L’UE nel 2018
Scopri tutto ciò che c’è da sapere sui traguardi raggiunti dall'Unione europea nel 2018.
La relazione generale sull'attività dell'Unione europea ti aggiornerà sulle azioni intraprese dall'UE per realizzare le sue 10 priorità, comprese quelle per rilanciare l'economia e l'occupazione.
Scoprirai i modi in cui l'UE costruisce un mercato unico digitale a vantaggio dei cittadini, conduce in prima linea la lotta contro i cambiamenti climatici e conclude nuovi accordi commerciali con partner importanti come il Giappone.
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Premessa
Jean-Claude Juncker,
presidente della Commissione europea
Nel 2018 abbiamo celebrato l’essere europei. L’Anno europeo del patrimonio culturale ha dato vita alla ricca diversità dell’Europa e ha celebrato i principi che ci uniscono: i valori che condividiamo, la pace e la libertà così duramente conquistate, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e della dignità umana che non possono mai essere dati per scontati.
Durante tutto l’anno abbiamo avuto modo di ricordarci quanto sia stato sacrificato per preservare questi valori e questi diritti. Abbiamo commemorato insieme il centenario della fine della prima guerra mondiale, che costò la vita a molti milioni di persone. Abbiamo celebrato insieme il 100º anniversario di diversi Stati membri che hanno rivendicato la loro libertà alla fine della guerra. Abbiamo ricordato insieme il 70º anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Abbiamo reso omaggio insieme al 50º anniversario della primavera di Praga.
Tutto questo ci ricorda quanto abbiamo raggiunto, ma anche quanto sia necessario restare vigili nella lotta per la libertà e la democrazia e ha messo in rilievo la responsabilità della nostra generazione di lasciare ai nostri figli un’Europa più forte, più unita e più democratica. Questa è stata la forza trainante della Commissione europea nel corso dell’ultimo anno, mentre continuiamo a ottenere risultati negli ambiti più importanti. I risultati parlano da soli.
L’economia europea si è decisamente rimessa in piedi e continua a crescere. Gli europei che lavorano sono attualmente 239 milioni, un numero mai raggiunto prima. Dall’inizio del mandato di questa Commissione sono stati creati 12 milioni di posti di lavoro. La disoccupazione giovanile è al livello più basso dal 2008, sebbene sia ancora troppo elevata. Gli investimenti sono tornati, grazie ai 370 miliardi di euro di investimenti generati dal piano Juncker.
Il mercato unico europeo, che ha compiuto 25 anni, continua a collezionare successi. Molti ostacoli sono stati eliminati, ma si può fare di più. Abbiamo reso la vita quotidiana più facile per gli europei, ad esempio con l’abbonamento ai servizi di streaming di film e musica fruibile dal cittadino in qualsiasi Stato dell’UE, una migliore protezione per chi si reca in vacanza e la fine della discriminazione per chi acquista online.
Il nostro accordo commerciale con il Canada sta già dando risultati positivi e possiamo attenderci lo stesso dall’accordo sottoscritto con il Giappone nel mese di luglio. Quasi 74 000 imprese dell’UE esportano già di tutto in Giappone, dai biscotti ai caminetti, e forniscono lavoro a più di 600 000 europei.
La nuova alleanza Africa-Europa per gli investimenti e l’occupazione sostenibili che ho annunciato in settembre durante il mio discorso sullo stato dell’Unione migliorerà ulteriormente il partenariato tra l’UE e l’Africa, contribuendo a creare fino a 10 milioni di posti di lavoro in Africa solo nei prossimi cinque anni.
Continuiamo a impegnarci affinché l’UE diventi un luogo più sicuro in cui vivere e lavorare. Abbiamo preso provvedimenti per eliminare i mezzi di cui dispongono i terroristi per commettere i loro crimini e stiamo contrastando i contenuti terroristici online. Nuove norme aiutano gli inquirenti a rintracciare meglio le reti criminali e stiamo potenziando le nostre difese contro gli attacchi informatici. Proteggiamo i cittadini europei online grazie a nuove norme in materia di protezione dei dati entrate in vigore nel mese di maggio. Stiamo inoltre contribuendo a rendere il pianeta più sicuro migliorando la sicurezza delle nostre strade e rendendo la nostra aria più pulita. A dicembre l’Europa ha nuovamente svolto un ruolo di primo piano a Katowice, quando è stato raggiunto un accordo internazionale riguardante un nuovo corpus normativo per attuare l’accordo di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici.
La nostra politica in materia di migrazione funziona. Il numero di persone in arrivo è sceso drasticamente; dal 2015 gli interventi dell’UE hanno contribuito a salvare 690 000 persone in mare e stiamo assumendo la nostra responsabilità nell’aiuto ai rifugiati, sia all’interno che all’esterno della nostra Unione. Allo stesso tempo stiamo proteggendo con maggiore efficacia le nostre frontiere e abbiamo proposto di rafforzare ulteriormente la guardia di frontiera e costiera europea con 10 000 guardie di frontiera europee supplementari entro il 2020. Stiamo lottando contro le cause profonde della migrazione irregolare con partner di tutto il mondo, lavorando alla creazione di percorsi legali di ingresso nell’UE per attirare lavoratori altamente qualificati provenienti da altre parti del mondo.
Per quanto riguarda il prossimo anno, riteniamo che sarà caratterizzato dalla democrazia e dal dibattito. Dopo le elezioni politiche in India, le elezioni europee di maggio saranno al secondo posto per ampiezza a livello mondiale nel 2019. In tutta l’Europa persone di ogni età fanno sentire la loro voce con un’energia senza precedenti, ed è compito dei parlamentari, dei governi e dei responsabili politici impegnarsi come mai prima d’ora.
Ecco perché ho fatto del dibattito e del dialogo una priorità assoluta per questa Commissione, perché l’Europa appartiene a tutti noi e ogni europeo dovrebbe essere in grado di plasmare il futuro della nostra Unione. A ottobre ho avuto l’onore di partecipare al 1 000º dialogo con i cittadini a Friburgo, in Germania, e attendo con impazienza il proseguimento del dibattito in tutta la nostra Unione durante il prossimo anno.
Il principale messaggio che proviene da questo dibattito è che i cittadini europei si aspettano risultati dalla loro Unione. Non sono interessati alle proposte, ma al modo in cui le leggi in vigore riescono a migliorare le loro condizioni di vita. Sarà questa la nostra forza trainante fino all’ultimo giorno del nostro mandato. C’è ancora molto da fare: tutte le proposte e le iniziative inerenti alle nostre dieci priorità annunciate nel 2014 sono state presentate. La nostra attenzione si focalizza ora sulla loro attuazione.
Questo sarà il migliore invito che possiamo rivolgere agli europei affinché partecipino alle elezioni, e il miglior simbolo che i leader potranno esibire al vertice informale che si terrà a Sibiu il 9 maggio 2019. Si dovranno stabilire le priorità per la nuova Unione a 27 per i prossimi cinque anni e sostenere tale ambizione con un accordo, in linea di principio, su un bilancio a lungo termine dell’UE che tenga fede alle promesse fatte.
Sibiu, le elezioni e tutto il 2019 saranno decisivi per la nostra Unione sotto molti punti di vista. Abbiamo l’opportunità di costruire una solida base per il futuro, per dimostrare che l’Europa è all’ascolto dei suoi cittadini e per ottenere risultati negli ambiti più importanti.
Ne abbiamo il dovere nei confronti di chi ha sacrificato tanto per noi. Ne siamo responsabili nei confronti di chi verrà dopo di noi.
Jean-Claude Juncker
Capitolo 1
Il rilancio dell’occupazione, della crescita e degli investimenti
«La mia prima priorità come presidente della Commissione sarà rafforzare la competitività in Europa e incoraggiare gli investimenti finalizzati alla creazione di nuovi posti di lavoro».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
© Fotolia
L’economia europea ha registrato risultati positivi nel 2018 e sembra destinata a crescere ancora. Dopo quasi sei anni di crescita continua, emerge tra gli Stati membri un grado crescente di convergenza economica che porta benefici ai cittadini di tutte le regioni dell’UE. La Commissione ha mantenuto la promessa di inserire più persone nel mondo del lavoro, gli investimenti sono quasi tornati ai livelli pre-crisi e lo stato delle finanze pubbliche in termini di livelli di debito e di deficit è notevolmente migliorato.
Secondo le previsioni, il prodotto interno lordo della zona euro e quello dell’UE nel suo complesso dovrebbero aumentare del 2,1 % nel 2018 e in ogni paese dell’UE si dovrebbe registrare una crescita economica.
Il numero di europei occupati non era mai stato così elevato, con 12,4 milioni di nuovi posti di lavoro creati dal 2014, la disoccupazione scesa al 6,8 % e la disoccupazione giovanile tornata al livello del 2008. Dal 2015 il piano di investimenti per l’Europa ha mobilitato oltre 370 miliardi di euro in investimenti in tutta Europa, superando gli obiettivi. Di conseguenza, il Fondo europeo per gli investimenti strategici dovrebbe poter favorire la creazione di 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020 e il prodotto interno lordo dell’UE dovrebbe aumentare dell’1,3 % circa.
I redditi delle famiglie hanno continuato a crescere e i livelli del debito pubblico sono scesi. Sempre secondo le stime, i disavanzi pubblici dei paesi dell’UE per il 2018 dovrebbero attestarsi allo 0,6 % del prodotto interno lordo, in calo rispetto al 6,2 % del 2009, mentre il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo dovrebbe scendere a 81,4 % rispetto all’88,3 % del 2014. L’inflazione è stabile all’1,7 %.
Nel 2018 le banche europee hanno continuato a essere più forti, meno gravate da crediti in sofferenza e più preparate a resistere a potenziali shock economici.
Nonostante tutti questi sviluppi positivi, va sottolineato che le prospettive per l’economia mondiale si sono deteriorate, tra tensioni commerciali e incertezze geopolitiche, e che i rischi per l’economia europea sono aumentati.
Il piano di investimenti per l’Europa
Nel 2015 la Commissione europea, in collaborazione con il gruppo Banca europea per gli investimenti, ha avviato il piano di investimenti per l’Europa, che ha come elemento portante il Fondo europeo per gli investimenti strategici. È un approccio nuovo e innovativo ai finanziamenti: il Fondo è stato creato con una capacità di rischio iniziale di 21 miliardi di euro a carico dell’UE e del gruppo Banca europea per gli investimenti, che a sua volta attrae altre fonti di finanziamento private. Dato il suo indiscusso successo, il Fondo è stato ulteriormente consolidato nel 2018 e prorogato fino alla fine del 2020; il suo obiettivo di investimento è salito da 315 miliardi di euro ad almeno 500 miliardi di euro. Nuove norme consentono inoltre di abbinare più facilmente i finanziamenti del Fondo ai fondi strutturali e di investimento europei e ad altre fonti di finanziamento dell’UE.
Nel 2018 l’impegno dell’UE a promuovere l’occupazione, la crescita e gli investimenti ha prodotto risultati tangibili. Il piano di investimenti ha superato l’obiettivo e le aspettative originari e dal 2015 ha mobilitato oltre 370 miliardi di euro in investimenti in tutta Europa, due terzi dei quali da fonti private. Grazie al sostegno del Fondo europeo per gli investimenti strategici 856 000 piccole e medie imprese fruiranno di un migliore accesso ai finanziamenti. Secondo le stime il Fondo ha già finanziato più di 750 000 posti di lavoro e si prevede la creazione di 1,4 milioni posti di lavoro entro il 2020. Il piano di investimenti ha già fatto crescere il prodotto interno lordo dell’UE dello 0,6 %, percentuale che dovrebbe salire all’1,3 % entro il 2020.
Da quando è stato avviato, il piano di investimenti ha contribuito a finanziare la diffusione di Internet a banda larga ad alta velocità a 15 milioni di famiglie, la costruzione o la ristrutturazione di mezzo milione di abitazioni a prezzi accessibili e il miglioramento dei servizi sanitari per 30 milioni di europei. Ha fornito energia rinnovabile a 7,4 milioni di famiglie e potenziato le infrastrutture ferroviarie e urbane per i 95 milioni di passeggeri che le utilizzano ogni anno. A beneficiarne sono tutti gli Stati membri, in particolare quelli più colpiti dalla crisi.
Al successo del piano di investimenti hanno contribuito il polo europeo di consulenza sugli investimenti, che fornisce un sostegno mirato a centinaia di promotori di progetti, e il portale dei progetti di investimento europei, che propone una riserva facilmente accessibile di progetti maturi per i potenziali investitori.
Politica economica e di bilancio
La crescita economica e la creazione di posti di lavoro in Europa sono favorite anche dalle norme dell’UE in materia di governance economica e di bilancio. Il coordinamento delle politiche economiche dell’UE è organizzato in un ciclo annuale denominato semestre europeo, che prende il via verso fine anno con la pubblicazione, tra l’altro, dell’analisi annuale della crescita e di una proposta di raccomandazione sulla politica economica della zona euro. Nel marzo 2018 la Commissione europea ha pubblicato le relazioni per paese, che passano in rassegna le criticità economiche e sociali di ciascuno Stato membro ad eccezione della Grecia, che all’epoca beneficiava ancora di un programma di sostegno alla stabilità.
Per la prima volta quest’anno le relazioni per paese hanno posto un accento particolare sulle priorità del pilastro europeo dei diritti sociali, adottato nel novembre 2017. Nel 2018 sono state analizzate più approfonditamente le problematiche legate alle competenze della forza lavoro e al funzionamento delle reti di sicurezza sociale nazionali. Nel complesso, dalle relazioni emerge che gli Stati membri hanno compiuto almeno «qualche progresso» in oltre due terzi delle raccomandazioni formulate lo scorso anno.
Da quando nel 2011 è stato introdotto il ciclo del semestre europeo di coordinamento delle politiche, gli Stati membri hanno compiuto i maggiori progressi nei settori dei servizi finanziari e della politica e governance di bilancio. Progressi significativi sono stati osservati anche in termini di accesso ai finanziamenti, legislazione a tutela dell’occupazione e quadri normativi per i contratti di lavoro.
In maggio la Commissione ha formulato raccomandazioni politiche per ciascuno Stato membro sulla base dell’analisi svolta nelle relazioni per paese. Queste «raccomandazioni specifiche per paese» hanno soprattutto posto l’accento sul consolidamento delle basi per una crescita sostenibile e inclusiva a lungo termine. La Commissione ha invitato gli Stati membri a sfruttare il contesto economico favorevole al perseguimento delle riforme strutturali per migliorare il contesto imprenditoriale e le condizioni per gli investimenti, in particolare mediante riforme dei mercati dei prodotti e dei servizi, il sostegno all’innovazione, un accesso più facile ai finanziamenti per le piccole e medie imprese e la lotta alla corruzione.
Gli Stati membri sono stati inoltre invitati a sviluppare una maggiore resilienza economica alle sfide a lungo termine come le tendenze demografiche, la migrazione e i cambiamenti climatici.
La Commissione ha inoltre raccomandato ai paesi di attuare riforme che preparino la manodopera per il futuro, e quindi anche per le nuove forme di lavoro e l’aumento della digitalizzazione, che riducano le disparità di reddito e che creino opportunità di lavoro, in particolare per i giovani.
Per assistere gli Stati membri nelle loro riforme, la Commissione ha proposto la creazione di un programma di sostegno alle riforme, attualmente all’esame del Parlamento europeo e degli Stati membri, per finanziare le riforme prioritarie con una dotazione di bilancio complessiva di 25 miliardi di euro e fornire assistenza e consulenza tecnica e finanziaria.
In maggio la Commissione ha inoltre concluso il riesame degli orientamenti che aveva emanato in merito alle norme di bilancio dell’UE nel 2015. Da questo riesame è emerso che gli orientamenti della Commissione in materia di flessibilità hanno contribuito ad assicurare il giusto equilibrio tra una politica di bilancio prudente e la stabilizzazione dell’economia. Si stima che negli ultimi quattro anni questo approccio abbia comportato un aumento dello 0,8 % del prodotto interno lordo dell’UE e la creazione di 1,5 milioni di posti di lavoro.
Secondo le previsioni, nel 2018 il livello di disavanzo aggregato nella zona euro dovrebbe scendere allo 0,6 % del prodotto interno lordo (PIL) rispetto al picco del 6,2 % del PIL nel 2009. Inoltre si prevede che il rapporto debito/PIL scenda dal 91,8 % del 2014 all’86,9 % nel 2018.
In maggio la Commissione europea ha adottato una serie di iniziative nell’ambito del patto di stabilità e crescita, tra cui la richiesta di archiviazione della procedura per i disavanzi eccessivi nei confronti della Francia. Con l’uscita della Francia dalla procedura, l’unico Stato membro soggetto alle procedure di esecuzione della normativa fiscale dell’UE nel 2018 è stata la Spagna, a fronte di ben 24 paesi nel 2011. Dopo molti anni difficili la Grecia ha concluso con successo il programma di sostegno alla stabilità, garantendosi un posto al centro della zona euro e dell’Unione europea.
La Commissione europea ha continuato a fornire assistenza post-programma ai paesi che hanno beneficiato di assistenza finanziaria durante la crisi: Irlanda, Spagna, Cipro, Portogallo e Romania.
Nel marzo 2018 il Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche, organo consultivo indipendente della Commissione europea, ha rilasciato una dichiarazione in cui esprime preoccupazione per il previsto trasferimento dalla zona di Copenaghen del Consiglio economico danese indipendente. Nel giugno 2018 il Comitato consultivo ha esortato gli Stati membri, in particolare quelli con elevati livelli di debito pubblico, ad approfittare del contesto economico favorevole per consolidare le finanze pubbliche. Nell’ottobre 2018 il Comitato consultivo ha pubblicato la sua seconda relazione annuale, che include un riesame dell’attuazione del patto di stabilità e crescita — le norme stabilite di comune accordo in materia di politica di bilancio — nel ciclo di valutazione 2017, con suggerimenti su come semplificarlo e renderlo più efficace.
L’analisi annuale della crescita della Commissione europea, pubblicata in novembre, ha evidenziato che nel 2019 l’economia europea continuerà a espandersi. L’occupazione ha già raggiunto il livello record di 239 milioni di occupati e la disoccupazione è scesa al livello pre-crisi (6,8 %), sottraendo più di 10 milioni di persone alla povertà o all’esclusione sociale. Tuttavia, non tutti i cittadini e non tutti i paesi stanno beneficiando allo stesso modo della crescita dell’economia, che rimane vulnerabile all’instabilità globale e alle sfide a medio e lungo termine.
Completare l’unione dei mercati dei capitali
L’unione dei mercati dei capitali è una delle principali priorità della Commissione ed è complementare all’unione bancaria, al rafforzamento dell’unione economica e monetaria e al ruolo internazionale dell’euro. L’unione dei mercati dei capitali è inoltre complementare al piano di investimenti per l’Europa nel rafforzare l’economia europea e promuovere gli investimenti per la creazione di posti di lavoro. Il suo obiettivo è quello di mobilitare e convogliare capitali verso tutte le imprese dell’UE, in particolare le piccole e medie imprese che hanno bisogno di risorse per espandersi e prosperare.
In maggio la Commissione ha proposto nuove norme per migliorare l’accesso delle piccole e medie imprese ai finanziamenti attraverso i mercati pubblici. L’iniziativa dovrebbe aiutare le imprese dell’UE che desiderano svilupparsi ad accedere in modo più semplice e a costi più contenuti al finanziamento sul mercato. Altre proposte permetteranno di potenziare il mercato transfrontaliero dei fondi d’investimento, promuovere il mercato dell’UE delle obbligazioni garantite come fonte di finanziamento a lungo termine e garantire agli investitori maggiore certezza nelle operazioni transfrontaliere in titoli e crediti. In caso di controversia transfrontaliera, attualmente non vi è certezza giuridica sul diritto nazionale applicabile per determinare chi sia il titolare di un credito dopo la sua cessione. Le nuove norme proposte precisano quale sia il diritto applicabile per la risoluzione di questo tipo di controversie. Spetta ora al Parlamento europeo e al Consiglio trasformare queste e altre proposte in leggi il più rapidamente possibile per realizzare l’unione dei mercati dei capitali.
La Commissione e il Fondo europeo per gli investimenti (che fa parte del gruppo Banca europea per gli investimenti) hanno istituito un fondo di fondi paneuropeo di venture capital sulla base di un invito a manifestare interesse. Con 410 milioni di euro di finanziamenti UE, i sei fondi partecipanti mirano a raccogliere fino a 2,1 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati, che a loro volta dovrebbero attrarre 6,5 miliardi di euro in nuovi investimenti in start-up e scale-up innovative in tutta Europa, raddoppiando il capitale di rischio attualmente disponibile in Europa. L’esiguità e la disomogeneità di sviluppo dei capitali di rischio nell’UE vengono costantemente citate come fattori che frenano l’innovazione e l’espansione delle imprese dell’UE.
In giugno la Commissione ha inoltre adottato nuove norme per stimolare gli investimenti delle imprese di assicurazioni in cartolarizzazioni semplici, trasparenti e standardizzate. La cartolarizzazione è un canale importante per diversificare le fonti di finanziamento e consentire una distribuzione più ampia del rischio tra i partecipanti ai mercati finanziari. Queste norme si aggiungono a quelle già concordate per stimolare gli investimenti degli assicuratori in cartolarizzazioni semplici, trasparenti e standardizzate.
Alla fine del 2018 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico sugli elementi fondamentali del prodotto pensionistico individuale paneuropeo, un sistema volontario di risparmio a fini pensionistici realizzabile anche in un contesto transfrontaliero. Il prodotto pensionistico individuale offrirà ai cittadini che lo desiderano ulteriori opportunità di investimento per la pensione, a integrazione dei sistemi pensionistici pubblici e professionali esistenti.
Promuovere una concorrenza senza distorsioni per sostenere la crescita e gli investimenti
La politica di concorrenza dell’UE garantisce alle imprese un clima favorevole agli investimenti e agli affari nel mercato unico, a condizione che rispettino le norme comuni di concorrenza. Nel 2018 la Commissione ha continuato ad applicare queste norme di concorrenza a vantaggio delle famiglie e delle imprese, garantendo condizioni di parità e una scelta più ampia a prezzi migliori per i consumatori.
In dicembre sono stati proposti nuovi strumenti e nuove regole per consentire alle autorità garanti della concorrenza degli Stati membri di applicare in modo ancora più efficace le norme antitrust dell’UE.
Nel corso dell’anno la Commissione ha adottato 393 decisioni di concentrazione, 10 decisioni antitrust, 4 decisioni relative a cartelli e 219 decisioni in materia di aiuti di Stato, apportando notevoli vantaggi per i consumatori dell’UE e sostenendo la crescita. In totale la Commissione ha imposto sanzioni per oltre 6,3 miliardi di euro a imprese che hanno violato le regole di concorrenza dell’UE e ha ordinato agli Stati membri interessati di recuperare circa un miliardo di euro di aiuti illegali e incompatibili dalle imprese che ne hanno beneficiato. Il 91 % dei casi di aiuti di Stato è stato disciplinato da norme semplificate grazie al regolamento generale di esenzione per categoria, in base al quale gli aiuti di Stato possono essere concessi a livello locale, regionale e nazionale senza alcun intervento da parte della Commissione.
Una crescita sostenibile per creare posti di lavoro e tutelare l’ambiente
Nel quadro delle misure messe in campo per migliorare la sostenibilità dell’economia europea, in gennaio la Commissione ha adottato una nuova strategia per la plastica, volta a trasformare il nostro modo di concepire, produrre, utilizzare e riciclare questo materiale. Nel quadro dei nuovi piani, entro il 2030 tutti gli imballaggi in plastica sul mercato dell’UE dovrebbero diventare riciclabili o riutilizzabili, mentre il consumo di plastica monouso sarebbe ridotto e l’uso intenzionale di microplastiche limitato.
Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea, partecipa a un’iniziativa di pulizia delle spiagge con dei giovani scout all’Aia, Paesi Bassi, 23 luglio 2018.
In maggio è stata presentata una proposta legislativa per contrastare i rifiuti marini alla fonte, che si concentra sui dieci prodotti di plastica che più spesso finiscono negli oceani e sugli attrezzi da pesca perduti e abbandonati. In dicembre il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sulla nuova direttiva dell’UE relativa alla plastica monouso, lo strumento giuridico più ambizioso a livello mondiale in materia di rifiuti marini. In base a questa direttiva, diverse categorie di prodotti saranno gestite con misure diverse: se esistono alternative facilmente disponibili e accessibili, saranno esclusi dal mercato i prodotti in plastica monouso come posate, piatti o cannucce, i prodotti in plastica oxo-degradabile e i contenitori per alimenti e bevande di polistirene espanso; in caso contrario, si limiterà l’uso dei prodotti riducendone il consumo a livello nazionale, introducendo prescrizioni di imballaggio e di etichettatura e imponendo obblighi di smaltimento e bonifica per i produttori.
Sempre in maggio il Consiglio ha adottato nuove norme per fare dell’UE il leader mondiale nella gestione e nel riciclaggio dei rifiuti. Gli Stati membri dovranno riciclare almeno il 55 % dei loro rifiuti urbani entro il 2025, il 60 % entro il 2030 e il 65 % entro il 2035. Tra le altre misure approvate sono previsti un limite massimo del 10 % entro il 2035 per lo smaltimento di rifiuti in discarica, la raccolta differenziata obbligatoria dei rifiuti organici biodegradabili e regimi più severi per fare assumere ai produttori i costi della raccolta di materiali riciclabili fondamentali.
Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione, visita un impianto di riciclaggio per bottiglie in PET a Tokyo, Giappone, 23 ottobre 2018.
A seguito di una campagna promossa a livello dell’UE per l’assunzione di impegni nell’ambito della strategia europea sulla plastica, in novembre la Commissione europea ha pubblicato una valutazione preliminare da cui si evince che l’industria dell’UE è fortemente intenzionata a riciclare le materie plastiche: se tutti gli impegni saranno onorati, entro il 2025 sarebbero disponibili almeno 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata. Le previsioni indicano però che la domanda è di soli 5 milioni di tonnellate. Sarà quindi necessario fare di più per raggiungere l’obiettivo di un mercato della plastica riciclata nell’UE che funzioni correttamente.
Si è continuato a lavorare anche per una gestione più sostenibile e «circolare» delle risorse idriche e per una maggiore la sicurezza dell’acqua potabile per tutti gli europei. In febbraio la Commissione ha proposto una revisione della direttiva sull’acqua potabile per alzare gli standard dell’acqua potabile, accrescere l’accesso all’acqua per tutti e aiutare i consumatori a trovare informazioni affidabili sull’approvvigionamento idrico. La proposta è stata anche una risposta diretta alla prima iniziativa dei cittadini europei andata a buon fine, «Right2Water», che ha visto la partecipazione di 1,6 milioni di persone. L’obiettivo è incoraggiare i consumatori a scegliere l’acqua del rubinetto rispetto all’acqua in bottiglia, per risparmiare, ridurre la quantità di rifiuti di plastica che entrano nei nostri fiumi e nei nostri mari e limitare le emissioni di gas a effetto serra.
Nella primavera del 2018 la Commissione ha presentato proposte relative alla finanza sostenibile volte a far sì che anche questo settore partecipi alla transizione verde mediante investimenti più sostenibili.
L’economia blu
L’«economia blu» comprende tutte le attività economiche sostenibili legate ai nostri oceani, ai nostri mari o alle nostre zone costiere, dalla pesca alla costruzione navale, al turismo, all’energia oceanica e alla biotecnologia blu. Nel 2018 la Commissione ha pubblicato la sua prima relazione annuale su questo settore economico in rapida crescita, che entro il 2030 dovrebbe raddoppiare le sue dimensioni globali. Secondo la relazione, l’economia blu produce un fatturato di oltre 560 miliardi di euro l’anno, dà lavoro a oltre 3,5 milioni di persone ed è un settore in rapida crescita in molti paesi. La Spagna da sola rappresenta un quinto dell’occupazione totale nel settore, seguita da Italia, Regno Unito e Grecia. Insieme, questi quattro Stati membri riuniscono oltre la metà dei posti di lavoro associati all’economia blu.
Politica regionale e urbana
Le regioni e le città possono svolgere un ruolo di primo piano nel sostenere la crescita, l’occupazione e gli investimenti. Nel 2018 l’UE ha continuato a investire in politiche che rafforzano la competitività e la creazione di posti di lavoro, promuovono l’inclusione sociale e sostengono le piccole e medie imprese in contesti regionali e locali. Sono state attuate numerose iniziative e strategie per stimolare la crescita e l’innovazione su scala più ampia, tra cui una nuova serie di azioni del 2018 intese ad aiutare le regioni europee ad investire nei loro settori di nicchia per forza competitiva, strategia definita «specializzazione intelligente».
Esempi di queste azioni sono il costante sostegno all’iniziativa delle regioni in ritardo di sviluppo e l’attuazione di una nuova iniziativa rivolta alle regioni in transizione industriale. In questo contesto, nel 2018 gli esperti del Fondo europeo di sviluppo regionale e dell’Osservatorio europeo per i cluster e le trasformazioni industriali daranno consulenze e sostegno finanziario alle azioni pilota di dieci regioni e due Stati membri.
La commissaria Corina Creţu durante la sua visita a Lamia, Grecia, 4 ottobre 2018.
La Commissione ha inoltre selezionato cinque programmi della politica di coesione per partecipare ad una nuova azione pilota per il miglioramento della capacità amministrativa. In Grecia, Polonia, Spagna, Croazia e Bulgaria i programmi ricevono un sostegno su misura per migliorare le modalità operative. Il polo europeo di consulenza sugli investimenti ha condotto uno studio sulle piattaforme di investimento delle regioni ultraperiferiche per valutare come migliorare il loro accesso al piano di investimenti. Sono state inoltre istituite task force sull’energia nella Riunione e sulla gestione dei rifiuti nelle Canarie, mentre Orizzonte 2020 finanzia un progetto che promuove l’eccellenza della ricerca in tutte le regioni ultraperiferiche.
Collegare l’Europa
L’invito misto del meccanismo per collegare l’Europa, che alle sovvenzioni abbina i finanziamenti del Fondo europeo per gli investimenti strategici, della Banca europea per gli investimenti, delle banche di promozione nazionali o degli investitori del settore privato, ha portato alla selezione di 35 progetti nel settore della mobilità sicura, pulita e intelligente che riceveranno sovvenzioni per 405 milioni di euro. Un altro invito a presentare proposte, del valore di 290 milioni di euro, ha permesso di finanziare progetti che mirano allo sviluppo del cielo unico europeo e del trasporto aereo europeo. Nell’ambito dell’impresa comune per la ricerca sulla gestione del traffico aereo nel cielo unico europeo (SESAR), circa 9,5 milioni di euro saranno destinati al finanziamento di una serie di dimostrazioni di droni U-Space, incentrate sulla sicurezza dell’integrazione dei droni nel sistema dell’aviazione.
Aiutare le piccole e medie imprese a trovare nuovi finanziamenti, nuovi partner e nuovi mercati
Le piccole imprese sono la spina dorsale dell’economia dell’UE e ogni anno l’UE le sostiene con vari tipi di servizi di finanziamento e consulenza. Negli ultimi anni l’UE ha migliorato notevolmente l’accesso delle piccole e medie imprese ai finanziamenti in Europa e ha già contribuito a fornire oltre 20,3 miliardi di euro di finanziamenti a circa 381 000 piccole imprese nell’ambito di COSME, il programma dell’UE per la competitività delle piccole e medie imprese, integrato dal Fondo europeo per gli investimenti strategici.
Promuovere la ricerca, l’innovazione e la tecnologia
Eccellenza scientifica e innovazione rivoluzionaria
Nel corso dell’anno, Orizzonte 2020 ha pubblicato inviti a presentare proposte e altre azioni per un valore totale di 10 miliardi di euro a sostegno della ricerca e dell’innovazione. Tra le iniziative, un nuovo invito a presentare proposte per investire quasi 200 milioni di euro nello sviluppo di batterie di prossima generazione che contribuiscano alla transizione verso una società decarbonizzata, quasi un miliardo di euro per collegare i progressi economici e ambientali a sostegno del pacchetto sull’economia circolare dell’UE e circa 200 milioni di euro per esaminare le cause profonde della migrazione irregolare e contribuire all’agenda europea sulla migrazione.
Il commissario Carlos Moedas annuncia che Atene è la vincitrice del premio Capitale europea dell’innovazione in occasione del vertice web a Lisbona, Portogallo, 6 novembre 2018
Inoltre, per stimolare la collaborazione pubblico-privato nel finanziamento dell’innovazione nel settore dell’energia pulita, la firma di un accordo con la Fondazione Bill e Melinda Gates nell’autunno 2018 ha permesso di istituire un fondo di 100 milioni di euro destinato agli innovatori e alle imprese dell’UE potenzialmente in grado di ridurre in modo significativo e duraturo le emissioni di gas a effetto serra.
Il cloud europeo per la scienza aperta, un ambiente virtuale ideato per archiviare, condividere e riutilizzare dati di tutte le discipline, anche oltre i confini, è stato varato ufficialmente nel 2018 e consente a 1,7 milioni di ricercatori e 70 milioni di professionisti di accedere a un volume sempre più ampio di dati aperti.
L’UE nello spazio
Sulla base della strategia spaziale per l’Europa del 2016, l’UE ha continuato a sviluppare infrastrutture spaziali fondamentali non solo per l’economia ma anche e soprattutto per la vita quotidiana. Nel giugno 2018 la Commissione ha proposto un programma spaziale del valore di 16 miliardi di euro che consentirebbe all’UE di consolidare ulteriormente la sua leadership nel settore.
Il programma Copernicus è il maggiore fornitore di dati di osservazione della Terra a livello internazionale e concorre al superamento di una serie di problematiche, dalle calamità naturali ai cambiamenti climatici. Il lancio del settimo satellite Copernicus nel 2018 ha migliorato la nostra capacità di monitorare gli oceani, il territorio e l’atmosfera; i servizi di accesso alle informazioni e ai dati di Copernicus, anch’essi avviati nel 2018, consentono alle start-up innovative e agli altri utenti di accedere, trattare e scaricare dati facilmente e senza dover investire in costose strutture di archiviazione e trattamento dei dati.
Galileo, il programma di navigazione satellitare dell’UE, fornisce servizi di posizionamento, navigazione e sincronizzazione precisi e può essere utilizzato dall’ultima generazione di smartphone con maggiore accuratezza rispetto ai sistemi precedenti basati solo sul sistema GPS. Con quattro nuovi satelliti lanciati nel 2018, che portano il nome dei bambini vincitori di un concorso di disegno, i risultati sono migliorati e Galileo sta gradualmente diventando un sistema di posizionamento satellitare del tutto indipendente e autonomo che attira 500 milioni di utenti in tutto il mondo. I segnali di Galileo sono utilizzati per la gestione del traffico e delle ferrovie, per la navigazione aerea, le banche e le attività agricole e aprono la strada alle automobili autonome.
La commissaria Elżbieta Bieńkowska visita il cosmodromo europeo di Kourou, Guyana francese, prima del lancio del satellite Galileo, 25 luglio 2018.
In novembre la Commissione federale per le comunicazioni degli Stati Uniti ha deciso di concedere una deroga alla licenza per la ricezione del segnale del sistema Galileo negli Stati Uniti. Ciò significa che i cittadini e le imprese negli Stati Uniti potranno utilizzare i segnali di navigazione satellitare d’avanguardia del sistema Galileo per le automobili connesse, gli smartwatch, l’agricoltura e la navigazione aerea.
La precisione di Galileo è un fattore importante per l’efficacia del sistema eCall, che permette di localizzare un’automobile in caso di emergenza: eCall è obbligatorio in tutti i nuovi tipi di automobili nell’UE dal 31 marzo 2018 e contribuisce a ridurre il tempo di risposta dei servizi di emergenza anche del 60 %. In dicembre la Commissione ha adottato nuove misure per aiutare a localizzare le persone in situazioni di emergenza con maggiore precisione grazie ai segnali di Galileo, contribuendo quindi alla maggiore efficacia degli interventi di salvataggio. In base alle nuove norme, tutti gli smartphone venduti nell’UE potranno inviare l’esatta ubicazione di chi compone il numero di emergenza 112 ai servizi di pronto intervento che ricevono la chiamata.
Poiché l’accesso allo spazio è di importanza strategica, l’UE vuole essere più autonoma in questo settore. Nel 2018 è stata avviata una gara per l’assegnazione di 10 milioni di euro alla proposta commercialmente più interessante per la fornitura di servizi di lancio dedicati e a basso costo per i satelliti leggeri. L’iniziativa InnovFin Space Equity Pilot riunisce circa 110 milioni di euro in finanziamenti per stimolare gli investimenti nel settore spaziale, aumentando la quantità di capitale di rischio disponibile per le piccole e medie imprese e le imprese a media capitalizzazione.
Tecnologia europea per la difesa
Nel 2018 l’Unione europea ha investito 40 milioni di euro per finanziare la ricerca collaborativa in tecnologie e prodotti per la difesa innovativi nell’ambito dell’azione preparatoria sulla ricerca in materia di difesa.
In luglio l’UE ha adottato il nuovo programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa, che punta a fornire all’industria europea della difesa un sostegno finanziario durante la fase dello sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie in aree prescelte a livello europeo. Prevede una dotazione di bilancio di 500 milioni di euro per il 2019 e il 2020 per cofinanziare progetti collaborativi di sviluppo delle capacità di difesa.
Investire nelle persone
Nel 2018 l’UE ha adottato una raccomandazione su un quadro per apprendistati efficaci e di qualità che contiene i criteri per promuovere le buone condizioni di apprendimento e di lavoro degli apprendisti in tutta l’UE.
In aprile l’UE ha semplificato e modernizzato il CV Europass, che permetterà di presentare le competenze e le qualifiche in modo più visibile e comprensibile in tutto il mercato unico e quindi consentirà ai responsabili politici di anticipare meglio le esigenze e le tendenze del mercato del lavoro.
Le riforme dei sistemi di istruzione e formazione sono una priorità nella maggior parte degli Stati membri e hanno occupato un posto di primo piano nel semestre europeo 2018. Venti Stati membri hanno ricevuto una raccomandazione specifica per paese nel settore dell’istruzione e della formazione.
Disporre di sistemi di istruzione e formazione efficaci è fondamentale per dare ai giovani le conoscenze, le competenze e le capacità per trovare un lavoro soddisfacente e diventare cittadini indipendenti e impegnati, nonché per offrire ai lavoratori l’opportunità, da un lato, di migliorare le loro competenze per stare al passo con i metodi di lavoro e le esigenze del mercato del lavoro e, dall’altro, di contribuire ad aumentare la produttività e la crescita.
Per un avanzamento dei lavori sulla creazione di uno spazio europeo dell’istruzione entro il 2025, nel primo semestre del 2018 la Commissione ha presentato sei misure concrete. Nel maggio 2018 il Consiglio ha adottato una raccomandazione sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente per aiutare un maggior numero di persone ad acquisire le competenze di base necessarie per vivere e lavorare nel 21º secolo, e una raccomandazione sulla promozione di valori comuni, di un’istruzione inclusiva e della dimensione europea dell’insegnamento. Nel novembre 2018 ha adottato misure per il riconoscimento reciproco automatico delle qualifiche e dei risultati dei periodi di studio all’estero. Proseguono le discussioni sull’educazione e la cura della prima infanzia e sull’insegnamento e l’apprendimento delle lingue. Si sta inoltre attuando un piano d’azione per promuovere le competenze digitali dei cittadini dell’UE e l’uso delle nuove tecnologie nell’insegnamento e nell’apprendimento.
Collegare i cittadini
Nel 2018 l’Europa ha celebrato l’Anno europeo del patrimonio culturale, che ha incoraggiato sempre più persone a scoprire e lasciarsi coinvolgere dal ricco e variegato patrimonio culturale europeo e a rafforzare il senso di appartenenza a uno spazio comune europeo. Oltre 7,5 milioni di persone hanno partecipato a più di 13 000 eventi organizzati in 37 paesi. Per garantire un impatto duraturo dell’Anno europeo dopo il 2018, il 7 dicembre la Commissione ha presentato 60 azioni relative alla promozione e alla tutela del patrimonio culturale più a lungo termine.
Il commissario Tibor Navracsics interviene al forum sulla dimensione internazionale dell’Anno europeo del patrimonio culturale, Bruxelles, Belgio, 23 aprile 2018.
Nel 2018, con una dotazione di bilancio di oltre 2,7 miliardi di euro, il programma Erasmus+ per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport ha consentito a circa 600 000 giovani e 190 000 dipendenti di istituti di istruzione e organizzazioni giovanili di partecipare ad attività di apprendimento. In marzo la Commissione ha presentato una versione online aggiuntiva alle sue azioni di mobilità con il lancio dello scambio virtuale Erasmus+, un progetto per promuovere il dialogo interculturale e migliorare le competenze di almeno 25 000 giovani attraverso strumenti di apprendimento digitali. A maggio la Commissione ha proposto di raddoppiare i finanziamenti Erasmus a 30 miliardi di euro nel prossimo bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027, triplicando il numero di persone che potrebbero beneficiare di un sostegno.
l commissario Günther Oettinger (al centro) dà il benvenuto ai membri dell’iniziativa «Wheels for Europe», un gruppo di motociclisti e conducenti d’automobili d’epoca che promuove l’idea europea girando per l’Europa, Belgio, 11 ottobre 2018.
DiscoverEU
Tra i mesi di luglio e ottobre 2018 circa 15 000 giovani hanno avuto l’opportunità di esplorare l’Europa con un biglietto DiscoverEU. Questa nuova iniziativa ha consentito loro di capire meglio la diversità e la ricchezza culturale dell’Europa, fare nuove amicizie e scoprire la loro identità europea. In novembre i giovani hanno avuto un’altra opportunità di richiedere biglietti gratuiti per viaggiare nel 2019. La Commissione ha proposto di ampliare ulteriormente l’iniziativa dopo il 2020.
Il corpo europeo di solidarietà
Un incentivo al corpo europeo di solidarietà è arrivato in ottobre con l’adozione, da parte dell’UE, di una base giuridica autonoma per questa iniziativa e l’assegnazione di una dotazione di bilancio per i prossimi tre anni. Alla fine di dicembre si erano registrati quasi 100 000 giovani e 11 000 di loro erano impegnati in attività nel campo della solidarietà in tutta Europa. In giugno la Commissione ha proposto un nuovo programma per il corpo europeo di solidarietà dopo il 2020, con una dotazione di 1,26 miliardi di euro per ampliare le opportunità che offre. Tra il 2021 e il 2027 almeno 350 000 giovani europei potrebbero così assistere le comunità che ne hanno bisogno attraverso il volontariato (anche nell’ambito di operazioni di aiuto umanitario nei paesi terzi), i tirocini e i collocamenti sul lavoro.
Tutelare la salute dei cittadini a favore dell’economia
Nel dicembre 2018 i ministri europei della Sanità hanno adottato la raccomandazione proposta dalla Commissione per una maggiore collaborazione dell’UE nella lotta alle malattie che possono essere prevenute con i vaccini. La raccomandazione si concentra su tre pilastri principali: lotta alla riluttanza a vaccinare ed estensione della copertura vaccinale; politiche di vaccinazione sostenibili nell’UE; coordinamento nell’UE e contributo alla salute globale.
La relazione «Health at a Glance: Europe 2018», pubblicata a novembre dalla Commissione e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici, invita a promuovere la salute mentale e a prevenire le malattie mentali, che comportano non solo conseguenze sociali, ma anche costi stimati a oltre il 4 % del prodotto interno lordo in tutta l’UE. La relazione indica inoltre che l’aumento costante dell’aspettativa di vita ha subito un rallentamento, mentre persistono forti disparità fra i vari paesi e all’interno degli stessi, che colpiscono soprattutto le persone con un basso livello di istruzione. L’invito è quello di contrastare i fattori di rischio quali il fumo, l’alcol e l’obesità, ridurre la mortalità prematura, garantire l’accesso universale all’assistenza e promuovere la resilienza dei sistemi sanitari. Con questa relazione la Commissione ha dato il via al secondo «Stato della salute» nel ciclo di conoscenza dell’UE, strumento che permette di analizzare e condividere dati e informazioni comparativi sulla sanità e sui sistemi sanitari nell’UE e assiste le autorità sanitarie nell’elaborazione delle politiche sulla base di fatti concreti.
Il commissario Vytenis Andriukaitis interviene alla presentazione del libro bianco sulla salute cardiovascolare della World Heart Federation in occasione della 73ª Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, Stati Uniti, 25 settembre 2018.
Il ciclo biennale «Lo stato della salute» è stato organizzato dalla Commissione europea in stretta collaborazione con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici e l’Osservatorio europeo delle politiche e dei sistemi sanitari.
L’UE ha continuato a impegnarsi per la protezione della salute e della sicurezza sul lavoro con una proposta volta a limitare l’esposizione dei lavoratori ad altre cinque sostanze chimiche cancerogene e garantire una maggiore tutela a oltre un milione di lavoratori in Europa.
Nell’intento di proteggere le api e gli impollinatori, sono state adottate ulteriori restrizioni sull’uso di tre neonicotinoidi, sostanze attive chimicamente simili alla nicotina usate nei prodotti fitosanitari. Il divieto assoluto di utilizzare questi prodotti all’aperto è entrato in vigore nel dicembre 2018 e il loro utilizzo in ambienti interni è stato limitato alle serre permanenti. A ciò si è aggiunta una prima iniziativa dell’UE per contrastare il declino degli insetti impollinatori selvatici.
Un bilancio dell’UE incentrato sui risultati
Il bilancio dell’UE per il 2018 si è concentrato sulla realizzazione delle priorità dell’Europa stimolando la creazione di posti di lavoro, in particolare per i giovani, e promuovendo la crescita e gli investimenti strategici. È inoltre continuato l’impegno a sostenere gli sforzi per affrontare le sfide nei settori della migrazione e della sicurezza, sia all’interno che all’esterno dell’UE.
Quasi la metà dei fondi impegnati (77,5 miliardi di euro) è stata destinata al rafforzamento dell’economia europea, alla creazione di posti di lavoro e all’aumento della competitività globale delle imprese, dei ricercatori e delle università. I finanziamenti dell’UE hanno fornito sostegni all’agricoltura e alle zone rurali (politica agricola comune), alle regioni (Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo sociale europeo, Fondo di coesione), alla ricerca e all’innovazione (Orizzonte 2020), alle piccole e medie imprese (programma per la competitività delle imprese e delle piccole e medie imprese), all’istruzione, alla formazione e alla gioventù (Erasmus+), ai trasporti e alle infrastrutture digitali (meccanismo per collegare l’Europa).
Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione, a una fiera dedicata ai progetti finanziati dal Fondo europeo per gli investimenti strategici, Bruxelles, Belgio, 26 ottobre 2018.
L’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile ha affrontato il problema della disoccupazione giovanile, impegnando 350 milioni di euro per offrire ai giovani un sostegno e maggiori opportunità di trovare lavoro. Nel 2018 sono stati stanziati altri 2 miliardi di euro per il Fondo europeo per gli investimenti strategici con l’obiettivo di continuare a mobilitare gli investimenti privati in progetti europei strategici. Una dotazione di 59,2 miliardi di euro ha concorso a promuovere la crescita sostenibile grazie agli aiuti a favore degli agricoltori, della pesca, del clima e della biodiversità.
Il bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027
In maggio, dopo mesi di consultazioni con gli Stati membri e con i cittadini europei, la Commissione ha presentato la sua proposta di bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027.
A questa proposta ne sono seguite diverse altre in una serie completa per i programmi e i fondi settoriali. La proposta di bilancio a lungo termine traduce in cifre gli obiettivi dell’UE per il prossimo decennio, come concordato dai leader dell’UE nel febbraio 2018. Il bilancio proposto abbina nuovi strumenti a programmi aggiornati per realizzare con efficienza le priorità dell’UE e fornisce i mezzi per rispondere adeguatamente alle grandi sfide, tra cui la disoccupazione giovanile, la migrazione, la sicurezza e la trasformazione tecnologica e digitale. Viene anche proposto un bilancio semplificato ideato per creare un legame più forte con le priorità politiche (si veda anche il capitolo dedicato «Il futuro bilancio a lungo termine dell’UE»).
InvestEU
Visto il successo del piano di investimenti per l’Europa, la Commissione europea ha proposto che nel prossimo bilancio a lungo termine (2021-2027) tutti i programmi di finanziamento dell’UE seguano lo stesso modello. I numerosi programmi di finanziamento attualmente offerti dall’UE sarebbero riuniti in un unico programma: InvestEU. Come il piano di investimenti, il programma InvestEU sarebbe composto da un fondo, un polo di consulenza e un portale per gli investimenti. Il Fondo InvestEU disporrebbe di una garanzia di 38 miliardi di euro a titolo del bilancio dell’UE per sostenere progetti di importanza strategica in tutta l’UE in settori quali le infrastrutture sostenibili, la ricerca, l’innovazione e la digitalizzazione, le piccole e medie imprese, gli investimenti sociali e le competenze. Si stima che il Fondo potrebbe mobilitare più di 650 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nell’arco di sette anni.
Promuovere la ricerca, l’innovazione e la tecnologia
La Commissione intende stimolare gli investimenti nella ricerca per mantenere l’Europa all’avanguardia della ricerca e dell’innovazione a livello mondiale con una dotazione di bilancio proposta di 100 miliardi di euro per la ricerca e l’innovazione tra il 2021 e il 2027 nell’ambito del nuovo programma Orizzonte Europa. Nel quadro del programma spaziale dell’UE la Commissione ha proposto di investire 16 miliardi di euro per sviluppare la leadership dell’UE nello spazio. Inoltre ha proposto una dotazione di bilancio di 13 miliardi di euro per il Fondo europeo per la difesa. In tal modo l’UE diventerà uno dei quattro maggiori investitori europei nel settore della ricerca e della tecnologia nel settore della difesa.
L’agricoltura e l’economia marittima per la crescita
La Commissione ha proposto di mantenere un sostegno forte all’agricoltura e alle zone rurali dell’UE stanziando 365 miliardi di euro per la politica agricola comune per il periodo 2021-2027. Le proposte della politica agricola comune si concentrano sulla semplificazione e sulla modernizzazione per adeguare questa politica al futuro. Oltre agli obiettivi tradizionali del reddito agricolo, della sicurezza alimentare e della tutela dell’ambiente, si punta anche a soddisfare le nuove esigenze della società, ad esempio gli alimenti sicuri, nutrienti e sostenibili, la lotta agli sprechi alimentari e il benessere degli animali. Si propone inoltre un nuovo partenariato tra l’UE e i suoi Stati membri. In futuro, anche se continueranno ad essere definiti a livello dell’UE gli elementi necessari per conseguire gli obiettivi comuni dell’UE e il corretto funzionamento del mercato unico, gli Stati membri potranno selezionare e definire misure politiche adeguate alle esigenze dei loro agricoltori e delle loro zone rurali.
Il commissario Phil Hogan alla festa del raccolto a Cluj-Napoca, Romania, 14 settembre 2018.
La Commissione ha inoltre proposto un nuovo Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca con una dotazione di 6,14 miliardi di euro per rafforzare il sostegno all’economia marittima e promuovere al tempo stesso una semplificazione e una maggiore focalizzazione sui risultati. Il Fondo consentirà di investire in nuovi mercati, tecnologie e servizi marittimi, come l’energia oceanica e la biotecnologia marina. Le comunità costiere beneficeranno di un maggiore sostegno e il Fondo continuerà anche a sostenere il settore europeo della pesca, assistendo in particolare la pesca artigianale su piccola scala.
Il futuro della politica di coesione
Con una dotazione di bilancio di 373 miliardi di euro suggerita dalla Commissione, le proposte relative ai fondi della politica di coesione sono soprattutto finalizzati alla modernizzazione dell’economia europea, per renderla più intelligente, più verde e più interconnessa e consentire il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio. Si propone inoltre di semplificare le norme, con un solo insieme di norme applicabile a sette fondi e una maggiore flessibilità delle procedure.
Investire nelle persone
La Commissione ha proposto di rafforzare ulteriormente la dimensione sociale dell’Unione attraverso un Fondo sociale europeo rinnovato e migliorato. Il nuovo FSE+ sarebbe dotato di 101,2 miliardi di euro, una quota notevolmente più elevata dell’attuale dotazione complessiva per la coesione, conferendo maggiore visibilità e impatto agli investimenti sociali. Sommando FSE+, Erasmus e corpo europeo di solidarietà, i fondi destinati al sostegno dei giovani saranno più che raddoppiati rispetto all’attuale quadro finanziario. Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione verrebbe rinnovato, il suo campo di applicazione ampliato e il massimale aumentato a 225 milioni di euro all’anno rispetto ai 170 milioni di euro all’anno del periodo attuale.
Capitolo 2
Un mercato unico digitale connesso
«Sono convinto che dobbiamo sfruttare in maniera decisamente migliore le notevoli opportunità offerte dalle tecnologie digitali, che non conoscono confini».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
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Il 2018 è stato un altro anno di successo per la strategia di completamento del mercato unico del digitale in Europa, che è a buon punto.
Nel 2018 è stato raggiunto un accordo su 23 proposte legislative; sette sono ancora in fase di discussione. La Commissione ha proposto nuove iniziative in materia di supercalcolo, sanità elettronica, disinformazione, informazioni del settore pubblico, trasparenza delle piattaforme online, intelligenza artificiale e tecnologia blockchain. La Commissione ha inoltre proposto investimenti nella trasformazione digitale e nuove misure a sostegno della libertà dei media, del pluralismo e dell’alfabetizzazione.
Nel mese di settembre il presidente Juncker ha annunciato proposte volte a rafforzare le capacità dell’UE in materia di cibersicurezza e in dicembre è stato raggiunto un accordo sul regolamento relativo alla cibersicurezza proposto dalla Commissione nel 2017. Ciò rafforza il mandato dell’Agenzia dell’UE per la cibersicurezza e istituisce un quadro dell’UE per la certificazione della cibersicurezza, rafforzando la sicurezza dei servizi online e dei dispositivi di largo consumo.
Sono stati compiuti progressi per quanto riguarda la legislazione volta a facilitare l’accesso ai contenuti online e al commercio elettronico, nonché le proposte per modernizzare le norme UE relative a diritti d’autore, e-privacy e contratti digitali, in modo da concedere diritti chiari a consumatori e imprese. Sono state concordate misure riguardanti i servizi di media audiovisivi, la libera circolazione dei dati e lo sportello digitale unico. In dicembre è entrato in vigore il nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche, che fornisce un quadro normativo aggiornato per le comunicazioni elettroniche in modo da incoraggiare gli investimenti in reti ad altissima capacità e tutelare gli utenti nell’era digitale.
Dal 1º aprile 2018 gli europei, ovunque si trovino nell’UE, possono accedere ai contenuti online di abbonamenti che hanno sottoscritto nel proprio paese di residenza e i loro dati personali sono protetti dal nuovo regolamento generale sulla protezione dei dati, entrato in vigore nel mese di maggio.
L’UE ha continuato a lottare contro i comportamenti anticoncorrenziali nel settore digitale e ha inflitto una sanzione a Qualcomm per abuso di posizione dominante sul mercato per quanto riguarda determinati chipset e a Google per le pratiche illegali relative al sistema operativo Android.
Per garantire un mercato unico digitale sempre più forte e per mantenere l’UE all’avanguardia della trasformazione digitale, la Commissione ha proposto un nuovo programma Europa digitale di 9,2 miliardi di euro nell’ambito del prossimo bilancio a lungo termine dell’UE.
Realizzare il mercato unico del digitale
Delle 30 iniziative legislative presentate dalla Commissione europea a partire dal 2015, per 23 è stato raggiunto un accordo tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione europea. Sette proposte della Commissione sono ancora in fase di discussione e dovranno essere approvate dal Parlamento europeo e dal Consiglio per sviluppare ulteriormente il mercato unico digitale.
La commissaria Mariya Gabriel partecipa alla Settimana UE della programmazione, Bruxelles, Belgio, 15 ottobre 2018.
Nel 2018 sono entrate in vigore diverse importanti iniziative digitali. In gennaio è stata avviata in tutta l’UE la campagna di sensibilizzazione #SaferInternet4EU riguardante la sicurezza online, l’alfabetizzazione mediatica e l’igiene cibernetica. In settembre è entrata in vigore la legislazione dell’UE in materia di identificazione elettronica (regolamento eIDAS). In ottobre gli Stati membri hanno attuato norme che facilitano l’accesso al materiale stampato in formati adeguati per le persone con disabilità visive o di altro genere, e in dicembre sono entrate in vigore nuove norme che vietano i geoblocchi ingiustificati nelle vendite online all’interno del mercato unico.
Film e musica senza frontiere
Da aprile 2018, grazie alle nuove norme sulla portabilità, gli europei hanno potuto accedere, ovunque nell’UE, ai contenuti online (audiovisivi e musicali) cui sono abbonati nel proprio paese di residenza. In maggio la Commissione ha annunciato la creazione di un catalogo online dei film europei per aumentare la visibilità del cinema europeo. Un prototipo è stato pubblicato in ottobre.
Nel giugno 2018 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno raggiunto un accordo politico sulla modifica delle norme per un contesto più equo per tutto il settore audiovisivo, compresi i servizi on-demand e le piattaforme per la condivisione di video. Le norme promuovono le produzioni audiovisive europee e garantiscono l’indipendenza delle autorità di regolamentazione del settore audiovisivo.
Acquisti online più sicuri e più facili
Il nuovo regolamento sui servizi di consegna transfrontaliera dei pacchi, importante per il commercio elettronico, è entrato in vigore in maggio. I prezzi elevati delle consegne transfrontaliere di pacchi costituiscono un ostacolo per i consumatori e i rivenditori, in particolare per le piccole e medie imprese, che intendono acquistare e vendere online in tutta l’UE.
Rafforzare la fiducia online e realizzare il mercato unico digitale
Le norme sull’identificazione elettronica per le transazioni elettroniche nel mercato interno sono entrate in vigore e offrono agli europei una nuova libertà: fare affidamento su un mezzo di identificazione elettronica notificato significa accedere in modo sicuro ai servizi digitali forniti in tutta Europa, dall’iscrizione a un’università straniera, l’accesso alle cartelle cliniche elettroniche, la registrazione di una società e la presentazione online della dichiarazione dei redditi all’apertura online di un conto bancario.
Da dicembre 2018 sono in vigore nuove norme che vietano i geoblocchi ingiustificati e altre forme di discriminazione basate sulla nazionalità, sul luogo di residenza o sul luogo di stabilimento del cliente. Tali norme consentono alle persone e alle imprese di accedere a siti web di altri Stati membri e di accedere agli stessi beni e servizi dei clienti nazionali. La Commissione ha inoltre presentato una relazione intermedia sugli effetti dell’abolizione nel 2017 dei sovrapprezzi del roaming al dettaglio.
Sfruttare appieno il potenziale dell’economia dei dati dell’UE
L’abbattimento degli ostacoli contribuirà a raddoppiare il valore dell’economia dei dati dell’UE tra il 2015 e il 2020, che passerà dall’1,9 % al 4 % del prodotto interno lordo. Entro il 2020 si prevede che l’economia dei dati dell’UE darà lavoro a 10,4 milioni di persone. L’eliminazione degli attuali obblighi di localizzazione dei dati consentirà di ridurre i costi dei servizi di dati e di offrire alle imprese maggiore flessibilità nell’organizzazione della gestione e dell’analisi dei dati, aumentando nel contempo il loro utilizzo e la scelta dei fornitori.
Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione, visita uno stand espositivo durante il congresso mondiale sulla telefonia mobile a Barcellona, Spagna, 27 febbraio 2017.
Intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale fa già parte della nostra vita quotidiana e riguarda settori come il sostegno ai medici per diagnosi più rapide e precise oppure l’aiuto agli agricoltori per consentire loro di utilizzare meno pesticidi sulle colture. Inoltre, aiuta le amministrazioni pubbliche a fornire risposte su misura ai cittadini e a ridurre il numero di incidenti stradali. L’intelligenza artificiale può anche contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici o alla previsione di minacce.
In aprile la Commissione ha proposto un approccio europeo al fine di aumentare gli investimenti pubblici e privati nell’intelligenza artificiale, preparare i relativi cambiamenti socioeconomici e garantire che venga sviluppato un quadro etico e giuridico adeguato per coprire le questioni di responsabilità relative a queste nuove tecnologie. Tale approccio mira a massimizzare l’impatto degli investimenti a livello nazionale e dell’UE, incoraggiare la cooperazione, scambiare le migliori pratiche e definire la via da seguire insieme per garantire la competitività globale dell’UE in questo settore.
In giugno la Commissione ha nominato il gruppo di esperti ad alto livello sull’intelligenza artificiale (IA) e ha avviato l’Alleanza europea per l’IA, una comunità multilaterale online aperta a chiunque interessi l’intelligenza artificiale.
In dicembre, come seguito alla sua comunicazione di aprile e in stretta collaborazione con gli Stati membri, la Commissione ha proposto un piano coordinato per promuovere lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale «made in Europe». Il piano mira a garantire complementarità e sinergie tra le azioni nazionali e quelle a livello dell’UE per massimizzare l’impatto e diffondere i benefici dell’intelligenza artificiale in tutta Europa. Il piano propone azioni comuni in quattro settori chiave: aumentare gli investimenti, ampliare la disponibilità dei dati, promuovere il talento e garantire la fiducia. Esso fornisce inoltre un quadro strategico per le politiche nazionali attinenti all’intelligenza artificiale. I paesi dell’UE sono incoraggiati a sviluppare le loro strategie nazionali in materia di intelligenza artificiale entro la metà del 2019, basandosi sul lavoro svolto a livello europeo.
Parallelamente la Commissione ha concesso 66 milioni di euro a progetti di robotica che contribuiranno a digitalizzare le piccole e medie imprese in tutta l’UE.
In dicembre un gruppo indipendente di 52 esperti ha elaborato linee guida etiche per lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale che sono attualmente sottoposte a consultazione mediante l’Alleanza per l’IA e saranno finalizzate nel 2019. Nella primavera del 2019 il gruppo presenterà inoltre raccomandazioni politiche.
Costruire un’infrastruttura di supercomputer all’avanguardia in Europa
Nel gennaio 2018 la Commissione ha annunciato l’intenzione di istituire un’impresa comune europea per il calcolo ad alte prestazioni. Questa nuova struttura giuridica e di finanziamento metterà in comune le risorse nazionali e dell’UE in modo da creare un’infrastruttura di supercalcolo e di dati e sostenere la ricerca e l’innovazione in questo settore, affinché l’Europa diventi uno dei tre centri di supercalcolo più importanti nel mondo. In settembre gli Stati membri hanno approvato la proposta della Commissione e l’impresa comune ha iniziato le sue attività in novembre. Essa svilupperà e realizzerà questa infrastruttura in tutta Europa (con finanziamenti proposti a partire dal prossimo bilancio a lungo termine dell’UE) per migliorare le capacità di trattamento dati per la ricerca e l’industria e sostenere l’innovazione nel campo delle tecnologie, dell’hardware e del software di supercalcolo. Vi saranno benefici per molti settori, tra cui l’assistenza sanitaria, le fonti di energia rinnovabili, la sicurezza dei veicoli e la cibersicurezza.
Migliorare l’accesso e la riutilizzabilità dei dati
In aprile la Commissione ha proposto di estendere la direttiva sulle informazioni del settore pubblico ai dati detenuti dalle imprese pubbliche e di limitare le spese per il riutilizzo dei loro dati. L’obiettivo è anche quello di agevolare il riutilizzo dei dati di ricerca derivanti da finanziamenti pubblici e di obbligare gli Stati membri a sviluppare politiche di accesso aperto. In alcuni casi le nuove norme richiederanno soluzioni tecniche per fornire l’accesso ai dati in tempo reale.
In aprile, nell’ambito del terzo pacchetto sui dati, la Commissione ha formulato una nuova serie di raccomandazioni per affrontare i cambiamenti tecnologici relativi all’accesso e alla conservazione delle informazioni scientifiche. Tali raccomandazioni offrono orientamenti sull’attuazione di politiche di accesso aperto conformemente agli obiettivi in materia di scienza aperta («Open Science»), sui dati della ricerca e sulla gestione dei dati, sulla creazione di un cloud europeo per la scienza aperta e sull’estrazione di testi e dati. Le raccomandazioni riguardano anche gli incentivi e lo sviluppo di competenze pertinenti per i ricercatori in modo che essi possano praticare la scienza aperta.
Libera circolazione dei dati non personali
In dicembre sono entrate in vigore nuove norme che consentiranno di conservare e trattare dati non personali in tutta l’UE senza restrizioni ingiustificate. Le nuove norme eliminano le barriere che ostacolano la libera circolazione dei dati e favoriranno l’economia europea generando una crescita stimata fino al 4 % del prodotto interno lordo entro il 2020. Gli Stati membri dovranno comunicare alla Commissione eventuali restrizioni restanti o previste in materia di localizzazione dei dati, che sono consentite solo in alcune situazioni specifiche per motivi di pubblica sicurezza e nel rispetto del principio di proporzionalità. Le autorità pubbliche potranno accedere ai dati ai fini di analisi e controlli di vigilanza indipendentemente dal luogo di conservazione o trattamento nell’UE. Le norme permetteranno inoltre di creare codici di condotta per i servizi cloud in modo da agevolare il passaggio da un fornitore di servizi di cloud a un altro rispettando scadenze chiare.
Stare al passo con la tecnologia blockchain
In febbraio, con il sostegno del Parlamento europeo, la Commissione ha inaugurato l’Osservatorio e forum dell’UE sulla blockchain. Esso seguirà gli sviluppi e promuoverà il ruolo delle parti interessate europee nelle tecnologie blockchain, che conservano blocchi di informazioni distribuiti attraverso la rete digitale.
Nome del dominio di primo livello «.eu»
In dicembre è stato raggiunto un accordo sulle nuove norme che disciplinano il nome di dominio di primo livello «.eu», creato nel 2002 per agevolare la partecipazione delle imprese e dei cittadini europei al commercio elettronico e promuovere il mercato unico online. La revisione mira a creare un sistema di governance di Internet flessibile, trasparente e al passo con le esigenze future, coinvolgendo pienamente le parti interessate. Una delle principali innovazioni proposte è consentire ai cittadini dell’UE di registrare nomi di dominio .eu ovunque essi vivano.
Assistenza sanitaria online
In aprile la Commissione ha annunciato le sue ambizioni sulla trasformazione digitale della sanità e dell’assistenza. La Commissione sosterrà la cooperazione dell’UE in tre settori prioritari: l’accesso sicuro dei cittadini ai loro dati sanitari, anche a livello transfrontaliero; la medicina personalizzata e la prevenzione delle malattie mediante dati europei condivisi; la partecipazione dei cittadini agli strumenti digitali e all’assistenza incentrata sulla persona. All’inizio del 2019 diversi Stati membri pionieri inizieranno a scambiare prescrizioni elettroniche e cartelle cliniche digitali dei pazienti. Inoltre nel novembre 2018, 19 paesi europei hanno firmato una dichiarazione per fornire l’accesso transfrontaliero alle proprie informazioni genomiche.
Connettività e imprenditoria digitale
In gennaio la Commissione ha adottato il piano d’azione per l’istruzione digitale, che mira a garantire che tutti i cittadini dell’UE beneficino in egual misura delle opportunità disponibili online, a casa, a scuola e sul luogo di lavoro. Le iniziative comprendono il sostegno alle scuole con connessioni a banda larga ad alta velocità, il potenziamento di un nuovo strumento di autovalutazione per le scuole sull’uso della tecnologia per l’insegnamento e l’apprendimento (Selfie) e la campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica dell’UE #SaferInternet4EU. La campagna è stata avviata il 6 febbraio in occasione del «Safer Internet Day» (giornata per la sicurezza in rete) per aumentare la sensibilizzazione alla sicurezza dei minori online e affrontare questioni come il bullismo online, le fake news, il sexting, i contenuti nocivi, il pensiero critico, l’alfabetizzazione mediatica e le competenze digitali, nonché le buone pratiche in materia di cibersicurezza.
In novembre l’iniziativa dell’UE WiFi4EU, che mira a mettere a disposizione punti di accesso pubblici al Wi-Fi nelle comunità locali in tutta Europa, ha compiuto un importante passo avanti con la pubblicazione del primo invito a presentare proposte. Il bilancio dell’iniziativa WiFi4EU ammonta a 120 milioni di euro per il periodo tra il 2018 e il 2020 e sosterrà l’installazione di impianti Wi-Fi in spazi pubblici quali parchi, piazze, edifici pubblici, biblioteche, centri sanitari e musei.
Investire nella banda larga
In giugno il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico per aggiornare le norme dell’UE in materia di telecomunicazioni. Il nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche stimolerà gli investimenti nelle reti ad altissima capacità in tutta l’UE, anche nelle zone remote e rurali. L’accordo sul codice include la fissazione di un calendario secondo il quale gli Stati membri consentiranno l’uso (entro il 2020) delle bande di frequenza radio chiave necessarie per lo sviluppo dei servizi 5G. Il codice entrerà in vigore nel mese di dicembre. La Commissione europea ha presentato inoltre un pacchetto di strumenti per diffondere maggiormente la banda larga nelle zone remote e rurali, dove solo il 40 % delle persone ha accesso a Internet ad alta velocità rispetto al 76 % nell’UE nel suo complesso.
Tirocini per l’acquisizione di capacità digitali avanzate
L’iniziativa di formazione finanziata dall’UE aiuterà le imprese a trovare personale con competenze digitali per occupare i posti vacanti. In aprile la Commissione ha avviato un progetto pilota finanziato da Orizzonte 2020 e gestito da Erasmus+ per 6 000 tirocini in cibersicurezza, big data, tecnologia quantistica, apprendimento automatico e marketing digitale.
Donne nel digitale
Riconoscendo che il divario digitale di genere ha enormi ripercussioni sociali ed economiche, la Commissione ha fatto una campagna di sensibilizzazione sull’importanza dell’emancipazione femminile nella nostra società digitale mediante lo sviluppo della strategia «Donne nel digitale». L’obiettivo è quello di contribuire a liberare e a valorizzare appieno il contributo delle donne all’economia digitale mediante la lotta agli stereotipi nei media e la promozione di modelli di ruolo; la promozione delle competenze digitali e dell’istruzione per le donne; l’agevolazione della partecipazione delle donne all’imprenditoria e all’innovazione digitali.
Cooperazione internazionale
In febbraio la Commissione ha adottato la strategia sui Balcani occidentali, nel cui ambito sono state avviate sei iniziative faro, tra cui un progetto per aiutare i sei partner dei Balcani occidentali a portare a termine con successo la transizione digitale. L’Agenda digitale per i Balcani occidentali è stata avviata in giugno e mira ad offrire i benefici della trasformazione digitale ai cittadini della regione. Essa stabilisce un’impostazione volta a ridurre le tariffe di roaming, investire nella connettività a banda larga, migliorare la cibersicurezza, la fiducia e la digitalizzazione dell’industria, rafforzare l’economia digitale e promuovere la ricerca e l’innovazione.
Nel contesto della nuova alleanza Africa-Europa per gli investimenti sostenibili e l’occupazione, la task force per l’economia digitale UE-Unione africana si è riunita per la prima volta in dicembre e, entro giugno 2019, formulerà raccomandazioni su come sviluppare il mercato digitale panafricano collegato al mercato unico digitale dell’UE.
Un ecosistema digitale equo
Garantire una concorrenza equa nell’economia online
In gennaio la Commissione ha inflitto a Qualcomm una sanzione di 997 milioni di euro per aver abusato della sua posizione dominante sul mercato dei chipset baseband Long-Term Evolution (LTE), che consentono a smartphone e tablet di collegarsi alle reti cellulari e di rispettare gli standard LTE 4G. La Commissione ha inoltre autorizzato, a determinate condizioni, la proposta di acquisizione di NXP da parte di Qualcomm, entrambi figurano tra i principali operatori dell’industria dei semiconduttori. Nel settore dei media, nel mese di giugno la Commissione ha approvato l’acquisizione di Sky da parte della Comcast. Nel settore delle telecomunicazioni, in luglio la Commissione ha approvato l’acquisizione di UPC Austria da parte di T-Mobile Austria.
La commissaria Margrethe Vestager alla conferenza stampa sulla causa antitrust della Commissione europea contro Google, Bruxelles, Belgio, 18 luglio 2018.
In luglio la Commissione ha imposto a Google una sanzione di 4,34 miliardi di euro per la violazione delle norme antitrust dell’UE mediante l’imposizione di restrizioni illegali sui fabbricanti di dispositivi Android e sugli operatori di rete mobile per consolidare la sua posizione dominante nella ricerca generale di Internet. In quattro decisioni distinte la Commissione ha imposto sanzioni ai produttori di elettronica di consumo Asus, Denon & Marantz, Philips e Pioneer per un totale di oltre 111 milioni di euro per l’imposizione, in violazione delle norme dell’UE in materia di concorrenza, di prezzi di rivendita fissi o minimi ai loro rivenditori online.
In dicembre la Commissione ha imposto sanzioni a Guess per un importo inferiore a 40 milioni di euro per aver proibito ai rivenditori di fare pubblicità online e di vendere ai consumatori transfrontaliere in altri Stati membri (geoblocco), in violazione delle norme dell’UE in materia di concorrenza.
In settembre la Commissione ha approvato la proposta di acquisizione di Shazam, un’importante applicazione di riconoscimento musicale, da parte di Apple, che gestisce Apple Music, il secondo più grande servizio di musica in streaming in Europa. In novembre la Commissione ha approvato la proposta della Disney di acquistare parti di Fox; entrambe sono società globali operanti nel settore dei media con sede negli Stati Uniti. La decisione è subordinata al pieno rispetto degli impegni offerti da Disney per rispondere alle preoccupazioni della Commissione in materia di concorrenza. Sempre in novembre, la Commissione ha approvato la proposta acquisizione di Tele2 NL da parte di T-Mobile NL. L’indagine della Commissione ha concluso che è improbabile che l’operazione proposta abbia un impatto significativo sul livello del servizio o sui prezzi pagati dai clienti delle telecomunicazioni mobili nei Paesi Bassi.
La Commissione ha inoltre adottato le prime decisioni in materia di aiuti di Stato in relazione alle reti ad altissima capacità per la banda larga, consentendo agli Stati membri di sostenere tali reti, in particolare in aree specifiche all’interno di Austria, Germania e Paesi Bassi.
Tassazione del digitale
In marzo la Commissione ha proposto una riforma delle norme dell’UE in materia di imposta sulle società per le attività digitali. Le nuove misure garantiscono che le imprese digitali paghino tasse eque nell’UE, rendendo le norme fiscali idonee alla recente espansione dell’economia digitale.
Promuovere la digitalizzazione dei servizi finanziari
In marzo la Commissione ha adottato un piano d’azione sull’innovazione nel settore dei servizi finanziari resa possibile dalla tecnologia (FinTech) per aiutare il settore finanziario a sfruttare i rapidi progressi in settori quali blockchain, intelligenza artificiale e servizi di cloud. Il piano mira a rendere i mercati più sicuri e più facilmente accessibili a consumatori, investitori, banche e nuovi attori del mercato. Come primo passo importante la Commissione ha proposto nuove norme per agevolare la crescita di piattaforme di crowdfunding in tutto il mercato unico dell’UE al fine di migliorare l’accesso ai finanziamenti, in particolare per le start-up e le altre piccole imprese. Le norme consentiranno a tali piattaforme di richiedere l’etichetta UE e di offrire i loro servizi in tutta l’UE, mentre gli investitori saranno protetti dalle norme in materia di divulgazione delle informazioni, governance, gestione dei rischi, nonché da un approccio coerente alla vigilanza.
Equità e trasparenza per gli utenti dei servizi di intermediazione online
In aprile la Commissione ha adottato una proposta di regolamento che promuove l’equità e la trasparenza per gli operatori economici che utilizzano le piattaforme online. Essa affronta le pratiche commerciali dannose derivanti da rapporti commerciali non paritari tra le piattaforme e gli operatori economici che dipendono da queste ultime per offrire i loro beni e servizi ai consumatori dell’UE. Un nuovo Osservatorio, coadiuvato da un gruppo di esperti indipendenti, seguirà da vicino il settore delle piattaforme online e consiglierà la Commissione sulla necessità di iniziative future.
Rafforzare la cibersicurezza e rendere Internet più sicuro
La direttiva sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi è entrata in vigore nel maggio 2018. Essa stabilisce il primo insieme di regole sulla cibersicurezza giuridicamente vincolanti a livello di UE e un quadro inteso a garantire un livello comune elevato di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi in tutta l’UE.
La Commissione ha proposto la creazione di un Centro europeo di competenza industriale, tecnologica e di ricerca sulla cibersicurezza e di una rete di centri nazionali di coordinamento. L’obiettivo è quello di aiutare l’UE a mantenere e sviluppare le capacità tecnologiche e industriali in materia di cibersicurezza necessarie per garantire la sicurezza del mercato unico digitale. La rete si impegnerà a sviluppare nuove capacità di cibersicurezza e ad ampliare le competenze in materia di cibersicurezza negli Stati membri. La proposta dovrebbe aiutare l’UE e gli Stati membri ad adottare una prospettiva strategica, proattiva e a lungo termine per la politica industriale in materia di cibersicurezza.
Lotta alla disinformazione online
In aprile la Commissione ha proposto una prima serie di misure per contrastare la disinformazione online, che comprende lo sviluppo di un codice di buone pratiche dell’UE sulla disinformazione pubblicato in settembre e che dovrà essere applicato dai firmatari, tra cui anche le grandi piattaforme online, in vista delle elezioni europee del 2019. È previsto inoltre il sostegno a una rete indipendente di verificatori di fatti e la promozione del giornalismo di qualità e dell’alfabetizzazione mediatica. Le rivelazioni di Facebook/Cambridge Analytica hanno dimostrato che i dati personali possono essere sfruttati in contesti elettorali e che tale manipolazione ha un impatto sulla resilienza dei processi democratici. In settembre il presidente Juncker ha annunciato misure per garantire elezioni libere ed eque e un codice di buone pratiche dell’UE sulla disinformazione. La Commissione ha quindi chiesto ai rappresentanti delle piattaforme online e agli inserzionisti di impegnarsi a rispettare il codice.
In dicembre la Commissione e l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza hanno adottato un piano d’azione contro la disinformazione basato sulla comunicazione di aprile e sui lavori della task force di comunicazione strategica per l’Est del Servizio europeo per l’azione esterna, che è stata istituita nel 2015, quando il Consiglio europeo ha riconosciuto per la prima volta la minaccia delle campagne di disinformazione russe.
Il piano d’azione contro la disinformazione è incentrato su quattro azioni chiave per rafforzare efficacemente le capacità dell’UE di contrastare la disinformazione: a) migliorare il rilevamento, l’analisi e lo smascheramento della disinformazione; b) intensificare la cooperazione tra le istituzioni e gli Stati membri; c) mobilitare il settore privato per contrastare la disinformazione; d) sensibilizzare i cittadini e fornire loro strumenti che consentono di riconoscere la disinformazione. In vista delle prossime elezioni europee, entro marzo 2019 sarà istituito un sistema di allarme rapido tra le istituzioni dell’UE e gli Stati membri.
Il bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027
Per garantire che l’Unione europea rimanga all’avanguardia della trasformazione digitale, la Commissione ha proposto un nuovo programma Europa digitale dotato di un bilancio di 9,2 miliardi di euro (2021-2027). Il programma comprenderà fondi a sostegno di cinque settori specifici: calcolo ad alte prestazioni; intelligenza artificiale; cibersicurezza e fiducia; competenze digitali; trasformazione digitale e interoperabilità. La parte digitale del meccanismo per collegare l’Europa rafforzerà le infrastrutture a banda larga dell’Europa (compresa la 5G) al fine di collegare le comunità in tutta l’UE (3 miliardi di euro). Altri fondi, come InvestEU e quelli per lo sviluppo regionale e la politica di coesione, integreranno questi investimenti nella strategia digitale.
Il programma Orizzonte Europa finanzierà la ricerca e l’innovazione digitali nell’industria (15 miliardi di euro) e in altri settori quali sicurezza, salute, mobilità, energia e ambiente. Il programma Europa creativa finanzierà il programma Media e ulteriori misure per sostenere la libertà dei media, il pluralismo dei media e l’alfabetizzazione mediatica (1,2 miliardi di euro).
Capitolo 3
Un’unione dell’energia resiliente con politiche lungimiranti in materia di cambiamenti climatici
«È mia intenzione riformare e riorganizzare la politica energetica europea per creare una nuova Unione europea dell’energia. […] Dobbiamo aumentare la quota delle energie rinnovabili nel nostro continente. […] Ritengo che, per risultare credibile e lungimirante, l’Unione europea debba fissare un obiettivo vincolante di efficienza energetica almeno del 30 %, da raggiungere entro il 2030, […] mossa non soltanto dalla volontà di adottare una politica responsabile in materia di cambiamenti climatici, ma anche da esigenze di politica industriale».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
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La visione dell’UE volta a creare un’Unione europea dell’energia e a porre l’Europa in una posizione di avanguardia nell’efficienza energetica, nella produzione di energia pulita e rinnovabile e nella lotta contro i cambiamenti climatici sta diventando realtà. Le politiche dell’UE in materia di clima ed energia stanno accelerando gli investimenti pubblici e privati nell’innovazione e nella modernizzazione, creando posti di lavoro verdi e consentendo a tutti i cittadini di beneficiare della transizione verso un’economia moderna e pulita.
L’UE ha dimostrato che il mondo può contare sull’Europa per la leadership climatica. È la prima grande economia a trasformare in leggi vincolanti le promesse fatte nel quadro dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. In occasione della conferenza delle Nazioni Unite sul clima svoltasi in dicembre a Katowice, in Polonia, l’UE ha svolto un ruolo determinante nel rendere operativo l’accordo di Parigi con l’adozione di un corpus di norme chiare che lo trasformerà in azione per il clima a tutti i livelli su scala mondiale.
La Commissione, presentando la sua visione di un’economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra entro il 2050, ha ulteriormente dimostrato l’impegno dell’UE a favore di un’azione ambiziosa per il clima che vada di pari passo con la modernizzazione economica e una migliore qualità della vita.
Nel 2018 l’UE ha continuato ad adoperarsi per rispettare gli impegni assunti. Ha fissato nuovi obiettivi ambiziosi in materia di energie rinnovabili ed efficienza energetica, mentre sono entrate in vigore nuove norme e sono state mobilitate nuove fonti di investimento per rendere gli edifici più efficienti sotto il profilo energetico. Sono stati concordati un solido sistema di governance, basato sui piani nazionali per l’energia e il clima, nonché nuove norme per migliorare il funzionamento del mercato dell’energia elettrica nell’UE. Tutto questo fungerà da base per l’unione dell’energia e garantirà il raggiungimento dei suoi obiettivi.
Sono stati compiuti notevoli progressi verso norme rigorose per decarbonizzare e modernizzare il settore dei trasporti, mentre l’accordo sulla sincronizzazione della rete elettrica degli Stati baltici con la rete continentale europea è una tappa storica nella creazione di un mercato energetico dell’UE più connesso e meglio integrato.
Una visione strategica per un’Europa climaticamente neutra entro il 2050
In Europa come altrove, l’impatto dei cambiamenti climatici è diventato difficile da ignorare. L’aumento della temperatura in Europa è già superiore alla media globale. Il 2018 è stato un anno particolarmente negativo per la siccità e quattro degli ultimi cinque anni sono stati caratterizzati da ondate di calore estremo. Nell’estate 2018 le temperature al circolo polare artico sono state di 5 °C superiori rispetto alla norma, mentre nell’Europa centrale il clima è stato talmente secco che alcuni tratti del Reno non erano abbastanza profondi per la navigazione interna. L’adattamento ai cambiamenti climatici è inevitabile e dobbiamo passare da una logica di riduzione progressiva delle emissioni ad un obiettivo di emissioni di gas a effetto serra prossime allo zero.
Il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici ha confermato la necessità di accelerare urgentemente l’azione globale per il clima. Le emissioni nette di gas a effetto serra dovranno essere azzerate in tutto il mondo entro il 2070 per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C. Per dare prova di leadership a livello mondiale e beneficiare dei vantaggi connessi a tale posizione, l’UE dovrebbe conseguire la neutralità rispetto ai gas a effetto serra entro il 2050, come proposto nella sua strategia a lungo termine.
Allo stesso tempo, gli ultimi due anni hanno segnato una svolta nella risposta dell’Europa ai cambiamenti climatici, con un intenso lavoro a livello dell’UE per adottare una legislazione in materia di clima ed energia atta a innescare un cambiamento del nostro sistema energetico, verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Con tale legislazione in vigore, l’UE si concentra sull’adozione delle misure necessarie per salvaguardare il futuro di ogni cittadino.
In risposta agli inviti del Parlamento europeo e del Consiglio europeo, nel novembre 2018 la Commissione ha proposto una visione strategica a lungo termine per un’economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra entro il 2050: un pianeta pulito per tutti.
La strategia mira ad indicare la rotta della politica dell’UE in materia di clima ed energia e a definire ciò che l’UE considera come il suo contributo a lungo termine agli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima di mantenere l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2 °C e proseguire gli sforzi per mantenerlo sotto gli 1,5 °C. L’UE raggiungerà tali obiettivi investendo in soluzioni tecnologiche realistiche, responsabilizzando i cittadini e allineando gli interventi in settori cruciali quali la politica industriale, la finanza o la ricerca, garantendo nel contempo l’equità sociale per una transizione corretta, che non lasci indietro nessun europeo. Con questo piano l’UE intende diventare la prima grande economia mondiale climaticamente neutra entro il 2050.
Il mandato le è stato conferito dai cittadini dell’UE. Secondo un sondaggio Eurobarometro pubblicato nel novembre 2018, il 93 % dei cittadini europei ritiene che i cambiamenti climatici siano causati dall’attività umana e l’85 % ritiene che la lotta ai cambiamenti climatici e l’utilizzo più efficiente dell’energia possano creare crescita economica e occupazione in Europa.
Per elaborare la sua visione, la Commissione ha riunito un’ampia gamma di parti interessate e ha organizzato una consultazione pubblica di cui ha tenuto conto per le sue deliberazioni. L’adozione della visione avvia un ampio dibattito, cui partecipano responsabili politici, parti interessate e cittadini, su come l’UE possa contribuire agli obiettivi a lungo termine dell’accordo di Parigi e su come si possa realizzare la trasformazione necessaria.
Nel dicembre 2018 il Consiglio europeo ha invitato gli Stati membri a lavorare alla strategia della Commissione al fine di fornire orientamenti sulla direzione generale e sulle priorità politiche per il primo semestre del 2019. Ciò consentirebbe all’Unione europea di presentare una strategia a lungo termine entro il 2020, in linea con l’accordo di Parigi.
Operare a livello internazionale in materia di azione globale per il clima
Poco dopo l’adozione della strategia a lungo termine, e tre anni dopo l’accordo di Parigi, in dicembre l’UE si è recata alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP24) a Katowice con due obiettivi principali. In primo luogo, completare un corpus solido e completo di norme per rendere operativo l’accordo di Parigi e, in secondo luogo, fare il punto sui progressi collettivi verso il conseguimento dei suoi obiettivi a lungo termine.
A Katowice le discussioni si sono concluse con l’adozione di un chiaro corpus di norme per far funzionare nella prassi l’accordo di Parigi in tutto il mondo e il contributo dell’UE è stato fondamentale per il risultato raggiunto. Lavorando con alleati sia dei paesi sviluppati sia di quelli in via di sviluppo, l’UE ha dimostrato che il multilateralismo e la cooperazione internazionale sono il modo più efficace per affrontare questa sfida globale.
Le norme consentiranno alle parti dell’accordo di Parigi di attuare, monitorare e migliorare progressivamente i loro contributi alla lotta contro i cambiamenti climatici, al fine di conseguire gli obiettivi a lungo termine dell’accordo.
Alla COP24 i governi e le parti interessate hanno anche fatto il punto sui progressi compiuti in relazione agli obiettivi di temperatura stabiliti dall’accordo di Parigi e hanno valutato come promuovere un’azione più ambiziosa per il clima, ora e nel prossimo ciclo di impegni nazionali in materia di clima. Questo dovrebbe fornire un impulso politico positivo ed avviare un dibattito globale sulle strategie a lungo termine e sulla necessità di accelerare l’azione.
Nel corso del 2018 l’UE ha svolto un ruolo cruciale negli eventi ad alto livello per sostenere l’azione globale per il clima. L’UE, in collaborazione con il Canada e la Cina, ha ospitato la seconda riunione ministeriale sull’azione per il clima a Bruxelles, alla quale hanno partecipato i rappresentanti di 36 governi di molte tra le maggiori economie mondiali. I ministri hanno sottolineato l’importanza del multilateralismo e hanno confermato che l’accordo di Parigi è irreversibile e non negoziabile. L’UE e la Cina hanno ribadito il loro impegno a favore dell’azione per il clima in occasione del vertice Cina-UE di luglio e hanno convenuto di rafforzare la cooperazione in materia di scambio delle quote di emissione. L’UE ha inoltre intensificato la cooperazione sui mercati del carbonio con la California e la Nuova Zelanda.
Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione alla COP24 a Katowice, Polonia, 3 dicembre 2018.
L’UE ha dimostrato la sua leadership a livello mondiale ratificando un accordo per eliminare gradualmente gli idrofluorocarburi, pericolosi gas responsabili del riscaldamento climatico comunemente utilizzati negli impianti di riscaldamento e di raffreddamento. L’attuazione a livello mondiale dell’accordo, entrato in vigore il 1º gennaio 2019, contribuirà in modo significativo al conseguimento dell’obiettivo dell’accordo di Parigi.
Nel 2018 l’UE ha inoltre contribuito al raggiungimento di due importanti accordi sul clima nei settori del trasporto marittimo e dell’aviazione. In aprile l’Organizzazione marittima internazionale ha deciso di fissare un chiaro obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 50 % entro il 2050 rispetto ai livelli del 2008, al fine di eliminare gradualmente le emissioni di gas a effetto serra del settore il più rapidamente possibile entro questo secolo. In giugno l’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale ha approvato la norma relativa al primo sistema mondiale per affrontare il problema delle emissioni di CO2 nel settore dell’aviazione. L’accordo stabilisce le norme necessarie affinché le compagnie aeree possano monitorare, comunicare e verificare le loro emissioni a partire dal 2019.
L’UE prosegue il suo deciso impegno a sostenere l’azione per il clima nei paesi in via di sviluppo. L’UE, i suoi Stati membri e la Banca europea per gli investimenti continuano ad essere il principale fornitore di finanziamenti pubblici per il clima, con un contributo comune nel 2017 pari a 20,4 miliardi di euro a favore dei paesi in via di sviluppo.
Il commissario Miguel Arias Cañete all’evento ad alto livello: «Climate, Security and Peace: the Time for Action», Bruxelles, Belgio 22 giugno 2018.
Completare un’unione dell’energia moderna e ambiziosa
La trasformazione dei sistemi energetici europei è essenziale per affrontare il cambiamento climatico e implica un diverso modo di produrre e utilizzare l’energia. Per questo motivo l’UE sta costruendo un’economia a basse emissioni di carbonio, in cui i consumatori disporranno di una migliore scelta di approvvigionamento energetico, di strumenti affidabili per confrontare i prezzi dell’energia e della possibilità di produrre e vendere la propria energia elettrica.
Il pacchetto «Energia pulita»
L’accordo su tutte le proposte legislative del pacchetto «Energia pulita per tutti gli europei» nel 2018 istituisce un quadro normativo moderno per la transizione verso l’energia pulita, in linea con l’obiettivo dell’UE di diventare leader mondiale nel settore delle energie rinnovabili e di porre l’efficienza energetica al primo posto.
Il pacchetto comprende un nuovo obiettivo di efficienza energetica per l’UE per il 2030 pari ad almeno il 32,5 % e un nuovo obiettivo di almeno il 32 % per le energie rinnovabili nel mix energetico dell’UE, con una clausola che prevede una revisione verso l’alto per entrambi entro il 2023. Questi nuovi obiettivi esprimono l’elevato livello di ambizione dell’UE, nonché il ritmo a cui procedono il cambiamento delle nuove tecnologie e la riduzione dei costi grazie alle economie di scala. Insieme essi consentiranno una riduzione totale delle emissioni di gas a effetto serra del 45 % circa entro il 2030, superando l’impegno assunto dall’UE nel quadro dell’accordo di Parigi di ridurre le emissioni di almeno il 40 % entro il 2030 rispetto al 1990.
Le nuove norme europee entrate in vigore nel mese di luglio contribuiranno al raggiungimento di tali obiettivi sfruttando l’enorme potenziale di miglioramento dell’efficienza nel settore edilizio, il principale consumatore di energia in Europa. Tali norme delineeranno un chiaro percorso verso un parco immobiliare a basse emissioni e a zero emissioni entro il 2050.
Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione, visita una fabbrica di batterie agli ioni di litio a Västerås, Svezia, 27 aprile 2018.
Oltre a rendere gli edifici più intelligenti e a consentire risparmi, le nuove norme creeranno anche posti di lavoro nel settore delle ristrutturazioni e delle costruzioni.
I miglioramenti dell’efficienza energetica contribuiranno anche a combattere la povertà energetica riducendo le bollette degli edifici più vecchi, che necessitano urgentemente di ristrutturazioni. Nel quadro dei suoi sforzi per affrontare la povertà energetica in tutti i paesi dell’UE, la Commissione ha avviato in gennaio l’Osservatorio della povertà energetica. L’Osservatorio permetterà di misurare, monitorare e condividere meglio le conoscenze e le migliori pratiche in materia di povertà energetica.
In dicembre è entrata in vigore una legislazione che fornirà agli Stati membri e all’UE gli strumenti per disciplinare l’unione dell’energia e garantirà che gli obiettivi in materia di clima, energia e adattamento ai cambiamenti climatici per il 2030 siano conseguiti definendo un processo politico che stabilisca le modalità di collaborazione tra i paesi dell’UE e la Commissione.
In dicembre sono state concordate a livello politico anche nuove norme per migliorare il funzionamento del mercato dell’energia elettrica dell’UE. Tali norme creeranno una maggiore concorrenza e consentiranno ai consumatori di partecipare più attivamente al mercato e contribuire alla transizione verso l’energia pulita. Sono stati inoltre raggiunti accordi su misure che garantiscono una migliore protezione dei cittadini europei in caso di carenze critiche nell’approvvigionamento di energia elettrica e accordi per il rafforzamento del ruolo dell’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia.
Fra le altre azioni in materia di efficienza energetica svolte nel corso del 2018 figura il divieto di vendere lampadine alogene inefficienti dal 1º settembre, che consentirà ai consumatori dell’UE di risparmiare sui costi energetici e contribuire a ridurre le emissioni di gas a effetto serra.
Sicurezza energetica e solidarietà
La sicurezza dell’approvvigionamento energetico per i consumatori dell’UE è parte integrante della strategia dell’unione dell’energia. Nel quadro degli sforzi volti a rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento negli Stati baltici, il presidente della Commissione e i leader di Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia hanno raggiunto un accordo sulla sincronizzazione della rete elettrica degli Stati baltici con la rete continentale europea entro il 2025. La totale integrazione delle reti degli Stati baltici con il resto dell’Europa è una priorità per l’unione dell’energia e costituirà un importante contributo all’unità e alla sicurezza energetica dell’UE.
I cittadini dell’UE disporranno di una scelta più ampia e di approvvigionamenti più sicuri grazie alla concorrenza e alla diversificazione delle fonti di energia. Fra gli esempi di progressi in questo settore figura un impegno comune ad attuare l’interconnettore per il gas tra la Bulgaria e la Serbia, firmato nel mese di maggio. Il gasdotto offrirà una nuova rotta di approvvigionamento non solo per la Serbia, ma anche per altre parti della regione dell’Europa sudorientale.
In giugno i primi ministri di Bulgaria e Grecia hanno firmato una dichiarazione politica a sostegno della costruzione di un interconnettore per il gas tra i due paesi. Altri progetti importanti che collegano gli Stati membri riguardano gli interconnettori per il gas tra la Danimarca e la Polonia e tra la Polonia e la Lituania.
Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea (al centro), riceve Māris Kučinsci, primo ministro lettone, Dalia Grybauskaitė, presidente lituana, Jüri Ratas, primo ministro estone, e Mateusz Morawiecki, primo ministro polacco, Bruxelles, Belgio, 22 marzo 2018.
La solidarietà europea in materia di energia è stata sottolineata al vertice di Lisbona di luglio, durante il quale i leader del Portogallo, della Francia e della Spagna hanno concordato azioni per una maggiore integrazione della penisola iberica nel mercato europeo dell’energia. La Commissione sostiene la costruzione dell’infrastruttura necessaria, con un investimento record di 578 milioni di euro per la linea elettrica che attraversa il golfo di Biscaglia, il più grande investimento del meccanismo per collegare l’Europa mai concesso a un progetto di infrastruttura energetica.
In maggio la Commissione ha imposto obblighi vincolanti alla società russa Gazprom al fine di consentire e garantire il libero flusso di gas a prezzi competitivi nei mercati del gas dell’Europa centrale e orientale.
Nel 2018 l’UE ha investito 48,4 milioni di euro in otto progetti di infrastrutture per l’energia elettrica, il gas e le reti intelligenti attraverso il meccanismo per collegare l’Europa. Più del 50 % delle dotazioni previste per i progetti nel settore dell’energia sostenibile e dei trasporti per il periodo 2014-2020 (circa 32 miliardi di euro) è già stato assegnato a progetti sul campo. L’UE sostiene attivamente molte regioni nell’elaborazione di strategie e nella realizzazione di azioni concrete attraverso le azioni pilota della Commissione nelle regioni in transizione industriale e l’iniziativa per le regioni ad alta intensità di carbone e di carbonio in transizione. Il piano di investimenti per l’Europa è proseguito nel 2018 per aiutare i cittadini europei ad ottenere energia da fonti rinnovabili, portando a 7,4 milioni il totale delle famiglie che hanno fruito degli aiuti. In dicembre la Commissione ha imposto alla società Bulgarian Energy Holding, alla sua controllata per la fornitura di gas Bulgargaz e alla sua controllata per l’infrastruttura del gas Bulgartransgaz (gruppo BEH) una multa di 77 milioni di euro per aver impedito l’accesso dei concorrenti ad infrastrutture del gas strategiche in Bulgaria, in violazione delle norme antitrust dell’UE.
Nel 2018 l’UE ha approvato sei meccanismi di regolazione della capacità elettrica in Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia e Polonia, volti a garantire un approvvigionamento sufficiente di energia elettrica a medio e lungo termine.
In ambito internazionale la Commissione ha organizzato una serie di riunioni ad alto livello in Iran, allo scopo di rafforzare la cooperazione in materia di energia tra i due partner. In considerazione del difficile contesto del ritiro degli Stati Uniti dal piano d’azione congiunto globale sull’energia nucleare in Iran, la Commissione ha insistito sul fatto che la revoca delle sanzioni costituiva una parte essenziale dell’accordo sul nucleare.
Nel mese di luglio il presidente Juncker ha visitato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca; i due presidenti hanno deciso di rafforzare la cooperazione strategica tra l’Unione europea e gli Stati Uniti in materia di energia. Hanno convenuto in particolare di collaborare per aumentare le importazioni dell’UE di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti al fine di migliorare la diversificazione e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico.
Decarbonizzazione dell’economia
L’azione volta a ridurre le emissioni è un investimento per la prosperità e la sostenibilità dell’economia europea. L’UE è già sulla buona strada per superare l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 20 % entro il 2020. Le emissioni sono diminuite del 22 % tra il 1990 e il 2017, mentre nello stesso periodo l’economia dell’UE è cresciuta del 58 %.
Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione, partecipa ad un dibattito presso la fiera di Hannover, Hannover, Germania, 23 aprile 2018.
Il quadro legislativo per mantenere gli impegni assunti dall’UE a Parigi è già in vigore. L’obiettivo per il 2030 in tutti i settori dell’economia è stato tradotto in obiettivi specifici per il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE e per i settori che non rientrano in tale sistema, come i trasporti, l’edilizia, i rifiuti e l’agricoltura.
A maggio i legislatori hanno adottato obiettivi annuali vincolanti di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per gli Stati membri dell’UE per il periodo dal 2021 al 2030 nei settori in cui non si applica il sistema di scambio di quote di emissione, i quali producono quasi il 60 % delle emissioni nazionali totali dell’UE. È stata inoltre adottata una normativa UE per regolamentare le emissioni e gli assorbimenti connessi all’uso del suolo.
Il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE è stato rivisto per il periodo successivo al 2020. Questa riforma aumenterà il ritmo dei tagli delle emissioni, continuerà ad affrontare il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e aiuterà i settori industriali ad alta intensità energetica e il settore energetico a far fronte alle sfide in materia di innovazione e investimenti nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Gli sviluppi del mercato successivi all’adozione della legislazione riveduta sono considerati un segno di crescente fiducia nel ruolo cruciale del mercato del carbonio nel conseguire gli ambiziosi obiettivi dell’UE in materia di clima e stanno promuovendo il cambiamento tecnologico.
A maggio la Commissione ha presentato le restanti azioni volte a modernizzare il settore europeo dei trasporti (cfr. anche il capitolo 4), che comprendono le prime norme sulle emissioni di CO2 per i veicoli pesanti. Secondo la proposta, nel 2025 le emissioni medie di CO2 dei nuovi veicoli pesanti dovrebbero essere inferiori del 15 % rispetto al 2019, con un obiettivo indicativo di riduzione di almeno il 30 % proposto per il 2030. Questi obiettivi consentiranno alle imprese di trasporto — soprattutto piccole e medie imprese — di realizzare risparmi significativi grazie a un minor consumo di carburante. A dicembre il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico in merito a norme rigorose per decarbonizzare e modernizzare il settore dei veicoli leggeri. Sono state concordate in via provvisoria nuove norme sulle emissioni di CO2 per autovetture e furgoni nell’UE per il periodo successivo al 2020. Nel 2030 le emissioni delle autovetture nuove dovranno essere del 37,5 % inferiori e quelle dei furgoni nuovi del 31 % inferiori rispetto al 2021. In questo modo sarà accelerata la transizione verso una mobilità pulita e si preparerà la neutralità climatica per la seconda metà del secolo. Sarà così possibile garantire il rispetto degli impegni assunti dall’UE nel quadro dell’accordo di Parigi, migliorando nel contempo la qualità dell’aria per tutti gli europei.
Altre misure riguardano un piano d’azione globale per le batterie che contribuirà a creare in Europa un apposito «ecosistema» competitivo e sostenibile. Le batterie saranno tanto essenziali per l’industria automobilistica del 21º secolo quanto lo è stato il motore a combustione nel 20º secolo. Un anno dopo il varo, da parte della Commissione europea, della European Battery Alliance si sono registrati notevoli progressi nell’avviare una produzione di batterie in Europa, con i primi impianti di produzione pilota già in corso di realizzazione. La Commissione europea ha inoltre proposto una nuova etichettatura dei pneumatici, che potrebbe consentire alle famiglie europee di risparmiare fino a 125 euro l’anno utilizzando i pneumatici più efficienti per ridurre i costi del carburante.
Lotta contro l’inquinamento atmosferico
Nel maggio 2018 l’UE ha intrapreso un'azione decisiva per proteggere i cittadini dall’inquinamento atmosferico, definendo misure di sostegno volte ad aiutare gli Stati membri a raggiungere i loro obiettivi. Dette misure comprendono il rafforzamento della cooperazione con gli Stati membri attraverso i dialoghi sull’aria pulita e l’utilizzo dei finanziamenti dell’UE per sostenere misure volte a migliorare la qualità dell’aria.
La Commissione ha inoltre deferito alla Corte di giustizia dell’Unione europea la Francia, la Germania, l’Italia, il Regno Unito, la Romania e l’Ungheria per non aver rispettato i valori limite per la qualità dell’aria e per non avere adottato misure adeguate atte ad abbreviare il più possibile i periodi di superamento dei valori limite.
In settembre per tutte le autovetture nuove sono diventate obbligatorie nuove prove delle emissioni, da effettuare prima di poterle vendere, immatricolare e guidare sulle strade europee. Le nuove prove garantiranno maggiore affidabilità nel quantificare le emissioni (risultati in condizioni reali di guida) e contribuiranno a ripristinare la fiducia nelle prestazioni delle nuove autovetture. Dal gennaio 2019 parti indipendenti, tra cui la Commissione, saranno in grado di effettuare prove ufficialmente riconosciute incaricando laboratori e servizi tecnici accreditati per testare i livelli di emissione durante il ciclo di vita di un veicolo (cfr. anche il capitolo 4).
In settembre la Commissione ha avviato un’indagine approfondita per accertare se BMW, Daimler e VW (Volkswagen, Audi, Porsche) abbiano concluso accordi collusivi, in violazione delle norme antitrust dell’UE, per evitare la concorrenza nello sviluppo e nell’applicazione di tecnologie per la depurazione delle emissioni delle autovetture a benzina e diesel.
Nel 2018 la Commissione ha approvato una serie di misure di sostegno che accompagnano la transizione verso trasporti a basse emissioni. Questi regimi di aiuti di Stato, notificati da Germania e Portogallo, riguardavano il sostegno all’acquisto di veicoli a basse emissioni, la costruzione delle necessarie infrastrutture di ricarica e l’ammodernamento di vecchi autobus diesel.
Adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici
Oltre ad adottare misure di riduzione delle emissioni, l’UE ha continuato ad operare per prepararsi e adattarsi agli inevitabili impatti dei cambiamenti climatici. Attualmente 25 Stati membri hanno una strategia di adattamento, e l’adattamento ai cambiamenti climatici è stato integrato negli strumenti di finanziamento dell’UE e in iniziative come il Patto dei sindaci sul clima e l’energia, che ha celebrato il suo decimo anniversario nel 2018. La relazione sull’attuazione della strategia di adattamento dell’UE, pubblicata a novembre, evidenzia questi e altri successi ma illustra anche le azioni necessarie per ridurre la vulnerabilità dell’Europa agli impatti climatici sia all’interno che all’esterno delle sue frontiere.

Il denaro al servizio del pianeta investendo in maniera sostenibile.
Finanza sostenibile
Per conseguire gli obiettivi dell’UE in materia di clima ed energia entro il 2030 sarebbero necessari circa 180 miliardi di euro l’anno di investimenti aggiuntivi. Basandosi sulle raccomandazioni del gruppo di esperti ad alto livello sulla finanza sostenibile, la Commissione ha avviato un piano d’azione sulla finanza sostenibile e lo ha fatto seguire da proposte legislative presentate nel maggio 2018. Stanno progredendo nell’iter legislativo una proposta di modifica intesa a creare una nuova categoria di indici di riferimento per gli investimenti comprendente gli indici di riferimento di basse emissioni di carbonio e gli indici di riferimento di impatto positivo in termini di carbonio, e una proposta di regolamento sull’informativa in materia di investimenti sostenibili e rischi per la sostenibilità. La Commissione ha inoltre proposto di creare gradualmente un sistema unificato di classificazione («tassonomia») delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili dal punto di vista ambientale. Una volta adottate, tali norme offriranno agli operatori dei mercati finanziari un forte incentivo a investire in modo più sostenibile e a garantire la trasparenza, affinché gli investitori istituzionali e al dettaglio siano in grado di compiere scelte informate per i loro investimenti.
Nel mese di ottobre si è registrato un altro sviluppo importante, quando la Commissione e il gruppo Breakthrough Energy, guidato da Bill Gates, hanno lanciato un nuovo fondo di investimento da 100 milioni di euro, Breakthrough Energy Europe, per aiutare le imprese europee innovative a sviluppare e portare sul mercato nuove tecnologie energetiche pulite. La Commissione europea ha inoltre approvato un pacchetto di investimenti di 243 milioni di euro a titolo del bilancio UE per progetti nell’ambito del programma LIFE a sostegno della natura, dell’ambiente e della qualità della vita nella transizione dell’Europa verso un futuro più sostenibile e a basse emissioni di carbonio.
Werner Hoyer, presidente della Banca europea per gli investimenti, interviene alla conferenza ad alto livello sul finanziamento della crescita sostenibile, Bruxelles, Belgio, 22 marzo 2018.
Il bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027
Per contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’UE in materia di clima la Commissione ha proposto che almeno il 25 % del prossimo bilancio a lungo termine dell’UE (2021-2027) contribuisca al raggiungimento degli obiettivi climatici. La Commissione propone di potenziare il programma LIFE, una delle punte di diamante dell’attività di finanziamento dell’UE a favore dell’ambiente e del clima, aumentando i finanziamenti del 60 %.
Nel settore dell’energia, 8,7 miliardi di euro sosterrebbero gli investimenti nelle reti europee di infrastrutture energetiche nell’arco di sette anni per contribuire a completare un’unione dell’energia sostenibile e resiliente ai cambiamenti climatici e sostenere la transizione verso l’energia pulita. Altri 6,07 miliardi di euro sarebbero assegnati al progetto internazionale per la costruzione e il funzionamento di un impianto sperimentale volto a testare la fattibilità della fusione quale fonte di energia pulita e sostenibile. La Commissione propone inoltre di accrescere le ambizioni dell’UE in materia di tutela ambientale e azione per il clima, con il 40 % del bilancio complessivo della politica agricola comune che dovrebbe contribuire all’azione per il clima.
Investire in tecnologie di punta è un prerequisito per conseguire gli obiettivi climatici dell’UE. Nel quadro della revisione della direttiva sul sistema di scambio di quote di emissione dell’UE, un fondo per l’innovazione opererà in sinergia con Orizzonte Europa, InvestEU e gli altri programmi dell’UE nel quadro del bilancio a lungo termine. Oltre al bilancio dell’UE, un fondo per la modernizzazione fornirà finanziamenti supplementari a dieci Stati membri dell’Europa centrale e orientale per la modernizzazione e la decarbonizzazione dei loro sistemi energetici. Nella proposta relativa ad un nuovo programma LIFE la Commissione europea ha proposto 5,45 miliardi di euro per progetti a sostegno dell’ambiente e dell’azione per il clima: un aumento di 1,95 miliardi di euro.
Il futuro bilancio a lungo termine dell’UE
Il commissario Günther Oettinger interviene a un evento sui piani di bilancio a lungo termine della Commissione europea, Bruxelles, Belgio, 2 maggio 2018.
Nel maggio 2018 la Commissione europea ha presentato la sua proposta per il futuro bilancio a lungo termine dell’UE, relativo al periodo 2021-2027. La proposta è il risultato di un processo aperto e inclusivo al quale hanno partecipato il Parlamento europeo, gli Stati membri, beneficiari dei finanziamenti UE e altre parti interessate. Essa si propone di concentrarsi sulle sfide attuali e future per l’UE e di mettere a disposizione le risorse per un’Europa che protegge, conferisce diritti e difende.
Il bilancio proposto ammonta a 1 135 miliardi di euro in impegni (prezzi 2018) in sette anni, pari all’1,11 % del reddito nazionale lordo dell’UE-27. Inoltre, il pacchetto legislativo proposto rende più moderno e semplice l’attuale sistema di finanziamento complessivo del bilancio UE, semplificando alcuni elementi esistenti, come la risorsa propria basata sull’imposta sul valore aggiunto, e introducendo un paniere di nuove risorse proprie legate alle priorità politiche dell’UE.
La proposta si concentra sui settori in cui il bilancio dell’UE può svolgere un ruolo più decisivo fornendo un valore aggiunto europeo. In particolare, la proposta prevede un aumento dell’attuale livello di finanziamento per settori chiave nei quali un approccio coordinato può produrre risultati più efficaci rispetto a un approccio nazionale: la ricerca e l’innovazione, la trasformazione digitale, i giovani, la sicurezza e la gestione delle frontiere esterne e l’azione esterna dell’UE. Al fine di colmare la carenza di risorse nel bilancio dell’UE conseguente al recesso del Regno Unito dall’UE, la nuova proposta contempla anche risparmi e maggiore efficienza. Tagli moderati sono inevitabili e la politica agricola comune e la politica di coesione saranno modernizzate per garantire che possano ottenere risultati con meno risorse e contribuire alle nuove priorità.
Il bilancio a lungo termine proposto prevede anche notevoli misure per semplificare le procedure di finanziamento dell’UE, consentendo ai potenziali beneficiari di accedere più facilmente alle opportunità disponibili. La Commissione ha proposto di:
- ridurre il numero di programmi a 37 rispetto ai 58 del quadro attuale;
- semplificare le norme per i finanziamenti dell’UE, ridurre la burocrazia e snellire le procedure di presentazione di una domanda;
- aggiungere sinergie e complementarietà dei finanziamenti, al fine di evitare duplicazioni; nonché
- basarsi sugli strumenti di flessibilità esistenti e sugli strumenti di gestione delle crisi per rendere il bilancio dell’UE più reattivo in un mondo in rapida evoluzione.
La nuova proposta introduce inoltre un legame rafforzato tra i finanziamenti dell’UE e lo Stato di diritto, che è un presupposto essenziale per una sana gestione finanziaria. È proposto un nuovo meccanismo che consentirà all’Unione europea di sospendere, ridurre o limitare l’accesso ai finanziamenti dell’UE in misura proporzionale alla natura, alla gravità e alla portata delle carenze dello Stato di diritto.
A seguito della proposta della Commissione gli Stati membri, in sede di Consiglio europeo, discuteranno e decideranno in merito al futuro bilancio a lungo termine dell’UE con l’approvazione del Parlamento europeo. È importante che l’approvazione avvenga in tempi rapidi, per garantire una transizione agevole tra il bilancio attuale e il prossimo bilancio a lungo termine e assicurare prevedibilità e stabilità.
Capitolo 4
Un mercato interno più approfondito e più equo con una base industriale più solida
«In quest’era di sempre maggiore globalizzazione il mercato interno è la migliore carta a disposizione dell’Europa. Voglio quindi che la prossima Commissione costruisca sulla forza del mercato unico sfruttandone appieno le potenzialità in tutte le sue dimensioni».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
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Nel 2018 abbiamo celebrato i 25 anni del mercato interno, noto anche come mercato unico, uno dei più grandi mercati al mondo, che consente la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali.
Grazie al mercato unico gli europei possono, in linea di principio, acquistare quello che vogliono, dove vogliono e beneficiando di una scelta più ampia e di prezzi più bassi. Le imprese europee, grandi e piccole, possono ampliare la loro clientela e commercializzare i loro prodotti e servizi più facilmente in tutta l’UE.
I cittadini hanno visto la fine delle tariffe di roaming, hanno acquisito una serie completa di diritti dei passeggeri e godono di una maggiore tutela dei consumatori online e offline. Viviamo in un’Europa più equa e più sociale, dove le persone possono aspettarsi migliori condizioni di vita e di lavoro. Rimane tuttavia ancora molto da fare.
Ogni giorno continuiamo ad impegnarci per migliorare il funzionamento del mercato unico, ad esempio creando uno spazio unico europeo dell’imposta sul valore aggiunto, combattendo l’evasione e la frode fiscale e vigilando sulla sicurezza e sull’ecocompatibilità degli autoveicoli che guidiamo.
Nel 2018 sono stati compiuti importanti progressi nella realizzazione di un mercato interno equo adottando nuove norme relative alla parità di retribuzione per lo stesso lavoro nello stesso posto e garantendo ai professionisti la possibilità di fornire più facilmente i loro servizi in tutta l’Unione. L’UE ha inoltre deciso di creare uno sportello digitale unico per facilitare la gestione delle procedure amministrative online da parte dei cittadini e delle imprese.
L’unione doganale, che ha celebrato il suo 50º anniversario in luglio, continua a essere una pietra angolare del mercato unico: garantisce la sicurezza delle frontiere dell’UE e protegge i cittadini dalle merci vietate e pericolose, salvaguardando nel contempo gli interessi finanziari dell’UE e favorendo la fluidità del commercio legittimo.
Migliorare il funzionamento del mercato unico per i cittadini e le imprese
Nel 2018 l’UE ha continuato a rimuovere gli ostacoli alla libera circolazione di merci e servizi e a condividere le migliori pratiche per sostenere lo sviluppo del commercio al dettaglio.
Nel novembre 2018 la Commissione ha adottato una comunicazione che presenta una nuova valutazione della situazione nel mercato unico e ha invitato gli Stati membri a rinnovare il loro impegno politico. Per sfruttare appieno il suo potenziale nell’era digitale e garantire la crescita sostenibile dell’economia, il mercato unico deve funzionare correttamente e adattarsi a un mondo in rapida evoluzione.
Oggi, tuttavia, un’integrazione più profonda richiede un maggiore coraggio politico rispetto a 25 anni fa e sforzi maggiori per colmare il divario tra retorica e risultati. La comunicazione evidenzia tre settori principali in cui sono necessari ulteriori sforzi per approfondire e rafforzare il mercato unico. Innanzitutto la Commissione invita gli Stati membri a essere vigili nell’attuare e nell’applicare le norme dell’UE e ad astenersi dall’erigere nuovi ostacoli. In secondo luogo, invita il Parlamento europeo e il Consiglio ad adottare tutta la legislazione proposta per garantire il corretto funzionamento del mercato unico. In terzo luogo, sottolinea il notevole potenziale di un’ulteriore integrazione economica nei settori dei servizi, delle merci, della fiscalità e delle industrie di rete, per la quale saranno necessari coraggio politico e determinazione.
La Commissione ha inoltre presentato comunicazioni sul piano di investimenti dell’UE e sulle norme armonizzate europee, che dimostrano in che modo le iniziative della Commissione contribuiscono a migliorare la vita quotidiana delle persone, a promuovere la prosperità delle imprese, a mantenere l’attrattiva dell’Europa per gli investimenti e a rafforzare i valori, la posizione e l’influenza dell’Europa nel mondo.
L’UE ha approvato nuove norme per garantire che le regolamentazioni nazionali non creino ostacoli inutili alla libera circolazione dei professionisti in tutta l’UE. Beneficeranno di queste norme 50 milioni di persone, ovvero il 22 % della forza lavoro europea, che lavorano in professioni regolamentate che richiedono qualifiche specifiche, ad esempio gli ingegneri, gli avvocati e gli architetti. A partire dal 2020 gli Stati membri dell’UE dovranno valutare attentamente i costi e i benefici della legislazione prevista effettuando un test per garantire che tali misure siano proporzionate e giustificate.
Grazie alla tessera professionale europea, disponibile dal gennaio 2016, i professionisti qualificati possono fornire i loro servizi più facilmente in tutta l’UE. Dalla valutazione del 2018 emerge che la tessera, che copre attualmente gli infermieri responsabili dell’assistenza generale, i farmacisti, i fisioterapisti, gli agenti immobiliari e le guide di montagna, apporta un valore aggiunto rispetto alle procedure di riconoscimento tradizionali.
L’UE ha inoltre esaminato le restrizioni nel settore del commercio al dettaglio, che occupa circa il 9 % della forza lavoro europea in oltre 3,6 milioni di imprese. Con il rapido sviluppo del commercio elettronico e della vendita al dettaglio multicanale, il settore sta attraversando una fase di profonda trasformazione. In aprile la Commissione ha pubblicato una serie di buone pratiche volte a creare un settore del commercio al dettaglio più aperto, integrato e competitivo, che comprende nuovi approcci per rivitalizzare i centri urbani. La Commissione ha incoraggiato gli Stati membri ad accertarsi che le normative vigenti siano non discriminatorie, giustificate e proporzionate. Una guida per il rilancio e la modernizzazione del settore del piccolo commercio al dettaglio offre spunti concreti su come affrontare le sfide del futuro.
Per migliorare l’equità nella filiera alimentare e rafforzare la posizione degli agricoltori e delle piccole imprese la Commissione ha proposto di vietare le pratiche commerciali sleali più dannose.
In dicembre il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno raggiunto un accordo politico su un nuovo complesso di norme che garantirà la protezione del 100 % degli agricoltori e della maggior parte delle piccole e medie imprese agroalimentari dell’UE dalle pratiche in contrasto con i principi di buona fede e correttezza.
Per garantire la corretta applicazione delle norme del mercato unico. la Commissione ha inoltre aperto una serie di procedure d’infrazione nei confronti degli Stati membri, anche nel settore del riconoscimento delle qualifiche professionali, degli appalti pubblici e del commercio al dettaglio.
Verso una mobilità equa dei lavoratori e condizioni di lavoro più sicure
Nel 2018 abbiamo celebrato il 50º anniversario dei regolamenti che hanno istituito la libera circolazione dei lavoratori. Oggi circa 17 milioni di europei vivono o lavorano in un altro paese dell’UE, quasi il doppio rispetto a dieci anni fa.
La Commissione ha proposto la creazione di un’Autorità europea del lavoro per informare i cittadini e le imprese delle opportunità di vivere, lavorare o esercitare in un altro paese dell’UE, per rafforzare la cooperazione tra i paesi dell’UE in materia di applicazione equa ed efficace delle norme e per risolvere le controversie transfrontaliere. Questo nuovo organismo dovrebbe essere istituito nel 2019 e integra la proposta di migliorare le norme che coordinano i sistemi di sicurezza sociale che per 60 anni hanno protetto i cittadini. Entrambe le proposte sono all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio.

Celebrazione dei 50 anni della libera circolazione e dei 60 anni del coordinamento della sicurezza sociale nell’UE.
Le nuove norme per tutelare i diritti dei lavoratori distaccati temporaneamente in un altro Stato membro sono incentrate sull’equilibrio tra la libera circolazione dei servizi e la parità di trattamento dei lavoratori. Esse mirano a garantire la parità di retribuzione a parità di lavoro nello stesso posto, creando condizioni di competizione eque tra le imprese locali e straniere nel paese ospitante.
Lo sportello digitale unico: uno sportello unico per le procedure amministrative online
Nel 2018 è stato adottato il regolamento che crea lo sportello digitale unico al fine di consentire ai cittadini e alle imprese di gestire più facilmente le procedure amministrative online. In futuro, qualsiasi procedura amministrativa attualmente disponibile online per gli utenti di un paese dell’UE sarà accessibile anche agli utenti di altri Stati membri dell’UE in una lingua dell’UE comprensibile per gli utenti transfrontalieri. Ventuno procedure di base saranno disponibili online, comprese le richieste di certificato di nascita o di immatricolazione di un’automobile. Il sistema ridurrà inoltre gli oneri burocratici transfrontalieri introducendo il principio «una tantum», che impone alle autorità di riutilizzare le informazioni già fornite dai cittadini e dalle imprese e consentirebbe alle imprese di risparmiare oltre 11 miliardi di euro.
Una base industriale forte e innovativa
Il commissario Pierre Moscovici (secondo da sinistra) in visita al centro di ricerca per la microelettronica Certem a Tours, Francia, 15 maggio 2018.
Una base industriale forte e competitiva è fondamentale per il futuro dell’economia europea. La nuova strategia dell’UE per la politica industriale mira a dare all’industria e ai cittadini europei gli strumenti per cogliere le opportunità offerte dalla trasformazione industriale, dalla digitalizzazione e dalla decarbonizzazione.
La Giornata europea dell’industria 2018 ha dimostrato che l’Europa si trova in una buona posizione di partenza. L’UE ha dimostrato ancora una volta la sua leadership nella transizione verso un’energia pulita e sostenibile con l’avvio del primo forum industriale per l’energia pulita, incentrato su tre iniziative promosse dall’industria nel settore delle batterie, delle energie rinnovabili e della costruzione.
Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione, interviene alla seconda Giornata europea dell’industria a Bruxelles, Belgio, 22 febbraio 2018.
L’UE ha istituito un premio di 10 milioni di euro per le batterie innovative per i veicoli elettrici e ha ospitato la prima riunione di Industria 2030, un gruppo di 20 esperti che contribuiranno a definire la visione per il futuro dell’industria europea con raccomandazioni che saranno presentate nell’estate 2019.
I risultati dell’UE in materia di innovazione continuano a migliorare, ma il quadro europeo di valutazione dell’innovazione 2018 indica che sono necessari ulteriori sforzi per garantire la competitività dell’Europa a livello mondiale. Si è registrata una tendenza positiva nella maggior parte dei paesi dell’UE, in particolare a Malta, nei Paesi Bassi e in Spagna, mentre la Svezia è rimasta il leader dell’innovazione nell’UE. L’UE sta recuperando il ritardo nei confronti dei suoi principali concorrenti, vale a dire Canada, Giappone e Stati Uniti, Tuttavia per colmare questo ritardo nell’innovazione e mantenere il primato rispetto alla Cina sarà necessario uno sforzo concertato per sfruttare il potenziale innovativo dell’Europa.
L’Europa deve cogliere le opportunità offerte dal rapido sviluppo delle tecnologie. Oltre a sostenere la modernizzazione dell’industria dell’UE con iniziative come le misure sull’intelligenza artificiale e la strategia sulla guida connessa e automatizzata, l’UE ha valutato anche l’adeguatezza delle norme vigenti in materia di macchinari e di responsabilità, giungendo alla conclusione che sono adeguate alle tecnologie digitali emergenti e ai prodotti innovativi.
Una fiscalità più semplice e a prova di frode
Il buon funzionamento del mercato unico ha bisogno di norme fiscali eque ed efficaci. In quest’ottica, dal novembre 2014 la Commissione ha presentato 22 proposte in materia fiscale.
Nel marzo 2018 i ministri delle Finanze dell’UE hanno adottato norme volte a rafforzare la trasparenza al fine di prevenire un’aggressiva pianificazione fiscale transfrontaliera. A partire da luglio 2020 gli intermediari fiscali, quali i consulenti fiscali, i contabili, le banche e gli avvocati che offrono ai loro clienti complesse strutture finanziarie transfrontaliere che potrebbero contribuire all’elusione fiscale, saranno obbligati a segnalare tali strutture alle loro autorità fiscali.
La Commissione sta attuando la più importante riforma dell’IVA degli ultimi 25 anni. Nell’ottobre 2017 ha proposto i principi fondamentali per la creazione di uno spazio unico europeo dell’IVA che contribuisca a porre fine alle frodi fiscali transfrontaliere riguardanti l’IVA che attualmente costano circa 50 miliardi di euro ai bilanci nazionali degli Stati membri dell’UE. Nel maggio 2018 la Commissione ha presentato le misure tecniche dettagliate in vista dell’attuazione dei principi fondamentali dell’imposizione degli scambi tra i paesi dell’UE.
In ottobre la Commissione ha accolto con favore l’adozione da parte dei paesi dell’UE di nuovi strumenti per colmare le lacune del sistema dell’IVA dell’UE. Con l’applicazione di tali strumenti a partire da novembre 2018, i paesi dell’UE possono scambiare maggiori informazioni e cooperare più strettamente nella lotta contro le organizzazioni criminali.
50º anniversario dell’unione doganale
Nel 2018 si è celebrato il 50º anniversario dell’unione doganale. Senza l’unione doganale non sarebbe possibile l’assenza di frontiere interne nel mercato unico dell’UE, che consente alle imprese stabilite nell’UE di vendere i propri prodotti e di investire in tutta l’UE senza dazi doganali.
Il ruolo e le responsabilità delle autorità doganali degli Stati membri sono cresciuti negli ultimi 50 anni. In luglio, a seguito della prima relazione biennale sui progressi nello sviluppo dell’unione doganale dell’UE e della sua governance, gli Stati membri hanno firmato la Carta delle amministrazioni doganali dell’UE, che conferma i principi di protezione della società, di agevolazione degli scambi e di cooperazione oggi e in futuro.
Migliori servizi finanziari
In base alle attuali norme, per i residenti o le imprese della zona euro non vi è differenza tra le operazioni in euro nel proprio paese e quelle con un altro Stato membro della zona euro. L’UE vuole che i cittadini europei di paesi non appartenenti alla zona euro beneficino delle stesse condizioni per i pagamenti transfrontalieri nella zona euro. In dicembre il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno raggiunto un accordo politico sulla proposta che si tradurrà in trasferimenti di euro a basso costo in tutta l’UE e conversioni valutarie più eque per i consumatori.
La proposta del mese di maggio sulle nuove norme dell’UE in materia di assicurazione autoveicoli mira ad accrescere la protezione delle vittime di incidenti automobilistici e a migliorare i diritti dei titolari di polizze assicurative. Le nuove norme garantiranno che le vittime di incidenti stradali ricevano la piena compensazione pecuniaria, anche se l’assicuratore è insolvente.
Maggiore tutela dei consumatori per quanto riguarda i prodotti assicurativi
L’entrata in vigore nel mese di ottobre delle nuove norme sulla distribuzione dei prodotti assicurativi ha migliorato la chiarezza per i consumatori dell’UE. Ciò aumenterà la tutela dei consumatori rafforzando le norme sulle modalità di vendita dei prodotti assicurativi. I beneficiari delle nuove norme saranno i titolari di polizze assicurative nonché le compagnie di assicurazione e i fornitori di servizi di assicurazione.
Garantire condizioni di parità nel mercato unico
Compito della Commissione quale autorità garante della concorrenza nel settore del controllo delle concentrazioni è garantire che i cittadini dell’UE non siano privati dei vantaggi offerti dalla concorrenza, come ad esempio prezzi più bassi, una scelta più ampia e una maggiore innovazione dei prodotti.
Nel 2018 la Commissione ha autorizzato, a determinate condizioni, l’acquisizione di Monsanto da parte di Bayer. Le parti hanno convenuto di risolvere tutte le preoccupazioni in materia di concorrenza, in particolare le conseguenze che tale fusione avrebbe in futuro per l’innovazione, con un ampio pacchetto di misure correttive, tra cui la cessione dei relativi attivi di ricerca e sviluppo.
La Commissione persegue attivamente i cartelli e li sanziona pesantemente. Nell’ambito del programma di trattamento favorevole della Commissione, le imprese possono fornire prove di informazioni privilegiate in cambio di riduzione delle sanzioni. Nel 2018 la Commissione ha imposto a otto produttori di condensatori (utilizzati per gli smartphone e altri apparecchi) sanzioni per 254 milioni di euro per aver partecipato, insieme a un richiedente l’immunità, a un cartello. La Commissione ha inoltre imposto sanzioni pari a 395 milioni di euro a quattro compagnie di trasporto marittimo di veicoli a motore e, in tre casi distinti di procedura di transazione relativa ai cartelli, pari a 151 milioni di euro a fornitori di componenti di automobili.
Il ruolo del controllo degli aiuti di Stato dell’UE consiste nel garantire che i paesi dell’UE non concedano a determinate imprese un trattamento fiscale migliore rispetto ad altre. In giugno la Commissione ha constatato che il Lussemburgo ha consentito a due società del gruppo Engie di evitare il pagamento delle imposte sulla quasi totalità dei loro utili. Il Lussemburgo deve ora recuperare circa 120 milioni di euro di imposte non pagate. In ottobre la Commissione ha concluso che l’aiuto all’investimento di 125 milioni di euro della Slovacchia a favore di Jaguar Land Rover è conforme alle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato. L’aiuto contribuirà allo sviluppo della regione di Nitra, senza distorsioni indebite della concorrenza nel mercato unico.
Nel corso del mese di dicembre la Commissione ha approvato aiuti di Stato per 1,75 miliardi di euro a sostegno di 6 miliardi di euro di investimenti del settore privato in ricerca, sviluppo e innovazione nel campo della microelettronica, che è una delle tecnologie abilitanti fondamentali per l’economia europea. Questo importante progetto di comune interesse europeo sarà realizzato da circa 30 imprese in quattro Stati membri in collaborazione con organizzazioni di ricerca e università, con importanti ricadute su altre imprese in tutta l’UE.
In dicembre la Commissione ha stabilito che il regime di Gibilterra di esenzione dall’imposta sulle società per interessi e royalty, nonché cinque decisioni anticipate in materia fiscale (tax ruling), sono illegali ai sensi delle norme dell’UE sugli aiuti di Stato. Ora i beneficiari devono restituire a Gibilterra imposte non versate pari a circa 100 milioni di euro.
Verso una mobilità sicura, pulita e connessa
L’UE si sta avvicinando ad una mobilità pulita e sostenibile per proteggere la nostra salute e il nostro ambiente e promuovere la competitività dell’industria dell’UE.
Nel 2018 l’UE ha completato la revisione del processo per garantire che i produttori di automobili rispettino rigorosamente tutti i requisiti dell’UE in materia di sicurezza, ambiente e produzione. La riforma è stata proposta a seguito dello scandalo «dieselgate» e integra i lavori più ampi dell’UE a favore di un settore automobilistico pulito, sostenibile e competitivo. Le nuove norme, applicabili a decorrere dal 2020, aumenteranno significativamente il livello di qualità e l’indipendenza dei controlli tecnici sui veicoli, comporteranno un maggior numero di controlli sulle automobili già presenti nel mercato dell’UE e rafforzeranno il sistema in generale con una sorveglianza europea.
La commissaria Violeta Bulc partecipa alle Giornate TEN-T sulla mobilità, sulla connettività e sui trasporti europei a Lubiana, Slovenia, 26 aprile 2018.
Nell’ambito dell’iniziativa «Europa in movimento», l’UE ha presentato l’ultima serie di misure volte a modernizzare il sistema dei trasporti in Europa per consentire a tutti gli europei di beneficiare di un traffico più sicuro, di veicoli meno inquinanti e di soluzioni tecnologiche più avanzate.
La riforma delle norme di sicurezza dei veicoli prevede che tutti i nuovi modelli di veicoli immessi sul mercato siano attrezzati con le più recenti tecnologie avanzate per la sicurezza, come la frenata d’emergenza e l’adattamento intelligente della velocità. Ciò va di pari passo con gli sforzi per migliorare la sicurezza delle infrastrutture stradali. Tali proposte sono attualmente all’esame del Parlamento europeo e degli Stati membri.
Saranno affrontati sistematicamente anche i rischi connessi alle infrastrutture stradali non sicure, compresi i rischi per gli utenti della strada vulnerabili come i ciclisti e i pedoni. Le proposte aiuteranno gli Stati membri che si adoperano per migliorare la sicurezza stradale e, in particolare, consentiranno ai paesi che presentano risultati inferiori in materia di sicurezza stradale di mettersi alla pari con i migliori.
Il passaggio ad automobili connesse e automatizzate può rendere la mobilità più sicura, più pulita, più inclusiva e più efficiente. La strategia 2018 mira a garantire che le tecnologie e le infrastrutture fondamentali siano sviluppate nell’UE e che siano sicure.
Porre fine ai cambi stagionali dell’ora
In risposta alla richiesta del Parlamento europeo e alle preoccupazioni espresse da un numero crescente di cittadini e Stati membri, in luglio la Commissione ha avviato una consultazione pubblica sulle disposizioni relative all’ora legale. Sono pervenute circa 4,6 milioni di risposte, il numero più elevato mai raggiunto per una consultazione pubblica. L’84 % dei rispondenti era favorevole a porre fine ai cambi stagionali dell’ora. Il motivo originario che ha indotto gli Stati membri a introdurre queste disposizioni negli anni settanta (principalmente per risparmiare energia) sono diventate molto meno pertinenti grazie alla disponibilità di nuove tecniche per ridurre il consumo di energia.
La legislazione vigente dell’UE armonizza le norme in materia di cambi dell’ora in tutti gli Stati membri al fine di evitare perturbazioni del mercato unico. In considerazione dello stesso obiettivo, in settembre la Commissione ha presentato una proposta per porre fine ai cambi stagionali dell’ora, che invitava gli Stati membri a scegliere in modo coordinato la futura ora standard (che rientra nella sfera di competenza nazionale), sia essa l’ora solare o l’ora legale. La proposta è ora all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio.
Tutela dei diritti di proprietà intellettuale e lotta alla contraffazione
In un mondo in cui la concorrenza delle imprese dell’UE riguarda sempre di più l’innovazione, la creatività e la qualità, la tutela dei diritti di proprietà intellettuale è uno strumento importante per aumentare la competitività di tutte le imprese, incluse quelle di piccole e medie dimensioni.
Per aiutare le imprese farmaceutiche europee a sfruttare i mercati mondiali in rapida crescita e promuovere l’occupazione, la crescita e gli investimenti nell’UE, la Commissione ha proposto un adeguamento delle norme sulla proprietà intellettuale per sostenere la competitività sui mercati mondiali delle imprese farmaceutiche stabilite nell’UE.
Il settore della pubblicità ha unito le forze per combattere la contraffazione e la pirateria firmando un accordo volontario per ridurre le entrate pubblicitarie di siti web e app mobili che violano il diritto d’autore o diffondono contraffazioni.
Nel mese di giugno sono entrate in vigore le nuove norme dell’UE che tutelano i segreti commerciali. Le modifiche scoraggeranno la concorrenza sleale e promuoveranno l’innovazione collaborativa e la condivisione di preziose competenze per fare dell’UE una regione economica più forte e più competitiva.
Appalti pubblici moderni e sostenibili
Ogni anno oltre 250 000 amministrazioni pubbliche dell’Unione europea spendono duemila miliardi di euro — il 14 % del prodotto interno lordo dell’UE — per acquistare lavori, forniture e servizi. Nel 2018 la Commissione ha dato seguito alla sua strategia per ottenere un miglior rapporto qualità/prezzo per il denaro dei contribuenti e per contribuire a un’economia più innovativa, sostenibile, inclusiva e competitiva. Ha pubblicato orientamenti per incoraggiare gli acquirenti pubblici a utilizzare gli appalti come strumento per stimolare l’innovazione, nonché una raccomandazione rivolta alle autorità nazionali al fine di sostenere le piccole e medie imprese e agevolare la loro la partecipazione a contratti di appalto nel settore della difesa. Altri orientamenti contribuiscono a evitare gli errori più comuni nei progetti cofinanziati dai fondi strutturali e di investimento europei.
Il bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027
Nel giugno 2018 la Commissione ha proposto un nuovo programma specifico di 4 miliardi di euro per tutelare e responsabilizzare i consumatori e consentire alle piccole e medie imprese europee di sfruttare appieno le opportunità di un mercato unico ben funzionante. Il nuovo programma rafforzerà la governance del mercato unico, sosterrà la competitività delle imprese e promuoverà la salute delle persone, degli animali e delle piante, nonché il benessere degli animali.
Capitolo 5
Un’unione economica e monetaria più profonda e più equa
«Nel prossimo quinquennio voglio proseguire la riforma dell’unione economica e monetaria per salvaguardare la stabilità della nostra moneta unica e aumentare, tra gli Stati membri che la condividono, la convergenza delle politiche economiche, di bilancio e del mercato del lavoro».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
Il 1º gennaio 2019 l’Europa ha celebrato il 20º anniversario dell’euro. Dalla sua introduzione, l’euro è diventato la seconda valuta di riserva al mondo. Attualmente 60 paesi agganciano le rispettive valute all’euro in un modo o nell’altro e presto la zona euro rappresenterà l’85 % del prodotto interno lordo complessivo dell’intera Unione europea.
Nonostante le difficoltà degli ultimi anni, il sostegno pubblico all’euro e all’unione economica e monetaria in Europa rimane a livelli record.
L’UE ha compiuto passi importanti verso un’unione economica e monetaria più profonda e più equa e verso il completamento dell’unione bancaria e dell’unione dei mercati dei capitali.
Dall’inizio della crisi finanziaria, la stabilità finanziaria è stata notevolmente rafforzata nella zona euro e in tutta l’UE. Oggi le banche hanno notevolmente migliorato la loro capitalizzazione. La quota dei crediti deteriorati si è quasi dimezzata dal 2014 e si sta avvicinando ai livelli pre-crisi. Per sfruttare appieno il potenziale dell’euro occorre tuttavia fare di più.
In occasione del vertice euro di dicembre i leader dell’UE hanno adottato ulteriori misure per approfondire l’unione economica e monetaria avallando i piani per un sostegno comune al Fondo di risoluzione unico e approvando la riforma del meccanismo europeo di stabilità. I leader hanno inoltre chiesto che sia sviluppato uno strumento di bilancio a sostegno della convergenza economica e della competitività nella zona euro e nei futuri Stati membri della zona euro, sulla base delle proposte presentate dalla Commissione nel quadro del prossimo bilancio a lungo termine.
Sempre in dicembre la Commissione ha presentato idee per il rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro in un mondo sempre più complesso e multipolare, affinché rifletta meglio il peso economico, politico e finanziario dell’Europa.
Completare l’unione bancaria
Il completamento dell’unione bancaria è un passo importante per l’approfondimento dell’unione economica e monetaria dell’UE. Dal 2014 la riduzione del rischio è proseguita a ritmo sostenuto nel settore finanziario dell’UE e dovrebbe gettare le basi per un’ulteriore condivisione dei rischi tramite un sistema europeo di assicurazione dei depositi. Nel 2015 la Commissione europea ha proposto un sistema per la zona euro a complemento dei sistemi nazionali di garanzia dei depositi. La legislazione dell’UE garantisce già la protezione di tutti i depositi fino a 100 000 euro in caso di fallimento di una banca. Attraverso un fondo unico, il sistema fornirebbe un livello di copertura assicurativa più forte e più uniforme nella zona euro.
In dicembre i leader dell’UE hanno concordato le modalità del sostegno al Fondo di risoluzione unico per l’unione bancaria. Il sostegno sarà fornito dal meccanismo europeo di stabilità e rafforzerà la fiducia nel sistema bancario dell’UE. Sarà attivato come assicurazione di ultima istanza in caso di importanti casi di risoluzione di banche.
Negli ultimi anni i rischi nel settore bancario dell’UE sono stati notevolmente ridotti. Dal 2014 le banche soggette alla vigilanza della Banca centrale europea hanno raccolto 234 miliardi di euro di capitale aggiuntivo e dispongono di riserve di liquidità molto più consistenti. Nel dicembre 2018 sono state approvate nuove norme che rafforzano ulteriormente la resilienza delle banche e la possibilità per tali istituti di uscire dal mercato senza costi per i contribuenti.
Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, al Forum estivo di Davos, Tianjin, Cina, 19 settembre 2018.
La percentuale di crediti deteriorati — situazioni in cui il debitore non può o non intende rimborsare un prestito bancario — si è notevolmente ridotta, anche negli Stati membri in cui era particolarmente elevata. La prova di stress del settore bancario europeo effettuata in novembre a livello di UE e coordinata dall’Autorità bancaria europea ha dimostrato che le banche europee sono diventate più resilienti agli shock macroeconomici. La prova ha riguardato 48 delle maggiori banche europee, di cui 33 soggette alla vigilanza diretta della Banca centrale europea, che rappresentano circa il 70 % delle attività bancarie della zona euro.
Nel marzo 2018 la Commissione ha presentato una normativa per affrontare i rimanenti stock di crediti deteriorati e impedire il loro possibile aumento in futuro, nonché per creare un quadro favorevole per i titoli garantiti da obbligazioni sovrane, consentendo una più ampia diversificazione dei portafogli bancari di obbligazioni sovrane. Sono stati compiuti progressi per quanto riguarda le proposte relative ai crediti deteriorati, con il raggiungimento di un accordo su un elemento chiave in particolare: garantire una copertura sufficiente delle perdite da parte delle banche per i futuri crediti deteriorati. Si sta invece ancora lavorando su altri due elementi: permettere un’esecuzione extragiudiziale accelerata dei crediti garantiti da collaterale e sviluppare ulteriormente i mercati secondari dei crediti deteriorati nei casi in cui le banche possono vendere tali crediti a gestori di crediti e investitori.
Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, discute la relazione annuale della Banca centrale europea per il 2016 alla sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, Francia, 5 febbraio 2018.
Progressi degli Stati membri verso l’adozione dell’euro
In maggio è stata pubblicata la valutazione semestrale della Commissione europea in merito alla capacità di alcuni Stati membri di adottare l’euro come valuta nazionale. La relazione sulla convergenza costituisce la base su cui il Consiglio dell’Unione europea decide se uno Stato membro soddisfi le condizioni per aderire alla zona euro. La relazione, pubblicata parallelamente a una valutazione separata condotta dalla Banca centrale europea, riguarda i sette Stati membri che si sono impegnati ad adottare l’euro ma non l’hanno ancora fatto, ossia Bulgaria, Cechia, Croazia, Polonia, Romania, Svezia e Ungheria.
Sebbene tutti e sette gli Stati membri presentino in generale una notevole convergenza nominale, la relazione ha rilevato che attualmente nessuno di essi soddisfa tutte le condizioni formali di partecipazione alla moneta comune. Mentre la Bulgaria e la Croazia soddisfano tutti i criteri di convergenza, fatta eccezione per il criterio relativo al tasso di cambio, dalla relazione è emerso che solo la legislazione croata era pienamente compatibile con le norme dell’unione economica e monetaria.
Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, a un evento per celebrare i primi 20 anni dell’euro, Bruxelles, Belgio, 3 dicembre 2018.
Dall’esame di altri fattori è risultato che gli Stati membri non appartenenti alla zona euro sono generalmente ben integrati nell’UE in termini economici e finanziari. Tuttavia, alcuni presentano ancora vulnerabilità macroeconomiche e/o sono confrontati a sfide legate al loro contesto imprenditoriale e al loro quadro istituzionale che possono comportare rischi per la sostenibilità del processo di convergenza.
La Commissione è impegnata a sostenere gli Stati membri che si stanno preparando all’adesione alla zona euro. Attraverso un apposito workstream nel suo programma di sostegno alle riforme strutturali, la Commissione fornirà, a richiesta, un sostegno mirato agli Stati membri che desiderano adottare l’euro. Raggiungere la convergenza e creare strutture economiche è fondamentale per la prosperità dell’UE nel suo complesso e per il buon funzionamento dell’euro.
Una maggiore equità sociale nell’unione economica e monetaria
Il pilastro europeo dei diritti sociali stabilisce principi essenziali per il buon funzionamento e l’equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale. Sebbene sia particolarmente importante dedicare estrema attenzione all’occupazione e alle prestazioni in ambito sociale per rafforzare la resilienza e approfondire l’unione economica e monetaria, la realizzazione del pilastro europeo dei diritti sociali rappresenta un impegno e una responsabilità politici condivisi a livello dell’Unione e degli Stati membri nell’ambito delle rispettive competenze.
Una forte dimensione sociale è una componente essenziale dell’unione economica e monetaria. Il pilastro europeo dei diritti sociali è stato proclamato congiuntamente dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione nel novembre 2017 e funge da bussola per affrontare le nuove sfide sociali al fine di garantire società moderne, inclusive e competitive.
Le modalità di lavoro odierne, più flessibili, offrono nuove opportunità di lavoro, in particolare per i giovani, ma possono generare incertezza economica e disuguaglianze. In linea con i principi del pilastro dei diritti sociali, la Commissione intende garantire che tutte le persone abbiano eque possibilità di perseguire una vita lavorativa completa, godano di condizioni di lavoro dignitose e di una protezione sociale sufficiente, indipendentemente dal tipo di contratto di lavoro.
Unitamente alla proposta riguardante il pilastro vero e proprio, nel 2017 e nel 2018 la Commissione europea ha proposto iniziative specifiche per metterlo in pratica.
La commissaria Marianne Thyssen nel corso di una visita ad Aveiro, in Portogallo, presso il Centro d’azione sociale del comune di Ílhavo (CASCI), un progetto finanziato dall’UE che offre assistenza sociale e opportunità di lavoro alle persone a rischio di esclusione sociale, comprese le persone con disabilità, 26 aprile 2018.
Ad esempio, in marzo la Commissione ha proposto un pacchetto sull’equità sociale comprendente proposte relative all’istituzione di un’Autorità europea del lavoro, per garantire che le norme dell’UE in materia di mobilità equa dei lavoratori siano applicate in modo equo, semplice ed efficace (cfr. anche il capitolo 4).
Il pacchetto sull’equità sociale comprendeva anche una proposta di raccomandazione del Consiglio sull’accesso alla protezione sociale per i lavoratori subordinati e autonomi. I ministri hanno concluso un accordo politico su questa proposta in dicembre. La raccomandazione mira a sostenere i lavoratori atipici e autonomi che, a causa della loro situazione occupazionale, non sono sufficientemente coperti dai regimi di sicurezza sociale e sono pertanto esposti a una maggiore incertezza economica.
La raccomandazione riguarda i regimi di previdenza sociale per la disoccupazione, la malattia e l’assistenza sanitaria, il congedo di maternità/paternità, gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, l’invalidità e la vecchiaia. L’obiettivo è incoraggiare i paesi dell’UE a garantire che tutti i lavoratori atipici e i lavoratori autonomi possano aderire e contribuire ai sistemi di sicurezza sociale, colmando i divari nella copertura formale. La raccomandazione mira inoltre a consentire loro di accumulare e ricevere adeguate prestazioni sociali in quanto iscritti a un regime e ad aumentare la trasparenza dei sistemi di protezione sociale e dei relativi diritti.
Conciliare lavoro e vita familiare
Nel 2017 la Commissione ha presentato una proposta di nuova direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza. Tale iniziativa, uno dei principali risultati del pilastro europeo dei diritti sociali, stabilisce una serie di norme minime nuove o più elevate relative al congedo di paternità, al congedo parentale e al congedo per i prestatori di assistenza e a modalità di lavoro flessibili. Le negoziazioni tra il Parlamento europeo e il Consiglio sono in corso e in dicembre è stato raggiunto un accordo provvisorio.
Condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili
Nel giugno 2018 gli Stati membri hanno raggiunto un accordo sulla proposta di direttiva della Commissione relativa a condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili. La proposta mira a garantire che, in un mercato del lavoro moderno e flessibile, tutti i lavoratori nell’UE siano pienamente informati per iscritto sulle condizioni di base del loro rapporto di lavoro e definisce nuovi diritti per tutti i lavoratori, compresi quelli occupati in forme di lavoro atipiche. Le negoziazioni tra il Parlamento europeo e il Consiglio erano in corso alla fine del 2018.
Affrontare le sfide occupazionali e sociali
Il pilastro europeo dei diritti sociali ha svolto un ruolo guida nel ciclo di coordinamento delle politiche economiche del 2018, noto come semestre europeo. Di conseguenza, nelle raccomandazioni rivolte agli Stati membri si è posto un maggiore accento sulle sfide occupazionali e sociali. Nel progetto di relazione comune sull’occupazione è stato presentato un nuovo quadro di valutazione della situazione sociale, che delinea le tendenze e i risultati di tutti i paesi dell’UE in tre settori connessi ai 20 principi del pilastro: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro; condizioni di lavoro eque; protezione sociale e inclusione.
Nel contesto di una prospettiva economica positiva, le raccomandazioni specifiche per paese del 2018 mirano a promuovere un approccio orientato al futuro, che si concentra sulla costituzione della base per una crescita sostenibile, inclusiva e a lungo termine. Per raggiungere questo obiettivo sarà fondamentale impegnarsi a tutti i livelli, anche con le parti sociali e la società civile. Le raccomandazioni sono state adottate dal Consiglio in luglio.
Sostenere le riforme negli Stati membri
L’economia europea si è rafforzata ed è in costante crescita; tuttavia, sono necessarie ulteriori riforme strutturali per rendere le nostre economie più stabili, inclusive, produttive e resilienti.
Per sostenere questi sforzi di riforma, nel 2015 la Commissione ha istituito il servizio di assistenza per le riforme strutturali, che aiuta gli Stati membri a preparare, elaborare e attuare le riforme. L’assistenza è fornita esclusivamente su richiesta ed è concepita su misura per lo Stato membro.
La domanda di tale servizio ha superato di gran lunga le aspettative. A tutt’oggi il servizio, attraverso il programma di sostegno alle riforme strutturali e altre fonti, ha avviato quasi 500 progetti di assistenza tecnica in 25 Stati membri dell’UE. Ciò significa, ad esempio, aiutare gli Stati membri a riformare i sistemi di istruzione e assistenza sanitaria, modernizzare la gestione delle finanze pubbliche, riformare le amministrazioni fiscali, aumentare l’efficienza delle amministrazioni pubbliche e dei sistemi giudiziari, sviluppare l’economia digitale, creare un contesto favorevole alle imprese e migliorare l’accesso ai finanziamenti.
Ad esempio, il ministero della Giustizia croato ha beneficiato di sostegno nelle sue attività volte a migliorare la gestione dei tribunali nazionali per promuovere un sistema giudiziario efficace e il rispetto dello Stato di diritto. La Commissione assiste inoltre la Slovacchia, che si sta adoperando per rendere il suo sistema sanitario più efficace ed efficiente, e la Lettonia, che sta attuando la sua strategia fiscale a medio termine. È stato inoltre fornito un sostegno alla Bulgaria per assisterla nella creazione di un ambiente più favorevole alle imprese e agli Stati baltici per contribuire a migliorare il funzionamento dei mercati dei capitali nella regione.
Considerato l’aumento della domanda da parte degli Stati membri, nel dicembre 2017 la Commissione ha proposto di incrementare il finanziamento del programma di sostegno alle riforme strutturali. La proposta è stata approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio nel 2018, portando il bilancio totale del programma a 222,8 milioni di euro fino al 2020. Ciò consentirà all’UE di soddisfare l’elevata richiesta di sostegno da parte degli Stati membri.
Concorrenza leale
Nell’ultimo decennio il controllo degli aiuti di Stato nel settore bancario dell’UE ha contribuito in modo decisivo al risanamento del settore, imponendo alle banche di ristrutturare e risanare i loro bilanci come condizione per beneficiare del sostegno statale. La Commissione ha inoltre contribuito ad affrontare i problemi residui esistenti presso le banche dell’UE.
A Cipro la Commissione ha approvato gli aiuti di Stato destinati a finanziare l’uscita ordinata dal mercato della Cyprus Cooperative Bank, compresa la vendita di alcune quote alla Hellenic Bank e l’eliminazione di 6 miliardi di euro di crediti deteriorati. L’operazione è stata accompagnata da impegni vincolanti da parte di Cipro per la riforma del quadro giuridico, grazie alla quale sarà possibile intervenire contro i persistenti problemi dei crediti deteriorati e a ridurre i costi per i contribuenti. In Italia la Banca Monte dei Paschi, nell’ambito del suo piano di ristrutturazione, ha eliminato crediti in sofferenza pari a 24,6 miliardi di euro attraverso il regime di garanzia italiano «GACS», istituito nel 2016. Da gennaio a settembre 2018 si sono svolte nove transazioni GACS più conformi al mercato, che hanno consentito di smaltire altri 14,4 miliardi di euro di crediti deteriorati del sistema bancario italiano.
La Commissione ha inoltre concluso con esito positivo un’indagine sull’aiuto ricevuto dalla Nova Ljubljanska Banka in Slovenia nel 2013 e ha accettato le misure proposte dalla Slovenia per garantire che l’istituto diventi un operatore sostenibile sul mercato bancario sloveno.
Nel 2018 la Commissione ha approvato la vendita di HSH Nordbank in Germania a investitori privati, senza ulteriori aiuti. In effetti, la maggior parte delle banche che hanno ricevuto il sostegno dei contribuenti durante la crisi nell’interesse della stabilità finanziaria stanno uscendo dalla procedura di aiuti di Stato e hanno recuperato la loro attrattiva per gli operatori sul mercato privato.
Il controllo degli aiuti di Stato nel settore bancario continuerà a svolgere un ruolo indipendente nel garantire un settore finanziario equo e competitivo, in stretto coordinamento con il quadro per la risoluzione delle crisi bancarie dell’unione bancaria.
Maggiore incisività del ruolo internazionale dell’euro
Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, e Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario internazionale, alle riunioni di primavera della Banca mondiale e dell’FMI, Washington, Stati Uniti, 21 aprile 2018.
Nel discorso sullo stato dell’Unione pronunciato a settembre, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha comunicato l’intenzione di adottare ulteriori iniziative per rafforzare il ruolo internazionale dell’euro. Le proposte della Commissione, annunciate in dicembre, rientrano nell’impegno dell’Europa a favore di un’economia globale aperta, multilaterale e basata sulle regole e sono potenzialmente in grado di apportare benefici tangibili ai cittadini e alle imprese dell’UE, tra cui una riduzione dei costi commerciali, una scelta più ampia, un migliore accesso ai finanziamenti, una maggiore autonomia e un sistema finanziario globale più resiliente. Il nucleo centrale delle proposte riguarda iniziative volte a rafforzare l’attrattiva dell’euro come valuta globale, migliorando la resilienza dell’economia europea e la profondità, la liquidità e l’efficienza dei suoi mercati finanziari, in particolare completando l’unione dei mercati dei capitali. Nelle proposte è inoltre formulato l’invito a utilizzare maggiormente l’euro in settori strategici quali l’energia, le materie prime e i trasporti, e a rappresentare in modo più unitario la zona euro sulla scena internazionale.
Il bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027
Nel maggio 2018 la Commissione europea ha presentato due proposte che dimostrano come il prossimo bilancio a lungo termine dell’UE (2021-2027) possa contribuire alla stabilità, alla convergenza e alla coesione nella zona euro e nell’UE, migliorando nel contempo i risultati economici e la resilienza.
Il programma di sostegno alle riforme proposto sosterrà le riforme prioritarie in tutti gli Stati membri dell’UE, con una dotazione complessiva di 25 miliardi di euro. Il programma comprende tre elementi: uno strumento per la realizzazione delle riforme, che fornisce sostegno finanziario alle riforme, uno strumento di assistenza tecnica, per offrire e condividere competenze tecniche; uno strumento di convergenza, che assiste gli Stati membri in procinto di aderire alla zona euro. Il programma consentirebbe all’UE di soddisfare la forte domanda degli Stati membri di sostegno per la preparazione, la definizione e l’attuazione di riforme a favore della crescita.
La proposta relativa alla Funzione europea di stabilizzazione degli investimenti contribuirà a stabilizzare i livelli di investimento pubblico e ad agevolare una rapida ripresa economica in caso di shock economici significativi negli Stati membri della zona euro e in quelli che partecipano al meccanismo europeo di cambio.
Capitolo 6
Una politica commerciale equilibrata e innovativa per gestire la globalizzazione
«La politica commerciale europea mira a trarre i massimi benefici dalle possibilità che si presentano in tutto il mondo con i partner che condividono i nostri stessi principi. Questo implica anche un fattivo impegno per migliorare il sistema globale fondato su regole e modellarlo in modo che continui a garantire pace, prosperità e progresso».
Jean-Claude Juncker, intervento introduttivo «Le relazioni transatlantiche a un bivio», 25 luglio 2018
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Nel 2018 l’UE ha confermato la propria posizione come potenza commerciale, restando una delle economie più aperte del mondo e perseguendo un ambizioso programma di negoziati commerciali che mira all’apertura dei mercati e alla creazione di condizioni di parità per le imprese dell’UE in tutto il mondo. L’UE ha concluso accordi commerciali con 70 paesi in tutto il mondo, che rappresentano il 40 % del prodotto interno lordo mondiale. L’economia europea poggia sul commercio: ad ogni miliardo di euro di esportazioni corrispondono 14 000 posti di lavoro in Europa. L’apertura, insieme a standard elevati, resta la soluzione migliore per fare in modo che la globalizzazione vada a vantaggio di tutti gli europei.
Considerato che 36 milioni di posti di lavoro nell’UE dipendono dalle esportazioni, che l’80 % delle importazioni confluiscono nella produzione di beni o servizi dell’UE e che il 90 % della crescita mondiale nei prossimi decenni avverrà al di fuori dell’UE, il libero scambio oggi è più importante che mai per l’UE.
L’UE sostiene un sistema commerciale multilaterale fondato su regole e su questo fonda la sua prosperità, continua a svolgere un ruolo di primo piano nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio e ha proposto idee per riformare tale organizzazione. Quando altri violano le regole commerciali internazionali o ricorrono a pratiche commerciali sleali, l’UE difende le imprese, i lavoratori e i cittadini europei.
Nel 2018 l’UE ha difeso i propri interessi a fronte di tendenze protezionistiche e crescenti ostacoli al commercio. Sono entrate in vigore norme di difesa commerciale più forti ed efficaci. L’UE ha inoltre avviato il processo di istituzione di un nuovo quadro per il controllo degli investimenti strategici provenienti da paesi terzi.
L’UE ha raggiunto un nuovo accordo sugli scambi con il Messico, ha firmato un accordo commerciale con il Giappone e ha proseguito i colloqui con il Mercosur. Ha compiuto notevoli progressi anche in altri negoziati commerciali, compreso quello con il Cile, e ha avviato negoziati per accordi commerciali con l’Australia e la Nuova Zelanda.
Una politica commerciale equilibrata e innovativa
In questi ultimi anni il commercio internazionale ha dovuto gestire sfide sempre più incalzanti, tra cui i nuovi dubbi sulle conseguenze della globalizzazione, le perplessità sugli obiettivi e sul valore degli accordi commerciali e la recrudescenza del protezionismo. In risposta a tali sfide, nel 2018 l’UE, in stretta collaborazione con i partner commerciali, ha raddoppiato i propri sforzi per difendere un sistema di commercio internazionale fondato su regole e sostenuto dall’Organizzazione mondiale del commercio, al fine di modernizzare le norme commerciali internazionali.
L’UE ha continuato a svolgere un ruolo di primo piano nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio e ha ribadito il suo forte impegno nei confronti dell’organizzazione, come pure il suo costante sostegno alla ricerca di soluzioni a questioni importanti nel sistema commerciale multilaterale globale. Nel settembre 2018 l’UE ha presentato un documento di riflessione sulla riforma dell’organizzazione, che sottolinea la necessità di aggiornare le regole in materia di sovvenzioni e trasferimenti forzati di tecnologia, al centro delle crescenti tensioni commerciali, e l’esigenza di migliorare la trasparenza dell’organizzazione. Ribadisce inoltre la necessità di sbloccare la nomina dei membri dell’organo d’appello in modo da garantire l’operatività del sistema dell’organizzazione per la risoluzione dei conflitti.
La politica commerciale deve essere inoltre efficace, trasparente e fondata su valori. I principi fondamentali della strategia «Commercio per tutti» del 2015 hanno continuato a guidare l’approccio adottato nel 2018: l’apertura, insieme a standard elevati, resta la soluzione più appropriata per fare in modo che la globalizzazione vada a vantaggio di tutti gli europei.
L’UE ha continuato a impegnarsi per negoziare nuovi accordi commerciali, aggiornare gli accordi esistenti e garantire che le imprese, i lavoratori e i consumatori possano trarre vantaggio da tali accordi commerciali.
Sono stati compiuti progressi nell’ambito della legislazione relativa al quadro proposto dall’UE per il controllo degli investimenti esteri diretti per motivi di sicurezza e ordine pubblico. L’obiettivo è garantire che gli investimenti esteri rimangano una delle principali fonti di crescita nell’UE, tutelando nel contempo i suoi interessi fondamentali. In novembre il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico sulla forma definitiva del quadro. Nel febbraio 2019 il Parlamento voterà sull’accordo e subito dopo il Consiglio dovrebbe adottare il regolamento. Il nuovo regolamento dovrebbe entrare in vigore nell’aprile 2019.
Con la sua strategia di accesso ai mercati l’UE affronta il problema degli ostacoli all’accesso al mercato in tutto il mondo, pur continuando a impegnarsi per un commercio equilibrato, fondato su regole e responsabile.
Un’Europa che protegge
L’Europa è un continente aperto, ma la sua disponibilità non può essere data per scontata: difende i suoi valori e interessi. La sua politica commerciale difende strenuamente le imprese e i lavoratori europei quando altri violano le regole commerciali internazionali o ricorrono a pratiche sleali.
Quando gli interventi diplomatici risultano vani, l’UE non esita a ricorrere al meccanismo di risoluzione delle controversie dell’Organizzazione mondiale del commercio per far valere i propri diritti e ottenere per le imprese, i lavoratori e gli agricoltori europei tutti i vantaggi dell’appartenenza a questa organizzazione. Nel 2018 l’UE ha avviato procedure contro la Cina in relazione al trasferimento di tecnologie e contro gli Stati Uniti per le misure relative alle importazioni di acciaio e alluminio. Le procedure di risoluzione delle controversie portano a risultati: nel 2018 la Russia ha smesso di istituire dazi antidumping sui veicoli commerciali leggeri provenienti dalla Germania e dall’Italia.
Conformemente alle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio e alla legislazione dell’UE, l’UE ha avviato dieci nuove indagini riguardanti pratiche commerciali sleali e ha istituito sette nuove misure di difesa commerciale contro tali pratiche. Tra le misure istituite figurano i dazi antidumping sull’acciaio proveniente dalla Cina, in modo tale che il prezzo all’esportazione di tale prodotto rifletta un valore equo di mercato. L’UE ha inoltre avviato 17 nuove inchieste di riesame e prorogato di altri cinque anni sette misure esistenti.
A luglio l’UE ha istituito misure di salvaguardia provvisorie sulle importazioni di 23 categorie di prodotti di acciaio, misure che mirano ad affrontare la potenziale diversione degli scambi di acciaio da altri paesi verso l’UE a causa dei dazi supplementari istituiti dagli Stati Uniti.
L’UE protegge anche le industrie europee quando i paesi terzi avviano inchieste di difesa commerciale (inchieste antidumping, antisovvenzioni o di salvaguardia) contro le esportazioni dell’UE. Tra gli esempi figurano i procedimenti avviati da Stati Uniti (acciaio e alluminio, pannelli solari, olive), Turchia (pneumatici) o Israele (crema di cacao spalmabile).
Nel giugno 2018 è entrata in vigore la nuova normativa antidumping e antisovvenzioni dell’UE. Oltre alle modifiche apportate nel dicembre 2017 alle norme sul calcolo del margine di dumping nel caso in cui l’intervento dello Stato falsi i prezzi e i costi, la nuova normativa costituisce il primo radicale rinnovamento degli strumenti di difesa commerciale dell’UE dall’istituzione dell’Organizzazione mondiale del commercio nel 1994. I nuovi regolamenti adeguano gli strumenti di difesa commerciale dell’UE alle sfide dell’economia globale. Sono più efficaci, più trasparenti e più facili da utilizzare per le imprese e consentono all’UE di istituire dazi più elevati sui prodotti oggetto di dumping.
In quanto incentivi all’innovazione, i brevetti sono essenziali per l’economia dell’UE e il commercio internazionale, mentre l’accesso alle norme è fondamentale per lo sviluppo tecnologico. Il rapporto tra brevetti e norme è una priorità dell’UE. In ottobre l’UE ha istituito un gruppo di 15 esperti in materia di brevetti SEP, che fanno parte di tecnologie standardizzate. Il gruppo, che offre alla Commissione europea competenze e consulenza sulle modalità per migliorare la concessione di licenze, si è riunito per la prima volta il 12 novembre.
Gli esportatori europei continuano a incontrare ostacoli al commercio in tutto il mondo. A giugno la relazione annuale della Commissione europea sugli ostacoli al commercio e agli investimenti ha evidenziato che nel 2017 gli esportatori europei hanno incontrato 396 ostacoli in oltre 57 paesi, un forte aumento rispetto al 2016. Dalla relazione è emerso che la strategia di accesso al mercato della Commissione europea aveva eliminato 45 ostacoli alle esportazioni dell’UE, per un valore di 8,2 miliardi di euro, vale a dire oltre il doppio del numero di ostacoli eliminati nel 2016.
L’UE continua ad assumere una posizione chiara sulle merci utilizzate per la pena di morte e per la tortura. In settembre l’Alleanza per un commercio libero da tortura, che l’UE ha collaborato a istituire nel 2017, si è riunita in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Le delegazioni di altri sei paesi, tra cui l’Australia e la Nuova Zelanda, hanno aderito all’Alleanza e i membri hanno convenuto di adottare misure volte a limitare e bloccare gli scambi di merci utilizzate per la pena di morte e la tortura e di impegnarsi per l’adozione di una risoluzione vincolante delle Nazioni Unite.
Un’Europa che assume un ruolo guida
Gli accordi commerciali che l’UE ha negoziato o sta negoziando mirano a garantire che il commercio vada a vantaggio di tutti. Grazie a tali accordi l’UE può esportare ben al di là delle proprie frontiere le rigorose norme europee in materia di sicurezza alimentare, diritti dei lavoratori, ambiente e diritti dei consumatori.
L’UE ha svolto un ruolo di primo piano nelle discussioni delle Nazioni Unite sulla riforma del metodo di risoluzione delle controversie tra investitori e paesi e nel 2018 ha proseguito il suo impegno per istituire un tribunale multilaterale incaricato della risoluzione di tali controversie, un’importante novità nella governance globale.
A giugno la commissaria UE per il Commercio Cecilia Malmström ha presentato alla città belga di Gand il nuovo premio «Città dell’UE per il commercio equo ed etico», che riconosce le iniziative locali che incoraggiano pratiche commerciali leali ed etiche.
L’accordo commerciale UE-Messico
In aprile l’UE e il Messico hanno concluso i negoziati per un nuovo accordo commerciale. Quasi tutti gli scambi di merci tra l’UE e il Messico saranno esenti da dazi, compresi i prodotti agricoli. La semplificazione delle procedure doganali andrà a beneficio dell’industria e dell’agricoltura dell’UE.
L’accordo fissa gli standard più elevati in materia di lavoro, sicurezza, ambiente e protezione dei consumatori. Contiene un esplicito riferimento al principio di precauzione, che consente ai responsabili politici di agire, al livello da loro ritenuto idoneo, per proteggere la salute umana, animale o vegetale o l’ambiente in caso di rischio percepito, anche se i risultati delle analisi scientifiche non sono conclusivi.
L’accordo prevede l’impegno ad attuare l’accordo di Parigi sul clima e salvaguarda il diritto degli Stati membri dell’UE di decidere come intendono organizzare i loro servizi pubblici.
È il primo accordo commerciale dell’UE che prevede disposizioni per la lotta alla corruzione e al riciclaggio di denaro nel settore privato e in quello pubblico.
L’accordo stabilisce condizioni di parità per le imprese europee e messicane quando presentano offerte per appalti pubblici sui rispettivi mercati, tutela i diritti di proprietà intellettuale e vieta la vendita in Messico di 340 contraffazioni di prodotti enogastronomici regionali tradizionali dell’UE.
L’accordo apre lo scambio di servizi, come i servizi finanziari, i trasporti, il commercio elettronico e le telecomunicazioni; norme ambiziose in materia di concorrenza e sovvenzioni contribuiranno a creare condizioni di parità e a migliorare l’accesso al mercato.
L’accordo migliora anche le condizioni di investimento e include il nuovo sistema giurisdizionale dell’UE per gli investimenti, che garantisce la trasparenza e il diritto dei governi di legiferare nel pubblico interesse. L’UE e il Messico hanno concordato di adoperarsi per istituire un tribunale multilaterale per gli investimenti.
L’accordo di partenariato economico con il Giappone
Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, partecipa al vertice UE-Giappone con Shinzō Abe, primo ministro giapponese, a Tokyo, Giappone, 17 luglio 2018.
In occasione del vertice UE-Giappone tenutosi in luglio a Tokyo, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il primo ministro giapponese Shinzō Abe hanno firmato l’accordo di partenariato economico UE-Giappone, l’accordo commerciale bilaterale più corposo e più importante mai concluso dall’UE.
Il Giappone e l’UE condividono un forte impegno a favore della democrazia, della tutela dei diritti umani, del commercio libero e aperto, del multilateralismo e di un ordine internazionale basato su regole. Il Giappone è un partner strategico di lunga data dell’UE e un importante alleato sulla scena internazionale.
Con l’entrata in vigore dell’accordo di partenariato economico, il 1º febbraio 2019, sarà creata una zona di libero scambio che interesserà 635 milioni di persone e quasi un terzo del prodotto interno lordo complessivo a livello mondiale. L’accordo eliminerà gli ostacoli agli scambi e aiuterà l’UE e il Giappone a definire insieme norme commerciali internazionali.
L’accordo eliminerà quasi tutti i dazi (per un valore di un miliardo di euro) pagati annualmente dalle imprese dell’UE che esportano in Giappone, insieme a una serie di annosi ostacoli normativi, ad esempio quelli sulle esportazioni di automobili dell’UE. Aumenterà le esportazioni dell’UE e schiuderà nuove opportunità per le imprese europee a vantaggio dei cittadini. Offrirà maggiori opportunità, in particolare per le principali esportazioni agricole dell’UE, e proteggerà la denominazione di oltre 200 prodotti enogastronomici tradizionali sul mercato giapponese. Renderà più facile per le imprese dell’UE prestare i propri servizi in Giappone. Le disposizioni in materia di concorrenza e sovvenzioni contribuiranno a creare condizioni di parità. L’accordo contiene inoltre un capitolo sulle piccole e medie imprese: prevede punti di contatto e informazioni mirate per le piccole imprese, che sono particolarmente importanti dal momento che, attualmente, su cinque imprese che esportano verso il Giappone, quattro sono piccole imprese.
L’accordo stabilisce i più elevati standard in materia di lavoro, sicurezza, ambiente e protezione dei consumatori, oltre a tutelare pienamente i servizi pubblici. Contiene un capitolo dedicato allo sviluppo sostenibile ed è il primo accordo commerciale dell’UE a prevedere un impegno specifico a rispettare l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Nel 2018 l’UE ha organizzato tre riunioni per proseguire i negoziati con il Giappone sulle norme in materia di protezione degli investimenti e di risoluzione delle controversie.
L’accordo economico e commerciale globale con il Canada
La commissaria Cecilia Malmström incontra Jim Carr, ministro canadese della Diversificazione del commercio internazionale, in occasione del primo anniversario dell’accordo economico e commerciale globale, Montreal, Canada, 26 settembre 2018.
Il 21 settembre 2018 l’applicazione provvisoria dell’accordo economico e commerciale globale dell’UE con il Canada ha festeggiato il suo primo anno di vita.
L’accordo commerciale può consentire alle imprese dell’UE di risparmiare oltre 500 milioni di euro l’anno, importo pari alla somma che precedentemente pagavano in dazi istituiti dal Canada sulle loro esportazioni. Quasi il 99 % di questo risparmio è iniziato fin dal primo giorno di applicazione dell’accordo.
Tutte le imprese possono risparmiare tempo e denaro grazie a procedure più semplici. Anche i consumatori dell’UE possono beneficiare di una scelta più ampia e prezzi più bassi.
Un processo negoziale trasparente e inclusivo
Nel 2018 la trasparenza e l’impegno nei confronti dei cittadini sono rimasti due ingredienti essenziali della politica commerciale per garantire la democrazia, la fiducia del pubblico e la responsabilità. Tali ingredienti devono essere presenti prima, durante e dopo i negoziati e quando gli accordi sono attuati.
La Commissione europea ha continuato a pubblicare relazioni sui cicli negoziali, documenti di sintesi e proposte di testo per la redazione degli accordi commerciali in fase di negoziato; ha inoltre diffuso ampio materiale di altro tipo sull’accordo commerciale dell’UE con il Messico. Nel 2018 la Commissione europea ha pubblicato la seconda relazione annuale globale di valutazione dell’attuazione degli accordi commerciali dell’UE. I portatori di interesse, la società civile e le altre istituzioni dell’UE hanno di conseguenza potuto verificare come l’UE attua i suoi accordi. La relazione consente inoltre di trarre insegnamenti per i negoziati commerciali in corso e futuri.
Nel mese di febbraio si è tenuta la prima delle sei riunioni del nuovo gruppo consultivo sui negoziati commerciali dell’UE. Il gruppo, composto da 28 organizzazioni che rappresentano imprese, sindacati, consumatori e organismi ambientali, mira a promuovere il dialogo e raccogliere opinioni da un’ampia gamma di portatori di interesse.
Stati Uniti
I rapporti con gli Stati Uniti si sono concentrati su questioni di interesse comune. A giugno gli Stati Uniti hanno istituito dazi sulle esportazioni dell’UE di acciaio e alluminio. L’UE ha ritenuto che tali dazi fossero ingiustificati e illegali e non ha avuto altra scelta se non quella di istituire misure di riequilibrio sulle esportazioni statunitensi. Nel corso dell’incontro tenutosi in luglio, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno convenuto di istituire un gruppo di lavoro esecutivo per facilitare gli scambi e definire un programma positivo per il commercio transatlantico. Obiettivo del gruppo è individuare modalità per intensificare la cooperazione normativa, eliminare i dazi sui prodotti industriali (esclusi i veicoli), agevolare gli scambi di semi di soia, aumentare gli scambi di gas naturale liquefatto per rafforzare la sicurezza energetica e riformare l’Organizzazione mondiale del commercio.
Dall’istituzione del gruppo si sono tenuti quattro incontri a livello politico, incentrati su questioni normative. Sono stati già registrati risultati positivi. Per quanto riguarda il gas naturale liquefatto, le imprese dell’UE hanno firmato diversi contratti a lungo termine con società statunitensi e sono in corso nuovi progetti dell’UE relativi ad infrastrutture e terminali. Gli Stati Uniti hanno accettato di allentare l’obbligo di licenza per l’esportazione di gas naturale liquefatto nell’UE. Per quanto riguarda i semi di soia, gli esportatori statunitensi hanno pressoché raddoppiato la loro quota sul mercato dell’UE. Durante la prosecuzione dei lavori entrambe le parti hanno convenuto di non introdurre nuovi dazi sui loro scambi commerciali.
Cina
Il vertice del 2018 tra UE e Cina è stato coronato da successo. Sono stati inoltre organizzati tre cicli di colloqui per un accordo in materia di investimenti con tale paese e il primo scambio di offerte di accesso al mercato è avvenuto a latere del vertice. Si sono inoltre svolti due cicli di negoziati per un accordo volto a proteggere le denominazioni dei prodotti enogastronomici tradizionali. La Cina ha accettato di collaborare con l’UE sulla riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio, al fine di aiutare l’organizzazione ad affrontare le sfide attuali.
Altri negoziati
L’UE ha concluso accordi commerciali con 70 partner, che rappresentano il 40 % del prodotto interno lordo mondiale. Al fine di aprire nuovi mercati per le esportazioni europee, l’UE ha avviato nuovi negoziati commerciali e ha compiuto notevoli progressi nei negoziati in corso.
Vicinato meridionale e orientale
Per quanto riguarda il vicinato meridionale, i ministri del Commercio e i rappresentanti di 43 paesi appartenenti all’Unione per il Mediterraneo si sono riuniti, per la prima volta dal 2010, per dare un nuovo impulso al programma regionale in materia di commercio e investimenti. In tale occasione sono stati approvati piani d’azione per una maggiore cooperazione in diversi settori e per la lotta contro la pirateria e la contraffazione.
Nel corso di due cicli di negoziati organizzati nel 2018 sono stati compiuti progressi verso l’istituzione di una zona di libero scambio globale e approfondita con la Tunisia.
A giugno la Commissione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo hanno tenuto la seconda riunione del Dialogo UE-Consiglio di cooperazione del Golfo sul commercio e sugli investimenti.
Per quanto riguarda il vicinato orientale, l’UE si è concentrata sull’attuazione dei suoi accordi per l’istituzione di zone di libero scambio globali e approfondite con la Georgia, la Moldova e l’Ucraina.
America latina
Nel 2018 sono proseguiti i colloqui con il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay). I negoziati mirano a integrare due importanti mercati regionali, a ridurre le tariffe, incrementare le opportunità commerciali nella regione del Mercosur, ampliare la scelta dei consumatori, ridurre la burocrazia, stimolare la crescita e la competitività, promuovere valori condivisi come lo sviluppo sostenibile e creare posti di lavoro.
L’UE ha organizzato tre cicli di negoziati con il Cile per aggiornare l’accordo commerciale UE-Cile del 2002, nel quale l’UE ha proposto di inserire disposizioni pilota sul commercio e sulla parità di genere.
Ad aprile l’UE ha concluso i negoziati per modernizzare il suo accordo commerciale con il Messico.
Asia e Australasia
Il 19 ottobre l’UE ha firmato accordi commerciali e di investimento con Singapore. In ottobre la Commissione ha trasmesso gli accordi commerciali e di investimento negoziati con il Vietnam al Parlamento europeo e al Consiglio per approvazione. L’UE ha organizzato tre cicli di negoziati commerciali con l’Indonesia, con l’intento di intensificare gli scambi commerciali e gli investimenti diretti tra le parti. L’obiettivo è raggiungere un accordo analogo a quelli conclusi con Singapore e il Vietnam.
Il commissario Karmenu Vella incontra Siti Nurbaya Bakar, ministra indonesiana per l’Ambiente e le foreste, in occasione dell’ttavo dialogo commerciale UE-Indonesia a Jakarta, Indonesia, 25 ottobre 2018.
A giugno l’UE ha avviato negoziati per accordi commerciali con l’Australia e la Nuova Zelanda.
Nel 2018 l’UE ha organizzato due cicli di colloqui con ciascun paese e ha pubblicato proposte relative a 18 aree negoziali.
Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico
Ad agosto il Gambia è diventato il 14º paese dell’Africa occidentale a firmare l’accordo di partenariato economico interregionale con l’UE, seguito a settembre dalla Mauritania, 15º paese (manca ancora solo la firma della Nigeria). Il 6 dicembre il Consiglio ha approvato l’adesione di Samoa all’accordo di partenariato economico con i paesi del Pacifico. Gli accordi di partenariato economico sono accordi commerciali e di sviluppo negoziati tra l’UE e i paesi e le regioni dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, in corso di attuazione con circa 30 paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico. Tali accordi possono essere considerati come elementi costitutivi di una futura zona di libero scambio intercontinentale, una delle finalità della nuova alleanza Africa-Europa per gli investimenti e l’occupazione sostenibili, che promuove anche l’impegno dell’Africa per la creazione di una zona continentale di libero scambio.
L’anno in immagini

Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il primo ministro bulgaro Boyko Borissov partecipano alla cerimonia di apertura della presidenza bulgara del Consiglio, Sofia (Bulgaria), 11 gennaio 2018.

L’Anno europeo del patrimonio culturale è stato inaugurato il 31 gennaio 2018. Il manifesto della campagna utilizzato per promuovere l’Anno rispecchia la diversità e le varie forme di patrimonio culturale esistenti in tutta Europa.
I capi di Stato o di governo dei 28 paesi dell’UE si sono riuniti per il Consiglio europeo di primavera dedicato agli affari economici, compresi il commercio e la fiscalità, Bruxelles, Belgio, 22 marzo 2018.
Uno dei manifesti dei cinque cortometraggi commissionati nell’ambito della campagna «EU and ME» e diretti da famosi registi europei sui vari diritti di cui godono le persone nell’UE. La campagna si è aggiudicata l’oro al Festival internazionale della creatività Leoni di Cannes. La campagna è stata lanciata il 9 maggio 2018.
All’evento inaugurale dell’iniziativa #PassOnPlastic era presente Plasticus, una balena di plastica fatta con la stessa quantità di plastica che finisce nell’oceano ogni secondo, Bruxelles, Belgio, 15 maggio 2018.

Il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro del Regno Unito Theresa May e la cancelliera tedesca Angela Merkel attraversano a piedi il «Ponte degli innamorati» durante il vertice UE-Balcani occidentali, Sofia, Bulgaria, 17 maggio 2018.
Viene osservato un minuto di silenzio per Nicole Fontaine, ex presidente del Parlamento europeo (1999-2002), a seguito della sua morte in maggio, Strasburgo, Francia, 28 maggio 2018.

Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il primo ministro del Regno Unito Theresa May, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro giapponese Shinzō Abe, il presidente del Consiglio dei ministri italiano Giuseppe Conte e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker partecipano al vertice del G7 in Quebec, Canada, 8 giugno 2018.
© Associated Press
Simone Veil, ex deputata del Parlamento europeo e prima presidente donna del Parlamento europeo, ha ricevuto gli onori nazionali francesi ed è stata sepolta nel Panthéon. È solo la quinta donna alla quale è stato concesso tale onore, Parigi, Francia, 1º luglio 2018.

La disoccupazione nell’UE è scesa al livello più basso dal 2008, mentre il tasso di occupazione dell’UE ha raggiunto il massimo storico in base alle statistiche di Eurostat pubblicate il 2 luglio 2018.

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il primo ministro cinese Li Keqiang al vertice UE-Cina, Pechino, Cina, 16 luglio 2018.
Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il primo ministro giapponese Shinzō Abe e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker partecipano al vertice UE-Giappone in seguito alla firma di uno storico accordo di libero scambio UE-Giappone, Tokyo, Giappone, 17 luglio 2018.

Un uomo collega la sua auto elettrica a una colonnina pubblica di ricarica, parte del progetto delle città intelligenti «City-zen» ad Amsterdam, Paesi Bassi, finanziato nell’ambito del programma dell’UE Orizzonte 2020. Questo finanziamento si inserisce nel piano di investimenti per l’Europa del presidente Juncker, che il 18 luglio 2018 ha superato l’obiettivo di investimenti originario di 315 miliardi di euro.
Formaggi europei in vendita a Wellington, Nuova Zelanda. Il 21 luglio 2018 l’UE e la Nuova Zelanda hanno avviato le trattative per un accordo commerciale globale e ambizioso.
I vigili del fuoco danesi coordinano la loro risposta agli incendi divampati in Svezia durante l’estate 2018 nell’ambito del meccanismo di protezione civile dell’UE che mette in comune le risorse a vantaggio degli Stati membri nei momenti di necessità, Kårböle, Svezia, 22 luglio 2018.

Il lancio del satellite Galileo a Kourou, Guyana francese, ha conferito una nuova dimensione al programma spaziale dell’UE. Oltre il 10 % del prodotto interno lordo dell’UE dipende già dai servizi spaziali, 25 luglio 2018.
Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump partecipano a una conferenza stampa a seguito della riunione sulla progressiva riduzione delle tariffe doganali e di altre barriere commerciali tra l’UE e gli Stati Uniti, Washington, Stati Uniti, 25 luglio 2018.
© Unione europea, Banca centrale europea
La Banca centrale europea ha presentato le nuove banconote da 100 e 200 euro con caratteristiche di sicurezza aggiornate per una protezione più efficace dell’euro dalla contraffazione, completando la serie di banconote «Europa», Francoforte, Germania, 17 settembre 2018.

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker sul podio durante una riunione informale dei capi di Stato o di governo dell’UE per discutere la sicurezza interna e la migrazione, Salisburgo, Austria, 20 settembre 2018.
Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker partecipa al 1 000º dialogo con i cittadini a Friburgo, Germania, 1º ottobre 2018.

Il capo negoziatore della Commissione per il recesso del Regno Unito dall’UE Michel Barnier e il primo ministro del Regno Unito Theresa May si riuniscono per i negoziati sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, Bruxelles, Belgio, 18 ottobre 2018.
Cerimonia di presentazione del ritratto della giornalista assassinata Daphne Caruana Galizia alla presenza del presidente del Parlamento Antonio Tajani e dei familiari della vittima, Strasburgo, Francia, 23 ottobre 2018.
La campagna #EUprotects è stata lanciata il 25 ottobre 2018. Sotto lo slogan comune «L’Unione è protezione» vengono presentati gli eroi di tutti i giorni di tutta Europa e oltre.
Géraldine Maitreyi Gupta è una delle decine di migliaia di giovani europei che si sono offerti volontari per il corpo europeo di solidarietà. Il corpo ha ricevuto il premio «Innovazione in politica» per la categoria «Civiltà», conferito dall’Istituto di innovazione in politica di Vienna, Austria, il 17 novembre 2018.
L’edificio Berlaymont, sede della Commissione europea, è illuminato di arancione in segno di continuo supporto alla campagna dell’ONU «Colora il mondo di arancione» per porre fine alla violenza contro le donne, Bruxelles, Belgio, 24 novembre 2018.
Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker pronuncia un discorso al vertice del G20 incentrato sul commercio internazionale e sui sistemi fiscali, Buenos Aires, Argentina, 30 novembre 2018.
L’evento inaugurale #EUROat20 celebra i primi 20 anni della moneta unica, Bruxelles, Belgio, 3 dicembre 2018.
© Nobel Media AB
Lo scienziato Gérard Morou, il cui lavoro di ricerca è finanziato dall’UE, riceve il premio Nobel dalle mani del re Carlo XVI Gustavo di Svezia. Morou ha ricevuto il premio Nobel per la fisica nel 2018, insieme a Arthur Ashkin e Donna Strickland, per aver contribuito a rivoluzionare la fisica dei laser. Il progetto di Mourou relativo alle infrastrutture di ricerca aveva in precedenza ricevuto un finanziamento di 500 000 euro nell’ambito del settimo programma quadro dell’UE per la ricerca. Stoccolma, Svezia, 10 dicembre 2018.
© Associated Press
Ancora una volta l’Europa è stata l’apripista per la tutela ambientale alla conferenza di Katowice, in Polonia, durante la quale è stato concordato un nuovo corpus di norme per attuare l’accordo di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici, 15 dicembre2018.
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Un cartello con la scritta «Strasburgo più forte dell’odio» è mostrato ad una marcia per la tolleranza in place Kléber a Strasburgo, in Francia, in seguito all’attacco di un uomo armato al mercatino natalizio vicino a questa piazza il 16 dicembre 2018.
Il presidente del Ruanda Paul Kagame, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, il presidente della Commissione dell’Unione africana Moussa Faki Mahamat e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker partecipano al Forum ad alto livello Africa-Europa sulla cooperazione digitale, Vienna, Austria, 18 dicembre 2018.
Capitolo 7
Uno spazio di giustizia e di diritti fondamentali basato sulla reciproca fiducia
«L’Unione europea è più di un grande mercato comune: è anche un’Unione di valori condivisi, affermati nei trattati e nella Carta dei diritti fondamentali. Dai governanti i cittadini si attendono giustizia, protezione e equità, nel totale rispetto dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto. A tal fine è necessaria anche un’azione comune dell’Europa, ispirata ai valori che condividiamo».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
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La base su cui si fonda l’unione della sicurezza è stata completata nel 2018 con una nuova serie di proposte volte a privare terroristi e criminali dei mezzi per commettere reati. Le proposte riguardano ad esempio misure volte ad agevolare l’accesso transfrontaliero alle prove elettroniche e l’accesso alle informazioni finanziarie per le autorità di contrasto, misure volte a prevenire la frode documentale e l’uso di false identità, nonché nuove norme relative al congelamento e alla confisca dei proventi di reato. L’UE ha inoltre intensificato la lotta contro il terrorismo e i contenuti terroristici online.
In maggio è iniziata una nuova era per la protezione dei dati in tutta l’UE, con nuove norme che offrono un quadro di protezione dei dati personali più forte e più coerente per le persone, le imprese e le amministrazioni.
L’UE ha continuato a lavorare per migliorare l’efficacia dei sistemi giudiziari nazionali e per promuovere e sostenere il rispetto dello Stato di diritto. Per rafforzare ulteriormente i diritti fondamentali, la Commissione ha proposto norme a livello di UE per la protezione degli informatori, ha rafforzato gli organismi per le pari opportunità e ha inoltre lavorato al piano d’azione sul divario retributivo di genere e alla strategia europea sulla disabilità.
Nel settembre 2018 la Commissione ha adottato un pacchetto di misure per contribuire a garantire elezioni libere, eque e sicure, nel quadro dei preparativi per le elezioni europee del 2019. È previsto un accordo preliminare tra il Parlamento europeo e il Consiglio nel gennaio 2019.
La Commissione ha adottato un «new deal» per i consumatori, rafforzando i loro diritti nel settore digitale, e un sistema europeo di ricorso collettivo per gruppi di consumatori che hanno subito un danno.
Lotta alla criminalità e al terrorismo in Europa
L’UE ha continuato ad attuare il piano d’azione 2017 sulla protezione degli spazi pubblici, con un finanziamento di oltre 100 milioni di euro. L’attuazione del piano d’azione dell’ottobre 2017 volto a migliorare la preparazione contro i rischi chimici, biologici, radiologici e nucleari ha subito un’accelerazione a seguito degli incidenti di Salisbury e Amesbury nel Regno Unito.
Nel 2018 sono inoltre diventate applicabili tre direttive fondamentali per rafforzare la lotta contro il terrorismo e le forme gravi di criminalità, tra cui la direttiva UE sul codice di prenotazione (PNR), la direttiva sulla lotta contro il terrorismo e la direttiva sul controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi.
In aprile la Commissione ha presentato proposte volte a bloccare il finanziamento del terrorismo migliorando l’accesso alle informazioni finanziarie. Le proposte consentirebbero alle autorità di contrasto di accedere tempestivamente alle informazioni finanziarie necessarie per indagare su reati gravi. Le nuove norme promuovono una migliore cooperazione tra le autorità di contrasto nazionali e le unità nazionali di informazione finanziaria, nonché con Europol. La proposta è attualmente in fase di discussione tra il Parlamento europeo e il Consiglio, che intendono adottarla prima delle elezioni europee del maggio 2019.
In settembre la Commissione ha proposto nuove norme per la rimozione di contenuti terroristici dal web entro un’ora. La proposta chiarisce il ruolo delle autorità nazionali e dei prestatori di servizi di hosting, istituendo al contempo solide salvaguardie che garantiscono il rispetto di diritti fondamentali come la libertà di parola e la creazione di un obbligo di diligenza giuridicamente vincolante.
La Commissione ha inoltre avviato un’iniziativa che invita il Consiglio europeo a modificare l’articolo 86 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea per consentire al legislatore di estendere la competenza della Procura europea alla lotta al terrorismo transfrontaliero in tutti gli Stati membri. Una Procura europea rafforzata, che agisce a livello dell’UE, risolverebbe le attuali carenze nella lotta contro il terrorismo e stabilirebbe un approccio comune dell’Unione contro il terrorismo in tutte le fasi, vale a dire dalle indagini e dal perseguimento dei reati di terrorismo fino alla fase giudiziaria.
Per comunicare, i criminali e i terroristi utilizzano SMS, email e app. Attualmente oltre la metà di tutte le indagini penali comprende richieste transfrontaliere di acquisizione di prove elettroniche in possesso di prestatori di servizi aventi sede in altri paesi. Tuttavia, quasi due terzi di questi reati non possono essere oggetto di indagini o azioni penali adeguate a causa delle difficoltà incontrate dagli inquirenti nell’accedere tempestivamente a tali prove. Per affrontare la questione, in aprile la Commissione ha proposto nuove norme per consentire alle autorità giudiziarie e alle autorità incaricate dell’applicazione della legge di accedere più facilmente a tali prove ovunque nell’Unione. In dicembre il Consiglio ha adottato la sua posizione negoziale sulla proposta di regolamento e le negoziazioni con il Parlamento europeo saranno avviate non appena quest’ultimo avrà adottato la sua posizione negoziale.
Il 14 novembre è stato adottato un nuovo regolamento relativo al congelamento e alla confisca dei beni all’estero. Le nuove norme agevoleranno il recupero transfrontaliero dei proventi di reato, consentiranno un congelamento e una confisca più efficienti dei fondi illeciti e tuteleranno il diritto delle vittime al risarcimento.
L’UE ha deciso di migliorare il quadro giuridico del sistema europeo di informazione sui casellari giudiziali, colmando una lacuna nel sistema e aiutando gli Stati membri a individuare i cittadini di paesi terzi con condanne penali. Tale legislazione creerà un sistema centralizzato per reperire i paesi dell’UE dai quali è possibile ottenere rapidamente informazioni dettagliate sulle condanne pronunciate contenute nei registri nazionali.
Una legislazione più efficace contro il riciclaggio di denaro
Dal luglio 2018 sono in vigore nuove norme antiriciclaggio che impediscono l’utilizzo dei sistemi finanziari dell’UE a fini di riciclaggio di denaro o di finanziamento del terrorismo. Nell’ottobre 2018 l’UE ha approvato misure di diritto penale più rigorose per contrastare il riciclaggio di denaro. Una nuova direttiva armonizzerà i reati e le sanzioni inerenti il riciclaggio di denaro, garantendo che criminali e terroristi pericolosi siano puniti per i loro reati con lo stesso rigore in tutta l’UE. È stata attuata una politica rafforzata per individuare le giurisdizioni di paesi terzi che presentano carenze strategiche nei loro regimi di lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, sulla base di una metodologia pubblicata dalla Commissione in giugno.
Malgrado la solidità del quadro antiriciclaggio dell’UE, i recenti casi in cui sono coinvolte banche dell’UE indicano chiaramente che vi sono margini di miglioramento, in particolare per quanto riguarda la cooperazione transfrontaliera tra le autorità competenti. In settembre la Commissione ha presentato una proposta volta a rafforzare la vigilanza sugli istituti finanziari dell’UE al fine di affrontare con maggiore efficacia le minacce di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, in particolare rafforzando il mandato dell’Autorità bancaria europea in materia di vigilanza sul riciclaggio di denaro nel settore finanziario. La proposta è in fase di discussione tra il Parlamento europeo e il Consiglio, che intendono adottarla prima delle elezioni europee del maggio 2019.
Inoltre, in aprile la Commissione ha presentato una proposta volta ad agevolare l’uso di informazioni finanziarie e di altro tipo per la prevenzione e la lotta contro le forme gravi di criminalità. La proposta migliorerà la cooperazione tra le unità di informazione finanziaria e le autorità incaricate dell’applicazione della legge, nonché tra le unità di informazione finanziaria.
Infine, la Commissione ha adottato un regolamento delegato che adotta le norme tecniche di regolamentazione sui criteri per la designazione dei punti di contatto centrali per gli emittenti di moneta elettronica e i prestatori di servizi di pagamento, nonché norme sulle loro funzioni.
Giustizia civile
Migliorare la cooperazione giudiziaria
In maggio la Commissione ha adottato due proposte sulla modernizzazione e sulla digitalizzazione della cooperazione giudiziaria in relazione alla notificazione e comunicazione degli atti e all’assunzione delle prove, che mirano a rendere l’accesso alla giustizia civile meno costoso, più efficiente e più accessibile per i cittadini e le imprese. Le proposte sono attualmente in fase di negoziazione al Parlamento europeo e al Consiglio.
In dicembre il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo in sede di trilogo sulle norme proposte in materia di procedure di insolvenza per istituire sistemi di ristrutturazione e offrire una seconda opportunità agli imprenditori. Questa iniziativa, che sarà formalmente adottata nel 2019, aumenterà le opportunità di ristrutturazione precoce delle imprese economicamente sostenibili ma in difficoltà finanziarie, al fine di evitare il fallimento e il licenziamento del personale. Garantirà inoltre che gli imprenditori onesti ottengano una seconda possibilità di fare impresa dopo un fallimento.
Nel dicembre 2018 il Consiglio ha raggiunto un accordo politico sulla proposta di revisione del «regolamento Bruxelles II bis» volta ad aggiornare le norme a tutela dei minori nelle controversie familiari transfrontaliere e accelerare i procedimenti.
Diritto societario e accesso alle informazioni sulle società
In aprile la Commissione ha proposto nuove norme sull’uso degli strumenti e dei processi digitali nel diritto societario e sulle trasformazioni, fusioni e scissioni transfrontaliere. L’obiettivo delle nuove norme è consentire alle società di utilizzare gli strumenti digitali nelle interazioni con le autorità pubbliche in materia di diritto societario e fornire una procedura armonizzata per le società che ristrutturano o delocalizzano all’interno del mercato unico, apportando nel contempo maggiore chiarezza giuridica e salvaguardie per i dipendenti, gli azionisti e i creditori. Nel 2018 le negoziazioni al Parlamento europeo e al Consiglio sono proseguite bene, rispettando un calendario ambizioso che prevede l’adozione durante l’attuale legislatura.
Il sistema di interconnessione dei registri delle imprese, che facilita la ricerca di informazioni sulle società nell’UE, è stato ampiamente utilizzato nel 2018, con oltre 372 000 ricerche di informazioni sulle società e oltre 241 000 richieste di informazioni societarie nei primi 17 mesi dall’avvio.
Maggiore protezione dei dati personali
Il regolamento generale sulla protezione dei dati, in vigore dal maggio 2018, crea un quadro di protezione dei dati più solido e coerente per le persone, le imprese e le amministrazioni in tutta l’UE. In gennaio la Commissione ha pubblicato orientamenti che illustrano le principali innovazioni e opportunità introdotte dal nuovo regolamento.
Le nuove norme sulla protezione dei dati per le istituzioni, gli organismi, gli uffici e le agenzie dell’UE sono entrate in vigore l’11 dicembre 2018.
Le norme proposte in materia di e-privacy mirano a garantire un elevato livello di tutela della vita privata per gli utenti dei servizi di comunicazione elettronica e condizioni di parità per tutti gli operatori del mercato. Le nuove norme garantiscono un quadro solido e coerente per il trattamento dei dati e allineano le norme esistenti, che risalgono al 2002, al regolamento generale sulla protezione dei dati per tutelare i diritti dei cittadini alla protezione dei dati personali.
I flussi di dati sono importanti sia per le attività commerciali sia per le attività di contrasto. Stabilendo che un paese non appartenente all’UE garantisce un livello adeguato di protezione dei dati, le decisioni di adeguatezza consentono la libera circolazione dei dati personali tra l’UE e il paese in questione per motivi commerciali e/o consentono alle autorità di contrasto di scambiarsi dati quando è necessario, garantendo nel contempo la continuità della protezione.
In luglio l’UE e il Giappone hanno concluso i colloqui sull’adeguatezza reciproca a fini commerciali. In parallelo sono in corso colloqui tra l’UE e la Corea del Sud sull’adeguatezza a fini commerciali, che dovrebbero essere completati all’inizio del 2019.
Giovanni Buttarelli, garante europeo della protezione dei dati, incontra l’ambasciatrice indiana Gaitri Issar Kumar, Bruxelles, Belgio, 30 agosto 2018.
Sistemi giudiziari e diritti fondamentali
Migliorare l’efficacia dei sistemi giudiziari e garantire il rispetto dello Stato di diritto
Disporre di sistemi giudiziari efficaci è fondamentale per l’applicazione del diritto dell’UE e per gli investimenti. Nel 2018 la Commissione ha utilizzato il quadro di valutazione UE della giustizia e il semestre europeo per incoraggiare gli Stati membri a migliorare l’indipendenza, la qualità e l’efficienza dei loro sistemi giudiziari. In luglio il Consiglio ha formulato raccomandazioni su questo tema destinate a Cipro, Croazia, Italia, Portogallo e Slovacchia.
In settembre la Commissione ha deferito la Polonia alla Corte di giustizia dell’Unione europea a causa delle violazioni del principio di indipendenza della magistratura, introdotte dalla nuova legge polacca sull’abbassamento dell’età pensionabile dei giudici della Corte suprema. La Corte di giustizia ha emesso provvedimenti provvisori per accogliere tutte le richieste della Commissione fino a quando la Corte non avrà pronunciato una sentenza definitiva.
Nel contesto del nuovo bilancio a lungo termine dell’UE, la Commissione ha proposto un regolamento sulla protezione del bilancio dell’Unione in caso di carenze relative allo Stato di diritto negli Stati membri.
Tutela dei diritti e lotta alla discriminazione
Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea, presenta la proposta della Commissione sulla protezione degli informatori, Bruxelles, Belgio, 23 aprile 2018.
In aprile la Commissione ha proposto norme a livello di UE per la protezione degli informatori che segnalano violazioni delle regole dell’Unione che possono arrecare grave pregiudizio all’interesse pubblico. In questo modo miglioreranno l’accertamento, le indagini e le sanzioni in caso di violazioni del diritto dell’UE e sarebbe tutelato il diritto alla libertà di espressione e alla libertà dei media.
La relazione del 2017 sull’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ha messo in evidenza le pressanti sfide da affrontare per rendere i diritti fondamentali tangibili nella vita delle persone: dal miglioramento dell’azione di contrasto dei reati d’odio, dell’incitamento all’odio e della violenza contro le donne alla promozione del pilastro europeo dei diritti sociali. La relazione sottolinea inoltre l’importante ruolo che possono svolgere una società civile libera e dinamica e tribunali indipendenti.
In luglio la Commissione ha inviato all’Ungheria una lettera di costituzione in mora relativa alla legge che criminalizza le attività a sostegno delle domande di asilo e di soggiorno, anche per garantire il rispetto delle norme dell’UE sulla libera circolazione delle persone e delle disposizioni della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Lotta ai reati d’odio e all’incitamento all’odio, sia online che offline
Il codice di condotta dell’UE per contrastare l’illecito incitamento all’odio online ha continuato a dare risultati. Secondo la terza valutazione del codice, pubblicata nel gennaio 2018, sono stati compiuti ulteriori progressi per quanto riguarda il rapido esame e la rimozione di contributi che incitano all’odio razziale e xenofobo online.
Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione, alla conferenza stampa sulla lotta ai contenuti illeciti online, Bruxelles, Belgio, 1º marzo 2018.
Le società informatiche hanno rimosso in media il 70 % dei contenuti di cui hanno ricevuto notifica e hanno conseguito l’obiettivo di esaminare la maggior parte delle notifiche entro 24 ore, raggiungendo una media di oltre l’81 %. Il codice è diventato uno standard del settore nella lotta contro l’illecito incitamento all’odio: Snapchat, Instagram, Google+ e Dailymotion hanno annunciato la loro partecipazione nel 2018.
Parità e non discriminazione
Gli Stati membri sono tenuti ad avere almeno un’organizzazione — un organismo per la parità — stabilita nel loro territorio per l’analisi e il monitoraggio delle discriminazioni e per la promozione e la tutela della parità di trattamento di tutti i cittadini ivi residenti. In giugno la Commissione ha raccomandato agli Stati membri una serie di misure per assicurare che gli organismi per la parità tutelino i cittadini e combattano la discriminazione in maniera efficace.
Uno dei risultati della strategia europea sulla disabilità è la proposta della Commissione relativa a un atto europeo sull’accessibilità per migliorare l’accessibilità ai prodotti e ai servizi di uso quotidiano come i telefoni cellulari, i computer, i libri elettronici, il commercio elettronico e i servizi bancari. Questo avrà un impatto positivo sulla vita di milioni di europei, mentre le imprese avranno più facilità e maggiore interesse a creare e vendere prodotti e servizi accessibili. Nel novembre 2018 è stato raggiunto un accordo provvisorio e per l’aprile 2019 è prevista l’adozione finale della proposta da parte del Parlamento europeo.
Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea, partecipa all’apertura ufficiale del Belgian Pride Festival a Bruxelles, Belgio, 19 maggio 2018.
La commissaria Vĕra Jourová alla conferenza «Unlocking Women’s Potential» a Bruxelles, Belgio, 8 marzo 2018 (Giornata internazionale della donna).
L’UE ha continuato a promuovere la diversità sostenendo il crescente interesse per le carte della diversità, che forniscono sostegno nella gestione della diversità a 9 000 organizzazioni in tutta Europa e riguardano 15 milioni di dipendenti. Ha inoltre continuato ad attuare il suo elenco di azioni per far progredire l’uguaglianza delle persone LGBTI mediante il monitoraggio della legislazione, il finanziamento di progetti e la sensibilizzazione.
In gennaio la Commissione ha pubblicato una valutazione approfondita del quadro dell’UE per le strategie nazionali di integrazione dei rom per il periodo 2011-2020. In aprile l’UE ha promosso attivamente la cultura rom durante la Settimana europea dei rom e ha reso omaggio all’olocausto dei rom.
Nell’UE le donne continuano a guadagnare, in media, il 16 % in meno rispetto agli uomini. Per affrontare il divario retributivo di genere, la Commissione ha iniziato ad attuare un piano d’azione per conseguire la parità retributiva tra donne e uomini, con un progresso misurabile previsto entro il 2020.
L’UE ha concluso l’adesione alla convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Si tratta di un importante passo avanti verso un quadro giuridico più completo a livello di UE per porre fine alla violenza di genere.
Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea (a destra), e lo storico Simon Schama (a sinistra) partecipano a un dibattito organizzato dalla Commissione in occasione del Giorno della memoria in collaborazione con il Congresso ebraico europeo e il Museo americano per la memoria dell’Olocausto, Bruxelles, Belgio, 24 gennaio 2018.
Cittadinanza dell’Unione europea
Protezione consolare
Le norme di protezione consolare, che chiariscono i diritti dei cittadini dell’UE a ricevere assistenza dalle ambasciate di altri Stati membri dell’UE in un paese al di fuori dell’UE, sono entrate in vigore nel maggio 2018. Nell’agosto 2018 è stata avviata una campagna d’informazione sulla protezione consolare rivolta ai giovani europei che viaggiano.
In maggio la Commissione ha proposto di migliorare le norme sui documenti di viaggio provvisori dell’UE al fine di renderli più sicuri e semplificare le procedure applicabili. La proposta è stata approvata dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo ed è attualmente in fase di negoziazione in seno al Consiglio.
Carta d’identità
In aprile la Commissione ha proposto di migliorare gli elementi di sicurezza delle carte d’identità e dei titoli di soggiorno dei cittadini dell’UE e delle carte di soggiorno dei familiari cittadini di paesi terzi. Le norme proposte aggiornano gli elementi di sicurezza e per i cittadini dell’UE sarà quindi più facile esercitare il diritto alla libera circolazione. Il Parlamento e il Consiglio hanno deciso di avviare i negoziati sulla proposta.
Elezioni
A seguito dello scandalo di Facebook/Cambridge Analytica, nonché dell’aumento dei rischi per le elezioni derivanti da campagne di disinformazione, attacchi informatici e minacce ibride, garantire che le elezioni del Parlamento europeo nel 2019 si svolgano liberamente ed equamente è diventato prioritario per la Commissione.
Per far fronte a tali sfide, nel settembre 2018 la Commissione ha adottato un pacchetto di misure a sostegno delle autorità degli Stati membri e di altre parti interessate che si adoperano congiuntamente per garantire elezioni libere ed eque.
Il commissario Julian King interviene a una conferenza stampa sulle nuove misure per garantire elezioni libere ed eque e contrastare il terrorismo online e offline, Bruxelles, Belgio, 13 settembre 2018.
Il pacchetto ha definito una serie di misure concrete, tra cui il rafforzamento della cooperazione attraverso la creazione di reti di cooperazione per le elezioni, a livello sia nazionale che dell’UE; orientamenti sull’applicazione delle norme in materia di protezione dei dati nel contesto elettorale; maggiore trasparenza nelle pubblicità e nei messaggi di comunicazione politici online a pagamento; il rafforzamento della cibersicurezza; l’applicazione diligente delle vigenti norme elettorali per estenderle al contesto online; azioni di sensibilizzazione; sanzioni adeguate per il ricorso all’uso improprio dei dati personali al fine di influenzare deliberatamente il risultato delle elezioni europee.
Proteggere i consumatori
In aprile la Commissione ha proposto un «new deal» per i consumatori per garantire che beneficino appieno dei loro diritti nell’UE. Le nuove norme propongono un sistema europeo di ricorso collettivo nei casi in cui gruppi di consumatori abbiano subito un danno, con adeguate garanzie per evitare abusi. Allo stesso tempo tali norme dovrebbero fornire alle autorità di tutela dei consumatori degli Stati membri poteri sanzionatori più forti nei confronti dei professionisti che le violano. In dicembre il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione sulla parte del «new deal» che riguarda i ricorsi collettivi e prevede di adottare la sua posizione sulle parti restanti nel gennaio 2019.
Le nuove norme mirano anche ad adeguare i diritti dei consumatori alle nuove tecnologie. Ad esempio, durante le ricerche su mercati e piattaforme online, i consumatori saranno chiaramente informati se un operatore commerciale paga per figurare tra i risultati della ricerca. I mercati online dovranno anche informare i consumatori sui principali algoritmi che determinano la classificazione dei risultati e sull’identità del venditore.
La Commissione ha continuato a lavorare contro le pratiche commerciali ingannevoli, come quelle che prevedono di commercializzare prodotti definendoli identici quando di fatto la loro composizione o le loro caratteristiche sono significativamente diverse, anche proponendo di chiarire il diritto dell’UE applicabile nell’ambito dell’iniziativa «new deal» per i consumatori. Inoltre, la Commissione ha pubblicato una metodologia comune di prova elaborata con l’industria, attualmente in fase di applicazione nell’ambito di una campagna di prova a livello dell’UE.
In base alle nuove norme sui viaggi «tutto compreso» in vigore dal mese di luglio, i viaggiatori riceveranno informazioni chiare sulla natura dell’offerta: «pacchetto» con protezione completa o «servizio turistico collegato» con una protezione più limitata. I viaggiatori beneficeranno inoltre di maggiori diritti, ad esempio in relazione agli annullamenti, o nel caso in cui l’organizzatore aumenti il prezzo di oltre l’8 %.
Risoluzione extragiudiziale delle controversie
La procedura alternativa di risoluzione delle controversie garantisce che, in caso di problemi in un acquisto, sia disponibile una risoluzione extragiudiziale della controversia, economicamente accessibile e imparziale, sia per i consumatori che per i commercianti. Nel 2018 sono sorti in tutti gli Stati membri dell’UE organismi di risoluzione delle controversie di qualità certificata.
Azioni comuni per la tutela dei consumatori
Nel 2018 la Commissione ha partecipato a una serie di azioni comuni con gli organismi nazionali per far rispettare le norme a tutela dei consumatori. In seguito allo scandalo delle emissioni «dieselgate» Volkswagen si è impegnata ad effettuare le riparazioni gratuitamente fino alla fine del 2020. Nel mese di luglio il tasso di riparazione ha raggiunto l’80 % delle autovetture interessate. Un’altra azione comune che coinvolge Facebook, Twitter e Google+ ha permesso di migliorare le condizioni di servizio per oltre 250 milioni di utenti di media sociali nell’UE. Nel 2018 è stata avviata un’azione contro AirBnB affinché migliori la trasparenza dei suoi prezzi e renda le sue condizioni di servizio conformi alle norme dell’UE.
Impedire ai prodotti pericolosi di raggiungere i consumatori
Il sistema di allarme rapido per i prodotti non alimentari pericolosi consente il rapido scambio a livello di UE delle informazioni sui prodotti pericolosi rinvenuti sul mercato e sulle misure adottate per impedire che giungano ai consumatori, soprattutto ai bambini. Nel 2018 tra le 31 autorità nazionali europee partecipanti al sistema sono state scambiate segnalazioni riguardanti 2 257 prodotti pericolosi.

Il sistema di allarme rapido Safety Gate consente un tempestivo scambio di informazioni riguardo ai prodotti pericolosi non alimentari che presentano un rischio per la salute e la sicurezza dei consumatori.
In giugno quattro mercati online, Alibaba (per AliExpress), Amazon, eBay e Rakauten France hanno firmato un impegno in materia di sicurezza dei prodotti che prevede, tra l’altro, la rimozione dai loro siti entro due giorni lavorativi dei prodotti pericolosi reperiti dalle autorità nazionali di vigilanza.
Dalla relazione annuale 2017 del sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi risulta che nel 2017 sono state segnalate 3 832 notifiche originali di possibili rischi per l’alimentazione umana o animale, di cui 942 classificate come «segnalazioni» che sollevano serie preoccupazioni per la salute.
rescEU
Sebbene l’attuale meccanismo di protezione civile dell’UE fornisca una solida base per una risposta coordinata a livello europeo alle catastrofi naturali e di origine umana, la stagione degli incendi forestali del 2018 ha dimostrato nuovamente la necessità di migliorarlo e rafforzarlo. In Europa la superficie totale bruciata comprendeva nel 2018 oltre 130 000 ettari e si prevede un ulteriore incremento del rischio di incendi a causa dei cambiamenti climatici. Nel 2018 la Grecia, la Lettonia, il Portogallo e la Svezia hanno attivato il meccanismo di protezione civile dell’UE per far fronte agli incendi boschivi. Gli incendi hanno rappresentato la quota maggiore (35 %) delle richieste di assistenza UE.
Nel dicembre 2018 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato in via provvisoria la proposta della Commissione intesa a rafforzare il meccanismo esistente. Tale proposta stimolerà gli investimenti nella prevenzione e nella preparazione alle catastrofi, incoraggerà la messa in comune dell’assistenza nell’ambito del pool europeo di protezione civile e creerà una riserva di ulteriori capacità di protezione civile a livello dell’UE per rispondere alle catastrofi, il cosiddetto rescEU, che disporrà di aerei ed elicotteri per interventi antincendio e, sulla base di un’analisi dei rischi, anche di altre capacità. Le tre istituzioni si sono impegnate a concludere l’adozione formale e l’entrata in vigore è prevista per la prima metà del 2019.
Il bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027
Nel quadro del bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027 la Commissione ha proposto la creazione di un Fondo per la giustizia, i diritti e i valori con una dotazione proposta di 947 milioni di euro per il periodo di sette anni. Il Fondo si concentrerà sulle persone e sui soggetti che contribuiscono ai valori comuni, ai diritti e alla ricca diversità dell’UE.
Capitolo 8
Verso una nuova politica della migrazione
«Non possiamo continuare a bisticciare per trovare soluzioni ad hoc ogni volta che arriva una nuova nave. Le soluzioni ad hoc non bastano. Abbiamo bisogno di più solidarietà per il presente e il futuro: la solidarietà deve essere duratura».
Jean-Claude Juncker, discorso sullo stato dell’Unione, 12 settembre 2018
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Nel 2018 l’approccio globale dell’Unione europea per la migrazione ha ottenuto risultati su tutti i fronti: una cooperazione più approfondita con i paesi partner, una migliore gestione delle frontiere esterne e una serie di strumenti più efficaci e operativi per proteggere le nostre frontiere e gestire la migrazione all’interno dell’Unione europea in uno spirito di solidarietà e di responsabilità. L’attività svolta nell’ambito dell’agenda europea sulla migrazione ha contribuito positivamente a trasformare la migrazione non sicura e incontrollata in una migrazione sicura, ordinata e regolare. Dopo il picco degli arrivi nell’Unione europea nel 2015, i flussi sono scesi al di sotto dei livelli pre-crisi.
In settembre la Commissione ha presentato nuove proposte volte a potenziare ulteriormente la guardia di frontiera e costiera europea con un corpo permanente di 10 000 agenti operativi e ad ampliare il mandato della futura Agenzia dell’UE per l’asilo, in modo che questi due soggetti siano in grado di inviare squadre congiunte dell’UE per la gestione della migrazione in situazioni di ogni tipo e offrire pieno sostegno operativo agli Stati membri. Sempre in settembre, la Commissione ha proposto una revisione mirata della direttiva rimpatri per rendere le procedure di rimpatrio più semplici ed efficaci.
Dopo due anni di attività intensa, cinque delle sette proposte presentate per migliorare il nostro attuale sistema di asilo si sono avvicinate alla fase di adozione nel 2018. I canali legali di migrazione verso l’Unione europea per le persone bisognose di protezione internazionale sono aumentati e dal 2015 i programmi di reinsediamento hanno offerto percorsi sicuri e legali a quasi 44 000 persone.
Nella relazione di dicembre sullo stato di attuazione dell’agenda europea sulla migrazione, la Commissione ha ribadito la raccomandazione di intensificare gli sforzi per gestire meglio la migrazione della manodopera in base alle esigenze delle nostre economie.
Agenda europea sulla migrazione
Nel corso del 2018 la Commissione ha presentato relazioni periodiche sullo stato di attuazione dell’agenda europea sulla migrazione, esaminando le misure adottate per stabilizzare i flussi e meglio gestire le frontiere esterne dell’UE. Le relazioni descrivono gli sforzi messi in campo dall’UE per affrontare le cause profonde della migrazione, per fornire sostegno agli Stati membri in prima linea e ai paesi vicini che devono far fronte a una forte pressione migratoria e per proteggere i migranti durante il viaggio, il rimpatrio o la riammissione, nonché i progressi su percorsi legali come il reinsediamento.
Nell’edizione di dicembre 2018 la Commissione ha osservato che l’approccio globale dell’UE alla migrazione ha ottenuto risultati su tutti i fronti: gli arrivi irregolari sono scesi ai livelli pre-crisi, è stata raggiunta una cooperazione più approfondita con i paesi partner, le frontiere esterne sono gestite meglio e sono disponibili strumenti più efficaci per gestire la migrazione all’interno dell’UE. Nella relazione si conclude che si deve continuare ad agire a tutti i livelli, sia all’esterno che all’interno dell’UE.
Protezione delle frontiere e contenimento dei flussi irregolari
Gestione delle frontiere
Nel 2018 sono proseguiti i negoziati sulla proposta della Commissione del 2017 di aggiornare il codice frontiere Schengen, vista la necessità di garantire la sicurezza dei nostri cittadini salvaguardando al tempo stesso la loro libertà di movimento. Si mira ad adattare alle attuali esigenze le norme per il ripristino dei controlli temporanei alle frontiere interne e a introdurre garanzie procedurali più solide affinché i controlli di frontiera alle frontiere interne rimangano una misura di ultima istanza.
Nella sua comunicazione di dicembre sulla migrazione, la Commissione ha chiesto il pieno ripristino dello spazio Schengen come spazio senza controlli temporanei alle frontiere interne fondato su un sistema europeo comune di asilo correttamente funzionante.
L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera ha assistito le guardie di frontiera nazionali con una media di circa 1 350 esperti distaccati lungo tutte le rotte migratorie nel 2018. In giugno gli Stati membri hanno chiesto di rafforzare ulteriormente il ruolo di sostegno dell’Agenzia, anche per quanto riguarda la cooperazione con i paesi terzi, l’aumento delle risorse e l’ampliamento del mandato.
In risposta a tale richiesta, in settembre la Commissione ha proposto di potenziare l’Agenzia con un corpo permanente di 10 000 agenti operativi entro il 2020. I membri del corpo permanente dispongono di poteri esecutivi e di attrezzature proprie per intervenire ovunque ve ne sia la necessità lungo le frontiere esterne dell’UE e nei paesi terzi. La proposta garantisce inoltre che gli Stati membri mantengano la sovranità sulle operazioni effettuate alle loro frontiere. Alla fine del 2018 gli Stati membri in sede di Consiglio avevano concordato alcuni elementi della proposta della Commissione (disposizioni in materia di rimpatrio e cooperazione con i paesi terzi); le discussioni sono in corso su tutti gli aspetti.
L’UE ha proseguito i negoziati con i paesi dei Balcani occidentali per la conclusione di accordi di cooperazione operativa nel settore della gestione delle frontiere che consentirebbero alla guardia costiera e di frontiera europea di fornire assistenza e schierare il proprio personale in caso di necessità. In ottobre l’UE ha firmato un accordo di questo tipo con l’Albania e altri accordi sono stati siglati con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia (luglio) e la Serbia (settembre); si sono inoltre conclusi positivamente i negoziati con il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina.
Sistemi di informazione per la sicurezza e la gestione delle frontiere
Nell’ottobre 2018 è entrato in vigore il regolamento che istituisce un sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS). Il nuovo sistema prevede l’introduzione di uno screening prima della partenza che permetterà di valutare i rischi posti, in termini di sicurezza e di migrazione, dai viaggiatori che beneficiano di un’esenzione dal visto per accedere allo spazio Schengen; esso diventerà operativo entro la fine del 2021.
Dopo l’entrata in vigore della nuova normativa nel dicembre 2017, la Commissione ha iniziato a lavorare all’attuazione di un nuovo sistema di ingressi/uscite per lo spazio Schengen. Il sistema prevede un inasprimento dei controlli alle frontiere esterne dell’UE mediante la registrazione dei dati di ingresso e di uscita e dei dati relativi al respingimento dei cittadini di paesi terzi che attraversano le frontiere dello spazio Schengen. Esso dovrebbe diventare operativo entro la fine del 2020.
Rafforzamento del sistema d’informazione Schengen
Il sistema d’informazione Schengen favorisce la cooperazione nei settori del controllo delle frontiere esterne e dell’applicazione della legge nei paesi Schengen. Nel dicembre 2018 sono entrate in vigore nuove norme che rafforzano il sistema: tra le novità, l’introduzione di nuove segnalazioni sulle decisioni di rimpatrio e una migliore applicazione dei divieti d’ingresso; l’obbligo di inserire segnalazioni in relazione al terrorismo; disposizioni più severe sui minori scomparsi e sulle persone da proteggere; norme più rigorose per la protezione dei dati; un uso più efficiente delle impronte digitali, delle impronte palmari e delle immagini del volto per l’identificazione; un accesso semplificato per le agenzie dell’UE.
Interoperabilità
Nel dicembre 2017 la Commissione ha proposto una nuova normativa sull’interoperabilità dei sistemi di informazione per far sì che le guardie di frontiera, gli addetti ai servizi di immigrazione e le autorità di contrasto abbiano accesso alle informazioni di cui hanno bisogno quando ne hanno bisogno. Alla fine del 2018 il Parlamento europeo e gli Stati membri avevano compiuto progressi importanti; di conseguenza, si prevede l’adozione della proposta nel primo trimestre del 2019.
Rimpatrio e riammissione
Con il sostegno dell’UE, nel solo 2018 l’organizzazione internazionale per le migrazioni ha aiutato 16 463 persone a rientrare volontariamente in patria dalla Libia. L’UE continua a collaborare con l’Unione africana, le Nazioni Unite e le autorità libiche per porre fine al trattenimento sistematico dei migranti, anche minori. Questi sforzi hanno permesso di porre fine al trattenimento di oltre 2 700 rifugiati.
A settembre la Commissione ha proposto una revisione mirata della direttiva rimpatri che, insieme alla proposta di un nuovo regolamento sulla guardia costiera e di frontiera europea, rafforza il mandato dell’Agenzia per quanto riguarda i rimpatri e rende più efficace la politica di rimpatrio dell’UE, nel rispetto dei diritti fondamentali dei migranti.
Per accelerare le procedure di rimpatrio ed evitare le fughe e i movimenti secondari irregolari, la proposta introduce l’applicazione di procedure semplificate di rimpatrio alle frontiere esterne in caso di esito negativo della domanda di asilo. La proposta introduce l’obbligo di notificare immediatamente le decisioni di rimpatrio ai richiedenti asilo respinti, colmando una lacuna procedurale che finora ha facilitato la fuga, e impone ai migranti irregolari di cooperare durante le procedure relative alla loro identificazione. La proposta armonizza anche le norme per ordinare il trattenimento dei migranti irregolari ai fini dell’allontanamento, anche fissando un periodo massimo di trattenimento non inferiore a tre mesi e garantendo la possibilità di trattenere i migranti che presentano rischi per l’ordine pubblico o per la sicurezza. Infine, gli Stati membri sarebbero tenuti a istituire programmi nazionali per assistere i migranti irregolari disposti a rimpatriare volontariamente.
Proteggere chi ne ha bisogno
Riforma dell’asilo
L’Unione europea rimane fedele ai suoi valori fondamentali fornendo protezione a chi ne ha bisogno: complessivamente, nei primi nove mesi del 2018 è stata concessa protezione a 164 055 richiedenti asilo. Due anni di lavoro intenso hanno portato a progressi significativi sulle proposte di riforma del sistema europeo comune di asilo presentate dalla Commissione del 2016, con cinque delle sette proposte della Commissione pronte per l’adozione: il regolamento qualifiche, la direttiva sulle condizioni di accoglienza, il regolamento sull’Agenzia europea per l’asilo, il regolamento Eurodac e il regolamento quadro dell’Unione per il reinsediamento. Pur rientrando in una riforma di vasta portata, ognuna di queste proposte ha in sé un chiaro valore aggiunto e la rapida \ adozione di ciascuna di esse segnerebbe una differenza concreta.
Sono stati compiuti importanti progressi anche per quanto riguarda il regolamento sulle procedure di asilo e il regolamento Dublino, elementi indispensabili di un sistema di asilo adeguato al futuro. Su richiesta degli Stati membri, potrebbero essere introdotte fin d’ora disposizioni temporanee che anticipino gli elementi centrali di un futuro regolamento Dublino e facciano da ponte in attesa dell’entrata in vigore del nuovo regolamento. Inoltre, anche per facilitare un compromesso, in settembre la Commissione ha proposto di ampliare ulteriormente il mandato, gli strumenti e il bilancio dell’Agenzia dell’UE per l’asilo (321 milioni di euro per il periodo 2019-2020) per fornire agli Stati membri un’assistenza più completa nel corso di tutta la procedura di protezione internazionale allorché richiesta. Insieme all’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, le squadre miste dell’UE per la gestione della migrazione sosterranno gli Stati membri quando e dove necessario per svolgere compiti quali l’identificazione e la registrazione dei richiedenti asilo, la preparazione delle decisioni relative alle domande di protezione internazionale e l’assistenza operativa.
«Punti di crisi» e sostegno a Grecia, Italia e Spagna
Per supportare le autorità greche, le organizzazioni internazionali e le organizzazioni non governative che gestiscono la crisi umanitaria e dei rifugiati in Grecia, dall’inizio del 2015 la Commissione ha stanziato più di 816,4 milioni di euro in assistenza emergenziale. Il finanziamento di emergenza si aggiunge ai 613,5 milioni di euro già assegnati alla Grecia nel quadro dei programmi nazionali per il periodo 2014-2020. Alla fine dell’anno la Commissione ha delegato la gestione di 252 milioni di euro alle organizzazioni internazionali che operano in Grecia, tra cui l’Unicef e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). La Commissione fornisce inoltre un sostegno strutturale permanente alle autorità greche con una presenza in pianta stabile su tutte le isole identificate come punti di crisi.
Il commissario Dimitris Avramopoulos (a destra) visita un campo profughi con Dimitris Vitas, ministro greco della Migrazione, a Ritsona, Grecia, 12 aprile 2018.
Per quanto riguarda l’Italia, nel 2018 sono stati stanziati oltre 35,5 milioni di euro portando l’importo totale degli aiuti di emergenza messi a disposizione dell’Italia dal 2014 a 224,9 milioni di euro. La dotazione per l’assistenza di emergenza va ad aggiungersi agli oltre 724 milioni di euro di finanziamenti UE destinati ai programmi nazionali italiani che rientrano nell’ambito del Fondo Asilo, migrazione e integrazione e del Fondo Sicurezza interna per il periodo 2014-2020.
In luglio, in considerazione dell’aumento degli arrivi, alla Spagna sono stati destinati 36,01 milioni di euro in assistenza emergenziale destinati al potenziamento della capacità di accoglienza per gli sbarchi lungo le coste meridionali e a Ceuta e Melilla e all’aumento dei rimpatri. Il finanziamento emergenziale assegnato alla Spagna si aggiunge ai 737,5 milioni di euro già erogati per la migrazione, la gestione delle frontiere e la sicurezza nell’ambito dei programmi nazionali per il periodo 2014-2020.
I migranti che arrivano nei punti di crisi in Italia e in Grecia sono stati opportunamente identificati, registrati e sottoposti al rilevamento delle impronte digitali e i loro dati confrontati con quelli delle pertinenti banche dati di sicurezza. Nella relazione di dicembre sullo stato di attuazione dell’agenda europea sulla migrazione, la Commissione ha osservato che la situazione in Grecia è migliorata ma che le autorità greche devono fare di più per migliorare le condizioni di accoglienza, accelerare il trattamento delle domande di asilo e aumentare i rimpatri.
La maggior parte degli Stati membri dell’UE ha continuato a contribuire ad alleviare la pressione sulla Grecia e sull’Italia ricollocando i richiedenti ammissibili da questi due paesi in prima linea nei flussi migratori.
La dichiarazione UE-Turchia
La dichiarazione UE-Turchia del 2016 continua ad avere un’importanza cruciale per ridurre gli attraversamenti irregolari e pericolosi verso le isole greche dalla Turchia continentale, salvare vite umane in mare e incentivare il reinsediamento dei siriani che necessitano di protezione internazionale.
La Turchia si è adoperata in modo straordinario per dare sistemazione e sostegno a oltre 3,5 milioni di rifugiati siriani registrati, e l’UE ha dimostrato il suo impegno nel sostenere la Turchia in tale sfida. Lo strumento per i rifugiati in Turchia continua a sostenere i bisogni dei rifugiati e delle comunità di accoglienza in Turchia, in stretta collaborazione con le autorità turche. Lo strumento ha aiutato oltre 1,3 milioni di rifugiati effettuando trasferimenti mensili di contante, portando l’istruzione a 500 000 bambini e fornendo assistenza sanitaria a centinaia di migliaia di persone, per un totale di 1,9 miliardi di euro distribuiti. L’UE ha anche iniziato a mobilitare la seconda quota di 3 miliardi di euro di aiuti finanziari.
Sostegno finanziario per la gestione efficace della migrazione
La Commissione sostiene con notevoli finanziamenti gli sforzi compiuti a livello nazionale per migliorare la gestione della migrazione e delle frontiere. Il Fondo Asilo, migrazione e integrazione, con 576 milioni di euro, il Fondo Sicurezza interna (frontiere e visti), con 567 milioni di euro, e il Fondo Sicurezza interna (polizia), con 92,7 milioni di euro, hanno continuato a sostenere lo sviluppo di capacità nel 2018, fornendo assistenza umanitaria e sanitaria e aiutando a sviluppare la cooperazione operativa. Per il periodo 2014-2020 l’assistenza dell’Unione agli sforzi nazionali nei settori della migrazione e della sicurezza è stimato a 5,5 miliardi di euro per il Fondo Asilo, migrazione e integrazione e a 2,9 miliardi di euro per il Fondo Sicurezza interna (escluse le agenzie).
Nel dicembre 2018 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno modificato le norme del Fondo Asilo, migrazione e integrazione per consentire agli Stati membri di continuare a utilizzare i finanziamenti che in precedenza erano impegnati nel meccanismo di ricollocazione di emergenza dell’Unione, conclusosi con successo nel 2017. Grazie a questa modifica delle norme, gli Stati membri potranno utilizzare i fondi rimanenti per continuare a ricollocare o reinsediare richiedenti o beneficiari di protezione internazionale oppure per affrontare altre esigenze connesse alla migrazione nell’ambito di applicazione del Fondo.
Gestire la migrazione e salvare vite umane in mare
L’operazione Themis, insieme ad altre operazioni congiunte e missioni navali dell’UE, ha continuato ad assistere l’Italia nella gestione dell’immigrazione irregolare in tutto il Mediterraneo centrale. Nel complesso queste operazioni hanno contribuito al salvataggio di oltre 690 000 persone in mare.
Sempre nel Mediterraneo centrale e nel mar Egeo, è proseguita l’azione dell’UE per lo smantellamento delle reti criminali di trafficanti con l’aiuto delle autorità turche e della NATO. È stata rafforzata la collaborazione con i partner del Sahel per il contrasto alle reti del traffico di migranti e della tratta di esseri umani, in linea con la dichiarazione adottata a Niamey (Niger) nel mese di marzo.
Sulla base del piano d’azione contro il traffico di migranti del 2015, nel maggio 2018 la Commissione ha proposto una revisione della normativa che regolamenta le modalità di collaborazione tra gli Stati membri, l’UE e i funzionari di collegamento delle agenzie dell’Unione incaricati dell’immigrazione. Scopo di questa revisione è garantire una migliore collaborazione e un maggiore coordinamento tra il personale europeo distaccato nei paesi terzi che opera nell’ambito della migrazione. I negoziati tra il Parlamento europeo e il Consiglio dovrebbero iniziare nei primi mesi del 2019, così da permettere l’entrata in vigore delle nuove norme entro la fine di maggio 2019.
In dicembre il Consiglio europeo ha approvato una serie di misure prettamente di controllo intese a rafforzare la lotta contro le reti criminali del traffico di migranti. Le azioni concrete si basano su un approccio di cooperazione estesa tra diverse agenzie a livello dell’UE e nazionale che consente di utilizzare al meglio le sinergie tra gli strumenti operativi disponibili e di massimizzare l’uso dei mezzi esterni dell’UE. Tra gli obiettivi principali figurano l’aumento delle capacità operative e analitiche del Centro europeo contro il traffico di migranti, una maggiore capacità di contrastare la comunicazione online tra i trafficanti, lo sviluppo di partenariati con paesi terzi e lo scambio di informazioni sulle reti criminali.
Offrire più percorsi sicuri e legali verso l’Europa
L’offerta di percorsi legali e ordinati alle persone bisognose di protezione e la creazione di canali di accesso per una migrazione di manodopera fanno parte integrante dell’approccio globale dell’UE alla migrazione e si accompagnano a una politica determinata ad arginare i flussi irregolari, a rafforzare la protezione delle frontiere, a razionalizzare le procedure di asilo e a rendere più efficaci i rimpatri. Nel discorso sullo stato dell’Unione di settembre, il presidente Juncker ha ribadito l’invito della Commissione ad aprire un maggior numero di percorsi legali.
Reinsediamento
Le iniziative di reinsediamento dell’UE hanno dimostrato che è possibile sostituire una migrazione non sicura e irregolare con canali legali e sicuri per le persone che necessitano di protezione internazionale. Dal 2015 i diversi programmi di reinsediamento dell’UE hanno aiutato oltre 48 700 persone tra le più vulnerabili a trovare un rifugio nell’UE: di queste, quasi 21 000 sono state reinsediate dagli Stati membri nel 2018 nel quadro di un impegno comune a reinsediare più di 50 000 persone bisognose di protezione entro la fine di ottobre 2019 nel più vasto programma di reinsediamento mai avviato dall’UE.
Promuovere la migrazione in funzione del fabbisogno
La Commissione ha inoltre avanzato proposte volte a creare percorsi di maggiore attrattiva per una migrazione di manodopera in funzione del fabbisogno. Per creare un’economia attraente e più competitiva è fondamentale introdurre un nuovo sistema di Carta blu dell’UE che apporta un reale valore aggiunto rispetto a quello attuale, in linea con la proposta della Commissione del 2016. Alla fine dell’anno aveva registrato notevoli progressi anche l’attività dell’UE per l’attuazione di progetti pilota sulla migrazione legale con i principali partner africani. Con una dotazione di 20 milioni di euro, vari progetti dovrebbero essere avviati nel 2019 e sostituire la migrazione irregolare con una migrazione legale sicura, ordinata e ben gestita.
Integrazione
Serve un’integrazione rapida ed efficace per fare della migrazione un vantaggio sia per i migranti sia per l’economia e la coesione della società europea. L’Unione europea ha continuato ad attuare il piano d’azione sull’integrazione dei cittadini di paesi terzi del 2016, adottato il 7 giugno. Questo piano d’azione fornisce un quadro completo di sostegno agli sforzi profusi dagli Stati membri per sviluppare e rafforzare le politiche nazionali di integrazione attraverso il sostegno finanziario e gli orientamenti sulle migliori pratiche. La Commissione ha promosso un approccio multipartecipativo al fine di migliorare l’integrazione dei migranti nel mercato del lavoro. Ha inoltre fornito sostegno ai soggetti sul campo che operano nel settore dell’integrazione, tra cui enti locali e regionali e organizzazioni non governative.
In occasione del Forum europeo sulla migrazione di marzo, oltre 200 portatori di interessi hanno presentato esempi positivi dell’integrazione dei migranti nel mercato del lavoro.
Politica dei visti
I cittadini di alcuni paesi terzi che si recano nello spazio Schengen devono essere in possesso di un visto. Per i soggiorni di breve durata nello spazio Schengen l’UE ha istituito una politica comune dei visti che si basa su due elenchi comuni, uno dei paesi i cui cittadini devono essere in possesso di un visto quando attraversano le frontiere esterne e l’altro dei paesi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo. Nel 2017 (ultimi dati disponibili), i 26 Stati Schengen hanno rilasciato 14,6 milioni visti per soggiorni di breve durata.
In marzo la Commissione ha proposto di riformare la politica comune dei visti per adeguare le norme all’evolvere dei problemi della sicurezza, alle sfide legate alla migrazione e alle nuove opportunità offerte dagli sviluppi tecnologici. L’obiettivo delle modifiche proposte al codice dei visti è facilitare le procedure di rilascio dei visti per i viaggiatori in regola, rafforzando nel contempo la sicurezza e attenuando i rischi di migrazione irregolare. Alla fine del 2018 il Parlamento europeo e il Consiglio avevano adottato i rispettivi mandati per i negoziati interistituzionali; sono ora in corso le discussioni tra i colegislatori, con l’obiettivo di concludere i negoziati nei primi mesi del 2019.
In maggio la Commissione ha proposto di aggiornare il sistema di informazione visti per rispondere meglio alle nuove sfide nel campo della sicurezza e della migrazione e potenziare la gestione delle frontiere esterne dell’UE. Le modifiche proposte permetteranno di controllare in modo più approfondito i precedenti personali dei richiedenti il visto e di colmare le lacune nella sicurezza e nelle informazioni, in particolare per quanto riguarda i documenti di soggiorno di lunga durata rilasciati dagli Stati membri, assicurando la piena interoperabilità con altre banche dati a livello dell’UE. Alla fine del 2018 le discussioni al Parlamento europeo e al Consiglio erano in corso, con l’obiettivo di concludere i negoziati all’inizio del 2019.
Nel 2018 sono proseguiti i negoziati sugli accordi UE di facilitazione del rilascio dei visti con la Bielorussia, la Cina e la Tunisia. Per quanto riguarda la liberalizzazione dei visti, nel mese di luglio la Commissione ha confermato che il Kosovo [tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 (1999) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo] ha soddisfatto tutti i criteri per l’esenzione dal visto nello spazio Schengen.
Nel dicembre 2018 la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione sulla reciprocità dei visti che traccia un bilancio e descrive le possibili prospettive per quanto riguarda la situazione di non reciprocità con gli Stati Uniti, unico caso rimasto aperto. I cittadini di Bulgaria, Cipro, Croazia, Polonia e Romania devono ancora dotarsi di un visto per recarsi negli Stati Uniti. La comunicazione ha fatto il punto sui progressi compiuti verso la realizzazione della reciprocità dei visti, ossia i progressi compiuti da questi Stati membri per soddisfare i requisiti stabiliti dalla legislazione degli Stati Uniti.
Il bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027
Nel giugno 2018 la Commissione ha proposto come strutturare gli strumenti di finanziamento dedicati alla migrazione e alla gestione delle frontiere. Insieme agli stanziamenti per le agenzie competenti, le risorse proposte ammontano a 34,9 miliardi di euro, pari a circa il triplo dell’attuale dotazione di 13 miliardi di euro (agenzie comprese). Le proposte relative al Fondo Asilo e migrazione e allo strumento per la gestione delle frontiere e i visti, nell’ambito del Fondo per la gestione integrata delle frontiere, prevedono un meccanismo di flessibilità per l’assegnazione delle risorse in funzione dell’evoluzione delle sfide, delle esigenze e delle priorità.
Capitolo 9
Un ruolo più incisivo a livello mondiale
«Voglio che la nostra Unione diventi un attore globale più forte […] e voglio anche che dedichiamo più impegno alle questioni della difesa».
Jean-Claude Juncker, discorso sullo stato dell’Unione, 13 settembre 2017
In un’epoca in cui la situazione internazionale diventa meno stabile e il ruolo delle istituzioni internazionali è costantemente sottoposto a scrutinio, l’UE si avvale del suo potere diplomatico, politico ed economico come garante della sicurezza per promuovere la pace e la sicurezza in tutto il mondo.
L’UE è fermamente convinta che una diplomazia multilaterale può risolvere in modo pacifico le questioni internazionali pressanti. L’UE ha dato prova di leadership, creatività e affidabilità nel sostenere l’accordo sul nucleare con l’Iran, l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, i nuovi accordi commerciali con solide tutele sociali, la cooperazione con l’Unione africana e la collaborazione con le Nazioni Unite. Nel 2018 l’UE si è confermata il principale fornitore di aiuti pubblici allo sviluppo.
Le nostre politiche di vicinato e di allargamento hanno favorito la stabilità e si sono concentrate sulla costruzione di relazioni più strette tra l’Unione europea e i suoi vicini.
Nel 2018 la sicurezza e la difesa europee hanno costituito una priorità, con l’adozione da parte dell’UE di misure decisive per rafforzare il suo ruolo di garante della sicurezza mondiale oltre che di potenza economica. L’ampliamento proposto del Fondo europeo per la difesa ne è un esempio, così come lo sono l’adozione di 34 progetti per la difesa nel quadro della cooperazione strutturata permanente e il nuovo strumento europeo per la pace a favore della cooperazione tra i paesi nel settore della difesa.
Nel 2018 l’UE ha consolidato la sua posizione di maggiore donatore di aiuti umanitari al mondo erogando oltre un miliardo di euro. Gli aiuti umanitari dell’UE hanno garantito un sostegno di primo soccorso alle vittime di catastrofi naturali e conflitti armati in tutto il mondo.
Vicinato dell’Unione europea
Vicinato orientale
Il vertice del 2017 sul partenariato orientale ha riconfermato il chiaro impegno a favore del partenariato da parte dell’UE e dei suoi partner: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina. Nel 2018 l’accento è stato posto sulle riforme in ambiti quali l’economia, una governance più salda, una migliore connettività e una società più forte.
Il commissario Johannes Hahn e il primo ministro della Georgia Mamuka Bakhetze all’inaugurazione della prima scuola europea nell’ambito del partenariato orientale a Tbilisi, Georgia, 4 settembre 2018.
Il 2018 è stato il quarto anno consecutivo di relazioni straordinariamente strette tra l’UE e l’Ucraina, marcate da un vertice produttivo in luglio, in cui è stato confermato il sostegno massiccio da parte dell’UE al programma di riforme del paese. L’UE rimane il principale partner commerciale dell’Ucraina e la sua principale fonte di assistenza, che nel 2018 si è concentrata sulle competenze occupazionali, come la riforma dell’istruzione e della formazione professionale, e sul Fondo per l’efficienza energetica.
Le relazioni tra l’UE e la Georgia, che rientrano nel quadro di un accordo di associazione già ambizioso, si sono consolidate ancora di più nel 2018. In novembre il presidente Jean-Claude Juncker e altri membri della Commissione europea hanno accolto alcuni membri del governo della Georgia guidati dal primo ministro Mamuka Bakhetze per una riunione nell’edificio Berlaymont a Bruxelles. L’UE e la Georgia hanno concordato oltre 25 azioni concrete in tre settori prioritari: economia, commercio e connettività; istruzione, ricerca e innovazione; giustizia e sicurezza interna. Tali azioni promuoveranno la cooperazione e apporteranno benefici tangibili ai cittadini georgiani.
Russia
Per quanto riguarda le relazioni dell’UE con la Russia, il rispetto del diritto internazionale rimane fondamentale. La politica dell’UE nei confronti della Russia si fonda sui seguenti principi: pieno sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale; piena attuazione degli accordi di Minsk (pacchetto di misure volte a portare una pace duratura in Ucraina firmato dai rappresentanti dell’Ucraina, della Russia e dei separatisti della «Repubblica popolare di Donetsk» e della «Repubblica popolare di Luhansk»); rafforzamento delle relazioni con i nostri partner orientali; rafforzamento della resilienza dell’UE; necessità di un impegno selettivo con la Russia e volontà di sostenere la società civile russa. Nel 2018 l’UE ha dialogato con la Russia su questioni legate alla sicurezza come l’Iran e la Siria. L’UE ha riconfermato la sua politica di non riconoscimento dell’annessione illegale della Crimea e ha espresso la massima preoccupazione per l’escalation nello stretto di Kerch e nel Mar d’Azov, nonché per le violazioni del diritto internazionale da parte della Russia.
Vicinato meridionale dell’Unione europea
Nel 2018 l’UE ha continuato a collaborare con i paesi partner del vicinato meridionale per promuovere la stabilità, la sicurezza e la crescita sostenibili in tutta una serie di ambiti, basandosi soprattutto sulle nuove priorità della politica di vicinato con l’Algeria, l’Egitto, la Giordania e il Libano. In maggio sono state stabilite le priorità politiche per il periodo 2018-2020 con la Tunisia. L’UE sostiene lo sviluppo socioeconomico, il buon governo, i diritti umani e la sicurezza e contrasta le cause profonde della migrazione irregolare in tutti i paesi della regione.
L’UE ha inoltre collaborato attivamente con le istituzioni finanziarie internazionali e con il settore privato tramite il piano europeo per gli investimenti esterni e la creazione del Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile, che comprende una garanzia finanziaria che concorre a ridurre i rischi per gli investimenti, sul modello del piano di investimenti interno dell’UE. Il piano aiuta a convogliare gli investimenti del settore privato nelle piccole e medie imprese, nell’imprenditoria femminile, nelle infrastrutture energetiche e digitali e in molti altri settori, con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo locale. Il piano prevede inoltre assistenza tecnica per il consolidamento delle istituzioni locali e lotta alla corruzione. Nel 2018 l’Egitto, la Giordania, il Libano e il Marocco si sono associati all’Algeria, a Israele e alla Tunisia nel partenariato per la ricerca e l’innovazione nell’area del Mediterraneo (PRIMA). Tale partenariato finanzierà la ricerca e gli investimenti per promuovere l’agricoltura sostenibile e l’accesso all’acqua in una regione colpita dai cambiamenti climatici e dalla crescita demografica. L’UE ha continuato a promuovere la cooperazione regionale attraverso l’Unione per il Mediterraneo e la Lega degli Stati arabi.
Balcani occidentali e processo di allargamento
Nel 2018 l’UE ha notevolmente approfondito le sue relazioni con i Balcani occidentali. In febbraio la Commissione europea ha pubblicato la strategia per i Balcani occidentali per una prospettiva di allargamento credibile e un maggiore impegno dell’UE nella regione. Questa strategia riconferma la prospettiva dell’adesione all’UE quale fattore chiave per le riforme e la modernizzazione nei Balcani occidentali e prevede un piano d’azione globale di 57 azioni per il periodo 2018-2020, basato su sei iniziative faro (Stato di diritto, sicurezza e migrazione, sviluppo socioeconomico, connettività, agenda digitale, riconciliazione e relazioni di buon vicinato). La sua attuazione è in corso, con la maggior parte delle azioni avviate e alcune completate nel 2018.
Questa prospettiva è stata ribadita al vertice di Sofia, tenutosi in maggio, con la partecipazione del presidente Juncker, che ha dichiarato: «Questo vertice ci ha consentito di rafforzare ulteriormente i legami con i nostri amici dei Balcani occidentali che, passo dopo passo, si avvicinano ogni giorno di più all’Unione europea, ciascuno al proprio ritmo e secondo i propri meriti. Essere parte integrante dell’Unione europea significa condividere valori e principi, fra i quali il rispetto per lo Stato di diritto, l’indipendenza del sistema giudiziario e la libertà d’espressione, perché l’Unione europea è innanzitutto una comunità di valori e di diritto».
L’UE ha inoltre introdotto programmi di sostegno all’agricoltura e allo sviluppo rurale in Albania, Montenegro e Serbia, mentre continuano a operare quelli avviati nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Tali programmi contribuiscono alla sicurezza e alla qualità degli alimenti e conferiscono maggiore attrattiva alle zone rurali.
Nel 2018 il Montenegro e la Serbia hanno proseguito i negoziati di adesione. L’avanzamento globale di tali negoziati dipende dai progressi compiuti nello Stato di diritto e, nel caso della Serbia, anche nella normalizzazione delle relazioni con il Kosovo [tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 (1999) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo]. L’UE ha accolto con favore un accordo bilaterale tra la Grecia e l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia sulla questione della denominazione dello Stato e ne incoraggia la ratifica. A seguito di intensi sforzi di riforma in Albania e nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, sostenuti dall’UE, la Commissione ha raccomandato l’apertura dei negoziati di adesione con entrambi i paesi. L’UE ha continuato a sostenere le riforme in Bosnia-Erzegovina e in Kosovo.
Turchia
Le relazioni tra l’UE e la Turchia hanno continuato a essere messe a dura prova dall’ulteriore deterioramento dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e dell’indipendenza della magistratura in Turchia. I negoziati di adesione sono quindi di fatto giunti a un punto morto e non è stata condotta alcuna ulteriore attività sulla modernizzazione dell’unione doganale UE-Turchia. Il dialogo politico tuttavia è proseguito e la cooperazione a livello tecnico è continuata in settori di forte interesse reciproco come la migrazione, la sicurezza, il commercio, l’energia, i trasporti e l’ambiente.
Relazioni Africa-Europa
Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker interviene al vertice UE-Sud Africa, Bruxelles, Belgio, 15 novembre 2018.
La nuova alleanza Africa-Europa per gli investimenti e l’occupazione sostenibili, avviata nel settembre 2018, punta a far avanzare il partenariato dell’UE con l’Africa allo stadio successivo. L’iniziativa contribuirà a migliorare la creazione di posti di lavoro in Africa sostenendo l’istruzione e le competenze, stimolando il commercio e mobilitando gli investimenti in settori economici strategici. Nel discorso sullo stato dell’Unione 2018 il presidente Juncker ha dichiarato: «Nelle nostre previsioni, tale alleanza contribuirebbe a creare fino a 10 milioni di posti di lavoro in Africa nei prossimi cinque anni. Vogliamo creare un quadro che attiri in Africa maggiori investimenti privati. A dire il vero non partiamo da zero: il nostro piano per gli investimenti esterni, avviato due anni fa, mobiliterà da solo oltre 44 miliardi di euro di investimenti nel settore pubblico e privato in Africa. I progetti già previsti e avviati mobiliteranno 24 miliardi di euro».
Questo partenariato tra l’UE e l’Africa, concepito come partenariato tra pari, è stato consolidato in un forum ad alto livello tenutosi a Vienna nel mese di dicembre, che ha trattato temi quali l’innovazione, gli investimenti e la creazione di posti di lavoro, l’istruzione e il sostegno alle imprese e al commercio. A tre mesi dal suo avvio, l’Alleanza Africa-Europa realizzava già i primi progetti.
Tra le iniziative inaugurate a Vienna va menzionata la garanzia dell’UE (il meccanismo di condivisione del rischio Nasira), primo strumento del suo genere nell’ambito del piano per gli investimenti esterni dell’UE, che sfrutterà complessivamente 75 milioni di euro di finanziamenti UE per attrarre 750 milioni di euro in investimenti per gli imprenditori dell’Africa subsahariana e del vicinato meridionale dell’UE. L’iniziativa dovrebbe portare alla creazione di 800 000 posti di lavoro e andare a beneficio di coloro che solitamente faticano ad accedere a prestiti a costi contenuti, come le piccole e medie imprese, gli sfollati interni, i rifugiati, i rimpatriati, le donne e i giovani. Per quanto riguarda gli scambi nel settore dell’istruzione, l’UE è a buon punto nella realizzazione del suo obiettivo di raggiungere i 35 000 scambi nel 2020.
Nel solo 2018 l’Unione europea ha impegnato oltre 540 milioni di euro per sostenere le riforme del clima imprenditoriale e degli investimenti, superando notevolmente l’impegno assunto dall’alleanza Africa-Europa di aumentare il sostegno dell’UE fino a 300-350 milioni di euro l’anno nel periodo 2018-2020.
Il commissario Christos Stylianides incontra Denis Mukwege, vincitore del premio Nobel per la pace e fondatore dell’ospedale di Panzi, durante la sua visita a Bukavu, Repubblica democratica del Congo, 24 marzo 2018.
L’Unione europea è impegnata a sostenere la creazione di una zona continentale di libero scambio per l’Africa e ha annunciato un sostegno di 50 milioni di euro a favore di tale obiettivo. Un primo passo è stato compiuto a dicembre con un programma di 3 milioni di euro firmato con la Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite per elaborare strategie nazionali di attuazione per la zona continentale di libero scambio.
Un aspetto fondamentale dell’alleanza Africa-Europa è la collaborazione con le task force congiunte sull’Africa rurale, sull’economia digitale, sui trasporti e sull’energia create alla riunione di Vienna.
Anche il piano europeo per gli investimenti esterni sta dando risultati: l’UE sostiene i progetti di investimento nell’Africa settentrionale e subsahariana attraverso le sue piattaforme di investimento regionali e ha sostenuto programmi di investimento in settori chiave quali energie rinnovabili, agricoltura sostenibile, infrastrutture urbane, connettività e digitalizzazione. È inoltre in fase di espansione il dialogo tra i settori privati in Africa e in Europa mediante la piattaforma per l’imprenditoria sostenibile in Africa. Nei seguenti paesi è stato avviato un dialogo tra il settore pubblico e quello privato al fine di promuovere l’imprenditoria sostenibile in Africa: Costa d’Avorio, Etiopia, Marocco, Nigeria, Sud Africa, Tanzania, Tunisia e Uganda.
Sono in fase di preparazione in altri 25 paesi africani iniziative simili, che concorreranno a promuovere la creazione di posti di lavoro dignitosi, in particolare per i giovani e le donne. I dialoghi sono stati avviati ad Abidjan nel corso del Forum economico UE-Africa nel novembre 2017. Nell’ambito di tale impegno, nell’ottobre 2018 il presidente Juncker si è recato in visita in Tunisia.
L’UE ha continuato a costruire un vero partenariato tra pari con l’Africa. Tra gli esempi di cooperazione rafforzata dell’UE con l’Africa in materia di pace e sicurezza figurano la forza congiunta del G5 Sahel, il memorandum d’intesa tra l’Unione africana e l’Unione europea per la pace, la sicurezza e la governance e il sostegno dell’UE alla sicurezza e alla riconciliazione nel Corno d’Africa. Benché gli aiuti umanitari, la cooperazione allo sviluppo e il sostegno alla pace e alla sicurezza continuino ad essere settori di cooperazione importanti, l’UE ha anche rafforzato notevolmente il partenariato economico con l’Africa. Oggi l’UE e l’Africa collaborano in ambiti nuovi come la ricerca e l’innovazione, nonché in ambiti economici strategici quali agricoltura, digitalizzazione, trasporti ed energia.
America settentrionale e America latina
Il commissario Neven Mimica durante una visita alla provincia di Chapare, Bolivia, 4 maggio 2018.
Un partenariato transatlantico solido e ben funzionante con gli Stati Uniti rimane un elemento cruciale per la sicurezza e la prosperità dell’Europa. L’UE mantiene il suo impegno a favore di un partenariato strategico con gli Stati Uniti basato su valori e interessi comuni e sulla disponibilità a svolgere un ruolo responsabile negli affari internazionali a vantaggio di entrambe le parti. Nel corso dell’ultimo anno l’UE ha operato in stretta collaborazione con l’amministrazione e con il Congresso degli Stati Uniti per tutte le questioni che prevedono obiettivi comuni (Balcani occidentali, Ucraina, Russia, Corea del Nord, antiterrorismo, cibersicurezza e difesa, NATO). L’UE ha difeso i suoi valori, i suoi principi e i suoi interessi quando questi sono stati messi in discussione.
In luglio, a seguito di un incontro tra il presidente Juncker e il presidente Trump, l’UE e gli Stati Uniti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui hanno affermato di volersi impegnare ad abolire i dazi, le barriere non tariffarie e le sovvenzioni sui prodotti industriali non automobilistici. Hanno concordato di impegnarsi a ridurre le barriere e aumentare gli scambi nei servizi e nei settori chimico, farmaceutico, medico e della soia. Le due parti hanno convenuto inoltre di rafforzare la cooperazione strategica nel settore dell’energia.
Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, riceve Iván Duque Márquez, presidente della Colombia, a Bruxelles, Belgio, 24 ottobre 2018.
L’UE ha consolidato le sue relazioni con il Canada con l’accordo di partenariato strategico. L’UE e il Canada continuano a cooperare strettamente in settori quali sicurezza, difesa e questioni di genere.
La cooperazione dell’UE con l’America latina e i Caraibi si è concentrata sulla modernizzazione degli accordi di associazione con il Mercosur, il Messico e il Cile. Nel 2018 un accordo con L’Avana ha segnato una nuova era nella cooperazione UE-Cuba. L’UE continua a sostenere l’attuazione dell’accordo di pace in Colombia.
Asia e Pacifico
Nel 2018 l’UE ha rafforzato la diplomazia economica e ha potenziato il suo ruolo in Asia in materia di sicurezza anche grazie alle iniziative per ridurre le tensioni nella penisola coreana. L’UE ha sviluppato una strategia per collegare l’Europa e l’Asia imperniata sulla lotta ai cambiamenti climatici e sulla cooperazione regionale. Per sviluppare appieno il potenziale di queste relazioni l’UE ha adottato una nuova strategia sull’India e ha ratificato l’accordo di partenariato e di cooperazione UE-Filippine. L’UE e la Thailandia hanno avviato un dialogo sul lavoro per promuovere condizioni di lavoro dignitose.
Federica Mogherini, alta rappresentante/vicepresidente della Commissione, visita il villaggio della tregua di Panmunjom nella zona demilitarizzata che separa le due Coree, 5 agosto 2018.
L’UE ha continuato a dialogare con la Cina su questioni quali i cambiamenti climatici e gli interessi comuni in tema di sicurezza come l’accordo sul nucleare con l’Iran, l’Afghanistan e la penisola coreana. Al tempo stesso l’UE ha garantito maggiore reciprocità nelle relazioni economiche, nella scienza e nella tecnologia. L’UE ha avviato un dialogo con la Cina sulle infrastrutture, si è adoperata per allineare gli investimenti nelle reti strategiche dell’UE e per promuovere la trasparenza e la sostenibilità economica e sociale. L’UE ha incoraggiato una più stretta cooperazione in materia di obiettivi di sviluppo sostenibile, risoluzione dei conflitti, norme internazionali e rispetto dei diritti umani.
L’Anno del turismo UE-Cina 2018 ha fornito un’occasione unica per aumentare i flussi di visitatori e gli investimenti per entrambe le parti. Inoltre, ha consentito di promuovere le destinazioni meno note, migliorare le esperienze di viaggio e turistiche e offrire opportunità per una maggiore cooperazione economica. Nel corso dell’anno hanno avuto luogo più di 150 iniziative e manifestazioni.
Federica Mogherini, alta rappresentante/vicepresidente della Commissione, con Wang Yi, consigliere di Stato e ministro cinese degli Affari esteri, a una conferenza stampa in occasione della riunione di dialogo strategico ad alto livello UE-Cina, Bruxelles, Belgio, 1º giugno 2018.
Il 18 e 19 ottobre 2018 si è tenuto a Bruxelles il 12º vertice Asia-Europa, che ha riunito i leader di 51 paesi europei e asiatici, i rappresentanti dell’UE e il segretario generale dell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico.
Medio Oriente
L’UE ha continuato a rispondere attivamente alla crisi e ai conflitti in corso nella regione. Ha contribuito in particolare al processo di stabilizzazione grazie al suo sostegno ai processi di pace guidati dalle Nazioni Unite in Siria e nello Yemen, al processo di stabilizzazione in Iraq e alla ricerca di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati per il conflitto israelo-palestinese.
Siria
La conferenza «Sostenere il futuro della Siria e della regione» del mese di aprile ha permesso alla comunità internazionale di rinnovare e rafforzare l’impegno politico, umanitario e finanziario nei confronti del popolo siriano. È stata adottata la strategia dell’UE per l’Iraq, volta a sostenere la ripresa del paese dalla lotta contro il Da’esh.
Yemen
Nello Yemen l’UE ha continuato ad appoggiare il processo guidato dalle Nazioni Unite, a sostenere l’inviato speciale delle Nazioni Unite Martin Griffiths e a offrire assistenza alla popolazione colpita dalla crisi.
Israele, i territori palestinesi occupati e il processo di pace in Medio Oriente
L’UE ha continuato a sostenere fermamente la risoluzione del conflitto israelo-palestinese e la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati. Ha nominato un nuovo rappresentante speciale dell’UE per il processo di pace in Medio Oriente, Susanna Terstal. L’UE ha inoltre accordato all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente un importo supplementare di 40 milioni di euro, da destinare all’istruzione di 500 000 bambini rifugiati palestinesi, all’assistenza sanitaria di oltre 3,5 milioni di pazienti e all’assistenza a oltre 250 000 profughi palestinesi vulnerabili; il contributo per il 2018 ammonta quindi a 146 milioni di euro.
Iran
Nel 2018 l’UE ha mantenuto la sua posizione sull’accordo nucleare con l’Iran, continuando a sostenerne l’attuazione come pietra angolare del regime globale di non proliferazione nucleare e interesse chiave per la sicurezza dell’UE, della regione e del mondo. L’UE ha espresso profondo rammarico per il recesso degli Stati Uniti dall’accordo e la reintroduzione di sanzioni. L’UE ha incoraggiato l’Iran a proseguire la piena attuazione degli impegni assunti nel campo del nucleare, come confermato da una serie di relazioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Al tempo stesso l’UE ha sviluppato ulteriormente le relazioni con l’Iran, in particolare nei settori del commercio e degli investimenti, dell’energia, dell’ambiente, dell’istruzione, della ricerca, della cooperazione nucleare per fini civili, degli aiuti umanitari e dei diritti umani. L’UE ha inoltre coinvolto attivamente l’Iran in questioni che destano preoccupazione, come le criticità regionali, i missili balistici e i diritti umani, al fine di promuovere la moderazione e un impegno costruttivo nella regione.
Sicurezza e difesa
Visti i tempi imprevedibili in cui viviamo, l’Europa deve assumersi una maggiore responsabilità per la sua sicurezza interna ed esterna. La difesa europea è essenziale non solo per la sicurezza dell’Europa ma anche per la pace e la sicurezza in tutto il mondo.
In marzo è stata firmata una prima convenzione di sovvenzione dell’azione preparatoria sulla ricerca in materia di difesa per un importo di 35 milioni di euro a favore di Ocean 2020, il primo progetto paneuropeo di ricerca militare. Parallelamente, nel quadro della cooperazione strutturata permanente in materia di difesa che il Consiglio ha deciso di istituire nel dicembre 2017, sono stati compiuti progressi sostanziali e sono stati avviati nel corso dell’anno 34 progetti di collaborazione multinazionale nel settore della difesa, che riguardano ad esempio la formazione e le esercitazioni militari, le capacità militari di terra, aeree e navali e il settore sempre più importante della ciberdifesa. Mediante un piano d’azione dell’UE nel marzo 2018 è stata avviata un’iniziativa per la difesa volta a migliorare la mobilità militare. In luglio l’UE ha istituito il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa per il periodo 2019-2020 e ha proposto un Fondo europeo per la difesa di 13 miliardi di euro per il prossimo bilancio a lungo termine dell’UE (2021-2027) per rafforzare il proprio ruolo di garante della sicurezza e della difesa.
Nel 2018 l’UE ha condotto missioni e operazioni oltre i propri confini nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune, di cui sei militari e dieci civili. Che sia in Afghanistan, in Sahel o in Iraq, per costruire istituzioni pubbliche forti, resilienti e inclusive occorre investire nello sviluppo della polizia, della magistratura, della sanità e dell’istruzione, nonché di forze armate affidabili e sottoposte al controllo democratico. In giugno l’UE ha pertanto proposto lo strumento europeo per la pace per semplificare il finanziamento delle missioni e delle operazioni della politica di sicurezza e di difesa comune e assistere i partner europei. In novembre i ministri dell’UE hanno inoltre adottato un patto sulla dimensione civile della politica di sicurezza e di difesa comune, il cui scopo è rendere questa politica più capace, più efficace e più coesa nella sua dimensione civile.
Le missioni militari sono solo uno dei tanti strumenti predisposti dall’UE per far fronte alle difficili condizioni di sicurezza del mondo di oggi. Nel 2018 gli Stati membri hanno preso atto del ruolo cruciale delle missioni civili di sicurezza e di difesa comune nella gestione delle sfide legate alla sicurezza, come la criminalità organizzata, il terrorismo e le minacce ibride e hanno deciso di rafforzare la dimensione civile della politica di sicurezza e di difesa comune attraverso un patto civile.
Prevenire e contrastare il terrorismo e l’estremismo violento
In linea con la strategia globale dell’ONU contro il terrorismo e con il piano d’azione per prevenire l’estremismo violento, la lotta al terrorismo e la prevenzione dell’estremismo violento sono state priorità assolute dell’UE nello scorso anno. L’UE ha rafforzato il dialogo sulla lotta al terrorismo con i paesi dei Balcani occidentali, la Turchia e i paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, nonché con le principali organizzazioni internazionali.
Migrazione
L’UE continua a collaborare con gli Stati membri e con i partner internazionali per salvare vite umane, fornire protezione, offrire percorsi sicuri e legali e contrastare le cause profonde della migrazione. Ha intensificato la lotta contro le reti criminali, che spesso approfittano della disperazione dei cittadini e sono implicate nella tratta e nel traffico di esseri umani. Il patto globale delle Nazioni Unite sulla migrazione e il patto globale delle Nazioni Unite sui rifugiati sono stati entrambi adottati nel 2018.
L’operato dell’UE ha contribuito al rientro sicuro in patria di oltre 33 000 migranti bloccati in Libia, a una riduzione dell’80 % del numero di arrivi attraverso la rotta del Mediterraneo centrale e alla creazione di un corridoio di evacuazione in Niger per coloro che necessitano di protezione internazionale. Dal novembre 2017 sono stati evacuati 2 105 rifugiati vulnerabili e richiedenti asilo. Il Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa ha continuato a contrastare le cause profonde dell’instabilità, dei trasferimenti forzati e della migrazione irregolare e ha contribuito alla gestione della migrazione.
Risposta alle crisi umanitarie e alle situazioni di emergenza
Il conflitto in Siria ha causato indicibili sofferenze a milioni di persone. Dall’inizio delle ostilità nel 2011, l’UE ha fornito un sostegno di primo soccorso ai civili in Siria e nei paesi vicini. L’importo dedicato ai progetti di aiuto umanitario in Siria, Giordania, Libano, Egitto e Turchia nel 2018 è pari a 311 milioni di euro.
I conflitti internazionali si possono risolvere solo attraverso un sistema multilaterale solido, e nel 2018 quasi la metà dei finanziamenti dell’UE per gli aiuti umanitari è stata destinata alle organizzazioni delle Nazioni Unite, in particolare al Programma alimentare mondiale, alle due agenzie delle Nazioni Unite per i rifugiati e la migrazione, all’Unicef e all’Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2018 i progetti nel settore dell’istruzione hanno assunto un’importanza fondamentale nel quadro dell’aiuto umanitario erogato dall’UE, con un finanziamento pari a 100 milioni di euro.
Nel 2018 l’Unione europea ha attivato il meccanismo di protezione civile in dieci occasioni per reagire a catastrofi improvvise in America latina, Africa e Asia. Quando l’Indonesia è stata colpita da una serie di terremoti e da uno tsunami alla fine di settembre, la Commissione europea ha coordinato la fornitura di alloggi, generatori di corrente e depuratori d’acqua provenienti da otto diversi Stati membri dell’UE.
Diritti umani
L’UE ha continuato a difendere e promuovere i diritti umani, soprattutto in un’epoca in cui il rispetto di tali diritti è minato in molte parti del mondo. Il 70º anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani è stato ampiamente celebrato dall’UE. L’iniziativa «Good Human Rights Stories» (storie positive di diritti umani), presentata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha creato un’alleanza di paesi e ha posto in evidenza esempi di pratiche positive nel campo dei diritti umani.
La parità tra donne e uomini è uno dei valori fondamentali dell’UE ed è una priorità per le sue politiche europee e internazionali. L’UE sostiene l’agenda delle Nazioni Unite per le donne, la pace e la sicurezza e si adopera per l’attuazione del piano d’azione definito nel documento di lavoro sul tema «Parità di genere ed emancipazione femminile: trasformare la vita delle donne e delle ragazze attraverso le relazioni esterne dell’UE (2016-2020)».
Nel 2018 sono state inviate missioni di osservazione elettorale in Gambia, Kosovo [tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 (1999) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo], Libano, Tunisia e Honduras.
Sanzioni UE
Le sanzioni, spesso denominate «misure restrittive», sono uno degli strumenti utilizzati dall’UE per promuovere gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune, ossia la pace, la democrazia e il rispetto dello Stato di diritto, dei diritti umani e del diritto internazionale. Le sanzioni si inseriscono sempre in un approccio strategico globale più ampio fatto di dialogo politico e sforzi complementari. Le sanzioni dell’UE non sono punitive, bensì volte a generare un cambiamento nella politica o nelle attività del paese, delle entità o delle persone cui sono dirette. Una mappa delle sanzioni dell’UE è consultabile all’indirizzo https://ec.europa.eu/fpi/what-we-do/sanctions_en
Collaborazione con partner internazionali
Federica Mogherini, alta rappresentante/vicepresidente della Commissione, e Amina Mohammed, vicesegretaria generale delle Nazioni Unite, partecipano a un evento inaugurale del programma per l’America latina durante la 73ª sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, New York, Stati Uniti, 27 settembre 2018.
L’UE deve assumersi la responsabilità strategica di agire da sola se necessario e con i partner ogniqualvolta possibile. Questo è il motivo per cui l’Unione sta rafforzando la cooperazione con gli altri partner internazionali come la NATO e le Nazioni Unite.
Nazioni Unite
L’UE crede in un ordine internazionale fondato su regole, con le Nazioni Unite al centro di un mondo stabile e sicuro. Nel 2018, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la delegazione dell’UE, guidata dal presidente Donald Tusk e dal presidente Jean-Claude Juncker, ha raggiunto un accordo con le Nazioni Unite su un partenariato strategico rinnovato che comprende l’impegno a rafforzare la cooperazione allo sviluppo. L’UE ha sostenuto le riforme proposte dal segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, per adeguare il sistema ONU alle sfide del 21º secolo. Si è intensificata la cooperazione nel settore della pace e della sicurezza, in particolare nella Repubblica centrafricana, nel Mali, nel Sahel, in Libia e in Somalia.
Un partenariato più forte tra l’UE e la NATO
La cooperazione tra l’UE e la NATO costituisce uno dei pilastri su cui si basano le attività dell’UE per il miglioramento della sicurezza e della difesa europee nell’ambito dell’attuazione della strategia globale dell’UE.
Nel complesso sono attualmente in fase di attuazione in vari settori 74 azioni concrete, mentre la terza relazione sull’andamento dei lavori, pubblicata nel 2018, ha messo in risalto i rapidi progressi e il valore aggiunto della cooperazione UE-NATO. UE e NATO hanno inoltre condotto un esercizio coordinato e parallelo per migliorare e rafforzare la capacità di risposta dell’UE in caso di crisi complessa di natura ibrida e per sviluppare ulteriormente l’interazione tra le due organizzazioni nei settori della conoscenza situazionale, della risposta alle crisi cibernetiche e della comunicazione strategica nelle situazioni di crisi.
L’Unione europea nel G7 e nel G20
L’Unione europea è un membro del G7 e del G20. In queste sedi l’UE promuove un ordine internazionale fondato su regole, che attualmente subisce forti pressioni per quanto riguarda il commercio, la sicurezza, i cambiamenti climatici e i diritti umani. Alla riunione di giugno in Canada, i leader del G7 hanno sottoscritto una dichiarazione in cui si impegnano a lottare contro il protezionismo commerciale e a riformare l’Organizzazione mondiale del commercio e hanno esortato la Russia a porre fine alle azioni che compromettono le democrazie e a ritirare il suo sostegno al regime siriano. Hanno inoltre chiesto la denuclearizzazione della penisola coreana e dell’Iran. I leader del G7 si sono impegnati a cooperare per realizzare una crescita inclusiva e la parità di genere, mentre l’UE ha ribadito il suo forte impegno ad attuare l’accordo di Parigi sul clima. In occasione della riunione del G20 a Buenos Aires i leader hanno rilasciato una dichiarazione incentrata sulla ricerca di un consenso per uno sviluppo equo e sostenibile. I leader del G20 hanno rinnovato l’impegno a collaborare per promuovere un ordine internazionale fondato su regole e hanno appoggiato la necessaria riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio per migliorarne il funzionamento.
Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione, discute con Navdeep Bains, ministro canadese dell’Innovazione, della scienza e dello sviluppo economico, in occasione della riunione dei ministri del Lavoro e dell’innovazione del G7 dedicata alla preparazione per i lavori del futuro, Montreal, Canada, 28 marzo 2018.
Il bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027
L’UE è il maggiore fornitore di assistenza allo sviluppo nel mondo, il primo partner commerciale e il primo investitore straniero per quasi tutti i paesi del mondo. Nel bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027 è previsto un aumento delle risorse finanziarie erogate dall’UE per lo sviluppo e gli aiuti umanitari. In quanto Unione che promuove la pace, la stabilità e l’esportazione dei suoi valori e delle sue regole, l’UE deve affrontare numerose sfide e opportunità in un mondo sempre più complesso e connesso. La prosperità e la pace nei paesi vicini hanno un impatto positivo sulla prosperità dell’UE. Per il prossimo bilancio a lungo termine la Commissione propone di aumentare gli investimenti in azioni esterne del 26 %, portandoli a 123 miliardi di euro; è inoltre prevista una profonda ristrutturazione degli strumenti dell’UE per l’azione esterna al fine di garantire una maggiore coerenza, rendere la cooperazione sempre più efficace, semplificare i processi e sfruttare le economie di scala.
Nel 2018 è stato istituito il Fondo europeo per la difesa al fine di assistere i paesi a spendere in modo più efficiente il denaro dei contribuenti, a ridurre le duplicazioni della spesa e a ottenere il miglior rapporto costi-benefici nella spesa sostenuta. Il Fondo coordinerà e aumenterà gli investimenti nazionali nella ricerca per il settore della difesa e nello sviluppo di materiali e tecnologie per la difesa. Esso si articola in due assi principali: i) ricerca e ii) sviluppo. La ricerca potrebbe riguardare, in genere, l’elettronica, i metamateriali, i software cifrati e la robotica, mentre nello sviluppo potrebbero rientrare i materiali e le tecnologie per la difesa, ad esempio lo sviluppo della tecnologia dei droni o delle comunicazioni via satellite per ridurre i costi.
Le minacce alla sicurezza non conoscono frontiere e stanno assumendo un carattere sempre più internazionale. La natura complessa di queste sfide è tale che nessuno Stato membro può o deve essere tenuto a farvi fronte da solo. Il bilancio dell’UE deve aiutare gli Stati membri a compiere sforzi e ad assumersi le loro responsabilità per garantire la sicurezza degli europei. In base alle proposte della Commissione al Parlamento e al Consiglio, il bilancio dell’UE per la sicurezza e la difesa ammonterà a circa 19,5 miliardi di euro (13 miliardi di euro per il Fondo europeo per la difesa, più 6,5 miliardi di euro per la mobilità militare nell’ambito del meccanismo per collegare l’Europa). In aggiunta, in base alla proposta dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Consiglio sostenuta dalla Commissione, altri 10,5 miliardi di euro saranno messi a disposizione al di fuori del bilancio dell’UE per lo strumento europeo per la pace. È previsto quindi che la spesa complessiva per la sicurezza e la difesa per il periodo 2021-2027 supererà i 30 miliardi di euro.
Capitolo 10
Un’Unione di cambiamento democratico
«La Commissione da me guidata si impegnerà a dare nuova vita allo speciale partenariato con il Parlamento europeo. […] Mi impegno inoltre a migliorare la trasparenza nei contatti con i portatori d’interessi e i lobbisti».
Jean-Claude Juncker, Orientamenti politici, 15 luglio 2014
Nei suoi orientamenti politici del 2014 per la nuova Commissione europea, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker si era impegnato a «lavorare per riconquistare la fiducia dei cittadini nel progetto europeo». In vista di tale obiettivo, la Commissione Juncker ha lavorato sin dal primo giorno per rendere l’UE più democratica, aprendo il processo di definizione delle politiche ai contributi dei cittadini, potenziando la trasparenza e integrando i principi del «Legiferare meglio» nel cuore del lavoro della Commissione.
Nel 2018 si è continuato a costruire sui risultati acquisiti, presentando nuove iniziative orientate al futuro. A febbraio la Commissione ha sottoposto ai leader dell’UE misure pratiche per migliorare la vicinanza ai cittadini in occasione delle prossime elezioni europee e aumentare l’efficienza dell’UE. I dialoghi con i cittadini hanno continuato a rafforzarsi, con il 1 000º dialogo che ha avuto luogo in ottobre a Friburgo, in Germania, in presenza del presidente Juncker, e con dibattiti di vasta portata sul futuro dell’Europa.
In molti di questi dialoghi con i cittadini si è discusso del futuro dell’Europa, un dibattito che nel 2018 ha registrato un’accelerazione con discussioni online e nei parlamenti, nelle città e nelle regioni di tutta l’Unione in vista delle decisioni che l’Unione dovrà prendere al vertice di Sibiu nel maggio 2019.
La Commissione ha espresso il suo parere sul processo di selezione per il prossimo presidente della Commissione, sulla composizione del futuro Parlamento europeo e della futura Commissione europea e sul funzionamento di un presidente con doppio mandato per la Commissione e per il Consiglio europeo.
In febbraio il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo su nuove norme in materia di finanziamento dei partiti politici europei e in dicembre sulla riforma dell’iniziativa dei cittadini europei, che include più informazioni e assistenza per gli organizzatori e agevola ai cittadini l’organizzazione di un’iniziativa. In maggio poi la Commissione ha presentato una proposta per il futuro bilancio a lungo termine dell’Unione, lanciando con le altre istituzioni europee un processo volto ad assicurare all’UE le risorse necessarie per realizzare le sue ambizioni e per far fronte alle sfide presenti e future.
Il futuro dell’Europa
Nel discorso sullo stato dell’Unione del 2016 il presidente Juncker aveva dato il via al processo di riflessione sul futuro dell’Europa e dell’Unione europea a 27. I leader dell’UE hanno adottato due importanti dichiarazioni sulla via da seguire: a Bratislava nel settembre 2016 e a Roma nel marzo 2017; parallelamente la Commissione, insieme al Parlamento europeo e agli Stati membri, ha invitato i cittadini a contribuire al dibattito sul futuro dell’Europa mediante la partecipazione ai dialoghi con i cittadini e attraverso consultazioni online create dai cittadini stessi.
Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, interviene alla sessione plenaria del Parlamento europeo sul dibattito sul futuro dell’Europa, Strasburgo, Francia, 23 ottobre 2018.
Nel marzo 2017 la Commissione europea ha pubblicato un libro bianco sul futuro dell’Europa, offrendo cinque scenari della possibile evoluzione dell’Unione. A questo ha fatto seguito una serie di cinque documenti di riflessione sugli argomenti che incideranno maggiormente sul futuro dell’Unione. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione 2017 il presidente Juncker ha proposto una tabella di marcia per un’Europa più unita, più forte e più democratica.
Su queste basi i leader nazionali hanno concordato un’agenda dei leader: un elenco delle questioni e delle sfide più urgenti cui occorre trovare una soluzione in vista delle elezioni europee del maggio 2019. Finora sono stati compiuti progressi consistenti, con la Commissione che ha adottato tutte le proposte richieste dai leader dell’UE a Bratislava e a Roma e ha formulato proposte ambiziose nei settori della migrazione, dell’unione economica e monetaria, delle questioni internazionali, della tassazione nell’economia digitale, delle questioni digitali, della ricerca e innovazione e dell’istruzione e cultura.
Nel febbraio 2018 la Commissione ha proposto un pacchetto di opzioni volte a rendere il lavoro dell’UE più efficace, anche confermando e potenziando il sistema di capilista per la carica di presidente della Commissione europea («Spitzenkandidaten»). La Commissione ha anche chiesto che i legami tra i partiti politici europei e i loro partiti membri nazionali e regionali siano più trasparenti, in modo che gli elettori possano vedere facilmente come in Europa il loro voto si traduce in decisioni. Per garantire elezioni europee libere ed eque, nel settembre 2018 la Commissione ha presentato misure specifiche supplementari volte a proteggere il nostro processo democratico dalla manipolazione di paesi terzi o di interessi privati attraverso, ad esempio, lo sfruttamento di dati personali ottenuti illegalmente.
In settembre i leader hanno concordato misure relative alla sicurezza interna e in dicembre misure relative all’unione economica e monetaria.
Verso Sibiu
Nella tabella di marcia per un’Europa più unita, più forte e più democratica il presidente Juncker ha proposto una speciale riunione dei leader a Sibiu, in Romania, per discutere di questioni strategiche sul futuro dell’Unione. In questa riunione informale, che avrà luogo il 9 maggio 2019, i leader nazionali dovrebbero essere in grado di inviare un messaggio di speranza, di unità e di determinazione e di ricordare i nostri valori comuni. La riunione sarà anche l’occasione per entrare nel culmine del processo di riflessione sul futuro dell’Europa con un impegno rinnovato per un’UE tesa a realizzare quanto sta davvero a cuore ai cittadini. Nella riunione — che si terrà sei settimane dopo la data prevista per l’uscita del Regno Unito dall’UE e due settimane prima delle elezioni del Parlamento europeo — è previsto che i leader riflettano su una nuova agenda strategica che fissi le priorità e orienti i lavori dell’Unione europea per i prossimi cinque anni.
Nel discorso sullo Stato dell’Unione 2018 il presidente Juncker ha ribadito l’impegno a realizzare un’Europa più unita, più forte e più democratica. La «strada verso Sibiu» prevede diverse tappe intermedie e iniziative chiave da realizzare sulla base delle dieci priorità politiche della Commissione e sulle complementari proposte orientate al futuro. Sono tre le priorità delle tre istituzioni dell’UE deputate a concretizzare tali obiettivi, Parlamento europeo, Consiglio e Commissione:
- realizzare ciò che è stato concordato e promesso: adottare le proposte legislative ancora pendenti;
- risolvere le importanti sfide ancora aperte, compreso il completamento del lavoro nel settore della migrazione, il rafforzamento dell’unione economica e monetaria e il superamento delle crescenti tensioni nel sistema commerciale mondiale;
- dare all’Unione europea una prospettiva per il futuro. È con questo intento che a maggio la Commissione ha presentato la sua proposta per il prossimo bilancio a lungo termine dell’Unione a 27 Stati membri (2021-2027). Per consentire all’Unione di avere un ruolo efficace e sovrano sulla scena internazionale, in settembre la Commissione ha proposto un più ampio ricorso al voto a maggioranza qualificata in alcuni settori della politica estera e di sicurezza comune dell’UE. Tra le iniziative volte a dare una prospettiva al futuro dell’Unione rientra l’ulteriore rafforzamento dei meccanismi destinati a proteggere e difendere lo Stato di diritto in tutti gli Stati membri.
L’agenda dell’UE nel 2019 sarà improntata a tre parole: risultati, destino e democrazia.
I risultati sono l’obiettivo principale della Commissione e del presidente Juncker fino all’ultimo giorno del loro mandato. Adesso tutte le proposte basate sulle dieci priorità della Commissione Juncker sono sul tavolo, ma di queste circa 241 devono ancora essere adottate nei prossimi mesi. Il collegio si impegnerà al massimo affinché i colegislatori possano formalmente adottare il maggior numero di queste proposte per fare realmente la differenza nella vita delle persone.
Il 2019 sarà l’anno in cui l’Europa deve prendere in mano il proprio destino, come ha esortato a fare il presidente Juncker nel suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione. Il 9 maggio a Sibiu i 27 leader daranno il via a un nuovo inizio con un vertice molto speciale che preparerà il terreno per un’Europa più forte, più unita e più democratica.
Solo due settimane dopo Sibiu gli europei prenderanno parte alle seconde elezioni mondiali in ordine di grandezza — seconde solo alle elezioni politiche indiane. La democrazia e le elezioni europee daranno alle persone un’opportunità di esprimersi sul tipo di Unione che vogliono e a tutti i partiti di ogni area di appartenenza di presentare le loro idee per il futuro.
Il Parlamento europeo
Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, interviene a una conferenza stampa sul recesso del Regno Unito dall’UE al Parlamento europeo, Strasburgo, Francia, 23 ottobre 2018.
Nel 2018 il Parlamento europeo ha affrontato una vasta gamma di questioni politiche, legiferando per prevenire il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, garantire che gli Stati membri sappiano chi attraversa le loro frontiere esterne, istituire un nuovo corpo di solidarietà che aiuti i giovani a svolgere attività di volontariato o a lavorare in progetti nei loro paesi o all’estero, incoraggiare lo sviluppo di un’economia «circolare» sostenibile dal punto di vista ambientale e ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Il Parlamento europeo ha anche approvato la modernizzazione degli strumenti di cui dispone l’Europa per far fronte alle pratiche commerciali sleali di vari paesi nel mondo e la legislazione volta a rendere più efficaci ed eque le regole relative ai lavoratori distaccati in un paese dell’UE diverso dal loro.
Il Consiglio europeo
In febbraio il Consiglio europeo ha tenuto una riunione informale per discutere questioni istituzionali fra cui la composizione del Parlamento europeo, le liste transnazionali e le nomine ad alto livello, compreso il cosiddetto processo degli «Spitzenkandidaten» per il posto di presidente della Commissione europea. Inoltre, i leader hanno tenuto un dibattito sulle priorità politiche del prossimo bilancio a lungo termine dell’UE (2021-2027).
Il Consiglio europeo di marzo si è concentrato sulle questioni economiche (in particolare le strategie per il mercato unico), sul commercio, sulle questioni sociali e sulla preparazione del vertice UE-Balcani occidentali che si terrà in maggio. Nel contesto dell’agenda dei leader le discussioni hanno toccato anche la tassazione del digitale e le relazioni esterne. Il Consiglio europeo (riunito nella formazione «articolo 50» a 27 Stati membri) ha adottato gli orientamenti sulle future relazioni con il Regno Unito. Al vertice euro i leader hanno avuto uno scambio di vedute su tutti gli elementi dell’unione economica e monetaria, ad eccezione dell’unione bancaria e del meccanismo europeo di stabilità.
Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, al Parlamento europeo a Strasburgo, Francia, 24 ottobre 2018.
A maggio i leader dell’UE si sono riuniti a Sofia, in Bulgaria, per il vertice UE-Balcani occidentali. Prima del vertice i leader hanno partecipato a una cena di lavoro nel contesto dell’agenda dei leader durante la quale la discussione si è incentrata su questioni digitali e sulla ricerca e innovazione.
In giugno il principale argomento discusso dai leader è stata la migrazione. All’ordine del giorno figuravano anche sicurezza e difesa, il prossimo bilancio a lungo termine dell’UE (2021-2027), il commercio, il semestre europeo, la tassazione del digitale, l’innovazione e l’Europa digitale. Al vertice euro i leader hanno discusso del completamento dell’Unione bancaria e del futuro ruolo del meccanismo europeo di stabilità. Il Consiglio europeo (riunito nella formazione «articolo 50» a 27 Stati membri) ha esaminato lo stato di avanzamento dei negoziati sul recesso del Regno Unito dall’UE notando una mancanza di progressi sostanziali dal Consiglio europeo di marzo sulla proposta di accordo di recesso e sulle future relazioni.
Durante una riunione informale tenutasi a Salisburgo in settembre, i leader hanno discusso dei negoziati articolo 50, oltre che della sicurezza interna prevista dall’agenda dei leader. Hanno anche fatto il punto sull’attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo di giugno in materia di migrazione.
In ottobre, facendo seguito alla riunione informale di settembre, i leader sono ritornati a discutere di sicurezza interna e migrazione. Nel quadro delle relazioni esterne i leader si sono occupati delle relazioni UE-Africa, del vertice UE-Lega degli Stati arabi previsto per il febbraio 2019, dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dei preparativi in vista della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Katowice, in Polonia. I leader hanno anche discusso dei negoziati articolo 50 e di questioni relative all’unione economica e monetaria.
In novembre si è tenuta una riunione straordinaria del Consiglio europeo (articolo 50) per consentire ai leader dell’UE a 27 di approvare la proposta di accordo di recesso e la dichiarazione politica che definisce il quadro delle future relazioni tra l’UE e il Regno Unito.
In dicembre il Consiglio europeo ha discusso del prossimo bilancio a lungo termine dell’UE, di migrazione, mercato unico, cambiamenti climatici, sicurezza e difesa, disinformazione, lotta contro il razzismo e la xenofobia, dei dialoghi con i cittadini e delle consultazioni dei cittadini e della preparazione dell’agenda strategica. Nel quadro delle relazioni esterne i leader hanno affrontato argomenti relativi ai preparativi in vista del vertice con la Lega degli Stati arabi, alla Russia e all’accordo commerciale UE-Giappone. Si sono svolti anche una riunione del Consiglio europeo (articolo 50) e un vertice euro nel quale si è discusso principalmente dello strumento di bilancio per la convergenza e la competitività della zona euro e del rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro.
Il Consiglio dell’Unione europea
Nel 2018 hanno esercitato la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea la Bulgaria e l’Austria. Nella prima metà dell’anno la Bulgaria si è concentrata su migrazione, sicurezza, economia digitale, Balcani occidentali e coesione economica e sociale. Nella seconda metà del 2018 la presidenza austriaca si è concentrata su migrazione, sicurezza interna, sussidiarietà e digitalizzazione.
Il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato europeo delle regioni
Nel 2018 il Comitato economico e sociale europeo ha attivamente partecipato alle discussioni sul prossimo bilancio a lungo termine dell’UE 2021-2027, tenendo un dibattito in sessione plenaria in settembre con la partecipazione del commissario Günther Oettinger, responsabile per il Bilancio e le risorse umane, e nel dibattito sull’iniziativa dei cittadini europei. In maggio il Comitato ha tenuto una sessione plenaria commemorativa per celebrare il suo 60º anniversario e ha organizzato l’edizione annuale delle Giornate della società civile incentrata su cittadinanza, democrazia e cultura in un’Europa digitalizzata.
Nella prima metà del 2018 il Comitato europeo delle regioni è stato impegnato nei lavori della task force per la sussidiarietà e la proporzionalità e per «fare meno in modo più efficiente», dando un contributo sulle questioni importanti per le autorità locali e regionali. Il Comitato ha promosso una serie di eventi pubblici e di dialoghi con i cittadini sul futuro dell’Europa che sono culminati nell’adozione del parere sul futuro dell’Europa e il rafforzamento dell’Alleanza per la coesione, una coalizione che riunisce quanti ritengono che la politica di coesione dell’UE debba continuare ad essere uno dei pilastri sui cui poggia il futuro dell’Unione. In novembre il Comitato ha anche ospitato la nona conferenza europea sulla comunicazione pubblica, dedicata a una campagna a favore dell’Europa in preparazione delle elezioni europee del 2019.
Luca Jahier, eletto presidente del Comitato economico e sociale europeo nell’aprile 2018.
Karl-Heinz Lambertz, presidente del Comitato europeo delle regioni, presenta la Settimana europea delle regioni e delle città 2018 e la prossima generazione di programmi nell’ambito della politica di coesione, Bruxelles, Belgio, 8 ottobre 2018.
Completare l’iniziativa «Legiferare meglio»
Programma di lavoro della Commissione 2019
In ottobre la Commissione europea ha presentato il suo programma di lavoro per il 2019. Questo fissa tre priorità principali per l’anno in corso: il rapido raggiungimento di un accordo con i colegislatori sulle proposte legislative già presentate per realizzare le sue dieci priorità politiche; l’adozione di alcune nuove iniziative per affrontare le sfide in sospeso e, nel quadro della tabella di marcia verso il vertice di Sibiu del 9 maggio 2019, la presentazione di varie iniziative nella prospettiva di un’Unione futura a 27 Stati membri, che rafforzano le fondamenta per un’Europa forte, unita e sovrana. Le nuove iniziative coprono settori quali la migrazione, il rafforzamento dell’unione economica e monetaria, la riduzione delle tensioni nel sistema commerciale globale, le trasgressioni dello Stato di diritto e la conclusione dell’accordo di recesso del Regno Unito dall’Unione.
La task force per la sussidiarietà e la proporzionalità e per «fare meno in modo più efficiente»
La task force per la sussidiarietà e la proporzionalità e per «fare meno in modo più efficiente» è stata istituita nel 2017 per elaborare raccomandazioni su come migliorare l’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, individuare i settori in cui i lavori potrebbero essere ridistribuiti o definitivamente riaffidati ai paesi dell’UE e trovare modi per coinvolgere meglio le autorità regionali e locali nell’attuazione delle politiche dell’UE. Presieduta da Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione, era composta da rappresentati dei parlamenti nazionali e del Comitato delle regioni. Anche il Parlamento europeo era stato invitato a nominare rappresentanti, ma ha deciso di non farlo.
Il 10 luglio la task force ha trasmesso la sua relazione finale in cui giungeva alla conclusione che sono necessarie nuove modalità operative nell’ambito della sussidiarietà e della proporzionalità per consentire alle autorità locali e regionali e ai parlamenti nazionali di dare un contributo più efficace alla definizione delle politiche dell’UE e all’elaborazione della nuova normativa. La nuova impostazione proposta prevede la valutazione più coerente della sussidiarietà e della proporzionalità da parte di tutti i livelli di governo, sulla base di una «griglia tipo» simile a un elenco di controllo per sussidiarietà e proporzionalità. La task force non ha individuato competenze né settori in cui i lavori dovrebbero essere definitivamente ridistribuiti, integralmente o parzialmente, ai paesi dell’UE.
In risposta alla relazione della task force, la Commissione ha pubblicato la comunicazione «I principi di sussidiarietà e di proporzionalità: rafforzarne il ruolo nel processo di definizione delle politiche dell’UE» il 23 ottobre. La Commissione intende attuare molte delle azioni contenute nella comunicazione nel quadro dell’esercizio di valutazione, attualmente in corso, dell’iniziativa «Legiferare meglio» e riferirà a tale proposito nella primavera del 2019.
Lavorare per semplificare la legislazione
In linea con l’impegno preso nell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio», a novembre la Commissione ha presentato un’indagine annuale sui risultati degli sforzi dell’Unione nel 2018 volti a semplificare la legislazione, evitare l’eccesso di regolamentazione e ridurre gli oneri amministrativi. Il lavoro si è svolto nel quadro del programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione, che mira a individuare le opportunità di semplificazione della legislazione e di riduzione dei costi superflui. Ogni volta che propone di rivedere la legislazione in vigore, la Commissione verifica se sia possibile semplificarla e sopprimere gli eventuali costi superflui. Dall’indagine emerge che, nel quadro del programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione (REFIT), l’attuale Commissione ha portato a termine più di 150 iniziative centrate sulla semplificazione della legislazione e sulla riduzione degli oneri. Un esempio recente è la proposta di modificare le attuali norme in materia di IVA, secondo la quale i costi di conformità per le piccole imprese dovrebbero essere ridotti di 11,9 miliardi di euro l’anno fino a 56,1 miliardi di euro l’anno, vale a dire una riduzione del 18 % rispetto alla situazione attuale.
Un tale sforzo è sostenuto dalla piattaforma REFIT (composta da un gruppo dei governi e un gruppo delle parti interessate), che nel 2018 ha emesso 31 pareri raccomandando alla Commissione di intervenire in settori particolarmente onerosi per i cittadini e le imprese.
Nel 2018 sono state intraprese altre importanti iniziative in materia di semplificazione nel contesto del prossimo bilancio a lungo termine dell’UE (2021-2027). Grazie ai nuovi programmi sarà più facile per i beneficiari far domanda e approfittare delle opportunità di finanziamento dell’UE.
L’accordo interistituzionale «Legiferare meglio»
Nel 2016 e 2017 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno concordato due dichiarazioni comuni sulle priorità legislative dell’UE, mettendo in evidenza 89 iniziative da trattare in via prioritaria nel processo legislativo. Si tratta di un impegno comune delle tre istituzioni a garantire progressi sostanziali e, ove possibile, la realizzazione delle iniziative prima delle elezioni europee del maggio 2019.
Entro la prima metà del 2018 la Commissione aveva adottato tutte le iniziative annunciate nelle dichiarazioni comuni sulle priorità legislative. Entro la fine del 2018, delle 89 iniziative contenute nelle dichiarazioni comuni 61 erano state concordate a livello politico o formalmente adottate dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Delle 28 iniziative ancora sul tavolo, sette sono a buon punto per ottenere l’accordo entro maggio 2019. Per le altre 21 iniziative può ancora essere raggiunto un accordo entro maggio 2019, purché sussista una forte volontà politica dei colegislatori.
L’accordo interistituzionale «Legiferare meglio» ha conferito maggiore trasparenza, assunzione di responsabilità e chiarezza giuridica all’esistente sistema di atti di esecuzione (comitatologia) e atti delegati. Nel 2018 la Commissione ha portato avanti i negoziati con il Parlamento e il Consiglio sui criteri per la scelta tra atti di esecuzione e delegati e sull’allineamento della legislazione esistente al sistema introdotto dal trattato di Lisbona, entrambi a seguito degli impegni assunti nel quadro dell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio». Sono anche in corso negoziati su ulteriori miglioramenti del sistema di comitatologia. Tutti questi negoziati mirano ad aumentare la stabilità giuridica e a ridurre le controversie nei negoziati legislativi. Il nuovo registro degli atti delegati, il primo vero strumento legislativo interistituzionale, è stato messo online il 12 dicembre 2017.
Controllo dell’applicazione del diritto dell’UE
L’effettiva applicazione delle leggi è la conditio sine qua non perché cittadini e imprese traggano pieno vantaggio dal diritto dell’UE. Una norma, per quanto scrupolosamente redatta e elaborata, è efficace soltanto nella misura in cui è correttamente messa in pratica. Per questo la Commissione presta attenzione non solo alla fase di proposta di una nuova legge, ma anche alla sua corretta applicazione e esecuzione.
La relazione annuale 2017, pubblicata il 12 luglio 2018, riporta un lieve calo (del 5,91 %) dei casi di infrazione aperti nei confronti degli Stati membri rispetto all’anno precedente. Nel 2017 i settori con il maggior numero di casi di infrazione aperti sono stati la mobilità e i trasporti, l’ambiente e la stabilità finanziaria, i servizi e i mercati dei capitali.
Dare ai cittadini la possibilità di esprimersi nel processo legislativo dell’UE
Nel contesto dell’iniziativa «Legiferare meglio» sono stati apportati miglioramenti al sito web di consultazione pubblica «Di’ la tua», in modo che tutti possano seguire il processo di definizione delle politiche e contribuirvi più facilmente.
Dal lancio del sito nel 2016 le visite annuali sono andate aumentando costantemente fino a raggiungere la quota di quasi 500 000 nel 2018. Per fare un bilancio dell’iniziativa e valutare in quale misura i vari strumenti per legiferare meglio funzionino nella pratica e contribuiscano al raggiungimento dei suoi obiettivi, la Commissione ha avviato una consultazione pubblica dal 17 luglio al 23 ottobre. Tutti i cittadini, le organizzazioni e le autorità pubbliche con interessi o esperienza del processo decisionale dell’UE sono stati invitati a contribuire. Sono stati raccolti oltre 600 contributi da tutti gli Stati membri, che sono stati attentamente esaminati insieme ai contributi di consultazioni mirate delle istituzioni e organi dell’UE. L’esercizio sarà ultimato nella prima metà del 2019.
Garantire lo Stato di diritto
Il rispetto dello Stato di diritto è un elemento fondamentale per la democrazia e il rispetto dei diritti fondamentali. Ma è anche una garanzia fondamentale del funzionamento dell’Unione europea in quanto mercato unico e spazio in cui le normative sono applicate in modo uniforme e il bilancio è speso in modo adeguato, uno spazio in cui gli Stati membri e i loro cittadini possono cooperare in uno spirito di fiducia reciproca per realizzare obiettivi comuni.
Quando vi è trasgressione dello Stato di diritto, il rischio maggiore è che si eroda la fiducia reciproca: rifiutare di conformarsi alle norme dei trattati dell’UE significa attaccare direttamente la base stessa della solidarietà, della coesione e del riconoscimento reciproco delle decisioni nazionali.
Nel 2018 è continuata l’azione della Commissione a favore del ripristino dello Stato di diritto in alcuni Stati membri, segnatamente la Polonia e l’Ungheria. Più precisamente la Commissione ha dovuto ricorrere alle procedure di infrazione e attivare, per la Polonia, l’articolo 7 del trattato sull’Unione europea.
La Commissione ha inoltre proseguito la collaborazione con la Bulgaria e la Romania nell’ambito del meccanismo di cooperazione e verifica.
Un’importante innovazione della nuova proposta di bilancio a lungo termine è il legame rafforzato tra finanziamenti dell’UE e Stato di diritto. Il rispetto dello Stato di diritto è un requisito essenziale per una gestione finanziaria sana e per un uso efficace dei fondi dell’UE. La Commissione propone pertanto un nuovo meccanismo per proteggere il bilancio dell’UE dai rischi finanziari connessi a carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto negli Stati membri. Il nuovo strumento proposto consentirà all’Unione di sospendere, ridurre o limitare l’accesso ai finanziamenti dell’UE in misura proporzionale alla natura, alla gravità e alla portata delle carenze dello Stato di diritto.
Il 9 ottobre 2018 Koen Lenaerts è stato rieletto presidente della Corte di giustizia dell’Unione europea fino al 6 ottobre 2021 dai membri della Corte.
Trasparenza e assunzione di responsabilità
Il registro comune per la trasparenza
I contatti con i portatori di interessi e la società civile sono parte integrante del lavoro delle istituzioni dell’UE. Nel contempo, la trasparenza e la responsabilità sono essenziali per mantenere la fiducia dei cittadini europei nella legittimità dei processi politici, legislativi e amministrativi dell’Unione. Garantire la trasparenza degli interessi rappresentati è cosa particolarmente importante per consentire ai cittadini di seguire le attività e la potenziale influenza che esercitano coloro che cercano di influire sul processo legislativo dell’UE. Per questo la Commissione ha presentato una proposta intesa a migliorare l’attuale registro per la trasparenza sancendone l’obbligatorietà con un nuovo accordo interistituzionale esteso al Parlamento europeo, alla Commissione e, per la prima volta, al Consiglio dell’Unione europea. I negoziati con le altre istituzioni sono in corso.
Un nuovo codice di condotta per i membri della Commissione
Il 31 gennaio la Commissione europea ha adottato il nuovo codice di condotta per i membri della Commissione europea. Fra le novità figurano l’estensione del periodo di incompatibilità per attività post-incarico a due anni (tre anni per il presidente), norme più rigorose da applicarsi agli interessi finanziari dei commissari, migliore prevenzione dei conflitti di interesse e maggiore trasparenza (ad esempio, ogni due mesi saranno pubblicate le spese di viaggio dei commissari). Sempre in uno spirito di trasparenza e di responsabilità, e secondo quanto previsto dal nuovo codice di condotta, la Commissione pubblicherà relazioni annuali sulla sua applicazione.
Accesso ai documenti
In ottobre la Commissione ha adottato la relazione annuale sull’accesso ai documenti per il 2017. Stando alla relazione, le domande iniziali di accesso ai documenti presentate ai sensi del regolamento (CE) n. 1049/2001 relativo all’accesso del pubblico ai documenti sono aumentate quasi del 3 % (da 6 077 nel 2016 a 6 255 nel 2017), mentre per le domande di conferma l’aumento è stato dell’1 % (da 295 nel 2016 a 299 nel 2017). La Commissione europea rimane di gran lunga l’istituzione dell’UE che tratta il maggior numero di domande di accesso ai documenti.
Ciò dimostra che i cittadini dell’UE e gli altri beneficiari si avvalgono attivamente del diritto di chiedere l’accesso ai documenti in possesso della Commissione europea. In più dell’82 % dei casi i documenti richiesti sono stati interamente o parzialmente divulgati già nella fase iniziale ed è stato concesso un più ampio o addirittura integrale accesso nel 46 % dei casi esaminati durante la fase di conferma. Nel contempo la Commissione ha continuato a pubblicare proattivamente una grande quantità di documentazione e informazioni sulle sue pagine web e nei vari registri pubblici, comprendenti tutti i settori di attività dell’UE.
Controllo del bilancio dell’UE
Sono stati istituiti un quadro di controllo e un quadro di riferimento dell’efficacia dell’attuazione, il cui scopo è dare la ragionevole certezza che i fondi dell’UE siano erogati in conformità delle norme pertinenti; sono poi proseguiti gli sforzi tesi a prevenire, individuare e correggere gli errori, ponendo maggiore accento sul conseguimento dei risultati.
Ad aprile 2018 il Parlamento europeo, su raccomandazione positiva del Consiglio, ha approvato in via definitiva il modo in cui la Commissione ha dato esecuzione al bilancio dell’UE 2016. La procedura di discarico annuale fa sì che la Commissione sia politicamente responsabile dinanzi al Parlamento e al Consiglio dell’esecuzione del bilancio e mantenga sotto controllo democratico la gestione del denaro dei contribuenti.
In luglio la Commissione ha presentato il pacchetto integrato di informativa finanziaria sul bilancio dell’UE 2017, che raccoglie tutte le informazioni disponibili in materia di esecuzione, rendimento, risultati, sana gestione finanziaria e protezione del bilancio dell’UE. Secondo le relazioni del pacchetto, il bilancio dell’UE ha conseguito risultati coerenti con le priorità della Commissione e la sua esecuzione è stata corretta.
Nel 2018 la Commissione ha mosso grandi passi verso l’istituzione della Procura europea, che sarà competente a indagare e perseguire i reati a danno del bilancio dell’UE nei 22 Stati membri partecipanti e che dovrebbe essere operativa entro fine 2020.
Klaus-Heiner Lehne, presidente della Corte dei conti europea, al «Global Audit Leadership Forum», Lussemburgo, 26 aprile 2018.
Nel mese di ottobre, per l’undicesimo anno consecutivo, la Corte dei conti europea ha certificato la buona salute dei conti annuali dell’UE, considerandoli veritieri e corretti. La Corte ha inoltre riscontrato ancor meno errori in tutti i settori di spesa rispetto agli scorsi quattro anni. Per più della metà della spesa dell’UE il tasso di errore non ha raggiunto nemmeno il livello considerato dalla Corte come rilevante. Non sono stati riscontrati errori sul lato delle entrate del bilancio.
Parlamenti nazionali
Le relazioni annuali 2017 sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità e sui rapporti della Commissione con i parlamenti nazionali sono state entrambe pubblicate il 23 ottobre, insieme a una comunicazione sui principi di sussidiarietà e di proporzionalità.
Nel 2018 i parlamenti nazionali hanno trasmesso in totale 570 pareri, compresi 37 pareri motivati nell’ambito del meccanismo di controllo della sussidiarietà, che sostenevano che alcuni atti legislativi presentati dalla Commissione non erano conformi al principio di sussidiarietà. La Commissione ha proseguito l’intenso dialogo politico con i parlamenti nazionali. In particolare i commissari hanno incontrato i parlamenti nazionali 140 volte nel corso dell’anno, durante visite negli Stati membri oppure quando i deputati si sono recati in visita a Bruxelles. I membri della Commissione hanno inoltre partecipato a diverse riunioni interparlamentari e ad altri eventi durante i quali hanno avviato un dialogo con i deputati nazionali.
Mediatore europeo
Le indagini della mediatrice europea su presunti casi di cattiva amministrazione nelle istituzioni e organismi dell’Unione europea hanno riguardato materie afferenti, fra l’altro, al codice di condotta per i membri della Commissione, in particolare le attività post-mandato, alla nomina di consulenti speciali della Commissione e alla trasparenza dei negoziati internazionali. Sono stati affrontati anche temi specifici relativi, ad esempio, a bandi di gara, contratti, ritardi di pagamento, personale e accesso ai documenti. Nel 2018 in oltre il 97 % di tutte le 229 decisioni e raccomandazioni formulate, la mediatrice europea ha chiuso il caso senza constatare episodi di cattiva amministrazione.
Iniziativa dei cittadini europei
Nel 2018 la Commissione ha registrato sette nuove iniziative.
Il 28 marzo 2018 è stata pubblicata la seconda relazione triennale sull’applicazione del regolamento riguardante l’iniziativa dei cittadini, che dà una fotografia dello strumento allo stato attuale: problemi incontrati dalle parti interessate, ma anche miglioramenti già apportati o proposti dalla Commissione nella sua proposta di nuovo regolamento adottata il 13 settembre 2017.
Con l’occasione della Giornata dell’iniziativa dei cittadini europei 2018 organizzata il 10 aprile dal Comitato economico e sociale europeo, la Commissione ha varato una campagna triennale di comunicazione sull’iniziativa, consistente per lo più in campagne sui social media basate su brevi video, ma anche in eventi organizzati negli Stati membri rivolti a potenziali moltiplicatori.
Il 22 maggio è stato varato anche il Forum dell’iniziativa dei cittadini europei, piattaforma collaborativa online che assiste i cittadini interessati ad avviare un’iniziativa o che ne stanno già coordinando una, diffondendo storie positive, aiutandoli nelle ricerca di partner in altri paesi o fornendo consigli di esperti indipendenti.
Il 12 dicembre è stato raggiunto un accordo politico con il Parlamento europeo e il Consiglio sulla riforma dell’iniziativa dei cittadini europei, in base alla proposta della Commissione adottata nel 2017.
Dialoghi con i cittadini e consultazioni dei cittadini
Dialoghi con i cittadini
Dal 2015 si sono svolti circa 1 300 dialoghi con i cittadini in oltre 400 città di tutta l’UE. Il numero di dialoghi si è notevolmente intensificato con la pubblicazione nel 2017 del libro bianco sul futuro dell’Europa. Per mantenere lo slancio, nel febbraio 2018 la Commissione europea ha annunciato l’intenzione di raggiungere l’obiettivo di 1 000 dialoghi con i cittadini.
Il 1º ottobre 2018 il presidente Juncker e Winfried Kretschmann, ministro-presidente del Baden-Württemberg, hanno animato il 1 000º dialogo con i cittadini dall’inizio del mandato della Commissione a Friburgo, in Germania.
Nel 2018 si sono tenuti 833 dialoghi in 27 Stati membri, con il coinvolgimento di oltre 70 000 cittadini. Dal 2015 più di 160 000 persone hanno discusso temi che stanno loro a cuore con il presidente e i vicepresidenti della Commissione, con i commissari e funzionari dell’UE, membri del Parlamento europeo e i politici nazionali. Gli effetti sono già visibili nel lavoro della Commissione e delle altre istituzioni. Ad esempio, le proposte della Commissione per un nuovo bilancio a lungo termine e le successive discussioni tra i colegislatori riflettono le priorità e le ambizioni espresse dai cittadini nel corso del dibattito sul libro bianco.
La Commissione europea sta mettendo a punto nuovi formati di dialoghi con i cittadini: eventi transfrontalieri con cittadini di due o tre Stati membri, dialoghi live con utenti di social media, seminari di un giorno intero in cui i cittadini discutono diversi argomenti seguiti da un dialogo, nuove partnership con altre istituzioni e Stati membri.
I primi dialoghi transnazionali si sono tenuti nel 2018 in città di confine con i cittadini di Italia e Malta, Germania e Paesi Bassi, Germania e Polonia. Nell’aprile 2018 il Parlamento europeo e la Commissione hanno organizzato insieme un dialogo con i cittadini a Bled, in Slovenia. Hanno rappresentato le due istituzioni i deputati europei Franc Bogovič e Tibor Szanyi e i commissari Violeta Bulc e Phil Hogan. I soggetti discussi dal pubblico hanno ricompreso lo sviluppo rurale e i piccoli comuni intelligenti, la connettività e la politica agricola comune.
Dibattito sul futuro dell’Europa
Il dibattito sul futuro dell’Europa si è intensificato nel 2018. Scopo ultimo del dibattito è ascoltare i punti di vista e le idee di tutti, da ovunque in Europa, perché ogni voce conta. Per questo la Commissione europea ha cercato di comunicare in modi diversi e di formare partenariati con tutte le altre istituzioni e con tutti gli Stati membri che vogliono partecipare. Molti hanno risposto all’invito. Il Parlamento europeo ha avviato una serie di dibattiti di alto livello sul futuro dell’Europa con i capi di Stato o di governo, e il Comitato europeo delle regioni ha portato il dibattito alle regioni, alle città e ai comuni d’Europa tramite la campagna «Riflettere sull’Europa».
A seguito delle iniziative del presidente francese Emmanuel Macron e di altri leader, 27 Stati membri hanno concordato in marzo un quadro comune per le consultazioni dei cittadini sul futuro dell’Europa, partendo dall’esperienza della Commissione europea.
Per sostenere il processo, nel maggio 2018 la Commissione europea, in partenariato con il Comitato economico e sociale europeo, ha tenuto un esercizio di democrazia partecipativa unico nel suo genere. Un gruppo di 96 cittadini di 27 Stati membri è stato selezionato da un istituto demoscopico indipendente con lo scopo di rispecchiare la diversità dei contesti sociodemografici e dei pareri nei confronti dell’Unione europea. Per due giorni in maggio il gruppo ha discusso e messo a punto una serie di domande da porre agli europei.
Il questionario è servito da base per una consultazione online con cui si è chiesto a tutti gli europei di esprimersi sulla direzione che vogliono che prenda l’Unione in futuro. Entro la fine del 2018 sono pervenuti oltre 77 000 contributi, la maggior parte dei quali con osservazioni e idee qualitative, in aggiunta alle domande a risposta chiusa incentrate su alcune delle questioni chiave per il futuro dell’Europa.
Alla consultazione online si è aggiunto uno speciale sondaggio Eurobarometro sul futuro dell’Europa, condotto tra il 24 ottobre e il 7 novembre su un campione rappresentativo di 27 339 cittadini dell’UE.
Aspettative dei cittadini
Nonostante la varietà dei formati e la diversità dei partecipanti, i dialoghi tendono a convergere su alcuni argomenti ricorrenti. Nel complesso i partecipanti tendono a percepire l’Unione europea in modo positivo. Considerano l’Europa la chiave con cui risolvere i problemi. Emergono anche preoccupazioni e frustrazioni. Ricorre spesso la domanda su chi debba fare cosa. I cittadini sono inclini a pensare che sia più efficiente affrontare le sfide principali agendo congiuntamente sul livello europeo e nazionale. La tendenza è ampiamente a favore di una maggiore armonizzazione a livello europeo, ad esempio per l’ambiente e la sicurezza alimentare, ma per lo più ci si aspetta e si chiedono riforme per rendere l’Unione più efficiente e più trasparente.
Per ulteriori informazioni sui contenuti e risultati dei dialoghi con i cittadini e del dibattito sul futuro dell’Europa, consultare la relazione «Dialoghi con i cittadini e consultazioni dei cittadini» presentata dalla Commissione al Consiglio europeo l’11 dicembre 2018.
Il recesso del Regno Unito dall’Unione europea
Il 52 % dei cittadini del Regno Unito che hanno votato al referendum del 23 giugno 2016 sull’uscita dall’Unione europea si è espresso a favore, mentre i voti contrari hanno raggiunto il 48 %. Il 29 marzo 2017 il Regno Unito ha formalmente notificato al Consiglio europeo l’intenzione di recedere dall’UE e dalla Comunità europea dell’energia atomica (Euratom). È stata così avviata la procedura di recesso dall’Unione europea prevista dall’articolo 50 del trattato sull’Unione europea ed è iniziato un conto alla rovescia di due anni.
Il processo di negoziazione
La Commissione europea ha ricevuto il mandato per negoziare un accordo di recesso con il Regno Unito. Nel corso dei negoziati, i rappresentanti dello Stato membro che recede non partecipano al Consiglio europeo (articolo 50) o al Consiglio (articolo 50). Michel Barnier è stato nominato capo negoziatore dalla Commissione e la rappresenta. Per preparare e condurre i negoziati con il Regno Unito a norma dell’articolo 50 del trattato sull’Unione europea è stata istituita una task force sotto la guida di Michel Barnier.
Il 29 aprile 2017 il Consiglio europeo (articolo 50) ha adottato orientamenti per i negoziati conformi alle posizioni e ai principi dell’UE. Il 22 maggio 2017 il Consiglio (articolo 50) ha adottato una decisione che autorizza l’avvio dei negoziati con il Regno Unito e adotta la prima serie di direttive di negoziato, che prevedono una struttura chiara e un approccio comune dell’UE ai negoziati.
Il Parlamento europeo ha inoltre definito i principi e le condizioni fondamentali per l’approvazione dell’accordo di recesso.
I negoziati ufficiali sono iniziati il 19 giugno 2017, in seguito alle elezioni generali nel Regno Unito. L’8 dicembre 2017 l’UE e il Regno Unito hanno pubblicato una relazione congiunta sui settori di accordo tra le due parti che illustra le principali questioni relative al recesso, in particolare i diritti dei cittadini, la liquidazione finanziaria e la necessità di una soluzione di salvaguardia («backstop») che consenta di evitare una frontiera fisica tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord. Successivamente, il 15 dicembre 2017, il Consiglio europeo (articolo 50) ha confermato che erano stati compiuti «progressi sufficienti» per passare alla seconda fase dei negoziati e ha adottato orientamenti sulle eventuali disposizioni transitorie e sulle relazioni future.
Il 29 gennaio 2018 il Consiglio (articolo 50) ha adottato una decisione che autorizza i negoziati relativi a disposizioni transitorie, e direttive di negoziato. Il 6 febbraio 2018 la Commissione ha pubblicato la sua proposta sulle disposizioni transitorie. Il 19 marzo 2018 i negoziatori dell’UE e del Regno Unito hanno compiuto un altro passo decisivo raggiungendo un accordo sul progetto di accordo di recesso, che ha tradotto in termini giuridici i progressi compiuti nella prima fase dei negoziati. Il progetto di accordo comprendeva anche un testo giuridico sul periodo di transizione.
Il 23 marzo 2018 il Consiglio europeo (articolo 50) ha adottato orientamenti sul quadro per le future relazioni tra l’Unione europea e il Regno Unito.
Il 19 giugno 2018 i negoziatori dell’UE e del Regno Unito hanno pubblicato una dichiarazione congiunta che illustra ulteriori progressi nei negoziati sull’accordo di recesso.
I Consigli europei (articolo 50) del 29 giugno e del 17 ottobre 2018 hanno esaminato lo stato dei negoziati e hanno ribadito la forte unità dei 27 Stati membri e la struttura unica che caratterizza i negoziati.
Dopo 17 mesi di intensi negoziati, il 14 novembre 2018 i negoziatori della Commissione e del Regno Unito hanno concordato l’accordo di recesso che stabilisce le condizioni del recesso ordinato del Regno Unito dall’UE e il 22 novembre hanno approvato la dichiarazione politica che definisce il quadro per le future relazioni tra l’UE e il Regno Unito. Il 25 novembre 2018 il Consiglio europeo (articolo 50) ha approvato formalmente l’accordo di recesso e la dichiarazione politica.
Accordo di recesso e dichiarazione politica sul quadro per le future relazioni
L’accordo di recesso rispetta pienamente gli orientamenti del Consiglio europeo, che stabiliscono l’obiettivo di creare certezza giuridica e tutelare gli interessi dell’Unione negli ambiti in cui la Brexit crea incertezza.
Si tratta soprattutto dei diritti dei cittadini, della liquidazione finanziaria, della necessità di evitare una frontiera fisica in Irlanda e di un solido sistema di governance che preservi il ruolo della Corte di giustizia dell’Unione europea per l’interpretazione del diritto dell’Unione. L’accordo disciplina una serie di altri aspetti relativi alla separazione per fornire certezza giuridica ai cittadini, alle parti interessate e alle imprese.
L’accordo prevede inoltre un periodo di transizione fino alla fine del 2020, che può essere prorogato una volta per un periodo di uno o due anni, da concordare tra l’UE e il Regno Unito. Durante tale periodo di transizione l’UE tratterà il Regno Unito come se fosse uno Stato membro, ad eccezione della partecipazione alle istituzioni e al processo decisionale.
L’accordo di recesso comprende inoltre tre protocolli: un protocollo sull’Irlanda e sull’Irlanda del Nord che prevede una soluzione di salvaguardia giuridicamente operativa per garantire che non vi sia alcuna frontiera fisica tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord, a meno che e fino a quando un accordo successivo non realizzi tale obiettivo; un protocollo sulle zone di sovranità a Cipro, che tutela gli interessi dei ciprioti che vivono e lavorano in tali zone; un protocollo su Gibilterra, che prevede una stretta cooperazione tra la Spagna e il Regno Unito per quanto riguarda l’attuazione delle disposizioni sui diritti dei cittadini nell’accordo di recesso e concerne la cooperazione amministrativa tra le autorità competenti in una serie di settori interessati.
L’accordo di recesso è accompagnato da una dichiarazione politica che definisce il quadro per le future relazioni tra l’UE e il Regno Unito (in linea con l’articolo 50 del trattato, che prevede che l’accordo di recesso tenga conto del quadro delle future relazioni).
La dichiarazione politica definisce i parametri per un partenariato economico e in materia di sicurezza ambizioso e approfondito, che riguarda più settori rispetto a tutti gli altri partenariati esistenti dell’UE con altri paesi terzi: beni, servizi, digitale, mobilità, trasporti, energia, sicurezza interna, politica estera, sicurezza, difesa e molto altro ancora.
Prossime tappe
Prima di poter entrare in vigore, l’accordo di recesso deve essere ratificato dal Regno Unito, conformemente alle sue disposizioni costituzionali. La ratifica da parte del Regno Unito è attualmente incerta.
Per quanto riguarda l’UE, il Parlamento europeo, il Consiglio (articolo 50) e la Commissione hanno iniziato ad adottare le misure necessarie per garantire che l’accordo possa entrare in vigore il 30 marzo 2019. Il 5 dicembre 2018 la Commissione ha adottato proposte di decisioni del Consiglio relative alla firma e alla conclusione dell’accordo di recesso.
Gli accordi che disciplinano le future relazioni con il Regno Unito saranno negoziati e conclusi conformemente all’articolo 218 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, una volta che il Regno Unito non sarà più uno Stato membro. Entrambe le parti si sono impegnate ad adoperarsi al massimo per concludere quanto prima tali accordi dopo il recesso del Regno Unito dall’UE, al fine di garantirne l’entrata in vigore entro la fine del 2020.
L’UE ha negoziato con il Regno Unito con il chiaro obiettivo di ottenere un recesso ordinato del paese dall’UE grazie a un accordo di recesso concordato e ratificato. Ciononostante, la Commissione ha chiarito che, indipendentemente dal fatto che sia o non sia concluso un accordo di recesso in tempo utile, la scelta del Regno Unito di lasciare l’Unione europea causerà notevoli perturbazioni. Il 23 marzo 2018 il Consiglio europeo (articolo 50) ha invitato «la Commissione, l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e gli Stati membri a proseguire i lavori a tutti i livelli per prepararsi alle conseguenze del recesso del Regno Unito, prendendo in considerazione tutti gli esiti possibili». In quest’ottica la Commissione non solo ha ripetutamente esortato i cittadini, le imprese e gli Stati membri europei a prepararsi a tutti i possibili scenari, ma si è anche impegnata al massimo nella sua attività di preparazione.
Nelle prime due comunicazioni sulla preparazione al recesso del Regno Unito dall’UE, rispettivamente del 19 luglio e del 13 novembre, la Commissione ha definito la portata dei preparativi e delle misure di emergenza, i principi su cui si basano, e ha descritto le misure adottate finora. Nella comunicazione di novembre la Commissione ha illustrato lo stato di avanzamento delle sue otto proposte legislative che erano già sul tavolo dei colegislatori e ha annunciato 18 nuove misure di preparazione. Un’azione essenziale è stata la pubblicazione, nel corso del 2018, di 83 avvisi sui preparativi, che illustrano le conseguenze giuridiche del recesso in un’ampia gamma di settori. Nell’ambito di tali attività di preparazione, la Commissione ha avuto contatti con numerose parti interessate e imprese per spiegare i preparativi e, non da ultimo, per incoraggiarle a prepararsi per tutti gli scenari possibili, a valutare i rischi pertinenti e a pianificare la loro risposta al fine di attenuarli.
Il Consiglio europeo (articolo 50) del 13 dicembre 2018 ha chiesto che le attività di preparazione alle conseguenze del recesso del Regno Unito siano intensificate a tutti i livelli e in vista di tutti i risultati possibili. In risposta a tale richiesta, il 19 dicembre 2018 la Commissione ha adottato una terza comunicazione e 14 misure legislative di emergenza, riguardanti un numero limitato di settori per i quali ha concluso che una Brexit senza accordo creerebbe gravi perturbazioni per i cittadini e le imprese dell’UE-27. Fra tali settori figurano i servizi finanziari, il trasporto aereo, le dogane e la politica in materia di clima. Le misure sono unilaterali e limitate nel tempo, mirano a limitare i danni e possono solo attenuare le conseguenze più gravi di un recesso in assenza di accordo.
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INFORMAZIONI
L’UE nel 2018 — Relazione generale sull’attività dell’Unione europea
Commissione europea
Direzione generale della Comunicazione
Servizio editoriale e sensibilizzazione mirata
1049 Bruxelles
BELGIO
L’UE nel 2018 — Relazione generale sull’attività dell’Unione europea
è stata adottata dalla Commissione europea il 15 febbraio 2019
con il numero di riferimento C(2019) 1115.
IDENTIFICATORI
Relazione generale sull’attività dell’Unione europea
| ISBN 978-92-79-97083-2 | ISSN 1608-7305 | doi:10.2775/708614 | NA-AD-19-001-IT-C | |
| ISBN 978-92-79-97042-9 | ISSN 1977-3463 | doi:10.2775/553170 | NA-AD-19-001-IT-N | |
| EPUB | ISBN 978-92-79-97096-2 | ISSN 1977-3463 | doi:10.2775/18709 | NA-AD-19-001-IT-E |
| HTML | ISBN 978-92-79-97139-6 | ISSN 1977-3463 | doi:10.2775/615071 | NA-AD-19-001-IT-Q |
Resultati principali
| ISBN 978-92-79-97202-7 | ISSN 2443-9150 | doi:10.2775/83649 | NA-AP-19-001-IT-C | |
| ISBN 978-92-79-97174-7 | ISSN 2443-938X | doi:10.2775/83227 | NA-AP-19-001-IT-N | |
| EPUB | ISBN 978-92-79-97153-2 | ISSN 2443-938X | doi:10.2775/647953 | NA-AP-19-001-IT-E |
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Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2019
© Unione europea, 2019
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CREDITI
Tutte le fotografie: © Unione europea, salvo diversamente indicato.
Copertina: come indicato nella seconda pagina di copertina.
Sulla copertina
- Un tram con l’immagine della campagna InvestEU. InvestEU è la parte finale del piano di investimenti per l’Europa della Commissione, che ha superato l’obiettivo di 315 miliardi di euro nel luglio 2018 (© Unione europea).
- Il presidente del Consiglio Donald Tusk, il primo ministro del Regno Unito Theresa May, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro giapponese Shinzō Abe, il presidente del Consiglio dei ministri italiano Giuseppe Conte e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker in una foto di gruppo al vertice del G7 in Quebec, Canada, 8 giugno 2018 (© Unione europea).
- L’attivista per il clima Getta Thunberg interviene alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP24) a Katowice, Polonia, 4 dicembre 2018 (© Associated Press).
- Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo (© Unione europea).
- Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea (© Unione europea).
- Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo (© Unione europea).
- Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a una conferenza stampa sulle relazioni commerciali UE-USA alla Casa Bianca, Washington, Stati Uniti, 25 luglio 2018 (© Unione europea).
- I leader mondiali si riuniscono durante la cerimonia per il centenario dell’armistizio che mise fine alla prima guerra mondiale, Parigi, Francia, 11 novembre 2018 (© Unione europea).
- Il presidente del Consiglio Donald Tusk, il primo ministro giapponese Shinzō Abe e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker dopo la firma di due accordi storici tra l’UE e il Giappone, Tokyo, Giappone, 17 luglio 2018 (© Unione europea).
- Il Comitato economico e sociale europeo ospita il primo panel di cittadini europei, convocato per preparare una consultazione pubblica sul futuro dell’Europa. 96 cittadini europei provenienti da 27 Stati membri hanno lavorato insieme a un progetto di consultazione online comprendente 12 domande, Bruxelles, Belgio, 5-6 maggio 2018 (© Unione europea).
- Deputati del Parlamento europeo durante una seduta plenaria a Strasburgo, Francia (© Unione europea).
- Una riunione del collegio dei commissari, Bruxelles, Belgio (© Unione europea).
- Un vertice del Consiglio europeo, Bruxelles, Belgio (© Unione europea).
L’UE nel 2018


