stato membro. La relazione sullo Stato di diritto è concepita come un ciclo annuale per promuovere lo Stato di diritto, prevenire l’insorgere o l’aggravarsi di problemi e farvi fronte. La relazione riguarda quattro pilastri principali: i sistemi giudiziari nazionali, i quadri anticorruzione, il pluralismo e la libertà dei media e altre questioni istituzionali connesse al bilanciamento dei poteri, che è fondamentale per il buon funzionamento della democrazia.

La presente edizione 2021 illustra gli sviluppi intervenuti rispetto alla relazione precedente e tiene conto degli effetti della pandemia di COVID-19. Nel complesso, la relazione ha rilevato numerosi sviluppi positivi negli Stati membri dell’UE, anche rispetto alle sfide individuate nella relazione del 2020 che attualmente vengono affrontate.

Permangono tuttavia preoccupazioni in alcuni Stati membri, ad esempio in merito all’indipendenza del potere giudiziario e alla situazione dei media. La pandemia ha anche dimostrato quanto sia importante essere in grado di mantenere un sistema di bilanciamento dei poteri per preservare lo Stato di diritto.

La Commissione ha inoltre continuato a esercitare il suo ruolo di custode dei trattati avviando procedure di infrazione. Nel mese di aprile la Commissione ha deferito la Polonia alla Corte di giustizia in merito alla legge sulla magistratura del 2019 e al proseguimento delle attività della sezione disciplinare della Corte suprema per quanto riguarda i procedimenti nei confronti dei giudici. La Commissione ha inoltre esortato la Corte a emanare provvedimenti provvisori, che la Corte ha concesso il 14 luglio.

In settembre la Commissione ha chiesto alla Corte di giustizia di infliggere alla Polonia sanzioni pecuniarie giornaliere fino alla completa attuazione dei provvedimenti provvisori disposti dalla Corte il 14 luglio. Il 27 ottobre la Corte ha comminato una sanzione giornaliera di un milione di euro per inadempienza.

Nel contesto di un’altra procedura di infrazione, la Commissione ha inoltre inviato alla Polonia una lettera di costituzione in mora a norma dell’articolo 260, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea per non aver preso le misure che la piena esecuzione della sentenza del 15 luglio 2021 della Corte di giustizia comporta, da cui è emerso che la legislazione polacca relativa al regime disciplinare applicabile ai giudici non è compatibile con il diritto dell’UE. La risposta è attualmente oggetto di un’analisi approfondita, prima di decidere in merito alle prossime misure da adottare.

In luglio la Commissione ha avviato procedure di infrazione nei confronti dell’Ungheria per motivi connessi alla tutela dei diritti fondamentali e al principio di non discriminazione (cfr. anche il capitolo 7).

Oltre alle procedure di infrazione, che mirano ad affrontare specifiche violazioni del diritto dell’UE, l’articolo 7 del trattato sull’Unione europea prevede una procedura più generale per difendere i valori comuni dell’Unione, compreso lo Stato di diritto. Dinanzi al Consiglio sono pendenti due procedure, avviate rispettivamente dalla Commissione nei confronti della Polonia nel 2017 e dal Parlamento europeo nei confronti dell’Ungheria nel 2018, al fine di accertare l’esistenza di un evidente rischio di violazione grave dei valori dell’Unione. La Commissione ha aggiornato il Consiglio in merito agli ultimi sviluppi nei settori oggetto delle proposte motivate sia nel 2020 sia nel 2021.

Proteggere il bilancio dell’UE

Il regolamento del 2020 su un regime generale di condizionalità per la protezione del bilancio dell’UE garantisce che l’UE sia maggiormente in grado di affrontare le violazioni dei principi dello Stato di diritto che incidono sul bilancio dell’UE. Unitamente ad altri strumenti già operativi, garantisce che ogni euro arrivi là dove è necessario e crei valore aggiunto per i cittadini.

Dall’entrata in vigore del regolamento nel gennaio 2021, la Commissione ha monitorato la situazione in tutti gli Stati membri e ha raccolto le informazioni pertinenti. Una delle fonti di informazione che la Commissione può utilizzare per individuare e valutare le violazioni dei principi dello Stato di diritto a norma di tale regolamento è la sua relazione sullo Stato di diritto. Confluiscono inoltre nell’analisi della Commissione le decisioni della Corte di giustizia, le relazioni della Corte dei conti europea e le conclusioni delle pertinenti organizzazioni internazionali. La Commissione sta elaborando una serie di orientamenti per chiarire alcuni elementi connessi al funzionamento del regolamento in esame.

Coinvolgere i cittadini

In ottobre il Parlamento e il Consiglio hanno adottato un emendamento del regolamento di Aarhus che rafforzerà la capacità della società civile dell’UE e del grande pubblico di controllare le decisioni che incidono sull’ambiente. Le organizzazioni della società civile possono chiedere alle istituzioni dell’UE di rivedere le loro azioni per garantire una migliore protezione dell’ambiente e un’azione per il clima più efficace.

Nel 2021 la Commissione ha risposto a due iniziative dei cittadini europei, ciascuna delle quali sostenuta da oltre un milione di cittadini dell’UE. Per il «Minority SafePack», riguardante la diversità culturale e linguistica, la Commissione ha delineato un’azione di follow-up non legislativa, mentre per l’iniziativa «End the Cage Age» ha annunciato l’intenzione di proporre prima del 2024 l’eliminazione graduale delle gabbie per alcuni animali d’allevamento. A seguito dell’iniziativa «Right2Water» del 2014, in gennaio è entrata in vigore la direttiva riveduta sull’acqua potabile e, facendo seguito all’iniziativa «Vietare il glifosato» del 2017, in marzo è diventato applicabile il regolamento relativo alla trasparenza e alla sostenibilità dell’analisi del rischio dell’Unione nella filiera alimentare. Nel 2021 sono state registrate 11 nuove iniziative.

Nel 2021 la Commissione ha avviato 116 consultazioni pubbliche e ha ricevuto 757 315 contributi, oltre a 104 771 risposte ad altre opportunità di feedback (ad esempio tabelle di marcia e progetti di atti). La Commissione ha inoltre risposto a tutti i 283 suggerimenti finora ricevuti sul portale «Di’ la tua: semplifica!». I suggerimenti pertinenti sono presi in considerazione dalla piattaforma Fit for Future, un gruppo di esperti ad alto livello, in fase di elaborazione del suo programma di lavoro annuale. Il gruppo è composto da rappresentanti delle autorità nazionali, regionali e locali degli Stati membri, del Comitato economico e sociale europeo, del Comitato europeo delle regioni, e dai portatori di interessi che rappresentano le imprese e le organizzazioni non governative. La rete dei rappresentanti per le PMI fornisce contributi ed è rappresentata nelle riunioni plenarie del gruppo.

Migrazione e asilo

In settembre la Commissione ha adottato la prima relazione sullo stato di avanzamento del nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, un anno dopo la sua adozione avvenuta nel settembre 2020. La Commissione ha osservato che, fino a quando non sarà attuata una riforma globale del sistema dell’UE in materia di asilo e immigrazione, l’UE continuerà ad essere più vulnerabile e meno preparata a reagire all’evoluzione delle circostanze.

In febbraio la Commissione ha presentato al Consiglio la prima valutazione fattuale della cooperazione con i paesi partner in materia di riammissione, come previsto dal codice dei visti riveduto e nell’ambito dell’approccio globale alla politica migratoria delineato nel nuovo patto sulla migrazione e l’asilo. La prima valutazione è stata accompagnata da una comunicazione che illustra in che modo l’UE intende rafforzare la cooperazione in materia di rimpatrio e riammissione.

In aprile 2021 la Commissione ha adottato la prima strategia dell’UE sui rimpatri volontari e la reintegrazione, volta ad aumentare la percentuale di rimpatri volontari, il che contribuisce a garantire un approccio umano e dignitoso al rimpatrio e a migliorare la cooperazione con i paesi partner in tema di riammissione. Allo stesso tempo, la reintegrazione aiuta i rimpatriati sia degli Stati membri dell’UE sia dei paesi terzi a cogliere le opportunità offerte nel loro paese di origine, a contribuire allo sviluppo della comunità e a creare fiducia nel sistema migratorio.

La strategia fornisce strumenti e orientamenti per migliorare la sostenibilità dei rimpatri aumentando la cooperazione nei paesi partner. Unitamente a tale strategia, la Commissione ha istituito il quadro dell’UE sulla consulenza in materia di rimpatrio e uno strumento di assistenza alla reintegrazione che stabilisce (per gli Stati membri) i requisiti per la creazione di strutture di consulenza in materia di rimpatrio. Sono previsti il fabbisogno di risorse umane e i finanziamenti, insieme all’uso dello strumento di riferimento che consente il flusso sicuro di informazioni tra i consulenti in materia di rimpatrio e i prestatori di servizi di reintegrazione.

A seguito dei tentativi della Bielorussia di destabilizzare l’UE e i suoi Stati membri agevolando la migrazione irregolare e della decisione di sospendere l’accordo UE-Bielorussia relativo alla riammissione, in settembre la Commissione ha proposto di sospendere alcune disposizioni dell’accordo con la Bielorussia relativo alla facilitazione del rilascio dei visti, che riguardano tuttavia solo i funzionari governativi e non i comuni cittadini bielorussi. Il Consiglio ha adottato la proposta della Commissione in novembre.

La Commissione, dopo aver esaminato le esigenze finanziarie e operative di Lettonia, Lituania e Polonia, rende disponibili ulteriori 200 milioni di euro per la gestione delle frontiere, segnatamente in risposta alla strumentalizzazione dei migranti avallata dallo Stato alle frontiere esterne dell’UE. Nel contempo ha intensificato il dialogo con i pertinenti paesi terzi per avvertirli della situazione e garantire che intervengano per impedire che i propri cittadini cadano nella trappola organizzata dalle autorità bielorusse.

Le attività della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, sono state illustrate in una comunicazione congiunta dal titolo «Rispondere alla strumentalizzazione dei migranti avallata dallo Stato alle frontiere esterne dell’UE», adottata il 23 novembre.

Il 1º dicembre la Commissione ha presentato una proposta per consentire agli Stati membri dell’UE maggiormente interessati dal fenomeno di adattare temporaneamente i loro sistemi di asilo alle nuove realtà. Per aiutare le persone vulnerabili bloccate in Bielorussia, la Commissione aveva mobilitato 700 000 euro di finanziamenti umanitari entro la fine dell’anno ed è pronta a fornire fondi aggiuntivi. L’UE erogherà inoltre fino a 3,5 milioni di euro per sostenere i rimpatriati volontari provenienti dalla Bielorussia. Inoltre, il personale di agenzie dell’UE, quali l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, l’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo (ex Ufficio europeo di sostegno per l’asilo) e l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto, già attivo negli Stati membri interessati, è pronto a essere impiegato alle frontiere esterne per assistere gli Stati membri dell’UE in caso di necessità. Al fine di fornire un quadro permanente, il 14 dicembre la Commissione ha adottato una proposta di modifica del codice frontiere Schengen, unitamente a una proposta di regolamento per affrontare le situazioni di strumentalizzazione.

La lotta alla tratta di esseri umani

L’infografica presenta dati sulla tratta di esseri umani.

Il 72% delle vittime di tratta è costituito da donne e ragazze e il 23% da uomini e ragazzi (il sesso del 5 % delle vittime è sconosciuto). Circa la metà delle vittime è costituita da cittadini dell’UE. Il 60% delle vittime è oggetto di tratta a fini di sfruttamento sessuale, il 15% a fini di sfruttamento della manodopera.

In aprile la Commissione ha adottato la strategia dell’UE per la lotta alla tratta di esseri umani, che prevede un approccio globale che va dalla prevenzione alla protezione delle vittime fino all’azione penale e alla condanna dei trafficanti. La strategia comprende iniziative giuridiche, politiche e operative in quattro settori: ridurre la domanda che alimenta la tratta per tutte le forme di sfruttamento; smantellare il modello di business dei trafficanti; proteggere, sostenere ed emancipare le vittime, con particolare attenzione alle donne e ai minori, e tenere conto della dimensione internazionale. La coordinatrice anti-tratta dell’UE, di recente nomina, è operativa dal 1º luglio 2021.

In settembre la Commissione ha adottato il piano d’azione rinnovato dell’UE contro il traffico di migranti (2021-2025). Il piano d’azione stabilisce misure finalizzate a contrastare e prevenire il traffico di migranti e a garantire la piena tutela dei diritti fondamentali dei migranti. Propone inoltre di estendere le misure restrittive e di rafforzare le sanzioni penali nei confronti dei trafficanti e presenta misure volte a prevenire lo sfruttamento dei migranti e a migliorare le conoscenze riguardo al traffico dei migranti. Il piano d’azione tiene conto del ruolo crescente degli attori statali che facilitano la migrazione irregolare e utilizzano le persone per esercitare pressione alle frontiere esterne a fini politici, come osservato nel 2021 alla frontiera dell’UE con la Bielorussia. La Commissione ha inoltre presentato misure atte a migliorare l’efficacia della direttiva sulle sanzioni ai datori di lavoro, con cui si mira a sanzionare i datori di lavoro che assumono persone prive del diritto di rimanere nell’UE, a tutelare i diritti dei migranti irregolari e a prevedere ispezioni. Le misure saranno attuate nel 2022.

In novembre la Commissione e l’alto rappresentante hanno proposto misure volte a prevenire e a limitare le attività degli operatori di trasporto che praticano o facilitano il traffico o la tratta di esseri umani verso l’UE. Questo permetterà all’UE di aggiungere un nuovo strumento a quelli già a disposizione per sostenere gli Stati membri nel far fronte alla migrazione irregolare e alla tratta di esseri umani.

Proteggere chi ne ha bisogno

La Commissione ha continuato ad adoperarsi per migliorare la gestione della migrazione e le condizioni di accoglienza e di vita dei migranti, in particolare in Grecia. Ha aumentato il sostegno alle autorità nazionali tramite la task force per la gestione della migrazione, istituita nel 2020 per migliorare le condizioni di accoglienza e di vita dei migranti a Lesbo e nelle isole dell’Egeo settentrionale. Il primo nuovo centro di accoglienza e identificazione a Samos, inaugurato in settembre, è stato seguito da nuovi centri a Kos e Leros nel mese di novembre. Nuovi centri apriranno a Chios e Lesbo nel 2022. La Commissione ha erogato 276 milioni di euro alla Grecia per costruire questi cinque centri.

Inoltre la Commissione facilita e coordina la ricollocazione di diversi gruppi di migranti provenienti da Grecia, Italia e Malta verso gli Stati membri dell’UE che si sono impegnati ad accoglierli. A seguito del notevole impegno profuso dalle organizzazioni coinvolte e della solidarietà dimostrata dagli Stati membri con il sostegno della Commissione, oltre 4 600 persone sono state ricollocate dalla Grecia verso altri Stati membri nel 2020 e nel 2021 e circa 3 000 erano state ricollocate dall’Italia e da Malta tra il 2018 e la fine del 2021.

In luglio la Commissione ha avviato un pledging exercise (ciclo di impegni) per il reinsediamento e l’ammissione umanitaria nel periodo 2021-2022. In totale, gli Stati membri si sono impegnati ad offrire 60 000 posti di reinsediamento e di ammissione umanitaria per le regioni e i paesi prioritari e per gli afghani a rischio. L’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo mette a disposizione degli Stati membri un sostegno finanziario e operativo affinché possano attuare i loro impegni.

Ylva Johansson e Notis Mitarachi indossano mascherine e cuffie radio all’interno di un elicottero.
Ylva Johansson, commissaria europea per gli Affari interni (a destra), e Notis Mitarachi, ministro greco per la Migrazione e l’asilo, durante una visita a Lesbo, Grecia, 29 marzo 2021. Ylva Johansson ha inoltre visitato i centri di accoglienza di Lesbo e Samos e ha valutato i progressi compiuti nella realizzazione delle nuove strutture di accoglienza per i richiedenti asilo e i migranti.

In giugno è stato raggiunto un accordo sul nuovo mandato dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, entrato in vigore all’inizio del 2022, quando è diventato l’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo. L’obiettivo del nuovo mandato è fornire all’Agenzia un solido quadro giuridico, operativo e pratico, in modo che disponga dei mezzi per assistere gli Stati membri e aiutarli a rafforzare i loro sistemi di asilo e di accoglienza. Nel 2021 l’Ufficio ha esteso la sua attività di assistenza per includervi la Spagna, la Lettonia e la Lituania (che si uniscono a Grecia, Italia, Cipro e Malta).

Migrazione irregolare in cifre

Tra gennaio e novembre 2021 sono stati circa 182 600 i migranti irregolari su tutte le rotte, rispetto ai 114 400 nello stesso periodo del 2020 (e ai 125 100 nel corso dell’intero anno) e ai poco meno di 127 000 nello stesso periodo del 2019 (141 700 in tutto l’anno).

Rafforzare il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo in Grecia

Con il sostegno della Commissione europea, la Grecia ha potuto realizzare alloggi gestiti dallo Stato per i richiedenti asilo vulnerabili, sulla base del programma delle Nazioni Unite di sostegno di emergenza per l’alloggio e l’integrazione. Nel 2019 la Grecia ha accettato di rilevare la gestione della rete di alloggi rientranti in tale programma. Si è trattato di un compito vastissimo, che richiede quotidianamente una consulenza tecnica sul campo. La Commissione ha fornito assistenza tecnica, finanziata dal programma di sostegno alle riforme strutturali/strumento di sostegno tecnico dell’UE. Il personale del ministero della Migrazione e dell’asilo ha beneficiato di consulenze per sviluppare capacità e può ora fare affidamento su procedure interne rapide e su un quadro efficace di leggi e norme per gestire il sistema di accoglienza e monitorare le condizioni.

In base ai dati dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, a partire da novembre 2021, a seguito dell’allentamento delle misure relative alla COVID-19, il numero complessivo di attraversamenti irregolari di tutte le frontiere esterne dell’UE ha registrato una tendenza al rialzo (+ 60 % rispetto allo stesso periodo del 2020), con un picco significativo sulle rotte del Mediterraneo centrale e dei Balcani occidentali.

Nel 2021 si è inoltre registrato un aumento degli attraversamenti irregolari della Manica. Gli Stati membri costieri dell’UE e il Regno Unito attuano già una cooperazione a livello pratico e operativo, in particolare per contrastare le reti di trafficanti, come previsto dall’accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione tra l’UE e il Regno Unito (si veda la dichiarazione politica comune sull’asilo e i rimpatri). Inoltre, gli Stati membri sono sostenuti dalle agenzie dell’UE, tra cui l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale e l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto. In particolare, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera ha avviato l’operazione congiunta «Opal Coast» per sostenere la Francia nell’ambito della sorveglianza aerea, al fine di combattere i trafficanti di esseri umani e prevenire la perdita di vite umane in mare.

Il grafico presenta dati sugli attraversamenti illegali delle frontiere verso l’UE lungo le principali rotte del Mediterraneo.

Sulle tre rotte principali (Mediterraneo occidentale, Mediterraneo centrale e Mediterraneo orientale) gli attraversamenti illegali delle frontiere hanno registrato una tendenza ripetitiva dal 2014, con picchi annui verso la fine dell’estate che generalmente non superano i 50000 attraversamenti mensili. Tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 si è registrato un picco significativo sulla rotta orientale, con un livello massimo di circa 230000 attraversamenti illegali nell’ottobre 2015. Va osservato che la rotta del Mediterraneo occidentale comprende la rotta atlantica dall’Africa occidentale.

Il Mediterraneo centrale rimane la rotta migratoria che presenta la più alta mortalità, con oltre 20 000 morti e persone scomparse registrate dal 2014. Nel 2021 sono stati dichiarati morti o dispersi durante l’attraversamento lungo la rotta del Mediterraneo e dell’Africa occidentale 2 819 migranti, rispetto ai 2 325 nel 2020.

Guardia di frontiera e costiera europea

Progressi tangibili sono stati compiuti con l’attuazione del regolamento relativo alla guardia di frontiera e costiera europea del 2019 e il nuovo mandato dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (nota anche come Frontex) mediante il primo dispiegamento del corpo permanente della guardia di frontiera e costiera europea il 1º gennaio 2021, che ha visto i primi membri del personale portare la divisa dell’UE.

Si prevede che l’impiego del corpo permanente aumenti la capacità dell’Agenzia di sostenere gli Stati membri in tutti i settori operativi, comprese le attività connesse al rimpatrio.

L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera impiega, in media, 2 000 agenti della guardia di frontiera e costiera alle frontiere esterne dell’Unione europea, in stretta collaborazione con gli Stati membri. L’Agenzia ha inoltre rafforzato in modo significativo il suo quadro dei diritti fondamentali, come previsto dal regolamento relativo alla guardia di frontiera e costiera europea, nominando un nuovo responsabile dei diritti fondamentali e reclutando i primi osservatori dei diritti fondamentali.

Attuazione del piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione

Nel 2021 l’UE ha continuato ad attuare il piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione 2021-2027, incentrato su istruzione e formazione, occupazione e competenze, servizi sanitari e alloggi. Tra le nuove misure adottate nel 2021 figura il partenariato avviato in marzo tra la Commissione e il Comitato europeo delle regioni per rafforzare la cooperazione con le città, le regioni e le zone rurali dell’UE e sostenerle nel loro lavoro volto ad aiutare i migranti a integrarsi.

Pacchetto sulle competenze e sui talenti

Nell’ambito del nuovo patto sulla migrazione e l’asilo 2020, nel giugno 2021 è stata lanciata l’iniziativa del partenariato volto ad attirare talenti per intensificare le relazioni con i principali paesi partner in materia di migrazione facendo combaciare le esigenze del mercato del lavoro dell’UE con le competenze dei lavoratori di tali paesi. I partenariati saranno aperti agli studenti, ai laureati e ai lavoratori di tutti i livelli di competenza, al fine di offrire percorsi sicuri e legali alla migrazione. Forniranno inoltre opportunità di istruzione e formazione professionale e sostegno all’integrazione dei migranti rimpatriati.

Spazio Schengen

In giugno la Commissione ha adottato una strategia verso uno spazio Schengen pienamente funzionante e resiliente, accompagnata da una proposta di revisione del meccanismo di valutazione e monitoraggio Schengen. Ha proposto azioni in tre settori: gestione efficace delle frontiere esterne dell’UE; misure volte a compensare l’assenza di controlli alle frontiere interne; e una solida governance (valutazione, monitoraggio e preparazione).

La strategia comprende iniziative finalizzate a uno spazio Schengen più forte e completo, sulla base degli insegnamenti tratti negli ultimi cinque anni, compreso il periodo della pandemia di COVID-19. Fa il punto sui progressi compiuti nell’attuazione di uno dei sistemi di gestione delle frontiere alle frontiere esterne dell’UE più avanzati al mondo dal punto di vista tecnologico e prevede ulteriori iniziative in questo settore. Pone inoltre l’accento sulle misure volte a rafforzare Schengen a livello interno, ad esempio intensificando la cooperazione giudiziaria e di polizia. Propone infine di estendere lo spazio Schengen senza controlli alle frontiere interne includendo la Bulgaria, la Croazia e la Romania, che stanno attuando la maggior parte delle norme Schengen senza tutti i benefici derivanti dall’appartenenza allo spazio Schengen (insieme a Cipro, una volta completato con successo il processo di valutazione Schengen attualmente in corso).

La proposta di riforma del meccanismo di valutazione e monitoraggio Schengen mira a rendere tale meccanismo più efficace, efficiente e rapido, ad accrescerne l’orientamento politico e a renderlo idoneo allo scopo. È attualmente in fase di negoziazione in seno al Consiglio e la Commissione sta facendo del suo meglio per facilitare il regolare avanzamento del processo.

Il 14 dicembre la Commissione ha adottato una proposta di modifica del codice frontiere Schengen. L’obiettivo è garantire che i controlli alle frontiere interne siano introdotti solo in ultima istanza, tenendo conto nel contempo del diritto degli Stati membri di procedere in tal senso in circostanze eccezionali. La proposta affronta inoltre le sfide derivanti dalla strumentalizzazione della migrazione irregolare. Contemporaneamente è stata adottata un’altra proposta per affrontare le situazioni di strumentalizzazione nel settore della migrazione e dell’asilo.

Sono stati compiuti ulteriori progressi verso la realizzazione di un’architettura informatica comune per l’UE, con nuovi sistemi interconnessi per la gestione delle frontiere, la migrazione e l’applicazione della legge. Una volta attuata, l’interoperabilità offrirà la garanzia che tutti i sistemi informatici dialoghino tra loro e che le autorità nazionali dispongano di informazioni complete e accurate, nel pieno rispetto delle norme in materia di protezione dei dati.

Questioni connesse alla sicurezza

Alla luce delle minacce alla sicurezza transfrontaliere e intersettoriali nuove e sempre più complesse che continuano ad emergere, l’UE deve intensificare la cooperazione e il coordinamento nel più ampio settore della sicurezza. La pandemia di COVID-19 ha messo alla prova la resilienza delle infrastrutture critiche europee e dei suoi sistemi di preparazione alle crisi e di gestione delle crisi. Nel 2021 l’UE ha continuato ad attuare la strategia 2020 per l’Unione della sicurezza, volta a proteggere tutti i cittadini dell’UE e a promuovere il nostro stile di vita europeo, con nuove iniziative in tema di terrorismo e radicalizzazione, criminalità organizzata, cibersicurezza e minacce ibride.

Prevenire e contrastare il terrorismo e la radicalizzazione

Il regolamento volto a contrastare la diffusione di contenuti terroristici online è entrato in vigore il 7 giugno 2021 e sarà pienamente applicabile un anno dopo. Il regolamento consentirà agli Stati membri di inviare ordini di rimozione a prestatori di servizi di hosting che offrono servizi nell’UE. Gli Stati membri potranno inoltre rimuovere entro un’ora il materiale che incita o sostiene i reati di terrorismo, promuove le attività di gruppi terroristici o fornisce istruzioni o tecniche per commettere tali reati.

Il regolamento prevede inoltre salvaguardie che rafforzeranno la responsabilità e la trasparenza in merito alle misure attuate per la rimozione di contenuti terroristici e che tuteleranno contro l’erronea rimozione di contenuti legittimi online. Mette in atto misure volte a garantire la protezione dei diritti e delle libertà fondamentali, compresa l’esenzione del materiale divulgato a fini educativi, giornalistici, artistici o di ricerca.

Nel 2021 il Forum dell’UE su internet — una piattaforma presieduta dalla Commissione che riunisce gli Stati membri e le imprese tecnologiche per discutere dell’uso di internet da parte dei terroristi e contrastare gli abusi sessuali di minori online — ha presentato un pacchetto di conoscenze su gruppi, simboli e manifesti vietati dell’estremismo violento di destra per aiutare le piattaforme online a monitorare i contenuti.

In luglio la Commissione europea ha presentato un ambizioso pacchetto di proposte legislative nell’intento di rafforzare le norme dell’UE in materia di riciclaggio di denaro e contrasto al finanziamento del terrorismo. Il pacchetto comprende una proposta volta a istituire una nuova autorità dell’UE per la lotta al riciclaggio di denaro, con l’obiettivo di migliorare l’individuazione di operazioni e attività sospette e di colmare le lacune sfruttate dai criminali per riciclare proventi illeciti o finanziare attività terroristiche attraverso il sistema finanziario.

Le misure migliorano notevolmente il quadro dell’UE esistente, adeguandolo alle sfide nuove ed emergenti connesse all’innovazione tecnologica, tra cui le valute virtuali, la maggiore integrazione dei flussi finanziari nel mercato unico e la natura globale delle organizzazioni terroristiche. Le proposte contribuiranno inoltre a creare un quadro molto più coerente in tutta l’UE, con norme direttamente applicabili quali un limite di 10 000 euro a livello dell’UE per i pagamenti in contanti di importo elevato. In tal modo gli operatori soggetti alle norme in materia di antiriciclaggio e contrasto del finanziamento del terrorismo, in particolare se attivi a livello transfrontaliero, potranno conformarsi più facilmente a tali norme.

Alla luce degli sviluppi in Afghanistan, il coordinatore antiterrorismo ha elaborato un piano d’azione per la lotta al terrorismo in Afghanistan di concerto con la presidenza del Consiglio, la Commissione, il servizio europeo per l’azione esterna e le pertinenti agenzie dell’UE.

Lotta contro la criminalità organizzata e transfrontaliera

In aprile la Commissione ha pubblicato la strategia dell’UE per la lotta alla criminalità organizzata, che definisce azioni volte a intensificare la cooperazione tra le autorità di contrasto e quelle giudiziarie; garantire indagini efficaci per smantellare le strutture della criminalità organizzata; eliminare i profitti generati dalla criminalità organizzata; e rendere le autorità di contrasto e gli organi giudiziari pronti per l’era digitale. La Commissione ha inoltre proposto misure per consentire agli Stati membri di avvalersi appieno della piattaforma multidisciplinare europea di lotta alle minacce della criminalità.

Nel corso del 2021 la Commissione ha intensificato le azioni volte a garantire un migliore controllo delle armi da fuoco nell’UE e nei paesi vicini. La Commissione ha adottato misure che consentiranno agli Stati membri di migliorare l’accesso alle informazioni necessarie per approvare le richieste di acquisizione o detenzione di talune armi da fuoco (attualmente gli Stati membri non sono sistematicamente informati delle domande di porto d’armi respinte altrove nell’UE). La relazione sull’applicazione pubblicata in ottobre ha evidenziato gli effetti positivi delle vigenti normative dell’UE, che prevedono in particolare il divieto delle armi da fuoco più pericolose e prevengono la conversione illecita di armi in armi da fuoco letali. Ha inoltre individuato le carenze ancora presenti, che richiedono l’avvio di 76 procedure di infrazione, nonché i settori in cui è necessario un ulteriore miglioramento, come la digitalizzazione della carta europea d’arma da fuoco e un controllo più rigoroso dell’acquisizione e della detenzione di modelli per la stampa 3D di armi.

L’infografica presenta dati sulle attività criminali nell’UE.

Le reti criminali svolgono un’ampia gamma di attività riguardanti gli stupefacenti, i reati organizzati contro il patrimonio, il traffico di migranti, la tratta di esseri umani e la criminalità informatica. Si infiltrano nell’economia legale e quasi il 70 % è coinvolto in attività di riciclaggio di denaro, quasi il 60 % in corruzione e oltre l’80 % opera attraverso strutture commerciali legali. Operano attraverso le frontiere e il 65 % dei gruppi criminali è composto da più nazionalità. Si sono adattate rapidamente alla pandemia: sono state individuate offerte truffaldine di 1,1 miliardi di dosi di vaccino per un prezzo totale di 15,4 miliardi di euro

A seguito della sua comunicazione del 2020 sulla digitalizzazione della giustizia, nel mese di dicembre la Commissione ha presentato un pacchetto di iniziative per modernizzare i sistemi giudiziari nell’UE e accelerare la cooperazione giudiziaria transfrontaliera in materia civile, commerciale e penale. Il pacchetto comprende tre proposte:

  • un regolamento volto a migliorare la comunicazione digitale transfrontaliera tra le autorità giudiziarie e a garantire l’accesso alla giustizia in materia civile, commerciale e penale;
  • una modifica del regolamento Eurojust al fine di creare una base giuridica per lo svolgimento di udienze in videoconferenza e rafforzare il coordinamento e la cooperazione riguardo ai reati di terrorismo tra le autorità nazionali responsabili delle indagini e dell’azione penale;
  • un regolamento volto a istituire una piattaforma di collaborazione per aumentare l’efficienza e l’efficacia delle indagini e delle azioni penali condotte da squadre investigative comuni nei casi transfrontalieri.

Queste iniziative mirano a dare un riscontro tangibile all’ambizione della Commissione di creare uno spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia realmente efficiente e resiliente.

Didier Reynders pronuncia un discorso davanti a un manifesto del quadro di valutazione UE della giustizia.
Didier Reynders, commissario europeo per la Giustizia, presenta il quadro di valutazione UE della giustizia 2021, che valuta l’efficienza, la qualità e l’indipendenza dei sistemi giudiziari in tutti gli Stati membri, Bruxelles, Belgio, 8 luglio 2021. Nel corso dell’anno il quadro di valutazione era incentrato sulla digitalizzazione della giustizia, che ha consentito il funzionamento dei tribunali durante la pandemia di COVID-19 e ha reso i sistemi giudiziari più accessibili ed efficienti.

Nel 2021 la Commissione ha proseguito i negoziati con vari paesi, tra cui Israele, Nuova Zelanda e Turchia, sullo scambio di dati personali tra l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto e le loro autorità competenti.

La Procura europea è diventata operativa il 1º giugno 2021. Entro la fine dell’anno aveva avviato oltre 500 indagini sulle frodi che ledono gli interessi finanziari dell’UE, con un danno totale per il bilancio dell’UE stimato a 5 miliardi di euro.

Nel 2021 una task force dell’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto, composta da rappresentanti di Belgio, Germania, Spagna, Croazia e Paesi Bassi, ha smantellato una banda di trafficanti d’armi che aveva inondato l’Europa di armi da fuoco convertite illegalmente. Sono state arrestate 18 persone e sequestrate 350 armi. L’azione è stata condotta nel quadro della piattaforma multidisciplinare europea di lotta alle minacce della criminalità.

A seguito delle proposte, presentate nel 2020, di revisione del mandato dell’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto, in dicembre la Commissione ha proposto un codice di cooperazione di polizia dell’UE per intensificare la cooperazione tra le autorità di contrasto negli Stati membri e dotare gli agenti di polizia dell’UE di strumenti più moderni per lo scambio di informazioni. Il codice, che include una raccomandazione sulla cooperazione operativa di polizia e nuove regole sulla condivisione delle informazioni, contribuirà a migliorare le operazioni congiunte oltre frontiera, fornirà canali e tempi chiari per lo scambio di informazioni e assegnerà all’Agenzia un ruolo più incisivo.

Inoltre, le norme rivedute sullo scambio automatizzato di determinate categorie di dati contribuiranno a stabilire in maniera molto più efficiente i collegamenti tra i reati perpetrati nell’UE. Ciò contribuirà a colmare le lacune informative, rafforzare la prevenzione, l’individuazione e l’investigazione dei reati nell’UE e a promuovere la sicurezza per tutti in Europa. Il pacchetto sulla cooperazione di polizia comprende tre proposte legislative: una raccomandazione del Consiglio sulla cooperazione operativa di polizia; una direttiva sullo scambio di informazioni tra le autorità di contrasto degli Stati membri; e un regolamento relativo a un meccanismo di scambio automatizzato di dati per la cooperazione di polizia («Prüm II»)

Margaritis Schinas gesticola mentre parla dal podio.
Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione europea responsabile della Promozione dello stile di vita europeo, alla conferenza stampa sul codice di cooperazione di polizia dell’UE, Bruxelles, Belgio, 8 dicembre 2021.

Unitamente al pacchetto antiriciclaggio, la Commissione ha presentato una proposta per consentire alle autorità di contrasto di accedere ai futuri registri interconnessi dei conti bancari. Ciò consentirà alle autorità di contrasto di individuare rapidamente se un indagato detiene conti bancari in altri Stati membri, contribuendo in tal modo alle indagini finanziarie e al recupero dei beni nei casi transfrontalieri.

Gestione delle crisi

Protezione civile

Janez Lenarčič parla a un giornalista, con sullo sfondo una foresta e veicoli di emergenza.
Janez Lenarčič, commissario europeo per la Gestione delle crisi (a destra), ha visitato alcune unità di vigili del fuoco nella zona di Oinoi e il centro rescEU durante un viaggio in Grecia, 25 agosto 2021.

La pandemia di COVID-19 ha evidenziato la necessità di un meccanismo unionale di protezione civile più forte, che consenta una risposta più rapida ed efficace alle grandi emergenze. Nel maggio 2021 è entrata in vigore una nuova normativa che fornisce all’UE strumenti migliori per far fronte alle catastrofi che colpiscono contemporaneamente diversi paesi. L’UE ha inoltre aumentato i fondi destinati al sostegno della protezione civile per gli sforzi di risposta degli Stati membri dell’UE.

Insieme ai suoi Stati membri, l’UE ha continuato a sviluppare la riserva medica di rescEU, costituita da dispositivi medici e di protezione. Ha inoltre continuato a rafforzare la flotta di aerei ed elicotteri antincendio rescEU per integrare le capacità nazionali. In futuro ulteriori risorse di rescEU saranno disponibili per rispondere agli incidenti chimici, biologici, radiologici e nucleari. Allo stesso tempo l’UE offrirà un sostegno finanziario significativo per rafforzare le misure di prevenzione e preparazione che riducono il rischio di catastrofi e aiutano le comunità a diventare più resilienti alle diverse crisi.

Nel 2021 il meccanismo unionale di protezione civile ha ricevuto un numero record di richieste di assistenza. Delle 114 richieste pervenute, il 61 % riguardava la pandemia di COVID-19.

Visti i cambiamenti climatici che colpiscono già ogni parte del mondo, l’estate del 2021 ha consentito di intravedere come potrebbero essere le future estati in Europa. Nel 2021 la stagione degli incendi boschivi è stata caratterizzata da una delle più imponenti mobilitazioni in Europa del meccanismo unionale di protezione civile degli ultimi dieci anni, nonché da un numero mai registrato prima di interventi simultanei del meccanismo per combattere gli incendi boschivi.

In risposta agli incendi boschivi che hanno colpito il Mediterraneo e i Balcani occidentali, l’UE ha inviato una flotta di 16 aerei e quattro elicotteri, più di 290 veicoli e oltre 1 300 operatori di primo intervento in Albania, Algeria, Cipro, Grecia, Italia, Macedonia del Nord e Turchia attraverso il meccanismo unionale di protezione civile. Un contributo alle operazioni di emergenza è venuto dallo spazio, grazie al servizio di gestione delle emergenze di Copernicus, che ha prodotto mappe aggiornate delle zone colpite. Solo nel 2021 il servizio di mappatura rapida del satellite Copernicus ha prodotto oltre 580 mappe di aree in tutto il mondo.

Due escavatori all’opera per liberare una strada dai detriti e dai danni provocati dall’acqua.
Le conseguenze delle inondazioni a Pepinster, Belgio, 17 luglio 2021.

Quando in luglio inondazioni devastanti hanno colpito diverse zone dell’Europa, l’UE ha coordinato l’invio in Belgio di battelli di salvataggio, elicotteri e oltre 150 soccorritori provenienti da Francia, Italia e Austria. Il sistema europeo di allarme inondazioni di Copernicus ha allertato le autorità in merito ai rischi di alluvione prima che si verificasse l’emergenza e il servizio di mappatura rapida è stato attivato da Belgio, Germania, Paesi Bassi e Svizzera per sostenere gli operatori di primo intervento.

Nel corso dell’intero 2021 l’UE ha inoltre fornito un sostegno salvavita alle persone colpite da catastrofi in tutto il mondo, tra cui in Guinea a seguito di un focolaio di Ebola, ad Haiti dopo il terremoto e nella Repubblica democratica del Congo dopo un’eruzione vulcanica. In risposta agli sviluppi intervenuti in Afghanistan, l’UE, attraverso il suo meccanismo unionale di protezione civile, ha coordinato il rimpatrio dei cittadini dell’UE e di altre persone vulnerabili.

Lotta contro gli abusi sessuali e lo sfruttamento sessuale dei minori

In luglio l’UE ha adottato un regolamento relativo a una deroga temporanea alle disposizioni in materia di riservatezza delle comunicazioni e dei dati di traffico contenute nelle norme che disciplinano la riservatezza delle comunicazioni elettroniche. Tale provvedimento rientra nelle otto misure della strategia dell’UE per una lotta più efficace contro gli abusi sessuali su minori volta a definire una risposta globale a tali reati. La strategia è incentrata sul sostegno alle iniziative di prevenzione quale mezzo per impedire in primo luogo che i minori diventino vittime, sull’assistenza alle vittime e sul sostegno alle autorità di contrasto per garantire che le vittime siano soccorse rapidamente dagli abusi in corso e che gli autori dei reati siano arrestati.

Panoramica dei partecipanti al Parlamento europeo.
La prima riunione dei panel europei di cittadini, dal 17 al 19 settembre 2021. Fonte: EP, Brigitte Hase

Conferenza sul futuro dell’Europa

Nel 2021 la Conferenza sul futuro dell’Europa ha posto al centro del dibattito i cittadini, per condividere le loro idee e contribuire a plasmare il nostro futuro comune.

Nel mese di marzo il Parlamento europeo, la presidenza portoghese del Consiglio dell’Unione europea e la Commissione europea hanno concordato una dichiarazione comune sulla Conferenza sul futuro dell’Europa. Alla Conferenza sovrintende un comitato esecutivo, composto da rappresentanti delle tre istituzioni e da osservatori, anche dei parlamenti nazionali, coadiuvato dal segretariato comune. Il Parlamento ha ospitato l’evento inaugurale a Strasburgo il 9 maggio (Giornata dell’Europa).

Grazie alla piattaforma online e agli eventi dal vivo, cui è possibile partecipare sia da remoto che in presenza, i cittadini, i responsabili politici, le autorità locali, regionali e nazionali, i rappresentanti della società civile e le parti sociali di tutta l’UE si incontrano e si scambiano idee su un’ampia gamma di argomenti. Le discussioni vertono su nove tematiche, tra cui i cambiamenti climatici e l’ambiente, la salute, la migrazione e l’istruzione, anche se sono possibili contributi su qualsiasi altro argomento che interessi i cittadini. Le persone interagiscono tramite la piattaforma, disponibile nelle 24 lingue ufficiali dell’UE. Attraverso di essa si scambiano informazioni sugli eventi della Conferenza, fanno proposte e approvano e commentano le idee altrui.

Nel mese di giugno, parallelamente alla sessione plenaria inaugurale (che è l’organo incaricato di discutere le raccomandazioni senza un esito prestabilito e senza limitare il campo di applicazione a settori d’intervento predefiniti), si è svolto a Lisbona, in Portogallo, e online, un evento dei cittadini europei che ha dato il via alla partecipazione dei cittadini. Vi hanno preso parte i 27 rappresentanti dei panel nazionali di cittadini o degli eventi nazionali (uno per Stato membro), la presidente del Forum europeo della gioventù, più di 50 cittadini selezionati per partecipare ai panel europei di cittadini della Conferenza e un gruppo di studenti Erasmus. I partecipanti hanno discusso delle loro aspettative riguardo alla Conferenza con i tre copresidenti del comitato esecutivo: Guy Verhofstadt, deputato del Parlamento europeo, Ana Paula Zacarias, sottosegretaria di Stato portoghese agli Affari europei e Dubravka Šuica, vicepresidente della Commissione.

La Conferenza sul futuro dell’Europa si compone di quattro panel europei di cittadini che trattano le varie tematiche della piattaforma online; ad ogni panel prendono parte circa 200 cittadini di tutti gli Stati membri dell’UE, di età diverse e provenienti da contesti diversi. I giovani rivestono un ruolo centrale nel plasmare il futuro del progetto europeo e partecipano attivamente alla Conferenza: un terzo di ciascun panel europeo di cittadini è costituito da persone di età compresa tra i 16 e i 25 anni. Ai panel europei di cittadini spetta un ruolo importante: vi si discutono le idee scaturite da eventi in tutta l’UE e le proposte presentate tramite la piattaforma della Conferenza e vengono formulate le raccomandazioni che saranno discusse nella plenaria della Conferenza.

Emmanuel Macron, António Costa, David Sassoli e Ursula von der Leyen riuniti sul palco per un dibattito.
Da sinistra a destra: il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro portoghese e presidente in carica del Consiglio dell’Unione europea António Costa, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen all’evento inaugurale della Conferenza sul futuro dell’Europa, Strasburgo, Francia, 9 maggio 2021. Fonte: EP, Eric Vidal

I panel europei di cittadini hanno dato il via alle loro deliberazioni a Strasburgo dal 17 al 19 settembre. Il primo panel a riunirsi è stato quello dedicato ad argomenti quali un’economia più forte, giustizia sociale, occupazione, trasformazione digitale, istruzione, gioventù, cultura e sport. Le discussioni hanno tratto spunto dai contributi dei cittadini pervenuti alla piattaforma online da tutta l’UE. Il panel incentrato su democrazia europea/valori, diritti, Stato di diritto e sicurezza ha concluso i suoi lavori e ha formulato progetti di raccomandazioni in vista della plenaria della Conferenza, tenutasi in modalità (in presenza e a distanza) a Firenze, in Italia, dal 10 al 12 dicembre. Nel 2021 si sono svolte, a Strasburgo e online, altre sette sessioni di panel su tutte le tematiche della Conferenza.

Il 23 ottobre la Conferenza si è riunita in seduta plenaria per discutere dei lavori dei panel europei di cittadini, dei contributi inviati alla piattaforma digitale multilingue, dei panel nazionali di cittadini e di altre manifestazioni.

Nel 2021 sono stati organizzati in totale 4 639 eventi in tutti gli Stati membri, cui hanno partecipato oltre 340 000 persone. Più di 41 000 persone si sono registrate sulla piattaforma digitale multilingue, dove hanno condiviso oltre 12 500 idee, formulato più di 18 000 commenti ed espresso il loro sostegno alle opinioni di altre persone più di 52 000 volte. Oltre 4,1 milioni di persone hanno visitato la piattaforma nel 2021. Tre panel europei di cittadini dovrebbero concludere i propri lavori nei mesi di gennaio e febbraio 2022. Sessioni plenarie della Conferenza sono previste per gennaio, marzo e aprile. La relazione finale del comitato esecutivo della Conferenza è attesa nella primavera del 2022.

Un lavoratore con indosso dispositivi di protezione attizza il fuoco in un altoforno.

Rafforzare l’economia

Ripresa economica dell’Europa

In un contesto di profonda incertezza, nel 2021 l’economia dell’UE ha registrato un netto recupero dopo la grave recessione provocata nel 2020 dalla pandemia. I risultati conseguiti dall’UE nell’attuare la campagna di vaccinazione contro la COVID-19 e nel mitigare l’impatto socioeconomico della pandemia hanno gettato le basi per una ripresa sostenuta. Con l’avanzare delle campagne di vaccinazione e la progressiva revoca delle restrizioni, in primavera è ripresa la crescita che, sostenuta dalla riapertura dell’economia, si è protratta durante l’estate. In autunno l’economia dell’UE aveva raggiunto nuovamente il suo livello di produzione pre-pandemia.

Nel complesso, secondo le Previsioni economiche europee — Autunno 2021, il prodotto interno lordo dovrebbe crescere del 5,0 % nel 2021 e del 4,3 % nel 2022, sia nell’UE che nella zona euro. Sebbene la velocità della ripresa possa differire all’interno dell’UE, si prevedeva che tutti gli Stati membri avrebbero raggiunto almeno il livello economico precedente la crisi entro l’inizio del 2023. Con l’espansione dell’economia nel 2022, il mercato del lavoro dovrebbe completare la sua ripresa. Negli anni 2022 e 2023 si prospetta la creazione di 3,4 milioni di posti di lavoro, con la conseguente riduzione del tasso di disoccupazione nell’UE che scenderebbe al 6,5 % nel 2023.

A questa inversione di tendenza hanno contribuito le misure di stimolo economico senza precedenti al livello dell’UE e nazionale poste in essere nei primi giorni della crisi, tra cui lo strumento di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE), la prima iniziativa dell’UE per finanziare la riduzione dell’orario lavorativo (cfr. capitolo 1). Contemporaneamente si sono intensificati i lavori sulla ripresa a lungo termine con il varo, durante l’estate, di NextGenerationEU, il piano di ripresa dell’UE del valore di 800 miliardi di euro (cfr. capitolo 1). L’attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza svolgerà un ruolo importante nel promuovere gli investimenti pubblici e privati nei mesi e negli anni a venire. Mediante il sostegno agli Stati membri affinché realizzino riforme e investimenti, il dispositivo ha lo scopo di attutire l’impatto socioeconomico della pandemia di coronavirus e di rendere le economie e le società dell’UE più sostenibili, resilienti e meglio preparate alle sfide e alle opportunità delle transizioni verde e digitale. Inoltre, il programma InvestEU fornirà all’UE finanziamenti a lungo termine essenziali, attirando investimenti privati a sostegno della ripresa.

Il semestre europeo, che costituisce il quadro per il monitoraggio e il coordinamento delle politiche economiche e occupazionali in tutta l’UE, è stato temporaneamente adattato nel 2021 per assicurarne il collegamento con il dispositivo per la ripresa e la resilienza. La pubblicazione della strategia annuale per la crescita sostenibile ha dato il via al ciclo del semestre europeo 2021 e ha portato avanti la strategia di crescita 2020 fondata sul Green Deal europeo e sul concetto di sostenibilità competitiva. Tutti i piani nazionali per la ripresa e la resilienza prevedono investimenti e riforme volti ad attuare le raccomandazioni specifiche per paese formulate nel contesto del semestre europeo, ad esempio in materia di mercati del lavoro, istruzione, cultura, sanità, giustizia e sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche.

Sebbene l’impatto della pandemia sull’attività economica si sia notevolmente indebolito, la COVID-19 non è ancora stata sconfitta. La ripresa dipende fortemente dall’evoluzione della pandemia, sia all’interno che all’esterno dell’UE. Dipenderà anche dal ritmo con cui l’offerta si adeguerà alla rapida inversione della domanda a seguito della riapertura dell’economia. L’impennata dei prezzi dell’energia, in particolare del gas e dell’elettricità, rappresenta un altro problema per l’economia dell’UE nel breve termine.

Elisa Ferreira parla dal podio.
Elisa Ferreira, commissaria europea per la Coesione e le riforme, in occasione della conferenza stampa sullo strumento di sostegno tecnico volto a coadiuvare le riforme negli Stati membri, Bruxelles, Belgio, 2 marzo 2021. Lo stesso giorno la Commissione ha approvato 226 progetti, riguardanti tutti i 27 Stati membri, a sostegno delle riforme nazionali per promuovere la crescita sostenibile. Queste iniziative sono realizzate nel quadro dello strumento di sostegno tecnico, che rientra nel bilancio dell’UE per il periodo 2021-2027 e nel piano per la ripresa dell’Europa. Lo strumento è finalizzato alla promozione della coesione economica, sociale e territoriale dell’UE sostenendo gli sforzi degli Stati membri volti ad attuare le riforme.

Strategia industriale per l’Europa

In maggio la Commissione ha aggiornato la strategia industriale europea per far sì che le ambizioni industriali dell’UE tengano conto degli insegnamenti tratti dalla crisi COVID-19, ribadendo nel contempo le sue priorità politiche. Scopo dell’aggiornamento è preparare il mercato unico a far fronte alle crisi future, affrontare le dipendenze e le vulnerabilità strategiche dell’UE nelle catene di approvvigionamento e negli ecosistemi industriali sensibili e infine accelerare le transizioni verde e digitale dell’industria dell’UE.

La strategia aggiornata è imperniata su interventi in tre settori chiave. In primo luogo, per rafforzare la resilienza del mercato unico è stata presentata, nell’ambito della strategia, un’analisi dei 14 ecosistemi industriali dell’UE ed è stata suggerita la creazione di uno strumento per le emergenze nel mercato unico che affronti le potenziali ripercussioni di crisi future sulla libera circolazione delle persone, delle merci e dei servizi.

Thierry Breton mostra un’apparecchiatura informatica.
Thierry Breton, commissario europeo per il Mercato interno, in occasione di una visita nei siti di ricerca e produzione di semiconduttori a Dresda, Germania, il 12 novembre 2021.

In secondo luogo, la strategia ha presentato un’analisi approfondita delle dipendenze strategiche dell’UE, comprendente l’individuazione di 137 prodotti in ecosistemi sensibili in cui l’UE dipende fortemente dalle forniture estere, unitamente a sei indagini approfondite su materie prime, batterie, sostanze farmaceutiche attive, idrogeno, semiconduttori e le tecnologie cloud ed edge. Per trattare il problema delle dipendenze strategiche dell’UE, l’aggiornamento propone la creazione di partenariati internazionali diversificati, insieme a misure volte a sviluppare le capacità dell’UE. Ciò comprende la costituzione di nuove alleanze industriali in settori fondamentali per contribuire ad attirare investimenti privati nel pieno rispetto delle regole di concorrenza dell’UE. Nel mese di luglio sono state varate due nuove alleanze industriali nei settori dei dati e della tecnologia cloud, dei processori e dei semiconduttori.

In terzo luogo è stata annunciata, nell’ambito della strategia, un’azione a sostegno delle transizioni verde e digitale dell’UE. La strategia contempla nuove misure volte all’elaborazione congiunta di percorsi di transizione in collaborazione con l’industria, le autorità pubbliche, le parti sociali e i portatori di interessi. I primi settori coinvolti sono stati il turismo e gli ecosistemi industriali ad alta intensità energetica, seguiti dall’edilizia e dall’economia sociale. La strategia sostiene inoltre un quadro normativo coerente per conseguire gli obiettivi del pacchetto, ossia la realizzazione del Green Deal e del decennio digitale europeo, anche diffondendo fonti energetiche rinnovabili e garantendo l’accesso a un’energia elettrica abbondante, decarbonizzata e a prezzi accessibili. Si concentra altresì sulle piccole e medie imprese introducendo la figura dei consulenti in materia di sostenibilità nell’ambito della rete Enterprise Europe, rinnovata e rafforzata (cfr. sotto), e i modelli di business basati sui dati. Invita infine a investire per riqualificare e aggiornare le competenze della forza lavoro al fine di sostenere le transizioni verde e digitale.

Promuovere il mercato unico

In aprile la Commissione ha adottato il programma per il mercato unico, un pacchetto da 4,2 miliardi di euro, per sostenere e rafforzare la governance del mercato unico fino al 2027, con particolare attenzione alla ripresa economica. Il programma consolida le misure in atto in settori quali la sicurezza alimentare, la protezione dei consumatori, le statistiche, la normazione e la competitività e garantirà una maggiore efficienza nel mercato unico, assicurando al tempo stesso un miglior rapporto tra benefici e costi per i consumatori e le imprese. In questo ambito la Commissione ha lanciato inviti a rinnovare e rafforzare la rete Enterprise Europe (che ha avviato i lavori il 1º gennaio 2022) e i progetti Euroclusters, in particolare per aiutare le piccole e medie imprese a compiere la transizione verso la sostenibilità, la digitalizzazione e la resilienza e per rafforzare la loro capacità di crescere sia all’interno del mercato unico che a livello internazionale.

I settori prioritari del nuovo programma per il mercato unico.

Un mercato unico efficace

  • Attuare, applicare e sviluppare ulteriormente le norme relative a diritto commerciale, concorrenza, antiriciclaggio e libera circolazione di capitali, beni e servizi.
  • Garantire che i servizi finanziari rispondano alle necessità dei consumatori, della società civile e degli utenti finali.
  • Migliorare l’applicazione delle norme sulla concorrenza nell’economia digitale e rafforzare la cooperazione con gli Stati membri.
  • Aiutare gli acquirenti pubblici a utilizzare al meglio il denaro dei cittadini.

Statistiche europee

  • Fornire finanziamenti per produrre e diffondere statistiche di alta qualità a sostegno del processo decisionale basato su dati concreti e misurarne l’impatto.

Norme efficaci

  • Fornire sostegno finanziario per sviluppare norme di qualità e sicurezza a livello dell’UE per i prodotti e i servizi.

Sicurezza alimentare

  • Prevenire, controllare ed eradicare le malattie animali e gli organismi nocivi per le piante, promuovendo al contempo la produzione alimentare sostenibile e il benessere degli animali.

Protezione dei consumatori

  • Garantire che i prodotti presenti sul mercato siano sicuri e che i consumatori conoscano le norme.
  • Aiutare le autorità nazionali a collaborare in modo efficiente.

Competitività

Sostegno alle imprese:

  • erogare sostegno finanziario sotto forma, ad esempio, di sovvenzioni e garanzie di prestito a PMI a titolo del Fondo InvestEU;
  • agevolare l’accesso ai mercati e ridurre gli oneri amministrativi;
  • sostenere la diffusione dell’innovazione e affrontare le sfide globali e sociali;
  • promuovere un contesto favorevole alle imprese e una cultura imprenditoriale.

Politica spaziale

Il programma spaziale dell’UE, adottato nell’aprile 2021 con una dotazione di 14,9 miliardi di euro (l’importo più elevato mai stanziato per un’iniziativa spaziale dell’Unione), aggiorna e riunisce in un unico programma tre programmi faro dell’UE: Galileo, EGNOS (il Servizio europeo di copertura per la navigazione geostazionaria) e Copernicus. Getta le basi per sostenere l’industria spaziale e promuove la leadership tecnologica e la resilienza dell’Europa in campo spaziale.

L’infografica espone alcune caratteristiche dell’industria spaziale europea.

Il fatturato dell’industria spaziale europea si situa tra 46 e 54 miliardi di euro ed essa sostiene oltre 250000 posti di lavoro. Beneficerà di 14,9 miliardi di euro di investimenti dell’UE nei prossimi 7 anni Sono in orbita oltre 30 satelliti di proprietà dell’UE. Sono utilizzati per aumentare l’efficienza dell’agricoltura e della pesca, proteggere l’ambiente e contribuire ad affrontare i cambiamenti climatici, monitorare le catastrofi naturali e rispondervi, aumentare la sicurezza delle frontiere e combattere la pirateria in mare, migliorare la salute dei cittadini e ottimizzare i trasporti. Un terzo dei satelliti di tutto il mondo è prodotto nell’UE.

Data la crescente importanza dello spazio per il conseguimento di obiettivi dell’UE quali lo sviluppo, la competitività, la sostenibilità e la sicurezza, l’Agenzia del GNSS europeo, istituita nel 2010, è stata sostituita nel giugno 2021 dall’Agenzia dell’Unione europea per il programma spaziale, cui è stata affidata una missione più ampia. La Commissione ha inoltre firmato un accordo di partenariato finanziario con questa nuova agenzia e con l’Agenzia spaziale europea.

Alcuni ambiti di applicazione

Agricoltura

Il programma spaziale dell’UE consente un’agricoltura di precisione e soluzioni agricole integrate. Aiuta gli agricoltori ad aumentare le rese di oltre il 10 % e a risparmiare più del 20 % su fertilizzanti, combustibili e pesticidi; permette inoltre il funzionamento di macchine autonome.

Risposta alle calamità naturali

Il programma spaziale dell’UE sostiene le operazioni di salvataggio durante inondazioni, incendi, terremoti e uragani nonché disastri provocati dall’uomo.

Città intelligenti

Il programma spaziale dell’UE è fondamentale per la mappatura urbana, la pianificazione e il monitoraggio delle infrastrutture, in particolare per migliorare il trasporto urbano e consentire una gestione intelligente dei rifiuti.

Energia rinnovabile

Il programma spaziale dell’UE sostiene l’installazione di impianti a energia rinnovabile, valutando la potenziale produzione di energia e gli effetti ambientali.

Salute

Il programma spaziale dell’UE contribuisce a prevedere la qualità dell’aria e le radiazioni ultraviolette, che hanno un impatto sulla nostra salute.

Il programma spaziale dell’UE fornisce infrastrutture critiche per la trasformazione digitale. I dati spaziali rappresentano un fattore abilitante essenziale per innovazioni digitali quali i veicoli autonomi, le soluzioni intelligenti e le reti di telecomunicazione wireless 5G.

Per sviluppare ulteriormente la propria industria spaziale, l’Europa deve porre rimedio all’attuale scarsità di capitale di rischio e alla mancanza di concorrenza in alcuni mercati dello spazio. In tal modo verrà migliorata, nei prossimi anni, l’offerta di tecnologia per il programma spaziale: l’autonomia dell’UE nel settore spaziale ne risulterà rafforzata e si potrebbero anche creare molti posti di lavoro altamente qualificati in altri settori, come i prodotti e i servizi resi possibili dai dati spaziali. Il nuovo fondo Cassini da un miliardo di euro aiuterà le imprese innovative ad espandersi in nuovi mercati spaziali attraendo maggiori investimenti privati. Rafforzerà inoltre la crescita dell’industria spaziale dell’UE in senso lato aiutando le start-up a sfruttare meglio i dati spaziali generati dalle infrastrutture dell’UE.

Il programma spaziale dell’UE per un ecosistema spaziale competitivo

Galileo

Il programma spaziale dell’UE accelererà la realizzazione della seconda generazione di Galileo per migliorarne le prestazioni e la solidità.

Copernicus

Il programma spaziale dell’UE accelererà la modernizzazione delle infrastrutture e dei servizi di Copernicus per sostenere il ruolo di eccellenza dell’UE a livello mondiale nell’osservazione della Terra.

Cassini

L’UE istituirà un Fondo per gli investimenti spaziali di un miliardo di euro per accelerare l’espansione delle PMI e delle start-up innovative che operano nel settore spaziale e nello sviluppo di tecnologie e processi innovativi.

Industria della difesa

Nel febbraio 2021 l’UE ha varato il piano d’azione sulle sinergie tra l’industria civile, della difesa e dello spazio, volto a incrementare il vantaggio tecnologico e industriale dell’Europa. Ha intrapreso iniziative ambiziose per rafforzare l’innovazione mediante l’esplorazione e lo sfruttamento del potenziale rivoluzionario delle tecnologie negli aspetti comuni alle applicazioni in campo civile, della difesa e dello spazio, come i microprocessori, le cibertecnologie, le tecnologie quantistiche e l’intelligenza artificiale.

I principali obiettivi del piano sono i seguenti: migliorare la complementarità tra i programmi e gli strumenti pertinenti dell’UE, far sì che i finanziamenti dell’UE per la ricerca e l’innovazione nel settore della difesa producano vantaggi economici e tecnologici per la società nel suo insieme e facilitare l’adozione, da parte delle industrie della difesa, dei risultati della ricerca in campo civile e dell’innovazione guidata dal settore civile. Sono state definite undici iniziative per rispondere alla concorrenza geopolitica e rafforzare la sovranità tecnologica dell’UE. Il piano d’azione istituisce un osservatorio sulle tecnologie critiche e prepara il terreno all’avvio di tre progetti faro (la Commissione li presenterà nel 2022) che potrebbero segnare una svolta radicale:

  • le tecnologie dei droni per la competitività dell’industria dell’UE in questo settore critico;
  • una connettività spaziale sicura che, basata sulla crittografia quantistica, dovrebbe fornire connessioni ad alta velocità e resilienti a tutti i cittadini dell’UE; e
  • la gestione del traffico spaziale per evitare eventi di collisione che possono derivare dalla proliferazione di satelliti e detriti spaziali.

Il Fondo europeo per la difesa, adottato nell’aprile 2021, sosterrà la ricerca e lo sviluppo collaborativi nel settore della difesa e promuoverà una base industriale e tecnologica di difesa innovativa e competitiva. L’adozione in giugno del primo programma di lavoro annuale ha permesso di pubblicare inviti a presentare proposte per un importo di 1,2 miliardi di euro in finanziamenti dell’UE.

Secondo le stime, l’assenza di cooperazione tra gli Stati membri nel settore della sicurezza e della difesa costa ogni anno tra 25 e 100 miliardi di euro.

Attualmente la pianificazione delle capacità di difesa e circa l’80 % degli appalti pubblici della difesa sono gestiti su base puramente nazionale, il che dà luogo a una costosa duplicazione delle capacità di difesa.

Solo il 9 % della ricerca e della tecnologia nel settore della difesa è condotto sulla base della cooperazione tra Stati membri.

Il fondo incrementa il vantaggio tecnologico dell’UE e sviluppa quelle capacità fondamentali per la sua autonomia strategica aperta e la sua resilienza, fungendo da fattore abilitante essenziale per un’Unione europea più sicura e competitiva. Obiettivo del programma di lavoro è mettere in comune le risorse e compattare il mercato della difesa dell’UE, garantendo in tal modo un miglior rendimento degli investimenti e sviluppando nel contempo tecnologie e attrezzature all’avanguardia che non sarebbero realizzabili lavorando in modo compartimentato.

Il nuovo fondo è stato preceduto da due programmi precursori: l’azione preparatoria sulla ricerca in materia di difesa e il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa. Quest’ultimo ha erogato, in giugno, finanziamenti per 158 milioni di euro a 26 nuovi progetti per le capacità di difesa in settori diversificati e complementari come la sicurezza marittima, la conoscenza situazionale informatica e il combattimento terrestre e aereo.

Sistemi finanziari, Unione bancaria e Unione dei mercati dei capitali

Sistemi economici e finanziari aperti e resilienti

L’UE è impegnata a favore di un’economia mondiale più resiliente e aperta, mercati finanziari internazionali ben funzionanti e un sistema multilaterale basato su regole.

In gennaio la Commissione ha presentato una nuova strategia per sostenere l’apertura, la forza e la resilienza del sistema economico e finanziario dell’UE negli anni a venire. La strategia si fonda sulla sinergia fra tre pilastri: promuovere il ruolo internazionale dell’euro, incrementare la resilienza delle infrastrutture dei mercati finanziari dell’UE e migliorare l’efficacia del regime di sanzioni dell’UE. L’obiettivo è consentire all’UE di svolgere un ruolo di primo piano nella governance economica mondiale, proteggendola al tempo stesso da pratiche sleali e abusive, come le misure di paesi terzi con effetti extraterritoriali o ingerenze politiche indebite nei confronti degli operatori dell’UE.

Oltre al completamento dell’Unione bancaria e al compimento di ulteriori progressi nell’Unione dei mercati dei capitali, la Commissione intende rafforzare il ruolo internazionale dell’euro dialogando con i partner dei paesi terzi per incoraggiarne l’uso e sostenendo lo sviluppo di strumenti e indici di riferimento denominati in euro. L’emissione di obbligazioni denominate in euro di elevata qualità (proposta in luglio) nell’ambito di NextGenerationEU accrescerà in modo significativo la profondità e la liquidità dei mercati dei capitali dell’UE nei prossimi anni e renderà tali mercati e l’euro più attraenti per gli investitori. Il rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro non solo andrà a vantaggio dell’UE, ma contribuirà anche a rafforzare la stabilità del sistema finanziario nel suo complesso moltiplicando le opportunità di diversificare le riserve in valuta estera e, di conseguenza, riducendo la vulnerabilità agli shock monetari esterni.

Christine Lagarde conversa con Paschal Donohoe.
Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (a destra), e Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo, alla riunione dei ministri delle finanze della zona euro nell’ambito dell’Eurogruppo, Bruxelles, Belgio, 8 novembre 2021.

Nel gennaio 2021 la Commissione e la Banca centrale europea hanno convenuto di lavorare insieme all’esame di varie opzioni progettuali e delle relative implicazioni normative concernenti l’euro digitale, una forma digitalizzata di moneta della banca centrale che offrirebbe una scelta più ampia ai consumatori e alle imprese. L’euro digitale andrebbe a integrare il contante, che dovrebbe rimanere ampiamente disponibile e utilizzabile. Potrebbe sostenere le strategie dell’UE per la finanza digitale e i pagamenti al dettaglio grazie alle sue potenzialità come mezzo di pagamento supplementare, innovativo e sicuro. L’euro digitale potrebbe inoltre accrescere il ruolo internazionale dell’euro e sostenere l’autonomia strategica aperta dell’UE. In luglio la Commissione ha accolto con favore la decisione della Banca di avviare la fase di indagine sull’euro digitale, che durerà due anni, nel corso della quale saranno esaminate le possibili opzioni progettuali e le esigenze degli utenti, nonché le modalità di erogazione dei servizi finanziari mediante l’euro digitale. La Commissione collabora con la Banca sulle diverse opzioni e sulle loro interazioni con gli obiettivi politici dell’UE.

Consolidamento dell’Unione dei mercati dei capitali

Il pacchetto sull’Unione dei mercati dei capitali, adottato in novembre, è uno strumento importante per promuovere una crescita sostenuta e garantire che le imprese europee abbiano un accesso sufficiente ai finanziamenti. Le proposte mirano ad assicurare agli investitori un migliore accesso ai dati sulle imprese e sulle negoziazioni. Le misure incoraggeranno inoltre gli investimenti a lungo termine e renderanno più semplice e sicura la vendita transfrontaliera di fondi di investimento. Nel complesso le proposte mirano a mettere in relazione in modo più efficace gli investitori e le imprese europee, migliorare l’accesso di queste ultime ai finanziamenti, ampliare le opportunità di investimento per gli investitori al dettaglio e integrare ulteriormente i mercati dei capitali dell’UE.

Il pacchetto si compone di quattro pilastri: la proposta relativa al punto di accesso unico europeo; la revisione del fondo di investimento europeo a lungo termine; la revisione della direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi; e la revisione del regolamento sui mercati degli strumenti finanziari, con l’introduzione del sistema consolidato di pubblicazione dell’UE.

La proposta relativa al punto di accesso unico europeo aumenterebbe la visibilità e l’accessibilità delle informazioni sulle imprese e sui prodotti di investimento dell’UE. Affronterebbe la questione della frammentazione dei dati su base nazionale assicurando l’accesso a tali informazioni a livello dell’UE e migliorerebbe pertanto le opportunità di investimento degli investitori istituzionali e al dettaglio. Agevolerebbe l’accesso ai finanziamenti per le imprese dell’UE, in particolare di quelle più piccole nei mercati minori. Il punto di accesso unico disporrebbe anche di informazioni sulla sostenibilità pubblicate dalle imprese, il che sosterrà la transizione verso gli investimenti sostenibili, uno degli obiettivi del Green Deal europeo. Trattandosi di uno spazio comune di dati, rappresenta il fondamento della strategia dell’UE per la finanza digitale.

Grazie alla revisione del fondo di investimento europeo a lungo termine, sarà più facile per gli investitori professionali e al dettaglio convogliare gli investimenti verso progetti digitali o sostenibili o verso capitale a lungo termine delle PMI, garantendo nel contempo un elevato livello di protezione per gli investitori al dettaglio.

La revisione della direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi mira a migliorare l’efficienza e l’integrazione del mercato dei fondi di investimento alternativi mediante l’armonizzazione delle norme relative ai fondi che concedono prestiti alle imprese. Ciò faciliterà l’erogazione di prestiti all’economia reale, fornendo contemporaneamente una migliore protezione agli investitori e garantendo una maggiore stabilità finanziaria. La revisione chiarisce inoltre le norme in materia di delega che consentono ai gestori di fondi di ricorrere a esperti esterni di paesi terzi, senza perturbare una pratica commerciale che ha contribuito al successo mondiale dei fondi dell’UE. La revisione garantirà un’informazione e un coordinamento adeguati tra le autorità di vigilanza dell’UE.

Gli adeguamenti delle regole di negoziazione dell’UE garantiranno una maggiore trasparenza sui mercati dei capitali e rafforzeranno la parità di condizioni tra le borse e le banche di investimento. La revisione introdurrà altresì un sistema consolidato di pubblicazione dell’UE che consentirà agli investitori di accedere ai dati sulle negoziazioni di azioni, obbligazioni e strumenti derivati in tutte le sedi di negoziazione dell’UE, quasi in tempo reale. Tale accesso era finora consentito soltanto a un numero limitato di investitori professionali. Grazie al sistema di pubblicazione sarà più facile per gli investitori districarsi nei mercati pubblici, mentre i titoli, le obbligazioni e gli strumenti derivati diventeranno più trasparenti ed efficienti. Le borse, in particolare quelle più piccole, riceveranno una quota equa delle entrate generate in cambio dei dati forniti per il sistema di pubblicazione.

Assicurazioni

Gli assicuratori sono fondamentali per molti aspetti dell’economia dell’UE: forniscono finanziamenti a lungo termine alle imprese, contribuiscono a incanalare il risparmio verso i mercati finanziari e l’economia reale e offrono una protezione vitale alle imprese e alle famiglie, offrendo anche soluzioni per i redditi pensionistici.

In settembre la Commissione ha adottato una revisione complessiva della legislazione dell’UE in materia di assicurazioni (nota come Solvibilità II). Gli obiettivi generali sono garantire che gli assicuratori e i riassicuratori nell’UE continuino a investire e sostenere le priorità politiche dell’UE, in particolare finanziando la ripresa post-COVID, completando l’Unione dei mercati dei capitali e convogliando i fondi per l’attuazione del Green Deal europeo. La revisione è inoltre finalizzata a colmare le lacune nelle norme vigenti e rendere il settore assicurativo e riassicurativo più resiliente, migliorandone così la capacità di far fronte a crisi future e di proteggere i contraenti.

Pacchetto bancario

In ottobre la Commissione ha adottato una revisione delle norme bancarie dell’UE, portando a termine l’attuazione dell’accordo di Basilea III nell’UE. La revisione consisteva in una proposta legislativa volta a modificare la direttiva sui requisiti patrimoniali, in una proposta legislativa volta a modificare il regolamento sui requisiti patrimoniali e in una proposta legislativa distinta volta a modificare il regolamento sui requisiti patrimoniali nel settore della risoluzione.

Queste nuove norme garantiranno una maggiore resilienza delle banche dell’UE ai potenziali shock economici futuri, contribuendo nel contempo alla ripresa dell’UE dalla pandemia di COVID-19 e alla transizione verso la neutralità climatica.

Basilea III: nuove norme sui modelli interni

Sarà introdotto un nuovo limite per garantire che i rischi non siano sottovalutati quando le banche utilizzano i propri modelli di calcolo.

Migliore vigilanza

Le autorità di vigilanza disporranno di strumenti più efficaci per vigilare sulle banche dell’UE, compresi i gruppi bancari complessi. Saranno introdotte norme minime per la vigilanza delle succursali di banche di paesi terzi nell’UE.

Sostenibilità

Le banche dovranno tenere conto dei rischi ambientali, sociali e di governance nella gestione delle loro attività.

Fiscalità e dogane eque, semplici e moderne

In maggio la Commissione ha presentato una comunicazione sulla tassazione delle imprese per il XXI secolo, nella quale ha annunciato una serie di misure volte a migliorare l’equità fiscale e la trasparenza e fornire una visione a lungo termine per un sistema UE di tassazione delle imprese. L’obiettivo è creare un contesto fiscale per le imprese che sostenga la ripresa, la crescita sostenibile e gli investimenti. Allo stesso tempo la Commissione si è impegnata attivamente nelle discussioni internazionali sulla riforma dell’imposta sulle società, che in ultima analisi dovrebbe garantire che tutte le imprese siano tassate in modo equo, indipendentemente dal luogo in cui operano. Queste discussioni sono culminate nello storico accordo sulla riforma fiscale internazionale, firmato da 136 giurisdizioni e approvato in luglio dai ministri delle finanze del G20.

Una proposta legislativa adottata dalla Commissione nel dicembre 2021 mira in particolare al rapido recepimento nell’UE dell’accordo internazionale sull’imposizione minima effettiva delle multinazionali, nota come secondo pilastro dell’accordo internazionale. La proposta stabilisce le modalità secondo le quali i principi dell’aliquota d’imposta effettiva del 15 % saranno messi in pratica con correttezza e coerenza all’interno dell’UE.

In dicembre la Commissione ha inoltre adottato una nuova iniziativa per combattere l’uso improprio di entità di comodo a fini fiscali. La proposta mira a garantire che le società che esercitano un’attività economica minima o nulla nell’Unione europea non possano beneficiare di agevolazioni fiscali e non pesino sui contribuenti.

Nel 2020 il commercio elettronico nell’UE ha raggiunto un totale di 757 miliardi di euro, il che rappresenta un aumento del 10 % rispetto ai 690 miliardi di euro dell’anno precedente. Il 2020 è stato un anno eccezionale, segnato dalla pandemia di COVID-19 e dal ruolo importante del commercio elettronico che ne è conseguito, sia per la società che per l’economia. Nel luglio 2021 sono entrate in vigore nuove norme sull’IVA per gli acquisti online, volte a semplificare le procedure per il commercio elettronico transfrontaliero e garantire condizioni di parità tra le imprese e le piattaforme dell’UE e dei paesi terzi, oltre ad apportare maggiore trasparenza agli acquirenti online nell’UE per quanto riguarda i prezzi e la scelta dei consumatori.

Nel 2021 il nuovo sistema di controllo delle importazioni 2 ha notevolmente rafforzato le capacità di difesa dell’Unione doganale dalle minacce alla sicurezza. Questo sistema consente ai servizi doganali di contrastare più efficacemente il traffico illecito di merci attraverso le frontiere esterne dell’UE e di gestire il rischio crescente che merci non sicure penetrino nell’UE tramite il commercio elettronico.

Concorrenza leale

La concorrenza dinamica rende l’economia dell’UE più resiliente, in quanto incentiva gli operatori di mercato a innovare, a investire e ad aumentare la loro competitività. Con le sue decisioni in materia di antitrust, concentrazioni e aiuti di Stato, la Commissione protegge i consumatori dalle pratiche commerciali sleali e garantisce loro l’accesso alla scelta più ampia di prodotti innovativi e di qualità, a prezzi equi. A titolo di esempio, secondo stime prudenti della Commissione europea i risparmi dei clienti derivanti da divieti di cartello e interventi in materia di concentrazioni nell’UE ammontano a un importo compreso tra 14 e 23,3 miliardi di euro.

Un’applicazione rigorosa ed equa delle regole di concorrenza dell’UE promuove la coesione nell’Unione europea e la parità di trattamento tra gli operatori del mercato, generando crescita e occupazione. Nel 2021 la Commissione ha continuato ad applicare le regole di concorrenza in tutti i mercati. Per anticipare i cambiamenti ha anche intensificato il riesame in corso degli strumenti della politica di concorrenza. In particolare, i nuovi orientamenti sugli aiuti di Stato per il clima, l’energia e l’ambiente hanno rappresentato un risultato significativo di questo processo nel 2021, contribuendo a rendere ancora più verde l’economia, in linea con gli obiettivi politici della Commissione.

Le attività in corso, quali previste nel quadro della comunicazione su una politica della concorrenza pronta a nuove sfide, mirano a mantenere il sostegno all’economia nel contesto della pandemia (cfr. anche il capitolo 1), ad accelerare la ripresa e ad aprire la via alle transizioni verde e digitale e a un mercato unico più resiliente.

Una giovane famiglia con un bambino piccolo gioca insieme in casa.

Costruire un’Europa equa e sociale

Un’economia inclusiva

Piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali

In marzo la Commissione europea ha proposto un piano d’azione che definisce iniziative concrete per trasformare i 20 principi del pilastro europeo dei diritti sociali in realtà. Sulla base di un’ampia consultazione pubblica che ha raccolto oltre 1 000 contributi scritti, ha proposto tre obiettivi principali per l’UE da raggiungere entro il 2030: un’occupazione di almeno il 78 % per la popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni; attività di formazione annuali per almeno il 60 % di tutti gli adulti; e almeno 15 milioni di persone in meno a rischio di povertà ed esclusione sociale, tra cui 5 milioni di bambini. I leader dell’UE hanno approvato la nuova serie di obiettivi al vertice sociale di Porto del 7 e 8 maggio, in occasione del quale si sono riuniti con le parti sociali e i rappresentanti della società civile e insieme si sono impegnati ad attuare il pilastro europeo dei diritti sociali, dichiarando che è giunto il momento di agire.

L’infografica illustra i principali obiettivi occupazionali, formativi e sociali per il 2030.

Secondo gli obiettivi dell’UE, entro il 2030 almeno il 78% della popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni sarà occupata, almeno il 60% di tutti gli adulti parteciperà a corsi di formazione ogni anno e 15 milioni di persone in meno saranno a rischio di povertà o di esclusione sociale.

Luoghi di lavoro più sicuri e più sani

Per proteggere meglio milioni di lavoratori dagli infortuni sul lavoro e dalle malattie professionali, in giugno l’UE ha adottato il quadro strategico in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2021-2027, il quale individua le principali sfide, fissa gli obiettivi e presenta misure volte a migliorare la salute e la sicurezza dei lavoratori nei prossimi anni. Il quadro risponde inoltre all’evoluzione delle esigenze in materia di protezione dei lavoratori determinata dalle transizioni verde e digitale, dalle nuove forme di lavoro e dalla pandemia di COVID-19, ma continuerà anche a contrastare i rischi tradizionali per la salute e la sicurezza sul lavoro, quali gli infortuni sul lavoro o l’esposizione a sostanze chimiche pericolose. Promuove infatti un approccio «zero vittime» (vision zero) per eliminare i decessi correlati al lavoro nell’UE.

Tutelare chi lavora mediante piattaforme digitali

Le piattaforme di lavoro digitali generano posti di lavoro e reddito per circa 28 milioni di persone nell’UE. Negli ultimi cinque anni l’economia delle piattaforme è quintuplicata. In dicembre la Commissione ha proposto misure volte a migliorare le condizioni di lavoro delle persone che lavorano mediante piattaforme digitali. A seguito della proposta di direttiva si stima che tra gli 1,7 e i 4,1 milioni di persone potrebbero essere riclassificate come lavoratori subordinati e ottenere i diritti e la protezione sociale cui hanno diritto. Altri continuerebbero a essere classificati come lavoratori autonomi e godrebbero della piena autonomia e delle tutele che caratterizzano il lavoro autonomo previste a livello nazionale. La direttiva garantirebbe inoltre che gli algoritmi utilizzati nel lavoro mediante piattaforme digitali siano meglio compresi da tutti coloro che lavorano tramite le piattaforme digitali e dai loro rappresentanti e che siano sempre soggetti a controlli da parte delle persone.

Quali vantaggi otterrebbero queste persone venendo classificate come lavoratori subordinati?

Tempi di riposo garantiti e ferie retribuite.

Almeno il salario minimo nazionale o settoriale (ove applicabile).

Protezione della sicurezza e della salute.

Prestazioni di disoccupazione e di malattia e assistenza sanitaria.

Congedi di maternità, paternità e parentali.

Diritti a pensione.

Prestazioni per infortuni sul lavoro e malattie professionali.

Autorità europea del lavoro

Un uomo taglia l’erba di un campo con la falce.
In settembre l’Autorità europea del lavoro ha organizzato la sua prima ispezione congiunta tra due Stati membri, Francia e Bulgaria, con lo scopo di affrontare gravi e ricorrenti violazioni dei diritti sociali e del lavoro dei lavoratori stagionali nel settore agricolo.

Nel maggio 2021 l’Autorità europea del lavoro ha iniziato a operare in modo indipendente dalla Commissione, con il mandato di contribuire a garantire che le norme dell’UE in materia di mobilità dei lavoratori e coordinamento della sicurezza sociale siano applicate in modo equo, semplice ed efficace e di consentire ai cittadini e alle imprese di sfruttare più agevolmente i vantaggi del mercato unico.

Lotta alla mancanza di una fissa dimora

L’UE, gli Stati membri e le organizzazioni della società civile si sono impegnati per la prima volta a lavorare insieme per combattere il fenomeno della mancanza di fissa dimora nell’UE. In giugno hanno lanciato congiuntamente la piattaforma europea per la lotta contro la mancanza di una fissa dimora al fine di stimolare il dialogo, facilitare l’apprendimento reciproco, migliorare la raccolta di dati e il monitoraggio e rafforzare la cooperazione tra le organizzazioni coinvolte nel contrasto al fenomeno. La dichiarazione di Lisbona firmata a giugno sulla nuova piattaforma fissa obiettivi ambiziosi: alloggi di emergenza accessibili, sicuri e adeguati per tutti coloro che ne hanno bisogno; l’offerta di alloggi adeguati per le persone che lasciano un’istituzione, ad esempio il carcere o l’ospedale; alloggi di emergenza o provvisori utilizzati solo per il tempo strettamente necessario; e la lotta alla discriminazione a causa della condizione di senzatetto. A partire dal 2022 tra le attività della piattaforma figureranno il lancio di un progetto per il conteggio delle persone senza fissa dimora in varie città dell’UE ed eventi di apprendimento reciproco volti a individuare e promuovere buone pratiche basate su dati concreti e l’uso dei finanziamenti dell’UE.

Nicolas Schmit, Milan Krajniak e altri, tutti con indosso la mascherina, sono impegnati in una conversazione.
Nicolas Schmit, commissario europeo per il Lavoro e i diritti sociali (secondo da sinistra), e Milan Krajniak, ministro slovacco del Lavoro, degli affari sociali e della famiglia (a destra), in visita al rifugio St Luisa de Marillac gestito dall’ente di beneficenza Depaul Slovensko, cofinanziato dal Fondo sociale europeo e dal Fondo di aiuti europei agli indigenti, Bratislava, Slovacchia, 8 novembre 2021.

Creare maggiori opportunità per i giovani

Nel dicembre 2021 il tasso di disoccupazione giovanile nell’UE era del 14,9 %, corrispondente a 2,75 milioni di persone di età inferiore ai 25 anni. In settembre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato una nuova iniziativa denominata ALMA (da «Aim, Learn, Master, Achieve»), volta ad aumentare il sostegno dell’UE ai giovani che non lavorano, non studiano né frequentano corsi di formazione e che sono svantaggiati, ad esempio a causa di qualifiche insufficienti o di una disabilità, o perché provengono da un contesto migratorio. ALMA li aiuterà a trovare la loro strada nel mercato del lavoro combinando consulenza e formazione personalizzate nel loro Stato membro d’origine con un tirocinio in un altro Stato membro. Gli obiettivi sono: migliorare le competenze, le conoscenze e le esperienze dei giovani; offrire loro l’opportunità di stabilire nuovi contatti a livello europeo che altrimenti non sarebbero stati possibili; e, in definitiva, aiutarli a fare il loro ingresso nel mercato del lavoro. ALMA sarà attuata nell’ambito del Fondo sociale europeo Plus, con una dotazione annua stimata di 15 milioni di euro.

Un video che racconta l’esperienza di una partecipante al corpo europeo di solidarietà.
VIDEO Nell’ambito della formazione per il Corpo europeo di solidarietà, Virna spiega come ha elaborato il concetto del suo progetto di solidarietà e quali domande si è posta per contribuire a trasformare quest’idea in realtà.

In aprile la Commissione ha varato il nuovo programma Corpo europeo di solidarietà per il periodo 2021-2027. Con una dotazione di oltre un miliardo di euro, offrirà a circa 275 000 giovani l’opportunità di contribuire ad affrontare sfide sociali e umanitarie attraverso il volontariato o la creazione di propri progetti di solidarietà. Grazie al fulcro tematico dei suoi progetti, il programma sostiene le priorità politiche generali dell’UE, quali le transizioni verde e digitale, l’inclusione e la partecipazione dei giovani ai processi democratici e il loro impegno civico.

In settembre la Commissione ha lanciato la nuova applicazione online Erasmus+, uno sportello unico per la mobilità degli studenti Erasmus+ con tutte le informazioni necessarie per studiare e vivere all’estero, che inoltre permette agli studenti in mobilità di dotarsi di una Carta europea dello studente in formato digitale. La Carta, che sarà valida in tutta l’UE per consentire un’identificazione semplice e sicura negli istituti di istruzione superiore e l’accesso ai servizi, segna un passo importante verso la creazione dello spazio europeo dell’istruzione. Nel 2021 il programma Erasmus per giovani imprenditori è stato esteso al Canada, alla Corea del Sud e a Taiwan, offrendo così maggiori opportunità per acquisire esperienza con un imprenditore all’estero.

Sempre in settembre la presidente von der Leyen ha annunciato una proposta della Commissione per proclamare il 2022 Anno europeo dei giovani. L’obiettivo è incoraggiare l’UE, gli Stati membri e le autorità regionali e locali a celebrare i giovani, sostenerli e coinvolgerli nel contesto post-pandemia. In particolare, l’Anno europeo dei giovani incentiverà la partecipazione e l’impegno dei giovani in tutte le politiche dell’UE; promuoverà il loro sviluppo personale, sociale e professionale; ed evidenzierà come la transizione verde e quella digitale possano offrire loro nuove prospettive.

In ottobre la Commissione ha avviato il processo di distribuzione di 60 000 pass ferroviari gratuiti nell’ambito di DiscoverEU. Questa iniziativa offre ai giovani di 18 anni provenienti da qualsiasi contesto socioeconomico la possibilità di viaggiare in tutta l’UE, imparare da altre culture, stringere nuove amicizie e scoprire la loro identità europea. Dato che nel 2020 l’iniziativa non si è potuta svolgere a causa della pandemia di COVID-19, nel 2021 è stata consentita la partecipazione anche ai giovani di 19 anni.

Piano d’azione per l’economia sociale

In dicembre la Commissione ha presentato un piano d’azione volto a contribuire al successo dell’economia sociale europea, sfruttandone inoltre il potenziale economico e occupazionale. Il piano contribuirà altresì a una ripresa equa e inclusiva e alle transizioni verde e digitale. Le organizzazioni dell’economia sociale sono soggetti che pongono al primo posto finalità sociali e ambientali e reinvestono la maggior parte dei loro profitti nell’organizzazione stessa. L’UE conta 2,8 milioni di soggetti dell’economia sociale, i quali danno lavoro a 13,6 milioni di persone e offrono soluzioni alle sfide della società. Queste organizzazioni possono incontrare difficoltà nello sviluppo e nell’espansione delle loro attività perché non sono sufficientemente comprese né riconosciute. Hanno quindi bisogno di un sostegno maggiore e migliore per crescere e prosperare e avere un impatto ancora più significativo sulla società. Il piano d’azione mira ad agevolare l’avvio e l’espansione delle attività delle organizzazioni dell’economia sociale.

Sviluppare le conoscenze e le competenze delle persone

Un numero crescente di persone nell’UE ha bisogno di aggiornare le proprie conoscenze, abilità e competenze per colmare il divario tra l’istruzione formale ricevuta e le esigenze di una società e di un mercato del lavoro in rapida evoluzione. In dicembre la Commissione ha proposto raccomandazioni del Consiglio sui conti individuali di apprendimento e sulle microcredenziali, come annunciato nel 2020 nell’agenda per le competenze per l’Europa e nella comunicazione sullo spazio europeo dell’istruzione.

I conti individuali di apprendimento consistono in diritti individuali di formazione. La proposta mira a contrastare i bassi tassi di partecipazione degli adulti alla formazione, a ridurre le carenze di competenze e a contribuire a un’economia competitiva e all’equità sociale. A tal fine, la proposta di raccomandazione affronta i principali ostacoli incontrati dalle persone che desiderano intraprendere una formazione (mancanza di motivazione, di tempo e di risorse finanziarie) chiedendo agli Stati membri, in collaborazione con le parti sociali, di:

  • creare conti individuali di apprendimento e fornire diritti alla formazione a tutti gli adulti in età lavorativa;
  • stabilire un elenco di corsi di formazione che possono beneficiare dei finanziamenti dei conti individuali di apprendimento e rendere tale elenco accessibile mediante un registro digitale;
  • offrire opportunità di orientamento professionale e convalida delle competenze acquisite in precedenza come pure congedi di formazione retribuiti.

Le microcredenziali certificano i risultati formativi di una breve esperienza di apprendimento, come ad esempio un corso o una formazione di breve durata. Costituiscono un modo flessibile e mirato di aiutare le persone a sviluppare conoscenze, abilità e competenze per il loro sviluppo personale e professionale. La proposta della Commissione intende fare in modo che il sistema delle microcredenziali funzioni in tutte le istituzioni, in tutte le imprese e in ogni settore e anche attraverso le frontiere. L’obiettivo è garantire microcredenziali di elevata qualità che siano rilasciate in modo trasparente al fine di generare fiducia in ciò che certificano.

Per sostenere l’attuazione di misure volte a sviluppare le competenze delle persone sono disponibili diversi fondi dell’UE, tra cui il dispositivo per la ripresa e la resilienza (cfr. il capitolo 1). Il Fondo sociale europeo Plus è il principale strumento dell’UE per investire nelle persone. Con una dotazione totale di circa 99 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, promuove un elevato livello di occupazione, istruzione e formazione sostenibili e di qualità.

Il Fondo mira inoltre a garantire una protezione sociale adeguata e dignitosa, a combattere l’esclusione sociale e la povertà e a migliorare le condizioni di lavoro. Per il periodo 2021-2027 il programma per l’occupazione e l’innovazione sociale e il Fondo di aiuti europei agli indigenti saranno integrati nel Fondo sociale europeo Plus.

Mariya Gabriel sorride mentre parla dal podio.
Mariya Gabriel, commissaria europea per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, tiene una conferenza stampa su Erasmus+, Bruxelles, Belgio, 25 marzo 2021.

In marzo è stato lanciato il nuovo programma Erasmus+ per il periodo 2021-2027. Con una dotazione di 26,2 miliardi di euro, integrati da circa 2,2 miliardi di euro provenienti dagli strumenti esterni dell’UE, il programma riveduto finanzierà progetti di mobilità per l’apprendimento e di cooperazione transfrontaliera per 10 milioni di europei di tutte le età e di ogni estrazione. Il programma punta a essere ancora più inclusivo e a sostenere le transizioni verde e digitale, come stabilito nelle priorità per lo spazio europeo dell’istruzione.

Ricerca, innovazione e Spazio europeo della ricerca

In novembre tutti gli Stati membri hanno raggiunto un accordo su un patto per la ricerca e l’innovazione in Europa e sulla governance dello Spazio europeo della ricerca, che definiscono le priorità e un quadro di governance semplificato per lo spazio, compresa un’agenda politica per il periodo 2022-2024. Ciò contribuirà a promuovere un migliore allineamento delle strategie e degli investimenti regionali, nazionali e dell’UE in materia di ricerca e innovazione. Gli Stati membri, in consultazione con le parti interessate, definiranno e monitoreranno i progressi in base a un’agenda politica comune dello Spazio europeo della ricerca. I settori interessati vanno dai valori e i principi della ricerca e dell’innovazione alle priorità strategiche per gli investimenti, ad esempio nelle infrastrutture di ricerca. La Commissione sosterrà azioni comuni per garantire gli investimenti e le riforme politiche a lungo termine in materia di ricerca e innovazione.

Un’Unione dell’uguaglianza

Helena Dalli parla dal podio.
Helena Dalli, commissaria europea per l’Uguaglianza, partecipa a un’esposizione sulla violenza di genere intitolata «Che cosa indossavi quel giorno?», organizzata dalla Commissione europea e da Amnesty International, Bruxelles, Belgio, 16 novembre 2021.

Parità di retribuzione per uno stesso lavoro

Le nuove misure in materia di trasparenza retributiva mirano a garantire che le donne e gli uomini nell’UE ricevano la stessa retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. La proposta della Commissione, adottata in marzo, definisce misure quali la fornitura di informazioni sulle retribuzioni alle persone in cerca di lavoro, il diritto di conoscere i livelli retributivi dei lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore e obblighi per le grandi imprese relativi alla valutazione del divario retributivo di genere e alla comunicazione di informazioni al riguardo. Inoltre, i datori di lavoro non potranno chiedere alle persone in cerca di lavoro informazioni sulle retribuzioni percepite nei precedenti rapporti di lavoro, in modo da impedire la continuazione del divario retributivo nel cambio di lavoro. La proposta mira inoltre a potenziare gli strumenti a disposizione dei lavoratori per far valere i loro diritti e ad agevolare l’accesso alla giustizia, ad esempio rafforzando il diritto al risarcimento per la discriminazione retributiva.

Dal
1957
uomini e donne nell’UE hanno diritto alla parità retributiva.

Il divario retributivo di genere nell’UE è del
14 %.

Il divario pensionistico di genere è del
30 %.

Diritti dei minori

Per avere un’Europa pronta per la prossima generazione di europei, nel 2021 la Commissione ha proposto una nuova strategia globale dell’UE sui diritti dei minori e una garanzia europea per l’infanzia. Queste importanti iniziative politiche contribuiranno a proteggere tutti i minori e li aiuteranno ad esercitare i loro diritti. Le due iniziative attingono ai risultati delle ampie consultazioni svolte con cittadini, portatori di interessi e soprattutto con oltre 10 000 minori, nello sforzo risoluto di porre i minori al centro del processo politico dell’UE. La strategia è stata pubblicata anche in versioni facili da leggere per i minori di età e capacità di lettura differenti.

Basata sul principio fondamentale secondo cui tutti i bambini dell’Unione europea, e del mondo, devono avere gli stessi diritti e non patire discriminazione alcuna, la strategia dell’UE sui diritti dei minori mira a integrare i diritti dei minori in tutte le politiche nazionali e dell’UE pertinenti. Presenta azioni di follow-up articolate in sei aree tematiche:

  • la possibilità per i minori di essere cittadini attivi e membri di società democratiche;
  • la lotta alla povertà infantile e la promozione dell’inclusione socioeconomica, della salute e dell’istruzione;
  • la lotta a qualunque forma di violenza contro i minori e la garanzia della tutela dei minori;
  • una più forte giustizia a misura di minore;
  • il sostegno e la protezione dei minori con la transizione digitale; e
  • un più intenso operato dell’UE sul fronte dei diritti dei minori nella sua azione esterna.

Infatti la strategia contribuisce anche ad affermare il ruolo cruciale dell’UE nella promozione e nella tutela dei diritti dei minori a livello globale.

La strategia riunisce, in un unico quadro globale e coerente, tutti gli strumenti legislativi, politici e di finanziamento dell’UE nuovi ed esistenti che contribuiscono a tutelare e promuovere i diritti dei minori. La Commissione si è impegnata ad agire, adottando nel 2021 una garanzia europea per l’infanzia e nel 2022 un’aggiornata strategia europea per un’internet migliore per i ragazzi.

La garanzia europea per l’infanzia, proposta in marzo, è intesa a far sì che tutti i minori a rischio di povertà o di esclusione sociale nell’UE abbiano accesso ai servizi fondamentali che sono essenziali per promuovere le pari opportunità. Tra questi figurano l’educazione e la cura della prima infanzia, l’istruzione e le attività extrascolastiche, almeno un pasto sano per ogni giorno di scuola, l’assistenza sanitaria e l’accesso a un’alimentazione sana e a un alloggio adeguato. Il Consiglio ha adottato la raccomandazione in soli tre mesi e gli Stati membri hanno nominato i coordinatori nazionali della garanzia per l’infanzia che controlleranno l’attuazione della garanzia. Gli Stati membri devono presentare i loro piani nazionali entro marzo 2022.

Lotta al razzismo

In maggio la Commissione europea ha nominato il primo coordinatore antirazzismo (nella fattispecie una coordinatrice), mantenendo un importante impegno assunto nel piano d’azione dell’UE contro il razzismo del 2020. Il coordinatore interagisce con il Parlamento europeo, gli Stati membri, le organizzazioni della società civile e il mondo accademico per rafforzare le risposte politiche in materia di lotta al razzismo. Inoltre, opera a stretto contatto con le persone appartenenti a minoranze razziali ed etniche e si fa portavoce delle loro preoccupazioni presso la Commissione. Collaborerà con i servizi della Commissione per combattere il razzismo attraverso le politiche in materia di occupazione, istruzione, sanità e alloggi o grazie a programmi di finanziamento quali il programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori e il Fondo sociale europeo Plus.

Al fine di combattere il razzismo in modo globale, nel 2021 la Commissione ha collaborato con gli Stati membri, le organizzazioni della società civile e gli organismi per la parità per sostenere l’elaborazione di piani d’azione nazionali contro il razzismo e la discriminazione razziale e per rafforzare l’impatto delle azioni del coordinatore nell’attuazione del piano d’azione dell’UE contro il razzismo.

In tale contesto è stato istituito un sottogruppo incaricato di collaborare con gli Stati membri concentrandosi sull’attuazione del piano d’azione a livello nazionale. Il 19 marzo la Commissione ha tenuto il vertice europeo contro il razzismo, organizzato congiuntamente dalla presidenza portoghese del Consiglio dell’Unione europea e dall’intergruppo antirazzismo e diversità del Parlamento europeo.

Uguaglianza, inclusione e partecipazione dei Rom

La raccomandazione del Consiglio sull’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei Rom, adottata in marzo, presenta un elenco completo di misure volte a: combattere la discriminazione e l’antiziganismo; portare avanti l’inclusione sociale; promuovere la partecipazione e la cittadinanza attiva; e garantire la parità di accesso a un’istruzione, un’occupazione, un’assistenza sanitaria e un alloggio di qualità. Tali misure vanno dalla lotta a forme multiple di discriminazione strutturale nei confronti dei Rom al garantire ai Rom l’accesso all’occupazione nelle istituzioni pubbliche a livello locale e regionale.

Vera Jourová gesticola davanti al simbolo della ruota chakra rom.
Vĕra Jourová, vicepresidente della Commissione europea responsabile per i Valori e la trasparenza, pronuncia un discorso alla 14a riunione della piattaforma europea per l’inclusione dei Rom, Bruxelles, Belgio, 21 settembre 2021.

La raccomandazione fa parte del piano strategico decennale volto a promuovere l’uguaglianza dei Rom in tutta l’UE e dedica particolare attenzione ai partenariati e alle capacità istituzionali, al sostegno alla società civile e allo sviluppo delle comunità, a un migliore utilizzo dei fondi e a un monitoraggio rafforzato. La questione della lotta contro l’antiziganismo, quale forma specifica di razzismo, è stata discussa in occasione del vertice dell’UE contro il razzismo e della 14ª piattaforma europea per l’inclusione dei Rom, svoltasi in settembre.

Parità LGBTIQ

Nel novembre 2020 la Commissione ha adottato la strategia per l’uguaglianza LGBTIQ 2020-2025, che stabilisce gli obiettivi e le iniziative chiave per promuovere l’uguaglianza di lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer. Da allora la Commissione ha istituito un sottogruppo sull’uguaglianza delle persone LGBTIQ nell’ambito del gruppo ad alto livello sulla non discriminazione, l’uguaglianza e la diversità per sostenere e monitorare i progressi compiuti negli Stati membri, anche in merito all’elaborazione di piani d’azione nazionali sull’uguaglianza delle persone LGBTIQ.

In luglio la Commissione ha avviato procedure di infrazione nei confronti dell’Ungheria e della Polonia per questioni legate all’uguaglianza e alla protezione dei diritti fondamentali. I casi in Ungheria riguardano la legge adottata di recente che, in particolare, vieta o limita l’accesso dei minori di 18 anni a contenuti in cui siano promossi o descritti «la divergenza tra la propria identità personale e il sesso attribuito alla nascita, il cambiamento di sesso e l’omosessualità», nonché l’obbligo di inserire una clausola di esclusione della responsabilità nei libri per l’infanzia con contenuti LGBTIQ. Dato che le preoccupazioni sollevate non sono state prese in considerazione, il 2 dicembre la Commissione ha deciso di inviare un parere motivato all’Ungheria, che dispone di due mesi per rispondere e porre rimedio alla situazione. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire lo Stato membro alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

Nel caso della Polonia, la Commissione ritiene che le autorità polacche non abbiano risposto pienamente e adeguatamente all’indagine riguardante la natura e l’impatto delle risoluzioni sulle «zone esenti da ideologia LGBT» adottate da diverse regioni e comuni polacchi. La Commissione ha ricevuto una risposta della Polonia alla sua lettera di costituzione in mora e, alla fine del 2021, stava analizzando la risposta prima di decidere in merito alle prossime tappe.

Lotta all’antisemitismo

In ottobre la Commissione ha adottato la prima strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica (2021-2030). Alla luce del preoccupante aumento dell’antisemitismo, la strategia prevede una serie di misure articolate in tre pilastri: prevenzione e contrasto di tutte le forme di antisemitismo; protezione e sostegno alla vita ebraica nell’UE; istruzione, ricerca e memoria dell’Olocausto. Gli Stati membri si sono già impegnati a prevenire e contrastare tutte le forme di antisemitismo attraverso strategie e piani d’azione nazionali sulla prevenzione del razzismo, della xenofobia, della radicalizzazione e dell’estremismo violento.

L’antisemitismo contemporaneo si manifesta in molte forme, vecchie e nuove: dall’incitamento all’odio online ai reati generati dall’odio e agli attacchi contro gli ebrei, le loro proprietà e le loro istituzioni, fino alla profanazione di cimiteri e siti commemorativi.

  • La metà delle persone nell’UE ritiene che l’antisemitismo sia un problema.
  • Nove ebrei su dieci (89 %) nell’UE ritengono che l’antisemitismo sia aumentato nel loro Stato membro.
  • Il 79 % degli ebrei non ha segnalato a nessuna organizzazione l’episodio di antisemitismo più grave di cui è stato vittima.
  • Gli ebrei sono uno dei principali bersagli del linguaggio tossico online. A seconda della piattaforma considerata, il linguaggio tossico riguarda gli ebrei tra il 6,3 % e il 27 % dei casi.

Lotta ai reati generati dall’odio e all’incitamento all’odio

In dicembre la Commissione ha chiesto formalmente al Consiglio di estendere all’incitamento all’odio e ai reati generati dall’odio l’elenco dei «reati dell’UE» che figura nel trattato sul funzionamento dell’Unione europea. La decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia mediante il diritto penale prevede la configurazione come reato dell’incitamento all’odio e dei reati generati dall’odio di stampo razzista e xenofobo soltanto per determinate motivazioni, quali la razza, il colore, la religione, l’ascendenza o l’origine nazionale o etnica. La configurazione come reato di altre forme di incitamento all’odio e di reati generati dall’odio, ad esempio fondate sul sesso, sull’orientamento sessuale, sull’età e sulla disabilità, varia da uno Stato membro all’altro. Una decisione del Consiglio che ampli l’elenco dei reati riconosciuti dall’UE consentirà alla Commissione di proporre, in futuro, norme minime per configurare come reato l’incitamento all’odio e i reati generati dall’odio con motivazioni diverse dal razzismo e dalla xenofobia.

La Commissione continua ad adoperarsi per garantire un recepimento e un’attuazione adeguati della decisione quadro attraverso il dialogo con le autorità nazionali e, se necessario, procedure di infrazione. Nel 2020 e nel 2021 la Commissione ha avviato procedimenti nei confronti di 13 Stati membri.

La Commissione ha proseguito il suo lavoro politico sulla lotta ai reati generati dall’odio e all’incitamento all’odio di stampo razzista e xenofobo fornendo orientamenti alle autorità nazionali e alle organizzazioni della società civile, nonché scambiando buone pratiche con le stesse, nell’ambito del gruppo ad alto livello sulla lotta contro il razzismo, la xenofobia e altre forme di intolleranza. Per quanto riguarda l’attuazione del codice di condotta per lottare contro le forme illegali di incitamento all’odio online, in giugno la Commissione ha annunciato la partecipazione del social network LinkedIn, mentre in ottobre ha pubblicato le conclusioni della valutazione annuale sull’attuazione del codice di condotta, dalle quali emerge che, sebbene i risultati rimangano positivi, si è registrato un rallentamento dei progressi.

Strategia per i diritti delle persone con disabilità

Nell’UE 87 milioni di persone hanno qualche forma di disabilità. Ogni persona ha il diritto naturale a una vita senza barriere e le persone con disabilità hanno diritto a pari opportunità, a partecipare alla società su un piano di parità con gli altri e a non subire discriminazioni e violenze.

Il 50,8 % delle persone con disabilità è occupato, a fronte del 75 % delle persone senza disabilità.

Il 28,4 % delle persone con disabilità è a rischio di povertà o esclusione sociale, a fronte del 17,8 % delle persone senza disabilità.

Solo il 29,4 % delle persone con disabilità consegue un titolo di istruzione terziaria, a fronte del 43,8 % delle persone senza disabilità.

Il 52 % delle persone con disabilità si sente discriminato.

La strategia dell’UE per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, adottata in marzo e pubblicata anche in una versione facile da leggere, mira a garantire la loro piena partecipazione alla società. Questa strategia decennale tratta le diverse sfide cui sono confrontate le persone con disabilità e definisce azioni volte a rafforzare l’uguaglianza in tutti gli aspetti della vita quotidiana, quali una qualità della vita dignitosa, una vita indipendente e il pieno godimento dei diritti umani e dell’UE, come la libertà di circolazione e il diritto di voto. La strategia promuove inoltre la parità di accesso al lavoro, alla giustizia, all’istruzione, all’assistenza sanitaria, alla cultura, allo sport e al turismo, nonché la protezione contro qualsiasi forma di discriminazione.

Tutelare e promuovere i diritti fondamentali sanciti dalla Carta

In dicembre la Commissione ha adottato la «relazione annuale 2021 sull’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea», in cui ha dedicato particolare attenzione alla tutela dei diritti fondamentali nell’era digitale. La Commissione ha inoltre avviato una campagna di sensibilizzazione sui diritti delle persone sanciti dalla Carta e sugli organismi a cui rivolgersi in caso di violazione di tali diritti. La Commissione ha lanciato un invito a presentare proposte per la promozione e la tutela dei valori dell’UE nell’ambito del programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori. Con un importo disponibile di 51 milioni di euro, l’invito sosterrà le organizzazioni della società civile nell’UE nelle loro attività volte a tutelare e promuovere i diritti e i valori fondamentali. La relazione e l’invito a presentare proposte rappresentano risultati tangibili della strategia della Commissione per rafforzare l’applicazione della Carta dei diritti fondamentali nell’UE, presentata nel 2020.

Invecchiamento e demografia

L’Europa ha attraversato e sta ancora vivendo un cambiamento demografico profondo. Nell’UE l’aspettativa di vita alla nascita è cresciuta negli ultimi cinquant’anni di dieci anni per le donne come per gli uomini. Le politiche devono anticipare e affrontare questa tendenza, che sta trasformando le società e gli stili di vita. In gennaio la Commissione ha pubblicato il Libro verde sull’invecchiamento demografico, con cui ha dato avvio a un dibattito pubblico sulle sfide e le opportunità dell’invecchiamento. Il Libro verde considera l’intero arco della vita, in un approccio che rispecchia l’impatto universale dell’invecchiamento demografico su tutte le generazioni e cerca di trovare il giusto equilibrio tra soluzioni sostenibili per i regimi di protezione sociale e la solidarietà e l’equità intergenerazionali.

In aprile la Commissione ha inaugurato l’Atlante della demografia, uno strumento interattivo per monitorare e valutare le tendenze demografiche a livello dell’UE, nazionale e locale, che presenta statistiche e proiezioni ufficiali di Eurostat e nuovi dati prodotti dal Centro comune di ricerca della Commissione, nonché storici dei dati su questioni specifiche che forniscono un’ampia gamma di evidenze demografiche, contribuendo così a porre l’analisi demografica al centro dell’elaborazione delle politiche dell’UE. In giugno il Consiglio e la Commissione hanno pubblicato relazioni sull’assistenza a lungo termine e sull’adeguatezza delle pensioni, che illustrano il benessere degli anziani nell’UE nei prossimi decenni. Secondo le proiezioni, il numero di persone potenzialmente bisognose di assistenza a lungo termine nell’UE a 27 passerà dai 30,8 milioni del 2019 a 38,1 milioni nel 2050, mentre la spesa per l’assistenza a lungo termine nell’UE aumenterà dall’1,7 % del PIL nel 2019 al 2,5 % del PIL nel 2050.

Due operatori umanitari conversano davanti a un centro di accoglienza.
Cofinanziato dall’UE, un nuovo centro di accoglienza per i rifugiati garantisce condizioni di accoglienza sicure in linea con le misure di prevenzione della COVID-19, distretto di Kikuube, Uganda occidentale, 25 gennaio 2021.

Promuovere gli interessi e i valori europei nel mondo

L’UE come partner multilaterale

La pandemia di COVID-19 ha dimostrato ancora una volta che l’approccio «prima il mio paese» non funziona. Per questo motivo l’Unione europea crede in un approccio multilaterale per rispondere alle sfide e ai problemi comuni che l’umanità deve affrontare. L’UE coopera con i suoi partner globali nelle organizzazioni multilaterali, nelle istituzioni finanziarie internazionali e nelle coalizioni per rendere la vita migliore, più sana e più sicura per tutti i cittadini, in Europa e nel mondo. Sostenere un sistema internazionale basato su regole non è solo questione di principio per l’UE: il multilateralismo ha consentito il più lungo periodo di pace globale, stabilità e progressi verso uno sviluppo sostenibile.

Charles Michel, António Guterres e Ursula von der Leyen, con indosso la mascherina, posano in piedi davanti alla bandiera delle Nazioni Unite.
Da sinistra a destra: Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, hanno partecipato alla 76a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, New York, Stati Uniti, 20 settembre 2021.

Le principali organizzazioni multilaterali registrano una crescente tendenza a porre veti e a trarre vantaggi nazionali invece di cercare una base comune. Di conseguenza, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è bloccato e sia l’Organizzazione mondiale della sanità che l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) si vedono contestare le proprie politiche.

Per l’UE è auspicabile e necessario che queste organizzazioni funzionino correttamente. In un contesto di crescente scetticismo pubblico sui vantaggi della cooperazione multilaterale, è fondamentale dimostrare perché sia ancora importante e necessario cooperare con partner internazionali come l’ONU. Nel 2021 l’UE ha pertanto continuato a sostenere gli sforzi del segretario generale delle Nazioni Unite volti a riformare il sistema multilaterale e a renderlo idoneo alle sue funzioni, in particolare con l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Nel 2021 l’UE e le Nazioni Unite hanno collaborato in oltre 170 paesi

Prevenzione e superamento di crisi

Protezione delle persone a rischio di guerra, malattie e calamità naturali

Sostegno alla non proliferazione e al disarmo

Lotta alla fame e alla malnutrizione

Costruzione di società democratiche e inclusive

Fornitura di servizi essenziali

Contributo a una crescita economica sostenibile e a posti di lavoro dignitosi

Lotta ai cambiamenti climatici

Lotta alla pandemia di COVID-19

In febbraio l’UE ha espresso le sue aspettative e ambizioni per il sistema multilaterale in una comunicazione congiunta che promuove la modernizzazione delle istituzioni chiave e sostiene lo sviluppo di nuove norme globali e la creazione di piattaforme di cooperazione in settori quali la fiscalità, la sfera digitale e l’intelligenza artificiale.

Josep Borrell posa per una foto insieme ad altri sette funzionari governativi dietro gli stand con il logo del G7 e con bandiere sullo sfondo, tra le quali si riconoscono quelle dell’UE, dell’Italia, del Regno Unito e degli Stati Uniti.
Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea (a destra), alla riunione dei ministri degli Affari esteri e dello sviluppo del G7 per discutere delle sfide geopolitiche e di sicurezza, con (da sinistra a destra) Teodoro L. Locsin, segretario degli Affari esteri filippino, Annalena Baerbock, ministra federale tedesca degli Affari esteri, Luigi Di Maio, ministro italiano degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Liz Truss, segretaria di Stato del Regno Unito per gli Affari esteri, il Commonwealth e lo sviluppo, Antony Blinken, segretario di Stato degli Stati Uniti, e Mélanie Joly, ministra canadese degli Affari esteri, Liverpool, Regno Unito, 12 dicembre 2021.

Assumere un ruolo guida nei forum multilaterali

L’Europa è un importante motore della cooperazione su scala internazionale. Nel 2021 essa ha continuato a difendere obiettivi ambiziosi in materia di sostenibilità in vista della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) a Glasgow, Regno Unito (cfr. capitolo 2) e della conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità a Kunming, Cina, e a svolgere un ruolo guida a livello mondiale nell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

In maggio l’UE ha organizzato, insieme alla presidenza italiana del G20, un vertice mondiale sulla salute, culminato in una dichiarazione di principi che nei prossimi anni guiderà le azioni globali in materia di salute. In occasione del vertice del G7 tenutosi a giugno in Cornovaglia, Regno Unito, la ripresa mondiale dalla pandemia è stata considerata prioritaria e l’UE ha assunto in tal senso un ruolo guida. I leader del G7 si sono impegnati a donare un miliardo di dosi di vaccini ai paesi a basso e medio reddito e ad accelerare la produzione e la fornitura di vaccini a livello mondiale.

I leader del G20 posano per una foto di gruppo.
Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, insieme ad altri leader del G20 al vertice del G20, Roma, Italia, 30 e 31 ottobre 2021.
Paolo Gentiloni e Janet Yellen conversano, seduti rispettivamente davanti alla bandiera dell’UE e degli Stati Uniti.
Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia (a destra), con Janet Yellen, segretaria al Tesoro statunitense, Londra, Regno Unito, 5 giugno 2021. Le relazioni tra l’UE e gli Stati Uniti sono state fondamentali per i negoziati che hanno portato all’accordo di luglio mirante a garantire una tassazione più equa delle imprese multinazionali.

In occasione del vertice del G20 tenutosi a Roma in ottobre, i leader del G20 hanno approvato una proposta dei loro ministri delle finanze volta a stabilire un’aliquota d’imposta minima globale di almeno il 15 % per le società multinazionali. Si è trattato di un accordo rivoluzionario concluso da 136 giurisdizioni dopo molti anni di negoziati. L’accordo garantirà inoltre che le multinazionali più redditizie al mondo paghino le tasse nei paesi in cui generano le loro entrate, e non solo dove hanno sede.

Frans Timmermans e Shinjirō Koizumi, con indosso la mascherina, posano per la foto facendo il saluto pugno contro pugno.
Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea responsabile del Green Deal europeo (a destra), con Shinjirō Koizumi, ministro giapponese dell’Ambiente, alla riunione ministeriale congiunta del vertice G20 sul clima e l’energia, Napoli, Italia, 22 luglio 2021.

Il 28 e 29 giugno Josep Borrell, alto rappresentante, ha partecipato alle prime riunioni ministeriali in presenza che si sono svolte a Matera, Italia, durante la presidenza italiana del G20. In seguito si è tenuta una riunione congiunta dei ministri degli Affari esteri e dello Sviluppo, alla quale ha partecipato anche Jutta Urpilainen, commissaria per i Partenariati internazionali. I ministri degli esteri hanno discusso di multilateralismo e governance globale e di come combattere insieme la pandemia e promuovere al meglio la ripresa, nonché delle modalità per rinnovare lo slancio degli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare in Africa.

Pace e sicurezza

In questo difficile contesto globale, l’UE deve migliorare la sua capacità di prevenire i conflitti e rafforzare la pace e la sicurezza internazionali. Con il nuovo strumento europeo per la pace (EPF), l’UE sta assumendo maggiori responsabilità in quanto garante della sicurezza globale. Lo strumento finanzierà i costi comuni delle missioni e operazioni militari nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune, nonché le misure di assistenza per sostenere i partner in ambito militare e di difesa. L’assistenza può essere concessa ai partner di tutto il mondo che si trovano di fronte a grandi sfide per la sicurezza e che gli Stati membri dell’UE decidono di sostenere.

Lo strumento europeo per la pace massimizzerà l’impatto, l’efficacia e la sostenibilità dell’azione esterna globale dell’UE per quanto riguarda la pace e la sicurezza:

garantendo la disponibilità di finanziamenti dell’UE su base affidabile e prevedibile;

consentendo una risposta rapida alle crisi e fornendo assistenza urgente;

fornendo ai partner dell’UE un sostegno a lungo termine per lo sviluppo di capacità.

Lo strumento europeo per la pace è un nuovo Fondo del valore di 5 miliardi di euro, finanziato al di fuori del bilancio dell’UE per un periodo di sette anni (2021-2027), che:

crea uno strumento unico per finanziare tutte le azioni della politica estera e di sicurezza comune nei settori militare e della difesa;

sostituisce il meccanismo Athena e il Fondo per la pace in Africa, acquisendo gli aspetti militari e di difesa precedentemente contemplati da tali strumenti.

Josep Borrell, alto rappresentante, insieme agli Stati membri, ha portato avanti i lavori sullo sviluppo della bussola strategica, che definisce una strategia in materia di sicurezza e difesa per i prossimi 5-10 anni e presenta proposte concrete di azione dell’UE in varie dimensioni della sicurezza e della difesa, ad esempio la gestione delle crisi, la resilienza, le capacità e i partenariati. Il primo progetto di bussola strategica è stato presentato agli Stati membri dall’alto rappresentante nel novembre 2021; la sua adozione è prevista nel marzo 2022.

Cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario

Nel 2020 l’UE e i suoi 27 Stati membri hanno aumentato notevolmente l’assistenza ai paesi partner, portandola a 66,8 miliardi di euro. L’UE è il principale donatore di aiuti nel mondo, con il 46 % dell’assistenza a livello globale.

Nel 2021 l’UE ha stanziato oltre 2,1 miliardi di euro in aiuti umanitari, anche per rispondere alle esigenze urgenti derivanti dalla COVID-19. I ponti aerei umanitari organizzati dall’UE hanno fornito oltre 20 tonnellate di aiuti umanitari al Mozambico e oltre 177 tonnellate ad Haiti a seguito del terremoto che ha devastato il paese.

Operatori umanitari ispezionano un carico di merci.
Il 14 agosto 2021 un terremoto di proporzioni catastrofiche ha colpito Haiti, distruggendo edifici e abitazioni, danneggiando gravemente ospedali e scuole e interrompendo reti idriche, strade e ponti. L’UE ha mobilitato rapidamente il sostegno da inviare a questo paese già estremamente fragile, stanziando 3 milioni di euro in finanziamenti umanitari per far fronte alle esigenze più urgenti delle comunità colpite. Inoltre ha organizzato tre ponti aerei umanitari per fornire materiali di emergenza ad Haiti e ha coordinato l’assistenza messa a disposizione dagli Stati membri mediante il meccanismo di protezione civile dell’UE.
Un aereo in fase di caricamento, con in primo piano un pallet con la bandiera dell’UE.
Nell’estate del 2021 l’UE ha organizzato un ponte aereo umanitario con il Mozambico. Tre voli hanno portato aiuti umanitari di emergenza, comprese donazioni dall’Italia e dal Portogallo, a sostegno della provincia di Cabo Delgado, a seguito di una recrudescenza della violenza.

Nei paesi teatro di conflitti, come l’Afghanistan, l’Etiopia e lo Yemen, l’UE ha offerto sostegno alle persone vulnerabili mediante un’assistenza di primo soccorso. L’UE ha continuato a sostenere le persone vulnerabili in Siria, nonché i rifugiati siriani in Turchia e in altri paesi della regione.

Per affrontare una serie di sfide senza precedenti cui devono far fronte gli sforzi umanitari, a marzo la Commissione ha adottato una nuova prospettiva strategica al fine di rafforzare l’impatto umanitario globale dell’UE, continuando nel contempo a svolgere un ruolo di leader. La comunicazione sull’azione umanitaria dell’UE ha proposto azioni chiave per un uso più efficiente delle risorse: distribuire più rapidamente gli aiuti umanitari a sostegno dei partner, anche mediante la creazione di una capacità europea di risposta umanitaria basata sull’approccio «Team Europa»; ampliare la base di donatori all’interno e all’esterno dell’Europa; e affrontare le cause profonde delle crisi fornendo aiuti umanitari in stretta cooperazione con le organizzazioni per lo sviluppo e quelle che operano per la costruzione della pace. Ha proposto misure concrete per porre costantemente il rispetto del diritto internazionale umanitario al centro dell’azione esterna dell’UE e ha definito piani per affrontare il drammatico impatto umanitario dei cambiamenti climatici.

Nel periodo dal 2021 al 2027 lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale — Europa globale finanzierà la cooperazione dell’UE con i paesi terzi (ad eccezione dei beneficiari di assistenza preadesione e dei paesi e territori d’oltremare) con 79,5 miliardi di euro, di cui 60,39 miliardi di euro per programmi geografici.

Europa globale: lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale — Europa Globale sarà il principale strumento di finanziamento dell’UE per contribuire a eradicare la povertà e promuovere lo sviluppo sostenibile, la prosperità e la stabilità.

Maggiori finanziamenti per l’azione esterna dell’UE

Semplificazione: un minor numero di strumenti ed entrata nel bilancio del Fondo europeo di sviluppo

Flessibilità su base pluriennale per far fronte al mutare delle circostanze

Maggiore trasparenza e controllo democratico

La cartina presenta i contributi dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale, ripartiti per area geografica.

Il pilastro geografico dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale Europa Globale (N D I C I Europa Globale), con una dotazione di 60,39 miliardi di euro, promuoverà il dialogo e la cooperazione con i paesi terzi. Le dotazioni regionali saranno adattate alle esigenze e alle priorità dei diversi paesi e regioni, in linea con le priorità strategiche dell’UE. Attraverso lo strumento l’UE stanzierà almeno 19,32 miliardi di euro per il vicinato, ossia i paesi dell’Europa orientale e del Nord Africa, almeno 29,18 miliardi di euro per l’Africa subsahariana, 8,49 miliardi di euro per l’Asia e il Pacifico e 3,39 miliardi di euro per le Americhe e i Caraibi. La cartina presenta inoltre i paesi che rientrano nello strumento di assistenza preadesione e nello strumento di cooperazione con i paesi e territori d’oltremare.

L’UE, con il nuovo Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile Plus, integra lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale — Europa globale. Il Fondo sosterrà ulteriormente nei paesi partner gli investimenti che altrimenti non sarebbero effettuati.

Promuovere i diritti umani e la democrazia in tutto il mondo

Il piano d’azione sulla parità di genere, adottato nel novembre 2020, stabilisce come priorità dell’azione esterna dell’UE la parità di genere e l’emancipazione femminile. Entro il 2025, l’85 % delle nuove iniziative dell’UE dovrebbe contribuire al conseguimento di tale obiettivo.

In occasione del vertice mondiale sull’istruzione tenutosi in luglio a Londra, Regno Unito, l’UE e i suoi Stati membri, in qualità di «Team Europa», si sono impegnati a destinare 1,7 miliardi di euro al partenariato globale per l’istruzione in modo da contribuire alla trasformazione dei sistemi di istruzione per oltre un miliardo di ragazze e ragazzi in 90 paesi e territori. Tale cifra rappresenta il maggior contributo al partenariato.

In dicembre la presidente von der Leyen ha rappresentato la Commissione europea al vertice per la democrazia organizzato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Il vertice ha riunito leader di governo ed esponenti della società civile e del settore privato allo scopo di definire un’agenda affermativa per il rinnovamento democratico e far fronte, mediante l’azione collettiva, alle minacce più gravi che oggi incombono sulle democrazie. Sempre in dicembre la presidente von der Leyen ha annunciato il nuovo programma Europa globale per i diritti umani e la democrazia, del valore di 1,5 miliardi di euro.

Nel 2021 l’UE si è avvalsa per la prima volta del regime globale di sanzioni in materia di diritti umani adottato nel dicembre 2020. Sono state imposte sanzioni nei confronti di persone ed entità in Cina, Corea del Nord, Eritrea, Libia, Russia e Sud Sudan, responsabili di gravi violazioni e abusi dei diritti umani quali torture, esecuzioni extragiudiziali, omicidi, sparizioni forzate di persone, arresti o detenzioni arbitrari e ricorso sistematico al lavoro forzato.

Le missioni di osservazione elettorale continuano a essere una dimostrazione molto visibile dell’impegno dell’UE volto a sostenere i processi democratici. Nel 2021, nonostante le limitazioni dovute alla COVID-19, l’UE ha inviato sei missioni in Gambia, Honduras, Iraq, Kosovo (designazione che non pregiudica le posizioni riguardo allo status del paese ed è in linea con la risoluzione 1244/1999 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo), Venezuela e Zambia. Missioni più piccole di esperti, insieme a missioni di follow-up, sono state inviate in oltre dieci paesi per analizzare le elezioni, valutare i progressi compiuti nell’attuazione delle precedenti raccomandazioni dell’UE e contribuire a migliorare le condizioni per i futuri processi elettorali. Tenendo conto delle nuove sfide per la democrazia che comportano le tecnologie digitali, nell’osservazione elettorale dell’UE sono stati introdotti elementi innovativi per analizzare la dimensione online di tutti i processi elettorali. La Commissione ha inoltre approvato, e promuove a livello internazionale, orientamenti comuni sull’osservazione delle campagne online e sulle migliori pratiche per le tecnologie elettorali.

Le questioni relative all’Artico

Un video che spiega la necessità di una nuova politica dell’UE per l’Artico.
VIDEO La spiegazione della nuova politica dell’UE per l’Artico.

In ottobre l’UE ha aggiornato la sua politica per l’Artico concentrandosi sull’azione per il clima e la protezione dell’ambiente, nonché sui posti di lavoro verdi e sull’aumento della cooperazione internazionale in tutta la regione artica, comprese le iniziative scientifiche a guida europea. In novembre la Commissione e il servizio europeo per l’azione esterna hanno organizzato un forum artico e un dialogo con i popoli indigeni per ascoltare le esigenze e le prospettive degli abitanti della regione. Tale azione rafforza l’impegno dell’UE nell’Artico e lo allinea con gli obiettivi del Green Deal europeo e con il ruolo geopolitico dell’UE nel mondo. L’UE continuerà a cooperare con i suoi partner per garantire che l’Artico rimanga una regione pacifica in cui esiste un’efficace cooperazione internazionale.

Oceani

Al forum sulla governance internazionale degli oceani del 2021 l’UE ha presentato le sue raccomandazioni sulla sostenibilità degli oceani. La governance internazionale degli oceani è fondamentale per fermare la perdita di biodiversità e lottare contro i cambiamenti climatici. La Commissione europea ha annunciato che nel 2022 aggiornerà l’agenda dell’UE sulla governance internazionale degli oceani al fine di garantire che rimanga adeguata allo scopo.

In aprile e settembre Virginijus Sinkevičius, commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, ha organizzato riunioni ministeriali al fine di raccogliere sostegno per la designazione di nuove zone marine protette nell’Oceano Antartico. Tali riunioni si sono svolte prima della 40a riunione annuale della Commissione per la conservazione delle risorse marine viventi dell’Antartide in ottobre e sono servite a coordinare le azioni dei copatrocinatori.

Strategia «Global Gateway»

In dicembre l’UE ha avviato la strategia «Global Gateway», una nuova iniziativa volta a sviluppare connessioni intelligenti, pulite e sicure nei settori digitale, energetico e dei trasporti e a rafforzare i sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca in tutto il mondo. La pandemia di COVID-19 ha messo in luce le lacune delle infrastrutture globali, che hanno contribuito alle perturbazioni delle catene di approvvigionamento e alla conseguente scarsità di prodotti sanitari e di altro tipo, con serie conseguenze umane ed economiche. Anche le transizioni verde e digitale stanno generando un’ulteriore richiesta di infrastrutture. La strategia «Global Gateway» svilupperà infrastrutture sostenibili e di alta qualità, garantendo nel contempo la sostenibilità finanziaria, con finanziamenti dell’UE, dei suoi Stati membri e delle istituzioni finanziarie europee (Team Europa) e la partecipazione del settore privato. L’obiettivo è quello di mobilitare investimenti per un totale di 300 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027.

I miglioramenti delle infrastrutture fisiche (ad esempio un maggior numero di cavi in fibra ottica) saranno integrati da condizioni commerciali favorevoli alle imprese e da una convergenza normativa per ridurre gli ostacoli nel sistema di fornitura globale. I valori democratici, i partenariati paritari, la buona governance, la neutralità climatica e la sicurezza saranno alla base di tutte le spese nell’ambito del «Global Gateway», in linea con i principi dell’azione esterna dell’UE in materia di diritti umani, gli obiettivi di sviluppo sostenibile e gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

L’infografica presenta i settori chiave di partenariato della strategia Global Gateway.

Grazie a questa strategia, l’UE sosterrà una rete internet aperta e sicura, investimenti e norme che preparano il terreno per la transizione verso l’energia pulita e tutti i modi di trasporto verdi, intelligenti e sicuri. L’UE contribuirà inoltre a rafforzare le catene di approvvigionamento e la produzione locale di vaccini e investirà in un’istruzione di qualità, con particolare attenzione alle ragazze e alle donne e ai gruppi vulnerabili.

La strategia Global Gateway — Settori chiave di partenariato.

Commercio

La relazione della Commissione del 2021 sul commercio e l’occupazione ha rilevato che oltre 38 milioni di posti di lavoro nell’UE sono sostenuti dalle esportazioni dell’UE, un aumento pari a 11 milioni rispetto a dieci anni fa. Si tratta di posti di lavoro che, in media, sono retribuiti il 12 % in più rispetto agli altri settori dell’economia.

In febbraio la Commissione ha presentato una strategia per una politica commerciale aperta, sostenibile e assertiva in cui viene data la priorità a un’importante riforma dell’OMC in modo da includervi impegni globali in materia di commercio e clima; nuove norme per il commercio digitale; norme rafforzate per affrontare le distorsioni della concorrenza; e il ripristino del suo sistema vincolante di risoluzione delle controversie.

La nuova strategia, che è anche incentrata sul rafforzamento della capacità del commercio di sostenere le transizioni digitale e climatica, contribuirà al conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo promuovendo la transizione verde mediante accordi commerciali, il sistema di preferenze generalizzate e gli impegni in seno all’OMC. Inoltre rimuoverà gli ostacoli ingiustificati agli scambi nell’economia digitale, per cogliere le opportunità offerte dalle tecnologie digitali nel commercio. Approfondendo le sue alleanze, ad esempio il partenariato transatlantico, e dedicando una maggiore attenzione ai paesi vicini e all’Africa, l’UE sarà maggiormente in grado di plasmare il cambiamento globale.

Parallelamente, l’UE ha adottato un approccio più assertivo per attuare e far rispettare i suoi accordi commerciali, lottare contro le pratiche commerciali sleali, difendere i valori e le norme dell’UE all’estero, aiutare le piccole e medie imprese a utilizzare gli accordi commerciali dell’UE e affrontare i problemi di sostenibilità.

Nel 2021 l’UE ha partecipato a una serie di negoziati prioritari dell’OMC. I negoziati sulle sovvenzioni alla pesca sono gli unici in corso che coinvolgono tutti i membri dell’OMC e sono pertanto estremamente significativi. Parallelamente, l’UE ha proposto un’iniziativa per mantenere aperte le catene di approvvigionamento dei prodotti e dei vaccini connessi alla COVID-19, limitando le restrizioni all’esportazione inutili e promuovendo la produzione e la distribuzione dei vaccini. Infine, l’UE ha proposto di dare priorità all’impegno a individuare in che modo le norme dell’OMC possano promuovere ulteriormente la sostenibilità ambientale e mitigare i cambiamenti climatici.

Sebbene la 12a conferenza ministeriale dell’OMC sia stata purtroppo rinviata, ciò non ha bloccato completamente i progressi. Nel 2021 l’UE, insieme ad altri 67 membri dell’OMC, ha concluso un accordo per semplificare gli scambi di servizi: l’iniziativa congiunta sulla regolamentazione interna nel settore dei servizi. Si tratta del primo risultato dell’OMC nel settore degli scambi di servizi dopo molto tempo e le prime stime dimostrano che l’accordo ridurrà i costi del commercio mondiale di servizi di oltre 150 miliardi di dollari USA ogni anno. L’UE ha inoltre sottoscritto tre nuove iniziative nei settori «commercio e ambiente» e «commercio e clima».

Sistema di preferenze generalizzate

In settembre la Commissione ha adottato una proposta legislativa per riformare il sistema di preferenze generalizzate dell’UE per il periodo 2024-2034. Il regime sostiene le economie dei paesi in via di sviluppo riducendo o eliminando i dazi sulle loro esportazioni verso l’UE e consentendo loro una partecipazione e un coinvolgimento maggiori nelle catene globali del valore. La proposta di un nuovo regolamento fa sì che il sistema sia maggiormente incentrato sulla riduzione della povertà e sull’aumento delle opportunità di esportazione per i paesi più bisognosi. Amplia inoltre l’elenco delle convenzioni sui diritti umani e del lavoro, l’ambiente e la buona governance che i paesi beneficiari devono rispettare e facilita la possibilità di revocare le preferenze dell’UE in risposta a violazioni gravi e sistematiche di tali convenzioni.

Negoziati commerciali in corso o nuovi

Nel 2021 il rafforzamento delle relazioni commerciali con l’Asia e l’Africa è rimasto prioritario. L’UE sta approfondendo gli accordi esistenti con l’Africa orientale e australe e sta negoziando un accordo di agevolazione degli investimenti con l’Angola. Nella regione Asia-Pacifico sono proseguiti i negoziati con Australia, Cile, Indonesia e Nuova Zelanda.

In maggio l’UE e l’India hanno convenuto di riprendere i negoziati per un accordo commerciale equilibrato, ambizioso, globale e reciprocamente vantaggioso e di avviare negoziati sia su un accordo autonomo sulla protezione degli investimenti che su un accordo sulle indicazioni geografiche.

Strumento per scoraggiare e contrastare le azioni coercitive di paesi terzi

Valdis Dombrovskis parla in piedi dal podio.
Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea responsabile per Un’economia al servizio delle persone e commissario per il Commercio, in occasione di una conferenza stampa di presentazione del nuovo strumento proposto per contrastare l’uso della coercizione economica da parte di paesi terzi, Bruxelles, Belgio, 8 dicembre 2021.

La coercizione economica si riferisce a situazioni specifiche in cui un paese terzo cerca di esercitare pressioni sull’UE o sui suoi Stati membri affinché effettuino una particolare scelta politica mediante misure formali o informali, quali l’imposizione di dazi o l’interruzione delle spedizioni. In dicembre la Commissione ha proposto un nuovo strumento per scoraggiare, oppure, se necessario contrastare, la coercizione economica. Lo strumento anticoercizione è concepito per allentare le tensioni e far cessare determinate misure coercitive utilizzando in primo luogo il dialogo. Tuttavia, quando non esiste altro modo per affrontare le intimidazioni economiche, la risposta dell’UE può consistere in misure non vincolanti (negoziati, accertamento della natura coercitiva dell’azione del paese terzo) o, in ultima istanza, in contromisure sotto forma di restrizioni commerciali, di investimento o di altro tipo.

Controllo delle esportazioni di prodotti a duplice uso

Nel 2021 l’UE ha rafforzato la sua capacità di rispondere ai nuovi rischi per la sicurezza connessi alle tecnologie emergenti. Il nuovo regolamento sul controllo delle esportazioni entrato in vigore a settembre rafforza i controlli sul commercio dei prodotti a duplice uso (beni e tecnologie civili con possibili utilizzi militari o connessi alla sicurezza), migliorando nel contempo la capacità dell’UE di tutelare i diritti umani e sostenere catene di approvvigionamento sicure per i prodotti strategici.

Il nuovo quadro consente all’UE di intraprendere una serie di misure importanti per mettere in comune le competenze e affrontare sfide specifiche, in particolare per quanto riguarda la sorveglianza informatica — per cui sono in preparazione orientamenti in materia di dovuta diligenza — ma anche per le tecnologie a duplice uso emergenti, come l’informatica avanzata.

Controllo degli investimenti esteri diretti

Oggi più che mai l’apertura dell’UE agli investimenti esteri diretti deve essere bilanciata da strumenti di controllo adeguati al fine di tutelare la sicurezza e l’ordine pubblico. Gli Stati membri e la Commissione cooperano strettamente per garantire che siano controllati efficacemente tutti gli investimenti che potrebbero comportare un rischio per la sicurezza degli Stati membri dell’UE o delle risorse critiche dell’UE. La prima relazione annuale sul controllo degli investimenti esteri diretti è stata pubblicata nel novembre 2021.

Ricerca e innovazione

In maggio la Commissione ha adottato una comunicazione sull’approccio globale in materia di ricerca e innovazione. La nuova strategia si basa su due obiettivi principali. In primo luogo, essa mira a creare un ambiente di ricerca e innovazione basato su valori comuni e regole concordate e aperto in modo da assistere i ricercatori e gli innovatori di tutto il mondo a cooperare in partenariati multilaterali per trovare soluzioni a questioni globali. In secondo luogo, essa mira a garantire la reciprocità e la parità di condizioni nella cooperazione internazionale nelle attività di ricerca e innovazione. L’azione comprende un sostegno per i ricercatori e le relative organizzazioni al fine di contribuire ad accelerare uno sviluppo sostenibile e inclusivo nei paesi a basso e medio reddito, anche attraverso un’ambiziosa «iniziativa con l’Africa» nell’ambito di Orizzonte Europa intesa a rafforzare la cooperazione con i paesi africani. Il programma di lavoro di Orizzonte Europa per il 2021 e il 2022 comprende circa 40 temi, con una dotazione di circa 350 milioni di euro nell’ambito di inviti a presentare proposte che sono particolarmente rilevanti per la cooperazione con l’Africa.

Africa

Per tutto il 2021 l’UE ha continuato a cooperare strettamente con i suoi partner in Africa sulla base della comunicazione congiunta relativa a una strategia globale per l’Africa del 2020. I ministri degli Affari esteri dell’Africa e dell’UE si sono riuniti a Kigali, Ruanda, in ottobre per fare il punto sul partenariato Africa-UE e definire priorità comuni in vista del prossimo vertice di febbraio 2022 tra l’Unione europea e l’Unione africana. Hanno convenuto di proseguire la cooperazione in materia di risposta alla COVID-19, compresi l’accesso ai vaccini, la ripresa economica, gli investimenti nelle transizioni verde e digitale, la pace, la sicurezza e la governance, nonché la migrazione e la mobilità.

Il Forum economico UE-Africa di aprile ha riunito oltre 3 000 partecipanti, tra cui rappresentanti governativi, imprenditori e investitori, provenienti dall’Africa e dall’Europa, che hanno discusso di come accelerare la transizione verso l’energia verde in Africa e ampliare l’accesso all’energia, creando in tal modo posti di lavoro e favorendo una ripresa economica sostenibile dalla COVID-19. Attraverso la serie online «Debating Africa-EU», i decisori, i rappresentanti della società civile e i rappresentanti dei giovani di entrambi i continenti hanno avuto l’opportunità di esprimere il loro punto di vista sulle priorità future.

Team Europa sostiene la produzione locale e l’accesso ai vaccini, ai farmaci e alle tecnologie sanitarie in Africa. Tale sostegno è finanziato con un miliardo di euro a carico del bilancio dell’UE e delle istituzioni europee per il finanziamento dello sviluppo e sostenuta dalla collaborazione tra il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e i Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie.

Robert Dussey gesticola mentre parla dal podio e Jutta Urpilainen lo guarda sorridendo.
Jutta Urpilainen, commissaria europea per i Partenariati internazionali (a destra), e Robert Dussey, ministro togolese degli Affari esteri, dell’Integrazione africana e dei togolesi all’estero, presidente del gruppo centrale di negoziazione e capo negoziatore dell’Organizzazione degli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (OSACP), partecipano alla cerimonia di inaugurazione del nuovo accordo di partenariato OSACP-UE (denominato anche accordo post-Cotonou), Bruxelles, Belgio, 15 aprile 2021.

Il 15 aprile 2021 è stato siglato un nuovo accordo di partenariato tra l’UE e i membri dell’Organizzazione degli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, che stabilisce un quadro ventennale per le relazioni politiche ed economiche e le priorità di cooperazione. Inoltre, comprende un sostanziale ed esteso protocollo sull’Africa (uno di tre protocolli regionali) che pone l’accento sulle esigenze specifiche del continente.

Il pilastro geografico dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale — Europa globale promuove il dialogo e la cooperazione con i paesi terzi. La dotazione di 60,39 miliardi di euro per questo pilastro dello strumento comprende almeno 29,18 miliardi di euro per l’Africa subsahariana (per il periodo dal 2021 al 2027).

Etiopia

Per tutto il 2021 l’UE ha continuato a seguire da vicino la situazione in Etiopia. Il conflitto nella regione del Tigrai ha provocato una crisi umanitaria devastante, minando l’integrità territoriale e la stabilità del paese, con conseguenti ripercussioni sull’intera regione. A causa della violenza quasi 3 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case e oltre 5 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria urgente. In dicembre l’UE ha chiesto un cessate il fuoco incondizionato e ha esortato tutte le parti a impegnarsi in un dialogo nazionale inclusivo e trasparente. Garantire la protezione dei civili e un accesso umanitario senza restrizioni rimangono priorità fondamentali. L’UE sostiene gli sforzi di mediazione a livello regionale e dell’Unione africana, guidati da Olusegun Obasanjo, alto rappresentante per il Corno d’Africa. L’UE rimane pronta a utilizzare tutti i suoi strumenti di politica estera, comprese le misure restrittive, per promuovere la pace, il rispetto del diritto internazionale umanitario e in materia di diritti umani, e a contribuire a porre fine al conflitto. Nel 2021 ha stanziato oltre 85,2 milioni di euro per progetti umanitari in Etiopia, di cui 48 milioni di euro destinati specificamente alle persone colpite dal conflitto nell’Etiopia settentrionale.

Sahel

L’Unione europea è uno dei maggiori fornitori di aiuti umanitari ai paesi africani del Sahel. In dicembre, in risposta alla crisi alimentare senza precedenti che ha colpito oltre 8,7 milioni di persone in Burkina Faso, Mali, Mauritania e Niger, ha stanziato 15 milioni di euro in finanziamenti umanitari supplementari per la regione. Nel corso dell’anno l’UE ha stanziato un totale di 237,4 milioni di euro a favore del Sahel. Una parte di questi finanziamenti è stata utilizzata per contribuire ad affrontare la crisi alimentare che, ormai entrata nel suo quarto anno consecutivo, investe la regione, colpendo principalmente la popolazione nelle zone di conflitto. In giugno l’UE ha ribadito il suo sostegno agli sforzi dei paesi Sahel del G5 (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger) volti a rafforzare la governance, lo Stato di diritto e la fornitura di servizi pubblici nei loro territori.

I leader dell’UE hanno condannato con fermezza il colpo di Stato che ha avuto luogo in Mali il 24 maggio 2021, dichiarando che l’UE era pronta a prendere in considerazione misure restrittive mirate. In dicembre il Consiglio ha istituito un quadro autonomo di sanzioni nei confronti di chi minaccia la pace, la sicurezza o la stabilità del Mali, oppure ostacola l’attuazione della sua transizione politica.

Charles Michel, con indosso la mascherina, ascolta durante una visita dell’Institut Pasteur.
Charles Michel, presidente del Consiglio europeo (al centro), visita l’Institut Pasteur, Dakar, Senegal, 6 dicembre 2021. La visita si è svolta il 5 e 6 dicembre 2021 durante il Forum internazionale di Dakar sulla pace e la sicurezza in Africa.

Balcani occidentali e allargamento

L’impegno dell’UE a favore della prospettiva europea per la regione e del processo di allargamento è stato riconfermato in occasione del vertice UE-Balcani occidentali, tenutosi a Brdo pri Kranju, Slovenia, nell’ottobre 2021. La Commissione ha iniziato ad attuare la metodologia di allargamento riveduta e ciò si riflette anche nel suo pacchetto Allargamento 2021, adottato il 19 ottobre, nel piano economico e di investimenti per la regione e nel quadro giuridico dello strumento di assistenza preadesione.

Il piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali consiste in un sostanziale pacchetto che prevede fino a 30 miliardi di euro di investimenti nei prossimi sette anni, pari a un terzo del prodotto interno lordo della regione. Lo strumento di assistenza preadesione costituirà la principale fonte di finanziamento per questo piano, in quanto contribuirà alla ripresa a lungo termine dopo la pandemia, stimolerà la crescita economica e la convergenza e sosterrà le riforme necessarie per progredire nel cammino verso l’UE.

Al vertice UE-Balcani occidentali i leader hanno avviato l’agenda per i Balcani occidentali in materia di innovazione, ricerca, istruzione, cultura, gioventù e sport, che promuoverà l’eccellenza scientifica e la riforma dei sistemi di istruzione della regione, creerà ulteriori opportunità per i giovani e contribuirà a prevenire la fuga dei cervelli. I leader hanno inoltre approvato la preparazione della tabella di marcia per il roaming tra l’UE e i Balcani occidentali, basata sul roaming a tariffa nazionale (roaming gratuito all’interno della regione), entrata in vigore il 1º luglio.

L’Albania e la Macedonia del Nord hanno continuato a soddisfare le condizioni per l’avvio ufficiale dei negoziati di adesione. In dicembre L’UE ha accolto con favore l’apertura del polo tematico 4 «Agenda verde e connettività sostenibile» con la Serbia e ha tenuto due conferenze politiche intergovernative con il Montenegro.

Politica di vicinato

Vicinato meridionale

Olivér Várhelyi e Hala Zayed conversano seduti uno di fronte all’altra.
Olivér Várhelyi, commissario europeo per il Vicinato e l’allargamento (a sinistra), durante un incontro con Hala Zayed, ministra egiziana della Sanità, Il Cairo, Egitto, 24 ottobre 2021. Durante la visita il commissario ha partecipato anche alla settimana dell’acqua del Cairo e ha visitato alcuni progetti finanziati dall’UE.

In febbraio la Commissione europea e l’alto rappresentante hanno adottato la nuova agenda per il Mediterraneo per rinnovare il partenariato con il vicinato meridionale. L’agenda ribadisce l’importanza di un dialogo politico migliore e più intenso in tutto il Mediterraneo per rafforzare la cooperazione su questioni quali la pace e la sicurezza, lo Stato di diritto, le riforme della pubblica amministrazione, la sanità, la migrazione, i cambiamenti climatici e la transizione digitale. Comprende inoltre un piano economico e di investimenti dedicato, con iniziative in settori strategici volte a stimolare una ripresa socioeconomica a lungo termine sostenibile e inclusiva, anche nel contesto della pandemia di COVID-19, a creare prosperità, ad aumentare gli scambi commerciali e a sostenere la competitività.

Temi fondamentali

  • Sviluppo umano, buona governance e Stato di diritto
  • Resilienza, prosperità e transizione digitale
  • Pace e sicurezza
  • Migrazione e mobilità
  • Transizione verde: resilienza climatica, energia e ambiente

Finanziamenti

La nuova agenda guiderà la cooperazione bilaterale, regionale e transregionale dell’UE nell’ambito dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale — Europa Globale.

Per il periodo 2021-2027 la Commissione europea propone di mobilitare fino a 7 miliardi di euro a titolo di questo strumento, con strumenti specifici forniti dal Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile Plus e dalla piattaforma d’investimento per il vicinato. In tal modo sarà possibile mobilitare investimenti pubblici e privati fino a 30 miliardi di euro nel vicinato meridionale.

Siria

La quinta conferenza di Bruxelles «Sostenere il futuro della Siria e della regione» ha segnato un tragico anniversario: nei dieci anni trascorsi dall’inizio del conflitto sono morte oltre 400 000 persone, l’economia è in caduta libera e il 90 % dei siriani vive in condizioni di povertà. La pandemia di COVID-19 ha peggiorato una situazione che era già drammatica. La conferenza ha generato 5,3 miliardi di euro in nuovi impegni globali, di cui 3,7 miliardi di euro da parte dell’UE e dei suoi Stati membri, a sostegno delle attività umanitarie, di resilienza, di stabilizzazione e di sviluppo in Siria e nella regione. L’UE continuerà a sostenere gli sforzi guidati dalle Nazioni Unite e dall’inviato speciale dell’ONU, Geir Pedersen, e a impegnarsi a livello diplomatico per costruire un consenso che possa porre fine alla guerra.

Libia

L’UE intende aiutare la Libia e il popolo libico a tornare alla pace e a riprendere la transizione verso la democrazia. In giugno l’UE ha confermato il suo impegno a favore del processo di stabilizzazione della Libia sotto l’egida delle Nazioni Unite. A seguito del rinvio delle elezioni, previste per dicembre 2021, l’UE ha invitato la Libia a elaborare un piano e un calendario chiaro per organizzare quanto prima elezioni presidenziali e legislative inclusive, libere, regolari e credibili, nel pieno rispetto della tabella di marcia politica concordata. L’UE ha offerto il suo sostegno alle autorità libiche per la preparazione delle elezioni.

Rappresentanti con giubbotti dell’Unione europea, dell’Unicef e dell’Organizzazione mondiale della sanità guardano verso un aereo sulla pista. Diritti d’autore Organizzazione mondiale della sanità, 2022.
La prima spedizione di vaccini contro la COVID-19 dallo strumento COVAX è arrivata in Giordania il 13 marzo 2021. © OMS, 2022.

Partenariato orientale

In dicembre, in occasione del sesto vertice del partenariato orientale, i leader dell’UE, degli Stati membri e dell’Armenia, dell’Azerbaigian, della Georgia, della Moldova e dell’Ucraina hanno definito la loro visione comune per il futuro del partenariato orientale. Questo vertice dei leader, il primo in presenza svoltosi negli ultimi quattro anni, in un contesto geopolitico difficile nella regione contrassegnato da ripercussioni socioeconomiche gravi e continue a causa della pandemia di COVID-19, è servito da occasione per inviare un messaggio di solidarietà tra l’UE e i suoi partner. La Bielorussia aveva una sedia vuota all’incontro per segnalare il sostegno dell’UE al popolo bielorusso di fronte alla repressione da parte del regime.

Il vertice ha approvato la nuova agenda di cooperazione per il partenariato orientale delineata nella proposta presentata dalla Commissione e dall’alto rappresentante a luglio. L’obiettivo è quello di aumentare il commercio, la crescita e l’occupazione, migliorare la connettività, rafforzare le istituzioni democratiche e lo Stato di diritto, sostenere le transizioni verde e digitale e promuovere società eque, inclusive e fondate sulla parità di genere. Tale agenda si basa su un piano economico e di investimenti per la regione con il potenziale di mobilitare fino a 17 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati per accelerare una ripresa sostenibile dopo la pandemia e rafforzare la resilienza dei partner orientali.

In maggio la Commissione ha presentato un piano globale di sostegno economico per una futura Bielorussia democratica. Il piano, che include fino a 3 miliardi di euro, rispecchia l’impegno dell’UE a sostenere il desiderio del popolo bielorusso di una transizione democratica pacifica. In dicembre la Commissione ha inoltre annunciato un ulteriore sostegno immediato di 30 milioni di euro al popolo bielorusso, in particolare ai giovani e ai media indipendenti.

In giugno la Commissione ha annunciato un piano di ripresa economica per la Repubblica di Moldova che mobiliterà fino a 600 milioni di euro per promuovere investimenti che sosterranno una ripresa sostenibile e inclusiva del paese in seguito alla crisi COVID-19. In novembre l’UE ha annunciato un sostegno straordinario di 60 milioni di euro alla Moldova per contribuire a far fronte all’aumento dei prezzi del gas e rafforzare la transizione verde e la sicurezza energetica del paese.

Maroš Šefčovič e Denys Shmyhal, con indosso la mascherina, esaminano dei campioni davanti a un piccolo gruppo di persone.
Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione europea responsabile per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche (secondo a sinistra), e Denys Shmyhal, primo ministro dell’Ucraina (a sinistra), visitano un sito di produzione del titanio a Zhytomyr, Ucraina, il 12 luglio 2021. Hanno partecipato alla conferenza ad alto livello sul partenariato strategico tra l’UE e l’Ucraina sulle materie prime critiche e le batterie, seguita dalla cerimonia di firma del memorandum d’intesa sul partenariato strategico tra l’UE e l’Ucraina sulle materie prime e le batterie.

Il 23º vertice tra l’Unione europea e l’Ucraina si è tenuto a Kiev in ottobre. I leader hanno discusso dei progressi compiuti in una serie di settori di cooperazione e delle modalità per rafforzarli ulteriormente e hanno ribadito il costante impegno a rafforzare l’associazione politica e l’integrazione economica dell’Ucraina con l’Unione europea, sulla base dell’accordo di associazione e della sua zona di libero scambio globale e approfondita. Tra i settori in cui i leader hanno convenuto di rafforzare ulteriormente l’integrazione e la cooperazione economica figurano l’integrazione dei mercati e dei sistemi energetici dell’Ucraina con il mercato dell’energia dell’UE, la creazione di condizioni di parità, la continuazione del transito del gas attraverso l’Ucraina oltre il 2024, la modernizzazione del sistema di trasporto del gas ucraino e il rafforzamento della sicurezza energetica europea.

L’UE e l’Ucraina stanno attuando l’accordo di associazione e stanno esplorando le possibilità di un’ulteriore cooperazione settoriale. La cooperazione è stata rafforzata in una serie di settori, ad esempio quello digitale, in cui l’Ucraina è molto avanzata, e nel dialogo ad alto livello sul Green Deal per assistere l’Ucraina nella sua transizione verde. L’UE fornisce un sostegno sostanziale alle riforme in Ucraina, comprese la riforma fondiaria, la decentralizzazione e la riforma della giustizia.

Di fronte alle sfide alla sicurezza europea poste dalla Russia, l’UE ha intensificato il suo sostegno per garantire la resilienza dell’Ucraina, che include l’adozione di una misura di assistenza, del valore di 31 milioni di euro, nell’ambito dello strumento europeo per la pace al fine di sostenere le capacità delle forze armate ucraine, comprese le unità mediche militari, la logistica e la ciberdifesa. Nel 2021 l’UE ha inoltre avviato un dialogo sulla cibersicurezza con l’Ucraina.

In ottobre l’Ucraina ha firmato un accordo con l’UE sulla sua partecipazione a Orizzonte Europa (il programma quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione) e ai programmi Euratom di ricerca e formazione.

Nel 2021 l’UE ha proseguito la sua forte cooperazione con la Georgia. Ha inoltre intensificato gli sforzi per rafforzare la resilienza, la riconciliazione e il consolidamento della pace nel Caucaso meridionale, in particolare fornendo oltre 17 milioni di euro in aiuti umanitari e assistenza per la ripresa rapida alle persone più colpite dalle recenti ostilità nel Nagorno Karabakh.

L’accordo di partenariato globale e rafforzato UE-Armenia è entrato in vigore nel marzo 2021 e mira ad approfondire e rafforzare le relazioni tra le parti.

Turchia

Nel 2021 le relazioni tra l’UE e la Turchia sono rimaste al centro dell’attenzione politica. Entrambe le parti si sono impegnate a rilanciare la cooperazione, al fine di ridurre le tensioni intensificando il dialogo e gli scambi su questioni di reciproco interesse. In marzo la Commissione europea e l’alto rappresentante hanno adottato una comunicazione congiunta sullo stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali tra l’UE e la Turchia, che è stata accolta con favore dal Consiglio europeo il 25 marzo 2021. L’UE ha convenuto di avviare un dialogo con la Turchia in modo graduale, proporzionato e reversibile per rafforzare la cooperazione in una serie di settori di interesse comune, a condizione che prosegua l’allentamento delle tensioni e che la Turchia si impegni in modo costruttivo e nel rispetto delle condizioni stabilite. Sebbene le differenze e le tensioni abbiano continuato a sussistere per quanto riguarda la situazione nel Mediterraneo orientale e siano state caratterizzate in particolare da preoccupanti sviluppi a Varosia, si è registrato un allentamento delle tensioni rispetto all’anno precedente.

Su mandato del Consiglio europeo (dichiarazione del 25 marzo e conclusioni del 24 e 25 giugno 2021) di avviare i lavori nei settori di interesse reciproco, l’UE ha condotto dialoghi ad alto livello con la Turchia su clima, migrazione e sicurezza e salute. Il dialogo a livello di alti funzionari è ripreso sulle questioni relative alla lotta al terrorismo. Nel settore della migrazione, la dichiarazione UE-Turchia del marzo 2016 ha continuato a produrre risultati ed è rimasta il quadro fondamentale per la cooperazione in tale ambito. La Turchia ha continuato a compiere lodevoli sforzi per accogliere circa 4 milioni di rifugiati provenienti dalla Siria e da altri paesi e a tal fine l’UE ha continuato a fornire un sostegno finanziario significativo. Sia l’UE che la Turchia hanno continuato a beneficiare delle loro relazioni commerciali, sebbene alcune barriere commerciali, nonostante i numerosi tentativi dell’UE di discuterne con la Turchia, abbiano continuato ad ostacolare un’agevole cooperazione e i progressi.

Per quanto riguarda la situazione interna e in particolare la situazione nel settore dei diritti e delle libertà fondamentali, la Turchia non ha invertito la tendenza negativa del suo allontanamento dall’Unione europea. Le questioni relative allo Stato di diritto e ai diritti fondamentali in Turchia, come gli attacchi ai partiti politici e ai media, rimangono una preoccupazione fondamentale per l’UE e contrastano con l’obbligo di rispettare la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti delle donne assunto dal paese. Il ritiro della Turchia dalla convenzione di Istanbul e il suo rifiuto di attuare le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno destato serie preoccupazioni. L’UE ha continuato a sollevare tali questioni con le autorità turche a tutti i livelli, in quanto sono parte integrante degli obblighi della Turchia in quanto paese candidato; l’assenza di progressi al riguardo ostacola seriamente le prospettive di rafforzamento della cooperazione tra l’UE e la Turchia. I negoziati di adesione della Turchia sono rimasti in fase di stallo.

Stati Uniti

Ursula von der Leyen e Joe Biden camminano davanti a una fila di bandiere alternate dell’UE e degli Stati Uniti.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, con Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, al vertice UE-USA, Bruxelles, Belgio, 15 giugno 2021.

L’insediamento del presidente Joe Biden e la sua nuova amministrazione hanno aperto un nuovo capitolo nelle relazioni UE-USA. Il vertice UE-USA del 15 giugno, tenutosi a Bruxelles, ha segnato l’inizio di un partenariato transatlantico rinnovato e ha definito un’agenda comune per la cooperazione UE-USA nell’era post-pandemica. Il vertice si è concentrato sulla cooperazione in quattro settori chiave: la risposta alla COVID-19 e la salute globale; il clima e la biodiversità; il commercio e la tecnologia; e l’azione globale e la sicurezza a livello mondiale. Tra i principali risultati del vertice figurano tre nuove iniziative commerciali importanti. I leader hanno, tra le altre cose, convenuto di creare un quadro di cooperazione in materia di aeromobili civili di grandi dimensioni per affrontare la controversia Airbus-Boeing in seno all’OMC; risolvere le divergenze sulle misure relative all’acciaio e all’alluminio entro la fine dell’anno; e istituire un Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia. Si è trattato del primo vertice UE-USA dal 2014 e della prima visita di un presidente degli Stati Uniti presso le istituzioni dell’UE dal 2017.

Valdis Dombrovskis pronuncia un discorso davanti a una fila di bandiere alternate dell’UE e degli Stati Uniti.
Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea responsabile per Un’economia al servizio delle persone, partecipa alla prima riunione del Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia, Pittsburgh, Stati Uniti, 29 settembre 2021.

Il Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia, istituito dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, è destinato a fungere da forum per coordinare l’approccio alle principali questioni commerciali, economiche e tecnologiche a livello globale e per approfondire le relazioni commerciali ed economiche transatlantiche sulla base di valori democratici condivisi. Alla prima riunione del Consiglio tenutasi il 29 settembre a Pittsburgh, Stati Uniti, le due parti hanno adottato una dichiarazione comune che ne illustra ulteriormente la portata e il programma di lavoro.

In ottobre l’UE e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo sulle misure relative all’acciaio e all’alluminio che ha portato al ripristino delle importazioni esenti da dazi di acciaio e alluminio dall’UE negli Stati Uniti a un volume basato su quello passato e nel contempo alla sospensione da parte dell’UE dei dazi corrispondenti sui prodotti statunitensi. Nell’ambito dell’accordo le parti intendono negoziare per la prima volta un accordo globale sulla decarbonizzazione della produzione di acciaio.

Il 23 ottobre 2021 la Croazia ha aderito al programma statunitense «Viaggio senza visto». Il conseguimento della piena reciprocità dell’esenzione dal visto con gli Stati Uniti rimane una priorità dell’UE e i lavori per includere nel programma i tre Stati membri che ne sono tuttora esclusi (Bulgaria, Cipro e Romania) proseguono.

Canada

In occasione del vertice UE-Canada tenutosi a Bruxelles in giugno, i leader hanno discusso di come cooperare per porre fine alla pandemia di COVID-19 e perseguire una ripresa sostenibile, inclusiva e incentrata sulle persone. Hanno ribadito i loro ambiziosi impegni a combattere i cambiamenti climatici e a proteggere l’ambiente, nonché la loro determinazione a promuovere i valori democratici, la pace e la sicurezza. Inoltre hanno avviato un nuovo dialogo Canada-UE sulla salute, un forum relativo al partenariato per l’oceano e un partenariato strategico sulle materie prime.

America latina

Sei anni dopo l’ultimo vertice, la riunione dei leader UE-America latina e Caraibi del 2 dicembre 2021 ha segnato la ripresa del dialogo tra le due regioni al più alto livello. I leader di entrambe le regioni hanno individuato percorsi di cooperazione per la ripresa dalla pandemia di COVID-19, le transizioni verde e digitale, l’inclusione sociale e la lotta alle disuguaglianze. I futuri lavori congiunti saranno sostenuti dal pilastro geografico del nuovo strumento Europa globale, che ha riservato almeno 3 395 miliardi di euro alle Americhe e ai Caraibi per il periodo 2021-2027.

Nel quadro del rinnovato impegno ad alto livello dell’UE con la regione, l’alto rappresentante Josep Borrell ha effettuato il suo primo viaggio in America latina a novembre, visitando anche il Brasile e il Perù. Per quanto riguarda il Perù, il paese più colpito dalla COVID-19, la visita ha dimostrato il pieno sostegno dell’UE in questo periodo difficile. In Brasile la visita dell’alto rappresentante ha dimostrato l’impegno dell’UE di riprendere il dialogo con questo partner strategico fondamentale, anche per quanto riguarda le questioni ambientali. La visita ha fatto seguito alla partecipazione di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, al vertice della Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici tenutosi in Messico a settembre.

I lavori per la conclusione e la firma degli accordi di associazione dell’UE con il Mercosur, il Cile e il Messico sono proseguiti per tutto il 2021 al fine di rilanciare le relazioni dell’UE con l’America latina e promuovere valori comuni e la ripresa economica su entrambe le sponde dell’Atlantico.

In linea con gli sforzi dell’UE per sostenere una soluzione pacifica e democratica della crisi in Venezuela, una missione di osservazione elettorale dell’UE è stata inviata alle elezioni regionali e locali del 21 novembre. Inoltre, l’UE ha inviato una missione di esperti elettorali alle elezioni parlamentari e presidenziali in Perù. In Colombia, il sostegno al processo di pace, giunto al suo quinto anniversario nel 2021, è rimasto fondamentale nell’ambito del partenariato rafforzato dell’UE con questo paese.

Russia

Il 16 giugno l’alto rappresentante e la Commissione europea hanno presentato una comunicazione congiunta sulle relazioni UE-Russia che illustra i punti chiave della politica dell’UE nei confronti della Russia. La comunicazione propone di proseguire un approccio equilibrato, in base al quale l’UE prenderà le distanze, eserciterà pressioni e avvierà un dialogo con la Russia. Nel contempo sottolinea che un impegno costruttivo da parte della leadership russa è indispensabile per migliorare le relazioni UE-Russia. Le conclusioni del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno hanno sottolineato, tra l’altro, che la piena attuazione degli accordi di Minsk, che dovrebbero portare a una soluzione pacifica del conflitto nell’Ucraina orientale, è ancora la condizione fondamentale per qualsiasi cambiamento sostanziale nelle relazioni dell’UE con la Russia.

L’UE ha continuato a prestare attenzione alle violazioni dei diritti umani in Russia, comprese le repressioni contro i media indipendenti. Ha criticato questi sviluppi e ha difeso i valori democratici nelle sue comunicazioni pubbliche e nelle sue iniziative, anche mediante l’imposizione di sanzioni. Continuerà a sollevare le questioni relative ai diritti umani e alle libertà fondamentali con le autorità russe e nell’ambito degli organismi internazionali.

A seguito del rafforzamento della presenza militare della Russia all’interno e ai confini dell’Ucraina e della sua retorica aggressiva, le conclusioni del Consiglio europeo del 16 dicembre hanno sottolineato l’urgenza di un allentamento delle tensioni da parte della Russia, hanno ribadito il pieno sostegno dell’UE alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina e hanno sottolineato che qualsiasi ulteriore aggressione militare nei confronti dell’Ucraina avrà conseguenze massicce e costose, comprese misure restrittive coordinate con i partner. L’Unione europea opera in stretto coordinamento e cooperazione con i suoi partner transatlantici, a livello bilaterale e negli organismi multilaterali, quali il G7 e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

Regione indo-pacifica

Il crescente peso economico, demografico e politico della regione indo-pacifica, che si estende dalla costa orientale dell’Africa agli Stati insulari del Pacifico, la rende un attore chiave nella definizione dell’ordine internazionale basato su regole e nella risposta alle sfide globali. La regione comprende sette membri del G20 (Australia, Cina, Corea del Sud, Giappone, India, Indonesia e Sud Africa), insieme all’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN). Nel settembre 2021 la Commissione e l’alto rappresentante hanno adottato una comunicazione congiunta che istituisce la strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica. A seguito della crisi COVID-19 l’UE si concentrerà sulla creazione delle condizioni per una ripresa socioeconomica inclusiva e sostenibile e collaborerà attivamente con i propri partner nei sette settori seguenti:

  • prosperità sostenibile e inclusiva;
  • transizione verde;
  • governance degli oceani;
  • governance e partenariati digitali;
  • connettività;
  • sicurezza e difesa; e
  • sicurezza umana.

In giugno l’alto rappresentante dell’UE Josep Borrell ha visitato l’Indonesia e la sede dell’ASEAN, ribadendo il desiderio dell’UE di approfondire le relazioni con l’Indonesia — una delle più grandi democrazie ed economie del mondo, che eserciterà la presidenza del G20 nel 2022 e la presidenza dell’ASEAN nel 2023 — e di sviluppare ulteriormente il partenariato strategico dell’UE con l’ASEAN. Nel dicembre 2020 l’UE e l’ASEAN hanno aperto un nuovo capitolo nelle loro relazioni di lunga data diventando partner strategici e impegnandosi a tenere vertici periodici.

Cina

Le relazioni dell’UE con la Cina sono tra le più importanti e, nel contempo, più impegnative. Nel 2021 l’UE ha continuato ad attuare il suo approccio multidimensionale nei confronti della Cina, basato sulla comunicazione congiunta «Una prospettiva strategica» del marzo 2019. In base a questo approccio l’UE considera la Cina contemporaneamente come un partner per la cooperazione, un concorrente economico e un rivale sistemico.

Nel 2021 la situazione dei diritti umani in Cina ha continuato a destare preoccupazione per l’UE. Il 22 marzo l’UE ha imposto sanzioni nell’ambito del regime globale di sanzioni in materia di diritti umani a quattro persone e a un’entità della Cina, a conferma della gravità delle sue preoccupazioni in merito a serie violazioni dei diritti umani nello Xinjiang. L’UE ha deplorato le contromisure sproporzionate adottate dalla Cina a seguito delle sanzioni imposte dall’UE. Il 19 luglio l’alto rappresentante Josep Borrell, a nome dell’UE, ha esortato le autorità cinesi a intervenire contro le attività informatiche dolose che hanno avuto origine nel territorio cinese. L’UE ha sempre sollecitato un dialogo specifico tra l’UE e la Cina sui diritti umani.

L’UE ha continuato a cooperare con la Cina al fine di promuovere i suoi valori e interessi, nonché per affrontare insieme le sfide globali, come i cambiamenti climatici. Il dialogo ad alto livello UE-Cina in materia di ambiente e clima si è tenuto due volte nel 2021, il 1º febbraio e il 27 settembre. Quest’ultima riunione ha portato all’adozione di un comunicato congiunto. Un’eventuale cooperazione in materia di sicurezza e politica estera è stata discussa in occasione del dialogo strategico UE-Cina del 28 settembre. Si sono svolte anche varie altre riunioni ad alto livello e di lavoro, che dimostrano il perdurare di un’ampia struttura di dialogo tra l’UE e la Cina.

Il 1º marzo 2021 è entrato in vigore l’accordo bilaterale UE-Cina sulla protezione delle indicazioni geografiche in Cina e nell’UE. L’accordo tutela dall’imitazione circa 200 denominazioni agroalimentari dell’UE e della Cina, apportando vantaggi commerciali reciproci e facendo conoscere ai consumatori i prodotti autentici delle due regioni. Nei quattro anni successivi alla sua entrata in vigore, l’accordo si estenderà fino a coprire altre 350 denominazioni per entrambe le parti. Il mercato cinese presenta un elevato potenziale di crescita per i prodotti alimentari e le bevande europei. Nel 2020 la Cina è stata la terza destinazione dei prodotti agroalimentari dell’UE, raggiungendo un valore pari a 17,7 miliardi di euro.

Josep Borrell saluta con la mano in direzione della videocamera e Wang Yi ricambia il saluto dallo schermo.
Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea (sul retro a destra), durante una videoconferenza con Wang Yi, ministro cinese degli Affari esteri e consigliere di Stato cinese, durante l’11º dialogo strategico UE-Cina, Bruxelles, Belgio, 28 settembre 2021.

Giappone

Il 2021 ha segnato il 20º anniversario del partenariato strategico UE-Giappone. In occasione del 27º vertice UE-Giappone, tenutosi in videoconferenza il 27 maggio, i leader hanno convenuto di istituire un’alleanza verde, la prima iniziativa bilaterale di questo tipo tra l’UE e un paese partner (cfr. anche il capitolo 2). I leader hanno inoltre adottato una dichiarazione congiunta di ampia portata, che ha riguardato i tre grandi pilastri delle discussioni del vertice: le questioni globali, le relazioni bilaterali e la politica estera e di sicurezza.

India

L’8 maggio l’UE e l’India hanno tenuto una riunione dei leader a Porto, in Portogallo, in modalità ibrida (in presenza e a distanza), con la partecipazione di tutti gli Stati membri dell’UE. La riunione ha segnato un ulteriore rafforzamento del partenariato strategico UE-India, sfruttando lo slancio dell’ultimo vertice del giugno 2020. Nel corso della riunione le due parti hanno concordato un partenariato globale per la connettività che copre la cooperazione nei settori digitale, energetico, dei trasporti e interpersonale e basato sul sostegno alle transizioni digitale e verde. Insieme, l’UE e l’India rappresentano oggi un mercato di 1,8 miliardi di persone, con un prodotto interno lordo complessivo di 165 000 miliardi di euro l’anno. Il nuovo partenariato mira pertanto a mettere in comune le risorse, le norme e le conoscenze per venire incontro alle esigenze delle prossime generazioni in termini di infrastrutture sostenibili e di qualità. Esso prevede una collaborazione sulle norme e sul contesto normativo nonché su progetti infrastrutturali concreti. Il partenariato UE-India per la connettività è il secondo partenariato di questo tipo, dopo quello firmato con il Giappone nel settembre 2019 (cfr. la sezione «Commercio» per informazioni sulle relazioni commerciali tra l’UE e l’India).

In preparazione alla riunione dei leader, il 28 aprile 2021 si è tenuta la prima riunione del dialogo ad alto livello UE-India sui cambiamenti climatici.

Myanmar/Birmania

Il processo di democratizzazione in Myanmar/Birmania si è concluso con un violento colpo di Stato militare il 1º febbraio 2021, giorno in cui avrebbe dovuto insediarsi il nuovo parlamento sotto la guida di Aung San Suu Kyi. L’UE ha chiesto l’immediato rilascio di tutti i prigionieri e il ripristino delle autorità elette democraticamente. Pur raddoppiando l’assistenza umanitaria diretta alla popolazione più vulnerabile, in linea con i principi umanitari internazionali, l’UE ha immediatamente sospeso tutti i programmi di assistenza allo sviluppo e i pagamenti al governo e ha adottato sanzioni nei confronti dei principali responsabili del colpo di Stato, tra cui il comandante in capo e il suo vice. Tali misure sono un segnale alla giunta che le loro azioni hanno conseguenze. Parallelamente l’UE, insieme ai suoi Stati membri, ha intrapreso una solida iniziativa diplomatica, rivolgendosi a tutte le principali parti interessate (l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico, la Cina, il Giappone e l’India), in stretta cooperazione con i suoi partner del Regno Unito e degli Stati Uniti. L’UE ha inoltre intensificato l’assistenza umanitaria in risposta alle ripercussioni regionali della crisi del Myanmar/Birmania, sostenendo in particolare i rifugiati rohingya in Bangladesh e altrove nella regione.

Afghanistan

In seguito agli avvenimenti in Afghanistan dell’estate scorsa, durante la riunione del G20 sull’Afghanistan in ottobre, la Commissione ha annunciato un pacchetto di assistenza umanitaria del valore di un miliardo di euro a beneficio del popolo afghano e dei paesi vicini per far fronte alle necessità urgenti, mentre l’assistenza allo sviluppo è stata sospesa. L’UE non ha riconosciuto il regime talebano e ha collegato il livello del suo impegno al rispetto di parametri fondamentali.

Quando i talebani hanno assunto il potere in Afghanistan, la maggior parte dell’attenzione si è concentrata sull’evacuazione non solo dei cittadini dell’UE, ma anche degli 800 afghani affiliati all’UE che si sono sentiti minacciati e desideravano lasciare il paese. Finora, grazie agli sforzi consolidati dell’UE e dei suoi Stati membri, sono state messe in sicurezza circa 29 000 persone, tra cui personale locale, difensori dei diritti umani e persone che l’UE ha provveduto a formare, quali le donne giudici.

Per rispondere alle esigenze di protezione dei cittadini afghani, la Commissione ha annunciato un programma di sostegno per gli afghani a rischio. Il programma mette insieme misure a breve termine (evacuazione e passaggio sicuro) e misure a medio e lungo termine, in particolare il reinsediamento, l’ammissione umanitaria e altri percorsi complementari, unitamente all’integrazione. Gli Stati membri dell’UE hanno assunto impegni specifici per il reinsediamento e l’ammissione umanitaria, che attueranno entro la fine del 2022 con il sostegno finanziario dell’UE e il sostegno operativo dell’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo.

David Sassoli e Vương Đình Huệ si salutano con il gomito davanti al logo del Parlamento europeo.
David Sassoli, presidente del Parlamento europeo (a destra), incontra Vương Đình Huệ, presidente dell’Assemblea nazionale del Vietnam, Bruxelles, Belgio, 8 settembre 2021. Fonte: EP, Daina Lelardic

Accordo sugli scambi e la cooperazione tra l’UE e il Regno Unito

Il 2021 ha segnato l’inizio di nuove relazioni con il Regno Unito, in seguito al suo recesso dall’UE il 31 gennaio 2020, e la fine del periodo di transizione, il 31 dicembre 2020. L’obiettivo dell’UE è quello di stabilire relazioni positive e stabili con il Regno Unito. L’UE e il Regno Unito rimangono partner che condividono gli stessi valori e che dovranno affrontare insieme una serie di sfide globali.

Le relazioni tra l’UE e il Regno Unito sono attualmente disciplinate da quattro trattati. Nel 2021 la Commissione europea si è dedicata a garantire la loro piena ed efficace attuazione e il funzionamento delle relative strutture di governance.

L’attuazione dell’accordo di recesso è proseguita attraverso numerose riunioni dei suoi organi, in particolare il comitato misto e i comitati tematici specializzati. Sono stati compiuti notevoli sforzi per tutelare i diritti dei cittadini e si è prestata particolare attenzione alla cooperazione con il Regno Unito per l’attuazione del protocollo su Irlanda/Irlanda del Nord. In risposta alle preoccupazioni dei portatori di interessi, la Commissione ha proposto soluzioni pratiche nei settori dell’alimentazione, della salute delle piante e degli animali, delle dogane, della fornitura di medicinali e del dialogo con le autorità e i portatori di interessi dell’Irlanda del Nord.

L’attuazione dell’accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione è iniziata il 1º maggio 2021 ed è proseguita principalmente mediante riunioni inaugurali degli organi misti istituiti dall’accordo, tra cui il consiglio di partenariato, il comitato commerciale di partenariato, i comitati specializzati e i comitati commerciali specializzati. Una particolare attenzione è stata necessaria per le questioni relative alla pesca e alla garanzia della parità di condizioni.

Nell’ottobre 2021 la Commissione ha inoltre avviato i negoziati per un futuro accordo UE-Regno Unito su Gibilterra al fine di abolire tutti i controlli fisici e i controlli sulle persone e sulle merci che circolano tra la Spagna e Gibilterra, preservando nel contempo lo spazio Schengen e il mercato unico dell’UE.

Parallelamente, il regolamento sulla riserva di adeguamento alla Brexit è entrato in vigore l’11 ottobre 2021 per attenuare gli effetti della Brexit nell’UE. Saranno erogati oltre 5 miliardi di euro agli Stati membri per sostenere le regioni, i settori e le comunità dell’UE più duramente colpiti dal recesso del Regno Unito.

Charles Michel, David Sassoli, Ursula von der Leyen e António Costa posano per una fotografia all’esterno.
Da sinistra a destra: Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e António Costa, primo ministro portoghese e presidente in carica del Consiglio dell’Unione europea, al vertice sociale di Porto per l’attuazione del piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali, Porto, Portogallo, 7 maggio 2021.

Sviluppi istituzionali

Legiferare meglio

Proseguendo gli sforzi per migliorare il processo legislativo dell’UE, in aprile la Commissione ha adottato la comunicazione «Legiferare meglio» del 2021. La comunicazione ha presentato una serie di azioni, tra cui:

  • semplificare le opportunità di feedback consolidando le consultazioni pubbliche in un unico invito a presentare contributi mediante il portale «Di’ la tua»;
  • aumentare la trasparenza mediante un migliore accesso ai contributi alla base di ogni proposta legislativa, anche mediante migliori collegamenti tra i vari registri dei contributi e l’istituzione di un registro comune dei contributi con il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea;
  • adottare un approccio «one in, one out» per garantire che eventuali nuovi oneri siano compensati dall’eliminazione di oneri equivalenti nello stesso settore;
  • integrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite nel quadro «Legiferare meglio» e migliorare le valutazioni d’impatto mediante una migliore analisi e comunicazione dei principali impatti, in particolare quelli relativi alle transizioni verde e digitale e alla loro dimensione socialmente giusta ed equa;
  • integrare la previsione strategica nell’agenda «Legiferare meglio».

L’indagine annuale sugli oneri del 2020, pubblicata in giugno, ha evidenziato come la legislazione dell’UE sia stata semplificata in settori quali i servizi finanziari, i trasporti, la fiscalità, le dogane e l’ambiente. Nel novembre 2021 la Commissione ha dato seguito alla comunicazione «Legiferare meglio» pubblicando nuovi orientamenti per legiferare meglio e un nuovo pacchetto di strumenti, che offrono orientamenti completi, con domande chiave ed esempi concreti, e comprendono un insieme di 69 strumenti.

Previsione strategica

La Relazione di previsione strategica 2021, presentata a settembre, individua le principali megatendenze globali che continueranno a ripercuotersi sull’UE fino al 2050: i cambiamenti climatici e altri problemi ambientali; l’iperconnettività digitale e le trasformazioni tecnologiche; le pressioni sulla democrazia e sui valori; e i cambiamenti nell’ordine e nella demografia globali. La relazione individua inoltre dieci settori in cui l’UE può rafforzare la sua capacità e libertà di azione. Inoltre la Commissione ha elaborato una serie di relazioni di previsione più mirate, riguardanti anche l’industria della difesa e dello spazio, i territori europei e il futuro dell’occupazione creata dalla transizione verde.

In aprile è stata creata la rete di previsione a livello dell’UE al fine di sviluppare la cooperazione in tale ambito con gli Stati membri; in maggio si è tenuta la prima riunione ministeriale. Infine, il pacchetto aggiornato di strumenti «Legiferare meglio» comprende uno strumento di previsione specifico per le valutazioni d’impatto e di altro tipo. La conferenza del 2021 del sistema europeo di analisi strategica e politica si è svolta in novembre ed è stata ospitata congiuntamente dal Parlamento e dalla Commissione. Nell’arco di due giorni la discussione si è concentrata sulle tendenze globali a lungo termine che probabilmente interesseranno l’Europa e sul ruolo delle previsioni in questo sforzo di prepararsi meglio ad affrontare le transizioni e gli shock futuri.

Affari istituzionali

L’accordo tra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione su un registro per la trasparenza obbligatorio, entrato in vigore il 1º luglio, estende per la prima volta il suo campo di applicazione anche al Consiglio. Rende inoltre obbligatoria la registrazione; di conseguenza, le istituzioni firmatarie devono ora rendere la registrazione dei rappresentanti di interessi una condizione preliminare per le attività di lobbying.

La risposta alla pandemia di COVID-19 e il relativo lavoro di coordinamento dell’UE sono rimasti una priorità assoluta per la presidenza portoghese e per quella slovena del Consiglio. La presidenza portoghese ha assicurato l’adozione delle raccomandazioni riviste per i viaggi all’interno e verso l’Unione europea. Inoltre, ha negoziato la legislazione sul certificato COVID digitale dell’UE e ne ha garantito l’adozione in tempo utile per l’estate. La presidenza slovena ha riesaminato gli insegnamenti tratti dalla COVID-19, concentrandosi sull’impatto transfrontaliero delle misure attuate in settori chiave come il mercato unico.

In risposta alla pandemia di COVID-19, il Parlamento ha adottato numerose misure nell’ambito della sua procedura di emergenza. In particolare, su richiesta della Commissione, il Parlamento ha affrontato le possibili modifiche al certificato COVID digitale dell’UE direttamente in sessione plenaria, cosa che gli ha consentito di condurre e concludere i negoziati interistituzionali in tempo utile per l’estate, senza compromettere il suo controllo democratico e il suo ruolo legislativo.

Per la maggior parte dell’anno il Parlamento ha continuato a riunirsi in modalità ibrida (in presenza e a distanza), sia in commissione che in sessione plenaria. In giugno ha ripreso le sessioni plenarie a Strasburgo. In novembre ha introdotto l’uso obbligatorio del certificato COVID per accedere ai suoi locali, riprendendo completamente le attività in presenza, prima di tornare alle riunioni ibride per le ultime sessioni dell’anno. La Commissione ha partecipato in presenza a tutte le sessioni plenarie.

In settembre il Parlamento ha ospitato il discorso annuale sullo stato dell’Unione della presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

La presidenza portoghese ha indicato la ripresa come la priorità della sua agenda. Parallelamente, ha garantito il completamento e l’approvazione formale delle proposte relative a vari atti settoriali nell’ambito dell’attuale bilancio a lungo termine. Ha facilitato l’approvazione della decisione sulle risorse proprie, essenziale per consentire alla Commissione europea di iniziare a contrarre prestiti per la ripresa nell’ambito di NextGenerationEU. Nel giugno 2021, durante la presidenza portoghese, è stata emessa anche la prima obbligazione NextGenerationEU.

L’accordo sulla legge europea sul clima è stato un altro punto centrale della presidenza di turno portoghese, che ha svolto un ruolo determinante anche nell’avanzamento dei lavori sulle principali proposte dell’agenda digitale, quali la legge sui servizi digitali, la legge sui mercati digitali e l’atto sulla governance dei dati. La presidenza portoghese ha inoltre svolto un ruolo fondamentale nell’avvio della Conferenza sul futuro dell’Europa e ha organizzato con successo un vertice sociale a Porto.

Un lavoratore su una piattaforma sospesa sistema un banner sulla facciata di un edificio.
Il banner pubblicitario della presidenza slovena del Consiglio viene appeso sulla facciata dell’edificio Justus Lipsius del Consiglio europeo, Bruxelles, Belgio, 1º luglio 2021.

La presidenza del Consiglio è passata dal Portogallo alla Slovenia in luglio. La presidenza slovena ha dato priorità all’adozione dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza, fondamentali per sbloccare i finanziamenti nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza, e ha garantito l’adozione di conclusioni specifiche sulla resilienza alle crisi future. Si è inoltre concentrata sul pacchetto di proposte miranti all’attuazione del Green Deal europeo, preparando nel contempo la conferenza delle Nazioni Unite sul clima COP26 a Glasgow e la conferenza sulla biodiversità COP15, e ha contribuito a far avanzare i lavori sui prezzi dell’energia in un contesto di crisi.

La presidenza slovena ha proseguito i lavori relativi al pacchetto sulla finanza digitale, alla legge sui mercati digitali e alla legge sui servizi digitali e ha raggiunto un accordo politico sull’atto sulla governance dei dati. La salute è stata un altro aspetto fondamentale di questa presidenza, con l’accordo sul rafforzamento del ruolo dell’Agenzia europea per i medicinali e il rinnovo del mandato del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Nel corso della presidenza slovena la Conferenza sul futuro dell’Europa è entrata in una fase fondamentale delle discussioni con i cittadini.

Infine, la presidenza slovena ha guidato le discussioni sull’Afghanistan, sulla Bielorussia e sugli aspetti esterni della migrazione, compreso il finanziamento. È stata inoltre attribuita grande importanza all’impegno dell’UE con i partner mediante la preparazione di diversi vertici, compreso il vertice UE-Balcani occidentali.

Charles Michel gesticola mentre pronuncia un discorso.
Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, al vertice sociale, Porto, Portogallo, 7 maggio 2021.

Comitato economico e sociale europeo e Comitato europeo delle regioni

Entrambi i comitati hanno fornito alla Commissione contributi importanti e pertinenti, anche mediante l’elaborazione di pareri.

In particolare, il Comitato economico e sociale europeo ha adottato una risoluzione sul coinvolgimento della società civile nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza e il Comitato europeo delle regioni ha presentato il Barometro regionale e locale annuale dell’UE. Entrambi i Comitati hanno contribuito attivamente alla preparazione del programma di lavoro della Commissione per il 2022 e della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Per contattare l’UE

Di persona

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— al numero +32 22999696, oppure

— per e-mail dal sito https://europa.eu/european-union/contact_it

Per informarsi sull’UE

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Legislazione dell’UE e documenti correlati

La banca dati EUR-Lex contiene la totalità della legislazione dell’UE dal 1951 in poi in tutte le versioni linguistiche ufficiali: https://eur-lex.europa.eu

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L’UE nel 2021 — Relazione generale sull’attività dell’Unione europea

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